Ayaan Hirsi Ali


Per molto tempo esitai fra i chiari ideali dell'Illuminismo che apprendevo all'università e la sottomissione ai dettami ugualmente chiari di allah a cui temevo di disobbedire [...] Non colsi mai il nesso, anzi evitavo di coglierlo, tra la loro fede nell'islam e la povertà; tra la loro religione e l'oppressione delle donne e la mancanza di scelte individuali.
Per ironia fu Osama bin Laden a togliermi i paraocchi. Dopo l'11 settembre trovai impossibile ignorare le sue affermazioni secondo cui lo sterminio di vite innocenti (se infedeli) è coerente con il corano. Cercai conferma in questo libro e scoprii che era così. Per me ciò significò che non potevo più essere musulmana e anzi mi resi conto che non lo ero più da tempo [...] Si devono superare tre principali ostacoli. Il primo è la condizione femminile nel mondo islamico. L'islam soffoca la volontà delle bambine: dalle prime mestruazioni non hanno più voce, sono allevate per diventare automi sottomessi che servono in casa come domestiche e cuoche; sono costrette ad accettare la scelta del marito fatta dal padre, e dopo la cerimonia nuziale la loro vita è dedicata al piacere sessuale dell'uomo e alle numerose gravidanze. La loro istruzione è spesso interrotta quando sono ancora piccole e quindi da adulte sono del tutto incapaci di preparare i loro figli a diventare cittadini compiuti delle moderne società occidentali, e le loro figlie riproducono lo stesso schema. [...] Tutti i musulmani sono educati a credere che maometto fosse un esempio di virtù e le restrizioni morali che ha lasciato non vadano mai messe in discussione; il corano così come è stato rivelato da maometto è considerato infallibile, è la vera parola di allah e bisogna ciecamente obbedire a tutti i suoi precetti. Ciò rende i musulmani più soggetti all'indottrinamento rispetto ai seguaci di altre fedi.




Alla fine compresi: era la regola in base a cui un uomo deve imporre obbedienza alle sue donne, alle mogli e alle figlie e loro gli devono totale sottomissione.
Se non la rispettano, danneggiano il loro uomo: il suo buon nome, la sua autorità, il suo senso di lealtà, di forza, di fedeltà alla parola data [...] Questo senso di onore e di diritto maschile restringe drasticamente le scelte delle donne. Su ogni musulmano grava un intero sistema di cultura e religione, ma il peso maggiore ricade in modo sproporzionato sulle spalle delle donne.
Siamo costrette ad obbedire e tenute alla castità e al pudore da allah e dal profeta e dai padri e mariti che sono i nostri guardiani. Le musulmane [...] portano il fardello di tutti gli obblighi e le regole religiose che nell'islam si concentrano in modo ossessivo sulle donne.

Il velo musulmano, i diversi tipi di maschere, bavagli e burqa, sono tutte gradazioni di schiavitù mentale. Se si deve chiedere il permesso di uscire di casa e se, quando lo si fa, ci si deve sempre nascondere dietro spesse cortine, vergognandosi del proprio corpo, soffocando i propri desideri, quant'è piccolo lo spazio della vita che si può definire proprio?
Il velo marchia deliberatamente le donne come proprietà privata e riservata, come non persone. Il velo separa gli uomini dalle donne e dal mondo; le limita, le confina, le educa alla docilità.
Una mente può essere confinata, proprio come un corpo, e un velo musulmano impedisce sia la visuale, sia la libera scelta; è il marchio di una specie di apartheid: non il dominio di una razza, ma di un sesso.

Una religione, l'islam, basata su un libro, il corano, che nega alle donne i fondamentali diritti umani, è arretrata e sostenerlo non è un insulto [o islamofobia, accusa che ora va di moda rivolgere] ma un'opinione.
Come mia nonna, le altre donne musulmane della mia vita, madri delle mie compagne di classe e di altre bambine somale del vicinato, pensavano che la migliore strategia era tenere a casa le femmine, coprirle, infibularle e, se erano troppo ribelli, incaricare fratelli, padri e cugini di punirle.
L'onore di un uomo in una società organizzata in clan - e queste società gravitavano perlopiù attorno agli uomini - risiede nella sua autorità. Gli uomini devono essere guerrieri, e per loro la vergogna consiste nell'essere considerati deboli. Le donne sono quelle che mettono al mondo e crescono gli uomini, e l'onore risiede nella loro purezza, nella loro sottomissione e nella loro obbedienza, mentre la loro vergogna è essere sessualmente impure, e questo è il peccato peggiore, perché la disobbedienza sessuale di una donna macchia lei, le sorelle e la madre nonché i parenti maschi che hanno il dovere di controllarla.
Controllare la sessualità delle donne e limitare la possibilità degli uomini di avvicinarle sessualmente è il punto principale del codice d'onore.





Un forte elemento di potere come la verginità di una musulmana ha anche un grande valore come merce, il che significa che la verginità è soprattutto un affare da uomini: le figlie sono esche per stringere alleanze (Nota di Lunaria: anche la verginità di imene di maria è un affare dei maschi: i dogmi mariani e la riflessione mariologica di questo imene intatto prima della fecondazione, durante il parto e dopo sono stati tutti postulati da maschi, spesso misogini). La notte delle nozze deve esserci il sangue dell'imene rotto, altrimenti la sposa sarà condannata come sgualdrina.
Perfino oggi la verginità è il perno dell'educazione di una donna musulmana. Crescendo mi venne insegnato che è più importante restare vergine che restare viva: meglio morire che essere violentata (Nota di Lunaria: stesso identico pensiero per le sante come maria goretti). Il sesso prima del matrimonio è un crimine impensabile; ogni ragazza musulmana sa che il suo valore si basa quasi esclusivamente sull'imene, la parte del corpo più importante anche del cervello o degli arti (Nota di Lunaria: idem per maria). Una volta che l'imene è rotto, una ragazza è un oggetto usato, sciupato, sudicio.

Per resistere alla soggezione e alla negazione dei diritti, non è sufficiente esprimere risentimento e rabbia: bisogna parlare la lingua dell'oppressore e avere abbastanza lucidità mentale per individuare i principi che giustificano l'oppressione, per poi smantellarli col ragionamento. Per poter convincere il padrone dell'ingiustizia della schiavitù, lo schiavo o la schiava deve essere consapevole della propria condizione, e poi riuscire a superare la rabbia e il dolore. Se non si è in grado di vincere con la forza, alla lunga si può spuntarla grazie a un appello alla ragione.
L'islam non è solo una fede, ma uno stile di vita; ed è uno stile di vita che implica la violenza. L'islam viene instillato con la violenza e la incoraggia.
Quando mi dicono di fare attenzione a non imporre ideali occidentali a persone che non li vogliono, devo dissentire: non sono nata né cresciuta in Occidente, ma una volta che vi sono giunta ho conosciuto il piacere di lasciar correre la mia immaginazione, il piacere di scegliere con chi volevo legarmi, la gioia di leggere ciò che volevo e l'eccitazione di avere il controllo sulla mia vita - in breve, la mia libertà - mentre mi sforzo di sciogliermi da tutte le catene e gli ostacoli che i miei legami di sangue e la mia religione mi hanno imposto.

Qui abbiamo parlato di Taslima Nasreen, un'altra attivista per i diritti civili, anti-islamica:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/taslima-nasreen.html

Qui trovate Joumana Haddad: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/joumana-haddad.html

Qui trovate Mona Eltahawy
 https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/mona-eltahawy-perche-ci-odiano-gli.html

Qui c'è la storia di Junaid, condannato a morte per aver difeso i diritti delle donne:
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/01/junaid-hafeez-condannato-morte-perche-e.html