Dottoresse nell'Antichità

Argomento che il 98% di chi sta commentando la vicenda "donne e scienza" non conosce


Per cui suggerisco alle persone in questione di muovere il sederino, andare in una biblioteca, noleggiare gratuitamente questi libri (ma ce ne sono milioni di altri dedicati alla storia della scienza) così non fate più la figura dei somarelli




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Storicamente, le donne hanno sempre fatto musica, poesia e medicina. Il fatto che ci siano giunti pochi nomi dimostra - paradossalmente - che la gran parte di donne che suonava, scriveva e si occupava di medicina rimase anonima.

Avevo già parlato a fondo delle donne musiciste nel Medioevo, tutte senza nome, eppure tutte rappresentate in moltissime miniature: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/medioevo-1-musiciste-e-danzatrici.html

difatti nel Medioevo la donna faceva praticamente di tutto, dalla musicista alla contadina, dall'erborista alla fattucchiera, dalla dottoressa alla giocatrice di scacchi. 
Si occupava di botanica, di cosmesi, di dipingere le miniature e trascrivere testi. (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/08/hildegarda-di-bingen-e-trotula.html)
Lavorava anche in miniera, faceva la birraia e la locandiera, la castellana, persino la stratega di guerra. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/lavori-e-divertimenti-nel-medioevo.html

Lo sa chiunque abbia letto libri come questi:





ma lo sappiamo anche leggendo le fonti degli adorabili cristianelli

che quando esaltavano le loro sante, tipo Gertrude la Grande, 


ci facevano sapere che la signorina in questione se ne intendeva eccome di "trivio e del quadrivio" ovverossia grammatica\lingua latina, retorica, dialettica\filosofia, matematica, geometria, astronomia e musica. Verosimilmente la nostra cristiana si intendeva anche di erbe (similmente ad Hildegarda di Bingen)


per cui solo un ignorante può pensare che le donne nell'antichità non "conoscessero niente"


Al contrario, le nostre cristianelle del passato erano anche più intelligenti di tante donne del 2018. 

E se ve lo sta dicendo l'anticristianissima Lunaria che le cristiane del passato in alcuni casi erano davvero più intelligenti delle donnicciole attuali...

Ma veniamo al dunque. Ora dimostreremo che nell'Antichità - yes, anche nel contesto misogino pagano - le donne erano già dottoresse e anche filosofe. 
Lo sappiamo non perché ci siano giunte le loro opere (dannati cristiani! Hanno distrutto tutto!) ma perché se leggiamo gli scrittori maschi del tempo, queste donne sono più che citate e stimate



Per cui la cosa divertente è che i cristiani hanno distrutto molti libri dell'antichità ma non si sono accorti che le suddette donne e i loro libri, che loro avevano bruciato (vedi la distruzione della biblioteca di Alessandria o vicende analoghe nei dintorni di Efeso, per esempio, peraltro testimoniate anche da san paolo) sono rimaste menzionate eccome negli scritti degli uomini maschi che i cristiani si tennero come fonti



Per cui ora dimostreremo questa cosa e metteremo anche le PROVE di quanto dico, prima che qualcuno ragli di "non è vero niente! è un tuo delirio, e non hai mai letto un libro!! Non ti credo!"



La specializzazione della donna medico, nell'antichità, tendeva soprattutto all'ambito della ginecologia, permeata di pratiche magiche e di pertinenza quasi esclusivamente femminile. [*]
Una delle prime testimonianze è costituita da un rilievo sepolcrale del IV sec. a.c proveniente da Menidi, Attica, che raffigura la levatrice e medico Fanostrate, circondata da bambini. La denominazione di medico, al maschile, con cui è chiamata, denota che non si intendeva semplicemente commemorare una "donna saggia", bensì una donna che con la sua scienza e i suoi successi aveva diritto a quei titoli, giacchè, come recita l'iscrizione, "non ha mai cagionato sofferenze a nessuno."
Nel "Libro delle levatrici" Sorano di Efeso si rivolgeva esplicitamente alle donne che esercitavano questa professione, e questo lascia intendere che ce ne fossero un gran numero.
In un rilievo sepolcrale del II o I sec. a.c è raffigurata una donna medico, Mousa, che regge un volume in mano, dimostrando di aver conquistato il proprio sapere attraverso gli studi compiuti.


Rilievo funerario di Mousa, I sec. a.c




Anche alla levatrice Scribonia Attice di Ostia è stato dedicato un rilievo di terracotta, del II sec. d.c: si noti che la partoriente è seduta sull'apposita sedia.


Su una lapide funeraria gallo-romana di Metz è raffigurata una donna che tiene in mano una cassettina che l'iscrizione definisce "medica".
Tra le donne che praticavano la professione medica in virtù di un'adeguata formazione specialistica c'era anche Antiochide, sorella di Diodoto. La comunità di Tlos in Licia le concesse una statua onoraria. Antiochide era conosciuta anche da Galeno che la ricorda come inventrice di un farmaco contro i dolori alla milza, la sciatica e i reumatismi. Anche Pantea di Pergamo viene chiamato medico dal marito Glicone, che elogia la sua téchne.








[*] Curiosamente, però, Sorano di Efeso fu tra i primi medici e...femministi della storia.


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Sorano era originario di Efeso. Esercitava la medicina nella Roma cosmopolitica degli imperatori Traiano e Adriano. Di scuola metodica, era un tipico erede della tradizione medica alessandrina, ancorata tanto alla clinica ippocratica quanto alla sperimentazione anatomo-fisiologica. Intellettuale di ampio respiro, non scrisse solo di medicina, ma compose anche opere biografiche e trattati sulla lingua e la grammatica.
Nelle opere mediche non si limitò al discorso diagnostico e terapeutico, ma si soffermò a considerare anche aspetti di tipo etico, antropologico e sociale. è così che, ad esempio, nel già citato trattato ginecologico, in virtù anche del nuovo sapere anatomico e fisiologico che metteva in evidenza la mirabile architettura e il prodigioso funzionamento del corpo femminile, Sorano cercò di trovare un compromesso fra l'ideologia maschilista di stampo aristotelico allora vigente e una visione radicalmente nuova. La donna, in altre parole, non doveva più essere considerata dal medico come un essere inferiore, unicamente votata al matrimonio, al concepimento e all'allevamento dei figli. L'autore arriva addirittura ad affermare che la donna starebbe molto meglio se la si lasciasse vivere come vuole, dedita magari al canto, alla musica, ai giochi, invece che costringerla ad assolvere le sue solite, immutabili, eterne mansioni.
L'opera più nota di Sorano di Efeso resta il trattato ginecologico "Sulle malattie delle donne".

Nota di Lunaria: meglio mettere la prova, non vorrei che qualche signorino "con molti neuroni" (ipse dixit!) potesse ragliare che "non è vero niente! è un tuo delirio! le donne non hanno neuroni e quindi io non ti credo! Nessuno ha mai messo in dubbio Aristotele! La scienza moderna conferma quanto dice Aristotele! Quindi non è vero che è esistito questo Sorano! è una calunnia che solo una donna può inventarsi, perché vuole diffamare il grande Aristotele, anzi perché in realtà voleva nascere maschio anche lei!Difatti tu non sei LunariA, ma LunariO, perché se leggi libri non puoi essere femmina! Devi essere per forza maschio!!!"

CI TROVIAMO ALLE PAGINE 94 - 95




Ma non è finita qui! Non penserete che mi limito solo a due libri, vero?

Qui abbiamo parlato della donna che scoprì la cura per il vaiolo, Lady Mary Montague: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/la-vaccinazione-antivaiolosa-lady-mary.html


la sua intuizione venne poi applicata da Jenner.

APPROFONDIMENTO: STREGHE E MEDICHESSE


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La stupida visione cristiana della donna guaritrice e sapiente:

"Quale manipolatrice di filtri, di unguenti, di veleni, la strega appartiene alla storia della scienza. Da lei Paracelso, nel bruciare pubblicamente le opere di Galeno e di Ippocrate (Nota di Lunaria: Galeno e Aristotele furono "rispolverati" proprio dai teologi misogini come San Tommaso d'Aquino che basandosi sulla delirante anatomia di Galeno/Aristotele, pontificavano sull'inferiorità della donna), dichiarava di aver imparato più cose che da tutti i professori delle Accademie.
Di fronte agli addotrinati e ai sapienti che traggono teorie e rimedi dai libri illustri e dalle elucubrazioni metafisiche, la strega rappresenta il ricorso diretto alla natura e alle sue proprietà segrete: alla terapeutica sacramentale delle religione, che media l'uomo con la potenza divina, essa contrappone una terapeutica materiale, che presume di ricondurre l'ordine e la normalità dell'organismo umano con mezzi fisici. Satana conosce a perfezione la natura occulta delle erbe, delle piante, dei minerali e in qualche modo vi presiede come signore del mondo visibile: da lui la strega impara a scegliere le erbe adatte, a ricavare l'arcanum, a preparare filtri e pozioni, da lui talora riceve direttamente polveri e unguenti già elaborati. Ciò che Satana è sul piano metafisico e morale, lo sono, nel regno naturale, i veleni che si celano nelle radici e nei semi delle piante, nelle ceneri dei minerali, nelle irradiazioni delle pietre preziose. I veleni sono l'anima diabolica delle cose, e chi pretende, come Paracelso, fondare su di essi una terapeutica, in realtà scatena le forze più nefaste della materia e collabora con Satana alla perdizione fisica del genere umano. Queste tenebrose essenze non arrecano soltanto la morte: la loro azione sconvolge l'equilibrio delle forze vitali, viola l'armonia degli organismi, assopisce o esapera le funzioni fisiologiche, evoca un mondo irreale; per esse, l'uomo, insoddisfatto della creazione divina, cerca un'evasione che gli dia l'illusione di essere creatore come Dio. L'ebbrezza gioiosa, l'immaginazione sfrenata, le allucinazioni incoerenti, il torpore piacevole, le impressioni di serenità e di benessere, formano il paradiso artificiale dell'uomo insaziabile che non trova più il suo piacere nell'ambito della normalità, nonchè dell'infelice che la fortuna ha maltrattato. La strega ha le chiavi di questo paradiso assurdo, al quale appartiene e ch'essa apre a chiunque voglia entrarvi. Le pomate, i decotti, gli infusi ch'essa prepara creano l'irreale; quell'irreale che, non essendo divino, è considerato demoniaco, e, come demoniaco, realissimo: l'abuso di stupefacenti è un'iniziazione. La donna, che prima di partire per la tregenda, si unge tutto il corpo con un unguento a base di mandragora e di belladonna, compie un rito; e quando essa cade in un sonno profondo e nel sogno o nel delirio vede le più stravaganti immagini, le sue visioni sono l'epifania dell'invisibile. [...] Pochi conoscono le sostanze manipolate dalla strega e le loro proprietà curative: il giusquiamo, l'aconito, la belladonna, la mandragora, la canapa indiana, la fava di sant'Ignazio, l'Herba Ophiusa, la verbenaca, il Chameleone bianco e nero, il colchico, lo stramonio... e anche chi ne ha sentito parlare, le associa vagamente a nozioni soprannaturali e miracolose."

Altro approfondimento tratto da



Nota: prossimamente riporterò lo stesso argomento in maniera più approfondita perché ho intenzione di riportare tutti i miei vecchi scritti di botanica

"Prezzemolo, acqua d'aconito, fronde di pioppo e fuliggine"; oppure "pastinaca acquatica, acoro comune, cinquefoglie, sangue di pipistrello, morella e olio". Ecco alcuni degli unguenti che le streghe consigliavano a chi era tentato dal desiderio di volare. Accusate di essere creature del Demonio, le streghe erano depositarie della conoscenza e dell'uso di piante ricche di principi attivi; è probabile che conoscessero bene i veleni derivati da diverse piante. Era considerata strega anche la "medichessa" e, sebbene nel corso dei secoli la donna abbia avuto un ruolo ben preciso nelle medicina, soprattutto come ginecologa e levatrice, nel '500 fu addirittura estromessa dalla professione medica. (Nota di Lunaria: per lo stesso motivo per il quale venne estromessa anche dalla religione... perché essendo naturalmente portata per dimensioni mistico-spirituali, all'uomo patriarcale ha sempre dato fastidio...)
Tra le piante usate dalle streghe, molte appartengono alla famiglia delle Solanacee, in cui è compresa anche la patata.
Nel XVI secolo le donne veneziano usavano la belladonna (Atropa Belladonna) per ravvivare la luminosità dello sguardo e per dilatare le pupille.

La belladonna è molto tossica; si trova nei boschi, in prossimità delle siepi, e fiorisce in estate con bei fiori rosso porpora e bacche nere e lucenti, che i francesi chiamano "ciliegia della follia" e che, se ingerite, possono essere mortali. La belladonna contiene l'atropina, che è utilizzata in medicina per la sua azione antispasmodica, antiasmatica e midriatica (provoca dilatazione della pupilla) e anche in preanestesia. Anticamente si preparava una "pomata della strega" per rendere insensibile la pelle prima di un intervento.
Luoghi ombrosi, umidi, in prossimità dei ruscelli rappresentano l'habitat ideale per la crescita dell'aconito (Aconitum napellus).


è una pianta molto tossica, tanto che nell'antichità i criminali venivano uccisi con questa droga; la sua coltivazione fu vietata nell'antica Roma. Dalle sue radici si ricava un farmaco antidolorifico e antiasmatico. 
Evitate di raccogliere i suoi splendidi fiori azzurro-violacei a forma d'elmo: il veleno di questa pianta può penetrare attraverso la pelle! 


"Anthropomorphos", così Pitagora chiamava la mandragora, https://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/la-mandragora.html pianta erbacea della famiglia delle Solanacee, diffusa in tutta l'Europa meridionale, il cui nome, datole dal medico greco Ippocrate, sembra derivi dal persiano "mehregiah" (erba dell'amore).
Conosciuta nell'antichità come afrodisiaca, la mandragora godeva fame di possedere straordinarie virtù terapeutiche, come ad esempio curare la sterilità femminile. A tutto il XIV secolo la pianta era parte integrante della teriaca, mentre la religiosa Ildegarda di Bingen l'apprezzava come antidolorifico. Sbalorditive erano le capacità magiche attribuitele. Ma la radice di mandragora, importantissima nella composizione di filtri d'amore, poteva anche provocare allucinazioni, deliri o addirittura follia. Nel Medioevo le streghe consumavano nei Sabba grandi quantità di pozioni a base di mandragora, anche per acquistare poteri eccezionali. A tale proposito Njanaud, nel suo trattato sulla Licantropia, del 1615, riferisce di un particolare unguento a base di mandragora che le streghe adoperavano per trasformarsi in animali: la famosa Licantropia!
"In un'anfora si pongano tre libbre di scorza di radice di mandragora  e di vino dolce, che si pone a macerare il tutto, in vino dolce. Chi deve essere operato dovrà bere tre calici di questa pozione, allo scopo di non avvertire il dolore del taglio" è quanto consigliava nel Medioevo il "Codice Viennese 93". Dall'odore fetido, la radice di mandragora (dotata di una notevole tossicità) ha attualmente una scarsa importanza farmacologica. Contiene atropina, attualmente utilizzata in medicina.
Il più antico documento medico è il papiro di Ebers (500 a.C). è noto che gli Egizi conoscevano più di 700 forme di medicamenti, sia di natura vegetale che animale. Tra le piante usate: maggiorana, artemisia, edere, scilla, mirra.


"Nel mondo antico non abbiamo testimonianze di stregoneria ma, semmai, di donne sapienti. è un cascame, un cascame psichico che appartiene all'universo maschile post-cristiano, post-gnostico. Mi spiego meglio. Si tratta della proiezione: contenuti inconsci che appartengono all'uomo, che vengono proiettate sulle donne; contenuti oscuri della parte inconscia maschile che vengono proiettate sulle donne e accusate di quello che loro in realtà non hanno mai fatto né pensato, ma è il grumo nero, tenebroso, che l'uomo si porta dentro."

"Quanto nell'immagine della strega o anche della fata, che forse è l'altro volto della strega, gioca l'immagine che l'uomo inteso come maschio ha della donna e quanto invece gioca la vera natura della donna?"

"La vera natura della donna qui è quasi completamente esclusa se non l'elemento dell'immaginazione, della fantasia, della capacità di abbandono, la capacità di gioire, che è quella seduttiva se vogliamo anche un po' bugiarda, ma appartengono, attenzione, queste valenze, lo ripeto, esclusivamente all'interiorità. La strega, la fata, l'ondina, la sirena, sono figure mitiche dell'anima maschile.
Anima, maschile; ovverossia della parte inconscia dell'uomo. Là dove è difficile penetrare. E invece di guardare queste figure e di osservarle dentro di sé, con una grande difficoltà e soprattutto con un grande lavoro di introspezione, le si proietta all'esterno, incolpando le altre di quello che in realtà è dentro di noi."

"Un inquisitore riuscì a far prima imprigionare e poi torturare e poi ardere viva una donna perché secondo lui l'aveva stregato. In che modo l'aveva stregato? Gli era apparsa in sogno. Cioè, l'inquisitore sogna, e sogna questa signora, questa signora aveva,  nel sogno dell'inquisitore, atteggiamenti seduttivi, erotici, a suo dire, quindi lei l'aveva stregato, perché era riuscita ad apparirgli in sogno. Siamo di fronte ad una psicosi. La psicosi è una delle pochissime malattie psichiche senza ritorno, e appunto, si caratterizza nella proiezione assoluta, e non c'è nessuna possibilità di ritorno. La donna era colpevole. L'aveva indotto a fare dei pensieri erotici."

"Il maschio non riesce a superare un'antica paura, che è il mondo ctonio, il mondo sotterraneo, il mondo dell'ambiguità, il mondo imponderabile, indeterminato, appunto, che collima con la fantasia e l'immaginazione; poi l'uomo non riesce, è in sospetto, quando vede le donne, le donne da sempre, che hanno contatto con la natura, con il ciclo della natura, con la Luna, si terrorizza, è spaventato, e invece di capire la sua paura, e quindi di guardarla, preferisce condannare."

"Le streghe non ci sono. Ci sono donne sapienti. Questo, mette paura."

"Il puritanesimo [...] cercano la purezza. In realtà, finiscono per gettare addosso agli altri i propri contenuti, come ho detto prima, e condannare negli altri quello che invece alberga nel loro cuore e nella loro anima corrotta. Questo è il puritanesimo vero, un pericolo mortale che ci portiamo dietro tutt'ora; di puritanesimo ne è pieno il mondo, di elementi puritani, estremisti. Adesso si annidano nei fondamentalismi religiosi, esecrandi, malati di mente. Malati, non ho nessun problema nei confronti dei malati di mente, nei loro confronti sì, perché sono degli oppressori."


APPROFONDIMENTO SU TROTULA




Trotula (Trocta, Troctula) è stata identificata dai più come una donna medico, nata a Salerno dalla nobile famiglia de Ruggero, famosa intorno al 1050. Sarebbe stata la sposa del medico Giovanni Plateario il Vecchio, generando due figli, famosi anch'essi come maestri della Scuola, i "Magistri Plateari".
Secondo un'altra interpretazione il nome femminile singolare "Trotula" sarebbe riassuntivo di ben sette "Mulieres salernitanae": Abella, Calenda, Costanza, Francesca, Guarna, Mercuriade, Rebecca, tutte quante medichesse. Trotula sarebbe la personificazione di trattazioni orali e scritte sui temi della gravidanza, del parto, del puerperio. Da qui sarebbe stata "tratta", "tracta", sullo scorcio dell' XI secolo, l'opera ginecologica "De mulierum passionibus ante, in et post partum", a cui sarebbe stato applicato il nome neutro plurale corrotto di "Trocta".
Comunque, se si volesse considerare Trotula una singola donna, anche se non con questo nome, ci sarebbe la testimonianza del medico Rodolfo Malacorona, che prima di farsi monaco aveva compiuto in Francia approfonditi studi di medicina, giungendo a Salerno nel 1059 e che "non trovò alcuno che fosse in grado di tenergli testa nella scienza medica tranne una nobildonna assai colta", "neminem in medicinali arte, praeter quandam sapientem matronam, sibi parem inveniret."
Sono circa un centinaio i manoscritti compresi tra il XIII e il XIV secolo attribuiti a Trotula, definita anche "Sanatrix Salernitana", la "Guaritrice di Salerno". Di lei sono anche uno scritto concernente la preparazione dei farmaci, "De compositione medicamentorum" e uno scritto "De ornatu mulierum", sull'arte cosmetica e le malattie della pelle.


Tali riferimenti a donne sapienti, che conoscevano le erbe, la scienza ecc. li troviamo anche nei racconti del ciclo arturiano (che riporterò prossimamente, avendo qui una tonnellata di materiale, su questo argomento)