Storia della Letteratura Inglese (2) Commento al "Pearl"

sì, certamente, SEMPRE con sottofondo di Cradle of Filth!



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L'INFLUENZA ANGLOSASSONE

Nel canone in antico inglese Widsith è reputato il documento letterario più antico, Maldon il più tardo. E può stare tutto - questo canone che si estende per 4 secoli - in un libro di scarse 400 pagine, e sembra possedere un ritmo produttivo comodo, persino lento, e parco, ma solo perché è pervenuto ridottissimo. I saccheggi dei Danesi comportarono anche la distruzone dei cenobi, dove molti dei manoscritti erano custoditi. Agli albori venne anzitutto trascritta in Inghilterra l'articolata saga di un settentrione estremo, che trattava vicende di Danimarca, Svezia, Frisia e altri territori di quella latitudine.
La tripartizione è: letteratura in antico inglese (*) fino al 1150, in medio inglese fino al 1500, in inglese moderno dopo.
In termini macrostorici il terminus ad quem sono il Rinascimento e la Riforma (e, se Riforma Inglese, si sceglie e indica il 1485, l'anno dell'ascesa al trono di Enrico VII); ma la seconda è fatto nordico e germanico e riguarda da vicino l'Inghilterra, laddove la ricezione del Rinascimento non è sincrona ma tardiva e il Medioevo si allunga, si potrebbe dire sino al Romanticismo. è allora lecito considerare come delle pietre miliari l'invasione anglosassone e la successiva conversione dal paganesimo (597), quanto la Conquista normanna. Il ritrovamento dei manoscritti precedenti la Conquista avvenne dopo la Riforma, allorché si affermò l'idea di una vera e propria letteratura nazionale nata ben prima di quell'evento. Le ragioni storiche dell'esaltazione di questo patrimonio sono le rivalità con i tedeschi e i francesi; lo studio delle radici fu portato avanti da Coleridge, De Quincey e Carlyle. Da una visione separatistica si passò, da allora, a quella di uno sviluppo organico mai interrotto, garantito dal processo storico: dal latino ai dialetti germanici, all'anglosassone, all'inglese medio, all'inglese.
Sennonché resta il fatto che la letteratura anglosassone rimarrebbe apolide, e non si saprebbe a quale riparto linguistico-letterario assegnarla: forse alla sola Filologia germanica.
Gli storici ottocenteschi avevano inquadrato il problema e trovato un criterio leggermente più scientifico: quello della fondatività eventuale della letteratura anglosassone; da un lato dovevano rispondere a un'altra obiezione che si profilava, che questa letteratura non poteva essere fondativa perché scoperta troppo tardi, e quindi non conosciuta e non interagente sugli scrittori dei secoli venturi; ma scopriamo poi che il Satana di Milton echeggia vari poemetti anglosassoni sulla Genesi e ne trae forse anche spunto.

Dall'altro Taine e i suoi seguaci cominciavano a dire dei geni e dei tratti che vi si rinvenivano e che sarebbero rimaste delle cifre identificative. Questa è anche la falsariga di M. Praz. Rimane e si incardina, per lui "per tutto il corso della letteratura", un "curioso accozzo" tra paganesimo e cristianesimo. Altri contrassegni durevoli, e da Praz lasciati, sono il senso del malinconico ossianico, quello del mare "procelloso" (che risorge in un Swinburne), della brughiera e del cupo forestale e delle minacce delle montagne. (Nota di Lunaria: è interessante far notare che questi temi sono presenti in una delle più celebri band Black Metal Sinfonico, non a caso inglesi: i Cradle of Filth, i cui testi, specialmente dei primi cd, riecheggiano di elementi colti e letterari)
Si può provare questa continuità dell'indipendente favore e fervore del primo romanticismo appunto ossianico, dalle raccolte di ballate, da Coleridge, dagli studi dell'elemento celtico di Arnold; e insieme dal tardissimo e fanatico favore che questo repertorio poetico e questa Weltanschauung troveranno presso i cattolici novecenteschi inglesi, favolisti e apologeti facenti capo a Tolkien.  
Molte liriche anglosassoni superstiti sono in forma di embrionale monologo drammatico (Nota di Lunaria: e difatti in molte canzoni dei Cradle of Filth troviamo la forma female spoken word monologante e teatrale; si sentano lavori come "The Principle Of Evil Made Flesh" o "Dusk and Her Embrace"; un ottimo esempio di spoken word al maschile, invece, lo troviamo in "Godspeed On The Devils Thunder")
Questa fondatività o anche solo continuità è provata dalla accettabile, non stravagante e impressionistica quantità di echi e di preannunci che si trovano disseminati in molti poeti successivi: il mare evoca Kipling e Byron, il vento Shelley, i bestiari Ted Hughes, e via dicendo.

Quanto è a noi pervenuto della letteratura anglosassone si deve ai chierici appartenenti al periodo che va dal VII al XI secolo. Dal loro filtro rimase approvata e trasmessa solo la letteratura in piena regola, e saghe e miti furono manipolati e cristianizzati. Anche l'alfabeto venne importato con la cristianizzazione, sostituendo le Rune (**); pertanto, tutta la letteratura anglosassone è fortemente influenzata dalla latina. Ma al tempo stesso questi chierici trascrittori erano spesso figli di guerrieri vichinghi, e quindi la poesia presenta anche tratti ibridi e pagani. Accanto alle prime forme letterarie in anglosassone stanno reperti misti di iscrizioni runiche accanto ad altre in alfabeto latino. è un'esemplare forma di trapasso tra il pagano e il cristianizzato, ovvero dal rito magico a quello cristiano.
Il grosso della poesia anglosassone è pervenuto in 4 manoscritti dell'undicesimo secolo: il Junius, che contiene i poemi di Caedmon; il Codex Exoniensis, un manoscritto che unisce Beowulf e Judith e il manoscritto scoperto nella biblioteca capitolare di Vercelli nel 1822, contenente vite dei santi e poesia religiosa. 

(*) "Antico inglese" è a tutti gli effetti sinonimo di anglosassone, ma termine più ampio, che include tutti i vari dialetti che si parlavano sull'isola sino all'avento del medio inglese.

(**) Si tenga presente che le Rune (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/07/norvegia-4-le-rune.html) erano usate per iscrizioni e epigrafi, dunque l'uso non era per scrittura su carta o pergamena, ma per incisione su roccia o metallo.
Non avevano solo valore fonetico, ma anche iconico e ideogrammatico: rappresentavano un suono ma erano anche associate a un animale, pianta o oggetto. La parola stessa aveva valore sciamanico e misterico, e il termine "rùn" ricorre in espressioni inglesi susseguenti. 
Erano segni mistici detentori di potere magico, con riposti tesori di saggezza, inciso spesso anche sulle spade. Il sopravvento dell'alfabeto latino ebbe anche una funzione esorcistica, perché "le rune sapevano di diabolico": ricordavano il passato pagano politeista che si era voluto sostituire con il cristianesimo, nel 597, ad opera di Agostino.


"Il padre nostro" in Old English e accanto, la versione in inglese moderno




(Dani sarebbe capace di riscriverlo in versione blasfema e di sfornare un vero capolavoro xD)

Qui invece un testo in Middle English: è possibile vedere come alcune parole siano cambiate:



Whan > When (quando)
Aprill > April (aprile)
Soote > Sweet (dolce)


e così via...

COMMENTO AL "PEARL"

A partire dal cosiddetto "Poeta di Pearl" e di "Sir Gawain and the Green Knight"



cessa la plausibilità di dedicare un esame solo cursorio alle opere del canone del medio inglese, fatte salve le eccezioni sin qui riscontrate.
Per consenso quasi unanime "Pearl" e "Sir Gawain and the Green Knight" furono dovuti a un unico poeta, di formazione romanza, metricamente un virtuoso, esperto in teologia, forse un ecclesiastico. E se è vero tale "Poeta del Gawain" sarebbe il primo delle quattro maggiori figure del secondo '300 inglese.
In realtà la teoria dell'unico poeta, dovuta a un'illusione un po' romantica, attualmente è assai screditata, ed è solo o in parte dovuta al fatto che i due poemetti sono contenuti insieme alla parafrasi bibliche "Purity" e "Patience" nel manoscritto Cotton Nero A. x., e redatti in dialetto Cheshire, copiati da uno stesso amanuense.

Metricamente, "Pearl" è diviso in parti e lasse a rima alterna; "Sir Gawain...", "Purity" e "Patience" sono allitterativi. Analoga discordia regna fra gli studiosi riguardo alla datazione: largheggiando, e senza mania di precisione, possiamo dirli scritti nell'ultimo trentennio del Trecento, appunto non prima del 1370 e non dopo il 1395.
"Pearl", così intitolato dal suo primo curatore moderno, Richard Morris (1864), è articolato in 20 parti per un totale di 101 stanze (di cui una spuria, quindi 100), di dodici ottonari rimati abab.




La critica ha a lungo dibattuto il suo genere e codificazione letteraria - se è un'elegia, anzi il primo epicedio della letteratura inglese, se al contrario è una stilizzata allegoria, o un poemetto simbolico: vi si trovano dosati tutti e tre gli ingredienti.
Chi parla e narra di aver perso una perla incomparabile in un giardino e di provarne ancora un dolore indicibile. (*)



La perla purissima è stata insudiciata dal contatto con la terra, ma ha fatto crescere attorno a sé fiori bellissimi e multicolori, a simboleggiare l'abisso tra cielo e terra, ma anche a riverberare l'Incarnazione. Cade a terra e si sporca, ed è come la macchia del peccato originale che corrompe la purezza edenica, e il segno della Caduta: ma dalla perla caduta la terra riceverà una riseminagione, e anziché miasmi e fetori ne esaleranno profumi e spezie. All'incarnazione cooperano Cristo in prima persona e la Madonna, la perla che è senza macchia. (**)
Subito dopo interviene il racconto di un sogno ingenerato dallo svenimento, per avere il parlante odorato i profumi del prato dove è caduta la perla. Sogna di trovarsi in un paesaggio di rocce cristalline e di selve sfavillanti di luce, dove gli uccelli cinguettano musiche celestiali. Giunge poi a un fiume nel cui letto si trovano diamanti e pietre preziose, congetturando che il paradiso possa essere sull'altra sponda.
Fonda, questo sogno, un topos atemporale, o lo riprende e perfeziona: quello del boschetto, non già della dantesca selva oscura, e quindi di un Medioevo già rinascimentalizzato e irrorato di luce sfolgorante, un hortus conclusus solcato da un fiumicello dove è bello passeggiare amenamente senza ombra di paura e vagare indisturbati. Sullo sfondo di un picco cristallino una fanciulla biancovestita e adorna di perle che le coprono tutto il corpo gli appare; anche in testa porta una corona di perle, d'oro sono i suoi capelli e una perla le sta in mezzo al seno.

Dalle due rive del fiume nasce un dialogo nel quale la fanciulla esorta l'uomo a non addolorarsi per la perla perduta, perché si trova in un luogo dove non alberga il dolore.
A Dio e alla vita spirituale, soggiunge, si accede solo con la morte della carne e del corpo e purgandosi del peccato di Adamo.  Dunque il gioielliere è respinto perché presume di poter guadare il torrente non già umilmente lo chiede. Non potrà pensare, il sognatore, di poter subito guadare il fiume e ricongiungersi con lei. La fanciulla gli illustra come, perduta, è stata trovata da Cristo e fatta sua sposa, senza che ciò nulla tolga al prestigio della Madonna, ché chiunque giunge in paradiso diviene re o regina senza usurpare il posto di nessun altro. Nella Gerusalemme celeste abitano tutte le spose di Cristo, quelle descritte nell'Apocalisse in un luminoso corteo e in una sorta di celeste concubinato. La Città celeste è effettivamente vista dal sognatore in uno sfolgorio incomparabile di luci e una processione di vergini è guidata dall'Agnello sullo sfondo di una musica inebriante. Dopodiché si sveglia.
Pearl forma quindi il prototipo delle successive e frequenti allegorie inglesi del meraviglioso, di quelle che dietro al velame celano vaghi ammonimenti alle virtù cristiane: l'invito urgente è alla sublimazione dell'eros e l'inno levato alla castità ("He gef me myght and als bewté/in Hys blod He wesch my wede on dese/and coronde clene in vergynté", "Mi ha dato potere e anche bellezza/ha lavato col suo sangue ogni terrena macchia/e mi ha coronato con la verginità/e adornato con perle senza macchia")

Nota di Lunaria: non so se il Pearl sia stato tradotto in italiano; comunque qui trovate il testo originale e la perifrasi in inglese contemporaneo




(*) L'Autore del "Pearl" aveva due tradizioni a cui attingere: quella della perla come tipo dell'autentica femminilità, modellata sulla regina dell'amore coniugale, Alcesti; oppure della perla del vangelo di Matteo (13,46) "Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose e che trovatane una, va e vende tutto quello che possiede per comprarla", o la Vergine.



Da notare che le fonti letterarie più influenti sono il "Roman de la Rose", il "Book of the Duchesse" chauceriano e la quattordicesima ecloga latina (Olympia) di Boccaccio. è anche vero che "Pearl" ha cento lasse come i canti della Commedia, e che Perla si modella su Beatrice e Matelda - ma difficilmente il poeta del "Pearl" conosceva Dante.

Nota di Lunaria: comunque "l'estetica del Pearl" della dama bianca angelicata, che è quasi una guida metafisica verso il Dio cristiano ricorda molto "l'estetica dantesca"
Qui analizzavo come in poesia si sia passati dal modello della "donna angelo biondo" (insomma, i sex symbol per Dante e Petrarca! https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/medioevo-2-bellezza-e-moda-nel-medioevo.html LOL xD  e decisamente no, a Dante e a Petrarca non sarei sembrata sexy con i miei lunghi capelli corvini xD) alle donne con i capelli corvini: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/i-capelli-femminili-nellestetica.html
(ma mi consolo: perché se a Dante avrei fatto schifo, Tarchetti avrebbe avuto occhi solo per me xD)

(**) Nota di Lunaria: i lettori e le lettrici mi dovranno perdonare, se a questo punto avanzo una precisazione teologica; far notare le palesi brutture cristiane in merito al discorso delle disuguaglianze sessiste che questa religione fomenta, fin dal principio, non significa affermare che il "Pearl" non possa venir apprezzato come lavoro poetico (a prescindere dai riferimenti cristiani) da chi non è cristiana... altrimenti non avrei neanche perso il mio tempo a trattarlo! Quindi, si tenga presente che anche se per il poeta del Pearl "la madonna coopera con cristo" e il tutto viene cantato con splendide metafore e linguaggio, questo NON significa che tale madonna sia:
1) una Dea
2) una semidea
3) sullo stesso piano di cristo.
Al contrario, è serva e sottoposta.

Inoltre, idolatrare una donna come "immacolata" solo perché "ha preservato l'imene sempre intatto per decreto divino", facendo passare tutte le altre donne non vergini come "merce guastata scaduta da buttare via" è alquanto orrido e misogino; così come affermare che "maria ebbe il supremo onore di essere madre" lasciando intendere che una donna abbia solo quello scopo esistenziale e tutte quelle che non sono madri (perché non vogliono o perché non possono) non sono "degne, stimabili" è in ugual modo orrido, mercificante e misogino.

Avendo ben presenti queste critiche al cristianesimo, si può comunque apprezzare la grande letteratura che i cristiani hanno creato, per cui ecco perché io riesco ad apprezzare molto cose come il "Pearl", astraendosi dal significato cristiano.
Per esempio qui avevamo visto un uso anche funebre del bianco: https://intervistemetal.blogspot.com/2016/10/i-metallari-vestono-solo-di-nero.html



Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/alle-origini-dei-cradle-of-filth-la.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/inghilterra-i-luoghi-piu-belli-si-con.html

Per la poesia medioevale italiana: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/poesia-del-medioevo-duecento-e-trecento.html