Algeria: storia, musica, pitture rupestri!


Finalmente ho finito tutto il lavoro sull'Algeria!


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Breve riassunto storico sull'Algeria

L'Algeria offre scenari mozzafiato, un enorme parco nazionale che conserva oltre 15000 petroglifi e pitture rupestri, e le vestigia romane.





Centinaia di milioni di anni fa il Sahara (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/07/il-sahara-nel-paleolitico-e-le-donne.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/sahara-le-rovine-romane.html) era occupato da mari interni che ritirandosi lasciavano posto a foreste, savane e paludi. Il processo di desertificazione probabilmente iniziò 50 o 55 milioni di anni fa. Fu quando il Sahara era ricoperto di foreste che comparvero due gruppi umani: gli Oraniani - chiamati così per via del fatto che i resti furono trovati ad Oran - e i Capsiani, provenienti da Qafsah, l'antica Capsa, in Tunisia. è a questo periodo che risalgono le tracce più antiche della storia umana in Algeria. Le pitture e i graffiti rupestri, rinvenuti anche in Niger e in Libia, testimoniano questa fase - per noi oggi incredibile - di un Sahara pieno di vita. Dagli Oraniani e dai Capsiani probabilmente discendono i Berberi.


Più tardi, le postazioni algerine sulla costa suscitarono l'interesse di Fenici, Greci, Romani. https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/sahara-le-rovine-romane.html
è nel'814 a.c che viene fondata la mitica Cartagine, che si sviluppò come impero commerciale. I primi regni berberi si formano proprio quando Cartagine controlla tutta la costa nordafricana: infatti i cartaginesi costrinsero i Numidi e i Mauri (in seguito chiamati Berberi) a rifugiarsi nelle zone desertiche. I Romani si interessarono presto a Cartagine, iniziando le famose "guerre puniche" che posero fine a Cartagine nel 146 a.c. Dall'Algeria provenivano beni di lusso come animali selvatici, oro, olio d'oliva, schiavi, avorio, piume di struzzo e la salsa garum, a base di pesce, considerata molto pregevole nella Roma antica.
L'Algeria divenne islamica nel 669 d.c, ma questo non pose fine agli scontri tra Berberi e Arabi (i primi consideravano gli Arabi brutali e arroganti, i secondi consideravano i Berberi dei primitivi)     
Nel XVI e XVII secoli i pirati che infestavano i mari tra Algeri, Tunisi e Tripoli furono un incubo per le navi europee che attraversavano il Mediterraneo. I Francesi arrivarono in Algeria nel 1830, massacrando i civili e confiscando le terre più fertili e le ricchezze. Dal 1954 al 1962 iniziano le guerre d'indipendenza e l'Algeria diventa indipendente dalla Francia il 25 settembre 1962.




Un altro problema non risolto sono i gruppi terrostici islamici come il GIA, il MIA, il FIS o i GSPC, che colpiscono gli stranieri o i turisti residenti in Algeria, gli intellettuali algerini francofili, i giornalisti o sono contro il Governo se tale Governo concede troppi diritti alle donne o ai Berberi. Il GIA comunque operò attentati anche in Francia: nel 1995 fece esplodere una bomba in metropolitana e dirottò un aereo dell'Air France.
Uno dei problemi più grandi dell'Algeria è la disoccupazione giovanile: la maggior parte dei giovani è disoccupata e passano il tempo appoggiati ai muri (per questo sono chiamati "hittistes", da "hit", muro) a guardare la gente o cercando di vendere qualche souvenir.
Anche la condizione delle donne è problematica: malgrado la Costituzione garantisca la parità tra i sessi, le donne non velate sono spesso state uccise dai militanti islamisti; per vendetta, vennero uccise anche donne con il velo. Un altro problema sono le molestie ai danni delle turiste che viaggiano sole: le donne occidentali vengono considerate "più disponibili" e quindi sono più soggette a ricevere molestie per strada.


Per quanto riguarda la popolazione, l'Algeria è abitata da Arabi, Berberi (1), i Tuareg (i cammellieri nomadi, stanziati nel deserto tra Mauritania e Sudan) (2) e i "Pieds-Noirs" ovvero i franco-algerini. (3) Il più famoso di essi fu Albert Camus.



(1)  Il nome ufficiale è "Amazigh", al singolare, "Imazighen" al plurale. "Berberi" probabilmente deriva da "barbaro", che veniva usato per indicare quelli che non parlavano latino sulla costa nordafricana. A loro volta gli Imazighen sono suddivisi in altri gruppi.
(2) I Tuareg erano noti come "uomini blu" perché portano un velo azzurro, il taguelmoust, che macchia la pelle. Il termine "Tuareg" però sembra derivare dall'arabo "tawarek", che significa "abbandonato da Dio", in riferimento al duro territorio da loro abitato e dal loro essere "poco islamici". Gli stessi Tuareg preferivano chiamarsi "Kel tamashek" ("parlanti la lingua tamashek") o "Kel taguelmoust" ("Gente del velo") o "Imashaghen", "Il popolo libero".
(3) Il termine deriva dal fatto che la popolazione di coloni francesi indossava stivali neri.


I gioielli Tuareg

 
I monili d'argento dei Tuareg sono una vera forma d'arte ricercata dai collezionisti. Il gioiello più famoso è la Croix d'Agadez, una croce stilizzata (*) il cui nome deriva dalla città di Agadez in Niger. Dovrebbero esistere ben 36 tipi di croce, perché ogni gruppo Tuareg realizza il suo tipo.






Queste croci sono potenti talismani contro il malocchio e simboli di fertilità. Venivano anche usate come moneta di scambio per comprare cammelli ed erano indossate dalle donne sposate come simbolo di ricchezza.
Altri monili tuareg sono collane (quelle con ambra provengono dal Niger), amuleti quadrati indossati da donne o anziani come simboli di status sociale (la società tuareg era castale) e pugnali ornamentali con manico di pelle. I fabbri Tuareg occupano un importante posizione nella società tuareg, per la loro comunione col fuoco, il ferro e i metalli. Erano anche medici e intermediari nei negoziati per i matrimoni.


A proposito: anche le donne algerine non tuareg amano indossare grossi gioielli vistosi, quando si sposano:






Questi sono gli abiti tradizionali:




Nota di Lunaria: ci si ricordi che Tanit era rappresentata con la falce di luna, il triangolo e il grappolo d'uva; io non escludo che i gioielli tuareg col triangolo e la mezzaluna rappresentino anche Tanit. (Sui Tuareg vedi anche: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/marocco-litolatria-gioielli-magici-mano.html)

Musica: 
 
In Algeria, come in tutta l'Africa, la musica tradizionale e non tradizionale è amata e suonata ovunque ed esistono tantissimi artisti. Da parte mia consiglio due band Black Metal (ma se ricordo bene Metal Archives elenca 25 band anche di altri generi):
Orcus (Symphonic Black Metal "vecchio stile" alla primi Dimmu Borgir\Thy Serpent https://intervistemetal.blogspot.com/2018/07/orcus-symphonic-black-metal-dallalgeria.html)  
e Barbaros (Black Metal più old style, sempre sullo stile anni Novanta)  


(*) Nota di Lunaria: la croce non è cristiana, ovviamente. è un simbolo molto antico, già presente nell'arte africana, come le famose bamboline Ashanti, da cui deriva l'Ankh
Anche Astarte veniva rappresentata con l'Ankh.


Pitture rupestri

Così nel romanzo "La rosa del deserto" vengono descritte le pitture rupestri: "Per quasi tre ore Rissa ci ha guidati lungo un labirinto di passaggi e piccole radure tra le rocce continuando a segnalarci con il bastone le rocce sulle quali si trovano pitture in uno stato di conservazione relativamente buono: alcune immagini sono schematiche ma vivaci nel movimento; altre sono molto elaborate, con maschere e vestiti; creature fantasmagoriche, sovrannaturali, con grandi teste rotonde sproporzionate; figurette ballerine, umane ma con corna, maghi, stregoni, demoni o spiriti del male, centinaia di cacciatori, che scagliano le frecce contro antilopi e gazzelle; immense mandrie di buoi, guidate da alti ed eleganti pastori, una straordinaria figura femminile, alta quasi due metri, dai contorni bianchi, in atteggiamento di offerta o preghiera [...] ogni sorta di animali, tori, vacche, capre, leoni giraffe, antilopi, gazzelle, ippopotami"
Centinaia di milioni di anni fa il Sahara era occupato da mari e foreste. Circa 50-55 milioni di anni fa ebbe inizio il processo di desertificazione; i graffiti di Tassili N'Ajjer testimoniano come un tempo il Sahara fosse pieno di vita animale. I graffiti e le pitture rupestri si trovano tra Algeria, Libia, Niger. Queste immagini risalgono a 12000 anni fa e raffigurano animali come giraffe, leoni, elefanti, che popolavano queste lande ora desertiche.
Ma chi incise queste immagini, sulle rocce?
Gli studiosi propendono per gli antenati neolitici dei Tuareg, altri archeologi menzionano altri popoli come i Garamanti. I primi occidentali a studiare l'arte rupestre (pitture e petroglifi\incisioni) del deserto sono stati Heinrich Barth, Gustav Nachtigal e Henri Lhote. 
Il Sahara presenta due tipi principali di arte rupestre: pitture, dette pittogrammi, e incisioni (petroglifi)
Le pitture venivano solitamente eseguite con un pennello fatto di piume o di pelo animale, una spatola ricavata da un pezzo di bastone o osso o direttamente col dito. Gli studiosi ritengono che la pratica di tracciare prima i contorni della figura per poi colorarne l'interno, fosse dovuto all'intento di essere quanto più precisi possibile nelle proporzioni. La maggior parte delle pitture trovate in Algeria sono di colore rosso, ottenuto da una roccia friabile ricca di ferro ossidato (ematite o ocra) che si suppone venisse frantumata e riscaldata fino a trasformarsi in un pigmento fluido. A questo veniva poi aggiunta una sostanza legante liquida, come albume d'uovo o latte, o urina, grasso animale, sangue. è a tali agenti leganti che le pitture devono la loro incredibile longevità.
Le incisioni venivano realizzate con la tecnica della "martellina", ossia martellando la roccia con una pietra appuntita oppure battendo su questa con una seconda pietra. 
Come per le pitture di solito venivano tracciati (spesso graffiati) prima i contorni delle figure che, una volta terminate, venivano rifinite lisciando determinate linee. Altre volte, invece, veniva lisciata la parete di roccia prima di procedere con l'incisione, come a preparare la superficie di lavoro.  Fra i soggetti dell'arte rupestre, ricorrono soprattutto le raffigurazioni umane e animali. Gli esseri umani, stilizzati, sono ritratti in pose diversissime, protagonisti di scene di caccia, di rituali e in accoppiamenti sessuali, mentre gli animali sono raffigurati in movimento, spesso inseguiti da cacciatori.

Periodi dell'Arte Rupestre


Le origini dell'arte rupestre nordafricana vengono individuate quasi 12.000 anni fa (10.000 a.c) nella regione del Sahara centrale, ma è opinione di alcuni storici che molte pitture e incisioni possano essere ben più antiche. Nonostante secoli di esposizione agli agenti atmosferici abbiano reso difficile la datazione di molti stili, quasi tutta l'arte rupestre che si trova nel Sahara algerino è stata classificata e suddivisa in cinque periodi storici distinti.
Il più antico, il "Periodo della Grande Fauna Selvatica" (10.000-6000 a.c) noto anche come "Periodo dei Primi Cacciatori" o "Periodo del Bubalus", dal nome del bufalo gigante che si estinse 5000 anni fa, è caratterizzato dalla raffigurazione di elefanti, giraffe, coccodrilli, ippopotami, rinoceronti, leoni: risale a un'epoca in cui il Sahara era una savana rigogliosa.
Il Periodo delle Teste Rotonde (8000-6000 a.c) si sovrappone in parte al precedente e si distingue per la rappresentazione di figure umane dai corpi informi e dalle grandi teste sferiche dipinte e prive dei tratti somatici del volto. Pitture risalenti a questo periodo sono state ritrovate soltanto nel Tassili N'Ajjer e nella vicina area del Jebel Acacus (Libria) e sono spesso immagini di dimensioni molto grandi. In molti casi le donne sono raffigurate con le braccia alzate, come ad invocare la benedizione delle enormi figure maschili al loro fianco. Si ritiene che in quest'epoca gli abitanti del Sahara centrale fossero ancora un popolo di raccoglitori (entro breve avrebbe fatto la sua comparsa il bestiame addomesticato). Le pitture di questo stile evolvono nel tempo verso maggior realismo e cura dei particolari, per esempio nelle acconciature e negli indumenti.
Il periodo successivo, detto Pastorale o Bovidiano (5500-2000 a.c) coincide con la graduale transizione del clima da temperato ad arido e in questo senso segna l'inizio dell'ere sahariana moderna. Di conseguenza, gli esseri umani sono rappresentati in ruoli dominanti rispetto al mondo naturale, provvisti di lance, insieme al bestiame addomesticato, intenti a celebrare riti o in scene di vita sociale; diminuiscono invece le immagini di animali selvaggi. A questo periodo risalgono anche le prime pitture raffiguranti imbarcazioni e ritratti umani con tratti meno negroidi che fanno pensare ai primi contatti tra gli abitanti del Tassili N'Ajjer e popoli provenienti da altre regioni. Curiosamente gli studiosi sono del parere che a partire da questo periodo si riscontra una diminuzione della qualità artistica delle immagini.
Il Periodo Cabalino (1000 a.c - I d.c) è caratterizzato dalle figure di cavalli e di carri a cavalli, a volte rappresentati in piena corsa, a dimostrazione del fatto che i trasporti erano diventati più veloci ed efficienti consentendo il percorso di tragitti relativamente lunghi. Il bestiame risulta essere il soggetto più ricorrente, mentre gli esseri umani sono raffigurati da due triangoli, uno capovolto sopra l'altro, sormontati da un cerchio al posto della testa. Oltre le pitture, risale a questo periodo anche gran parte della scrittura tuaregh (tifinagh).




Notate che il tifinagh si scrive a mo' di "serpente"



L'ultima fase dell'arte rupestre sahariana fu il cosiddetto Periodo Camelino (200 a.c. - oggi), durante il quale i cammelli divennero le bestie da soma per eccellenza del Sahara, come evidenziato da raffigurazioni d'epoca.
I remoti massicci che si ergono nel deserto dell'Algeria sud-orientale costituiscono un incredibile numero di pitture e di incisioni rupestri, ma l'area di maggiore interesse in assoluto è il Parco Nazionale del Tassili N'Ajjer, il sito di arte rupestre più importante del mondo. Con oltre 15.000 fra petroglifi e pittogrammi distribuiti su una superficie di 80.000 kmq, il Tassili N'Ajjer rappresenta la summa dell'arte rupestre.

Un approfondimento sulla condizione della donna in Algeria e sulle musiciste presso i Tuaregh e i Berberi.

Nella cultura algerina tradizionale, e in quella del Maghreb in generale, la verginità è considerata la maggiore attrattiva femminile: al momento delle nozze la verginità viene pubblicamente verificata e i rapporti prematrimoniali sono ferocemente criticati: la vergogna ricade anche sulla famiglia della donna.
La considerazione della donna è strettamente legata alla sua fecondità e il primo dovere di una donna è quello di procreare.
In età avanzata, la donna algerina acquista maggiore considerazione e libertà. Nella società patriarcale l'esperienza riveste un valore fondamentale.
Un'eccezione è costituita dai Tuareg, presso i quali la donna gode di grande considerazione e libertà. Tutto ciò deriva probabilmente dalla sopravvivenza di un'organizzazione sociale di antichissime origini, di tipo matriarcale. Ancora oggi la discendenza si basa sul criterio matrilineare: il neonato appartiene alla classe sociale e alla tribù della madre e non del padre.
La donna targhi è depositaria delle tradizioni del suo popolo, delle leggende e delle canzoni tramandate di generazione in generazione (*), così come del tifinagh, l'antica scrittura (**) che contraddistingue i Tuareg dalle altre popolazioni dell'Africa settentrionale.

(*) Nota: Sembra che presso egiziani e altri popoli del Maghreb, la musica fosse un'attività da donne e non da uomini; quindi erano le donne ad essere musiciste e a comporre musica. Lo sappiamo sia dalla testimonianza di Diodoro Siculo ma anche da certe raffigurazioni egiziane che mostrano le donne intente a suonare, e non gli uomini.







Inoltre, in Algeria, il Rai, una musica molto popolare, è sempre stato prerogativa soprattutto delle donne, agli inizi del periodo coloniale, anche se attualmente non mancano musicisti uomini, e il più celebre è Khaled. Presso i Tuaregh, le donne suonano ancora l'imzad, uno strumento ad arco ricavato da una mezza zucca svuotata e ricoperta con una pelle. La musica dell'imzad è dolce e struggente.

(**) Ipotizzo che fosse anche una scrittura di tipo esoterico similmente alle rune. Forse era utilizzata per qualche scopo sacrale, come segnalare particolari luoghi sacri. Non tutti i Tuaregh riescono a leggere il tifinagh e questo lascerebbe intendere che alcuni significati esoterici legati a certi simboli non fossero conosciuti da tutti, ma solo da un certo gruppo, in questo caso, le donne-sacerdotesse.


GALLERIA DI IMMAGINI

Amuleti etiopi e Gris Gris










Per approfondimenti vedi qui: http://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/magia-nera-iblis-e-black-metalla-scena.html

Graffiti:

















La Dea con le corna