Alle origini del blues: la poesia afroamericana


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Uno dei mezzi più efficaci per combattere la schiavitù e per liberare i neri fu la cosidetta "Ferrovia Sotterranea". Lo scopo di questa associazione segreta era di aiutare gli schiavi a fuggire  dalle piantagioni del Sud e a raggiungere il Canada. L'organizzazione era finanziata dai neri stessi e dalla setta religiosa dei Quaccheri. Gli schiavi viaggiavano a piedi, durante la notte, celandosi nelle ore diurne in capanne abbandonate. è stato calcolato che fra il 1830 e il 1860 fuggirono sessantamila schiavi. Il pericolo maggiore era costituito dalle squadre di "cacciatori di schiavi" che battevano la campagna con l'aiuto di grandi mute di cani. è facile immaginare ciò che accadeva quando un nero fuggiasco si lasciava prendere: la storia ci è stata raccontata dal poeta Walt Whitman in una delle sue poesie:

Io sono lo schiavo inseguito,
sotto il morso dei cani mi contorco,
inferno e disperazione su di me,
gli inseguitori non smettono di sparare,
afferro le sbarre della staccionata,
il mio sangue goccia,
cado sulle erbacce, sulle pietre,
i cavalieri spronano i cavalli,
scagliano ingiurie contro le mie orecchie
che ronzano, mi colpiscono il capo
con il manico della frusta.

Fra le guide della "Ferrovia Sotterranea", nessuno fu più abile e coraggioso della famosa Harriet Tubman. Nata schiava nel Maryland nel 1820, fuggì nel Nord nel 1849 ed inizio subito il pericoloso lavoro di guida della "Ferrovia". Compì 19 viaggi nel Sud guidando verso la libertà non meno di 300 schiavi.

Nel 1851 un altro grave colpo alla schiavitù venne vibrato dall'enorme successo di un romanzo scritto da una donna, "La capanna dello Zio Tom" di Harriet Beecher Stowe. Il libro uscì in un momento delicato del dibattito nazionale sulla schiavitù. In un anno furono vendute 300mila copie negli Stati Uniti e 200mila in Inghilterra.

Alla protesta della Beecher Stowe, si unì infatti quella di altri poeti. Per esempio Frances E.W.Harper scriveva:

Datemi una tomba dove preferite,
nella bassa pianura o sulle colline;
scavatela nel più umile dei cimiteri,
ma in una terra dove gli uomini sono schiavi.

Non potrei riposare, se intorno alla mia tomba
udissi i passi di uno schiavo tremante;
la sua ombra sulla mia tomba silenziosa
la renderebbe un luogo troppo triste.

Non potrei dormire se vedessi la frusta
calare terribile a bere il sangue di una madre disperata
e se vedessi che le strappano i piccoli dalle braccia
come colombe tremanti al loro nido.


E James Russell Lowell:

Quanto tempo ho giaciuto in catene,
desiderando la libertà!
Ahimè! Devo ancora piangere
privo anche della speranza
di poter essere libero un giorno.


Longfellow cantava:

Non sente più la frusta del padrone,
né del sole i raggi arroventati;
perché la Morte, la Terra del Sonno,
ha illuminato,
e il suo corpo senza vita giace
come un ceppo logoro che l'anima
ha spezzato e gettato via!


Inoltre, c'è da ricordare che l'enorme dolore provato dai neri schiavizzati e discriminati si espresse anche nei canti di lavoro (che scandivano la raccolta del cotone nei campi), negli spirituals e nel blues. Agli inizi i blues erano cantati senza alcuna musica se non con un tamburo che veniva battuto con una bacchetta. Successivamente i blues cominciarono anche a venir cantati con l'accompagnamento della chitarra e del piano o dell'armonica a bocca.
Non è necessario essere tristi per cantare un blues: molti di essi sono costruiti su un ritmo veloce e le parole sono molto allegre; tuttavia è vero che i blues più belli sono quelli che esprimono stati d'animo di malinconia e di tristezza.

"Ecco qua queste desolate canzoni del cuore dolente
per la mia ragazza, questi blues dolenti
e ho bisogno di qualcuno a cui raccontare le mie pene.
Non so più leggere, non so più scrivere,
voglio comprarmi un telefono,
non so più leggere, non so più scrivere,
devo comprarmi un telefono
per parlare alla mia ragazza finché non è tornata a casa.
Siedo sull'orlo del marciapiede
e mi tormento l'anima e il cuore,
come un opossum nascosto nella tana di una marmotta"

Il blues di "Sola in casa", dice:

"Seduta in casa con mille pensieri,
seduta in casa con mille pensieri,
guardo l'orologio e non vedo neppure l'ora.
Vado alla finestra, guardo fuori dalla porta
e spero tanto che il mio uomo torni a casa"


In "Ultimo sorriso", una donna piange la morte del suo uomo impiccato dai bianchi:

"Ti domandi perché sono triste e abbattuta,
non faccio che piangere e lamentarmi,
avresti pietà di me se lo sapessi,
ed ecco la ragione.
Hai sentito cosa ha fatto quel vecchio ignobile giudice?
Ha detto alla giuria di non assolvere il mio uomo
ed io sono qua con il cuore pieno di disperazione,
egli morirà sulla forca, così ha decretato la corte.
Andai avanti e indietro fino alla fine del processo,
il giudice disse: nulla da fare.
Deve morire sulla forca, appeso per il collo,
deve pagare con la vita quando scatterà la trappola.
Ha rifiutato, gente, ha rifiutato di parlare, finché fu
tardi,
ha dato la vita per soddisfare lo Stato.
Quando misero il cappuccio nero sul viso del mio caro,
Signore, pregai lo sceriffo che mi facessero prendere il
suo posto.
Ogni giorno mi sembra di udire quel rumore,
mi sforzo ora di nascondere le lacrime, ma perché?
Tredici gradini con le braccia adorate strette ai fianchi
con il viso sorridente, così morì il mio amore."

Anche la protesta sociale trova posto nei blues:

"Scavando nel tunnel, faccio solo sei passi al giorno,
non sai che mi scavo la fossa, silicosi,
mi hai divorato la vita"

In alcuni blues si trova la descrizione di alcuni grandi avvenimenti che determinarono la vita dei neri, per esempio la grande inondazione del Mississippi del 1927: milioni di acri di terra vennero allagati e 700 mila persone rimasero senza un tetto. In un blues di Bessie Smith, che, con Billie Holiday, fu la più grande cantante del genere, si racconta:

"Quando piove per cinque giorni e il cielo diventa
buio come di notte,
quando piove per cinque giorni e il cielo diventa buio
come di notte,
ecco il disastro che si abbatte di notte sulle terre basse.
Mi svegliai stamani e non potevo uscire dalla porta,
mi svegliai stamani e non potevo uscire dalla porta,
e c'erano tanti disastri che una povera ragazza non sapeva
dove andare.
Quando tuona e lampeggia e il vento comincia a soffiare,
quando tuona e lampeggia e il vento comincia a soffiare,
migliaia di persone non hanno un posto dove andare.
(...) La disperazione dell'inondazione mi costrinse a fare
i bagagli e ad andarmene,
la disperazione dell'inondazione mi costrinse a fare
i bagagli e ad andarmene,
perché la mia casa è crollata e io non posso viverci
più"


Nelle sue espressioni più alte e valide, la poesia nera americana si rifà alla ricchezza poetica degli spirituals e dei blues ed aggiunge la sua meditata voce di protesta a quella diretta e spontanea del popolo.
Ecco, per esempio, una lirica di Fanton Johnson:

C'è una musica in me, la musica
di un popolo contadino.
Vago sulla riva del fiume suonando un banjo,
cantando le mie canzoni della capanna e del campo.
(...) Dietro la ferrovia i bambini battono le mani.


o di Langstone Hughes

Anch'io canto l'America,
io, il fratello più scuro.


Una delle prime voci della letteratura americana è quella di una donna, Phillis. Nata nel 1753 nel Senegal, a 7 anni venne venduta in Boston alla famiglia Wheatley, che le insegnò a leggere e a scrivere e successivamente la liberò.
Il suo primo libro di versi uscì a Boston nel 1770: "Poema in morte del Rev. George Whitefield by Phillis, a negro girl in Boston". Ma la sua opera migliore venne pubblicata a Londra nel 1773: "Poema sui vari soggetti religiosi e morali".
Tuttavia la poesia di Phillis non fu "poesia nera", ma "poesia bianca", scritta da una ragazza nera che aveva letto e assimilato molti classici inglesi.

Il primo poeta nero è Paul Laurence Dunbar, nato nel 1872 nell'Ohio e morto a soli 34 anni, dopo aver lasciato una vastissima produzione poetica.
Joseph Cotter, di poco successivo a Dunbar, si muove sulla sua stessa strada:

"Ninive, Tiro,
Babilonia,
non ne resta molto
di nessuna.
Tutte queste città
ceneri e ruggine
il vento canta i suoi spirituals
attraverso la loro polvere.
C'era un'altra Memphis
in quei tempi antichi:
è stata distrutta
in molti modi (...)"

Violentemente impegnate sul piano della lotta razziale sono le composizioni poetiche di Claudee Mc Kay; ecco "America":

"Pur se mi sfama con il pane dell'amarezza
e mi affonda nella gola i suoi denti di tigre,
rubandomi il respiro vitale, confesso
che amo questo inferno della civiltà, che saggia la
mia giovinezza!
Il suo vigore scorre come marea nel mio sangue
dandomi forza contro il suo odio.
(...) Oscuramente scruto nei giorni futuri
e vedo la sua potenza e le meraviglie di granito
sotto il tocco dell'infallibile mano del Tempo
come tesori senza prezzo affondare nella sabbia."

e "Linciaggio":

"Il suo spirito in fumo ascese al cielo.
(...) Tutta la notte una stella lucente e solitaria
(...) pendeva pietosa sopra la corda oscillante.
Sorse il giorno e subito gente di ogni razza venne a
vedere
il corpo spettrale che dondolava al sole:
le donne bianche si spingevano per guardare, ma
nessuna
mostrò compianto negli occhi azzurri d'acciaio;
e i ragazzi, futuri linciatori anch'essi,
danzavano attorno alla terribile cosa con gioia malvagia."
  

Pur senza allontanarsi dalla tradizione nera, Countee Cullen ha raggiunto una raffinatezza lirica eccezionale; si legga questo "Ragazza nera morta":

"Con due rose bianche sul petto,
bianche candele alla testa e ai piedi,
Nera Madonna della tomba essa riposa;
Signora! La Morte l'ha trovata dolce,
sua madre ha impegnato l'anello nuziale
per seppellirla vestita di bianco;
sarebbe così fiera, vorrebbe danzare e cantare
se potesse vedersi stanotte"








Arte Sacra Africana


 Per approfondimenti alla storia del Jazz, vedi:



APPROFONDIMENTO: STORIA AFRICANA




















ABOLIZIONISTE E ATTIVISTE CONTRO IL RAZZISMO E LA DISCRIMINAZIONE:

Sarayounya: capo-tribù del Mali addestrata fin da bambina all'arte della guerra. Nel XIX secolo guidò la rivolta contro i colonialisti francesi ottenendo notevoli successi.

Nota di Lunaria: sono attestate altre regine africane che guidarono rivolte contro i colonialisti o gli schiavisti; per esempio, Nzingha


Sojourner Truth (1797-1883) sfuggì alla schiavitù nel 1827 e si recò a New York per fare la cameriera. Quando i suoi figli furono cresciuti, cominciò a viaggiare, cantando e predicando.

Entrò in contatto con il Movimento per i diritti delle donne tramite gli Abolizionisti (contro la schiavitù). La sua fama è legata a un discorso pronunciato in risposta alle parole di un uomo che aveva definito le donne creature deboli e "troppo fragili per la vita pubblica": "Ho lavorato quanto un uomo, ho sopportato la frusta allo stesso modo. Non sono dunque una donna?"

Sarah Mapp Douglass (1806-1882) e Lucretia Mott (1793-1850) erano due insegnanti, una nera e una bianca.
  
Nel 1833 fondarono un gruppo chiamato "Società Femminile Antischiavismo" e assieme ad altre portarono avanti la loro battaglia nonostante i loro raduni fossero continuamente attaccati dai gruppi razzisti. Negli Stati Uniti la schiavitù venne abolita nel 1865.



In Giappone la legge impediva alle donne di partecipare alla vita politica e nel 1918 Ichikawa Fusae (1893-1981) fondò l'Associazione delle donne nuove.
Cominciò come maestra in un villaggio, ma ben presto organizzò campagne a favore delle donne lavoratrici per l'Organizzazione internazionale socialista. Ichikawa fu eletta al Parlamento giapponese nel 1952 e continuamente rieletta, grazie al sostegno delle donne e dei gruppi radicali, fino ad età molto avanzata.

Nota di Lunaria: ci si ricordi che il cristianesimo è sempre stato a favore della schiavitù e della disuguaglianza, perché nel Nuovo Testamento è legittimata; vedi Luca 12:41 e Efesini 6:5, 1 Pietro 2:18




Inoltre il cristianesimo, specie in America, si lega al "suprematismo bianco" che sostiene il razzismo e la schiavitù degli afro-americani 
  
Alcuni versetti biblici usati dai cristiani integralisti per sostenere il "diritto" di fare attentati terroristici: Isaia 13:11, 1 Samuele 15:2, Osea ecc... si vedano le espressioni come "punirò", "spada", "distruggere", "terrore"... 

Ovviamente il Ku Klux Klan è il gruppo più famoso e famigerato, ma la Christian Identity "ne ospita" anche altri
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/ku-klux-klan-tutta-la-storia-nei.html  
Qui in Europa, citiamo l'IRA irlandese, di matrice cattolica
 https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/ira.html
al di là del fatto che gli stessi protestanti ammazzavano i cattolici, perché esistevano diversi gruppi armati, sia cattolici sia protestanti.


Riporto anche un approfondimento su altre donne africane che hanno combattuto contro la schiavitù e la segregazione

Info tratte da

 
Fin verso il 1970 la maggior parte degli scrittori dell'Africa subsahariana sono uomini, infatti le opere maggiori hanno a lungo segnato la produzione letteraria nera-africana.

Nota di Lunaria: tra gli scrittori importanti, ne cito tre: Leopold Senghor, Aimè Cèsaire e Yambo Ouologuem. I primi due sono stati poeti, il terzo con "Dovere di violenza" (1968) ha analizzato le violenze dei colonizzatori sui neri e la violenza dei neri sui bianchi e dei neri fra di loro. Ovviamente sul versante afroamericano possiamo citare altri poeti e poetesse che hanno trattato soprattutto la schiavitù e il lavoro nei campi di cotone e i ghetti.

Per approfondimenti in campo filosofico vedi anche Frantz Fanon https://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/recensione-candyman-terrore-dietro-lo.html

In seguito, le donne prendono la parola per raccontarsi in prima persona, per rappresentarsi a modo loro, per descrivere il loro spazio interiore. In un primo tempo si manifesta una propensione per l'autobiografia, in seguito, dopo il 1980, la scrittura delle donne si diversifica. In generale le donne prospettano una visione alternativa dell'esistenza e il loro discorso è segnato da un profondo rispetto per la vita umana. La loro identità è ben ancorata nella visione africana del mondo e delle cose; esse intendono rompere l'ordine patriarcale senza però alienarsi gli uomini, che fanno parte della nuova società che le donne vorrebbero veder sorgere dal caos in cui il continente africano si dibatte.
Purtroppo le opere disponibili in traduzione italiana sono poche: non sono state ancora tradotte Calixte Beyala ed Evelyne Mpoundi-Nigolle del Camerun, Ken Bugul, Philomène Bassek, Aminata Sow Fall, Nafissatou Diallo del Senegal, Awe Kéita del Mali, per non ricordarne che alcune.

Nota di Lunaria: aggiungo la mia preferita: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/blog-post.html


che vive in Europa ed è impegnata a condannare la mutilazione genitale femminile - che lei stessa ha subito - oltre che l'islam.

Sullo stesso argomento vedi anche queste altre testimonianze:
 
Bessie Head (1937-1986), sudafricana di lingua inglese, ha trascorso metà della sua vita in Botswana.
Figlia di una bianca e di un nero, Bessie è una meticcia che vive sulla propria pelle la lacerazione di due mondi e due culture in lotta tra loro. Temi delle sue opere: l'esistenza devastante dell'esilio, i rapporti di forza all'interno della coppia, la disintegrazione dell'individuo ad opera della società. La sua opera più famosa è "La donna dei tesori" (1977), una raccolta di racconti centrati sulla condizione della donna in Africa. Tredici microstorie, storie di vita quotidiana del villaggio di Serowe: il crollo delle società tradizionali, l'indipendenza del periodo post-coloniale, la povertà, le siccità cicliche, l'urbanizzazione coatta, la vita delle donne in una società dominata dagli uomini.


Buchi Emecheta: Nata in Nigeria, in una famiglia povera, riesce a studiare grazie ad una borsa di studio. Nel 1962 parte per Londra, dove riesce a frequentare l'università. Nel 1982 apre una casa editrice con sede a Londra e Ibuza, in Nigeria.
"Cittadina di seconda classe" ("Adah' story", 1983) richiama la vita dell'autrice rielaborata sotto forma di romanzo. Attraverso le vicende di Adah, Buchi rivive, narrandola, la propria difficile storia di donna, nera, immigrata e con 5 figli a carico. Anche Buchi analizza la difficoltà di essere donna in una società maschilista, sia quella di origine, sia quella londinese, dove è emarginata come donna nera. Temi affrontati con ironia e autoironia che attenuano la drammaticità delle situazioni.


Elsa Joubert: è nata nei dintorni di Città del Capo; è bianca di discendenza afrikaner; ha avuto un gran successo con "Il lungo viaggio di Poppie Nongena", storia di una sudafricana nera di etnia xhosa e della sua vita di donna nel paese dell'apartheid. La memoria di Poppie si stende lungo l'arco di tre generazioni, dalla fine dell'Ottocento alle rivolte nere dei ghetti nel 1976.

Zoe Wicomb: Sudafricana e meticcia, ha scritto "Cenere sulla mia manica"; questa autrice mette al centro della sua scrittura temi come il vissuto femminile e la discriminazione che possono essere definiti universali; Wicomb allarga l'analisi anche alle divisioni di classe, di lingua, di religione e il confronto tra città e campagna.


Wilma Stockenstrom: Nata vicino a Città del Capo, si è stabilita a Pretoria dove ha iniziato la carriera teatrale e televisiva. è una delle più importanti scrittrici di lingua afrikaans. Il suo romanzo più noto è "Spedizione al baobab"; il baobab è simbolo della vita eterna, è insieme rifugio reale e luogo metaforico della ritrovata identità-libertà. La protagonista è una vecchia schiava che, giunta alla parabola discendente della sua vita, si ritira dal mondo per finire i suoi giorni nel tronco cavo di un baobab. Il personaggio dell'ex schiava simboleggia anche il lungo sfruttamento colonialista subito dall'Africa. 

Tsitsi Dangarembga: Di lingua e cultura shona, è nata in Zimbabwe e scrive in inglese. Oltre che scrittrice è anche film-maker e ha realizzato diversi cortometraggi. Il suo libro più famoso è "Condizioni nervose": con questo titolo, l'Autrice si riferisce alla condizione dell'africano colonizzato, una condizione che penetra nel profondo dell'individuo minandone la stabilità psicologica. 

Mariama Ba: Nata in Senegal, Mariama è diventata pioniera dell'emancipazione femminile; l'Autrice invita le donne a liberarsi di una situazione di subordinazione; infatti, l'intera impalcatura della società crollerebbe se venisse a mancare la presenza e l'impegno delle donne. Occorre dunque che la centralità della donna non venga messa più in dubbio e che la donna stessa prenda coscienza dell'importanza della sua funzione. Il suo libro più noto è "Cuore Africano": in forma di lettera, rievoca le tappe più significative della vita della protagonista e la lotta contro i condizionamenti imposti dalle regole di una società ingiusta.

J. Nozipo Maraire: Nasce a Mangula, nello Zimbabwe. Si laurea in biologia e medicina. Il suo primo romanzo è "Zenzele. Lettera per mia figlia": alle soglie della vecchiaia, una donna scrive alla figlia, in procinto di partire per l'estero.

Werewere Liking Gnepo: è nata a Bondé, in Camerun. è artista a tempo pieno: si occupa di pittura, musica, teatro, cinema. Ha pubblicato libri sul teatro, racconti, poesie. è ricercatrice all'Istituto di Letteratura e di estetica africana di Abidjan, gestisce un museo dove si tengono mostre, fa spettacoli teatrali...
Il suo romanzo più noto è "Orfeo Africano", che racconta di un amore contrastato e di un viaggio iniziatico alla scoperta di se stessi.

Nota di Lunaria: a questi nomi, aggiungo una teologa femminista, Mercy Amba Oduyoye: ha scritto un intero capitolo presentato su questa antologia
 

dal titolo: "Donna nera: la teologia femminista in una prospettiva africana"


Un'analisi a parte, ma ci porterebbe via tempo, merita "il cristianesimo in salsa africana millenarista", come per esempio i culti sincretistici "dello Spirito Santo", ovviamente africanizzato, o i "profeti" come Kimbangu che sviluppavano "lotte sociali escatologiche" https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/sincretismi-animisti-cristiani-in-africa.html



Qui, la mia classifica di pezzi preferiti nei generi Jazz - Blues - Afro Beat - Afro House - Gospel - Soul ^_^


https://www.youtube.com/watch?v=B38IWIc4Gv8

https://www.youtube.com/watch?v=Uzd4Xu_cwTo

https://www.youtube.com/watch?v=QeP8qBCOc20

https://www.youtube.com/watch?v=vypSOetzlQo

https://www.youtube.com/watch?v=jVNiubIXHf4

https://www.youtube.com/watch?v=15Xc_OJLDpc

https://www.youtube.com/watch?v=wwVIbnAGSrY

https://www.youtube.com/watch?v=hu7oPu0k70U

https://www.youtube.com/watch?v=jNWs0LsimFs

https://www.youtube.com/watch?v=Yhis33IOXN0

https://www.youtube.com/watch?v=uiHS8Hf7Tb4

https://www.youtube.com/watch?v=U4OVM2VexB8

https://www.youtube.com/watch?v=8lOLD7aM5hM

https://www.youtube.com/watch?v=8_vjp7Bo3sI


Altri scritti sullo stesso tema: http://intervistemetal.blogspot.it/search/label/jazz


Deborah Allo e "Il Piccolo Caronte"


1) Ciao Deborah! Ti vuoi presentare ai nostri lettori?
 

Ciao a te e a voi che leggerete. Credo che per presentarmi, basti dire che mi ritengo un’Alice nel paese delle Meraviglie un po’ cresciuta, che ha sempre immaginato un mondo in cui le storie e i personaggi che aveva nella testa prendessero vita.


2) Sei una disegnatrice e stai promuovendo la tua creatura "Il piccolo Caronte", basato su un soggetto ideato da Sergio Algozzino. Vorrei chiederti, per prima cosa, se puoi riepilogarci il tuo "curriculum vitae": quando e perché nasce la tua passione per il disegno, come lo hai studiato, quali sono i tuoi punti di riferimento, le tue prime esperienze, come sei arrivata a collaborare con Sergio...

Prima di interessarmi ai fumetti, disegnavo vestiti, ma non riuscivo a non creare delle storie legate agli abiti che disegnavo, quindi capii di trovare più gratificante “vestire” personaggi inventati da me, la maggior parte erano streghe e gatti parlanti! Negli anni non ho mai perso questa passione, così, dopo il liceo, ho deciso di iscrivermi alla Scuola del Fumetto di Palermo, dove ho imparato le tecniche del mestiere! Perché non basta saper disegnare, per fare fumetti occorrono molto studio e dedizione. È come uno sport e non si smette mai di migliorarsi! Prima di lavorare a “Il piccolo Caronte” (edito Tunuè), avevo già collaborato con loro come colorista e pubblicato con Zap edizioni, il progetto d’esame con cui avevo concluso la scuola del fumetto, scritto e disegnato da me: “Il volo di Icaro”, dedicato al mio gatto che non c’è più. 

(sotto, qualche immagine tratta da “il volo di Icaro”)





Quando Sergio mi ha proposto di fare una prova per una sua storia su Caronte, non ho ragionato più di un secondo, rispondendogli subito positivamente! Non ho mai creduto al caso e, essendo sempre stata attratta dalla mitologia, è stata felicità istantanea poter disegnare una seconda volta una storia inerente ad un mito.

3) Come mai hai deciso di esordire, dal punto di vista grafico, con una storia così atipica, rispetto ai temi più sfruttati, nei fumetti (per esempio i supereroi)? Quanto tempo avete impiegato tu e Sergio Algozzino per la stesura del soggetto e la realizzazione dei disegni? Puoi farci una sorta di riassunto, della storia, per far capire ai lettori su cosa è basata? Come è stato lavorare a queste tavole? Come si svolge, di fatto, la creazione di ciascuna pagina?

Per fortuna, il mondo del fumetto è fatto da tante porticine affini ad ogni disegnatore. Non mi sentirei a mio agio a disegnare supereroi, anche se ammiro chi lo fa con passione  non è il mio genere. Preferisco invece “i libri a fumetti”, nei quali è permesso di esprimere se stessi in tutta libertà (nei limiti del possibile)
Sergio, aveva già scritto da tempo il soggetto e allegato anche delle canzoni scritte e cantate da lui stesso (una delle canzoni a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=RDyATPXm-FM ).
Solitamente è lui che scrive e disegna i suoi libri, ma questa storia non la vedeva disegnata da se stesso. Abbiamo realizzato tutto il libro più o meno in dieci mesi, poco più di un parto XD
Lui scriveva la sceneggiatura e man mano io realizzavo le tavole, senza conoscere il seguito! Era quindi una continua sorpresa per me, pur conoscendo il soggetto in linee generali. Leggerla tutta insieme è tutt’altra cosa
La storia di Sergio è un’avventura in cui tutti potremmo immedesimarci, un libro sulle responsabilità, “mitico” ed attuale allo stesso tempo!
Sergio lo ha definito un “canto di Natale infernale”, perché il protagonista farà degli incontri legati al concetto di vita e di morte, e grazie a quelli prenderà consapevolezza del suo ruolo.
Un viaggio in cui il piccolo Mono, figlio del celeberrimo Caronte, improvvisamente si ritrova a dover crescere prendendo il posto del padre scomparso senza dare spiegazioni! Il piccolo, quindi, dagli inferi dovrà fare i conti con la vita in superficie. Il libro illustra dei concetti su cui ognuno di noi dovrebbe riflettere.
Ricordo il giorno in cui Sergio mi propose di fare due tavole di prova per un progetto su Caronte! A me brillavano gli occhi! Da quel giorno sono iniziati i sogni a tema XD La copertina che è stata scelta tra le varie proposte, l’avevo sognata mesi prima di abbozzarla
Nel sogno impersonavo Mono ed ero sulla sua barchetta 
(sotto la copertina)



Ho iniziato a crearne i personaggi ed ero già decisa, per il protagonista, a voler “fondere” i miei due nipotini, Leonardo e Diego!
Il lavoro è stato lungo, a volte sofferto… ma tutto in salita! All’inizio, secondo me, Sergio era un po’ preoccupato perché ho avuto un metodo un po’ strambo, a partire dallo storyboard fino ad arrivare al colore. Per alcune tavole lavoravo direttamente con la tavoletta grafica, altre le iniziavo su carta per poi trasferirle al pc, altre ancora le disegnavo su fogli di carta lucida e da cartamodello. Insomma, credo che si sia un po’ preoccupato, ma questo caos per me è necessario.
Infatti chiedo scusa a Sergio per averlo tenuto sulle spine!


4) Premettendo che non sono una specialista di storia dei fumetti (anche se conosco alcuni dei fumetti più citati, specialmente quelli di ambito "nero" come Dylan Dog, Satanik, Jacula ecc.) devo dire che tu hai uno stile grafico davvero particolare e personale: il tratto in sé è sottile e spesso spigoloso, "nervoso", bidimensionale, e può ricordare certe atmosfere alle Egon Schiele o anche alla Klimt... mentre il colore, così vivo e profondo, in tutte le sue sfumature, è steso con una tale bravura da dare un effetto quasi tridimensionale. Un'altra cosa particolare e che faceva notare anche la ragazza che ha recensito il fumetto nel suo video, è che effettivamente avete abolito la classica impostazione "schematica" dei fumetti (almeno all'occidentale, rispetto ai manga), quella a "strisce" (tipo i Peanuts) e i personaggi tendono a "strabordare" al di fuori degli schemi, tanto da invadere anche l'intera pagina...
Penso che effettivamente questo modo di rappresentare graficamente una storia renda la lettura più agevole e "viva".

Grazie!!! Per me è un onore che tu abbia visto qualcosa di Schiele e Klimt, anche perché sono i miei preferiti in assoluto e quindi magari, non volendo, avrò acquisito delle nozioni senza accorgermene XD
Non riesco a vedere in me queste influenze, ma se gli altri ci riescono non può che farmi felice!
Per quanto riguarda il colore e lo schema delle vignette, in questo lo sceneggiatore mi ha lasciata liberissima e io non ci ho ragionato molto in realtà sui perché di queste scelte grafiche ho solo seguito il mio istinto.



5) Il fumetto è ricolmo di allusioni e suggestioni mitologiche e simboliche (Cerbero, Caronte, le Parche, il labirinto...), ma avete optato per impreziosire il tutto con una vena spesso ironica e comica. Ma "Il piccolo Caronte" è pensato per i bambini o forse lo è molto di più per gli adulti? Penso ai temi che avete accennato (lo zingaro musicista trattato con indifferenza, la morte violenta, le guerre di religione...)
Concepite il fumetto con una valenza più di denuncia sociale che non di intrattenimento?
Lo definireste un fumetto allegorico, filosofico, che può servire da catarsi, per affrontare il tema della morte?

Le storie di Sergio sono belle proprio per questo! Predilige racconti di formazione che fanno riflettere! I fumetti d’autore in genere cercano di solito di trasmettere al lettore valori che vadano oltre la semplice vicenda. Il piccolo Caronte, in particolare, si rivolge ad adulti e bambini dagli otto anni in su! Ritengo sia un ottimo espediente per far affrontare ai più piccoli delle tematiche un po’ più complesse e stimolare la riflessione anche in noi adulti, ripercorrendo il periodo dell’innocenza, in cui non vi era alcun pregiudizio.



6) A proposito, la donna alta, spigolosa, in nero, è Ecate? 



Ci sarà modo di vedere un seguito o un approfondimento, relativamente a questo personaggio? Devo dire che è quello più affascinante, secondo me... Pensate anche di proseguire la storia, con altre avventure per Mono?

Ehehe! La donna misteriosa, di cui per un errore non appare il nome… in realtà, sapevamo solo Sergio ed io chi fosse. Ebbene è la dea Eris, zia del piccolo Mono!!!
Non credo che Sergio voglia far un seguito… adesso è Mono è il presente


7) Ora stai promuovendo "Il piccolo Caronte"; ma sei già al lavoro su qualcos'altro? Cosa ti piacerebbe trattare? Da cosa sei ispirata? Pensi di far uscire qualcosa anche relativamente alla condizione femminile?

Sì, dopo la pubblicazione del fumetto, ho azionato la modalità “storie nel cassetto”. Ho già buttato giù molte idee, anche se ancora rimangono “nascoste”, dico solo che tra queste idee, ce n’è una con “la caccia alle streghe” di sottofondo ;-) (attendiamo fiduciose! ^-^ Nota di Lunaria) 
Mi piacerebbe trattare ancora dei temi inerenti alla mitologia, magari sotto forma di illustrazioni per i più piccoli. Per adesso elaboro più informazioni possibili, cercando ispirazione dalle illustrazioni di Kay Nielsen, Sergio Toppi, Claire Wendlig, Tim Burton e la natura.


8) Quali sono i fumetti (o anche i cartoni) che hai amato di più e che ti hanno formato? Come sai, io direi che "Sailor Moon" ha davvero avuto un ruolo chiave nella mia vita, tanto da farmi appassionare, fin da piccola, a questo concetto di "Dea della Luna" e di Sorellanza... Chissà... forse decidiamo della e sulla nostra vita anche basandoci (anche inconsciamente) a ciò che ci appassionava da bambini...

Sin da piccola, abitando in un paese sperduto e dimenticato dal mondo XD la nostra TV non trasmetteva le reti private, perciò non seguivo i cartoni di “bim bum bam” (che cosa triste!), ma vedevo spesso i cartoni animati di rai3! I miei preferiti erano le fiabe russe della serie “Storie della mia infanzia”! La voglia di disegnare fumetti mi è arrivata grazie ad un manga regalatomi da mia sorella (Cortili del cuore di Ai Yazawa) e da W.I.T.C.H.
Crescendo ho iniziato ad apprezzare Tim Burton e l’animazione stop-motion, sulla quale baso molto del mio lavoro, prendendone ispirazione.



9) Concludi pure a tuo piacimento la nostra intervista!

Quando l’ho riletto, una volta stampato, ho voluto dimenticare di averlo disegnato personalmente e godermi la storia senza condizionamenti! Mi ha trasmesso tanta energia e voglia di fare!
L’importanza di andare avanti nella vita, nonostante le difficoltà… e credere in se stessi, buttandosi ed accettando le sfide senza avere paura… Perché le azioni più sofferte sono anche quelle che ti formano di più!
Tutti noi siamo dei piccoli Mono!