Hera è la Dea Greca che più ha subito una "denigrazione" a favore dell'instaurazione del patriarcato greco, caricandosi, via via, di qualità femminili negative, pienamente funzionali al rafforzamento della divinità maschile: Zeus stesso.
Zeus ed Hera sono complementari tra loro e ciascuno esiste, si potrebbe dire, perché esiste il suo contrario: Zeus è l'infedele "cornificatore", Hera è la fedelissima "cornuta"; Zeus è il magnanimo, Hera è la vendicatrice (sulle amanti del marito). Hera incarna "la condizione stessa della moglie", in un contesto patriarcale. Tuttavia, alle origini, Hera non corrispondeva affatto a questa "figurina" patetica, neanche "Dea Madre" ma solo "moglie petulante", peraltro "sorella di Zeus" obbligata dalla sua stessa natura, ad essere "fedele" ad un marito continuamente occupato ad accoppiarsi con qualsiasi donzella.
Uno dei miti racconta di come Zeus, per sedurre Hera (che in principio lo rifiutava) si tramutasse in un cuculo infreddolito; Hera, mossa a compassione, lo prese tra le mani e lo portò al seno per riscaldarlo; Zeus, tornato alla forma maschile, la violentò. In questo "stupro mitologico", come hanno suggerito alcuni mitografi e psicoanalisti, si può vedere il passaggio dal matriarcato al patriarcato, specialmente inteso in senso gerarchico e marziale: il Dio si impone sulla Dea, prima Principio della Vita, stuprandola: è la forza fisica mascolina che prevale sulla forza emotiva femminile, nell'unico modo possibile.
Per questo, gli animali "totemici" sacri ad Hera sono il pavone, il cuculo ma anche la vacca (e qui si potrebbe fare un collegamento con un'altra Dea: Hathor)
Stralcio tratto da
"Per consolidare il dominio della nuova elite al potere era necessario che le donne fossero private delle loro facoltà decisionali; parallelamente le Sacerdotesse dovevano essere spogliate dell'autorità spirituale [...] Tuttavia non si poteva sempre e solo usare la forza per ottenere obbedienza, si doveva fare in modo che gli antichi poteri che governavano gli universi, simboleggiati dal calice che dà la vita, venissero sostituiti da nuove e più potenti divinità, le cui mani ormai impugnavano la spada sovrana e per riuscirci bisognava fare innanzi tutto una cosa: abbattere la Dea stessa e non solo la Sua rappresentante terrena, la donna, dalla posizione di preminenza che occupava. In alcuni miti mediorientali si raggiunge lo scopo narrando l'uccisione della Dea, in altri Ella viene sottomessa e umiliata con uno stupro, per esempio la prima volta che viene citato nella mitologia del Medio Oriente, il potente Dio Enlil, è per raccontare il suo stupro della Dea Ninlil; simili racconti avevano un fine sociale molto importante: simboleggiavano e giustificavano l'imposizione del dominio maschile. Un altro espediente diffuso era quello di ridurre la Dea al rango subordinato di consorte, moglie di un Dio maschio più potente (è il caso di Hera, per esempio); oppure si trasformava la Dea in una divinità guerriera."
Hera è quindi una Dea tragica, costantemente umiliata, mai serena, costretta a subire uno stupro e poi ad assistere ai continui tradimenti; l'unica soddisfazione (passeggera) che le è concessa è quella di vendicarsi sulle amanti del marito.
Dal punto di vista simbolico, è archetipo delle donne troppo idealiste che credono all'amore o alla fedeltà eterna che offrono costantemente una seconda (e terza, e quarta, e quinta...) possibilità di fronte a mariti "dongiovanni", che spesso se ne approfittano.
Hera è lodata come dai "Grandi occhi bovini", accostata alla melagrana, simbolo di fertilità perché ricchissima di semi.
Negli occhi della Dea ritorna il simbolismo della vacca, che fu tra i primi animali divinizzati, insieme al toro. Non sarebbe assurdo ipotizzare che anticamente Hera fosse rappresentata con fattezze bovine, come Hathor!
Si ricordi che Hera è comunque legata al Toro.
Anche nella mitologia norrena c'è l'idea del frutto dell'immortalità, come le mele delle Esperidi o la melagrana di Hera\Persefone: Idun è colei che custodisce i meli magici che donano l'immortalità.
La vita di Hera, la moglie tradita infinite volte e che non può scindere il legame che la lega a Zeus, somiglia a quello delle donne terrene. Hera è davvero umana e quindi della donna umana porta tutte le debolezze, le insicurezze e le fragilità; modernizzando un po' la figura di Hera, facendola diventare nostra contemporanea, la si potrebbe quasi identificare con le donne tradite in quei momenti nei quali si passa dalla tristezza al rancore contro un fidanzato non proprio esemplare.
In un certo senso, puramente simbolico, Hera, nel suo essere una Dea da una parte estremamente delusa sentimentalmente e dall'altra estremamente "incattivita" a causa della continua frustrazione, "divinizza" anche questo aspetto della nostra femminilità.
Hera rappresenta tutte quelle donne che danno davvero troppo al loro prossimo, e spesso ne vengono deluse, tradite, abusate nella fiducia e nella disponibilità illimitata.
In un certo senso l'archetipo di Hera ci serve per metterci in guardia, per dire "Mostrare una fiducia ed una fedeltà assoluta è spesso controproducente perché la realtà umana è affossata da difetti, inconvenienti, mancanze"; forse Hera ci aiuta proprio, facendoci da specchio, a capire che non si può vivere solo di pretese irrealistiche, di sogni e chimere ("Il grande amore eterno, la fedeltà assoluta ed incondizionata") che non hanno riscontro nella nostra realtà umana proprio perché l'essere umano non è perfetto, ma deve scendere a patti con la propria natura deficitaria. Spesso la sofferenza nasce proprio dall'aver sopravvalutato, in modo poco obiettivo, gli altri, caricandoli di aspettative troppo alte e chimeriche.
Hera rappresenta un femminile paziente, disposto a "mandare giù" umiliazioni e tradimenti, accontentandosi "solamente" di sfogare la frustrazione contro le amanti del marito.
Quando Hera, per vendicarsi, scappa dall'Olimpo, nascondendosi nell'Eubea Zeus per riconquistare Hera fa spargere la voce di voler prendere un'altra moglie e facendo costruire una statua di legno, adorna di gioielli e vesti nuziali, ordisce il tranello: fa girare la statua-moglie in corteo, sopra un carro dorato tirato da dodici candidi buoi, tra due ali di numi e ninfe festanti.
Hera, che guardava di nascosto, non poté tollerare questo affronto:
strappò il velo nuziale per vedere la faccia della "nuova moglie" di Zeus: quando capisce di essere davanti ad una statua, ride e piange nel capire che Zeus non può dimenticarsi di lei.
Hera, come abbiamo detto, è legata al toro, al cuculo e al pavone
Una divinità induista legata al pavone è Murugan
ALTRO APPROFONDIMENTO tratto da
La maestosa Era, che i romani chiamavano Giunone, era la Dea del matrimonio. Fu la consorte di Zeus\Giove, figlia di Rea e Crono. Probabilmente il suo nome significa "Grande Signora", forma femminile della parola greca "Heros", eroe.
I poeti greci parlano di Era come della "Dea dall'occhio bovino", per celebrare i suoi occhi grandi e bellissimi.
Come simboli, aveva la mucca, la Via Lattea, il giglio, l'oca, il melograno, il cuculo - spesso rappresentato sul suo scettro -, la coda del pavone, simbolo della vigilanza, con i suoi "occhi" colorati disegnati dalle piume.
La mucca sacra fu un simbolo tipico associata alla Grande Madre (soprattutto nel contesto indù), mentre la Via Lattea o Galassia, dal greco "gala", latte, riflette la credenza che la Via Lattea provenisse dalle mammelle della Grande Madre\Regina del Cielo: quando il latte sgorgò dal seno di Era, si formò la Via Lattea; le gocce che caddero sulla terra divennero gigli, simboli anche
dell'autofecondazione dei genitali femminili divini.
Il culto di Era, però, fu anteriore a quello di Zeus. Nella mitologia greca Era aveva due aspetti: era celebrata come potente Dea del matrimonio, ma denigrata come bisbetica, litigiosa, vendicativa, gelosa.
(Nota di Lunaria: probabilmente, agli inizi, più che una Dea "del matrimonio" e quindi sottomessa al marito, era una Dea della luce mattutina e dell'atmosfera, quindi anche della pioggia e del vento; un suo epiteto, di ambito romano, ma ne aveva molti altri, la invoca come "Iuno Lucina", Dea della luce e dei parti, e Iuno Celestis, Dea del cielo. A Roma, Giunone era collegata al serpente e alla capra)
Nel mito, Era veniva descritta come una bellissima Dea; Zeus se ne invaghì e per sedurla, si tramutò in un tenero e tremante cuculo: quando Era lo vide, per riscaldarlo se lo strinse al seno; a quel punto Zeus si ritrasformò e cercò di violentarla, ma lei resistette. Accettò di sposarlo solo quando lui le promise di sposarla.
Dopo trecento anni, Zeus si stancò di Era e cominciò a tradirla, suscitando la sua gelosia vendicativa che si sfogava contro le amanti di Zeus, e non contro di lui (c'è da far notare che Zeus ingannava o stuprava le sue amanti umane)
Era ebbe alcuni figli, ma tutti mostruosi, collerici o poco importanti. Spesso quando Zeus la tradiva, la Dea vagabondava per il mondo.
Aveva tre appellativi, a seconda dei santuari dove la si venerava: in primavera era chiamata "Parthenos", Era Fanciulla-Vergine;
in estate e autunno era "Teleia", Era la Perfetta-Realizzata;
in inverno diveniva "Chera", Era la Vedova.
Questi tre nomi corrispondevano agli stadi della vita della donna.
A primavera, una sua statua veniva immersa in un bagno che le restituiva la verginità, in estate avveniva il matrimonio rituale, in inverno avveniva la separazione da Zeus ed Era diveniva la Vedova.
Questo tipo di Dea è ambivalente, perché venne onorata e oltraggiata: rappresenta una forza potente della personalità della donna, nella gioia e nella sofferenza; e l'archetipo della donna-Era è quello di una donna che si senta realizzata solo "come moglie di..." tendendo a dipendere dal marito (che se appartiene all'archetipo-Zeus, può anche mettere in atto tradimenti e abusi senza che poi effettivamente la donna-Era sappia reagire, come si verificava nelle vicende mitologiche di Zeus ed Era)
La possibilità di portare a termine un ciclo e ricominciare daccapo è insito nella mitologia di Era. Nel ciclo del culto annuale la Dea era a primavera la Fanciulla, in estate\autunno la Realizzata e in inverno la Vedova. (Nota di Lunaria: questi archetipi sono presenti anche nelle Dee indù)
Ogni anno, a primavera, veniva restituita alla verginità (quindi "al non dipendere dall'autorità maschile", ricordatevi che Era rappresenta un tipo di Dea patriarcale, tipica del contesto greco) e il ciclo ricominciava da capo. Se comprende questa possibilità archetipica, la donna-Era legata ad un matrimonio infelice può "rendersi vedova" da un punto di vista emotivo, lasciando un rapporto che le offre soltanto vuoto, violenza e infedeltà.
Allora potrà ricominciare da capo, questa volta facendo una scelta saggia. Con un nuovo matrimonio, il suo desiderio di essere moglie potrà venire soddisfatto in maniera positiva.
Il ciclo può essere vissuto anche come un'esperienza interna, se la donna abbandona il bisogno di essere moglie o l'aspettativa di una realizzazione personale attraverso questo ruolo.
L'ARCHETIPO DI ERA NELLA DONNA
L'Archetipo Era rappresenta il desiderio di essere moglie.
La donna con un archetipo-Era si sente incompleta senza un uomo.
è spinta al matrimonio da un istinto che le deriva dalla Dea.
Il dolore per la mancanza di un compagno può essere un'esperienza devastante.
Questo tipo di donna ha bisogno del prestigio del matrimonio, tanto che ne sogna uno in grande stile, in chiesa, piuttosto che quello civile. Il giorno delle nozze, questo tipo di donna si sente come una Dea.
Nancy Reagan era un tipo di donna-Era, tanto che senza il marito si sentiva "infelice, senza alcuno scopo e orientamento nella vita"; ebbe ad dire: "Per quanto mi riguarda, non ho veramente mai vissuto finché non ho incontrato Ronnie"
Una volta sposata, la donna-Era tende a restare fedele, "nella buona e nella cattiva sorte". Senza Era, la donna può vivere una serie di brevi relazioni sentimentali che abbandona quando l'innamoramento svanisce.
Per la donna-Era, i significati del matrimonio sono la realizzazione del bisogno di essere la compagna di un uomo e il riconoscimento sociale dello status di marito e moglie.
Le cerimoni nuziali e religiose conferiscono un valore sacro al matrimonio e sono le rappresentazioni simboliche dei rituali sacri di Era.
Quando la donna-Era è corrisposta può sentire un profondo erotismo, una beatitudine e un senso di unione con il suo "compagno sacro". In questo stato, la donna diventa "Era la Perfetta, la Realizzata"
Questa donna-Era tende a fare del marito il centro della propria vita: lui viene prima di ogni altra cosa.
Ma se la donna-Era viene rifiutata e tradita, e non è corrisposta, riversa la sua collera sulle altre donne. è un tipo di donna che non condanna quasi mai il compagno (perché dipende da lui), ma scatena il suo rancore sugli altri.
Questo genere di donna può arrivare anche all'omicidio.
Una lettera di un'assassina, Jean Harris, conteneva queste parole:
"Sei stato la cosa più importante della mia vita\Mi tieni in tuo potere minacciandomi di abbandono - una facile minaccia perché sai che non potrei vivere - e così me ne sto a casa da sola, mentre tu fai l'amore con una donna che mi ha completamente distrutto.
Sono stata umiliata pubblicamente più e più volte."
L'archetipo Era dà la capacità di legarsi, di essere fedeli e di restare sposate "nella buona e nella cattiva sorte."
Senza Era, la donna vive una serie di brevi flirt; può accadere che non si sposi mai o che si sposi ma non viva l'unione con l'uomo che ha sposato nel tipico modo di Era.
IL MODELLO NEGATIVO DI ERA
La Dea Era riversava la sua collera contro Zeus per le sue infedeltà, canalizzandola contro "la rivale" o sui figli da lui generati.
L'archetipo Era predispone la donna a spostare il biasimo dal compagno (verso cui dipende) sugli altri.
ALTRO APPROFONDIMENTO
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Gli ostacoli che la donna incontra per riuscire a raggiungere la propria identità sessuale sono molteplici. Dopo aver parlato della spesso "utopica" scelta genitale, desidero soffermarmi su alcune modalità di scelta del partner che anche oggi continuano a persistere e che indubbiamente dimostrano quanto ancora siamo lontane da un reale cambiamento.
La scelta per appoggio, più facilmente attribuita alla donna dalla tradizione culturale, viene ancora effettuata dal 17,7% delle adolescenti [dati del 1986] e porta all'assunzione di un ruolo di sottomissione, di una Maschera.
Il partner rappresenta il genitore-onnipotente attraverso il quale la donna soddisfa soprattutto il bisogno di attaccamento e successivamente quello di autorealizzazione. Infatti quest'ultimo è il bisogno che più facilmente viene frustrato dalla mancata acquisizione della fiducia di base, che provoca, nelle prime fasi dello sviluppo psicosessuale, l'investimento sulla linea di appoggio.
Un'ulteriore modalità di scelta mirata a confermare l'identità femminile è invece legata a un forte bisogno di simbiosi in quanto non è stata possibile la rottura del guscio e il distacco della figura che soddisfaceva il bisogno di sicurezza. Sono le scelte di donne che desiderano un partner stabile per tutta la vita.
Forse, divenute consapevoli del pericolo che si nascondevano dietro l'illusione di una sessualità libera, le donne hanno iniziato una nuova fase, ritornando a chiedere non la coppia monogamica ma la coppia chiusa, "noi due entro un territorio di sicurezza e il mondo-nemico fuori"
Per questo si addice il mito di Era, il cui nome antico doveva significare "Signora", un tempo.
La Dea era figlia di Rhea e quindi sorella di Zeus, assieme ad Estia e Demetra.
Alla nascita di Zeus, Era pregò la madre di lasciare alle sue cure il bambino che avrebbe voluto come suo sposo.
Essa "sceglie" il proprio futuro sposo sottraendolo alle ire di Crono con l'espediente di appenderne la culla a un ramo d'albero in modo che "non fosse né in terra né in cielo né in mare".
è dunque la Dea simbolo della bimba che, già da piccolissima, quando le si chiede che cosa farà da grande, risponde: "mi sposerò".
Era, che poteva avere figli anche da sola, e poteva entrare e uscire dall'Olimpo a suo piacimento, sceglie, da adulta, nuovamente Zeus come suo sposo, lottando contro tutte le altre donne da lui desiderate.
I due si azzuffavano di continuo: irritata dalle molteplici infedeltà dello sposo, Era lo ingannava a sua volta, ma spesso si faceva prestare da Afrodite la magica cintura per risvegliare la passione dello sposo.
Nel compagno la Dea non cerca la realizzazione nella maternità, ma la realizzazione di sé come persona attraverso il matrimonio, che costituisce - dal punto di vista di alcune donne - il completamento di se stesse avendo come specchio un unico uomo, completamento per cui anche la moglie deve essere una sola.
Da questo concetto di indispensabile simbiosi nasce la gelosia di Era (e di tutte le donne come lei) e il suo odio contro i figli che Zeus aveva da altre donne, ma anche la sua incapacità a lasciare l'uomo dal quale dipendeva la sua identità.
Era quindi cerca nel compagno "l'altra parte di sé", quella che ancor oggi viene chiamata "la mezza mela". La forma di matrimonio che la Dea proteggeva era infatti quella monogamica; il suo ruolo, quello della moglie legale, signora della casa.
Questo comportamento, attribuito nel mito arcaico alla regina dell'Olimpo, sembra contraddire quanto è stato osservato in etologia.
Tra gli animali infatti la monogamia ha valore per la sopravvivenza della specie laddove i piccoli hanno bisogno, nel periodo critico dello sviluppo, delle cure di entrambi i genitori. I maschi poligami che sono, in termine tecnico, più spendibili (essendo infatti in soprannumero) non partecipano affatto alle cure parentali... la situazione è ovviamente opposta per la specie monogama ove, non essendovi una spinta competizione tra i maschi, i segnali sessuali sono ridotti al minimo. In questi casi anche le cure parentali sono divise fra i sessi.
Nella specie umana i figli hanno bisogno di entrambi i genitori e agli uomini non servono "piume di pavone" o le lunghe criniere dorate per catturare la preda. La bellezza è stata infatti considerata prerogativa della donna, la quale se ne è servita fino a quando il lavoro non le ha consentito la sopravvivenza.
(Nota di Lunaria: in realtà, fino a tempi recenti, l'uomo era considerato valido soprattutto se ricco e potente; in tal caso, poteva anche non essere bello esteticamente. Con la maggiore emancipazione femminile, una moltitudine di donne entrate nel mondo del lavoro - anche in professioni ritenute da sempre maschili - che non dipendono più da un uomo, lo sdoganamento del p*rno rosa, ha reso le donne più attente anche all'estetica maschile: vedi i VIP uomini considerati dei sex symbol da ragazzine e da donne e il fenomeno dei prostituti di lusso per donne)
Il concetto di territorio in etologia si riferisce solo all'area fisica dalla quale l'animale tra il necessario per la sopravvivenza propria e della specie; nell'uomo è la sessualità della coppia che può essere considerato il territorio che fornisce il nutrimento psicologico.
Il territorio della sessualità è il luogo in cui nasce il piacere, dove è possibile giocare, dove hanno spazio la fantasia e la creatività che mutano la qualità della vita e che permettono a un rapporto di crescere.
Generalmente l'infedeltà è ritenuta un pericolo per la sopravvivenza della prole, perché, in molti casi, porta alla separazione della coppia; tra gli uomini infatti i figli hanno bisogno di entrambi i genitori per giungere all'identità di persona. (Nota di Lunaria: attualmente, non è neanche più così: ci sono figli cresciuti da genitori single e figli cresciuti da genitori omosessuali e non sono meno "sviluppati di identità" rispetto ai figli cresciuti nelle famiglie tradizionali)
La fedeltà deve essere considerata un dono. Quando invece viene imposta dal codice morale di una persona che ha interiorizzato "l'inflessibile perfezione dell'Oggetto-Sé idealizzato" e desidera quindi che l'Altro gli dia una sicurezza che rappresenta il bisogno arcaico non soddisfatto, diventa una prigione. (...) Era sembra ferita non tanto dalla continua infedeltà di Zeus, ma dal bisogno di avere figli con ogni altra donna da lui desiderata, ma che non minano la stabilità del loro rapporto: è lei, Era, che resta, nonostante tutto, l'unica moglie del re dell'Olimpo.
Ancora oggi molte donne combattono per questo privilegio non legato all'amore per il partner o per i figli, ma solo al proprio bisogno di sicurezza, che viene soddisfatto mediante il possesso e il riconoscimento legale di un uomo. (...)
L'identità sessuale legata alla bellezza e alla seduttività ha costantemente bisogno che un uomo, o meglio, di molti uomini, si accendano di desiderio per essere realizzata. (Nota di Lunaria: cosa che è stata portata al suo estremismo con l'invenzione dei social network e il fenomeno delle youtuber\bloggher "trendy e seguite da moltissimi followers") Lo specchio magico della regina nella fiaba di "Biancaneve" sottolinea l'importanza che questa conferma ha per l'identità femminile, che si struttura inizialmente dal riconoscimento di un corpo femminile bello, attraente, seduttivo.
Una simile scelta implica il rifiuto di una relazione oggettuale: l'altro è usato come uno specchio che deve solo confermare l'identità della donna, ma uno specchio è una cosa, non una persona: può quindi essere abbandonato se non riflette l'immagine che la donna desidera, oppure perché un solo specchio non basta.
Un'identità incerta ha bisogno di tanti specchi.