Atena



Dopo che Zeus ebbe inghiottito Metide ("la Prudenza") fu così tormentato dal malditesta che chiamato il figlio Efesto, lo supplicò di spaccargli la testa con la scure. Efesto, con un colpo deciso, spaccò in due la testa del padre: subito ne uscì Atena, bellissima, armata da capo a piedi, pronta a sfidare e a battersi.
Atena, dai Latini ribattezzata Minerva, nacque così, e fu Dea "Saggia e Sapiente", la protettrice di ogni scienza e arte, l'istigatrice di ogni nobile impresa, l'ispiratrice del sapere. Armata, appunto, perché la scienza deve sapersi difendere contro i suoi oppositori e la conoscenza non può lasciarsi sopraffare dall'oscurantismo dell'ignoranza: una Dea non bellicosa, ma agguerrita, pronta a combattere in difesa della verità e della giustizia.
(Nota di Lunaria: in parte questo simbolismo può essere associato anche a Lucifero quale Portatore di Luce, Colui che porta la Fiamma della Ragione e della Scienza)




Fu amica di tutti e non appartenne a nessuno. Aiutò soprattutto gli eroi, più che gli Dei; fu nemica implacabile di ogni sopruso, si oppose ad ogni manifestazione di odio o vendetta, fosse pure quella del suo prediletto Achille o la forza bruta di Ares, il feroce Dio della guerra.
Un giorno si trovò a competere con Poseidone, il possente Dio del mare, davanti ad una giuria composta da tutti gli Dei: si trattava di fare un dono alla più bella città della Grecia, che dall'alto della sua rocca si specchiava nel mare. Chi avrebbe fatto il dono più utile e gradito avrebbe dato il proprio nome alla città stessa. Poseidone, con un colpo di tridente, fece apparire da sottoterra un cavallo; Atena, con un gesto della mano, fece spuntare e crescere un ulivo carico di frutti e vinse; la città, in suo onore, si chiamò come Lei e l'adorò invocandola col nome di "fanciulla" (Pallas) e con quello di "vergine" (Parthènos) e le dedicò un magnifico tempio, il Partenone.
Amica degli eroi, ma specialmente dell'eroismo, Atena insegna ad Eracle come vincere le difficili prove; guida e protegge gli Argonauti alla ricerca del vello d'oro, protegge e difende Tideo, padre di Diomede, ed Achille; ma sopra tutti ama Ulisse, il più intelligente ed audace, il più saggio tra i mortali. Atena è come un'amica fedele a cui puoi dire di tutto, purché lecito e giusto.
Tideo, ferito a morte, la invocò chiedendole di farlo diventare immortale; Lei accorse con la bevanda della vita eterna, ma avvicinandosi a lui vide che, dopo aver aperto il cranio dell'avversario ucciso, ne sorbiva ferocemente il cervello. Atena si coprì gli occhi, inorridita e si allontanò, lasciando che il suo fedele morisse come tutti i mortali.
Fu detta "Glaucòpide", "Occhi azzurri", fu chiamata anche Nike, Vittoria, "Pari a suo padre per coraggio intelligente e consiglio", precisa Esiodo.
"Io canterò Pallade Atena", si legge in un inno omerico, "La Dea Augusta, Glaucòpide, Inflessibile, Pura Vergine, Gagliarda, Protettrice della città, sempre prudente... che Zeus medesimo, signore della prudenza, ha partorito dal suo santo capo tutt'armata d'oro..."
Quando Achille, offeso dalle parole di Agamennone, sta per sguainare la spada, incontra lo sguardo della Glaucòpide, frena l'ira, rimette la spada nel fodero.


Nota di Lunaria: infatti Atena simboleggia l'astuzia che vince sulla forza bruta, come il Tarocco VIII:




la fanciulla senza muscoli (= l'astuzia, l'ingegno) doma le fauci del leone, la bestia selvaggia che rappresenta l'istinto e la forza bruta che porta il caos.
Questa presenza costante e vigile, questo fermo e imperioso richiamo alla ragione e alla prudenza, segna l'inizio di un tempo nuovo nella vita dell'Olimpo e della Terra.


Cosa simboleggia Atena?

La figlia senza madre, nata dalla testa del divino
genitore è il pensiero che si presenta maturo e già adulto, con la lancia dell'equità, l'elmo della saggezza, lo scudo della prudenza, per opporre all'impulso degli istinti il freno della ragione.
Zeus  è l'essere umano che elabora una coscienza consapevole, simboleggiata da Atena, ovvero la supremazia della mente sulle passioni che infiammano e intorbidano l'animo. Perciò Atena-Minerva, la vergine dagli occhi azzurri e dall'armatura d'oro è sempre viva e presente in noi: basta ascoltarla per udirne la voce che porta il consiglio buono al momento giusto.

APPROFONDIMENTO


La gigantesca scultura di Atena (12 metri d'altezza) realizzata da Fidia, e conosciuta attraverso copie (tra cui quella romana detta "Atena, la Bella")
ci ricorda che questa incredibile Dea, simbolo della Saggezza, capace di tenere testa a suo padre Zeus, era anche patrona della città di Atene, che proprio da lei prende il nome. La Dea combatte al fianco del padre nella battaglia contro i Giganti, e immobilizza Encelado scaraventandogli addosso l'intera Sicilia. è quindi la Dea della Guerra, ma più che belluina, è stratega. Non è infatti uno sfoggio becero di violenza, è piuttosto la vincita attraverso l'ingegno e il coraggio; tra i suoi protetti troviamo Odisseo (Ulisse), non a caso chiamato "dal multiforme ingegno". 
Alle passioni dell'istinto e dell'amore (che comporta sudditanza) Atena oppone la Ragione e decide di rimanere Vergine e Autonoma.
"...Pallade Atena, la Gloriosa Dea / Dagli Occhi Splendenti, Ingegnosa, dal Cuore Inflessibile / Vergine Casta, Intrepida Signora dell'Acropoli..."  ("Inni Omerici", XXVIII, "Inno ad Atena")
Le fonti letterarie più antiche riportano la spettacolare nascita della Dea: nella Teogonia di Esiodo si legge che Zeus prese come sposa Meti, figlia del Titano Oceano. Quando Meti rimase incinta, Gea e Urano misero in guardia Zeus, dicendogli che prima sarebbe nata una donna intelligente e forte come il padre, ma che in seguito sarebbe nato un figlio capace di spodestare il padre. Temendo che ciò avvenisse, Zeus ingoiò la moglie incinta. Atena nacque balzando fuori dalla testa del padre, già vestita tutta in armi e non appena vide la luce urlò, tanto che fece tremare la terra e sollevare le onde del mare. Questo urlo viene ricordato anche nelle "Olimpiche" di Pindaro.
In Apollodoro invece si legge che mentre stava per nascere la Dea, Zeus ordinò a Prometeo di colpirgli la testa con un'ascia, per far uscire la Dea.
"Tutti gli immortali si stupirono a questa vista: Essa balzò fuori rapidamente / dal capo immortale, agitando un giavellotto acuto / davanti a Zeus Egioco" ("Inni Omerici", XXVIII, "Inno ad Atena")
Un altro episodio è la disputa con Poseidone/Nettuno per il patronato della città di Atene. Fu deciso che ognuno dei contendenti doveva fare un dono alla città, e il donatore del bene ritenuto più pregiato dalla giuria costituita dagli Dei dell'Olimpo, avrebbe vinto. Con un colpo di tridente sulla roccia dell'Acropoli, Poseidone fece scaturire l'acqua; Atena colpì il suolo con un piede e dalla sua impronta nacque il primo ulivo. Gli Dei dell'Olimpo giudicarono questo dono come il migliore. La città fu quindi chiamata Atene e sull'acropoli, in onore della Dea, fu costruito il Partenone. "Partenos" in greco significa "vergine". Il culto della Dea era diffuso anche a Sparta, Megara e Argo, e persino nelle vicinanze del santuario di Apollo, a Delfi, esisteva il santuario di Atena Pronaia che significa "Colei che sta davanti".
Un'altra leggenda raccontata da Ovidio nelle "Metamorfosi", vede Atena impegnata nella gara contro Aracne, che aveva una grande abilità nel tessere. La giovane non voleva ammettere che era stata proprio la Dea a trasmetterle questo dono, perché Atena era anche la Dea dell'ingegno e delle arti. Aracne sfida la Dea a una gara, e la Dea, dal principio apparsa nelle vesti di una vecchia, cerca di convincere la ragazza a scusarsi. Aracne però persiste nella sua arroganza, e la Dea le appare nel suo aspetto originario. Inizia quindi il torneo: la Dea tesse un arazzo con la scena della sua contesa con Poseidone; Aracne tesse la storia degli amori degli Dei, e la Dea, in collera per la riuscita della giovane, colpisce la ragazza con la spola. Aracne cerca allora di impiccarsi, ma la Dea, impietosita, la trasforma in un ragno.
La Dea è stata spesso raffigurata mentre combatte, con i rami di ulivo che incoronano la Dea e che rimando alla disputa contro Poseidone. A volte, sullo scudo di Atena, è raffigurata la testa della Medusa, la Gorgone che trasformava in pietra chi la guardava. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/medusa.html)
In tal senso, con la testa della Gorgone infissa sullo scudo, la Dea riusciva a trasformare in pietra i nemici durante la battaglia.
Rembrandt nel 1664 dipige forse la versione più bella della Dea: un primissimo piano, i lineamenti dolci e delicati, un elmo piumato sul capo, un mantello rosso attorno al collo.


Più filosoficamente, come possiamo vedere la Dea, nel 2019?

Come una bella celebrazione dell'ingegno e del coraggio; un trionfo del femminile ma non in virtù della sua abnegazione (per intenderci, seguendo il modello della madonna cattolica), bensì della sua fiera autonomia. Atena è intraprendente: non aspetta il permesso di qualcuno per agire; vergine, basta a se stessa, si compie in se stessa, si compiace di se stessa della e nella propria singolarità e unicità, senza bisogno di associarsi o dipendere da qualcuno. E ci ricorda anche che "meglio sole che male accompagnate", insegnandoci a dedicare tempo a noi stesse per fare ciò che ci piace con un po' di sano egoismo, di tanto in tanto senza cercare a tutti i costi l'approvazione degli altri!



ALTRO APPROFONDIMENTO TRATTO DA



Atena era la Dea greca della saggezza e dei mestieri, chiamata Minerva dai romani. Come Artemide (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/artemide.html), Atena era una Dea vergine. Imponente e splendida Dea guerriera, protettrice di eroi da lei stessa scelti e della sua città, Atene, era l'unica Dea dell'Olimpo rappresentata con la corazza, l'elmo, lo scudo (1) e una lancia in braccio.
In conformità col ruolo della Dea che presiede alla strategia in tempo di guerra e alle arti domestiche in tempo di pace, Atena veniva rappresentata con la lancia in una mano e la ciotola o il fuso nell'altra. (2)
Era patrona degli eserciti e dei tessitori, orafi, vasai, sarti.
I Greci credevano che fosse stata Atena a dare le briglie per domare il cavallo, a insegnare i segreti per la costruzione delle barche, dell'aratro, il rastrello, il giogo e il carro per i buoi (3); l'olivo era il dono speciale che aveva donato ad Atene.
Atena veniva rappresentata anche sotto forma di civetta (4), che ha come attributi la saggezza e gli occhi grandi; sullo scudo della Dea o sulle statue venivano raffigurati anche i serpenti (Nota di Lunaria: anche Giunone ha un serpente ai piedi).
Caratteristiche di Atena sono la saggezza, la strategia, la praticità, risultati concreti, il pensiero razionale, il dominio della volontà dell'intelletto sull'istinto.
Al contrario di Artemide che predilige i luoghi boschivi e selvaggi, per Atena questi luoghi devono essere conquistati e bonificati.
Come Dea della Saggezza, Atena era nota per le strategie vincenti e per le soluzioni pratiche. Come archetipo rappresenta il modello seguito dalle donne razionali, governate dalla testa più che dal cuore.
Atena è un archetipo femminile che dimostra come saper pensare, mantenere il sangue freddo e mettere a punto strategie adeguate nel mezzo di un conflitto, siano tratti naturali per certe donne che quindi non "si comportano come un uomo", ma come Atena.
Quando la donna riconosce l'acutezza della propria mente come una qualità femminile riferita ad Atena, riesce a sviluppare un'immagine positiva di sé senza temere di essere mascolina.
Questo tipo di archetipo si può alleare con altri archetipi, come quello di Era o di Artemide: può aiutare ad elaborare strategie per conquistare l'amore o per organizzare un progetto come potrebbe essere un centro studi per donne.
Al pari dell'archetipo Artemide, Atena predispone la donna a concentrarsi su se stessa più che sugli altri.
Ma si differenzia da Estia e Artemide perché Atena ricerca la compagnia maschile, evitando però legami affettivi.
L'archetipo Atena rappresenta una versione di Dea vergine più adulta e matura di Artemide; può aiutare anche gli uomini come collaboratrice-consigliera.
L'archetipo Atena dà il suo meglio nel campo degli affari, del pensiero, della scienza, della politica.
Atena può manifestarsi in una donna laureata in economia e commercio. Quando questa Dea è attiva nella mente, la donna riesce a pianificare e a realizzare il suo obiettivo.
Un esempio di donna Atena è Rosalyn Yalow, premio Nobel per la chimica; Rosalyn scoprì il metodo radioimmunologico, ovvero l'uso degli isotopi radiottivi per misurare la quantità di ormoni e di altre sostanze presenti nel corpo.
Atena governa anche il mondo dei mestieri: era famosa per la sua abilità di tessitrice, un'arte che richiede l'abilità delle mani e della mente che progetta cosa fare.
Come archetipo di "figlia del padre", Atena rappresenta anche la donna che si sente attratta dagli uomini che hanno autorità e può diventare loro collaboratrice; tuttavia, questo genere di donna può anche difendere il patriarcato e il potere maschile ed essere piuttosto conservatrice, opponendosi al cambiamento.
"Portare la corazza" è uno degli aspetti di Atena. Le sue difese intellettuali la proteggono dal dolore. Questo tipo di donna osserva, analizza ciò che succede ed elabora strategie, valutando freddamente quanto succede.
Questo tipo di archetipo si può coltivare con lo studio e il lavoro: matematica, scienza, ricerca, affari, legge, medicina sono tutte discipline che richiedono le capacità di Atena.
In generale, lo studio fa sviluppare l'archetipo-Atena nella donna: apprendere nozioni, essere obiettive, pensare con chiarezza, serve ad "evocare" Atena dentro se stesse.
Anche donne che hanno vissuto in ambienti violenti possono "indossare una corazza", nascondendo ciò che provano. Atena viene attivata anche quando una donna vittima impara ad elaborare strategie per sopravvivere.
La donna-Atena può anche essere in buona salute perché Atena nel suo aspetto di Atena-Igea era la Dea della salute.
Anche gli abiti scelti da questo genere di donna possono essere abiti pratici, non basati sulle tendenze della moda. Altre versioni possono essere un look da collegiale o la donna in tailleur e camicetta.
Anche le bambine prodigio e precoci intellettualmente sono donne-Atena, e questo tipo di bambine chiederanno più al padre le spiegazioni ai perché delle cose, piuttosto che non alla madre, a meno che la madre non sia a sua volta una donna-Atena.
Una figlia-Atena che venga incoraggiata dal padre, cresce sicura nel dare prove della propria capacità; ma se il padre non l'appoggia, la bambina-Atena cresce sentendosi non accettata.
Questo genere di bambine possono non apprezzare la madre e dare l'idea di essere loro le adulte e da ragazze possono disprezzare le coetanee ritenendole sciocche.
Questo genere di donna, oltre che ad eccellere nello studio, può eccellere anche nelle attività artigianali, facendo oggetti con le proprie mani e vendendoli: è orgogliosa di poter mostrarsi padrona della tecnica e della lavorazione e realizza anche varianti; è un suo tratto tipico pianificare tutto in anticipo e l'organizzazione del lavoro e della casa le viene naturale.


Note:

(1) Lo scudo-disco solare-tamburo sono attributi portati da diverse Dee: Atena e Ambaji\Durga portano lo scudo, Cibele e Astarte il disco solare\tamburo. 



Anche la lancia (o la freccia) è portata da diverse Dee indù, come Virajaa Devi, un aspetto di Durga, e Peethal Ma (che si accompagna al toro) oltre che da Atena stessa.


(2) Esattamente come le Dee tessitrici: la maya Ixchel, la celta Habetrot, le Parche\Norne, la russa Mokosh. Ricordo che l'attività del filare o il fuso è un elemento tipico anche delle fiabe: basti ricordare "La bella addormentata" che si punge proprio col fuso stregato. Metaforicamente, la Dea Tessitrice è rappresentata dal Ragno, l'animale filatore per eccellenza, e che dal grembo trae proprio il filo con cui costruirà la tela. Il Ragno diventa la Dea, dal cui grembo "esce e viene filato" l'Universo.

(https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/il-simbolismo-del-ragno.html)
Un fatto interessante è che oggigiorno ragni e serpenti provocano ribrezzo e timore a moltissime persone, soprattutto donne. Però, nei tempi antichi, erano proprio questi gli animali adorati come divinità femminili. Una spiegazione per il ribrezzo verso questi animali potrebbe essere ricercato nel fatto che il monoteismo ha insistito parecchio nel demonizzare questi animali, che erano simboli dei culti politeistici che il monoteismo disprezzava, e in un certo senso, è riuscito nell'impresa di "instillare" il ribrezzo verso ragni e serpenti, non a caso, animali che hanno un fortissimo simbolismo ancestrale.
Infine, un altro parallelismo tra il ragno e le Dee vergini, cioè non sposate, lo si trova anche studiando il comportamento del ragno stesso: il ragno femmina non è sottomessa al ragno maschile, e mantiene una completa autonomia ed indipendenza, come anche le Dee della mitologia facevano, non sposandosi e quindi non sottomettendosi all'autorità maritale; anche i piccini del ragno non si legano alla madre - che pure, veglia sulle uova tenendole accanto a sé - ma nel giro di pochi giorni dopo la nascita, si allontanano. Una cosa interessante è che anche il ragno come il serpente, cambia la propria pelle: i folchi falangioidi, i comunissimi ragni "dalle zampe lunghissime" molti diffusi anche nelle nostre case sui balconi, cambiano la pelle; da vera aracnofila ho osservato dal vivo la loro muta, ed è affascinante perché il ragno quando sente che la "pelle" ormai è piccola, inizia a stiracchiarsi come se volesse sfilarsi la pelle, simile ad un guanto.

(3) Come mai un popolo misogino come i Greci era convinto che queste cose "le avesse inventate una donna divina"? Non sarebbe stato più logico seguire la loro misoginia e quindi considerare queste cose frutto dei doni o dell'ingegno di divinità maschili?
Verrebbe quasi da pensare che in realtà queste cose, in origine, furono inventate dalle donne, poi nella costruzione della mitologia si "camuffò" l'ingegno di donne storicamente vissute trasferendo la loro presenza nell'elaborazione della figura e del mito di Atena. Non mi spiego altrimenti perché un popolo misogino come i Greci, abbia mantenuto l'idea di ingegno al femminile, trasferendolo però non su donne reali ma su una figura femminile divina.

Ad ogni modo, sono attestate donne sapienti nell'antichità: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/dottoresse-nellantichita.html
quindi non dobbiamo comunque fare l'errore di ridurre tutta la storia della Grecia solo "al nome di punta", cioè Aristotele, ma andrebbe anche valutata l'ipotesi, non così campata per aria, che all'epoca, quando lui era vivente, non era considerato "L'Autorità" che venne considerato col senno di poi dopo la sua morte... Tra l'altro, pur senza volerlo, è lo stesso Aristotele che ci conferma che al suo tempo alcune donne che "avevano autorità" esistevano eccome, ma lui commenta la cosa dando un significato dispregiativo... 

(4) Perché come dimostrava Marija Gimbutas, una delle prime forme di divinità femminile ha proprio caratteri di volatile: testa di uccello con becco (civetta, corvo...) o ali (si vedano Dee come Lilith, Ishtar...).





 
Anche nell'Induismo è rimasta la stessa idea: Dee come Sarasvati, Brahmani, Lakshmi sono accompagnate da cigni, pavoni, civette;



un caso unico particolarmente interessante resta Dhumavati, la Dea più temuta del pantheon indù, probabilmente più antica anche di Kali; Dhumavati è la Dea Vecchia, Vedova, e si accompagna ai corvi neri, come Morrigan.




è una Dea legata allo stato di pre-creazione, al fumo cosmico, al Nulla. Per certe fonti, era la prima sposa di Shiva, ma incarna soprattutto la vedovanza, quindi, metaforicamente una nuova indipendenza dal giogo maschile maritale (nel caso dell'induismo ancora evidente, visto che la sposa è considerata a tutti gli effetti sottomessa all'autorità del marito); a differenza di Dee "senza marito" come Atena e Artemide, Dhumavati, che pure è vergine, cioè non più legata a nessuno, è rappresentata vecchia e incadaverita e il simbolismo funerario serve a rimarcare che lei è sola e non più accompagnata ad un compagno maschile; indossa un sudario bianco come sari e viene rappresentata senza gioielli, al contrario delle altre Dee indù, bellissime nei loro sari colorati e nei loro gioielli e ovviamente accompagnate dai "mariti divini".
E tuttavia, nelle prime raffigurazioni e miniature, Dhumavati appariva completamente nera di incarnato, giovane e rivestita di un sari (anche questo nero e azzurro scuro), su un carretto trainato da due corvi o mentre ne cavalca uno;




probabilmente Dhumavati rappresentava un aspetto duale di Dea: la Dea vergine nera legata alle potenzialità in divenire e la Dea vedova il cui bianco è quello della morte e perciò della fine.
 

Sul corvo vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/simbolismo-del-corvo.html
Sull'avvoltoio vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/simbolismo-dellavvoltoio.html
Altro approfondimento su Atena: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/neith-nut-atena-e-il-carro.html