Numerologia in Africa


Hanno un sistema numerico anche i popoli africani analfabeti e ad alcuni numeri sono connessi particolari concetti. Pure in Africa il numero 2 è presso molte tribù simbolo del contrasto o polarità. Maschile e femminile, importante e di poco conto, magicamente utile e dannoso sono concetti opposti che si estendono alla vita magicoreligiosa. Atti, come entrare di spalle o di faccia in una capanna, prendere una cosa con la destra o la sinistra, possono produrre un effetto negativo o positivo. Tale dualismo si evidenzia materialmente soprattutto in ciò che è permesso o proibito, vale a dire nel campo dei tabù. La differenza fra "sacro" nel più ampio senso della parola e profano risulta da varie usanze, per esempio quella che consente il consumo di latte fra gli Herero soltanto dopo il suo assaggio (makera) a opera del capo. Nel mondo delle Divinità, il Dio della terra, specialmente nelle antiche civiltà dell'Africa occidentale, fa spesso da riscontro al Dio del cielo e talora si completano a vicenda. Quando la nozione di Divinità è più evoluta, come fra gli Akan, a Nyankopong, il Dio buono, si contrappone Nyankopong Kweku, precisamente il Dio del mercoledì, che è malvagio e crudele, e a cui il primo impedisce di versare acqua bollente sugli uomini. Non pochi sono i concetti e le azioni dualistiche, ma non per questo il numero 2 ha uno speciale valore simbolico.
Il 3, che in altre religioni si può definire il numero sacro per eccellenza, non ha in Africa molta importanza. Fra i Bambara è simbolo di mascolinità, mentre considerano femminile il 4. I Chaga credono propizio questo numero e il 4° giorno dopo la nascita di un bambino macellano una capra. I Dan gridano, affinché diventi coraggioso, in un orecchio al neonato, il 4°giorno se maschio, il 3° se femmina. Fra i Bushong, l'attesa degli iniziandi prima di entrare nella capanna a loro destinata si prolunga per 4 giorni. Un capo distretto (tsia) defunto dei Baka è vegliato da 4 uomini, i Chaga reputano un buon augurio incontrare 4 persone. Alla costruzione di una loro capanna intervengono 4 uomini che celebrano cerimonie verso i 4 punti cardinali. Il loro capo recita la preghiera mattutina al Sole, dopo aver sputato 4 volte nella sua direzione.

Nota di Lunaria: lo sputo è un'offerta sacrificale oppure può essere vista come un concetto magico perché la saliva è ritenuta carica di forza: difatti anche gesù cristo usò la saliva per guarire un non vedente.
Questo uso rituale del numero 4 fa supporre che, almeno nel caso di alcuni popoli, esso abbia un certo carattere di universalità. Presso qualche tribù la settimana è di soli 4 giorni, così che, per esempio fra i Digo, ogni quarto giorno era originariamente una specie di giorno festivo (tsiparata)
Il numero 5 è per i Twi simbolo del loro Dio Nyame, quale Essere Supremo. La puerpera Kosi comincia ad allattare il neonato se maschio il 5°giorno, il 4° se femmina.
Nell'arte divinatoria dei Bambara, il 6 significa gemelli maschi (3+3). Mentre nelle religioni elevate rilevante è il ruolo del 7, in Africa appare secondario. Dai Bambara questo numero è considerato simbolo di perfezione nei riguardi sia del mondo sia degli uomini e fra gli Akan, dei clan e delle loro divinità (obosom).
Il periodo di tempo fissato per la morte sacrale del monarca degli Akan era, fra gli altri, di 7 anni. Nelle regioni dove si ebbero influssi islamici, ebraici e cristiani, il 7 ha maggiore importanza. Il numero 8 è fra i Bambara simbolo di gemelli femmine (4+4) ma non risulta che lo si ritenga un numero favorevole. Gli Ewe usano imporre l'8° giorno il nome a un neonato.
Il 9, per i Bambara, è simbolo di perfezione; gli Zaramo praticano 9 tipi di ordalia; al re dell'Unyoro erano riservate 9 vacche che gli fornivano giornalmente il latte, e per il sovrano defunto si organizza ogni anno una festa funebre che dura 9 giorni. I Kwiri piangono per 9 giorni un morto nell'apposita capanna, il neonato Kosi è legato con cordicelle il 9° giorno, fra gli Ewe 9 sono le aspersioni con erbe medicinali. I Konso hanno 9 gradi di gerarchie, per i Nandi il Sole ha 9 raggi o gambe.
I Chaga ritengono il 10 di buon auspicio, al 10° giorno si impone il nome al neonato e la madre compie un lavacro rituale. Per le divinità ntoro degli Akan, il 12 è il numero perfetto; nell'arte divinatoria praticata dai Venda con i dadi, 16 sono le combinazioni risultanti, forse in relazione con il 4. Il numero 19 rappresenta insieme con il 7, il 9 e il 12 il periodo di anni entro cui avveniva la morte sacrale del sovrano degli Akan. L'Essere Supremo dei Galla ha l'appellativo di "Sole con 30 raggi". Recenti influssi islamici, che risalgono ad antichi concetti semitici, traspaiono nell'uso del numero 40, per esempio nella letteratura poetica suaheli. Ha un ruolo nel ciclo del culto degli antenati dei re degli Ashanti il numero 42. Per i Bambara i numeri dall'1 al 22 stanno in relazione con il cosmo.
Alcuni popoli, come i Dan, collegano i numeri con il sesso e precisamente quelli pari con i maschi e i dispari con le femmine e altrettanto fanno i Vai.
 

Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/la-numerologia.html

Approfondimento: Il culto delle Madri della Pioggia (Umm al-rejt e Nyule)

tratto da


I canti che seguono appartengono a rituali dei beduini Rwala per ottenere la pioggia. Le donne portano in processione la "Umm al-rejt", Madre della Pioggia, che è rappresentata da un bastone in cima al quale è legato un abito femminile. Colei che porta il simulacro passa di tenda in tenda e canta la formula:
O Madre della Pioggia! Scendi su di noi! Bagna il mantello del nostro pastore. O Madre della Pioggia, scendi su di noi! Con abbondante pioggia, allevia la nostra sete. O Madre della Pioggia, scendi su di noi! Dalla misura di Allah misura la nostra razione. (*) O Madre della Pioggia, scendi su di noi! Fa' che ci sfiori un vero torrente.
La seguono in gruppo altre ragazze che cantavano così (raccogliendo le offerte di grano e di altre vivande):
O Madre della Pioggia! Scendi su di noi! La tua malevolenza continua a tormentarci. O Madre della Pioggia! Scendi su di noi! Le nuvole di polvere
persistono e ci accecano. O Madre della Pioggia! Scendi su di noi! Lo spettro della carestia avanza veloce contro di noi. O Madre della Pioggia, o Terribile! Il gran freddo di ghiaccio ci tormenta. Allah, di quella che ci darà un crivello pieno, oh possa far divenire il figlioletto un cavaliere. Di quella che ci darà un crivello pieno, oh, possa Allah concedere al figlio una sposa. Di quella che ci darà un abbondante pugno, oh, possa Allah scavar la fossa al suo nemico. Di quella che ci darà un piccolo pugno, oh, possano le sue ciglia divenire presto folte.
 In seguito le stesse vergini portatrici cantano e piangono l'indebolimento dell'amato cammello, che muore d'arsura:
Mettetemi seduta su un giovane cammello debole, poi allontanate colui che desidera trattenermi. Ho esaurito le mie lacrime e i miei occhi si consumano per colui dal quale mi hanno separato.
L'ultima parte del canto vuole essere di liberazione e vuole annunciare l'arrivo della pioggia; infine alcuni versi sono dedicati al lupo che non è ostacolato dai venti e che, errando nel deserto, ha visto gli antichi manieri abbandonati e conosce la storia di Abu Zejd e della sua amata 'Alja, gli eroi dei racconti popolari dei beduini [...] La tribù dei Bobo ci tramanda un originale cerimoniale divinatorio per propiziare la pioggia. Quando il cielo non benedice la terra con le sue acque ristoratrici, il capo del villaggio sacrifica una gallina a Nyule, la Dea Terra o anche Dea della Foresta. La divinazione viene tratta dalla posizione che la gallina assume da morta.


(*) Chiaro esempio di islam sincretizzato a pratiche politeiste africane. Il rivolgersi a Tre Dee (o anche "mediatrici con Allah") è menzionato nel corano. Vedi https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arabia-saudita-no-per-davvero-parli-di.html