Il Melograno: simbolismo



Già da tempo coltivata nel bacino del Mediterraneo e nel Vicino Oriente (*), l'albero della melagrana fu probabilmente diffuso dai Fenici e introdotto in località più calde sia come albero da frutta sia come pianta medicinale. I suoi numerosi semi, racchiusi in una polpa succosa, alludevano alla fecondità, mentre l'intero frutto era simbolo di Dee come la fenicia Astarte (Ashtoret) delle Dee misteriche come Demetra e Persefone (Ceres e Proserpina), di Afrodite (Venere) e di Athena. Secondo il mito che è all'origine del culto eleusino, Persefone, rapita e trascinata nel mondo infero
avrebbe potuto, per intercessione di Zeus, lasciare l'Ade se non avesse mangiato un seme di melagrana. Per questo fu costretta a trascorrere nell'Ade almeno uno terzo dell'anno.


Approfondimento tratto da



La discesa di una Dea nel mondo dei morti per portare nel mondo nuova vita e conoscenza è un tema ricorrente nella mitologia e riflette il ciclo delle stagioni, della Luna e delle donne. Nella leggenda greca, Persefone, la figlia di Demetra, fu rapita e portata negli Inferi. Demetra, per il dolore, ritirò i poteri della fertilità e della crescita dal mondo finché sua figlia venne ritrovata. Persefone, però, poteva tornare per sempre nel mondo solo se non avesse portato con sé nulla dagli inferi; ma lei mangiò qualche seme di melograno, un atto che la costrinse a ritornare negli inferi una volta all'anno. Persefone, o Kore, era la Vergine della pianta del granoturco, cioè il seme, mentre Demetra era la pianta stessa. La storia fa eco al principio unitario del ciclo lunare dove la prole e la madre sono fatti della stessa sostanza. (NOTA BENE: questo concetto "della stessa sostanza" è stato scippato dai cristiani, in rapporto però al loro dio padre con il figlio cristo!) Il raccolto de granoturco, e quindi la sua morte, non uccideva il principio che lo faceva crescere ma era necessario perché potesse tornare alla vita. Persefone, come il seme di granoturco, rimaneva nel Mondo Sotterraneo fino alla sua rinascita in primavera, e per quella parte dell'anno era la Regina dei morti. La discesa di Persefone può anche essere vista come simbolo del ciclo femminile, come anche del ciclo vitale. Una volta al mese le donne si ritirano nella fase calante del loro ciclo mensile per rimanere nell'oscurità della fase mestruale. Persefone, come Eva, coglie il frutto rosso, simbolo delle mestruazioni, si lega al ciclo delle energie del rinnovamento discendendo nel Mondo Sotterraneo (Nota di Lunaria: anche la Dea Ishtar è scesa nel mondo sotterraneo, e ad ogni porta oltrepassata, si privava di un indumento). Sopra di lei, nel mondo, le energie della fertilità vengono ritirate, durante l'inverno, da Demetra, riflettendo così la sintonia tra il ciclo femminile e quello della terra. Durante le mestruazioni la donna ritira le sue energie dal mondo esterno focalizzando la sua attenzione all'interno di sé per comprendersi e crescere e quindi portare la sua conoscenza nella vita di tutti i giorni. Sia Persefone che la donna mestruata sono in uno stato "invernale" e le energie fertili sono ritirate. La prima discesa nel buio è necessaria alla Vergine per crescere e passare allo stato di Madre. Le successive discese, ogni mese, la rendono in grado di accedere ancora alla parte più giovane di se stessa così da cominciare di nuovo il ciclo vitale. La discesa di ogni mese con Persefone è simile alla discesa nel Mondo Sotterraneo del subconscio e avvicina la donna alla sorgente di tutta la vita e della coscienza per dare senso all'esistenza.
Ma c'è di più: addentare il melograno significa accettare l'offerta sessuale di Ade: la madre di Attis, l'amato della Grande Madre Cibele, sarebbe rimasta incinta per aver toccato un albero di melagrana. Alberi di melagrana venivano piantati anche sulle tombe degli eroi (forse per assicurare loro una copiosa discendenza). Questi alberi erano familiarmente immaginati come ricettacoli di ninfe particolari, le Ree.
A Roma, la melagrana tenuta in mano da Giunone era simbolo del matrimonio. L'albero per via dei suoi fiori profumati di colore rosso-fuoco, era considerato anche l'immagine di amore e matrimonio, seguito da fertilità. Le spose portavano ghirlande fatte di questi rami.




Ovviamente il cristianesimo scopiazza alla grande questo simbolismo! Il succo rosso diventa il sangue dei martiri, i semi diventano simboli dei cristiani riuniti in chiesa; il frutto viene associato a "Gesù bambino" o a  "maria" che lo porta a mo' di scettro... scopiazzando in pieno Kupaba





(*) E infatti "il frutto proibito" dell'Eden non era una mela, ma una melagrana: vedi il commento tratto da



"Frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male:
nella tradizione il frutto fu identificato con la mela, ma in Palestina era molto più diffuso il melograno che è un simbolo di fertilità e vitalità perché ricchissimo di semi."


Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/alberi-sacri-femminili-nellantico.html