Gli Angeli della Morte: gli omicidi in ambito sanitario

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Riporterò anche il numero della pagina, così se qualcuno ha qualche dubbio, aprendo il libro a quelle pagine troverà tutti i riferimenti.

Pagine: da 671 a 677

Con "Angeli della Morte" si identificano i serial killer in ambito sanitario. Viene anche usato l'acronimo CASK, cioè Carer-Assisted Serial Killing, Omicidio Seriale Curatore-Paziente. L'Angelo della Morte può essere un medico, un'infermiera, un farmacista, generalmente uccide i pazienti sul luogo di lavoro senza avere la necessità di cercare vittime altrove. 

Questi assassini possono andare avanti per decenni ad uccidere i loro pazienti senza destare sospetti perché:

1) uccidono persone molto anziane o morituri prossimi alla morte

2) possono usare modalità "soft" come staccare una flebo o usando delle sostanze chimiche che non lasceranno traccia (iniezioni di clorato di potassio, lidocaina, digossina, succinilcolina, eparina, iniezioni d'aria, soffocamenti con cuscini, dosi eccessive di farmaci)

3) godono della fiducia dei loro pazienti, dei parenti, dei colleghi di lavoro

4) Raramente il modus operandi di un Angelo della Morte è violento o legato al sadismo sessuale sulla vittima: quasi sempre la morte delle vittime è considerata "naturale", non desta sospetti e solo dopo molto tempo i colleghi o la polizia possono collegare un certo nome di infermiere o medico ai numerosi decessi che possono colpire un reparto. Inoltre, gli Angeli della Morte hanno uno sdoppiamento: albergano dentro di loro un "Sé curativo" e un "Sé distruttivo", per questo possono andare avanti a curare e ad uccidere, oltre che provocare situazioni di emergenza che mettano a repentaglio la vita degli altri e poi agire per salvarli, per poter essere acclamati come eroi.

Ci sono stati anche Angeli della Morte che hanno ucciso semplicemente perché ricevevano un compenso per ogni cadavere che potevano procurare ad un'impresa di pompe funebri, quando i parenti delle vittime si rivolgevano proprio a quell'impresa.

A volte, quando vengono scoperti, possono sostenere di aver ucciso i loro pazienti perché "non sopportavano di vederli soffrire" oppure "i pazienti stessi mi avevano chiesto di porre fine alle loro sofferenze"; non sempre è vero, ma questa modalità di omicidio è definita "mercy killing". 

Alcuni Angeli della Morte sono arrivati a uccidere più di 300 persone, nel giro di decenni.

Un medico che metta le sue conoscenze scientifiche per provocare delle epidemie può diventare il più pericoloso dei serial killer: in Giappone ci sono stati due casi di dottori specializzati in batteriologia, Tsei-Sabro Takahashi e Mitsuru Suzuki, che hanno usato le loro competenze per uccidere, inoculando i bacilli della salmonella, della dissenteria e del tifo. (Nota di Lunaria: sarà il prossimo argomento che tratterò, tutto dedicato ai personaggi che mi hanno insultato pesantemente)

Cosa spinge gli Angeli della Morte ad uccidere?

Raramente è il guadagno materiale (soldi, averi) delle vittime. 

Più frequentemente è la ricerca del senso di onnipotenza: non soltanto un Angelo della Morte può dare la vita ma può anche condannare alla morte, come Dio. L'alternarsi della vita e della morte è fonte di soddisfazione per l'Angelo della Morte. Nel caso di infermieri o parasanitari, è stato riscontrato anche un senso di inferiorità rispetto ai medici.

Anche nel caso degli "omicidi a scopo umanitario, per evitare sofferenze" ("mercy killing") l'assassino gode nel sentirsi come Dio, esercita l'onnipotenza e si sente al centro dell'attenzione.

Un Angelo della Morte, Donald Harvey, dichiara: "La gente ha avuto il controllo su di me per 18 anni, ma dopo di allora sono stato io a prendere il controllo del mio destino. Ho controllato la vita delle altre persone, se dovevano vivere oppure morire. Ho avuto il potere di controllare. (...) Dato che nessuno mi ha scoperto e arrestato dopo le prime 15 vittime, ho pensato che fosse mio diritto uccidere. Mi sono autonominato accusatore, giudice e giuria. In questo modo mi sono sentito Dio."

Il numero delle vittime di Harvey non è certo: ha confessato 33 omicidi, ma via via ha aumentato il numero delle sue vittime fino a confessare più di 80 omicidi.

Una lista, non esaustiva, degli Angeli della Morte; tra parentesi il numero stimato di vittime:

Vickie Dawn Jackson (4-20)

Lucy de Berk (13)

Charles Cullen (40-200)

Tsei-Sabro Takahashi (3, più di 17 persone avvelenate ma che si sono salvate)

Mitsuru Suzuki (4, ha infettato più di 120 persone col batterio del tifo)

Richard Angelo (25)

Donald Harvey (80)

Genene Ann Jones (67)

Robert Rubane Diaz (27-50)

Josef Mengele (non è possibile fare una stima)

Nicholas Giesa (3)

Bobbie Sue Terrell (12)

Richard Williams (10-40)

Harold Shipman (345-1000)

PER APPROFONDIRE COME PER LA PSICHIATRIA TUTTO SIA MALATTIA MENTALE, VEDI QUESTO LIBRO: Leggetelo qui se non lo trovate in biblioteca: http://www.area-c54.it/public/i%20manipolatori%20della%20pazzia.pdf

Per approfondimenti sugli Angeli della Morte e Mengele vari che usano le persone come cavie e neanche pagano per i loro crimini, vedi https://intervistemetal.blogspot.com/2021/04/erano-medici-anche-quelli-che.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/crimini-e-business-della-lobby.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/07/meglio-dimostrare-di-conoscere-la.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/12/meglio-dimostrare-di-conoscere-la.html

Quelli del "Ma noi lo facciamo per la tutela della salute di tutti!" https://intervistemetal.blogspot.com/2022/02/epidemia-e-tutela-della-salute-come.html




Beowulf (riassunto del poema)

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Beowulf è un grande poema sassone e veniva recitato durante i banchetti 

Hrothgar, il re dei Danesi, aveva fatto costruire una sala dei banchetti nel suo palazzo di Heorot. Sentendo i rumori della festa che il re aveva organizzato, Grendel, un mostro, andò verso il palazzo. Gli ospiti erano ubriachi, e il mostro ne divorò una trentina. Più volte, ad intervalli, Grendel divorò le persone che giacevano ubriache. Quando Beowulf, il principe della Svezia meridionale, lo seppe, partì per raggiungere Heorot. Quando il mostro fece irruzione nella sala, cercò di divorare Beowulf ma l'eroe riuscì a troncare un braccio di Grendel, che fu appeso a mo' di trofeo mentre Grendel scappò. La notte successiva, la madre di Grendel venne a vendicare il figlio; rapì Aschere, l'amico di Hrothgar, e lo portò nel suo covo, sul lago stregato. Beowulf si mise alla ricerca dell'uomo, ma vide la testa di Aschere su una scogliera, intorno ad un lago color del sangue. Beowulf iniziò a combattere, usando una magica spada, Hrunting, immergendosi nelle acque del lago, dove dei tentacoli mostruosi cercarono di colpirlo. Alla fine, Beowulf trovò la grotta, il covo della madre di Grendel che decapitò. Dopo aver ucciso la donna mostruosa, Beowulf tornò nel suo regno.

Anni dopo, il regno di Beowulf fu minacciato da un drago che ricercava un calice ornato di gemme che gli era stato rubato. Tuttavia, Beowulf non riuscì a sconfiggere il drago: il fuoco che il mostro sputava distrusse il suo scudo e la spada non poteva trafiggere la pelle squamosa del drago.  Solo il guerriero Wiglaf restò al fianco di Beowulf, mentre i suoi compagni fuggivano spaventati. Il drago dilaniò, con gli artigli, il collo di Beowulf ma prima di morire, l'eroe riuscì a uccidere il drago. Venne quindi eretto un rogo funebre su una collina e i principi portarono doni preziosi al re defunto.  Il suo popolo edificò un tumulo sulle ceneri di Beowulf.


Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/storia-della-letteratura-inglese-1-con.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/10/i-sassoni.html

Architettura Romana nelle terre conquistate

Nelle terre conquistate, i Romani costruirono teatri, anfiteatri, templi, archi trionfali, acquedotti... tutto questo rimane a testimonianza dell'efficienza amministrativa dei Romani nelle province dell'Impero.

Qui ho parlato della condizione della donna: https://intervistemetal.blogspot.com/2021/04/avvocate-e-musiciste-nella-roma-del-ii.html
















Torture comuniste e psichiatriche a Cuba

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"Quel che ho sofferto nelle prigioni di Castro"

Un profugo, che sa per amara esperienza che cosa voglia dire essere prigioniero politico a Cuba, si chiede: per quanto tempo ancora il mondo libero può ignorare questa infamia?

Testimonianza di Gustavo de Los Reyes

Sono un cubano sopravvissuto a quattro anni nelle prigioni di Fidel Castro.
Posso dirmi fortunato d'esser vivo e lontano da Cuba.
E tuttavia mi si stringe il cuore perché in questo momento almeno 60.000 miei connazionali marciscono in quelle stesse galere incredibilmente fetide.
è imperativo che il mondo si svegli e si renda conto di questa cruda realtà.
A Cuba ci sono almeno 48 luoghi di prigionia, tra carceri, centri di detenzione e campi di concentramento, destinati specificamente a quelle persone dei due sessi che hanno osato sfidare Castro.
Sono tutti sovraffollati, infestati da malattie e retti con ferrea disciplina.
In isolette paludose al largo della costa cubana, per esempio, i prigionieri vivono ammucchiati in rozze capanne.
Chi contravviene ai regolamenti - per esempio se si addormenta durante un corso d'addestramento - è trascinato all'aperto e legato a un palo: sciami di zanzare lo assalgono.
Dopo una notte di questa tortura, mi ha detto un prigioniero, si comincia a delirare.
Oggi, per un cubano, il più piccolo segno di sentimenti "controrivoluzionari" come quello di non offrirsi volontario per andare a tagliare la canna da zucchero nei giorni festivi, può condurre al carcere.

Un complicato sistema di spionaggio nell'ambito del vicinato fa piovere accuse su accuse; i bambini, incoraggiati dalle autorità, denunciano i loro stessi genitori. 
Con l'aggravarsi della penuria di viveri e delle condizioni economiche, l'irreggimentazione e le repressioni devono essere intensificate per poter tenere la popolazione sotto il giogo.

Sono stato tra i primi a sperimentare questo metodo del terrore organizzato. Ma il mio calvario è soltanto un esempio di ciò che migliaia di cubani patiscono in questo momento.
Prima dell'avvento di Castro avevo offerto denaro e bestiame del mio ranch nella provincia di Oriente per aiutare i guerriglieri anti-Batista.
Ma nel 1959, tre mesi dopo che Castro assunse il potere, 
mi convinsi che era un traditore ed entrai a far parte del movimento clandestino.
Per la notte del 6 agosto 1959 avevamo preparato un'insurrezione.
Alle 21.30 otto di noi tennero una riunione segreta all'Avana.
Quando l'ultimo compagno fu arrivato, uno del nostro gruppo mi puntò il mitra a una tempia. "Sei in arresto", mi disse. 
Lui e altri tre del nostro movimento ci avevano tradito.

Fummo condotti in un vicino campo militare, rinchiusi e sottoposti a incessanti interrogati.
Dopo 15 giorni fummo trasferiti nella fortezza La Cabaña che domina il porto dell'Avana.
Qui migliaia di cubani hanno imparato a conoscere le "meraviglie" della rivoluzione di Castro.
Io fu rinchiuso nella galera 13, una delle segrete a forma di tunnel che fanno capo, come i raggi di una ruota, a un cortile centrale.
Prima di Castro in ogni galera di 27 metri per sei venivano rinchiusi 30 uomini. Adesso ce n'erano 200!
Tutti quelli che erano stati catturati con me erano convinti che saremmo finiti nella galera 14, la segreta dei condannati a mote. 
Ma, probabilmente a causa delle grida d'indignazione che allora si levavano in tutto il mondo per le esecuzioni capitali a Cuba, il regime fece mostra di "clemenza".
Dopo un processo di 13 giorni un tribunale di cinque giudici ci inflisse condanne varianti dai 5 ai 30 anni di carcere. 
Io fui condannato a 9 anni.
Fu allora che avemmo il primo saggio della prigionia comunista, sotto forma della requisa, o perquisizione. 
Una sera, verso le 23, decine di guardie irruppero nella nostra galera. Con la minaccia delle baionette, ci costrinsero a denudarci completamente e a riunirci in cortile.
Per oltre quattro ore rimanemmo a tremare nel freddo della notte, inebetiti più per l'indegnità cui eravamo assoggettati che per il resto.
Frattanto, i nostri pochi oggetti personali - dai ritratti dei nostri cari a piccoli lussi come quello di una saponetta - ci furono tolti.
Durante un'altra requisa dovemmo fare acrobazie per schivare le punte delle baionette brandite da oltre 100 soldati. 
Per fortuna, io fui presto ferito e percosso fino a perdere i sensi quasi subito e quindi venni portato via dal cortile evitando così tre ore di maltrattamenti.
In una grigia mattina, alla fine d'aprile del 1960, le guardie gridarono 200 nomi.
Poco dopo ci trovammo stipati in vecchi aerei militari da trasporto, ammanettati ai sedili.
La nostra destinazione era il penitenziario dell'Isola dei Pini. Per ironia della sorte, questa famigerata prigione è situata tra splendide colline verdeggianti di fronte al mare assolato.
Il corpo principale del penitenziario consiste in quattro edifici rotondi alti sei piani detti "circolari". 
In ogni piano ci sono 80 celle destinate a una persona ciascuna; spesso fino a quattro uomini venivano rinchiusi in una sola cella.
Ai nuovi arrivati in quegli alveari umani il brusio di centinaia di voci dava un senso di stordimento.
Poi fummo assaliti dal fetore degli escrementi e dell'orina proveniente dalle latrine aperte, che è impossibile tener pulite per mancanza di acqua corrente.
Fin dal principio fu evidente che le autorità erano decise a distruggerci moralmente e fisicamente.
Una delle loro armi era la fame.
Alle 6.30 arrivava quella che avrebbe dovuto essere la colazione: un pentole di 200 litri di acqua calda con un po' di sapore di caffè o soltanto delle zucchero per le centinaia di uomini rinchiusi in ogni "circolare". 
Alle 10 portavano un pentolone di brodaglia puzzolente, chiamata minestra perché conteneva un po' di verdura marcia.
Alle 14.30 altra minestra, questa volta con un po' di pane duro come pietra e talvolta maccheroni o riso con certi strani fagioli cinesi.
Ben presto le conseguenze di questa dieta furono evidenti: la denutrizione non perdona.
Molti si ammalarono di tubercolosi; la dissenteria imperversava.
Soltanto i moribondi erano ammessi nell'infermeria.
Una sera Nicholas B. un ingegnere di 28 anni, mi sussurrò: "Gustavo, da tempo ho un atroce mal di denti. Temo di non poterlo più sopportare."
Il giorno dopo un detenuto che aveva studiato da dentista scoprì un malanno molto diffuso fra tutti noi: la carie dentaria.
Tolse quasi tutta la carie con dei chiodi finemente appuntiti ma la metà dei denti di Nicholas dovette essere estratta.
Due di noi lo tennero fermo, mentre il dentista gli strappava un dente dopo l'altro; al termine dell'operazione Nicholas, come molti altri, apparve grottescamente invecchiato, per tutte quelle caverne apertegli nella bocca.
L'acqua scarseggiava più di tutto.
Quella potabile arrivava per mezzo di camion da una vicina laguna. 
Tutte le mattine ci mettevamo in fila con i nostri secchi per ricevere la misera razione giornaliera. Era giallastra e pochi dei nuovi arrivati potevano berla senza che gli intestini si ribellassero.
E siccome potevamo lavarci di rado, e soltanto con l'acqua salmastra, su tutto il corpo sudicio e madido di sudore si manifestavano infezioni della pelle.
Le ispezioni improvvise ci obbligavano a star sempre all'erta.
In qualsiasi momento del giorno o della notte, poteva darsi che 200 o 300 guardie irrompessero da noi con le baionette inastate.
Appostavamo sentinelle pronte a gridare: "Incursione!"
Ognuno cercava affannosamente di nascondere qualsiasi oggetto di valore che ancora possedesse prima che ci spingessero nudi al pianterreno mentre i soldati frugavano le celle per distruggere o rubare tutto quel che capitava sotto gli occhi.
Dovevamo restare in piedi nel più assoluto silenzio.
Chiunque facesse il minimo rumore o movimento era gettato a terra a furia di calci.
Avveniva spesso che qualcuno più anziano non resistesse e cominciasse a gridare come un forsennato.
Lo trascinavano via e non se ne sapeva più nulla.
Se le guardie trovavano qualche oggetto non permesso, chi ne era in possesso era condotto sotto una gragnuola di colpi in una delle celle di punizione.
Queste celle sono scomparti in muratura con una porta di ferro e una feritoia attraverso la quale vengono gettati periodicamente secchi d'acqua per tener bagnato il pavimento. Gli uomini vi sono scaraventati dentro nudi per periodi varianti da un mese a oltre un anno, secondo il capriccio del direttore della prigione. Ho visto alcuni carcerati che uscivano di lì: cadaveri viventi con lesioni polmonari incurabili e paralisi degli arti.
Questa era la vita in quel luogo che chiamavamo l'Isola del Diavolo.
Dopo un anno e mezzo in cui persi una quindicina di chili, ebbi, come quasi tutti gli altri, la visita di un addottrinatore.
Era cortese, affabile. Mi offrì delle sigarette e perfino una buona tazza di caffè. Sapeva tutto sul mio conto.
"Non vi chiediamo di diventare comunista", mi disse con voce melliflua.
"Vogliamo soltanto aiutarvi. Che scopo c'è di rovinarsi la salute restando in questo luogo orrendo? Perché non partecipate a uno dei nostri programmi di riabilitazione? Potrete andare a trovare i vostri parenti e vivere in condizioni molto migliori."
Poi passò all'argomento preferito.
"Siete stato dimenticato da tutti, amigo. Siamo i soli che abbiamo veramente a cuore il vostro avvenire. Se i vostri amici americani sono dei veri amici, che cosa fanno per voi?"
Durante una mezza dozzina di visite discusse per ore, infine le autorità rinunciarono a convincermi.
Ma, come avvoltoi, stanno in agguato aspettando che qualche detenuto ceda sotto il continuo supplizio delle malattie, delle privazioni e della disperazione. 
Non smettono mai di ripetere: "gli imperialisti yankee si sono dimenticati di voi."
Quasi tutti sapevano che cosa fosse la "riabilitazione". 
Un prigioniero del nostro piano, che non aveva resistito al disperato desiderio di rivedere la famiglia, aveva accettato di partecipare al programma, ma in seguito si era rifiutato di collaborare ed era stato rimandato all'Isola dei Pini.
"Da principio non si deve far altro che ascoltare lezioni sul marxismo", ci raccontò.
"Questo si sopporta, perché si è lasciata l'orrenda vita della prigione, e si ha qualche piccolo lusso. Mi era permesso di vedere la moglie e i figli una volta la settimana. Ma poi c'è lo scotto. Per rimaner lì, si deve fare lezione agli altri. Una cosa è ascoltare l'addotrinamento comunista, magari facendosene beffe, e un'altra è far da maestro e cercare di convincere gli altri: allora si è moralmente distrutti. 
Amici e famiglia non ti rispettano più e neanche tu puoi più rispettarti. Ma per la gran maggioranza è impossibile pensare di tornare alla vita del carcere. I comunisti ti hanno ridotto come volevano. Non sei che una pedina nelle loro mani."
C'è soltanto un altro modo per andarsene. 

A metà del 1963 un disturbo agli occhi causato dalla denutrizione si era tanto aggravato da rendermi praticamente cieco.
Fui trasferito alla prigione-ospedale El Principe, all'Avana. Qui un medico anticastrista mio amico disse alle autorità che ero gravemente ammalato e vicino a morire. D'improvviso fui dimesso dal carcere in "libertà condizionata" e nel marzo del 1964 riuscii a ottenere un visto per il Messico.
La mia storia finisce qui.

Qualcuno potrà pensare che i miei ricordi siano divenuti confusi o che io esageri a scopo di propaganda.
In fin dei conti, non sono che uno dei tanti profughi cubani. 
Ma non molto tempo fa la Commissione interamericana per i diritti umani, una branca dell'Organizzazione degli Stati Americani, ha interrogato decine di cubani come me e ha pubblicato un documento. 
Chi è in dubbio dovrebbe leggerlo.

Ecco alcuni dei casi citati:

1) Un procuratore distrettuale fu tenuto in isolamento per un mese e mezzo. Una donna della sua famiglia che infine riuscì a vederlo per breve tempo, scoprì con orrore sui polsi dell'uomo due solchi sanguinolenti.
Egli le spiegò ch'era stato appeso al soffitto per i polsi per aver cantato l'inno nazionale.
Aveva 60 anni e pesava 110 chili.

2) Un giovane fu tenuto in isolamento per quattro mesi mentre gli psicologi giocavano con lui come avrebbero fatto con un topo in trappola.
Gli portavano un piatto di cibo e dopo mezzo minuto glielo toglievano dicendo: "è passata un'ora e non hai ancora mangiato."
Dopo dieci minuti gli davano la colazione, spiegandogli che aveva dormito tutta la notte.
Questo andò avanti per giorni e giorni.
Quando lo fecero uscire dall'isolamento, il giovane chiese a un compagno di cella.
"è vero che mio figlio ha 15 anni? è vero che ho scontato già 15 anni e che Fidel è ancora al potere e che noi siamo ancora qui?"

METTIAMO LA PROVA, PRIMA CHE QUALCUNO STARNAZZI DICENDO CHE ME LO SONO INVENTATA IO:


3) Una giovane donna ha raccontato: "Eravamo 17 in una cella senza brande e senza sapone. Per giorni e giorni di fila sedemmo e dormimmo sul pavimento coperto di sporcizia senza sapere che cosa accadeva all'esterno. Non sentivamo altro che le grida ininterrotte di una donna impazzita in una cella accanto alla nostra. Era terribile."

Per ognuno di questi racconti ce ne sono decine e decine che l'equivalgono. Sono stati verificati più di una volta e ne è stata accertata l'autenticità. 
Per quanto tempo ancora si tollererà tutto questo? è troppo chiedere che la storia dei prigionieri cubani sia detta al mondo e sia ripetuta finché non possa essere dimenticata o ignorata?
è troppo attendersi che gli Stati Uniti inducano le nazioni libere a chiedere senza tregua e senza compromessi che sia messa fine alle infamie che avvengono continuamente nelle prigioni di Castro?

Nota di Lunaria: aggiungo notizie trovate sui siti esteri che hanno parlato della dittatura a Cuba.

- Almeno 95 bambini e adolescenti sono stati uccisi (fucilati o trucidati) su ordine di Fidel Castro.

- Le persone che tentavano di fuggire da Cuba imbarcandosi su barche di fortuna venivano uccise da cecchini che sparavano contro di loro. 







Diario di un curato di campagna + Il giorno della civetta

Visto che non potevo salire al secondo piano della biblioteca (dove tengono teologia, poesia, filosofia, arte...) causa "assembramenti" ho potuto gironzolare solo al primo piano, dove tengono per lo più romanzi francesi, italiani e americani.

Comunque, non è stata poi una sfortuna perché ho finalmente trovato due romanzi del Novecento che volevo leggere da un po'.

Sono abbastanza famosi e citati. "Il giorno della civetta", in realtà, lo lessi a scuola come "libro per l'estate", probabilmente un po' dopo i 12 anni, ma non me lo ricordo.


DIARIO DI UN CURATO DI CAMPAGNA di Georges Bernanos

"L'uomo che ha accettato una volta per sempre la terribile presenza del divino nella sua povera vita", così Bernanos definisce il protagonista del suo libro: questa disarmata figura di prete cattolico che si consuma fino al limite della tentazione nell'impari lotta con il male impersonato dalla tragica opacità del mondo borghese di uno sperduto villaggio della Fiandra. Egli non deve salvare soltanto se stesso ma anche le anime dei suoi parrocchiani che gli sono ostili, o lo accettano passivamente trascinandolo nelle loro ipocrisie. Giunge fin quasi al punto di abiurare ma proprio sull'orlo della perdizione la coscienza della morte vicina lo salva.

"Diario di un curato di campagna" è un romanzo che ha in sé una carica drammatica che si va facendo via via sempre più febbrile e compressa ed esplode poi ad un tratto, in tutta la sua pienezza dinnanzi all'illuminazione.

"Ho cominciato il Diario una sera d'inverno senza sapere dove sarei giunto." Bernanos vi ha lavorato durante il periodo duro della guerra civile, in solitudine e miseria. Il romanzo è nato da uno stato di tensione, di chiarezza interiore e sofferenza particolari. Lo scrittore entra nella realtà tortuosa di una parrocchia attraverso le pagine del diario di un curato. Questa parrocchia sperduta nella Fiandra è l'immagine del mondo o meglio della cristianità: uguale a tante altre, forse a tutte le altre, è divorata dalla noia.

Il tema di fondo dell'opera dello scrittore è lo scontro tra Dio e Satana, tra i santi e i peccatori: "Il mondo del peccato sta di fronte al mondo della grazia come l'immagine riflessa di un paesaggio, al margine d'una acqua nera e profonda." 


IL GIORNO DELLA CIVETTA di Leonardo Sciascia

Il primo e il più grande fra i romanzi che raccontano la mafia.




Il Libro dei Morti e il Drago Celeste

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Stralcio tratto dal "Libro dei Morti", raccolta di testi magici attribuita al dio Thot (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/gli-dei-e-le-dee-del-pantheon-egizio.html) e ai suoi sacerdoti, databile forse anche prima del 3500 a.c

Steso lungo il fianco della montagna

dorme il Grande Serpente

lungo trenta aune e largo otto,

il suo ventre è ornato di silici e vetri scintillanti.

Ora io conosco il nome del Serpente della Montagna.

Eccolo: "Colui che vive nelle fiamme"

Dopo aver navigato in silenzio,

ecco che Ra lancia uno sguardo al Serpente.

Repentinamente la sua navigazione s'arresta,

in quanto colui che è celato nella sua barca

si tiene in agguato... 

Ecco che nel Libro dei Morti ricompare il Serpente Cosmico, già presente in tante altre culture.

Il Libro dei Morti si riferisce alla lotta tra Horus e Seth, (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/introduzione-al-pantheon-egizio.html) tra i figli della luce e quelli delle tenebre. Il Serpente citato nel Libro dei Morti, che giace sul fianco della montagna, è pronto a far piombare un diluvio di fuoco, per l'ira di Horus: "Annienterò i demoni... quelli che percorrono il cielo, quelli che abitano la Terra e anche quelli che raggiungono le stelle"

E i mortali abissi cosmici vengono descritti con queste parole: 

"Io mi approssimo alla zona maledetta nella quale sono cadute, precipitate verso il baratro, le stelle... in verità esse non poterono rintracciare le loro antiche orbite perché la loro strada è ostruita..."

Forse testi mitologici-magici come il Libro dei Morti descrivono guerre planetarie che sconvolsero l'Universo... (https://intervistemetal.blogspot.com/2021/04/strani-fuochi-vortici-di-fiamma.html)

"Il furore avvampò fra le stelle...", "Il furore accese Soli di morte..."

Alcuni testi della dinastia cinese Chou parlano dell'apparizione di dieci Soli nel cielo, che ricordano i prodigi narrati da Giulio Ossequente, alcune leggende medievali oltre agli avvistamenti di UFO testimoniati nel  Novecento. Durante l'apparizione di questi Soli, il regno cinese, come narrano quei testi, fu colpito da sciagure tremende: carestia causata da un gran calore, uragani, maremoti, mostri giganteschi... L'imperatore Yao consultò i suoi saggi ma fu solo il divino arciere Tsu-yu, capace di volare, che colpì i nove Soli falsi, lasciando solo il vero Sole; poi uccise i mostri e infine volò sulla Luna. I Cinesi scelsero il Drago come simbolo della loro cultura: dal Drago Celeste discendevano gli imperatori divini. (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/draghi.html)

Forse gli antichi Cinesi, similmente ad altri popoli, consideravano "draghi" quello che oggigiorno noi chiamiamo "astronavi"?











Strani Fuochi, Vortici di Fiamma, Serpenti Alati...

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In diverse zone del pianeta sono diffusi degli strani fenomeni luminosi. In Giappone, dal 31 luglio al 1°agosto, con l'arrivo dell'alba, nei pressi di Kumamoto, sull'isola di Kyushu, si accendono migliaia di luci arancioni sulle acque. Le ipotesi avanzate per spiegare il fenomeno non convincono: non sono lampade sui pescherecci, perché il fenomeno si verifica anche quando non ci sono barche e non è un evento naturale perché si verifica con regolarità, a prescindere dalle condizioni atmosferiche, ormai da mille anni.

Questo fenomeno viene chiamato "Shiranui" ("Fuoco Sconosciuto") ed è ritenuto, dagli Ufologi una prova che testimonia la presenza, sul nostro Pianeta, di alieni. Confrontando diversi miti, da diverse culture, possiano notare analogie e somiglianze.

La storia biblica di Elia è molto famosa: Acazia, re di Israele, cade da una cancellata e si ferisce. Invia una legazione all'estero per consultare i sacerdoti del dio Baal-Zebub.  Mentre gli uomini sono in marcia, il profeta Elia, seduto sulla cima di una montagna, accusa il re di aver peccato di blasfemia: "è forse perché non vi è Dio in Israele che voi andate a consultare Baal-Zebub, Dio di Ekron?" e gli predice morte. Acazia, furibondo, manda 50 uomini per arrestare Elia, ma il profeta riesce a disintegrarli tutti quanti  ("Scenda del fuoco dal cielo e consumi te e i tuoi 50 uomini! (...) E dal cielo scese del fuoco che consumò lui e i suoi 50") Altre due spedizioni vengono inviate, ma tutto risulta vano: re Acazia muore ed Elia parte per lo spazio in un vortice di fuoco: "Ecco un carro di fuoco e dei cavalli di fuoco che li separarono l'uno dall'altro ed Elia salì al cielo in un turbine."

Il vortice di fiamma, ricorrente anche in altri miti e leggende, sembra alludere alla propulsione di veicoli cosmici.

Anche in Amazzonia si racconta di un mito analogo: Elipas, sistematosi su una collina insieme ad un serpente, cura gli indigeni operando "strane magie di fuoco e di acqua", fino a che gli Dei, invidiosi di Elipas, gli scatenano contro "i malvagi uomini della boscaglia"; ma il serpente di Elipas sputa fiamme e incenerisce la foresta, calcificando il terreno e facendo ribollire le acque del fiume; Elipas, amareggiato, se ne va via, cavalcando il serpente in un vortice di fuoco; altri sostengono che Elipas sia stato inghiottito dal serpente.

Il personaggio "alla Elia" è diffuso in varie leggende;  a volte un personaggio del genere è accompagnato da un "serpente infuocato", che potrebbe alludere ad un'astronave.

Serpenti giganti, primordiali, piumati, alati, si trovano nelle leggende di Olmechi, Toltechi, Aztechi, Maya.

I veicoli celesti vengono spesso descritti come "carri di fuoco" o "uccelli\serpenti infuocati o di fiamma": per esempio, alcuni eroi indiani, nelle leggende, si innalzano in cielo su carri volanti e combattono in duelli aerei, usando "dardi esplosivi" simili alle nostre bombe atomiche... 

Draghi, uccelli di fuoco, serpenti con le ali, rappresenterebbero tutti, simbolicamente, la "macchina volante"...

L'archeologo Agrest ha rintracciato in molte regioni, specialmente nel deserto libico, delle tectiti, ovvero scaglie larghe di pochi centimetri, di aspetto vetroso, con una composizione chimica che le differenzia sia dalle meteoriti celesti, sia dai minerali terrestri. Si sono solidificate rotolando nel vuoto, prima di toccare terra. Ma cosa sono? Agrest fece notare che quando il satellite Sputnik II è rientrato nell'atmosfera, si sono formati dei tectiti: sarebbero frammenti staccatisi da veicoli spaziali per effetto dell'attrito rovente dell'atmosfera. Insomma, piste come quella di Nazca sarebbero serviti come guida ed orientamento per atterrare.

Gli scienziati russi avrebbero scoperto, nelle caverne del Turkestan o nel Deserto del Gobi, strani oggetti fatti di vetro e di ceramica, emisferici, terminanti con un cono entro il quale è racchiuso del mercurio. Che cosa sono? Nessuno lo sa. Alcuni scienziati, convinti dell'esistenza di antichi astronauti di questo o di altri mondi, affermano che quegli strani oggetti sarebbero strumenti montati sulle navi spaziali di migliaia di anni fa.

In un testo molto antico, che viene dall'India, si parla di macchine volanti di ferro con un carico di mercurio che si liberava nella parte posteriore con vampe e ruggiti. Altri testi concordano nel sostenere che le Vimana, o macchine volanti, avevano forma di sfera e navigavano nell'aria per effetto del mercurio, che suscitava un gran vento propulsore.

Splendenti conchiglie volanti si levano sulla Terra nelle leggende mongole, cinesi, giapponesi, indiane; piatti d'oro si librano a mezz'aria sull'America senza nome, dischi alati costellano il remoto passato dell'Egitto, della Persia (tra le raffigurazioni della tomba reale di Nacch i rustem, presso Persepoli, Dario I si volge ad Ahura Mazda, il dio della luce, scolpito su un disco che non è che il Sole, raffigurato a parte, più in alto), "falsi astri" splendono un po' dappertutto, forieri di sterminio e di rovina.

"Il furore avvampò fra le stelle", ricorda una tradizione mongola i cui riferimenti restano purtroppo ignoti,  "il furore accese Soli di morte..."

Alcuni testi della dinastia Chou, nell'antica Cina, riferentisi al 2346 a.c segnalano l'apparizione di dieci Soli nel cielo, un particolare che richiama alla memoria simili comparse sull'antica Roma, i prodigi celesti medievali e fenomeni analoghi, stranamente simili a quelli riferiti dagli osservatori di UFO dei giorni nostri.

I manoscritti Chuang-tsu, Liu-shi-ch'un-ch'iu e Hua-non-tsu descrivono come la Terra venisse colpita, durante il regno dell'imperatore Yao, da calamità terribili: un intenso calore arse le zolle, i raccolti furono distrutti, spaventosi uragani flagellarono le città e le campagne, i mari si levarono e ribollirono, sommergendo i campi, mostri enormi apparvero ovunque, seminando strage, e l'umanità temette l'apocalisse...

Alcune leggende riportate dal Feng-shen-yen-i riportano, in una chiave che diremmo di fantascienza, stranissimi eventi che sarebbero occorsi in una lontana "età dei prodigi", fra cui battaglie aeree simili a quelle descritte nel Mahabharata, il poderoso poema epico dell'India antica.  Fazioni rivali combattevano per il dominio della Cina, aiutate da creature celesti. Le guerre erano condotte con tecniche avanzate: accecanti raggi luminosi, gas venefici, "draghi di fuoco", "globi di fiamma", "dardi illuminati", guerre biologiche...

Il ricordo di macchine volanti e battaglie è presente anche nella letteratura epica indù.

Nelle leggende di molte tribù africane appaiono delle creature di aspetto umanoide: non sono né divinità né spettri, hanno un corpo e comunicano tra loro ma anche con gli esseri umani, pur potendo diventare invisibili; la cosa interessante è che possono volare all'interno di globi di luce. Questi esseri vengono chiamati con nomi diversi a seconda della zona: Utokoloshe presso gli Zulu o Osilulu presso le tribù dei Kwanyama. Anche i Boscimani credono a uomini venuti dalle stelle. Tutti questi esseri sono temuti anche se in genere hanno un atteggiamento benevolo nei confronti degli uomini.

Che il nostro globo in tempi immemorabili, sia stato squassato dagli echi di uno spaventoso conflitto planetario? L'idea può sembrare pazzesca, ma è altrettanto assurdo pensare che certe descrizioni di un realismo agghiacciante per noi uomini moderni, possano esser nate semplicemente dalla fantasia di popoli primitivi, che le stupefacenti concordanze dei miti di tutto il mondo siano puramente casuali...

 Citiamo anche Akakor, città delle antiche tribù brasiliane Ugha-Mongulala, Dacca e Haiscia.

Le loro leggende raccontano di navi d'oro scese dal cielo, accompagnate da fuoco e boati fragorosi. 

Secondo questi popoli, a visitare la Terra e a portare conoscenze agli uomini sarebbero state delle creature provenienti da un mondo chiamato Suerta, situato nelle profondità cosmiche.












Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2021/04/strane-apparizioni-in-arizona-in.html