Il Simbolismo del Bastone

Info tratte da


Il termine "bastone", derivante dal mediterraneo "basta" e non dall'indoeuropeo "bak", aveva in origine un significato diverso: significava "provvisto di basto". Il basto era un appoggio per tutto ciò che era trasportato sul dorso di un animale da soma. Più tardi acquisì il senso di "sostegno o aiuto per appoggiarsi nel camminare". Ma il bastone è soprattutto un'insegna di autorità e potere. Fin dai primordi, l'uomo se ne servì per colpire le bestie e gli altri uomini, per indicare la sua supremazia o esprimere odio e potenza; il bastone era un'arma sia per difendersi sia per opprimere. Più tardi assunse un significato simbolico, diventando un'insegna di dignità, di comando e di obbedienza da parte del popolo o dei sudditi: scettro, mitra, corona rimandano a re, faraoni, re, imperatori, comandanti, padri di famiglia.

Il bastone nelle diverse culture

Gli uomini mesopotamici delle classi elevate uscivano di casa esclusivamente col bastone, che era scolpito artisticamente nell'impugnatura ed indicava la carica ricoperta dal proprietario.
Per lo stesso motivo era un simbolo delle divinità, per esempio Ninurta, dio assiro della caccia e della guerra.
Presso gli Ebrei, sono celebri il bastone di Aronne (che si tramuta in serpente davanti al faraone, divorando i bastoni-serpenti dei maghi del faraone) e quello di Mosè, che battendo sulla roccia riesce a far fuoriuscire l'acqua in pieno deserto.




Presso gli Indù, sono Yama e Vamana a tenere in mano il bastone; il "Bhrama-danda" è nodoso e il simbolismo dei suoi sette nodi richiama al significato simbolico di questo numero. I nodi identificano i chakra raffigurati nella mano di Vishnu, emblemi di potenza universale. Il Brahma-danda simboleggia anche l'asse del mondo, al quale si attorcigliano due legni (l'uno opposto all'altro) che ricordano i serpenti della verga di Ermete (il Caduceo).



Il bastone di bambù ha anche un'importanza rituale presso i taoisti, e presenta sette o nove nodi sacri, che corrispondono ai gradi iniziatici: ogni nodo costituisce un varco o una difficoltà o un ostacolo da superare per poter ascendere al cielo; in questo caso il bastone simboleggia un elevamento, per il viaggio verso il Tao.
Presso i greci, era soprattutto Pan ad avere un bastone. Anche i nobili ateniesi lo avevano sempre con sé.
Il bastone di Esculapio identificava gli elementi umani (fisico e psichico) e l'associazione bastone-serpenti divenne il simbolo della medicina. Il bastone veniva usato anche dal sacerdote di Demetra durante un rito di fertilità, e lo si usava per colpire il suolo ed evocare le potenze sotterranee.
 

I Pani dell'America Settentrionale usavano due verghe (una blu, maschile, l'altra verde, femminile) a cui erano unite le penne d'aquila; questi bastoni venivano usati durante le cerimonie dedicate al dio Tirawa.
Per i generali romani il bastone era indispensabile quanto la spada; i magistrati usavano verghe d'avorio e d'oro. Anche il bastone augurale era diffuso: ricurvo alla sommità, costituiva un simbolo di regalità e di sacerdozio.
Nel Medioevo, oltre ad indicare re e prelati, il bastone diventa "la bacchetta magica" delle fate e il manico da scopa delle streghe.
A partire dal Luigi XIV il bastone però diventa soprattutto un accessorio di moda e di eleganza.
Scontato dire che i cristiani scopiazzano l'idea di bastone sacro associandolo ai loro santi (antonio, genoveffa, giuseppe) e ai loro vescovi. L'antenato del pastorale deriva dall'antico Egitto, nel "Wr-hekau" che era lo strumento che permetteva agli Egizi di usare la forza magica (Heka). Il Wr-hekau se veniva percosso emetteva dei suoni e le vibrazioni del legno più erano acute e più l'oggetto era in metamorfosi animale (serpente), più era basso e più tendeva a restare o a ritornare materia lignea. Veniva usato anche nelle cerimonie funebri, per restituire al defunto la vita nell'aldilà e spesso era decorato con simboli e geroglifici che ricordavano il legame della vita umana con gli astri.




APPROFONDIMENTO: IL SERPENTE DI RAME

Info tratte da



Gesù applica a se stesso l'episodio narrato a Numeri (21,4-9) ed è un fatto singolare perché è uno dei pochi elementi dell'Antico Testamento che Gesù menziona.
"Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna." (Giovanni 3,14-15)
Perciò questa immagine è entrata nell'iconografia cristiana.



La Chiesa interpreta l'innalzamento di Cristo nel senso in cui nel Libro della Sapienza si intende il serpente fabbricato da Mosè: "Un pegno di salvezza". (16,5-6)
 

Rifacendosi al Libro della Sapienza:

"Chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, Salvatore di tutti" ovvero Gesù crocifisso. (*)

Nel Libro dei Numeri Dio aveva mandato i serpenti velenosi - "che bruciano", nel testo (1) - per le lamentele del popolo contro la manna: "Siamo nauseati da un cibo così inconsistente" (21,5)
La manna richiama il "Pane del Cielo", l'Eucaristia cristiana.
Dio ci ha fatto uscire dalla condizione della schiavitù, nutrendoci di manna, cioè l'ostia.
"Io sono il pane vivo", dice Gesù (Giovanni 6,51)
è volontà del Padre che "Chi vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna" (Gv 6,40)

Anche la forma a "Tau", palo con traversa alla cima, su cui viene innalzato il serpente di bronzo, rientra nella simbologia cristologica.

In greco, il Tau si scrive come una croce; "Non toccate chi abbia il Tau in fronte", è scritto in Ezechiele 9,4-6
Il sigillo impresso sulla fronte dei servi di Dio, nell'Apocalisse, perché siano risparmiati è associato al Tau, simbolo della croce di Cristo.
Chi porta il Tau, è ormai "morto al peccato, vivente per Dio in Cristo Gesù" (Romani 6,11)

Nella Bibbia il serpente è simbolo di pericolo, tradimento, di paura.
Nei popoli antichi rappresentava la vita della terra ed era simbolo del dio guaritore; tutto ciò contribuì al culto del serpente (Ofiolatria); in 2Re 18,4 il re Ezechia fa abbattere un serpente di bronzo al quale gli israeliti offrivano sacrifici.

 
(*) "Il popolo venne da Mosè e disse: "Abbiamo peccato perché abbiamo parlato contro il Signore e contro te. Intercedi presso il Signore e allontana da noi questi serpenti." Mosè intercedette per il popolo. Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta: chiunque sarà morso e lo guarderà, vivrà." Mosè fece un serpente di bronzo e lo mise su un'asta; se un serpente mordeva un uomo e costui guardava il serpente di bronzo, restava in vita."

La copertina del gruppo Gothic Rock The Goat of Bethlehem


(1) Il termine ebraico corrispondente a "Serpenti che bruciano" è Seraphim, "brucianti"; viene reso anche come "che uccidono", "crudeli", "di fuoco"; il bruciore è dovuto al morso velenoso dei serpenti che faceva infiammare la parte ferita. Il termine ebraico generico per serpente è "nachàsh" e "tannìn" per "grossa serpe"