La Dea Madre nelle diverse culture

AH AH, uno di quegli argomenti che fa uscire fuori di testa i monoteisti!!!! xD

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La Dea Madre e le Nozze Sacre

La Dea Madre è stata probabilmente la prima divinità immaginata dallo spirito umano; ma anche se ciò non fosse, il suo simbolismo è tuttavia indubbiamente una caratteristica predominante nei reperti archeologici  del mondo antico, dalle Veneri gravettiane e dalle immagini stilizzate delle decorazioni cavernicole del Paleolitico agli emblemi e alle iscrizioni del Mediterraneo orientale, dell'Asia occidentale, della valle dell'Indo e dell'Egeo.
(Nota di Lunaria: vedere anche il libro di Marija Gimbutas "Il Linguaggio della Dea" https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/introduzione-allarte-della-preistoria.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/veneri-senza-volto.html)

Il culto si concentrò dapprima sul mistero della nascita, e perciò si mettevano in particolare risalto le funzioni materne della donna, come rivelano le figurine femminili in molte delle quali gli attributi sessuali erano esagerati e suggerivano l'idea della gravidanza e talvolta anche del parto.
Il loro scopo era di stimolare la vita con un'abbondanza sempre maggiore (*) sia nel genere umano che negli animali e nella natura, sicché la nascita e la generazione erano fuse in uno con la conservazione delle risorse alimentari da cui dipendeva l'esistenza.

(*) questo concetto è stato trattato anche da Frazer nel "Ramo d'Oro"

La Dea Madre in Mesopotamia

Con lo sviluppo dell'agricoltura e della pastorizia e man mano che il culto progrediva, specialmente nel Vicino Oriente, si andò facendo più chiaramente definita la figura di una Dea che personificasse le funzioni materne. In un primo tempo fu la Dea Vergine che fece sentire la sua influenza predominante dall'India al Mediterraneo. In Mesopotamia, come osserva Langdon, mentre "L'intesità della fede in altri Dei dipendeva in certo qual modo dall'importanza politica delle città sedi principali del loro culto, prima che venisse stabilita una gerarchia degli Dei della natura, prima che la complessa teologia delle emanazioni fornisse alla religione un vasto pantheon in cui predominava l'elemento maschile, (Nota di Lunaria: si veda il cristianesimo, e la sua "trinità androcentrica" di un dio padre, un dio figlio, un dio spirito fecondatore e un'ancella infibulata-non divina al di fuori da questa triade maschile) le forze produttrici della terra avevano fornito nei tempi preistorici una classe divina in cui predominava l'elemento femminile".
Ma a Sumer la Dea Madre non era sola. Nei testi più antichi le veniva affiancato un figlio che era anche il suo amante e che rappresentava la nascita e la morte della natura.
Sotto tale imposizione venivano celebrati il mito e la sua rappresentazione liturgica nella festa religiosa che si teneva ad Isin nella Mesopotamia meridionale del III millennio a.C e imperniata sul sacro connubio della Dea Inanna (la controparte sumera dell'accadica Ishtar), l'incarnazione della fertilità della natura, col Dio-pastore Dumuzi o Tammuz, 

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/dumuzi-la-figlia-di-iefte-e-i.html
incarnazione delle forze creatrici della primavera. Poichè il Dio era la personificazione della vegetazione, il cui sviluppo e il cui declino si riflettevano nel mito della sua morte e resurrezione (*), non bastava che egli fosse solamente il figlio dell'Autrice e Dispensatrice di tutta la vita (la Dea). Nulla poteva essere più efficace per il mantenimento del ciclo delle stagioni che il matrimonio delle due Divinità, e questa unione doveva essere simbolicamente ripetuta nel rito dal sovrano della città-stato e da una Sacerdotessa, nelle parti rispettive di Dumuzi e Inanna o di Tammuz e Ishtar a seconda della mitologia locale.  Identificandosi con i loro divini archetipi, essi facevano sì che la loro unione avesse un reciproco effetto riproduttivo sui processi naturali in primavera "accrescendo la fertilità della terra" e colmandola d'abbondanza. 

(*) Per il culto di Tammuz, si veda l'analisi di Robert Graves nel libro "La Dea Bianca"

Vedi anche i miei post:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/gerico-e-il-culto-della-dea.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/gli-uccelli-la-cammella-gli-elementi-e.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/eva-heba-come-magna-mater.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/i-fenici.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/il-dio-sumero-della-luna-e-i.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/introduzione-alla-mitologia-sumera.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/inni-babilonesi.html

Così quando il culto della Gran Madre venne messo in relazione col ciclo delle stagioni e con i corrispondenti riti agresti, esso cessò di essere concepito principalmente o esclusivamente in relazione al processo di riproduzione. Come Dea Terra essa era la fonte di tutte le forze generatrici della natura e diveniva così responsabile della periodica rinascita della vita in primavera dopo lo squallore dell'inverno o l'arsura dell'estate. Era di conseguenza una Dea dai molti aspetti, come nel caso di Inanna-Ishatar, al tempo stesso madre e sposa, Magna Mater e Magna Dolorosa, conosciuta sotto molti aspetti ed epiteti - Ninhursaga, Mah, Ninmah, Nintu o Aruru -.
Provenendo dalla Dea la vita, da Lei veniva generato come figlio il Dio, che però era anche suo marito, perchè solo attraverso l'unione tra maschio e femmina poteva aver luogo il processo di riproduzione. Di conseguenza, poiché l'unione tra il Dio e la Dea aveva un effetto reciproco nel ridestarsi della natura, il sacro connubio annuale era un rito di fondamentale importanza nelle celebrazioni del ciclo stagionale. E infatti, di tutte le divinità della Mesopotamia i testi descrivono le nozze, che sulla terra venivano ripetute nei templi dal re nella parte dello sposo divino e dalla regina (o da una Sacerdotessa) nella parte della Dea.
In un inno dedicato ad Ishtar come personificazione del pianeta Venere, scritto per il culto del re IsinDagan (terzo re della dinastia degli Amorei) si narra come questi goda dell'amplesso della Dea Madre sulla terra nella stagione in cui Ella ritorna da Tammuz dal mondo sotterraneo. In conseguenza di ciò egli diviene simbolo della vita e della morte come personificazione di Tammuz, il Dio che muore e risuscita. Egli si rivolge a Inanna dandole i nomi di "Regina del Cielo, ornamento della volta celeste" (Nota di Lunaria: si veda come i cristiani poi scipparono questi titoli per darli alla "vergine maria"...) che sale in cielo come una torcia splendente, e con Lei va ad abitare nel "Tempio del re delle terre che è Dio". 


Là essa si leva al levar del giorno e

"Alla festa dell'Anno Nuovo, il giorno delle decisioni,
per la mia Regina un letto ho preparato.
La mia Regina sul suo letto va a riposare,
accanto ad esso una sedia, un seggio per Lei ho posto.
Perché essi si appoggino sulla sedia, il seggio della felicità."


E ancora:

"Essa abbraccia il suo amato sposo.
La santa Inanna lo abbraccia.
Il trono nel grande santuario è reso glorioso
come la luce del giorno.
Il re come Il Dio Sole
copiose, felicità ed abbondanza davanti a lui prosperano. [...] La Divina Madre, temibile drago del cielo, di cibo e bevanda è opportunamente provvista [...] La Divina Madre, temibile drago del cielo, gioisce."


In tutta la descrizione, è la Dea ad avere l'iniziativa. Al suo "Tempio della vasta fama" si reca il re, portando foccacce per "preparare la tavola per il festino", ed è Lei che abbraccia il suo amato sposo. Egli non è che il suo consorte, sottoposto alla sua volontà, che gode i favori che essa si compiace di largirgli. E ancora, è la Dea che in effetti garantisce la prosperità per il nuovo anno e l'abbondanza che le nozze sacre hanno assicurato. Il re suo marito non è che lo strumento di cui essa si serve per dispensare i suoi doni all'umanità. Ed è Inanna, Regina del cielo e della terra, che allieta il cuore del re di Isin, Enlilbani, scegliendolo per sposo.
Tutto ciò ha indotto Frankfort a supporre che "venivano deificati solo quei re ai quali una Dea aveva comandato di spartire con Lei il suo letto."
(Nota di Lunaria: quindi probabilmente era la classe di Sacerdotesse che sceglieva chi avrebbe regnato)
Sembra quindi che in Mesopotamia la monarchia fosse intimamente legata a un connubio tra il sovrano locale e la Dea, nel quale era questa che aveva la parte dominante. A ciò si deve l'importanza fondamentale delle sacre nozze celebrate nelle solennità dell'anno nuovo a chiusura dei riti dell'antica sacra rappresentazione agreste sumera diretta ad assicurare la rinascita della natura  a primavera.


Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/il-simbolismo-del-latte-e-delle-dee.html

La Dea Madre in Egitto

In Egitto invece l'iniziativa era del Faraone e non della Dea, perché egli esercitava le sue funzioni vivificatrici per suo proprio diritto in virtù della sua origine divina, essendo generato dal padre celeste, il Dio Sole, e saliva al trono come Horus, figlio di Osiride.
Nel Regno Nuovo Hathor comparve come madre e sposa di Horus quando le varie tradizioni vennero tutte riunite in una, e tutte le grandi Dee divennero allora "forme e attributi di Hathorm , venerata sotto nomi diversi" [...] Solo quando Horus venne identificato col figlio di Osiride (di cui Hathor non fu la sposa) venne stabilita la relazione coniugale esistente tra loro. Hathor venne allora identificata con Iside che da allora in poi ne adottò le corna da vacca, e come "donna del trono", le venne attribuita la nascita del prototipo del re vivente nella veste di Horus e di vendicatore della morte di Osiride; ambedue le Dee erano in stretta relazione con la maternità e la monarchia: così a File, Iside-Hathor personificava tutte le Dee insieme. A Sais nella XVIII dinastia Neith venne identificata con Iside e con Hathor e divenne così nello stesso tempo la moglie di Osiride, la madre di Horus e la madre degli Dei. Insomma, il ruolo di Hathor nell'antico Egitto divenne quello della Gran Madre nella sua forma originale, la quale come Dea-Vacca per eccellenza, esercitò da allora in poi le sue funzioni materne specialmente nell'allevamente dei re e nel conferir loro la natura divina.
Poichè nel Regno Nuovo si credeva che Amon-Ra si incarnasse nel Faraone regnante per generare il futuro erede al trono, la regina quale "moglie del Dio" era a sua volta considerata incarnazione di Hathor, mentre le Sacerdotesse-musiciste del tempio di Luxor erano le sue concubine poste sotto la direzione della moglie del Dio.
L'unione del Dio e della Regina avveniva indubbiamente nell' "harim meridionale di Amon", quando durante la festa tebana di Opet egli visitava a tale scopo in tutta la sua magnificenza il santuario nella seconda metà del secondo mese (Paophi). Perciò la concezione e la nascita del Faraone è raffigurata nei rilievi del tempio, simili a quelli che si trovano nel tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari, perché là con ogni probabilità veniva consumato il sacro matrimonio tra il Re e la Regina quali rappresentanti terreni del Dio e della Dea.

Qui trovate un'ipotesi molto interessante https://alledonnepiacesoffrire.wordpress.com/2020/03/14/la-dea-clitoride/

Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/gli-dei-e-le-dee-del-pantheon-egizio.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/iside-hathor-nut.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/iside.html

La Dea Madre in Asia Occidentale

In Siria e in Palestina il culto della Dea sembra fosse meno profondamente radicato e meno solidamente affermato che in Egitto e nelle altre regioni dell'Asia Occidentale. Statuette femminili, amuleti e medaglioni con immagini di Astarte sono state portate alla luce dallo strato B di Tell Beit Mirsim (1200-920 a.C) di Schechem e di Megiddo e nei testi ugaritici vi sono accenni inequivocabili al culto della Dea e alle nozze sacre come elemento integrante del mito e del cerimoniale agreste. Così Anat (*), era la consorte e la sorella di Baal, detta anche "La Signora della Montagna" e nei testi di Baal-Anat si narra che dopo aver combattuto vittoriosamente contro i suoi nemici Baal la invitasse sulla sua montagna per aiutarlo a costruire un palazzo.  (...) Il nome di Anat è associato alla figura di una vacca selvatica, simbolo della Dea Madre. (...) Che la vergine Anat divenisse la moglie di Baal è più che evidente. Talvolta la loro unione è rappresentata
come quella di un toro e di una vacca, secondo il simbolismo universalmente riconosciuto della virilità maschile e della fecondità femminile, sicché quando si narra che Baal amò una giovenca, questa non è che la maniera mitologica di esprimere la sua unione con Anat. https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-6-anat-e-qedesh.html


(*) Nelle fonti babilonesi Lilith (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/lilith.html) è al servizio della Dea semitica Anath o Anthat (Dea che fu adorata anche dagli Egizi), Dea assisa in Trono, nell'atto di reggere nella mano sinistra una lancia e nella destra una mazza con la lama.
Da notare che anche Ishtar era connessa alla guerra! https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/ishtar.html

Benchè Asherah (Nota di Lunaria: volgarmente conosciuta come "la moglie di Jahvè" ovvero la Dea Madre adorata dagli ebrei prima che si imponesse il culto del solo Jahvè)
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/gli-sciti-e-la-menorah.html
fosse originariamente una delle moglie di El, ne era anche la figlia e divenne la rivale e nemica di Anat.

Questa però fu solo una fase transitoria, poiché in seguito la vediamo attivamente impegnata nel progetto per la costruzione del tempio di Baal come una dei suoi alleati. Oltre ad essere "La Creatrice degli Dèi", essa era "La Signora del Mare", come Afrodite in Grecia e Maria "Stella Maris" nella tradizione cristiana (Nota di Lunaria: ovviamente è perché i cristiani hanno cucito addosso a questa Maria gli epiteti delle Dee!) e questi due titoli la pongono nella stessa posizione di Anat, in quanto ambedue hanno il rango e la funzione della Grande Dea, perennemente prolifere senza perdere la loro verginità (Nota di Lunaria: altra cosa che i cristiani hanno scopiazzato...) e interessate principalmente all'amore, alla fertilità e alla guerra.
(Nota di Lunaria: perché qui "verginità" non significa "passività, obbedienza", peggio che mai in rapporto a un "dio padre"! La concezione che Maria Vergine sia passiva è tutta cristiana, perché le precedenti Dee Vergini - si veda anche Artemide/Diana Cacciatrice - non sono affatto docili e passive!, ma anzi, sono battagliere e predominanti. "Vergine" stava appunto a significare "Dea che non si piegava al dominio maschile della penetrazione" di un Dio suo sposo. Diana Cacciatrice per esempio era aggressiva principalmente nei confronti di dei e umani maschi, così come Anat, che sedeva in trono armata di lancia)

Sotto tale aspetto esse divenivano senz'altro al tempo stesso consorte e figlia o sposa e sorella del dio supremo, fosse egli El o Aleyan-Baal, poichè questo è un fenomeno ricorrente nel culto della Dea.
In Canaan si dava particolarmente risalto alle caratteristiche guerresche ed erotiche di queste due patrone della vita sessuale (Nota di Lunaria: e infatti le Sacerdotesse di queste Dee ricoprivano un ruolo di potere, e avevano un atteggiamento disinibito nei confronti degli uomini: si veda il discorso della prostituzione sacra, dove le Sacerdotesse sceglievano gli amanti che avrebbero condiviso con loro il letto, perché rappresentavano le Dee in terra e quindi trasmettevano "l'essenza divina" agli uomini con i quali si univano) e delle forze di riproduzione nelle loro varie manifestazioni, che lottavano tra loro per divenire la consorte del capo del pantheon e dominare i processi naturali da cui dipendeva il benessere dell'umanità. Da questa lotta sembra che nessuna delle due uscisse vittoriosa, perché tanto Anat che Asherah rimasero unite nel possesso comune di una medesima attribuzione senza mai fondersi completamente in un'unica "Dea dai molti nomi".
Nella tradizione ebraica sembra che Asherah fosse identificata con Astarte o Ashtaroth così come in Egitto Anat e Astarte vennero fuse in una sola figura, Antart. Così, nel Vecchio Testamento Asherah è associata a Baal, benché di solito sia Ashtaroth ad essere rappresentata come sua compagna.
Non v'è dubbio che quando vennero stilati i racconti biblici le figure di Asherah e di Ashtaroth fossero già confuse  e che col termine complesso di "Asherah" si volesse indicare qualunque cosa che fosse in relazione col culto della Dea, così come tutti gli Dei agresti e il loro culto venivano indicati col nome di "Baal".
(Nota di Lunaria: infatti nelle lingue semitiche, "Baal" è un titolo, e non un nome proprio, e significa "Signore". è sopravvissuto nel termine "Baalzebub", "Signore di tutto ciò che vola", poi corrotto in "Signore delle mosche", quando gli ebrei e poi i cristiani lo  demonizzarono. Baalzebub era un Dio dei Filistei, e veniva adorato nelle città di Ekron e Nippur. Era il Dio delle tempeste, del vento, di ciò che si muove volando. Qualcuno ha però suggerito che è più probabile che Baal-Zebub, “Signore delle Mosche” , sia una modificazione ebraica fonetica del vero nome, che era probabilmente Baal-Zebul – “Signore dell'Alta Casa”.

https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/la-vera-origine-di-belzebu.html)
Che Asherah fosse la Dea principale di Tiro è indicato nel testo ugaritico di Keret, dove si legge che l'eroe, Keret, si era recato al "tempio di Asherah di Tiro" e di "Elath (la Dea) di Sidone" e si era votato a Lei per ottenere la mano della figlia del Re Pabel. Perciò come sua devota, la moglie tiriana di Ahab, Jezebel (Nota di Lunaria: è un racconto biblico) considerava il Monte Carmelo come un punto di vantaggio nella lotta dei due culti rivali (di Jahvè e di Baal), ed è possibilissimo che appunto là si sia svolta la rituale battaglia tra Baal-Asherah e Jahvè. Se pure in questa occasione lo jahvismo trionfò, tuttavia esso non segnò affatto la fine del baalismo. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-5-gli-alti-luoghi.html
I templi di Asherah e di Jahvè, costruiti fianco a fianco nel IX secolo sulle mura di Mizpah, sopravvissero infatti fino a quando la città venne distrutta, mentre nel V secolo a.C. nella comunità ebraica di Elefantina in Egitto veniva spesso venerata la "Regina del cielo" (Nota di Lunaria: che era già un titolo della Dea Inanna) e a Jahvè venivano assegnate delle compagne che portavano i nomi di divinità cananee come Anat-Yahu (o AnatBethel), Asim-Bethel e Haram-Bethel. La pratica diffusissima della prostituzione maschile e femminile fa pensare che il sacro connubio fosse uno degli aspetti più salienti del culto. Sembra anche che al tempio di Shiloh fossero adibite delle Sacerdotesse con le quali i figli di Eli avevano rapporti sessuali e Amos inveiva contro coloro che profanavano il nome di Jahvè dandosi convegno con le "zonah" nei banchetti propiziatori e bevendo "il vino delle violate". E similmente Geremia rimproverava al popolo di Gerusalemme di affollarsi nelle case delle sacre prostitute (zonah) di cui descriveva gli allettamenti. Come in Babele la Dea invitava il re nel suo letto, anche queste case erano attrezzate con "letti d'amore" per le Sacerdotesse e i loro amanti, che recitavano la parte del Re e della Regina nella rappresentazione del sacro sposalizio, se, come sembra probabile, una delle forme del rito era la prostituzione sacra. è anche probabile, benché l'episodio sia molto oscuro, che lo stesso profeta Isaia sia ricorso a una di tali case per unirsi in sacro connubio con una profetessa di professione per avere da lei un secondo figlio che doveva avere un significato simbolico [...] comunque sia, la prostituzione in ambedue i sessi era difusissima in Israele, e per quanto tale culto venisse combattuto o allegorizzato dai profeti, esso continuò tuttavia a fiorire nella comunità anteriore all'esilio. [...] (1) Nel secolo successivo la legge deuteronomica si sforzò di sopprimere gli "Hierodouloi" (ierodule) di ambo i sessi, ma nonostante le drastiche riforme di Giosia, che comprendevano la distruzione delle case dei Sodomiti e delle donne sacre che tessevano tendaggi per Asherah e praticavano i loro riti nel tempio di Gerusalemme, il culto continuò a persistere durante il periodo dell'esilio.
(Nota di Lunaria: infatti per tutta la Bibbia, nell'Antico Testamento c'è sempre questo ritornello di Jahvè, che intima il suo popolo di abbandonare gli Dei degli altri, se non vuole incorrere nella sua ira di dio geloso...) 

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/uno-o-tre-la-vicenda-dellapparizione.html
Il simbolismo della fertilità venne comunque mantenuto e interpretato sotto forma di uno sposalizio di Jahvè col suo popolo
(Nota di Lunaria: e quindi anche del Cristo, lo "sposo" e della chiesa terrena, la "sposa", si veda il discorso del Nuovo Testamento)


Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/gerico-e-il-culto-della-dea.html

(1) è anche per questo motivo che la bibbia condanna l'omosessualità: è anche nel riferimento alla figura dei "prostituti" sacri. Inoltre, ci si ricordi che in certe culture pagane era normale travestirsi o evirarsi cambiando sesso (vedi, per esempio, i sacerdoti di Cibele o della Dea indù patrona dei trans, cioè Bahuchara)

Nota di Lunaria: per il Giappone, vedi
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/amaterasu-e-limperatore.html
Per il contesto celtico: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/arianrhod-cailleach-blodeuwedd.html
Per il contesto mesoamericano: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/il-coniglio-della-luna-e-la-dea-ixchel.html


La Dea Madre nel culto Indo-Iraniano

Nella civiltà preistorica delle pianure di Elam abbondarono dunque, nel periodo proto-elamita e nel primo periodo elamita (circa 2800 a.C) le figurine femminili modellate in argilla, spesso adornate di collane, braccialetti e orecchini. A Susa la Dea era venerata col nome elamita di Kirisha, e anche dopo la fine della potenza elamita nel 640 a.C, il suo culto continuò a Nanaia fino al periodo dei Parti (250 a.C - 299 d.C). La si può forse anche riconoscere nella Dea Zoroastriana della fertilità e dell'acqua, Anahita, https://intervistemetal.blogspot.com/2018/02/iran-parte-2-anahita.html
che compare negli Yashit con Mitra insieme ad Ahura Mazda. Come Dea delle sorgenti e dei corsi d'acqua ella assumeva le forme di Ishtar, raffigurata con le mammelle molto pronunciate, un'aurea corona di stelle e vestita d'oro. Era venerata come Dea della riproduzione e di tutta la vita sessuale ed era accompagnata da uno stuolo di Sacerdotesse che praticavano la prostituzione sacra. Associato a lei era Mitra, il giovane Dio e l'eroe vittorioso che aveva sacrificato il toro primordiale per diventare fonte di vita per l'umanità.
Nella Valle dell'Indo, a Mohenjo-daro, le statuette femminili di terracotta sono state ritrovate in ogni strato, spesso mutilate, dipinte con uno strato di pittura rossa, per aumentarne la potenza vivificatrice come si faceva in Egitto, Mesopotamia e Malta.

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/mohenjo-daro-e-gli-ariani-nel.html
La maggior parte sono nude, se si eccentua un gonnellino attorno alle reni, e sulla testa hanno un'ampia acconciatura a forma di ventaglio con proiezioni laterali a guisa di paniere. Molte sono adorne di collane e orecchini di perline, di collari ornamentali, attorno alle braccia, ai polsi e alle gambe. Alcune appaiono sedute con le mani intrecciate attorno alle ginocchia, altre hanno atteggiamenti che fanno pensare a una danza sacra.


La Dea Madre nel Mediterraneo

Nel Mediterraneo orientale dove l'oggetto principale della venerazione era la Gran Madre, i suoi emblemi abbondano, specialmente a Creta e a Cipro. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/creta.html
Ivi il serpente, la colomba, l'ascia bipenne, le corna da consacrazione, (1) le statuette femminili obese e le raffigurazioni della Dea in piedi su una montagna o accompagnata da alberi e pilastri sacri, sono dovunque elementi caratteristici del culto. Benché le sue funzioni fossero soprattutto materne, Essa era anche la Dea della vegetazione e della fertilità, (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/tellus-la-madre-terra.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/le-dee-del-riso-e-del-grano.html) e in tale veste era spesso accompagnata da un giovane compagno, suo figlio e consorte, talvolta rappresentato con un arco in mano e portante sul capo la medesima tiara che ne indicava la divinità.
Nel santuario centrale del palazzo di Cnosso, affacciato sulla corte centrale vi è un recesso rettangolare posto di fronte alla base dell'altare centrale in cui venne trovata nel 1901 una serie di impronte di sigilli raffiguranti la Dea minoica ritta su una montagna e vigilata da due leoni. (Nota di Lunaria: i leoni sono associati anche alla Dea Ishtar e ad Anahita https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/il-simbolismo-del-leone-e-del-gatto.html)
Immediatamente dietro a questo santuario è una piccola camera nel cui pavimento appartenente a tardo periodo minoico vennero trovate due cavità, probabilmente due vasche di pietra interrate, usate per la conservazione dell'olio. Due cavità più grandi scoperte successivamente contenevano numerosi resti tra cui, in quella orientale, due statuette femminili di ceramica che riproducevano la Dea dei Serpenti con una tiara in testa, vestita con un corpetto a vita alta riccamente ricamato e con le mammelle scoperte.
In un sotterraneo situato a settentrione del corridoio che attraversa il palazzo da est a ovest e pieno di pesi e di vasellame, sono stati rinvenuti frammenti di altari, modelli di un reliquiario montato su corna da consacrazione e di una portantina, nonché colonne di colombe accovacciate colorate in policromia, che si ritiene provengano da un santuario dedicato al culto minoico della Dea dei Colombi (1), del quale però non sono state trovate traccia. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/culto-della-quercia-sacerdotesse.html





(1) Per il discorso della Colomba e del suo rimando alla Dea (che i cristiani hanno virilizzato nello "Spirito Santo") vedere Robert Graves in "La Dea Bianca". Tra l'altro Robert Graves si è occupato anche di Creta in "Il vello d'oro"
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/la-dea-bianca-gli-stralci-piu-belli.html

Frammenti di statuette, due teste di serpente, quattro colombe e un frammento di pithos d'argilla decorato con bipenne, corna da consacrazione e tre vasi da cerimonia in terracotta, il tutto riunito attorno a una bassa tavola a tre gambe di terra impastata, sono oggetti sacri caratteristici del culto della Dea Minoica: un vero e proprio esempio di tempio a Lei consacrato.
A Cnosso, il tempio era diviso in tre parti.  Erano presenti statuette di figure femminili; una figurina maschile porgeva alla Dea una colomba; che le corna e le bipenni fossero in relazione col culto della Dea è dimostrato dalla presenza di figure femminili.
(Nota di Lunaria: in effetti, l'ascia bipenne ricorda anche le ovaie femminili, forse per questo il simbolo venne ad indicare la Dea)


(1) Anche in "Luna Rossa" e "La Dea Bianca" di Robert Graves si è parlato dei simboli della Dea: il serpente, https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-serpente-domestico.html
la colomba, https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/il-ciclo-arturiano-3-ginevra.html
l'ascia bipenne che si colleva alla farfalla (ma anche la libellula aveva un duplice significato, uno "negativo" d'epoca cristiana che l'associava alle streghe chiamandola "diavolo volante, strega dell'acqua, uccello delle streghe"; in inglese è chiamata "dragonfly", drago volante), la civetta, le corna cioè la mezzaluna, associata a molte Dee, https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/le-dee-con-la-corna-e-la-falce-di-luna.html
la grotta (o il calderone) https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/la-discesa-agli-inferi-la-grotta-e-il.html 

Il culto dei morti

Nelle scene riprodotte sul sarcofago da Hagia Triada, si ritrovano la maggior parte dei simboli della Dea in quello che sembra essere un apparecchiamento funebre comprendente un altare con corna da consacrazione, un olivo con rami spiegati, un piedistallo con una bipenne e un uccello, una Sacerdotessa con un vaso di offerte, un'anfora da libazione, il toro destinato al sacrificio e il cui sangue veniva raccolto in quello che potrebbe essere un vaso senza fondo per far sì che si spargesse al suolo come offerta alla Madre Terra per cattivarsene i favori nella resurrezione del defunto dalla tomba e nel viaggio dell'anima verso la sua dimora finale. Alcune archeologhe hanno però interpretato la scena come il passaggio dall'inverno alla primavera celebrato nel dramma agreste stagionale imperniato sul tema della morte e resurrezione. Il culto dei morti ha tanti punti in comune col culto della fertilità che spesso i miti, le cerimonie e i simboli si fondono. (Nota di Lunaria: sì, ne parlava a fondo Mircea Eliade, in "Trattato di Storia delle Religioni" c'è un lungo capitolo dedicato ai riti agrari, ai semi e come questi simboleggiassero i morti in attesa di resurrezione) In questo caso, però, il fatto che le scene si trovino su un sarcofago suggerisce innanzitutto un'interpretazione funebre con rapporto all'altra vita piuttosto che quella della morte e della resurrezione della natura, pur ammettendo che spesso l'una e l'altra sono inscindibili nelle funzioni e nelle attribuzioni della Dea. Dato il carattere composito delle raffigurazioni, è quindi probabile che i due culti si fossero fusi, benché di tale fusione non esistono tracce sui monumenti minoici.
Durante il Calcolitico, nel V millennio a.C., la bipenne, ritenuta in un primo tempo di origine cretese, era un oggetto di culto tra gli Arpachiyani e in altre regioni del Vicino Oriente, unitamente alla colomba, come simbolo della Dea Madre.  
Quando Creta divenne un centro importante, divenne anche la culla della Grande Madre. Venerata con pieno diritto come sovrana degli alberi e delle montagne e signora delle bestie feroci (Potnia Theron https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/todi-ragini-e-la-potnia-theron.html), essa rappresentò unitamente al suo giovane compagno il principio vitale della natura e dell'uomo finché in ultimo sul continente greco le sue funzioni e i suoi attributi vennero suddivisi tra uno stuolo di Dee. Così Atena, che prima era una divinità della terra, ne ereditò gli emblemi del serpente e dell'uccello; Artemide gli animali selvatici e le foreste e i corsi d'acqua; 

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/artemide.html
e Afrodite infine le colombe. (Nota di Lunaria: infatti è per questo motivo che le Dee pagane sono tutte molto simili...)

APPROFONDIMENTO

I Nomi delle Grandi Dee e collegamenti con l'Induismo nella simbologia totemica- neolitica

Info tratte da



Collegamenti e integrazioni a cura di Lunaria

Nell'antica Britannia la Dea era una, ma si esprimeva attraverso molte altre Dee. 
Era il grande Vuoto, il Principio di tutte le cose. Era la Fonte della Vita, la Creatrice, Colei che dà seguito o distrugge tutto ciò che esiste. Era la Matrice, la Grande Madre, la Filatrice della Trama della Vita e del Destino, la Tessitrice della rete della continuità e Colei che tagli il Filo al momento della Morte.

Vedi anche le Dee tessitrici: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/le-dee-filatrici.html

Tutte le anime nascono dal Suo Ventre sacro, vivono per un arco di tempo sul Suo Corpo, la Terra, e poi ritornano alla Sua tomba/Ventre nella morte. Era la Madre di tutte le stelle nel cielo e di tutta la natura. Era l'Albero della Vita, la Fanciulla, la Madre e la Crona; la Vergine, l'Amante e la Prostituta.
Era la Madre del Tempo. Nell'antica Britannia il modello di vita era determinato dal ciclo delle Sue stagioni. Nel corso dell'anno il Suo corpo si trasformava visibilmente dalla Fanciulla fresca e verde all'Amante vibrante, alla Madre raggiante, alla Crona che muore lentamente.
Le prime forme che abbiamo di Divino sono proprio femminili;
la forma maschile è posteriore.

Vedi https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/introduzione-allarte-della-preistoria.html

Comunque, in molte culture, la Dea e il Dio erano visibili nel paesaggio, nelle montagne e nei fiumi, nel vento, nella pioggia, nel sole, nelle forze della Natura. Si trovavano anche nelle piante e negli alberi o negli animali. (Nota di Lunaria: tutte queste idee sono rimaste nell'Induismo, tra le più antiche religioni dell'umanità; per esempio una Dea-pianta è Tulsi o Indo I Tuladi, la Dea del basilico tulsi; gli induisti festeggiano anche il "Tulsi Vivah";



un Dio zoomorfo è Ganesha, dalla testa d'elefante,
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/perche-ganesh-ha-una-zanna-sola.html
o Varahi, che ha aspetto di cinghiale femmina, con un crescente lunare in testa;
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/tacito-la-madre-degli-dei-il-cinghiale.html
Chandra è il Dio della luna; il fuoco era simboleggiato dal dio Agni o dalla Dea Jwala, che presiedeva anche al fenomeno dei geyser)

Come ha mostrato Marija Gimbutas, gli attributi della Dea Neolitica sono espressi in un linguaggio simbolico che è stato trovato inciso sui megaliti e nei tumuli rituali che in Britannia cominciavano a partire dal 4500, l'inizio del Neolitico.
Segni come "V", zig zag, serpenti, cerchi concentrici, spirali si ripetevano con frequenza, via via indicando concetti come creazione/Vagina, umidità femminile e acqua, energia vitale, gli occhi della Dea o il divenire del tempo. Altrettanto importanti segni come mezzelune, corna, semi che germogliano (nota di
Lunaria: difatti, sempre nell'induismo, troviamo ancora il crescente lunare associato a diverse Dee; esempi di Dee con le corna - che poi, sono una derivazione del crescente lunare, che appunto, ha forma di due cornini appuntiti - li troviamo nell'Afghanistan politeista, dove le Dee portano un elmetto con corna e a volte siedono su animali; quasi tutte le Dee nell'induismo si accompagnano ad animali, usati come cavalcature)

Vedi:  Gli Animali della Dea https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/gli-animali-e-le-dee-nella-mitologia.html
La falce di Luna https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/le-dee-con-la-corna-e-la-falce-di-luna.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/la-luna-simbolismo-9.html

Una delle più antiche statuette della Dea nelle Isole di Brigit fu trovata conservata nella tomba della pianura del Somerset, e risale al 3250 a.c. è alta circa 15 cm e intagliata nel legno di frassino. Nonostante gli archeologi l'abbiano ritenuta essere una figura androgina, la statuetta presenta il tipico seno grande. Fu trovata sotto alla Bell Track, uno degli antichi sentieri di legno che una volta incrociavano le pianure acquose, nelle quali i nomadi pescavano e cacciavano nel corso del Mesolitico e Neolitico. Probabilmente è la più antica rappresentazione della Dama del Lago.
La Dea veniva spesso rappresentata in statuette, incisioni e pitture murali come un essere in parte animale e in parte umana (Nota di Lunaria: anche questa cosa si ritrova nell'Induismo, dove appaiono Dee con attributi animaleschi come le zanne e gli artigli di felini o rapaci, o animali esse stesse).

Forme frequenti erano la Dea Serpente
(diffusa anche in Cina. Nota di Lunaria https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/nu-wa-e-il-serpente.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-serpente-domestico.html),

la Dea Uccello con il corpo di donna, piedi e ali di uccello (la più celebre è Lilith.  https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/lilith.htmlNota di Lunaria).

è la Scrofa Sacra (Varahi è una cinghialessa),
Vacca (Hathor/Kamadenhu), Pesce, Rana (Heket), Cane (Sarama/Hadkai),  Mamma Orsa (Artio, Artemide Brauronia), Cervo (Dee della caccia come Artemide-Devana, non è da escludersi che agli inizi fossero adorate anche con aspetto di cervo, nota di Lunaria).

Vedi gli animali della Dea https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/gli-animali-e-le-dee-nella-mitologia.html

La sciamana invocava i poteri della Dea decorando il suo corpo con i pigmenti, pelli e piume, indossando copricapi fatti con la testa di animali o con le corna.

Sullo sciamanesimo vedi https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/dee-e-sciamanesimo.html

Anche l'antico Dio era associato alla caccia e agli animali e come la Dea prende la forma dal mondo animale (si pensi a Cernunnos).
Vedi https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/zeleni-jurij-luomo-verde-nel-folklore.html

Alcune pitture rupestri mostrano uomini che indossano pelli, teste, corna.
Vedi Valcamonica https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/la-civilta-della-valcamonica-e-cernunnos.html
Algeria https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/algeria-1-storia-musica-pitture-rupestri.html

Gli Dei erano spesso animali dotati di corna: Toro, Ariete, Caprone, Alce, Bufalo, Bisonte. 
(animali rimasti nell'Induismo: Meldi Maa si accompagna al caprone nero, Vihat e Peethaal al toro, Gail Mataji all'ariete. Nota di Lunaria)

Altri animali sacri e totem erano: l'aquila, il salmone, lo scricciolo, il picchio, la civetta (Atena, Lakshmi), il merlo, la rana/rospo (Heket), la lepre/coniglio (Eostre, Ixchel), il corvo (Morrigan, Branwen, Dhumavati), il cigno (Brigid, Gayatri, Brahmani, Sarasvati, Afrodite)
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/totemismo.html
(aggiungo anche il cavallo - Epona -, l'ape - Bhramari/Melissa -, la colomba - Astarte/Kupaba - e il leone, amatissimo nell'induismo. Durga è la Dea più celebre che cavalca un leone, come Cibele conduce un carro trainato da leoni, ma Dee leonine sono anche Narsimhi e la più celebre Sekhmet, la leonessa. Nota di Lunaria)
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/gli-animali-e-le-dee-nella-mitologia.html

Le corna sono bisessuali: identificano sia la virilità sia le tube di Falloppio, che ricordano una testa di toro.
Per le divinità con le corna: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/le-dee-con-la-corna-e-la-falce-di-luna.html
La falce di Luna: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/la-luna-simbolismo-9.html
Il Toro:  https://intervistemetal.blogspot.com/2018/05/israele-esoterico-7-amuleti-e-toro-nel.html



La prima popolazione che visse nelle Isole di Brigit è registrata nell'irlandese "Libro delle Invasioni", all'XI secolo, come i Fomoire, che vissero in Irlanda. Erano una razza indigena che venerava la Dea Domnu, il cui nome significa "Abisso, mare profondo". La leggenda descrive i Fomoire come giganti spaventosi, per lo più donne dall'aspetto estremamente brutto. I Fomoire erano originariamente associati al mare e alle Isole dell'Immortalità; Fomoire significa "sotto il mare", ed erano immaginati come fantasmi marini. Nel folklore le loro storie continuano come Sirene/Tritoni.

Il secondo arrivo registrato sulle Isole di Brigit è quello dei Tuatha De Danaan, il popolo della Dea Dana, che è anche conosciuta come Danu, Anu, nu Dana, Ana, Aine, Anna e Amma (Nota di Lunaria: i cattolici hanno scopiazzato la cosa chiamando la madre di maria "sant'anna"). Lei è la Madre di tutti gli Dei e alcuni dicono che sia anche Domnu, la Dea dei Fomoire.
La Dea Dana venne mascolinizzata nella successiva mitologia gallese, diventando Don, e le storie dei Tuatha de Danaan vennero identificate con quelle del popolo di Don nel parallelo ciclo mitologico gallese dei Mabinogion. Questa grande saga incomincia con il racconto della morte della Dea Gallese Rhi-Ann-on, che è anche conosciuta come Rigantona, Grande Regina.
Altri nomi con cui era chiamata: Annis Nera (vedi Anna la Nera, sopravvissuta nel folklore legato al Piccolo Popolo) MorgAna;

Fate malvagie https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/le-fate-malvage-nel-folklore.html
Morgana: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/il-ciclo-arturiano-4-morgana.html

il suo nome percorre l'antico mondo della Dea nel quale era Anna-Nin, Ana-hita, Di-Ana, Ari-An-dne e In-Anna
(Nota di Lunaria: a questa lista aggiungo anche Annapurna, la Dea indù del nutrimento)
Anahita: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/02/iran-parte-2-anahita.html
Diana: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/perchta-holda-diana.html
Artemide: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/artemide.html


Nella Britannia del tardo Neolitico, la Grande Dea Madre di tutto era An, Ana, chiamata così per l'inizio di ogni cosa dal primo suono dell'espirazione Aaaaa...nnnnn...aaaaa. Lei è la Filatrice della Trama della Vita, Tessitrice della Rete della Connessione, Tagliatrice del Filo nella Morte. Era visibile sotto forma di colline e valli, vestita degli svariati colori della sua Natura.





KUBABA E ALMA MATER











Alma Mater, uno dei titoli di Cibele, "Colei che dà la vita". Qui nelle sue vesti di Signora della Sapienza, Domina Sapientiae. Perché che cos'è la Sapienza se non ritorno alla vita, dopo secoli di oppressione monoteista, che ci hanno reso morte dentro?
Alma Mater, Magistra, Creatrix! Questa è la nostra Dea! E questi sono i Suoi attributi, che il monoteismo ha virato solo al maschile.


E quindi celebriamo la Dea, Una e Molteplice (giacché Ella ha la forma di tutte le donne del mondo) con versi antichissimi, presi dal "De Rerum Naturae" di Lucrezio. Perché prima che il monoteismo rubasse le nostre lingue Pagane, per deturparle usandole nella loro liturgia melmosa, in Greco e in Latino si cantavano gli inni agli Dei, alle nostre Dee!

Aeneadum genetrix, Genitrice della stirpe di Enea, così il poeta invoca la Dea. Ma noi La salutiamo come Feminarum Genetrix, Genitrice della Stirpe delle Donne. E non a caso ho scelto il termine "Femina" perché il termine "Femina", nella storia, ha subito i più mostruosi oltraggi: "femina est mas occasionatus", "mulier esse cessabit, et dicetur vir", "Propter quod mulier res imbecilla", "Rudiores enim sunt ut plurimum feminarum mentes", "si est autem Dominus viri caput, mulieris autem vir", "minor autem et inferior feminae", "Inferior ergo mulier viro est", "mulier vero inferiorem", che si traducono con "esseri difettosi, concepiti con un difetto, malriusciti / la femmina cesserà di essere femmina e sarà chiamata uomo / la donna è una cosa debole di mente e corpo / la mente delle femmine è più rozza / se è vero che dio è capo dell'uomo, l'uomo è il capo della donna / la parte minore e inferiore è stata assegnata alla femmina / la donna è inferiore"... è così che latravano, è così che bestemmiavano contro la donna, i monoteisti, mentre cantavano le lodi al loro dio e a loro stessi... 

E oggigiorno si risponde a questo affronto gridando a gran voce: Femina Est Imago Deae! Femina Est Dea Pulcherrima! Dea Est Feminarum Genetrix!
La Femmina è l'Immagine della Dea! La Femmina è la Dea Meravigliosa! La Dea è la Genitrice delle Donne! Tanto più forti, queste nostre evocazioni, proprio perché pronunciate in Latino, lingua che venne insozzata dalla liturgia monoteista, lingua che venne usata per denigrarci, affossarci, farci sentire mancanti e malriuscite…


Genitrice della stirpe di Enea, gioia di uomini e Dei, Venere che dai la vita, che sotto gli astri scorrenti del cielo rendi popoloso il mare colmo di navi e la terra fertile di messi, poiché ogni genere di viventi nasce da te e, sorta, contempla la luce solare: Te, Dea, te fuggono i venti, te e la tua avanzata il cielo nuvoloso, per te la terra industriosa fa sgorgare fiori, per te sorridono le vaste superfici del mare e, placato, splende il cielo di una diffusa chiarezza. Non appena s’è spalancato lo splendore primaverile dei giorni e, libero, prende forza il Favonio fecondo. Come primi gli uccelli preannunciano te, Dea, e il tuo arrivo, i cuori toccati dalla tua energia vitale. Poi bestie feroci e greggi scorrazzano per pascoli felici e guadano rapidi torrenti: così, preso dalla magia,
chiunque, ardente, ti segue ovunque lo porti.
Infine, per mari e monti e fiumi impetuosi, e per le magioni frondose degli uccelli e per i campi verdeggianti, infondendo a tutti per i petti un dolce amore, fa che con passione le stirpi propaghino secondo il genere. Poiché tu sola reggi la natura
delle cose, e nulla sorge senza Te nei divini mondi della luce, né accade alcunché di lieto o piacevole, Te voglio come compagna per comporre i versi che io provo a scrivere sulla natura delle cose,
per i discendenti di Memmio, che tu, Dea, hai voluto si distingussero, ornata d’ogni dote. Tanto più, o Dea, concedi un fascino infinito ai miei versi; intanto fa’ che le selvagge azioni di guerra riposino tutte in pace, per mari e terre; infatti, tu sola puoi aiutare i mortali con una serena pace, poiché i crudi onori
della guerra li governa Marte, potente in armi, che spesso poggia il capo sul tuo grembo, vinto da eterna ferita d’amore; così, sollevando gli occhi, col collo armonioso reclino, ammirando te, Dea, nutre gli avidi occhi d’amore, e dal tuo viso pende il respiro di lui che è riverso. Quando lui è sdraiato sul tuo sacro corpo, tu, Dea, abbracciandolo da sopra, proferisci dalle labbra dolci parole, chiedendo per i Romani, o gloriosa, una serena pace. Infatti,
né io posso accingermi con spirito tranquillo in un tempo infelice, né l’illustre stirpe di Memmio può mancare in tale situazione alla comune salvezza.


Aeneadum genetrix, hominum divumque voluptas, Alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis: Te, Dea, Te fugiunt venti, te nubila caeli adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus summittit flores, tibi rident aequora ponti placatmque nitet diffuso lumine caelum.
Nam simul ac species patefactast verna diei et reserata viget
genitabilis aura favoni, aeriae primum volucres te, Diva, tuumque significant initum  perculsae corda tua vi.
Inde ferae pecudes  persultant pabula laeta et rapidos tranant amnis: ita capta lepore te sequitur cupide quo quamque inducere pergis. Denique per maria ac montis fluviosque rapacis
frondiferasque domos avium camposque virentis omnibus incutiens blandum per pectora amorem efficis ut cupide generatim saecla propagent. Quae quoniam rerum naturam sola gubernas nec sine te quicquam dias in luminis oras exoritur neque fit laetum neque amabile quicquam, te sociam studeo scribendis versibus esse, quos ego de rerum natura pangere conor Memmiadae nostro, quem tu, Dea, tempore in omni omnibus ornatum voluisti excellere rebus. Quo magis aeternum da dictis, Diva, leporem; effice ut interea fera moenera militiai per maria ac terras omnis sopita quiescant; nam tu sola potes tranquilla pace iuvare mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se reicit aeterno devictus vulnere amoris, atque ita suspiciens tereti cervice reposta
pascit amore avidos inhians in te, Dea, visus eque tuo pendet resupini spiritus ore. Hunc Tu, Diva, tuo recubantem corpore sancto
circumfusa super, suavis ex ore loquellas funde petens placidam Romanis, incluta, pacem. Nam neque nos agere hoc patriai tempore iniquo possumus aequo animo nec Memmi clara propago talibus in rebus communi desse salti.




Per il contesto slavo vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/mokosh-e-pehtra-baba-la-caccia.html
La Triplice Dea nella cultura rom: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/kali-sara-la-kali-le-gigantesse-le.html

GALLERIA DI IMMAGINI CHE RIASSUMONO I CONCETTI VISTI SOPRA:






































































 









 






Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/cerridwen-henwen-baubo-e-il-maiale.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/la-crone-laspetto-terrifico-e-saggio.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/la-sacerdotessa-che-e-un-concetto.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/limperatrice-e-la-dea-in-trono.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/la-dea-brigit.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/il-cigno-e-la-dea-brigit.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/arianrhod-cailleach-blodeuwedd.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/brigantia-e-banbha.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/rhiannon.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/sheela-na-gig-la-rana-e-il-rospo.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/artha-grainne-sulis-eostre.html

Sulle Dee italiche: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/06/le-dee-e-le-