Hera

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Ormai sembra molto probabile, se non certo, che Hera, la moglie di Zeus ricordata quasi esclusivamente come una Dea petulante e gelosa, - e diciamo la verità, molto snobbata dalla Neo Pagane moderne che le preferiscono altre Dee... forse proprio perché Hera è inscindibile da Zeus - in realtà agli inizi fosse stata la Dea più potente del pantheon greco primigenio, anche più potente di Zeus, Dio (Padre) che si impose solo nel passaggio da matriarcato greco a patriarcato (la famosa era che ha formato tutto il nostro sistema culturale, poi filtrato attraverso l'inquinamento cristiano che ha fatto incetta di concetti greci cucendoli addosso alla loro favoletta evangelica...).



Non si trova moltissimo su questa ipotetica ma molto probabile e affascinante Grecia matriarcale (e quando mai a scuola te la fanno studiare?!). Comunque, ho trovato un libro che cita Hera e anche le antiche Trinità Femminili del grano (quasi certamente dei riti celebrati da donne perché la donna, come la terra, "germogliava" dando la vita al figlio - come la terra genera il grano)



Insomma, ancora una volta, prima di "padre, figlio e spirito santo", la Trinità era concetto tutto femminile (escludendo forse l'India, la cui idea di Trimurti è legata a Brahma, Vishu e Shiva, ma comunque esiste anche una Trimurti Femminile: Lakshmi, Durga, Sarasvati)




e ancora una volta, ben prima dell'odioso gesù e del suo "Padre Nostro/dacci oggi il nostro pane quotidiano",
era Demetra, la Dea del Grano... Madre Terra!

Povera Hera! Nel passaggio dal patriarcato è stata ridotta ad una petulante moglie gelosa e vendicativa, sempre messa alla berlina da uno Zeus "cornificatore" che la faceva sempre franca...
Hera è forse la Dea che più ha subito un vero danno d'immagine (peraltro calcolato ad arte dai greci patriarcali, che potevano così sfogare la loro misoginia esaltando il solo Zeus e abbassando il principio femminile rappresentato da Hera), e oggigiorno risulta difficile "ricostruire" l'immagine della Dea... forse non sapremo mai com'era agli inizi, come la si adorava, con quali riti, e come fossero le sue Sacerdotesse... Possiamo solo fare ipotesi e congetture.
Hera si carica, nel passaggio da matriarcato a patriarcato, di qualità femminili negative, pienamente funzionali al rafforzamento della divinità maschile: Zeus stesso.
Zeus ed Hera sono complementari tra loro e ciascuno esiste, si potrebbe dire, perché esiste il suo contrario: Zeus è l'infedele, Hera è la fedelissima; Zeus è il magnanimo, Hera è la vendicatrice.

Per alcuni studiosi, lo scopo centrale di Era sempre stato la “perfezione matrimoniale”. Eppure questo è impossibile, perché era una divinità pre-ellenica molto antica, adorata probabilmente molto tempo prima della scoperta relativamente tarda della paternità, e sicuramente molto tempo prima dell'invenzione del matrimonio patriarcale. Era sempre stata associata all'accoppiamento e alla fertilità, ma ciò è del tutto diverso dal matrimonio formale: il primo e il più longevo nucleo sociale dominante della storia umana fu quello composto dalla madre e dal figlio, non dal marito e dalla moglie.




Ricordiamoci anche che in un mito Zeus violenta Era: ingannata da Zeus, che si era tramutato in un cuculo infreddolito, Era, colta da compassione, lo stringe al seno e Zeus ne approfitta per ritrasformarsi e violentarla obbligandola così a diventare sua moglie; secondo alcuni mitografi e psicoanalisti, lo stupro, nei miti, rappresenterebbe il passaggio dal matriarcato al patriarcato, specialmente inteso in senso gerarchico e marziale: il Dio si impone sulla Dea, Principio della Vita, stuprandola: è la forza fisica mascolina che prevale sulla forza emotiva femminile, nell'unico modo possibile.

In quanto Dea del matrimonio, Era non poteva tradire Zeus, pur desiderando vendicarsi per i suoi continui tradimenti; ma nonostante sia una Dea del matrimonio (non molto "amoroso e paritario" ma riflettente in tutto e per tutto la società greca misogina) Era non è una Dea Madre (non è neanche amorosa nei confronti dei suoi figli). Probabilmente, Era alle origini fu una Dea guerriera, e non un'originaria Dea Madre, ma una Dea terrifica privata del suo vero ruolo e sottoposta (di malavoglia) all'autorità di Zeus.

Stralcio tratto da



"Per consolidare il dominio della nuova elite al potere era necessario che le donne fossero private delle loro facoltà decisionali; parallelamente le Sacerdotesse dovevano essere spogliate
dell'autorità spirituale [...] Tuttavia non si poteva sempre e solo usare la forza per ottenere obbedienza, si doveva fare in modo che gli antichi poteri che governavano gli universi, simboleggiati dal calice che dà la vita, venissero sostituiti da nuove e più potenti divinità, le cui mani ormai impugnavano la spada sovrana e per riuscirci bisognava fare innanzi tutto una cosa: abbattere la Dea stessa e non solo la Sua rappresentante terrena, la donna, dalla posizione di preminenza che occupava. In alcuni miti mediorientali si raggiunge lo scopo narrando l'uccisione della Dea, in altri Ella viene sottomessa e umiliata con uno stupro, per esempio la prima volta che viene citato nella mitologia del Medio Oriente, il potente Dio Enlil, è per raccontare il suo stupro della Dea Ninlil; simili racconti avevano un fine sociale molto importante: simboleggiavano e giustificavano l'imposizione del dominio maschile.
Un altro espediente diffuso era quello di ridurre la Dea al rango subordinato di consorte, moglie di un Dio maschio più potente (è il caso di Hera, per esempio); oppure si trasformava la Dea in una divinità guerriera."

Ora, con questi elementi diventa facile decodificare la figura di Hera, se vogliamo, una Dea tragica, sfortunata, incompresa, destinata ad una continua umiliazione, ad una continua insoddisfazione sentimentale: vorrebbe amare ed essere riamata in modo esclusivo, è costretta a stare con una personificazione del Maschile che la tradisce di continuo; legata ai suoi principi di
fedeltà incrollabile, sfoga il malcontento sulle ninfe e donne ree di aver sedotto l'incostante marito; in effetti Hera rappresenta tutte quelle donne troppo idealiste che credono all'amore

o alla fedeltà eterna (*) che offrono costantemente una seconda (e terza, e quarta, e quinta...) possibilità di fronte a mariti o amici traditori, che spesso se ne approfittano.
Hera è l'archetipo di una donna che ha tutto, dal punto di vista materiale (lei è la regina dell'Olimpo...) ma a causa di un errato idealismo sull'amore o sulla fedeltà, subisce tutte le aspettative deluse.

(*) Il concetto di eternità è di per sé assurdo, perché la nostra realtà attuale e concreta è limitata al solo presente.
 

Perché nessuno, fra gli Dei e i mortali, dimostra simpatia per Lei? Perché è virtuosa, insensibile alla corte dei Celesti, intoccabile perché moglie del padre degli Dei; ma soprattutto perché delle sue virtù di moglie (più che di madre, ruolo che è ricoperto da Demetra, più che da Hera, pensiamo al mito di Demetra in cerca della figlia Kore/Persefone...), puntigliosamente fedele ad un marito infedele (che ovviamente non meriterebbe affatto di avere accanto a sé una donna dai principi morali come Hera!), ella ne ha fatto un vanto e un'arma, con la quale condanna e ricatta quasi tutti gli abitanti dell'Olimpo.
Turris Eburnea, Torre d'avorio, bella e inespugnabile, talmente inespugnabile che Zeus, per sedurla, è costretto a trasformarsi in un cuculo bagnato ed infreddolito. La Dea "Boopide", dai "Grandi occhi bovini" (1), raccolse l'uccellino intirizzito dal freddo e lo scaldò al suo seno: in questo modo Zeus ottiene il sopravvento sull'algida sorella. I due poi fuggono sul monte Citerone dove Hera riceve da Gea, sua nonna, le mele d'oro delle Esperidi, ossia le melagrane, simbolo di auspicio e fecondità (2)

(1) I grandi occhi espressivi di Hera sono paragonati a quelli delle mucche; ricordiamoci che questo è un indizio della sua origine antichissima! Infatti Vacca e Toro furono i primi animali divinizzati (e non solo in Europa, ma anche in Asia) dall'essere umano; per di più, questo carattere bovino di Hera potrebbe benissimo essere ciò che è sopravvissuto in epoca patriarcale, dell'antico carattere matriarcale della Dea; non sarebbe così ardito pensare che nei primissimi tempi Hera avesse davvero fattezze bovine, come Hathor!, che le furono tolte, via via, sotto il processo di patriarcalizzazione della sua figura: ecco che perde progressivamente ogni tratto di Vacca Sacra per acquistare via via quelli antropomorfi; si ricordi che Hera è comunque legata al Toro.



(2) La melagrana, infatti, è il vero frutto proibito della tradizione ebraica, e non la mela, che fu introdotta, come concezione, solo in epoca cristiana patristica; il fatto che Hera sia collegata anche alla melagrana, oltre che al Toro, entrambi antichi simboli semiti (più che non europei!), la dice lunga sul suo carattere antico e primordiale... Inoltre, non stupisce che il monoteismo abbia denigrato o scopiazzato la melagrana, visto che era simbolo delle Dee come Kupaba...



https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/il-melograno-simbolismo.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/05/israele-esoterico-7-amuleti-e-toro-nel.html

A questo punto, la vita di Hera potrebbe segnare l'inizio di una pacifica vita di corte dove Lei è regina, l'alter ego di Zeus, circondata e riverita da tutti i numi, servita dalle ninfe, adorata dai mortali... invece il suo destino somiglia stranamente a quello delle donne terrene, prima vezzeggiate e poi trascurate e infine tradite dal marito; donne umiliate e offese che si rinchiudono nella loro virtù morale inossidabile come un'armatura, che si abbandonano a crisi di gelosia e di intemperanza, minacciando le rivali, aizzando i figli contro il genitore; insomma, questa Dea è davvero umana e quindi della donna umana porta tutte le debolezze, le insicurezze e le fragilità; modernizzando un po' la figura di Hera, facendola diventare nostra contemporanea, la si potrebbe quasi identificare con le donne tradite (noi stesse o le nostre amiche) in quei momenti nei quali si passa dalla tristezza al rancore contro un fidanzato\marito non proprio esemplare. In un certo senso, puramente simbolico, Hera, nel suo essere una Dea da una parte estremamente delusa sentimentalmente e dall'altra estremamente "incattivita" a causa della continua frustrazione, "divinizza" anche questo aspetto della nostra femminilità.

Per questo credo che la si possa prendere a specchio di questo aspetto della femminilità e dell'essere donna, che capita più o meno, e con diversa intensità, a tutte noi, quando ci rapportiamo con gli uomini: li idealizziamo, spesso accettiamo menzogne e tradimenti, li perdoniamo, diamo piuttosto la colpa alle odiate rivali... e questo è un aspetto del nostro essere donna, della nostra fragilità di esseri umani che paradossalmente viene proprio incarnato in questa Dea e in un certo senso ci fa sentire "divinizzate" in Lei, anche per le nostre fragilità e delusioni.


Questa è Hera, molto più sfortunata di Dee che sentimentalmente hanno tutto (Venere, Pomba Gira...) o spesso "se ne fregano alla grande" dei maschi (Kali, Athena, Diana, Morrigan...) e quindi che risveglia, molto più delle altre, la nostra compassione; com-patendo Lei e la sua triste situazione sentimentale, in un certo senso, compatiamo ("soffriamo con") anche noi stesse.
Quale donna, dopo un tradimento, dopo una sofferenza sentimentale, non va a sfogarsi sulla spalla dell'amica del cuore, piangendo ed imprecando contro il lui fedifrago o contro le sue amanti?

Questa è Hera, la Dea dalle candide braccia e dal volto velato di tristezza e di insoddisfazione perenne, simbolo di questo aspetto amaro del Femminile. Le sue vicende coniugali riassumono le più malinconiche esperienze umane: e sotto il pungolo della gelosia, Hera diventa a poco a poco il simbolo della donna litigiosa e vendicativa per il quale ogni pretesto è buono per contraddire il consorte e rinfacciargli le sue infedeltà.
Hera rappresenta tutte quelle donne che danno davvero troppo al loro prossimo, e spesso ne vengono deluse, tradite, abusate nella fiducia e nella disponibilità illimitata. In un certo senso l'archetipo di Hera ci serve per metterci in guardia, per dire "Mostrare una fiducia ed una fedeltà assoluta è spesso controproducente perché la realtà umana - in questo caso, quella maschile, nel rapporto sentimentale - è affossata da difetti, inconvenienti, mancanze"; forse Hera ci aiuta proprio, facendoci da specchio, a capire che non si può vivere solo di pretese irrealistiche, di sogni e chimere ("Il grande amore eterno, la fedeltà assoluta ed incondizionata") che non hanno riscontro nella nostra realtà umana proprio perché l'essere umano non è perfetto, ma deve scendere a patti con la propria natura deficitaria. Spesso la sofferenza nasce proprio dall'aver sopravvalutato, in modo poco obiettivo, gli altri, caricandoli di aspettative troppo alte e chimeriche.

Ciascuna Dea rappresenta un aspetto ben preciso del Femminile, un aspetto archetipo di questo o quel pregio o difetto: pensiamo ad una Kali, in rapporto a Shiva ovvero una figura di femminile che mai e poi mai accetterebbe l'umiliazione di un tradimento o che "ridarebbe pan per focaccia" al fidanzato traditore; sarebbe inconcepibile immaginare una Kali disposta ad ingoiare senza fiatare un'umiliazione ricevuta! Hera invece rappresenta un femminile paziente, disposto a "mandare giù" umiliazioni e tradimenti, accontentandosi "solamente" di sfogare la frustrazione contro le amanti del marito (che comunque il più delle volte sanno di essere comunque responsabili "nell'aver portato via il marito a qualcuna")

Ma al di là del rapporto di continuo tradimento che Zeus fa subire a Hera, i due si volevano bene sinceramente: quando Lei non intralciava le love story del marito con ninfe o donne mortali, lui era affettuoso, la vezzeggiava, la onorava e la faceva onorare come la prima fra tutte le Dee; ed ella, in furtivi abbandoni, mostrava il suo amore per il celeste sovrano e consorte: un amore esclusivo e possessivo, incompatibile con un archetipo maschile come quello di Zeus (ovvero un maschio libertino ed incostante, persino un po' infantile nel non prendersi mai le proprie responsabilità!); anzi, paradossalmente quando un mortale, Issione, si innamorerà di Hera, abbracciando un simulacro di Lei, fatto con le nuvole, la Dea si infurierà: non è alle attenzioni maschili in generale che Hera mira, ma solo a quelle di Zeus!
E in un certo senso, anche in questo ci rispecchia: quante volte non ci interessa minimamente avere le attenzioni di questo o quello spasimante, perché abbiamo in testa solo un ragazzo ben preciso?! (e magari, proprio l'unico che non ci consideri!!!)


Un altro aspetto che rende molto umani questi archetipi è la vicenda che vede un'incollerita Hera decidere di abbandonare l'Olimpo, ritirandosi nell'Eubea. Zeus, dapprima sollevato, si accorse ben presto della mancanza della sua bella e terribile consorte, da lui tanto spesso dimenticata durante i suoi flirts. Per riconquistare Hera, Zeus fa spargere la voce di voler prendere un'altra moglie e facendo costruire una statua di legno, adorna di gioielli e vesti nuziali, ordisce il tranello: fa girare la statua-moglie in corteo, sopra un carro dorato tirato da dodici candidi buoi, tra due ali di numi e ninfe festanti. Hera, a questo spettacolo (possiamo immaginarcela mentre sbircia di nascosto, facendo finta di niente!) non potè resistere, corse verso il carro e strappò il velo nuziale per vedere in faccia la rivale: scoperto il trucco si mise a ridere, mentre le lacrime le scorrevano per la guance: lacrime di felicità, rabbia, perdono, gioia, nell'aver visto che il libertino Zeus sempre alla ricerca di ninfe e mortali, non può vivere un'eternità senza di Lei?

Risponda la lettrice, immaginandosi nella stessa situazione... ;-)

Hera, come abbiamo detto, è legata al toro, al cuculo e al pavone




simbolo che fu scopiazzato (anche se con minore frequenza) anche dal cristianesimo:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/il-pavonemelek-taus-simbolo-solare-nel.html






TRA L'ALTRO I CATTOLICI HANNO SCOPIAZZATO ANCHE ERA, PIAZZANDOCI AL SUO POSTO "LA VERGINE MARIA" COME AMMETTONO LORO STESSI (IN UN RARO ESEMPIO DI ONESTà INTELLETTUALE...)



"La devozione per la madonna risale, secondo i documenti pervenutici, intorno al 1500, inquadrandosi nel contesto delle incursioni saracene che all'epoca flagellavano le coste crotonesi.
Il 1° giugno del 1519, una razzia saracena quasi distrusse il promontorio di Capocolonna. Era questa un'area magica dove si trovavano, nel periodo greco, grandi templi come quello di Hera Lacinia e dove il cristianesimo era subentrato al mondo pagano sostituendo il culto della Dea Madre con quello della Vergine Madre, grazie all'edificazione di un piccolo santuario dove si trovava questa immagine di maria (...)"

ALTRO APPROFONDIMENTO tratto da



La maestosa Era, che i romani chiamavano Giunone, era la Dea del matrimonio. Fu la consorte di Zeus\Giove, figlia di Rea e Crono. Probabilmente il suo nome significa "Grande Signora", forma femminile della parola greca "Heros", eroe.
I poeti greci parlano di Era come della "Dea dall'occhio bovino", per celebrare i suoi occhi grandi e bellissimi.
Come simboli, aveva la mucca, la Via Lattea, il giglio, l'oca, il melograno, il cuculo - spesso rappresentato sul suo scettro -, la coda del pavone, simbolo della vigilanza, con i suoi "occhi" colorati disegnati dalle piume.

La mucca sacra fu un simbolo tipico associata alla Grande Madre (soprattutto nel contesto indù), mentre la Via Lattea o Galassia, dal greco "gala", latte, riflette la credenza che la Via Lattea provenisse dalle mammelle della Grande Madre\Regina del Cielo: quando il latte sgorgò dal seno di Era, si formò la Via Lattea; le gocce che caddero sulla terra divennero gigli, simboli anche
dell'autofecondazione dei genitali femminili divini.

Il culto di Era, però, fu anteriore a quello di Zeus. Nella mitologia greca Era aveva due aspetti: era celebrata come potente Dea del matrimonio, ma denigrata come bisbetica, litigiosa, vendicativa, gelosa.  
(Nota di Lunaria: probabilmente, agli inizi, più che una Dea "del matrimonio" e quindi sottomessa al marito, era una Dea della luce mattutina e dell'atmosfera, quindi anche della pioggia e del vento; un suo epiteto, di ambito romano, ma ne aveva molti altri, la invoca come "Iuno Lucina", Dea della luce e dei parti, e Iuno Celestis, Dea del cielo. A Roma, Giunone era collegata al serpente e alla capra)  
Nel mito, Era veniva descritta come una bellissima Dea; Zeus se ne invaghì e per sedurla, si tramutò in un tenero e tremante cuculo: quando Era lo vide, per riscaldarlo se lo strinse al seno; a quel punto Zeus si ritrasformò e cercò di violentarla, ma lei resistette. Accettò di sposarlo solo quando lui le promise di sposarla.
Dopo trecento anni, Zeus si stancò di Era e cominciò a tradirla, suscitando la sua gelosia vendicativa che si sfogava contro le amanti di Zeus, e non contro di lui (c'è da far notare che Zeus ingannava o stuprava le sue amanti umane)  
Era ebbe alcuni figli, ma tutti mostruosi, collerici o poco importanti. Spesso quando Zeus la tradiva, la Dea vagabondava per il mondo.
Aveva tre appellativi, a seconda dei santuari dove la si venerava: in primavera era chiamata "Parthenos", Era Fanciulla-Vergine;
in estate e autunno era "Teleia", Era la Perfetta-Realizzata;
in inverno diveniva "Chera", Era la Vedova.

Questi tre nomi corrispondevano agli stadi della vita della donna.
A primavera, una sua statua veniva immersa in un bagno che le restituiva la verginità, in estate avveniva il matrimonio rituale, in inverno avveniva la separazione da Zeus ed Era diveniva la Vedova.
Questo tipo di Dea è ambivalente, perché venne onorata e oltraggiata: rappresenta una forza potente della personalità della donna, nella gioia e nella sofferenza; e l'archetipo della donna-Era è quello di una donna che si senta realizzata solo "come moglie di..." tendendo a dipendere dal marito (che se appartiene all'archetipo-Zeus, può anche mettere in atto tradimenti e abusi senza che poi effettivamente la donna-Era sappia reagire, come si verificava nelle vicende mitologiche di Zeus ed Era)
La possibilità di portare a termine un ciclo e ricominciare daccapo è insito nella mitologia di Era. Nel ciclo del culto annuale la Dea era a primavera la Fanciulla, in estate\autunno la Realizzata e in inverno la Vedova. (Nota di Lunaria: questi archetipi sono presenti anche nelle Dee indù)
Ogni anno, a primavera, veniva restituita alla verginità (quindi "al non dipendere dall'autorità maschile", ricordatevi che Era rappresenta un tipo di Dea patriarcale, tipica del contesto greco) e il ciclo ricominciava da capo. Se comprende questa possibilità archetipica, la donna-Era legata ad un matrimonio infelice può "rendersi vedova" da un punto di vista emotivo, lasciando un rapporto che le offre soltanto vuoto, violenza e infedeltà.
Allora potrà ricominciare da capo, questa volta facendo una scelta saggia. Con un nuovo matrimonio, il suo desiderio di essere moglie potrà venire soddisfatto in maniera positiva.
Il ciclo può essere vissuto anche come un'esperienza interna, se la donna abbandona il bisogno di essere moglie o l'aspettativa di una realizzazione personale attraverso questo ruolo.


L'ARCHETIPO DI ERA NELLA DONNA

L'Archetipo Era rappresenta il desiderio di essere moglie.
La donna con un archetipo-Era si sente incompleta senza un uomo.
è spinta al matrimonio da un istinto che le deriva dalla Dea.
Il dolore per la mancanza di un compagno può essere un'esperienza devastante.
Questo tipo di donna ha bisogno del prestigio del matrimonio, tanto che ne sogna uno in grande stile, in chiesa, piuttosto che quello civile. Il giorno delle nozze, questo tipo di donna si sente come una Dea.
Nancy Reagan era un tipo di donna-Era, tanto che senza il marito si sentiva "infelice, senza alcuno scopo e orientamento nella vita"; ebbe ad dire: "Per quanto mi riguarda, non ho veramente mai vissuto finché non ho incontrato Ronnie"
Una volta sposata, la donna-Era tende a restare fedele, "nella buona e nella cattiva sorte". Senza Era, la donna può vivere una serie di brevi relazioni sentimentali che abbandona quando l'innamoramento svanisce.
Per la donna-Era, i significati del matrimonio sono la realizzazione del bisogno di essere la compagna di un uomo e il riconoscimento sociale dello status di marito e moglie.
Le cerimoni nuziali e religiose conferiscono un valore sacro al matrimonio e sono le rappresentazioni simboliche dei rituali sacri di Era.
Quando la donna-Era è corrisposta può sentire un profondo erotismo, una beatitudine e un senso di unione con il suo "compagno sacro". In questo stato, la donna diventa "Era la Perfetta, la Realizzata"
Questa donna-Era tende a fare del marito il centro della propria vita: lui viene prima di ogni altra cosa.

Ma se la donna-Era viene rifiutata e tradita, e non è corrisposta, riversa la sua collera sulle altre donne. è un tipo di donna che non condanna quasi mai il compagno (perché dipende da lui), ma scatena il suo rancore sugli altri.
Questo genere di donna può arrivare anche all'omicidio.
Una lettera di un'assassina, Jean Harris, conteneva queste parole:
"Sei stato la cosa più importante della mia vita\Mi tieni in tuo potere minacciandomi di abbandono - una facile minaccia perché sai che non potrei vivere - e così me ne sto a casa da sola, mentre tu fai l'amore con una donna che mi ha completamente distrutto.
Sono stata umiliata pubblicamente più e più volte."




ALTRO APPROFONDIMENTO

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Gli ostacoli che la donna incontra per riuscire a raggiungere la propria identità sessuale sono molteplici. Dopo aver parlato della spesso "utopica" scelta genitale, desidero soffermarmi su alcune modalità di scelta del partner che anche oggi continuano a persistere e che indubbiamente dimostrano quanto ancora siamo lontane da un reale cambiamento.
La scelta per appoggio, più facilmente attribuita alla donna dalla tradizione culturale, viene ancora effettuata dal 17,7% delle adolescenti [dati del 1986] e porta all'assunzione di un ruolo di sottomissione, di una Maschera.
Il partner rappresenta il genitore-onnipotente attraverso il quale la donna soddisfa soprattutto il bisogno di attaccamento e successivamente quello di autorealizzazione. Infatti quest'ultimo è il bisogno che più facilmente viene frustrato dalla mancata acquisizione della fiducia di base, che provoca, nelle prime fasi dello sviluppo psicosessuale, l'investimento sulla linea di appoggio.
Un'ulteriore modalità di scelta mirata a confermare l'identità femminile è invece legata a un forte bisogno di simbiosi in quanto non è stata possibile la rottura del guscio e il distacco della figura che soddisfaceva il bisogno di sicurezza. Sono le scelte di donne che desiderano un partner stabile per tutta la vita.
Forse, divenute consapevoli del pericolo che si nascondevano dietro l'illusione di una sessualità libera, le donne hanno iniziato una nuova fase, ritornando a chiedere non la coppia monogamica ma la coppia chiusa, "noi due entro un territorio di sicurezza e il mondo-nemico fuori"
Per questo si addice il mito di Era, il cui nome antico doveva significare "Signora", un tempo.
La Dea era figlia di Rhea e quindi sorella di Zeus, assieme ad Estia e Demetra.


Alla nascita di Zeus, Era pregò la madre di lasciare alle sue cure il bambino che avrebbe voluto come suo sposo.
Essa "sceglie" il proprio futuro sposo sottraendolo alle ire di Crono con l'espediente di appenderne la culla a un ramo d'albero in modo che "non fosse né in terra né in cielo né in mare".
è dunque la Dea simbolo della bimba che, già da piccolissima, quando le si chiede che cosa farà da grande, risponde: "mi sposerò".
Era, che poteva avere figli anche da sola, e poteva entrare e uscire dall'Olimpo a suo piacimento, sceglie, da adulta, nuovamente Zeus come suo sposo, lottando contro tutte le altre donne da lui desiderate. 
I due si azzuffavano di continuo: irritata dalle molteplici infedeltà dello sposo, Era lo ingannava a sua volta, ma spesso si faceva prestare da Afrodite la magica cintura per risvegliare la passione dello sposo.

Nel compagno la Dea non cerca la realizzazione nella maternità, ma la realizzazione di sé come persona attraverso il matrimonio, che costituisce - dal punto di vista di alcune donne - il completamento di se stesse avendo come specchio un unico uomo, completamento per cui anche la moglie deve essere una sola.
Da questo concetto di indispensabile simbiosi nasce la gelosia di Era (e di tutte le donne come lei) e il suo odio contro i figli che Zeus aveva da altre donne, ma anche la sua incapacità a lasciare l'uomo dal quale dipendeva la sua identità.
Era quindi cerca nel compagno "l'altra parte di sé", quella che ancor oggi viene chiamata "la mezza mela". La forma di matrimonio che la Dea proteggeva era infatti quella monogamica; il suo ruolo, quello della moglie legale, signora della casa.

Questo comportamento, attribuito nel mito arcaico alla regina dell'Olimpo, sembra contraddire quanto è stato osservato in etologia.
Tra gli animali infatti la monogamia ha valore per la sopravvivenza della specie laddove i piccoli hanno bisogno, nel periodo critico dello sviluppo, delle cure di entrambi i genitori. I maschi poligami che sono, in termine tecnico, più spendibili (essendo infatti in soprannumero) non partecipano affatto alle cure parentali... la situazione è ovviamente opposta per la specie monogama ove, non essendovi una spinta competizione tra i maschi, i segnali sessuali sono ridotti al minimo. In questi casi anche le cure parentali sono divise fra i sessi.
Nella specie umana i figli hanno bisogno di entrambi i genitori e agli uomini non servono "piume di pavone" o le lunghe criniere dorate per catturare la preda. La bellezza è stata infatti considerata prerogativa della donna, la quale se ne è servita fino a quando il lavoro non le ha consentito la sopravvivenza.
(Nota di Lunaria: in realtà, fino a tempi recenti, l'uomo era considerato valido soprattutto se ricco e potente; in tal caso, poteva anche non essere bello esteticamente. Con la maggiore emancipazione femminile, una moltitudine di donne entrate nel mondo del lavoro - anche in professioni ritenute da sempre maschili - che non dipendono più da un uomo, lo sdoganamento del p*rno rosa, ha reso le donne più attente anche all'estetica maschile: vedi i VIP uomini considerati dei sex symbol da ragazzine e da donne e il fenomeno dei prostituti di lusso per donne)
Il concetto di territorio in etologia si riferisce solo all'area fisica dalla quale l'animale tra il necessario per la sopravvivenza propria e della specie; nell'uomo è la sessualità della coppia che può essere considerato il territorio che fornisce il nutrimento psicologico.
Il territorio della sessualità è il luogo in cui nasce il piacere, dove è possibile giocare, dove hanno spazio la fantasia e la creatività che mutano la qualità della vita e che permettono a un rapporto di crescere.

Generalmente l'infedeltà è ritenuta un pericolo per la sopravvivenza della prole, perché, in molti casi, porta alla separazione della coppia; tra gli uomini infatti i figli hanno bisogno di entrambi i genitori per giungere all'identità di persona. (Nota di Lunaria: attualmente, non è neanche più così: ci sono figli cresciuti da genitori single e figli cresciuti da genitori omosessuali e non sono meno "sviluppati di identità" rispetto ai figli cresciuti nelle famiglie tradizionali)
La fedeltà deve essere considerata un dono. Quando invece viene imposta dal codice morale di una persona che ha interiorizzato "l'inflessibile perfezione dell'Oggetto-Sé idealizzato" e desidera quindi che l'Altro gli dia una sicurezza che rappresenta il bisogno arcaico non soddisfatto, diventa una prigione. (...) Era sembra ferita non tanto dalla continua infedeltà di Zeus, ma dal bisogno di avere figli con ogni altra donna da lui desiderata, ma che non minano la stabilità del loro rapporto: è lei, Era, che resta, nonostante tutto, l'unica moglie del re dell'Olimpo.
Ancora oggi molte donne combattono per questo privilegio non legato all'amore per il partner o per i figli, ma solo al proprio bisogno di sicurezza, che viene soddisfatto mediante il possesso e il riconoscimento legale di un uomo. (...)

L'identità sessuale legata alla bellezza e alla seduttività ha costantemente bisogno che un uomo, o meglio, di molti uomini, si accendano di desiderio per essere realizzata. (Nota di Lunaria: cosa che è stata portata al suo estremismo con l'invenzione dei social network e il fenomeno delle youtuber\bloggher "trendy e seguite da moltissimi followers") Lo specchio magico della regina nella fiaba di "Biancaneve" sottolinea l'importanza che questa conferma ha per l'identità femminile, che si struttura inizialmente dal riconoscimento di un corpo femminile bello, attraente, seduttivo.
Una simile scelta implica il rifiuto di una relazione oggettuale: l'altro è usato come uno specchio che deve solo confermare l'identità della donna, ma uno specchio è una cosa, non una persona: può quindi essere abbandonato se non riflette l'immagine che la donna desidera, oppure perché un solo specchio non basta.
Un'identità incerta ha bisogno di tanti specchi.