Neith, Nut, Atena e il Carro

Tratto da


Secondo Robert Graves, (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/la-dea-bianca-gli-stralci-piu-belli.html) Atena, la Dea della saggezza,
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/atena.html
era originaria del Lago Tritone in Libia. Originariamente, "prima della sua mostruosa rinascita dalla testa di Zeus padre", lei era Neith, la Tripla Dea della Libia. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/la-trinita-e-pagana-d.html
 


Neith, che secondo alcuni studiosi è la Dea più antica del mondo, era la Dea dei cieli, conosciuta anche come la Dea egizia del cielo, Nut (*) 

Neith, come la greca Atena, evoca anche la luce o l'alba (Ahana, in sanscrito https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/la-dea-madre-nelle-diverse-culture.html) e rappresenta la luce intellettuale della mente. In seguito, diventò la Dea della saggezza, di nuovo come Atena. 


Sotto questo aspetto equivale alla Dea indù Usha (Ushas), il cui nome significa "albeggiare", risvegliare, conoscere. Un inno vedico rivolto ad Usha dice "Usha la Benevola ha imbrigliato i suoi veicoli da lontano, al di sopra del sorgere del sole, ed è sopraggiunta gloriosa sugli uomini con un centinaio di carri"

Del pantheon vedico ed indù ne abbiamo parlato qui: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/induismo-e-symphonic-black-metal.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/induismo.html

Nota di Lunaria: sì, alcune divinità egizie in realtà "sono prestiti" di pantheon africani, come quello libico o nubiano. 




Nell'antico Egitto, Menhit era la Dea della guerra, una Dea straniera di origine nubiana. Il suo nome Menhit, a volte scritto come Menchit, Menhet, Menkit, Menkhet, si traduce in "La Squartatrice", "Colei che sacrifica", o "Colei che massacra". A causa del suo carattere molto aggressivo e guerriero è nota anche come la Dea dei leoni. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/il-simbolismo-del-leone-e-del-gatto.html
Il suo centro di culto era la città di Latopoli verso il confine meridionale dell'Egitto ed è stata poi strettamente associata ad un'altra Dea della guerra, Sekhmet, a causa dell'aspetto. Quando Alto e Basso Egitto si sono uniti, è diventata un aspetto di Sekhmet.

Il corpo di Nut rappresenta il cielo notturno e comprende 13 stelle che la collegano alla Luna e al numero lunare 13. (qui l'Autrice si sta riferendo al suo disegno di Nut, alla quale ha aggiunto anche il granchio. Nota di Lunaria)
 




 
Il granchio - in astrologia simbolo del Cancro, segno cardinale di acqua, collega il Carro [dei Tarocchi ideati dall'Autrice] con la Gran Sacerdotessa e con l'arciera Artemide, antenata dell'amazzone libica che guida il Carro.

(granchio o gambero che emerge dalle profondità "acquose" dell'inconscio)


  Nota di Lunaria: "la Dea che guida un carro trainato da un animale (solitamente i leoni)" era tipica dell'iconografia di Cibele, Freya, Dhumavati e qualche volta anche di Lakshmi:



 La stessa Usha (che è vedica) guida un carro (trainato da bovidi con le corna...):


Qui l'Arcano del Carro (che però, nel mazzo classico, ha un personaggio maschile): https://cartedeitarocchi.blogspot.com/2015/03/il-carro.html


L'Autrice fa poi riferimento al noto mito delle Amazzoni; non lo riporto, perché è già conosciuto; comunque, se anche volessimo credere all'ipotesi che in realtà le Amazzoni siano "una proiezione delle paure maschili sulle donne, l'incubo maschile universale", per usare l'espressione di Phyllis Chesler, in realtà in Africa, ancora nel 1500, erano attestati gruppi di donne guerriere guidate da una regina (vedi Nzinga) così come presso gli Indios o gli Slavi... e al di là del fatto che io ripudio la guerra e la violenza, e che quindi non trovo che "la donna guerriera" o "soldatessa" sia "una bella promozione del Femminile", ma al massimo una virilizzazione del Femminile nello stereotipo del "guerriero conquistatore che uccide", resta il fatto curioso che anche la Dea Durga è raffigurata accompagnata da "amazzoni armate di spada e scudo":



Per quanto riguarda Atena, questa Dea è stata rivestita di significati patriarcali, che la rendono più un "maschio onorario" che non una donna, per di più "recisa" del tutto da un rapporto con una madre (che Atena non ha, infatti è "partorita" dal padre Zeus).

A chi conosce la misoginia greca e il loro disprezzo del corpo femminile anche e soprattutto materno, tutto questo non stupisce. Almeno, chi si informa sulle cose (non è il caso di certe cristiane...) sa bene come i Greci (e poi i cristiani) considerassero le donne: niente di più che "maschi malriusciti", con una biologia difettosa e malfunzionante, insomma, un esemplare inferiore di "pseudo umano", difettoso e inferiore.
 









https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/e-io-bestemmio-il-dio-aristotele.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/la-questione-92-per-integrale.html

Per cui non stupisce che Atena, nella mentalità greca patriarcale, non avesse neppure una madre e non fosse uscita da alcun utero.
E tuttavia, è possibile risalire a certi indizi e fare ipotesi diverse dalla "vulgata" che poi passa. Per esempio, Pallade Atena suggerirebbe, come nome, due lati della personalità della Dea: Pallade denoterebbe la sua funzione di Dea delle tempeste e di Dea delle battaglie, ma non "battaglie cruente" (il gusto del sangue è della controparte maschile Ares), piuttosto battaglie per amore della vittoria, della pace e della prosperità.
A.S Murray la vede come una "personificazione divina della mente, sempre libera nei suoi movimenti" e in tempo di pace è la Dea dei commerci, dei mestieri (tessitura, filatura, ricamo), della guarigione, dell'addomesticamento dei cavalli "che imbriglia a aggioga al carro da guerra". Idem dicasi per Minerva.
Christine Downing vede Atena come il prototipo della donna artisticamente creativa e scopre in lei una personalità più profonda, androgina, a suo agio con i maschi e con le femmine. Impersona la figura attiva dell'anima, che si mette in gioco nelle varie attività e che incarna dentro di sé le qualità dello spirito: freddo, lontano, persino distaccato (Nota di Lunaria: appunto, l'archetipo di Atena rischia di incarnare la parte più fredda e priva di sensualità e di "calore emotivo" di donne troppo rigide, ciniche e/o ascetiche). Per Downing, Atena sarebbe "non una Dea della procreazione, ma della creazione, colei che fa, l'artefice" e viene identificata con "l'opera di civilizzazione"
Downing ipotizza addirittura che Medusa la Gorgone, con la testa ornata dai serpenti - di per sé, l'iconografia molto simile a Kali:
 



sia "semplicemente il doppio di Atena, di cui personificava il lato oscuro, la sua ombra"; in tal senso, il fatto che il mito colleghi Atena all'eroe maschio Perseo che decapita la Medusa, sarebbe un'allusione alla totale patriarcalizzazione di Atena.
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/medusa.html


APPROFONDIMENTO SU NUT tratto da


Un confronto tra Lilith e l'antica Madre del Cielo, scritto da Susanna Schaup.

"Le ali e gli artigli d’uccello indicano l’intima parentela della Dea con la natura alata. Così come l’uccello si alza nell’aria verso il cielo, anche la Dea abita il cielo e allarga le sue ali protettive sulla terra. In tempi molto più tardi diventano le piume della signora alata il mantello protettivo della Madonna. (Nota di Lunaria: infatti, il clone malriuscito delle vere Dee...) Le raffigurazioni della Dea egiziana Nut insistono sull’immagine del suo corpo che si piega verso la terra tendendo benedicente le mani. Il cielo apparteneva alla Dea, prima che il patriarcato ci insediasse il suo Dio Padre e bandisse la Dea sulla terra. Il gufo era il saggio accompagnatore della Dea prima che il regime patriarcale ne facesse un messaggero della sventura, un uccello del malaugurio nemico della luce."



"Ovunque domini l'ossessione, ostile alla vita, del principio spirituale maschile [...], La Grande Dea viene discriminata e  demonizzata dal principio della coscienza maschile, che esige la permanenza e non il mutamento, l’eternità e non la trasformazione, la norma e non la spontaneità creativa. (E.Neumann)

Per gli Egizi, il cielo non rappresentava un luogo o uno spazio; era identificato con la celeste Nut. Secondo gli Egizi, Nut, al tempo dell'origine del cosmo, strinse fra le braccia il fratello Geb (la Terra) finché Shu, il Dio dell'aria, separò il cielo dalla terra, creando così la luce diurna nell'universo e la luce della coscienza dello spirito.
Da allora, Nut, la Dea del cielo, si inarca con la sua profusione di stelle sopra la terra fra un tramonto e l'altro, e ogni sera inghiotte il sole nella sua bocca per riportarlo alla luce sul fare del giorno nell'aspetto mattutino dell'infante Kephri.
Ma Geb si protende verso di lei fremente di desiderio virile e questo anelito verso il definitivo ricongiumento del cielo e della terra si rivela, secondo gli Egizi, nell'impulso dei fiori, piante e alberi a staccarsi dalla terra per crescere verso il cielo.

Nota di Lunaria: un'idea simile c'era anche presso i Maori, ma i ruoli erano invertiti: la Dea della terra (Papatuanuku) e il Dio del cielo:

Nella formula 367 dei Testi delle Piramidi, a proposito dei defunti, si legge:

"Tua madre si è distesa sopra di te nel suo nome Setpet (*).
Ha stabilito che tu diventi un Dio
senza che alcun nemico ti osteggi, nel nome di Dio.
Ti libera da tutte le creature del male nel suo nome di "grande cesto".
Tu sei il primo dei suoi figli.
Possa Geb esserti amico!
Ti ha amato e protetto.
A lui devi la tua testa. Ha ordinato che Thoth (**)
ti componesse, sì che quanto di male era in te scomparisse."

(*) Oasi di Wadi Natrum a ovest del delta.
(**) Il Dio Lunare, patrono delle scienze e inventore della scrittura, dei geroglifici, "parole divine".

All'interno dei sarcofaghi egizi era raffigurata Nut, che avvolgeva il trapassato nel suo abbraccio, proprio come il Sole, per assumerlo nel suo corpo che tutto trasforma e rigenera.
Non troveremo altra pace se non sotto questo sarcofago di stelle che chiamiamo universo. Soltanto l'infinito, l'eterno che non conosce tramonto, può essere la nostra patria.