Efesto e il Culto del Martello


Efesto: Secondo alcune fonti la nascita di Efesto sarebbe stata dovuta al capriccio di Hera (generare un figlio senza unirsi a Zeus) e questi due sentimenti, rabbia e ira, sono il motivo della bruttezza di Efesto/Vulcano, il Dio sciancato.
La fonte omerica invece afferma che Efesto nacque da Zeus ed Hera, diventando zoppo per la caduta subita, piombando dall'Olimpo verso l'isola di Lemno: infatti fu Zeus a scaraventarlo giù dall'Olimpo, sotto un impulso d'ira.
Efesto è un Dio profondamente solo: non voluto, non amato, non bello, schivato da tutti, tradito da Afrodite, la più bella Dea, obbligata per castigo a sposarlo, rappresenta lo spirito laborioso di sacrificio, talento e maestria, che riscatta dalla bruttezza o dai limiti fisici.
Potremmo quasi accostarlo, per quell'aria di solitudine e profonda meditazione introspettiva, al Tarocco dell'Eremita
che avanza con quell'aria un po' zoppicante, piano piano...
Efesto rappresenta anche la virtù morale che trionfa sulla bellezza estetica passeggera: infatti la sua maestria nel forgiare ogni sorta di strumenti di metallo non aveva rivali. Egli installò la sua officina proprio nell'Olimpo, costruendo favolosi palazzi di bronzo per sé e per gli altri Immortali.
Venti mantici soffiavano giorno e notte sul fuoco per rendere malleabili e duttili i più pregiati metalli.
Fu lui che fece lo scettro per Zeus, il tridente di Poseidone, il carro dorato di Apollo, le frecce di Artemide, le catene per incatenare Prometeo e un meraviglioso trono d'oro, lavorato a sbalzo, per vendicarsi della madre arcigna e scostante (*): dopo aver foggiato il trono di squisita bellezza, lo mandò in dono ad Hera che, civettuola, si assise subito, per farsi ammirare dagli altri Dei; ma quando volle alzarsi non poté: Efesto aveva tirato intorno a lei una sorta di rete di metallo, talmente sottile da sembrare invisibile. La Dea chiese aiuto, e fu solo Dioniso che riuscì, ubriacando Efesto, a convincerlo a liberare Hera.


(*) Sulla figura di Hera come Madre, o meglio, come Non-Madre, vedi questo approfondimento


Nell'immensa officina di Efesto, il Dio era aiutato da nani, giganti, ciclopi. Efesto dominava infatti la terra, non la terra madre, bensì le profondità vulcaniche, infuocate, le colate laviche: ogni fiamma gli obbediva, ogni scintilla era una sua emanazione; suo era il regno del fuoco sotterraneo, un regno immenso e terrificante, che ogni tanto riversava sulla terra, dai crateri dei vulcani, fiumi di lava infuocata e piogge di lapilli.

Nota di Lunaria: nella mitologia delle Hawaii, è una Dea ad essere legata ai vulcani: Pele
L'arte greca riproduceva Efesto come un Dio Operaio, con la veste corta e la spalla destra scoperta per non avere impacci nell'uso del martello (*): egli insegnava ai mortali a fabbricare strumenti di guerra e di pace (spada e aratro, scudo e zappa), a cui si aggiungevano monili e gioielli, preziosi accessori di bellezza, inventati da lui, il Dio deforme, come segreta rivincita.


(*) Il martello era un attributo di altri Dei, e come tale, divinizzato. Vedi per esempio Thor e Sucellos, inseparabili dai loro martelli; ma era anche un simbolo di morte:

"Una componente fondamentale della religione etrusca è quella escatologica: sembra attestato che dal IV secolo a.C in poi si sia verificata una progressiva ellenizzazione con il sovrapporsi di antiche credenze, dei cicli mitologici greci, talvolta modificati notevolmente. Si delinea, nella sua complessità, la sorte dei defunti attesi da un mondo infernale; la morte stessa è rappresentata come un viaggio o una discesa ad infera dopo l'attraversamento di una porta che non consente ritorni.
Charun, Caronte, è figura mitologica demoniaca che differisce sostanzialmente da quella greca fino al punto che Petazzoni ipotizza una diversa rappresentazione originaria etrusca, con probabili connessioni con il Dio mesopotamico Nergal. 

Charun è Dio o semidio che si presenta non nell'aldilà ma soltanto nel momento della morte nell'accompagnamento del defunto nell'Ade: colpisce l'uomo con un martello del quale è fornito, a rappresentare il momento violento del trapasso."


Nota di Lunaria: che fosse esistito un culto al Martello è attestato anche nei Celti. Riporto l'analisi fatta da Jan de Vries:

"Nell'altare quadrilatero di Magonza Diana Venatrix compare associato al Dio del Martello Sucellos, associato, in certi altari alla Dea Nantosuelta, portante una cornucopia in mano. Per curiosità: il martello era associato anche all'aldilà."

Con questa chiave di lettura non possiamo escludere che anche Sucellos sia stato (forse agli inizi) un Dio ctonio o infero.


Altro approfondimento tratto da


Martello: la forza maschile, formativa, attributo di tutti gli Dei del tuono; il martello e l'incudine insieme sono le forze formative della natura, la creazione nel suo aspetto maschile, attivo e in quello femminile, passivo (Nota di Lunaria: ovvero il martello "fallico" che batte sull'incudine "vaginale").


Poiché colpisce e schiaccia, il martello rappresenta giustizia e vendetta. Il martello, le tenaglie e il doppio martello, o la croce a Tau, sono raffigurati con tutti gli Dei del tuono: Efesto, Vulcano, Thor. Nella mitologia Cinese: l'opera divina di plasmare l'universo; il potere sovrano che allontana l'oscurità e il male.
Nella mitologia Egiziana: la croce in forma della lettera Tau è l'emblema di Ptah.
Mitologia Giapponese: ricchezza, buona fortuna.
Mitologia Indù: Tuono; un martello di pietra è l'emblema di Parashu-Rama.
Mitologia Scandinava: il martello di tuono di Thor; quando veniva scagliato non mancava mai il bersaglio; poteva anche far resuscitare i morti. Corrisponde al Vajra di Indra e al Fulmine di Giove