Sergio Quinzio... un cristiano very Funeral Doom

Ah, se non ci fosse Lunaria a sponsorizzare un po' l'adorabile Sergio Quinzio! Il cristiano più darkgothico che ci sia.



Il caro Quinzio, costantemente impegnato, cristianamente, a parlare di morte, depressione, angoscia, dolore, e via funeral doomeggiando dicendo. Quinzio, uno dei pochissimi cristiani stimati dal'anticristica Lunaria, che tanto lo esalta da anni, e che tanto esorta i cristianucoli ignoranti e blingee glitter panna-montata a leggersi due-paginette-due di Quinzio, e del suo cristianesimo verniciato di nero pece. 



Ah, Quinzio, Quinzio! Non ci fosse stata Lunaria a parlare sempre di te... Non penserai di certo che i cristianucoli di adesso tutti feste e grigliate con l'oratorio, gite al mare e tweet con il frizzante e sbarazzino Francesco possano mai leggere i tuoi libri e apprezzarti, eh?!
 

Ennnnò, ci vuole la Nichilista Anticristiana, per farlo.

E quindi, ecco qua gli stralci migliori del nostro cristiano preferito. Gustateveli con sottofondo degli Shape of Despair di "Fallen", 


dei Depressed Mode



o dei Tyranny di "Passing Through Ague". 





"La sconfitta di Dio"


Il nostro sacrificio infonderà vita, risusciterà Dio. Dio che si è offerto a noi, che aspetta da noi la salvezza, è un Dio che dovremmo perfettamente amare, ma ci ha reso troppo stanchi, delusi, infelici, per poterlo fare. (pagina 104)

Secondo Jonas, se Dio è buono e comprensibile (nel senso in cui ne parla la Bibbia) allora non può essere onnipotente; e se è onnipotente e buono insieme, non è comprensibile (soprattutto non è comprensibile dopo Auschwitz) [nota di Lunaria: questa stessa cosa, ovvero come è possibile, se è ancora possibile, credere in Dio, e soprattutto nella sua "bontà", dopo Auschwitz, se la chiedono anche i Pensatori Ebraici come Wiesel e Lèvinas, vedi i relativi topic]. Dio è buono solo se non è onnipotente, unicamente a questa condizione possiamo affermare, nonostante l'esistenza del male nel mondo, che Dio è comprensibile e buono.

(nota di Lunaria: riporto qui le frasi di Pareyson, che così "giustifica Dio" e la sua onnipotenza:
"Dio contiene dunque in sé, come possibilità ab aeterno, vinte e superate, il Nulla e il Male. Per cogliere questo punto essenziale, si cerchi di pensare e tener fermo un unico atto originario, in cui l'irruzione di Dio nell'Essere (l'esistenza di Dio) il suo affermarsi come Positività (la sua scelta del Bene), il suo rifiuto dell'altra alternativa (l'eliminazione del Male), il suo superamento del Negativo (la sua vittoria sul Nulla) si identificano e sono tutt'uno, un unico e medesimo atto", "Egli è Libertà, e la Libertà è di per sé ambigua, nel senso che può esser Libertà positiva o Libertà negativa, e quel dilemma fra Bene e Male, Essere e Nulla, non fa che esprimere tale ambiguità.","Si ravvisa la suprema dialettica divina nel fatto che Dio è sempre insieme Positività e Negatività, Affermazione e Negazione, cioè collera e grazia, Ira e Misericordia inseparabilmente.","Il Male in Dio è soltanto la possibilità del Male, la quale può essere tradotta in realtà solo per opera dell'uomo, al momento della sua Caduta.", "L'aspetto angosciante consiste nel fatto che questa presenza del Male in Dio è già quasi l'annuncio della Catastrofe, cioè della Caduta dell'uomo, con la quale il Male sarà realizzato.")

Se nessuna onnipotenza si è mai data, se Dio non è mai stato e mai sarà onnipotente, sembra disfarsi il senso stesso del Dio unico: qualcosa o qualcuno, allora, lo limitava o lo limita fin dall'origine, e forse a questo qualcosa o qualcuno dovremmo allora attribuire il nome di Dio. (pagina 44)

Schelling, l'ultimo Schelling, che soccombette al trionfo hegeliano, ma al quale non mancarono e non mancano seguaci, pensava che l'onnipotenza implica anche la possibilità della rinuncia all'onnipotenza.
Se infatti diciamo che Dio c'è, diciamo che le cose sono in ultima analisi come lui le ha volute e decise, e cioè che sono come sono perché devono essere tali; se diciamo che non c'è nessun Dio, diciamo pressapoco la stessa cosa: non c'è nessun altro modo in cui le cose debbano o possano essere, le cose, insomma, sono così come devono essere.(pagina 95)

[Nota di Lunaria: Sartre, a questo proposito, in "L'Esistenzialismo è un Umanismo", scritto nel 1946, afferma: "L'Esistenzialismo non vuole essere ateo in modo tale nel dimostrare che Dio non esiste; ma preferisce affermare: anche se Dio esistesse, ciò non cambierebbe nulla"] 

"La Croce e il Nulla"


Luoghi e Morte

Se non sapessimo di dover anche noi morire, se non avessimo questo nascosto legame con la morte, non sopporteremmo la vista di un cadavere.

Nel culto dei morti com'era praticato da una tradizione nominalmente cristiana, ma rimasta legata ai cicli naturali e al loro simbolismo, nei cimiteri intorno alle pievi i vivi incontravano i morti, generazione dopo generazione, onde che eternamente si succedono dell'unico mare. Ancora oggi nelle campagne sopravvive un costume per il quale tra morti e vivi non c'è abisso ma continuità, appena un breve sfasamento nell'interminabile tempo. La terra è madre per i defunti e per i viventi.

Più che la fede dalla morte, è la morte a nascere dalla fede.

Vivere la morte? Da parti diverse e avverse molti oggi c'invitano a rappacificarci con la morte, ad accettarla come sapevano accettarla le antiche culture del mito e del rito.
L'accettazione della morte è legata a una sostanziale svalutazione della vita nella particolarità delle sue forme, a una passiva e rassegnata disponibilità al fato che incombe su tutti.
Proprio il terrore della morte, proprio l'eccesso della sua presenza, determinano l'elusione con la quale si tenta di farla sparire, non nominandola, oppure mascherandola.
Ma chi o che cosa rende gli uomini massa più della morte, la cancellatrice dei volti, l'annientatrice  della singolarità di ciascuno? Dalla morte, dunque, in definitiva, nasce il potere [...]
A forza di pensarla per decenni, invecchiando, la morte mi sembra sempre meno terribile. Questa è già la sua vittoria. Non mi prende alla gola perché mi ha già preso.
La mancanza di volontà di vivere, che oggi dilaga endemica, è l'unica malattia certamente mortale, alla quale non ci sarà rimedio in eterno

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(parlando di Simone Weil) "Come Dio si è ritratto, ha abdicato per amore della creatura, così l'uomo, a sua imitazione, deve negare se stesso e ritornare in Dio. Al sacrificio di Dio deve corrispondere il sacrificio dell'uomo che dopo aver accettato di sottomettersi all'infelicità alla "sofferenza che fa orrore, che si subisce proprio malgrado, che si vorrebbe fuggire, dalla quale si supplica di non essere colpiti" deve infine uscire dalla Natura e dalla Storia.

(Nota di Lunaria: riporto una frase che lessi alcuni anni fa, su un'antologia, ma non ricordo chi la disse: "Benedire l'Orrore dell'Esistenza"; a mio parere, è interpretabile così: l'esistenza non è che dolore e malattia, ma sia che lo si faccia "per fede in un Dio che si percepisce come Amore" (altrimenti, bisognerebbe bestemmiarlo e odiarlo, se la sua natura fosse solo di sadismo e male, per averci creato...) piuttosto che non "Devo trovare la forza di andare avanti, con qualcosa che potrebbe anche essere la speranza, altrimenti non mi resta che il suicidio" ecco che "benedire l'orrore dell'esistenza, i suoi dolori, la sua angoscia, accettarli, persino, rielaborarli" diventa l'unico modo per dare senso - o almeno tentare - di dare un senso alla nostra esistenza.)

Il sacrificio è un dono a Dio, e dare a Dio è distruggere. è dunque bene pensare che Dio ha abdicato creando,(Nota di Lunaria: qui, a mio parere, Quinzio si riferisce allo Zim Zum ebraico, il contrarsi di Dio, il suo "farsi da parte", creando il vuoto, per permettere al mondo che stava per creare di poter esistere, nello spazio da lui lasciato vuoto contrandosi) e che gli si restituisca distruggendo. Il Sacrificio di Dio è la Creazione; quello dell'uomo è la Distruzione.

[Parlando di Elie Wiesel] "Perché benedirlo? (si riferisce a Dio, nota di Lunaria) Per aver fatto bruciare migliaia di bambini nelle fosse? Per aver fatto funzionare i crematori giorno e notte, e anche di sabato e nei giorni di festa? Per aver creato nella sua grande potenza Auschwitz, Birkenau, Buna e tante altre fabbriche di Morte?... Il Dio Ebraico è nella domanda e non nella risposta." (Nota di Lunaria: lo stesso Wiesel era stato deportato).

Dopo tanti idoli illusori e deludenti, l'unica possibile salvezza dal Nulla è la consapevolezza del Nulla.
Fissato, il volto del Nulla può convertirsi nel Volto di Dio (Nota di Lunaria: qui mi sembra si possa fare un collegamento tra Quinzio e gran parte della Mistica Cristiana, specialmente Meister Eckhart, che concepisce Dio come un Puro Nulla) impotente nella Storia, la cui causa è indifendibile, ma che insegna l'implacabile pietà e l'implacabile coraggio della domanda.

A forza di pensarla per decenni, invecchiando, la Morte mi sembra sempre meno terribile. Questa è già la sua vittoria. Non mi prende alla gola perché mi ha già preso.

La mancanza di volontà di vivere, che oggi dilaga endemica, è l'unica malattia certamente mortale, alla quale non ci sarà rimedio in eterno.

Voler vivere l'attimo separato da memoria e speranza è già evadere dalla vita.

La Fede è il coraggio di fissare il Nulla.

Il moderno è un'enorme malattia cresciuta nello spazio del mancato evento escatologico, una malattia disperata perché consiste nella perdita della naturale rassegnazione alla sofferenza e alla morte.
Certo, non la pietà, non l'umiltà, non l'ingenuità, non la debolezza possono salvarci, ma forse il disporsi con orrore a povere sconfitte e disperate cose come queste.

Al tramonto delle ideologie della Storia è succeduta nella cultura e nel costume contemporanei la Notte del Nichilismo... ma la Notte del Nichilismo nasconde cose nelle sue tenebre, non è necessariamente un muro che chiude il cammino, ma è una possibilità nuova, sebbene estremamente difficile e precaria.
Ha senso riproporre oggi il ritorno a ciò che ci aveva già abbondantemente stancato e deluso ieri, solo perché quel che avevamo messo al suo posto ci ha a sua volta appena stancati e delusi?

Il Nichilismo è inseparabile da un grande amore per la vita perché un grande amore per la vita è inseparabile da una più che disperata delusione.
Il Nichilismo è lo svelamento storico del senso della Croce.
Il Nichilismo l'abbiamo già alle spalle, di fronte abbiamo il Nulla.