Sardegna: le Origini Pagane!

Avevo già parlato della Sardegna! https://intervistemetal.blogspot.com/2020/09/sa-femina-accabadora-e-la-dea-una-forma.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2014/11/ierru-black-metal.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-culto-dei-pozzi-in-sardegna.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/il-piccolo-popolo-in-sardegna-janas.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/06/colonizzazione-agraria-e-castra.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/i-menhir-e-i-dolmen-di-arzachena.html


Info tratte da


LE ORIGINI 

La storia della Sardegna inizia circa 29 milioni di anni fa, quando un grosso blocco roccioso, "antenato" della Sardegna e della Corsica, si staccò dalle coste franco-spagnole e iniziò a navigare nel Mediterraneo fino a giungere all'attuale posizione.
Intorno al 200000-150000 a.c durante la "Glaciazione di Riss" probabilmente approfittando dell'abbassamento delle acque causate dai ghiacci che avevano formato un "ponte", arrivarono i primi abitatori umani, che colonizzarono l'isola. A questi primi abitanti sono attribuiti alcuni ciottoli con lavorazione del tipo "clactoniano".
La prima cultura preistorica è la Cultura di Ozieri, che prende il nome dall'omonima grotta. Si sviluppò tra il 3300 e il 2480 a.c; altri monumenti importanti preistorici sono quelli sepolcrali (Dolmen e Domus de Janas), la "rampa solare" (paragonabile alle ziqqurat mesopotamiche), di monte d'Accoddi. Infine ricordiamo le "sepolture a circolo" della cultura di Arzachena.
Per la sua posizione quasi al centro del Mediterraneo, la Sardegna è stata al centro di razzie piratesche. Sebbene nessuno sappia con certezza da dove arrivarono i primi Sardi, alcune leggende raccontano che fossero i seguaci di Sardus, figlio di Eracle, oppure i discendenti del popolo libico dei  Shardana. Le prime tracce risalgono a prima del 6000 a.c, con comunità di pastori e cacciatori che viveva nelle grotte, creando armi di selce e ossidiana, ciotole di ceramica e utensili.
Nel IV millennio a.c compare la cultura di Bonu Ighinu che praticava l'agricoltura con sistemi avanzati. Queste persone intrattenevano scambi commerciali con la Corsica, la Francia del Sud e l'Italia meridionale. Le loro statuette lasciano ipotizzare che praticassero il culto della Dea Madre. I morti erano sepolti nelle caverne.
Attorno alla fine del IV millennio e nei primi secoli del III, la cultura di Ozieri divenne predominante. Era una società di cacciatori, pastori, contadini, che lavoravano il rame, la selce, l'ossidiana, la ceramica. I morti erano sepolti in caverne intagliate nella roccia, le famose "Domus de Janas", "Case delle fate". Il santuario di Monte d'Accoddi, vicino a Porto Torres, è uno dei siti più famosi.
La Cultura Bonnanaro si sviluppò nel II millennio; furono però sostituiti dalla cultura nuragica. La fase di questa cultura, durata fino al 1200 a.c, vide lo sviluppo delle torri nuragiche e delle tombe dei giganti, cioè camere di sepoltura collettive. I pozzi sacri fanno ipotizzare ad un culto delle acque.
La Cultura Nuragica raggiunse il suo apice tra il X e il VIII secolo a.c

Altri info storiche:

Agli albori della storia della Sardegna si colloca la cultura neolitica di Ozieri, che ha edificato menhir e tombe rupestri; probabilmente i primi abitanti della Sardegna giunsero dall'Italia continentale già nel 350.000 a.c, forse dalla Toscana; un secolo dopo arrivò la civiltà nuragica, che ci lasciò ben 7000 nuraghi, cioè torri in pietra ed insediamenti fortificati, costruiti tra il 1800 e il 500 a.c, risalenti all'Età del Bronzo, che venivano usati come torri di guardia e aree sacre per riti religiosi.
Per curiosità: i pozzi sacri vennero costruiti a partire dal 1000 a.c ed erano realizzati in modo da catturare la luce in occasione dei due equinozi annuali.
Vennero poi i Fenici, Cartaginesi e Romani che costruirono strade e città. Dopo l'era romana, arrivarono i Vandali e nel Medioevo la Sardegna divenne dominio pisano e genovese; con l'arrivo dei Catalano-Aragonesi l'isola attraversò una fase di povertà.
La Sardegna, nel XVIII secolo, passò dalla Spagna all'Austria, per poi essere conquistata dai Savoia.
Durante il XX secolo, i fenomeni sardi per eccellenza furono il banditismo e la malaria.



I FAMOSI IDOLI FEMMINILI DELLA SARDEGNA



ARZACHENA & ANGHELU RUJU 

Arzachena fu il centro della civiltà eneolitica della Gallura (II millennio a.c) ed ebbe molta importanza in epoca romana. Fu colpito da una pestilenza nel 1376 e poi completamente abbandonato. Oggi, Cannigione, in un'insenatura del golfo, è una nota località turistica. Il territorio di Arzachena comprende la Costa Smeralda e un grosso roccione granitico, scolpito dall'erosione, a forma di fungo, che è diventato il simbolo di questa zona. La Necropoli di Li Muri è una sepoltura collettiva a circolo, caratteristica della civiltà eneolitica; attorno alle celle sepolcrali sono disposte delle lastre, conficcate nel terreno in forma di circolo.
In zona Bonorva, sull'altopiano Su monte si trova un recinto megalitico, che potrebbe essere stato un castrum nuragico edificato contro le invasioni puniche.
La necropoli di Anghelu Ruju è situata su un altopiano; il complesso preistorico a Domus de Janas fu scoperto nel 1905 e si compone di 36 ipogei. La necropoli di Tuvixeddu, di origine fenicio-punica (VII-VI secolo a.c) utilizzata anche oltre la conquista romana. Le tombe più antiche sono del tipo a pozzo, scavate nel calcare. Nei pressi della necropoli si trova il monumento sepolcrale (I secolo d.c.) dedicato dal patrizio Cassio Filippo alla moglie Attilia Pomptilla: il nome con cui è conosciuto, Grotta della Vipera, deriva dalle due aspidi incise sul frontone; le pareti recano versi greci e latini fatti comporre dal nobile romano in onore della consorte.
La necropoli di Filigosa si compone di quattro tombe principali a domus de janas: da questo sito prende il nome una cultura della prima età del Rame.
Su una rupe di trachite rossa c'è la necropoli di sant'Andrea Priu, che comprende degli ipogei di età neolitica (3000-1800 a.c) le cui camere sepolcrali, scavate nella roccia, formano una rete articolata di ambienti intercomunicanti. La complessità dell'architettura lascia pensare che costituisca un sepolcro gentilizio o regale.
I fattori paesaggistici della Sardegna favorirono l'insediamento umano in età preistorica. Il territorio algherese, con le grotte marine (la più famosa è la Grotta Verde sul promontorio di capo Caccia), era già popolato nel Neolitico: le Domus de Janas (nella necropoli di Anghelu Ruju), infatti sono risalenti alla "Cultura di San Michele" (3200-2800 a.c). Durante l'epoca nuragica venne edificato il nuraghe di Palmavera, mentre i romani edificarono ville patrizie, i cui resti esistono ancora. 

CIVILTà NURAGICA

La Civiltà Nuragica è la cultura più nota della Sardegna: le "Nuraghe" o "Nurake" erano le grandi torri troncoconiche, costruite con anelli decrescenti di massi sovrapposti a secco; la parola sarda Nuraghe\Nurake ha origini preistoriche!
La data convenzionale dell'inizio della Civiltà Nuragica è il 1855 a.c; continuò fino alla conquista romana (238 a.c) costellando l'isola con oltre 7000 nuraghi.
La scultura del periodo nuragico, dopo l'anno 1000 a.c, produsse bronzetti di piccole dimensioni: animali, sacerdoti, guerrieri, pastori, donne. L'opera più famosa è "La Madre dell'Ucciso", raffigurante una madre che regge in grembo un piccolo uomo. A partire dal 500 a.c con la conquista cartaginese dell'isola, l'arte sarda viene arricchita con influenze esterne.
Secoli di colonizzazioni hanno lasciato tracce architettoniche e culturali diversificate: Dolmen, Domus de Janas ("casa delle fate"), "Tombe dei Giganti", templi a pozzo e i complessi nuragici, tophet fenici, necropoli, terme, teatri romani, fino alle cattedrali aragonesi.

IL DOLMEN SA COVECCADA

Questo dolmen si trova su un altopiano brullo, a sud di Mores, nei pressi del rio Mannu. Il dolmen ha una pianta rettangolare, con tre grosse lastre (in origine però erano quattro) che sostengono quella posta a copertura ("sa coveccada" significa "copertura"). La piccola nicchia che caratterizza questo dolmen veniva usata per le offerte. Il dolmen risale al III-II millennio a.c 

ROCCIA DELL'ELEFANTE, PLASMATA DAGLI ELEMENTI ATMOSFERICI!

A Castelsardo da Sedini c'è la famosa Roccia dell'Elefante, con tanto di proboscide! Questa roccia è stata plasmata dagli elementi atmosferici. Al suo interno ci sono due tombe neolitiche, con un'incisione rupestre raffigurante le corna e la testa di un toro.












L'ARRIVO DEI FENICI E DEI CARTAGINESI! 

La primigenia cultura sarda era formata da pastori e contadini, non interessati a quanto avveniva al di là del mare; perciò non contrastò più di tanto i frequenti sbarchi sulle coste sarde da parte dei navigatori fenici, tra il X e l'VIII secolo a.c
Gli invasori resero l'isola uno dei circuiti commerciali più importanti nel Mediterraneo, e vi fondarono numerose città: Tharros, Sulci, Nora, Karales (Cagliari).  In questo modo, la cultura fenicia si diffuse in Sardegna. 
Fu poi Cartagine ad interessarsi alla Sardegna, sia per i giacimenti minerari sia per la posizione strategica posta al centro tra Spagna, Gallia, Italia e Africa del Nord. Fra il VI e III secolo a.c la Sardegna divenne una colonia cartaginese.
Il termine "Tophet" viene usato per indicare altari cimiteriali (Tharros, Nora, Sulci...) con piccole urne di terracotta con ceneri e ossa umane. Inizialmente, si pensava che fossero fanciulli primogeniti sacrificati alla Dea Tanit, ma più probabilmente sono i resti di fanciulli e giovani deceduti a seguito di pestilenze e cause naturali. La cultura fenicia-punica permeò tutto il territorio sardo che entrò a contatto con loro.
I Fenici edificarono anche le prime città sarde: Tharros, Nora, Sulci. 

Altro approfondimento

I FENICI

Il primo popolo straniero ad arrivare in Sardegna furono i Fenici, che provenivano dal Libano. Erani navigatori ed erano interessanti a fondare basi su isole (Sicilia, Malta, Cipro, Corsica). Probabilmente i Fenici erano presenti in Sardegna fin dal 1100 a.c
I Fenici fondarono Karalis (Cagliari), Bithia, Sulci (Sant'Antioco), Tharros e Bosa, ma entrarono in conflitto con gli indigeni quando sfruttarono le miniere di argento e piomo. La prima fortezza fenicia costruita in Sardegna fu sul Monte Sirai, nel 650 a.c
I Fenici si allearono con i Cartaginesi, conquistando gran parte della Sardegna, ad eccezione della regione montuosa conosciuta come Barbagia, che oppose sempre resistenza. Le rovine del porto fenicio di Tharros, fondato nel 730 a.c, sono ancora visitabili. Anche la fortezza fenicia sul Monte Sirai è ancora visitabile.
I Cartaginesi si insediarono sulle coste sarde nel IX secolo a.c., con Greci e Micenei; anche i Romani lasciarono vestigia a Porto Torres, Nora, Tharros e Cagliari.  

LA CITTà FENICIA DI THARROS

Sul promontorio che dalla penisola del Sinis si protende fino a capo San Marco, si trovano le rovine dell'antica città di Tharros, fondata dai Fenici tra il IX e VIII secolo a.c su un precedente insediamento nuragico. Si fortificò per resistere agli attacchi dei Vandali e nel VI secolo d.c divenne sede vescovile.

TEMPIO DI ANTAS

Il tempio si chiama così per via del fiume che percorre la valle su cui sorge. L'edificio era dedicato a Sid Addir Babài, una divinità venerata dai Sardi, eretto dai Cartaginesi su un precedente insediamento nuragico, nel VI secolo a.c I Romani lo ricostruirono secondo il proprio stile architettonico e venne rimaneggiato durante il regno di Caracalla (III sec. d.c)

POZZI SACRI 

Il Pozzo Sacro all'interno del santuario nuragico di Santa Cristina comprende un complesso nuragico con un tempio a pozzo e un villaggio con costruzioni a pianta circolare o quadrangolare. Il pozzo è sormontato da una cupola a Tholos interrata.

Altre info sui pozzi le trovate qui:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-culto-dei-pozzi-in-sardegna.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/il-pozzo-nel-simbolismo-cinese.html


MONTI

Citiamo anche monti importanti: il monte Lachésos (1) e il monte Sirai (2)

(1) Lungo le pendici dell'altura ci sono due domus de janas, la Grotta di San Marco e la Grotta de Sas Fadas, cioè grotta delle fate, con graffiti protosardi raffiguranti le strutture delle capanne di quelle popolazioni. Poco distante c'è la grotta Su Puttu Poschinu ("Pozzo dei Maiali") e le rovine della chiesa di san Giovanni.
(2) Il monte Sirai era già abitato in età nuragica; i Fenici costruirono nel 650 a.c una fortezza, abbandonata nel I secolo a.c

IL MONTE TISCALI

Questa enorme rupe calcarea, alta più di 500 metri, conserva al suo interno, in una cavità creata da uno sprofondamento tettonico, i resti di un villaggio nuragico, con capanne quadrangolari di pietra cementata con fango ed edifici circolari.


L'ARRIVO DEI ROMANI

Nel 238 a.c il console Tito Sempronio Gracco sbarcò in Sardegna e la conquistò. Il popolo sardo non accettò facilmente il dominio romano. La rivolta proseguì fino all'età imperiale. A Cagliari, si può vedere l'anfiteatro romano (II secolo d.c), la più importante testimonianza romana in Sardegna. La diffusione del cristianesimo iniziò solo a partire dal IV secolo.

FORTEZZE!

La Sardegna è disseminata di fortificazioni e architetture difensive (nuraghi, baluardi, roccaforti costiere, torri costruite dagli spagnoli... per un totale di più di 7000)
Il castello più noto è quello di Eleonara d'Arborèa a Sanluri oltre che quello, spettacolare, di Burgos, oggi parzialmente ridotto a rudere, che sorge su una rupe, con il paesino acciambellato al di sotto; venne edificato da Gonario, giudice di Torres, nel 1127.

GROTTE

In Sardegna sono presenti delle splendide grotte, che è possibile raggiungere con scalinate dai molti gradini; citiamo la Grotta Verde (che si inoltra fino al livello del mare e dove sono stati trovati corredi di sepolture risalenti al VII-VI millennio a.c) e quella di Nettuno.
La "Grotta della Vipera" è chiamata così per via dei due serpenti scolpiti sul frontone che decorano il monumento sepolcrale; è una tomba gentilizia le cui pareti sono decorate con versi in latino e in greco dedicati ad una nobildonna che venne sepolta lì, Attilia Pomptilla (I secolo d.c) moglie del patrizio Cassio Filippo.
Nella Grotta Rifugio, utilizzata come luogo di sepoltura dalle popolazioni della cultura di Bonu Ighinu (4700-4000 a.c) sono stati ritrovati scheletri e corredi funerari, vasi e strumenti in osso. Nella Grotta del Guano, occupata nel Neolitico dai popoli della cutura di Ozieri (3800-2900 a.c) sono state scoperte due statuine di Dee, ceramiche e utensili da cucina.
Nella Grotta di Sa Oche ("Grotta della voce") si sente l'acqua che gorgoglia nelle cavità sotterranee (da qui il nome della grotta...)
Nella Grotta di Su Bentu (che venne usata come rifugio dal bandito Corbeddu) si possono vedere stalattiti e stalagmiti.
Nel complesso nuragico Sa Sedda 'e Sos Carros ci sono resti di 150 nuraghi e vi è una fonte sacra: un pozzo con pianta circolare circondato da cannelle di pietra che convogliavano l'acqua della fonte in un bacino centrale.


IL CASTELLO DI BURGOS

Anche se oggi è parzialmente ridotto a rudere, il castello di Burgos sorge su una rupe, con il paesino acciambellato al di sotto; venne edificato da Gonario, giudice di Torres, nel 1127.




PAESAGGIO

L'albero più diffuso è la quercia, nelle sue varietà: leccio, roverella, sughera, dalla quale si ricava il sughero. Sono frequenti anche i castagni e i tassi.  La "Centaurea orrida" è un cespuglio basso a forma di cestino che caratterizza la zona di Capo Caccia (nei pressi di Alghero)
Per la bellezza dello scenario montuoso, citiamo l'antico borgo agricolo pastorale di Gereméas; nel borgo di Rebeccu si trovano resti di costruzioni romane. 
Il monte Perda Liana è alto 1293 metri ed è spettacolare: presenta dei "torrioni calcarei" chiamati "tacchi". Sembra che alle sue pendici si riunissero gli Ilienses, il popolo sardo che resistette all'invasione romana.
Immerso in un paesaggio aspro, con gole e torrioni calcarei, si trova il borgo agricolo di Seùlo.
La Foresta dei Sette Fratelli è un'area montuosa protetta, popolata dal cervo sardo ma anche da cinghiali, martore, gatti selvatici, grifoni, avvoltoi e aquile. La distesa boscosa è ricca di lecci, eriche, sughere, mirti, corbezzoli.


LA FORESTA DEI SETTE FRATELLI è un'area montuosa protetta, popolata dal cervo sardo ma anche da cinghiali, martore, gatti selvatici, grifoni, avvoltoi e aquile.
La distesa boscosa è ricca di lecci, eriche, sughere, mirti, corbezzoli. 

LE SPIAGGE!

Le spiagge celebri della Sardegna, con sabbia finissima e bianchissima, sono le Saline, la Pelosa (entrambi, con torre spagnole), la spiaggia lunga 8 km di Costa Rei, la spiaggia di Stintino. La spiaggia di Mugoni, seconda della costa algherese, si estende per 4 km nella baia di Porto Conte, costituendo un raccordo tra Capo Caccia e Punta Giglio. La prateria di Posidonia Oceanica, pianta marina endemica del Mediterraneo, caratterizza la parte sommersa dell'arenile, mentre sul sistema dunale sono presenti numerosi tipi di vegetazione adattati alla vita sulle sabbie costiere. Notevole la diversità floristica dovuta alla presenza di decine di specie, tra le quali spicca la buglossa sarda (Anchusa sardoa) unica al mondo. Nella porzione di palude d'acqua dolce retrodunale trovano habitat numeroso piante, tra cui il raro falasco (Cladium mariscus). Nel posidonieto trovano cibo e protezione centinaia di animali marini, tra cui la grande pinna o nacchera (Pinna nobilis), mentre nel residuo di palude retrodunale è inconfondibile il canto squillante dell'usignolo di fiume (Cettia cetti) Il parco naturale regionale di Porto Conte è stato istituito con legge dalla Regione Autonoma della Sardegna. Si estende per oltre cinquemila ettari e comprende territori ricchi di biodiversità e habitat prioritari protetti a livello internazionale. Il territorio del parco è pianeggiante, proteso verso il mare sul quale confina per oltre 60 km di costa alternata a falesia rocciosa e bassa sabbiosa. I complessi collinari più importanti sono distribuiti nella parte più interna alla baia di Porto Conte dove spicca Monte Doglia e verso il promontorio di Capo Caccia dove spicca la vetta di Monte Timidone. Dal punto di vista della ricchezza di specie vegetali e animali è da segnalare l'oasi di protezione racchiusa all'interno della foresta demaniale di "Prigionette" e il complesso forestale di Punto Giglio sul quale è possibile ammirare le fortificazione antinave militari risalenti all'ultimo conflitto mondiale. L'origine geologica dei promontori di Capo Caccia e Punta Giglio da luogo ad immenso patrimonio di grotte marine sommerse tra le quali la più famosa e la Grotta di Nettuno. Citiamo anche la spiaggia di Maria Pia, ad Alghero, dalla sabbia di colore bianco brillante. La spiaggia è separata dalla litoranea dalla pineta. 





MALARIA

Il nemico più terribile per la Sardegna fu la malaria. Gli studiosi ritengono che la malattia fosse già presente in epoca preistorica. Quando i Cartaginesi, nel V secolo a.c., abbatterono ampie distese di foresta, aumentando la formazione di specchi d'acqua stagnante dove proliferavano le zanzare, la malaria divenne una vera e propria pestilenza. Nel III secolo a.c, i Romani pensavano che la malaria fosse dovuta all'aria malsana dell'isola. Ciononostante, i Romani sfruttarono i terreni dell'isola, e la Sardegna divenne il granaio dell'Impero, insieme alla Sicilia e ai territori romani dell'Africa settentrionale.

I CAVALLI

La Sardegna è terra di cavalli: la razza anglo-sarda è di grande pregio ed eccellenza. Nella foresta di Burgos si possono vedere dei piccoli cavallini, i pony sardi.


Nota di Lunaria: ci si ricordi che il cavallo è sacro ad Epona:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/epona-e-il-culto-dei-venti.html


ELEONORA

Una delle donne più famose della Sardegna fu Eleonora, che lasciò "la Carta de Logu", cioè un insieme di norme civili e penali da lei promulgate nel 1392, che resteranno in vigore fino al 1827.
 
Nel 1479 con l'unificazione dei regni iberici e l'ascesa al trono di Ferdinando II d'Aragona la Sardegna entrò a far parte della monarchia spagnola, sotto la quale restò fino al 1714. 

Qui https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/una-patriota-del-medioevo-eleonora.html
trovate altri approfondimenti



IL CARNEVALE DI MAMOIADA

Celebrazione di antichissime origini pastorali (probabilmente pre-cristiane) il carnevale di Mamoiada è celebre per i suoi personaggi, i famosi Mamuthones, vestiti di pelle, campanacci giganteschi e da maschere nere mostruose. I Mamuthones sono accompagnati dagli Insokatores, vestiti di un corpetto rosso; il nome con cui sono chiamati deriva dal laccio (soka) che fanno volteggiare, "tenendo sotto controllo" i Mamuthones e "catturando" gli spettatori. Analoghi ai Mamuthones sono i Bòes e i Merdùles di Ottana e i Thurpos di Orotelli nonché la sfilata dei carri allegorici di Tempio Pausània e il corteo delle Panattaras. Un'altra festa di origine pre-cristiana è la Sartiglia di Oristano, una gara a cavallo che si celebra l'ultima domenica di Carnevale e il successivo Martedì grasso. Il nome derivererebbe dall'iberico "sortija", dal latino "sorticula", "anello", diminutivo di "sors", "fortuna, sorte". I partecipanti devono infilzare con una spada, mentre cavalcano, una stella forata al centro. Le maschere e la vestizione rituale del personaggio protagonista della vicenda ("su compoidòri), rimanda ai riti agrari pagani propiziatori della primavera.

Altre info le trovate qui:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/saltner-mamuthones-benandanti-e-culto.html

UN'ANTICHISSIMA USANZA PAGANA: LA SFILATA DEI MAMUTHONES

I Mamuthones di Mamoiada sono personaggi molto noti del folklore sardo, e compaiono nelle sfilate in maschera durante il carnevale. Le radici di questi personaggi sinistri e inquietanti nell'aspetto fisico risalgono a molti secoli fa. Hanno una presenza scenica impressionante (con pelli di pecora nere o marroni e grossi campanacci) ma sono simboli di abbondanza, legati al cibo e al vino.
I Mamuthones arrivano mascherati in due file parallele, accompagnati dagli Issohadores, che indossano una giacca rossa e brandiscono un laccio chiamato "sa soca". Mentre avanzano, i Mamuthones fanno dei salti sincronizzati e le campanelle risuonano, mentre gli Issohadores fanno ruotare i sa soca e intrappolano le loro vittime. Alla fine della processione di martedì grasso, un pupazzo, lo Juvanne Martis, viene trascinato su un piccolo carro per tutto il paese e i partecipanti fanno finta di piangere, dispiaciuti per la fine del carnevale. All'ora di cena, si mangiano maiale e fagioli, dolci tradizionali e viene bevuto molto vino. Durante la festa di sant'antonio abate (16-17 gennaio) i falò restano accesi durante la notte.

OMICIDI RITUALI

Alcuni studiosi hanno dimostrato che in epoca preromana vennero compiuti omicidi rituali utilizzando una pianta tossica, l'Oenanthe crocata (chiamata "sedano d'acqua" dai sardi): anziani, infermi, persone che erano di peso, venivano avvelenati con un infuso di questa erba, che provoca la contrazione dei muscoli facciali (una specie di ghigno: da qui il termine "sardonico"): le vittime venivano poi gettate da una rupe o picchiate a morte.

BANDITISMO E SEQUESTRI DI PERSONA IN BARBAGIA

Questi paesini erano comunità di pastori: l'isolamento costante e le difficoltà spinsero molte persone ad emigrare, mentre chi restava si dava al crimine. I furti di pecore vennero abbandonati e sostituiti ai sequestri a scopo di riscatto: industriali e turisti venivano rapiti tra il 1966 e 1968, e malgrado le indagini, i covi di banditi non vennero trovati. Dopo una pausa, nel 1992 ci fu il sequestro di Farouk Kassam, un bambino di otto anni a cui venne mutilato parte dell'orecchio per accelerare il pagamento del riscatto. Il piccolo venne tenuto nascosto sul monte Albo per sette mesi. 
Sul tema del banditismo sardo e delle dure condizioni di vita dei pastori citiamo due film che ne hanno parlato: "Banditi a Orgosolo" di Vittorio de Seta (1961), che racconta dei sequestri di persona e delle violenze commesse dai banditi di Orgosolo e "Padre Padrone", dei fratelli Taviani (1977) tratto da celebre romanzo di Gavino Ledda  (vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/08/il-banditismo-sardo.html)

NURAGHI
Qualcuno ha studiato i nuraghi dal punto di vista archeoastronomico: i nuraghi erano fortezze di una società guerriera o luoghi sacri, quasi delle cattedrali, con architetture modellate su misurazioni astronomiche?
Il Nuraghe Losa è uno dei più suggestivi monumenti della civiltà protosarda; è stato realizzato nella prima metà del II millennio a.c e successivamente gli vennero aggiunte una struttura trilobata e un'ampia cinta. Nel  VII secolo a.c, attorno al fortilizio sorgeva un villaggio: sono state rinvenute armi, utensili in ferro, ceramiche nuragiche e puniche, bronzi votivi. Intorno al Nuraghe Lugherras vennero trovate molte lucerne, che hanno dato il nome al luogo (lugherras = lucerne)

IL FORMAGGIO MARCIO "CASU MARZU"

è un celebre formaggio... brulicante di vermi. è un pecorino infestato (volutamente) con larve di mosca i cui acidi digestivi rompono i grassi del formaggio, accelerando la fermentazione e provocando la decomposizione. Alcuni preferiscono eliminare i vermi mettendo il formaggio in un sacchetto di carta, per farli morire asfissiate. Tuttavia, è un prodotto pensato per il consumo privato, non per la vendita, che è illegale.
 
PIETRE E TOMBE SACRE 

DOMUS DE JANAS: "Casa delle Fate" (la Jana\Giana, che possono essere benevoli o malefiche). Si tratta di tombe scavate nella roccia, che assomigliano a delle case. In Sardegna ce ne sono circa 2500 (Sant'Andrea Priu, Anghelu Ruju ecc.), che formano vaste necropoli.
MENHIR: dal bretone "Men", pietra, e "Hir", lungo, sono le pietre monolitiche infisse nel terreno. In Sardegna sono chiamati "Perdas fittas" o "Perdas longas", che indicano pietre conficcate e pietre lunghe. Spesso erano decorate con mammelle, alludendo alla femminilità e alla fertilità.  In Sardegna ce ne sono circa 260.
NURAGHI: da "Nur", cavità, grotta: è una costruzione preistorica, a forma di tronco di cono, tipica della Sardegna: ve ne sono più di 7000. Per secoli, i Sardi non consideravano queste strutture circolari di pietra, usandole come ricoveri per pastori. Si scoprì successivamente che risalivano all'Età del Bronzo, costituiti tra il 1800 e 500 a.c. Probabilmente servivano come torri da guardia o luoghi sacri. Il Nuraghe Santu Antine è alto 25 metri, ma l'esempio più spettacolare è il complesso ad alveare di Su Nuraxi. Dal 1100 al 1000 a.c. il popolo dei Nuraghi scavò pozzi sacri disegnati come buchi di serrature sul suolo: sono orientati in modo che al solstizio i raggi del Sole brillino sulle scale, illuminando l'acqua.
TOMBE DEI GIGANTI: sepolture monumentali, costituite da corridoi di pietre, coronato da una esedra di pietre collocate nel terreno, con al centro una stele che reca inciso il segno di una porta. Erano sepolture collettive. In Sardegna, ve ne sono più di 300. 
TOPHET: parola semitica, si traduce come "luogo dell'arsione, braciere": è un'area cimiteriale, con urne contenenti ceneri e ossa.

SARDEGNA, LE SPIAGGE Più BELLE!

La spiaggia di Mugoni, seconda della costa algherese, si estende per 4 km nella baia di Porto Conte, costituendo un raccordo tra Capo Caccia e Punta Giglio.
La prateria di Posidonia Oceanica, pianta marina endemica del Mediterraneo, caratterizza la parte sommersa dell'arenile, mentre sul sistema dunale sono presenti numerosi tipi di vegetazione adattati alla vita sulle sabbie costiere. Notevole la diversità floristica dovuta alla presenza di decine di specie, tra le quali spicca la buglossa sarda (Anchusa sardoa) unica al mondo. Nella porzione di palude d'acqua dolce retrodunale trovano habitat numeroso piante, tra cui il raro falasco (Cladium mariscus). Nel posidonieto trovano cibo e protezione centinaia di animali marini, tra cui la grande pinna o nacchera (Pinna nobilis), mentre nel residuo di palude retrodunale è inconfondibile il canto squillante dell'usignolo di fiume (Cettia cetti)

Il parco naturale regionale di Porto Conte è stato istituito con legge dalla Regione Autonoma della Sardegna. Si estende per oltre cinquemila ettari e
comprende territori ricchi di biodiversità e habitat prioritari protetti a livello internazionale.
Il territorio del parco è pianeggiante, proteso verso il mare sul quale confina per oltre 60 km di costa alternata a falesia rocciosa e bassa sabbiosa.
I complessi collinari più importanti sono distribuiti nella parte più interna alla baia di Porto Conte
dove spicca Monte Doglia e verso il promontorio di Capo Caccia dove spicca la vetta di Monte Timidone.
Dal punto di vista della ricchezza di specie vegetali e animali è da segnalare l'oasi di protezione racchiusa all'interno della foresta demaniale di "Prigionette" e il complesso forestale di Punto Giglio sul quale è possibile ammirare le fortificazione antinave militari risalenti all'ultimo conflitto mondiale. L'origine geologica dei promontori di Capo Caccia e Punta Giglio da luogo ad immenso patrimonio di grotte marine sommerse tra le quali la più famosa e la Grotta di Nettuno.

Citiamo anche la spiaggia di Maria Pia, ad Alghero, dalla sabbia di colore bianco brillante. La spiaggia è separata dalla litoranea dalla pineta.