Il Ciclo Arturiano (2): Il Lago di Diana


Nelle seconda metà del XII secolo, tre erano i generi letterari:

1) La "materia di Francia", ovvero le imprese di Carlomagno e dei suoi paladini.
2) La "materia di Roma", di argomento classico, che rievoca con spirito nuovo i motivi dei poemi latini ed ellenistici.
3) La "materia di Bretagna", che narrà di Artù e dei suoi cavalieri, frutto della sintesi dei primi due generi cui si aggiunge il trobadorismo (poeti provenzali iniziatori della lirica moderna) e dell'amor cortese. https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/medioevo-3-la-poesia-e-la-musica.html

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/poesia-del-medioevo-duecento-e-trecento.html



L'incontro della tradizione eroica della Francia del Nord con quella lirica della Provenza si realizza nell'ambiente di Eleonora d'Aquitania, nipote di Guglielmo IX, moglie di Luigi VII di Francia e poi di Enrico Il Plantageneto.

è la sintesi operata da un poeta, il più grande del Medioevo occidentale prima di Dante, quel Chrétien de Troyes che nella seconda metà del XII secolo creò le immortali immagini di Lancillotto e Galvano, Ivano e Perceval, cavalieri di Re Artù, eroi di un nuovo ideale di vita, quello cortese.

Nota di Lunaria: a questi due nomi, Dante e Chrétien, aggiungo anche il nome femminile di Compiuta Donzella (XIII sec.) che, da quel che si sa, dovrebbe essere stata la prima poetessa medioevale, forse anche celebrata all'epoca, anche se di lei ci sono pervenute appena tre poesie. Potrebbe appunto essere stata la prima "trobatrice" femminile, forse anche con un discreto successo, all'epoca, anche se non abbiamo prove storiche (c'è chi ha ipotizzato che potrebbe anche essere uno pseudonimo di qualche poeta maschile, ma sembra poco credibile che un poeta maschio del Medioevo, che poteva avere successo proprio basandosi sul suo sesso maschile, usasse "uno pseudonimo femminile"...)

Ma Chrétien, se è il più grande, non è però il primo autore di romanzi arturiani. L'"Historia Regum Britanniae" di Goffredo di Monmouth è del 1136 e narra, ancora in versi latini, la gloria di Uter Pendragon e del figlio Artù e la nascita prodigiosa di questo re eroico e mitico che resistette all'invasione dei Sassoni in Gran Bretagna e conquistò terre al regno fino a Roma e al Baltico, fu tradito dalla moglie Ginevra e consigliato dall'incantantore Merlino. La brillante creazione di Goffredo incontrò un tale successo che già nel 1155 ne appariva una traduzione in ottonari francesi, "Roman de Brut" del normanno Wace; intanto menestrelli e giullari cantavano le gesta dell'eroe leggendario e dei suoi cavalieri.

Nota di Lunaria: per un approfondimento, alla genesi del ciclo arturiano (davvero molto complessa), l'analisi filologica dei nomi e dei luoghi geografici, rimando a questo libro (non è una lettura facile, anzi, il ciclo arturiano è una matassa caotica di concetti!)



Nell'"Historia" vi sono elementi che hanno indotto gli studiosi a concludere che la letteratura arturiana affonda le sue radici nelle tradizioni e nei miti dei Celti. Sia il quadro geografico degli avvenimenti, sia le storie dei cavalieri, sia l'onomastica, dei luoghi come dei personaggi, mostrano echi più o meno rintracciabili dell'antica tradizione celtica o bretone.

Nota: meglio pubblicare la prova, che l'origine dei racconti della Tavola Rotonda è PAGANA, altrimenti qualche cristiano può mettere in dubbio…



Testimonianza dell'immenso successo che l'opera riscosse nel corso di tutto il Medioevo e fino al Rinascimento sono gli oltre 100 manoscritti che sono stati trovati, per non contare quelli andati smarriti, sia dell'intero Corpus sia di alcune delle sue parti, e le otto edizioni a stampa che ne apparvero a Parigi e a Lione tra il 1488 e il 1591.
Il "Lancillotto in prosa" non servì solo a diletto degli esigenti lettori delle corti principesche, ma fu il capostipite di tutti i romanzi di cavalleria, fornendo il modello per ogni compilazione posteriore.
(Nota di Lunaria: sì, Torquato Tasso, l'Ariosto... comunque, in ambito anglosassone, voglio ricordare anche il "Pearl",un testo cristiano, ma probabilmente il nucleo originario si formò in ambiente politeista https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/storia-della-letteratura-inglese-2.html)




Le intricate vicende degli eroi della Tavola Rotonda si offrono al pubblico cortese di cavalieri e dame come uno specchio in cui la società aristocratica del tempo ama veder riflessa l'immagine magnificata ed esaltante dei suoi gusti, preferenze e conflitti che agitano la sua coscienza e sollecitano la sua immaginazione.

Nota di Lunaria: è interessante notare che per nella prima parte del ciclo, "Infanzia di Lancillotto del Lago", non compare misoginia, anzi si nota una certa compiacenza, da parte del narratore, nel descrivere la Dama del Lago (che vedremo più sotto); mentre verso il finale, quando viene introdotto il Graal e il suo ritrovamento da parte di Galaad, prevalgono toni cristiani moralistici di esaltazione della castità e della "purezza" e quindi la donna viene vista come "intralcio" e tentazione. Mentre per tutta la prima parte si descrive con toni entusiastici la bellezza e la grazia femminile, verso la fine la seduzione femminile è inganno e bieca lussuria. Questo renderebbe ancora più probabile che la vicenda, in sé, partiva da racconti pagani precristiani, via via annacquati e cristianizzati, man mano che la vicenda andava allungandosi, verso il finale.




Ora vediamo l'analisi al Lago di Diana e a Viviana

Il Ciclo Arturiano è formato da una catena di brevi racconti che si susseguono, suddivisibile in sezioni che raggruppano più racconti con personaggi che danno avvio alla vicenda. In questo scritto, mi concentro sul primo gruppo di racconti, intitolato "Infanzia di Lancillotto del Lago"; questa la sintesi della vicenda (formata da 19 brevi storie che formano i singoli capitoli): il piccolo Lancillotto, figlio di re Ban e della regina Elena, è rapito dalla Dama del Lago e allevato nel castello della fata con i cugini Lionello e Bohor, e i tre fanciulli sono istruiti ai precetti della cavalleria.
Il primo racconto, "Fuga di re Ban", riporta questo passaggio interessante; sottolineo in neretto le parole-chiave:
"In questo equipaggio, la piccola compagnia attraversò la palude e s'inoltrò nella vicina foresta ch'era la più grande di tutte le foreste della Gallia e della Piccola Bretagna, ché misurava ben dieci leghe gallesi di lunghezza  e sei o sette di larghezza. Nel centro v'era un lago chiamato il Lago di Diana. Questa Diana, che fu regina di Sicilia e che regnò al tempo di Virgilio, il grande autore, era la dama che più di ogni altra al mondo amava correre per i boschi e cacciare tutto il giorno: così i pagani che vivevano a quel tempo la chiamavano la Dea dei boschi, tanto erano sciocchi e miscredenti"


1) Era tipico della spiritualità pagana divinizzare i boschi, i fiumi, le montagne, ecc. Abbiamo moltissimi esempi (praticamente in tutte le culture) di Dee dei boschi, dei fiumi, delle montagne, degli alberi ecc. Mi limito a citarne qualcuna.
Mielikki, la Dea finnica della foresta e la protettrice degli animali, citata nel Kalevala: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/finlandia-3-kalevala-gli-stralci-piu.html


Tratto dal Kalevala, Runo Quattordicesimo 

Mielikki, signora dei boschi, donna pura, amabile viso! Fa circolare il tuo oro, lascia che il tuo argento scorra innanzi all'eroe che lo cerca, sul cammino di chi ti supplica! Prendi le chiavi d'oro dall'anello che ti pende alla cintura, apri il granaio di Tapio, spalanca il castello della foresta in questi miei giorni di caccia, mentre rincorro la preda! Se proprio non vuoi curartene di persona, incarica le tue fanciulle, sollecita le ancelle, quante obbediscono ai tuoi comandi. Non saresti una vera padrona se non avessi ai tuoi ordini serve a cento e a mille per badare a tutte le greggi, per custodire la tua selvaggina. Piccola ancella della foresta, vergine di Tapio dalla bocca di miele! Suona il tuo piffero mielato, soffia sul dolce flauto all'orecchio della tua bella padrona, l'amabile signora delle selve, sì che non tardi a sentirlo e possa uscire dal sonno! Ora essa non mi ascolta affatto, non si desta neppure una volta benché la implori con belle parole, la supplichi con lingua d'oro!
Figlia della foresta, vergine propizia, Tuulikki, figlia di Tapio! Guida la selvaggina lungo i pendii, nelle radure più scoperte. Se si mostrasse restia alla corsa, lenta nel galoppo, prendi una verga nel bosco, una frusta di betulla nel fondo della valle per solleticarle il fianco, carezzarle l'ampio dorso. Falla galoppare con scioltezza, irrompere innanzi al cacciatore che la cerca, sul cammino di colui che corre senza posa!


Coventina, Dea celta dell'acqua e dei pozzi; Adsullata, Dea celta del fiume Savus (Sava); Ancasta è una Dea celtica adorata nella Britannia Romana. è menzionata su una stele trovata in Inghilterra, nell'insediamento del Clausentum (Bitterne, vicino Southampton). Forse era stata ispirata o comunque si fuse con una Dea locale precedente, probabilmente associata al fiume Itchen
La stele riporta "DEAE ANCASTAE GEMINVS MANI VSLM che significa "Alla Dea Ancasta, Geminus Mani[lius] volontariamente e meritatamente soddisfi il suo voto". è possibile che il nome Ancasta derivi dal proto-celtico "*kasto" col significato di "rondine"; citiamo anche
Ganga, la Dea induista del Gange e Valli, la protettice dei boschi e delle selve.


Come si è visto, Diana non è l'unico esempio di Dea legata ai boschi, alla caccia. Esistono davvero moltissime Dee. Altre versioni, celtiche e slave, di Diana sono Arduinna e Devana.


Il fatto che il narratore del ciclo arturiano menzioni "Il lago di Diana", in piena epoca cristiana, dimostra che non solo l'origine del nucleo arturiano è pagano, ma anche che queste stesse credenze pagane erano ancora note alle persone cristiane del medioevo, tanto che ancora si credeva a un "lago di Diana".


2)  L'autore chiama Diana "Regina di Sicilia", a testimonianza del fatto che il culto di Diana era diffusissimo in Sicilia. Lo avevo già trattato qui https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/sicilia-storia-curiosita-letteratura.html





Diana-Kubaba-Cibele possono benissimo essere tutti aspetti della stessa Dea.
Il racconto prosegue poi con "così i pagani che vivevano a quel tempo la chiamavano la Dea dei boschi, tanto erano sciocchi e miscredenti", come a voler riaffermare "la credenza cristiana dell'unico dio", negando che esista una Dea; questo dimostra che il narratore sapeva benissimo che certi boschi e laghi erano consacrati a una Dea pagana, tanto più che lui stesso cita "il lago di Diana", ma cerca di ridimensionare la cosa, cristianizzando il racconto di Lancillotto, dicendo che "Diana era solo una donna, creduta dai pagani una Dea".




Dopo l'analisi a Diana, vediamo l'analisi a Viviana

La Dama del Lago, Viviana, è menzionata nel capitolo VII; ma viene citata nel capitolo IV, quando la madre di Lancillotto, disperata per il re morente, si distrae, lasciando il bambino sulle rive del lago; 
poco dopo una "misteriosa damigella" si stringe al seno il bambino, e lo porta con sé, all'interno del lago, malgrado la madre, ripresasi dalla disperazione, lo rivoglia indietro:

Il capitolo VII così descrive la Dama del Lago:

"La damigella che l'aveva rapito era una fata. A quei tempi venivano chiamate fate tutte le donne che sapevano di incantamenti, e in Bretagna ve n'erano più che in ogni altra terra. Esse conoscevano le virtù delle parole, delle pietre e delle erbe, e grazie ad esse si mantenevano giovani, belle e ricche a loro piacere. E tutto questo era stato stabilito al tempo di Merlino, il profeta degli inglesi, che possedeva tutte le scienze e che fu tanto onorato e temuto dai Bretoni che essi lo chiamavano il loro santo profeta e il popolino diceva persino dio."

Queste poche righe contengono indizi interessanti. Infatti, se prendiamo per buona l'ipotesi che il personaggio di Viviana sia derivato da un'idea pagana pre-esistente, potrebbe benissimo essere stata ispirata a una Dea delle acque (i celti ne avevano di diverse): Abnoba, Ancamna, Ritona (Pritona), Sequana (connessa all'anatra, quindi dalle valenze acquatiche), Coventina,
tutte attestate nell'area della Gallia; se invece volessimo citare anche la zona irlandese/inglese, troviamo: Adsullata, Ancasta, Verbeia, Tamesisaddas, Modron/Matrona, Dea del fiume Dee.

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/il-culto-dei-fiumi.html




Viviana è la Dama del Lago, è quindi una figura femminile legata alle acque, alle profondità acquatiche.

Potrebbe benissimo essere stata ricalcata su una qualche Dea, magari chiamata proprio "Vivian"; le fate (e Viviana è chiamata "fata") erano in realtà le antiche Dee o ninfe/amadriadi della foresta e dei fiumi, che in epoca cristiana vennero temute o ridimensionate. Nel folklore irlandese, "Anna la Nera" non è che la versione denigrata di Morrigan. Anche in Galles esistono "Fanciulle del Lago".



Il testo prosegue, facendoci sapere che

"tutte le donne che sapevano di incantamenti, e in Bretagna ve n'erano più che in ogni altra terra."



Appunto: tutte le donne che sapevano di "incantamenti" (magia, ma anche sacerdozio al femminile, perché il sacerdozio implica "fare cose magiche" con gestualità particolari e mettersi in comunicazione con la divinità facendo da tramite) erano diffuse soprattutto in Bretagna, e quindi nel contesto celtico; sappiamo che la donna celta aveva una discreta autonomia e partecipava ai riti religiosi; pertanto, Viviana potrebbe anche essere ispirata alle antiche Sacerdotesse; il fatto che viva circondata da altre dame lascerebbe intendere una sorta di collettivo femminile, su modello delle vestali.
"Esse conoscevano le virtù delle parole, delle pietre e delle erbe"


Cosa sono "le virtù delle parole"? A mio parere, l'oratoria, la grammatica e la dialettica. Discipline da sempre prerogativa dei soli maschi, come la teologia e il sacerdozio. Inoltre ricordiamoci che nel Medioevo la grammatica era posta spesso sotto censura dalla chiesa:




Per cui, il fatto che "Viviana" e le sue "dame", donne archetipo della Sacerdotessa, si intendessero "le virtù delle parole", potrebbe indicare che una cerchia di Sacerdotesse curasse anche l'insegnamento della grammatica e dell'oratoria, forse in scuole tutte al femminile.
Ma il testo prosegue citando anche "pietre ed erbe": la sapienza della scienza che tratta minerali e cristalli ed erboristeria (e quindi medicina). Si può ipotizzare che questo collettivo di donne della Bretagna, che ispirò il capitolo VII della storia dell'infanzia di Lancillotto, praticasse anche queste scienze.


Infine, una breve nota anche su Merlino:

"E tutto questo era stato stabilito al tempo di Merlino, il profeta degli inglesi, che possedeva tutte le scienze e che fu tanto onorato e temuto dai Bretoni che essi lo chiamavano il loro santo profeta e il popolino diceva persino dio"

Di Merlino il testo ci dice che era "profeta", quindi mediatore col Divino, e che il popolo "lo riteneva persino un dio": potrebbe indicare che anche il personaggio di Merlino fu ricalcato non solo su un sacerdote (druido) ma anche su un Dio dei Bretoni o forse su un re-druido divinizzato che aveva guidato il popolo bretone.
Se poi valutiamo l'idea che Merlino era l'amante di Viviana, si potrebbe considerarli la coppia archetipa del Dio e della Dea.


... e intanto, ripeschiamo dall'oblio anche loro! I Nocturnal Rites!