Trama: molti bardi hanno cantato la storia di Artù, delle sue imprese e della gloria che accompagnò la sua vita; assai più flebili, invece, sono state le voci che hanno narrato l'avventurosa e tragica esistenza di sua madre Ygerne, di suo padre Uter Pendragon nonché delle sue sorellastre Elaine, Morgause e Morgana. Forse perché la storia della Britannia ama ricordare i suoi periodi di splendore e non quell'epoca oscura, in cui, cacciati gli invasori romani, la guerra civile dilaniava il Paese e l'Antica Religione veniva abbandonata con spregio per far posto a quella del crocifisso. O forse perché tanti e così incredibili furono gli avvenimenti in quel mondo che è difficile incontrare qualcuno che li ricordi tutti o che addirittura li abbia vissuti e sia disposto a raccontarceli. Eppure non possiamo ignorare ciò che accadde lassù a Bossiney, un tempo felice dimora della bella Ygerne e del suo fedele sposo Gorlois, né quello che avvenne a Londinium, quando gli occhi del re dei Britanni si posarono per la prima volta su Ygerne. E neppure quello che Merlino osò fare per adempire al patto stretto con re Uter, né lo sguardo che passò tra Morgana e il piccolo Artù, uno sguardo che doveva essere di odio e invece... Ebbene, qualcuno c'era là a Bossiney e poi a Tintagel e al monastero delle Suore Bianche. Qualcuno che ha visto e ha sentito e che sa vedere e sentire ben più di quanto possiamo fare noi che non conosciamo la magia. Ascoltiamo le parole di Gwennol dalla Lunga Vista, ascoltate il racconto della Maga...
Nota di Lunaria: "Il racconto della Maga" di Fay Sampson è il primo libro della saga della Figlia di Tintagel che si compone di 5 episodi:
purtroppo, solo il primo è stato tradotto in Italia.
L'Autrice è davvero prolifica: ha fatto uscire diversi libri, non solo di Fantasy. Purtroppo, come ho detto, della saga della Figlia di Tintagel in italiano risulta tradotto solo "Il racconto della Maga" ("Wise woman's telling"), originariamente scritto nel 1989 e tradotto in italiano nel 1996 (uscito per Teadue e ristampato fino al 2000)
Il libro è davvero ben strutturato: è tutto incentrato sul monologo di Gwennol, la nutrice di Elaine, Morgause e Morgana; attraverso i ricordi della vecchia nutrice (che ha avuto il compito di iniziare Ygerne e le tre figlie alla magia, ovvero ai Misteri Iniziatici Femminili), veniamo a conoscenza della vicenda che portò alla nascita di Artù. Tra l'altro, anche negli altri libri della saga, l'Autrice dà voce a singoli narratori che descrivono Morgana, e solo nell'ultimo, intitolato "Herself", "Lei stessa", lascia la parola a Morgana.
Come è facile intuire, il libro si concentra soprattutto su Morgana, personaggio che poi diviene centrale nei libri successivi. Le parti che ho apprezzato di più sono quelle che riecheggiano l'idea di Sorellanza, di Circolo Femminile, e della deleteria influenza cristiana che iniziava, ancor prima della nascita di Artù, ad ammorbare la condizione femminile di maga (quindi di mediatrice tra la Dea e l'umanità), rappresentata da Gwennol, che qui incarna l'aspetto della Crone, la Terza Faccia della Dea, quella della Luna Calante, dell'Anziana. Purtroppo però l'Autrice tratta questo aspetto in modo parco (almeno, per la mia aspettativa), forse posso ipotizzare - con l'intenzione di riprendere e approfondire l'argomento nei libri successivi; e tuttavia io avrei preferito leggere molte più pagine dedicate a questi Riti Misterici Femminili che parole come "Cornovaglia", "Madri" e "Morgana" subito fanno venire in mente. Anche la vicenda di Ygerne, ridotta a mo' di merce di scambio tra un uomo e l'altro si sarebbe potuta sviluppare meglio, magari con un'ottica di analisi al conflitto di genere e ai pregiudizi misogini che vedevano in una donna, come unica utilità, il ruolo di "concubina". Il conflitto interiore che strazia Morgana (nell'infanzia, essere sminuita dal padre Gorlois perché femmina e non maschio; poi assistere alla morte del padre avvenuta per la volontà lussuriosa di Uter di "possedere" Ygerne, moglie di Gorlois) invece è davvero ben descritto per tutta la vicenda, fino alla scena finale di Morgana sulla scogliera con il neonato Artù in braccio, sotto gli scrosci di una tempesta che si abbatte su un mare in tumulto.
In conclusione, peccato che di questa saga si possa leggere in italiano solo il primo episodio!
è un libro, e più in generale una saga, che con un racconto al femminile, ci mostra altre facce della vicenda di Artù, dando voce ai quei personaggi femminili che, nei racconti originari, hanno poche occasioni di "dire la loro". "Il racconto della Maga" è una lettura di svago e che svolge il compito per cui è stata creata, ovvero intrattenere col piacere della narrazione di bei paesaggi e personaggi fantasy, anche se io personalmente avrei preferito che l'Autrice descrivesse più a fondo una certa sensibilità wiccan dianica alla quale la vicenda poteva prestarsi. Infine, una nota di prestigio alla vicenda è l'abilità dell'Autrice a raccontare e descrivere gli elementi naturali (il mare, la scogliera, i cambi di stagione...) che contribuiscono a dare alla vicenda un'aura panteista che ben descrive come i nostri antenati dovessere vedere la Natura (e di conseguenza, anche la loro stessa vita), nei suoi ritmi stagionali.
Qualche estratto dell'opera:
"L'estate finisce quando la falce morde il frumento e la lepre si nasconde in fondo al campo finché il mietitore non le lancia contro il suo falcetto e le stoppie non s'inzuppano di sangue. (...) Però questa volta non furono le falci a mandare bagliori. Gli uomini ripartivano per la guerra. Non ho mai visto un sassone. Le estati sono venute e sono passate come le maree in una baia (...) c'è un disegno per ogni cosa. "
"Morgana si divincolò da me e corse verso il cavallo del padre.
Prendimi con te!, lo supplicò, come se Gorlois stesse per partire per un'altra caccia.
Di questi tempi le donne non vanno alla guerra, le disse ridendo.
Boadicea l'ha fatto! E anche Mab. Ed è stata Scathach a insegnare a Cu Chulainn a diventare un guerriero."
"Non sapevamo se Uter sarebbe calato su di noi con le tenebre, come Gorlois gli aveva insegnato quella notte a Mount Damen. Sobbalzavamo ad ogni rumore. Non eravamo in molti e probabilmente avevamo l'aria di un manipolo di spettri (...) il maniero doveva apparire vuoto e abbandonato. (...) La luna si levò tardi quella notte. E quando arrivò, cercai con tutte le mie forze di ubbidire all'ultima raccomandazione del mio signore. Sapevo che non avrei potuto tenere lontano da noi Uter Pendragon, perché accanto a lui c'era Merlino. Tuttavia potevo fare in modo che fossimo avvolti in quella tipica nebbia della Cornovaglia."
"Mi coprii gli occhi con le mani, ma non potevo coprirmi le orecchie. Ai miei tempi anch'io ho recitato formule magiche, ma non ho mai udito parole come quelle prima di allora. (...) Quel potere fermò Morgana prima che raggiungesse l'orlo della roccia. S'irrigidì e non si mosse più, ferma come la mano che Merlino aveva rivolto verso di lei. Negli occhi di ghiaccio si scorgeva il bagliore della luna."
"Ecco come è andata. Ho raccontato la mia storia e adesso vi dirò perché. Stanotte è qui anche Morgana, che aspetta al di là di quella porta. Ed è venuta a chiamarci per aiutarla a raddrizzare i torti che le sono stati fatti. Così, sorelle mie, sottoporrò a voi la questione. Che cosa faremo, noi maghe, riguardo al figlio di Pendragon?"