La Discesa agli Inferi, la Grotta e il Serpente

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Esiste una concatenazione sotterranea, che conduce dalla grotta all'inferno e che è particolarmente evidente nella struttura stessa dei termini sassoni dove "Holle" è la grotta, "Hölle" è l'inferno e Hell è la Dea nordica degli inferi, la diavolessa. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/gli-inferi-nelle-religioni-pagane.html) La spettrale Frau Holle, Signora degli Inferi, inquietava le notti del solstizio nelle regioni nordiche e sopravvive ancora oggi come allegoria popolare dell'inverno: quando Frau Holle si rifà il letto, sprimaccia il piumino così vigorosamente da far volare le piume, che cadono come fiocchi a imbiancare i paesaggi tedeschi. Il riferimento è alla favola dei Grimm.

Nota di Lunaria: avevo già trattato Holda/Perchta. (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/le-origini-pagane-della-befana-1.html) Non la riporto qui perché l'argomento non è incentrato su di lei, ma questa Dea germanica era duplice: fanciulla immacolata/vecchia oscura.

Oltre alle radici etimologiche che accomunano la caverna agli inferi si possono trovare anche indizi iconografici che denunciano la natura infera e infernale della grotta. Nel presepe pugliese, per esempio, topi, tartarughe, lumache, serpenti spuntano dagli anfratti rocciosi. Nella "Cantata dei pastori" il pastore Armenzio vide la spelonca della natività infestata di "aspidi, schelidri, scitali, dispadi, dragoni".

Nell'antichità classica l'immagine più nota della caverna come covo di serpenti fu l'antro di Trofonio. Era una grotta sotterranea, cui si accedeva per chiedere responsi oracolari. Le persone scendevano in questa grotta oscura attraverso un pertugio strettissimo e vi rimanevano a volte per un giorno e una notte; portavano dolci di miele per placare i serpenti.
Durand poté affermare che "le tenebre della caverna trattengono in se stesse il grugnito dell'orso e l'alito dei mostri", prototipi di ogni personificazione sinistra e teriomorfa. Tra gli abitatori degli antri sotterranei, il serpente è il più noto esponente demoniaco dell'immaginario cristiano. Per Jung incarna la psiche inferiore, lo psichismo oscuro, misterioso.
Il serpente è presente in molti miti, alle radici della vita e delle creazioni, là dove il binomio morte-vita si dissolve nell'atemporalità dell'Ouroboros (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/louroboros.html). è animale cosmico e progenitore mitico, vivificatore e taumaturgo, signore dell'energia e del movimento.
Anche la tartaruga (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/il-simbolismo-della-tartaruga.html) e il topo sono animali ctonii. In alcune culture, la tartaruga è un animale cosmogonico e appartiene ai miti delle origini e della nascita. è associata alla caverna: anche la tartaruga ha il fondo piatto come la terra e il dorso a cupola; in alchimia, però, la sua lentezza può rappresentare l'involuzione; anche le lumache partecipano di questo simbolismo. I topi sono anch'essi animali ctonii; incarnano l'aspetto sotterraneo della comunicazione con il sacro.

Nota di Lunaria: curiosamente c'è una Dea indù accompagnata dai topi: Karni Mata. I suoi templi sono "infestati" dai topi che scorrazzano liberamente.


Sulla tartaruga, non so se sia stata associata a qualche Dea indù; è comunque associata a Vishnu.
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/il-simbolismo-della-tartaruga.html

Qui trovate altre Dee indù legate alle montagne, alle grotte e alle colline: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/le-dee-indu-delle-grotte-delle-colline.html

Jung ha collocato la discesa archetipica al centro della sua riflessione metapsicologica: "La Katabasis, la discesa nella caverna, la nekya si ritrova ovunque nell'antichità ed è praticamente diffusa in tutto il mondo. Esprime il meccanismo psicologico dell'introversione della coscienza negli strati più profondi della psiche inconscia [...] La discesa dà accesso al mondo degli archetipi"
I miti di discesa negli inferi sono innumerevoli: Osiride, Tammuz/Attis (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/dumuzi-la-figlia-di-iefte-e-i.html), Gilgamesh, Asura Prajapati, Inda, Vishnu, Amaterasu (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/05/giappone-1-shintoismo-miko-e-black-metal.html), Izanagi, Orfeo... Virgilio, nel canto VI dell'"Eneide" descrive la discesa agli inferi del "pio Enea": il viaggio di Enea prende le mosse dal cuore della notte, all'interno della "gran caverna miasmatica, ond'è il varco degli inferi": "una spelonca/profonda fu che spaventosa s'apre/scogliosa; la difendono il palude nero e la tenebra delle foreste".

La grotta appartiene alla montagna, che è un'ulteriore figura di Axis Mundi. Essendo scavate nelle viscere, rappresentano "il cuore o l'ombelico del mondo".
Fra grotta e montagna corrono interazioni simboliche profonde, ma la montagna, in virtù della sua elevazione, appartiene al polo celeste, la caverna ha natura ipogea e si configura come polo terrestre. Anche i templi rupestri che gli induisti scavarono nelle montagne appartengono alla costellazione simbolica della grotta: nel luogo profondo e buio, nel cuore della montagna, sono conservate le immagini divine: la grotta è quindi il luogo primigenio, contenitore del principio. In questo senso appartiene all'archetipo femminile della Grande Madre: è fenditura della terra che si apre sulle profondità dell'inconscio primigenio. (Nota di Lunaria: molte statue indù della Grande Madre hanno il volto nero; ricordano l'Artemide di Efeso https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/lartemide-di-efeso-e-la-palma.html)


La grotta diventa quindi luogo emblematico di gestazione e di nascita, di fertilità e procreazione: ne è testimonianza il termine cinese "k'iao", che significa sia "caverna" sia "utero";
(Sulla Cina antica, vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/cina-antica-e-black-metal.html)
secondo una credenza degli Indiani d'America, gli embrioni maturavano nelle caverne prima di venire alla luce; nella narrazione turca dell'antropogenesi, le acque primordiali invasero una grotta, all'interno della quale vi era una fossa a forma umana. La piena delle acque riempì la fossa di argilla e nove mesi più tardi, per il calore del sole, l'argilla così modellata prese vita; nacque il primo uomo (Ay-Atam) e più tardi allo stesso modo nacque la prima donna.

Grazie alle sue caratteristiche simboliche, la sequenza grotta-ventre-utero ambienta spesso i riti di iniziazione; la discesa nella grotta iniziatica è un regressum ad uterum, che vuole essere esemplare dell'inizio: per questo gli antichi imperatori cinesi si ritiravano in una grotta sotterranea prima di elevarsi simbolicamente verso il cielo. Per tutti questi aspetti la grotta è madre esemplare e grembo ideale: contenitore cavernoso del principio vitale, ricettacolo oscuro della scintilla di vita.
Il tema della caverna come utero materno, all'interno del quale matura la vita, è stato amplificato nel modo migliore nell'alchimia: Stolcius de Stolcenberg esclamava: "Quante terre, quante pietre, quanti metalli contengono le ardue viscere della massa terrestre" ("Quam multas terras, lapides, quam multa metalla ardua terrenae viscera molis habent").

Infine, nella mitologia dei popoli nordici, le grotte sono popolate da nani e gnomi intenti a scavare grotte e gallerie. (https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/islanda-paganesimo-troll-e-black-metal.html)

Chiunque sia sceso nel luogo ipogeo della propria grotta esistenziale, nel punto infero in cui l'Io conosce lo scacco e sperimenta un rovinoso ridimensionamento, mantenendo lucida coscienza di quanto sta vivendo, conosce questa esperienza: Heidegger scrisse: "Quando ci lasciamo cadere nell'abisso, non precipitiamo semplicemente nel vuoto. Cadiamo nell'alto, la cui altezza ci spalanca un abisso."

Approfondimento sul serpente in genesi: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-3-il-serpente-dagon-e.html
Sul serpente: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-serpente-domestico.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/nu-wa-e-il-serpente.html

ALTRO APPROFONDIMENTO: IL CULTO DELLA GROTTA UTERINA: RHEA, KYBELE, ADRASTEIA tratto da


La stessa stretta connessione tra la Dea Natura e il Dio del Sole nel medesimo inno si ritrova in un poeta più recente e sicuramente indipendente da Mesomede. Nell'anno 400 d.c il poeta romano Claudiano celebrò l'anno consolare del suo protettore Stilicone, descrivendo come il Dio del Sole dalla grotta "del tempo infinito", cioè dell'Aion conduca fuori, con l'anno di Stilicone, la serie degli anni aurei. Forse Claudiano prese l'immagine di una "grotta del tempo infinito" dalla religione di Mitra. Ma davanti all'entrata della grotta fa la guardia - custos sedet - una Dea che qui si chiama Natura, in altre connessioni però, quale madre di Giove, si chiama anche Cybele, la Rhea dei Greci.

Qui è illustrata più dettagliatamente:
"Est ignota procul nostraeque impervia genti, vix adeunda deis, annorum squalida mater, immensi spelunca aevi, quae tempora vasto suppeditat revocatque sinu. Complectitur antrum, omnia qui placido consumit numine, serpens perpetuumque viret squamis caudamque reductam ore vorat tacito relegens exordia lapsu. Vestibuli custos vultu longaeva decoro ante fores Natura sedet, cunctisque volantes dependent membris animae."

Giace ignota e lontano, inaccessibile a noi, uomini, e quasi irraggiungibile agli Dei, la grotta dell'immenso Aion, madre squallida degli anni, che dal suo ampio grembo manda le epoche e le riprende in esso. Un serpente che con la sua tranquilla divinità consuma tutto, circonda la grotta ed è vitale in eterno nelle sue squame, divorando con la bocca la propria coda e tornando così silenziosamente ai propri inizi. Quale custode del vestibolo, siede la vecchia Natura con il bel viso e da tutte le sue membra pendono anime alate.

Qui non si possono non riconoscere gli elementi orientali: l'Ouroboros, il Serpente dell'Eternità che morde la propria coda. 

Nota di Lunaria: si ponga attenzione anche a quel "la grotta dell'immenso Aion, madre squallida degli anni, che dal suo ampio grembo manda le epoche e le riprende in esso", non ricorda Kali? Kali è Madre del Tempo, distrugge per ricostruire.
Sull'Ouroboros vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/louroboros.html
L'immagine mitologica della grotta, comune ai Greci e ai Persiani, costituisce la base d'unione di elementi occidentali e orientali. Si è dovuto supporre che Rhea Kybele, quale Grande Madre delle anime, esistesse già per i Pitagorici più antichi. 

Grotte\aperture nella roccia (come a Balzi Rossi), "Mandorla", Yoni\Vagina, Dee della fecondità come Sheela Na Gig e Lajja Gauri sono tutti concetti collegati; vedi il megalitismo:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/simboli.html


Nella grotta abita la Dea Nyx, la Notte.

Anzi, vi abitano tre Nyktes, Tre Dee Notte. Ma esse non vi regnano sole, bensì sono loro collegate col principio della luce comparente, col suo fondamento primordiale nell'oscurità primordiale: Phanes. In merito all'età di questa cosmogonia sia notato che Aristotele nella sua "Metafisica" discute seriamente "i teologi che fanno derivare tutto dalla Notte". La sua critica si riferisce esattamente a ciò che in linguaggio mitologico si esprime nell'immagine della Grotta della Notte, quale luogo d'origine di ogni esistente. A questo luogo mitologico appartenevano oltre alla Dea della Notte, Unica o Triplicata, anche altre due Dee: l'una, la Dea del monte Ide, sorella dell'altra, Adrasteia, menzionata nel "Fedro" di Platone. Ambedue sono forme di apparizione differentemente nominate, della Grande Dea Madre micro-asiatica Rhea Kybele: quale Dea della montagna Ida, nell'Asia Minore, questa si venerava come Meter Idaia, mentre nella regione di Kyzikos portava anche il nome di Adrasteia. Ora Adrasteia era anche la Dea cui un poema orfico assegnava un "luogo" particolare davanti alla grotta della Notte, presso l'entrata. Mentre nella grotta stessa troneggia Phanes, e Nyx concede i suoi oracoli agli Dei, Adrasteia, dall'ingresso, domina gli uomini.
Originariamente Adrasteia era probabilmente un nome microasiatico, ma si poteva spiegare anche dal greco e, in questo caso, significa "L'Ineluttabile". Se all'ingresso del luogo delle origini la Dea portava questo nome e non, come in Mesomede, il nome Rhea, vuol dire che nella Grande Madre in questo caso non prevaleva l'aspetto della Partoriente, bensì un altro aspetto che a sua volta era presente anche a Mesomede. Egli dice infatti che la Dea che fa la guardia, accoglie i discorsi frammisti con le azioni degli uomini. è l'aspetto di una severa padrona e giudice, in cui la divina Madre può anche apparire: nascere significa cadere sotto determinate leggi della vita. Chi ci ha partoriti ci ha lasciati cadere sotto quelle leggi: Essa era - ed è - l'ineluttabile padrona del nostro destino, essa ha posto le leggi della nostra mortalità, della nostra esistenza limitata già in anticipo e legata a ogni sorta di necessità. Questa è l'essenza di Adrasteia. Platone la definisce "Legislatrice" nel passo in cui parla della predeterminazione dell'uomo dovuta alla preesistenza della sua anima. Sebbene la Physis fosse diventata da parola primordiale un puro concetto filosofico, qualora essa appariva in un'immagine primordiale questa non per caso e non solo in modo esteriore era l'immagine della Madre, bensì era un'immagine della Madre ben definita, un'immagine purificata sia dai tratti della Madre Terra, partoriente passiva, sia dal tratto "Niobe" delle madri dolorose.


Su Nyx vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/la-notte-nella-mitologia-nella.html
Su Ecate: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/ecate.html
Sulla Trinità pagana: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/la-trinita-e-pagana-d.html