GINEVRA E LA SOVRANITà
Il prossimo racconto ci fa fare la conoscenza di due delle donne più importanti nella vita di Artù: la moglie Ginevra e la sorella o sorellastra Morgan Le Fay. Entrambe contribuirono al declino di Artù: sia Ginevra, la quale commise adulterio con Lancillotto, sia Morgan che, quantomeno in una delle leggende, fu la causa di quell'adescamento che doveva portare alla nuova nemesi del re: Mordred.
Le origini di entrambi i personaggi sono abbastanza interessanti. è probabile che Ginevra sia realmente esistita con il nome di "Gwzenhwyfar", che significa "dolce e bella": in effetti il nome simboleggiava con ogni probabilità la purezza, un ossessivo stato di perfezione che la leggenda vuole associato al Graal.
è probabile che si trattasse di una Principessa dei Pitti, secondo le cui leggi l'asse ereditario reale passava attraverso il ramo femminile e non quello maschile. Pertanto un re doveva obbligatoriamente essere figlio di una Principessa Pitta.
Sposando Ginevra, Artù stabilì il diritto dei suoi figli sul regno dei Pitti.
Era tuttavia risaputo che le Principesse di questo popolo erano sessualmente spregiudicate, poiché erano molti i Principi che volevano avere dei figli dal loro grembo e in ciò deve ricercarsi l'origine dell'adulterio di Ginevra con Lancillotto ma anche con altri protagonisti della saga, in particolare Lanval e Mordred.
Morgan invece è un personaggio più sfumato nella leggenda, probabilmente ispirato da una figura del mondo delle fate (donde la denominazione "Le Fay") che la leggenda rese più umano trasformandolo in quello di una perfida sorellastra. A un certo punto della storia, Morgan venne rappresentata a capo di una setta di streghe dotate di poteri magici e tale raffigurazione perdura fino a raggiungere l'apice dell'impatto emotivo verso l'epilogo, quando Morgana e due delle sue sorelle portano Artù ad Avalon.
Altro approfondimento:
Nelle leggende celtiche, e più tardi in quelle di Artù, spesso apparivano mistiche donne che sembravano rappresentare le Dee della terra e si chiamavano Sovranità; queste donne offrivano i doni della creatività, della saggezza e del regno divino. Sposando colei che rappresentava la sovranità della terra, i re celti acquisivano il diritto di regnare, l'autorità e l'onore, ed erano miticamente legati alla terra.
Nelle cerimonie d'incoronazione irlandesi la Sovranità della terra era rappresentata da una cavalla bianca
e, nelle leggende di Artù, dall'aspetto triplice di Ginevra. Il nome Gwenhwyfar significa, in gallese, "fantasma bianco" e ricorda la qualità lunare della Sovranità.
La Sovranità assume, di volta in volta, l'aspetto di una fanciulla invitante, di una regina magnanima, della donna cattiva ( o dama nera) e della vecchia strega. Queste donne appaiono agli eroi e ai re offrendo loro dei doni e degli insegnamenti e ponendo delle sfide che permetteranno loro di vincere la causa del regno.
La Fanciulla Radiosa, il cui colore è il bianco, è ritratta come fonte di visione, promotrice di azione. Ginevra per prima assunse il ruolo di meravigliosa sposa in fiore (*), fonte di sovranità per Artù, ma quando venne trascurata dal Re, divenne la visione della Sovranità per Lancillotto. Il ruolo di Ginevra come regina, nei racconti più antichi, era quello di governare la corte e di affiancare Artù nella sua posizione di potere. La potente e influente regina, il cui colore era il rosso, spesso faceva sì che l'eroe vincesse le sue sfide e lo sosteneva nella sua ricerca. Anche Igraine, la madre di Artù, cambiò la propria Sovranità; quando il suo ruolo come regina temporale finì, si ritirò nell'Aldilà dove mantenne il proprio potere come Regina nel Castello delle Vergini.
Nota di Lunaria: in questo romanzo, l'autrice riprende Igraine e Morgana, arricchendo il loro simbolismo
La Fanciulla Oscura compare nelle leggende per sfidare l'eroe, forzandolo verso la conoscenza di sé e verso un comportamento responsabile. Nei miti arturiani ella appare nel personaggio di "Kundry la Maga" che biasimò Peredur (Parsifal) per non aver posto la "Domanda del Graal", e spingeva i cavalieri all'azione dopo averli rimproverati e tormentati con lingua tagliente per la loro ignavia.
La Fata Morgana rappresentava anch'essa l'aspetto della Fanciulla Oscura nel suo antagonismo con Re Artù. La Fanciulla Oscura può essere anche ritratta come Donna-Guerriera il cui compito, come compagna, era d'insegnare e trasformare il modo di pensare dell'eroe. Possedeva i poteri magici dell'ombra, ma rappresentava anche il dinamismo della fanciulla. Anche la Strega appariva come figura oscura ma era vista come portatrice di conoscenza occulta e di trasformazione. Spesso da vecchia e brutta si trasformava in fanciulla giovane e bella per mezzo dell'azione retta dell'eroe, come nella storia di Sir Gawain e dell'Orribile Signora.
Nota di Lunaria: il simbolismo di Dee come Vesna-Morana, la Primavera VS l'Inverno
Gli aspetti della Sovranità riflettono il ciclo della Luna; come la Luna, gli aspetti della Fanciulla Radiosa, della Madre, della Fanciulla Oscura e della Strega cambiavano trasformandosi l'uno nell'altro. La Sovranità, come Dea della terra, rifletteva la sua natura: l'energia germinante della primavera, l'abbondanza dell'estate, il ritirarsi dell'energia in autunno e il buio dell'inverno quando la bellezza della terra è nascosta; rappresenta questo ciclo anche nelle sue rappresentanti terrestri, nel ciclo mestruale delle donne.
Come la Luna e le stagioni, la donna fluisce da un aspetto all'altro del suo ciclo cambiando e trasformandosi in accordo con la natura.
Le leggende di Artù non solo mostrano gli aspetti della Sovranità ma anche le interazioni di quest'ultima con le donne e gli uomini. Per le donne la ricerca del Sacro Graal, la coppa della sovranità, sta nella loro esperienza e nella loro identificazione con ogni aspetto della Sovranità in loro stesse e nel loro ciclo.
(*) Questa è la descrizione di Ginevra, nel testo originale:
"Sotto la corona d'oro e di pietre, il viso appariva fresco e colorato a misura di bianco e di vermiglio; in quanto al corpo, esso non era né troppo grasso né troppo magro, le spalle dritte e levigate, i fianchi stretti, le anche basse, i piedi bianchi e ben arcuati, le braccia lunghe e grosse, le mani bianche e grassottelle: era una gioia (...) Intanto Ginevra offriva il vino a Artù nella coppa del re, e mentre gliela tendeva, inginocchiata davanti a lui, egli guardava i suoi seni duri come melette e la carne più bianca di neve novella"
E, nella scena del matrimonio:
"E il racconto dice che ella era la più bella e la più benvoluta che vi fu mai (...) Ella aveva il viso scoperto, sul capo un cerchio d'oro le cui pietre valevano un buon regno, e una veste d'oro laminato, così lunga da avere uno strascico di più di mezza tesa."
Per quanto riguarda le Dee della sovranità, qui ne elenco qualcuna:
Eriu, figlia di Ernmas, la Dea che ha dato il nome all'Irlanda. Con le sorelle Banbha e Fòdia faceva parte di una triade di Dee, le Dee della sovranità.
Grian, "Sole", è il nome di un personaggio irlandese che si presume essere una Dea, associata a County Limerick e Cnoc Greine. Potrebbe essere la sorella di Aine o una sua manifestazione; in tal caso, potrebbero rappresentare "i due soli" dell'anno: Aine, la luce di metà dell'anno e il sole luminoso di estate (Mhòr ghrian) e Grian, la metà oscura dell'anno e il pallido sole invernale (Bheag ghrian)
Bharat Mata è la personificazione del paese e della patria, in India.
GINEVRA, REGINA E SACERDOTESSA
Goffredo di Monmouth non ha altro da aggiungere sulla cerimonia di Ginevra se non il fatto che l'antica consuetudine troiana (celtica?) prevedeva che le donne entrassero in una chiesa e gli uomini in un'altra. Quattro regine, ciascuna con una colomba bianca, precedevano Ginevra. Le colombe erano un simbolo di femminilità, associato a Venere o a Semiramide, Sacerdotessa con l'appellativo di "colomba"
Serpente e colomba erano gli emblemi della regalità celta: dimostrano che Ginevra è una regina.
La regina, anticamente, fungeva da Sacerdotessa e da Giudice. I Celti orientali avevano una regina del genere: la galata Chiomara. Il suffisso "mara" ricorre tra i Gaelici. Come regina (teoricamente di uno dei sette regni antichi dell'Alba o Albania, l'odierna Scozia), Ginevra era tenuta dalla sua unzione a evitare qualsiasi funzione di natura contaminante, perché tali atti avrebbero sotratto energia alla sua Maestà. Erano considerate impurità lo spargimento di sangue e tutte le parti del suo corpo soggette ad unzione erano tabù. Da fonti antiche come quelle di Robert de Boron, il più antico autore francese di "Merlin", o nel "Lancelot-Graal" si dice che la regina Ginevra era stata sottoposta ad unzione sui capelli, sulle palme delle mani e sulle guance. Per questo la regina non poteva toccare nemmeno metalli "vili" come ferro e bronzo, ma solo quelli "purissimi": oro, argento, rame. Il rame, in particolar modo, è il simbolo principale di Ginevra ed era di rame la fascia che le cingeva i lombi, come Sacra Druidessa. L'oro veniva usato per forgiare piastre pettoriali e\o collane portate da Sacerdotesse e personaggi regali. Di argento erano gli stemmi dei clan portati dagli Scozzesi. Come regina consacrata di Artù, Ginevra riceveva automaticamente il potere di scegliere, tra tutti i campioni che si presentavano per prestare servizio alla sua corte, un delegato di sesso maschile, per lasciare a lui ciò che aveva a che fare col sangue: armi, guerra, esecuzioni. Da questa scelta dipendeva il suo futuro di governante, di regina. Il delegato, "Lancelot" in francese, avrebbe replicato a duello ad accuse, l'avrebbe difesa se aggredita, salvata se catturata, vendicata se insultata. Con questa chiave di analisi, anche La Dama del Lago era una Sacerdotessa, che consigliò a Ginevra il delegato più adatto. Anche l'astrologia o la divinazione potevano pronosticare la regalità; probabilmente gli antichi cerchi di pietre detti "Kil" erano usati a questo scopo. Per i Celti, come per altri popoli, era la Donna che poteva prevedere il futuro. Per questo si può pensare che la Dama del Lago fosse la più alta e stimata Sacerdotessa in carico. Il fatto che Ginevra sia stata unta sui capelli, lascia intendere che i suoi capelli fossero sacri e molto lunghi: il taglio dei capelli era considerato, nell'ottica romana, un segno di riduzione a schiavitù: il taglio dei capelli toglieva potenza alla persona (*). Le principesse e le regine merovingiche dei Franchi, contemporanee d'oltremanica a Ginevra, portavano anch'esse chiome lunghe e mai tagliate.
Per tutto il Medioevo e Cinquecento, l'ideale estetico resta soprattutto sui capelli biondi; nel Seicento i poeti, staccandosi parzialmente dall'influenza petrarchesca, cominciano anche a lodare donne dai capelli neri.
Nota di Lunaria: questo senso di sacralità mista a timore dei lunghi capelli femminili, a ben vedere, è presente anche oggi nell'immaginario collettivo; per esempio "tendiamo ad immaginarci" le sacerdotesse, le sirene, le vampire, le fate, come creature dai capelli lunghissimi.
Anche Medusa si può vedere come un simbolo dei capelli femminili che vengono demonizzati dal contesto patriarcale: non a caso è un eroe maschile ad ucciderla. Il monoteismo ha sempre odiato e temuto i capelli femminili, difatti impone il velo proprio perché "coprire i capelli" è un simbolo di sottomissione, di rinuncia di se stesse e di accettazione dell'autorità maschile.
Le Astarte, nelle loro foto promozionali al cd "Rise from within" puntavano tutto il loro fascino sui lunghi capelli...Mi ricordo che all'epoca un giornalista di GrindZone che le recensì, le elogiò più per i capelli che non per il cd in questione.
(*) Nota di Lunaria: idea che troviamo anche nella bibbia: quando a Sansone vengono tagliati i capelli, lui perde tutta la forza; nel pantheon norreno, Sif è una Dea dai lunghissimi capelli; Loki, per dispetto, li taglia mentre lei è addormentata.
GINEVRA E LA COLOMBA
La raccolta dei manoscritti sulla Tavola Rotonda, che costituisce il ciclo letterario più vasto del mondo, è un suggestivo labirinto dove spiccano, insieme a Ginevra e Artù, personaggi come Lancillotto, Perceval, Morgana, Merlino. In una cornice di splendori e di barbarie, di cortesie cavalleresche e di incantesimi, la bellissima e misteriosa regina dei Celti fu sempre al fianco di Artù nella lotta dei Bretoni conto gli Anglosassoni.
Eppure, si potrebbe ipotizzare che questi personaggi siano realmente esistiti e che nella leggenda ci sia un fondo di verità.
Così anche Ginevra potrebbe essere stata ricalcata su una regina storicamente esistita, che, dal Medioevo in poi, venne giudicata colpevole di adulterio. E forse questo serviva per sminuirla, perché Ginevra originariamente oltre che regina potrebbe essere stata anche maga, guerriera, sacerdotessa.
Nei tempi antichi, prevaleva un concetto antico di donna. Nessuno, di Ginevra, ha mai sostenuto che potrebbe essersi trattata di una regina guerriera. Questo elemento non getterebbe una luce diversa sul suo carattere e sulla sua personalità? Nessuno ha mai sostenuto che fosse l'archivista di re Artù, in una terra in cui nessuno, ad eccezione di Merlino, era alfabetizzato. La sua cultura superiore non getterebbe una luce più lusinghiera su questa illustre regina? Perché non è venuto in mente ai cronisti, che fanno il suo nome solo in congiunzione con Artù, Galvano, Merlino e Lancillotto, che potesse trattarsi di una principessa indigena, e perciò straniera, finita sotto il fuoco incrociato tra gli Scoti d'Irlanda invasori sulla costa occidentale della Britannia e i conquistatori anglosassoni sulla costa orientale? Ginevra era probabilmente una nativa dei Pitti, poi assorbiti da Scoti, Angli e Inglesi.
Nota di Lunaria: Sappiamo dalle fonti antiche, come quella di Tacito, che alcuni popoli avevano regine guerriere; la più famosa fu Boudicca.
Anche in Africa e nell'America amazzonica sono state tramandate, nelle cronache, regine guerriere o donne che combattevano in battaglia. Per approfondimenti, si veda Bachofen.
Da sempre, si lega il nome di Ginevra a quello di Lancillotto. Ma al tempo di Ginevra, l'adulterio veniva punito immediatamente con la morte. Lancillotto era certamente l'amore di Ginevra.
Tutt'altro che certo è che sia mai diventato il suo amante. Eppure, da sempre, è molto più Lancillotto che incanta le dame, e non Artù. Che cos'ha Lancillotto che fa battere il cuore alle donne?
Si può persino ipotizzare, come fece lo studioso tedesco Heinrich Zimmer, che "Lancillotto sia un'incarnazione dell'ideale di virilità che esiste non nel mondo dell'azione sociale maschile, ma nei sogni e nelle fantasie dell'immaginazione femminile".
Insomma, si potrebbe pensare che la vasta raccolta dei testi arturiani si formò, nel corso dei secoli, per mano di cronisti che non erano solo scrittori ma anche lettori ed è plausibile pensare che anche le donne partecipassero alla narrazione di quei testi. Anche Ginevra stessa potrebbe essere stata ideata da una poetessa, o essere, essa stessa, una poetessa. Lancillotto, che tanto affascina le donne, potrebbe essere una proiezione dell'uomo ideale della regina Ginevra.
(Nota di Lunaria: in effetti, anche i personaggi maschili dei libri harmony piacciono proprio perché sono proiezioni degli ideali e delle fantasie e aspettative femminili sugli uomini; i romanzi rosa funzionano proprio perché vanno a nutrire desideri ed esigenze femminili che nella realtà di tutti i giorni difficilmente vengono soddisfatti: nella realtà gli uomini reali non agiscono, non parlano e non si comportano come personaggi letterari ideati da celebri autrici del Rosa come Teresa Medeiros o Rebecca Flanders, che hanno creato personaggi maschili "che fanno innamorare le lettrici"; si potrebbe citare un famoso caso letterario del nostro tempo: la saga di "Twilight".
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/recensione-alla-saga-cinematografica-di.html
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Edward piace a legioni di ragazzine proprio perché è un genere di eroe maschile ideato da una donna, e quindi idealizzato, "plasmato" e ridefinito dai e sui bisogni emotivi femminili)
Anche l'etimologia del nome "Lancillotto" è interessante: gli scrittori medioevali di Francia hanno sempre dichiarato Lancillotto un loro connazionale, ritenendolo tale per la sua eleganza e per il suono del suo nome - Lancelot - con le sue tre sillabe così agevoli nella pronuncia del francese, sia antico che moderno. L'etimologia fa di "Lancelot" una semplice traduzione francese del nome latino Anguselus. Pertanto Lancillotto non era un nativo della Francia continentale ma il capo regale di un clan gaelico o celtico, il cui nome in inglese moderno corrisponde a "The Angus" (latino: Anguselus; antico francese: L'Ancelot) Lancillotto nei racconti arturiani è raffigurato come uno splendido eroe e un principe regale, al cui passaggio fanciulle e dame si assiepavano, davanti al quale ognuno si inchinava e si sentiva mancare il respiro.
L'accusa di adulterio che ad un certo punto caratterizzò i due personaggi Lancillotto-Ginevra compare verso il 1172. La versione più nota è quella di Chrétien de Troyes, che scrisse il "Lancelot" nel 1172.
Dopo questa data, la regina Ginevra è improvvisamente e diffusamente tacciata di adultera e il suo presunto crimine allontanerebbe Lancillotto dai suoi doveri militari verso re Artù. Ma l'accusa di adulterio non si trova nei testi più antichi e che precedono Chrétien de Troyes, ovvero quelli di Goffredo di Monmouth, ovvero il 1136.
Sembra quasi che Chrétien de Troyes abbia voluto "aggiungere pepe" alla storia, certo che in effetti sarebbe diventato più "famoso"... e così fu!, perché fu il testo di Chrétien a raggiungere rinomanza mondiale
(Nota di Lunaria: a questo aggiungiamo che è verosimile pensare che il nucleo originario della vicenda, che si forma in tempi pagani, è stato rimaneggiato, successivamente, da scrittori cristiani che hanno tolto o annacquato certi riferimenti pagani; vedi ad esempio i ridimensionamenti di figure come Morgana o Merlino, originariamente, quasi certamente, descritti come divinità e/o sacerdoti pagani; gli scrittori cristiani che rimaneggiarono l'opera tolsero questi riferimenti, lasciando qualche eco; se Morgana era ricalcata sulla celebre Dea Morrigan, e probabilmente rappresentava anche la sua sacerdotessa, ecco che nel corso dei decenni, con la cristianizzazione forzata di tutti i simboli pagani, viene "spogliata" degli elementi divini e tramutata in una "semplice strega", in linea col pensiero cristiano; anche Merlino, probabilmente agli inizi era una sorta di "Dio della vegetazione" o forse più probabilmente un druido; la cristianizzazione gli toglie queste caratteristiche e lo ridipinge come "mago", più tollerabile, nella sensibilità cristiana, rispetto al simbolismo pagano originario; anche la Dama del Lago ha origini certamente pagane, essendo così simile alle divinità femminili dei fiumi e dei laghi adorati da celti e da molti altri popoli! Il nome "Niniane" o "Vivian/Viviana" potrebbe benissimo essere stato il nome di una qualche Dea fluviale o ninfa delle acque)
Ci sono poi elementi interessanti in Ginevra che ci permettono di fare collegamenti con altre mitologie.
Le due corone di Ginevra possono simboleggiare la sua aura, ma sono anche emblema di maestà e autorità regale, che ricordano la corona nuziale di Venere o quella floreale di Flora. Le quattro colombe portate davanti a Ginevra nella cerimonia dell'incoronazione sono riconoscibili come la colomba discesa nel cielo al battesimo di gesù o come lo spirito santo.
Solo a Perceval, che sarebbe stato incoronato ultime re al castello del Graal e a Ginevra stessa è concesso il riconoscimento delle colombe bianche. La colomba era un simbolo della Dea, poi "cristianizzato" nello "spirito santo", che viene appunto rappresentato come una colomba bianca, spesso che aleggia sopra o vicino Maria, che nella sensibilità del popolo si caricherà, via via nei secoli, con tutti gli attributi delle Dee del passato, specialmente Iside e Demetra. Nell'induismo, ancora oggi si associano i cigni alle Dee.
Quando Lancillotto avanza ignaro verso una figura di "divinità femminile" all'interno del tempio dorato, a cupola, vede Ginevra ritta tra due pilastri tempestati di gemme. In tutti i templi antichi, come quello di Salomone a Gerusalemme, si entrava passando tra due pilastri gemelli. (Nota di Lunaria: l'iconografia è rimasta nella carta dei Tarocchi la Papessa https://intervistemetal.blogspot.com/2024/08/la-sacerdotessa-nei-tarocchi.html). La massoneria ha mantenuto ancora il simbolismo delle due colonne.