Circe, Medea, il Serpente e il Veleno

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(purtroppo non ricordo il titolo preciso, era qualcosa tipo "guaritrici")

Circe, Medea e il Serpente

Nell'immaginario mitologico e letterario dei greci sono però inevitabilmente riemerse figure femminili ancora legate all'antico archetipo della maga guaritrice e della sacerdotessa sciamana, modelli che la nuova cultura non era riuscita a soffocare del tutto, ma che vennero snaturati perché non del tutto compresi. Sono figure di transizione importantissime che costituiranno il riferimento delle successive elaborazioni simboliche in tutto il mondo occidentale. Le più emblematiche sono Circe e Medea, le due grandi maghe della cultura ellenica.

Entrambe sono donne semidivine, legate alla genealogia del Sole; entrambe fondano la propria magia sulla conoscenza delle erbe, che utilizzano per dominare e trasformare la realtà e le vite degli uomini a loro piacimento - per lo più negativamente, secondo l'implicito giudizio morale delle fonti letterarie che ce le presentano. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/i-segreti-occulti-delle-erbe-e-delle.html) (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/piante-pianeti-e-simbolismo.html)

Ma c'è di più. Nei poemi omerici che riflettono il volto della società arcaica greca attraverso l'immaginario delle vicende mitiche ed eroiche appare evidente come queste maghe identifichino le uniche figure femminili che godono di uno status di indipendenza non sottoposto alle logiche di una condizione subordinata alle regole della famiglia.

La cultura e il sapere, non importa in quale forma si esprimano, forgiano per la donna lo strumento del riscatto.

In realtà Circe e Medea sono figure ben più vetuste, già in parte dimenticate e distorte nella loro vera essenza nel momento in cui sono state consegnate alla mitologia dei greci. Spogliate della primordiale natura di sacerdotesse e guaritrici, ci sono presentate come fattucchiere, mescolatrici di intrugli, sebbene dotate di superiore competenza.



L'epiteto omerico di Circe è poluphàrmakos, che significa "conoscitrice di molti rimedi", ma anche avvelenatrice, incantatrice. Infatti il termine phàrmakon in greco ha il duplice significato di "medicamento, rimedio" e di "veleno, bevanda magica". (1) [per una storia della medicina al femminile, vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/dottoresse-nellantichita.html]

Nell'Odissea i riferimenti ai miscugli e agli unguenti preparati da questa maga sono sempre accompagnati dagli aggettivi, assai significativi, di kakà e lugrà: "funesti" e "micidiali".
Circe è nota per i poteri metamorfici, che impiega per trasformare i compagni di Ulisse in porci. In questo atto si può leggere simbolicamente la rivalsa del potere della donna sulla sfera maschile, che impone il suo dominio attraverso la razionalità e che qui per contrappasso viene riportata ad una condizione ribaltata di animalità sordida ed estrema; una punizione che è però anche recupero di un'antica famigliarità con la natura. (Nota di Lunaria: in realtà, a Circe vengono associati gli animali perché è un'antica Potnia Theron: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/todi-ragini-e-la-potnia-theron.html)



La fama di Medea è ben peggiore: è con lei che prende forma l'idea della strega come creatura malefica, degenerata nella sua femminilità.
La sua magia nasce da una sapientissima conoscenza di tutte le erbe che crescono sui monti della Tessaglia (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/le-sacerdotesse-della-luna-in-tessaglia.html), che lei sceglie e carpisce alla terra personalmente sorvolando i vasti territori su un carro trainato da draghi alati e poi mesce nel calderone magico meditando intenti funesti. (Nota di Lunaria: altro indizio interessante, il drago: infatti, era associato alle Dee: Mazhu, Kwan Yin)



Il fatto che sia stato associato a Medea lascerebbe intendere che forse agli inizi era una Dea, di probabile origine orientale.  https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/draghi.html
Il Calderone, poi, è simbolo di Cerridwen. 

Medea è la maga che conosce il potere di ogni erba. Interpreta il passaggio da una visione benefica del sapere terapeutico femminile ad un suo utilizzo diabolico e distorto. Un'antica maga condannata dal giudizio morale, il cui l'immaginario successivo ha dato sembianze di strega.

Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/il-ciclo-arturiano-2-il-lago-di-diana.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/il-ciclo-arturiano-4-morgana.html

Il suo mito e la sua successiva reputazione sono marcati indelebilmente dall'infanticidio sui due figli avuti dall'amore per l'eroe Giasone, che ella non esita a sacrificare in nome della furia vendicativa della donna tradita.
Il cuore indurito di Medea è quello della lamia, la strega rapitrice di bambini. 
Questa figura, che nella superstizione popolare materializzava le paure più nascoste delle madri e minava la sicurezza dei loro neonati, aveva origine nel mito della regina libica Lamia, amata da Zeus e per questo colpita dalla terribile ira della legittima sposa Era, che si vendicò orribilmente della rivale uccidendo i figli nati dall'amore dei due adulteri.
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/blog-post_25.html
Lamia, resa folle dal dolore, si trasformò in una creatura dedita al rapimento degli infanti, che divorava dopo averne bevuto il sangue.
https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/symphonic-black-metal-e-vampirismo-le.html

Medea è emersa da questo immaginario assumendo alcune delle sue caratteristiche, facendosi l'archetipo di tutte quelle forme deviate di sortilegio che popoleranno l'universo superstizioso dei romani, soprattutto sul finire dell'Impero: è lamia, è striga, è malefica allo stesso tempo. Nessuna figura incarna meglio di lei il decadimento dei valori del matriarcato. Nella sua condanna morale la storia vedrà tristemente rispecchiarsi il destino di quella folta schiera di donne perseguitate, torturate e destinate al rogo perché depositarie di saperi riconosciuti come illeciti dal mondo maschile.

Circe e Medea sono donne che appartengono al mondo selvaggio della Dea primordiale, della quale tramandano i simboli specifici, quali il legame con l'acqua (Circe vive nella solitudine della sua isola, lontana dal mondo dei mortali), https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/il-culto-dei-fiumi.html
la conoscenza delle erbe, la preparazione di medicamenti e filtri magici. La famigliarità di Medea con i serpenti [il drago è un grosso serpente alato - nota di Lunaria] introduce un'ulteriore appropriazione di un connotato iconografico importantissimo della Potnia, denominata talora "Potnia Ophiòn", Signora dei Serpenti, e raffigurata, regale e potente, nell'atto di brandire due rettili.
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-serpente-domestico.html

Nota di Lunaria: iconografia che è rimasta nell'induismo e nella Dea africana Mami Wata o in Todi Ragini (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/todi-ragini-e-la-potnia-theron.html)









Anche la bibbia e poi il cristianesimo cattolico scopiazza "l'idea di donna col serpente": prima con Eva (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/eva-heba-come-magna-mater.html)



infatti, come avevo già spiegato molte volte: Riane Eisler e altre autrici (tra cui anche diverse donne che si occupano di esegesi) hanno ipotizzato che Eva, "la donna della genesi" sia in realtà un simbolo o un'allegoria rappresentante la Grande Dea, detronizzata da javè. Difatti, nella genesi, il serpente si avvicina alla "donna" che poi darà "il frutto" "all'uomo"; le Sacerdotesse rappresentavano le Dee, erano mediatrici e in più maneggiavano anche i serpenti (pratica che esiste ancora in India e la statuetta della Dea di Creta lascerebbe intendere che questa pratica fosse diffusa anche lì); da sempre il serpente è associato più alle Dee che non agli Dei maschili, e difatti Eva si associa al serpente (ovviamente, in forma degradata, nella mentalità monoteista). 



In altre parole, Eva non sarebbe altro che una vicenda allegorica: la Dea sopraffatta dal dio patriarcale javè.



Lo abbiamo visto qui: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-3-il-serpente-dagon-e.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-6-anat-e-qedesh.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/melusina-e-il-serpente.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-serpente-domestico.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/nu-wa-e-il-serpente.html

"La Dea Madre come origine di ogni forma di vita appare in molte delle più antiche storie sulla creazione, in differenti parti del mondo. Nella Americhe è la Signora della Sottana di Serpente, interessante anche perché come in Europa, Medio Oriente e Asia, il serpente è una delle prime manifestazioni della Dea."

Da notare come l'ebraismo e il cristianesimo abbiano denigrato il Serpente come figura negativa. OVVIO! Era l'emblema del Femminile!

"Nella mitologia il Serpente è forse la più forte di tutte le immagini che rappresentano il rinnovamento e la trasformazione. 
è il guardiano della saggezza del Mondo Sotterraneo e della profezia. La caratteristica del Serpente di liberarsi della sua vecchia pelle e quindi di rinnovarsi era associata al cambio della Luna nuova e al ciclo mestruale delle donne. Come la Luna, il Serpente era visto quale simbolo di luce e di buio; viveva sia sotto che sopra la terra, in tane e cavità. Rappresentava i poteri della Luna Nera, le energie dinamiche provenienti dalla coscienza interiore o Mondo Sotterraneo che portavano alla luce i poteri profetici, la saggezza, l'ispirazione e la fertilità. I movimenti sinuosi e ondeggianti del serpente rinforzavano l'associazione con l'acqua ed esso diventava il simbolo delle acque del cielo come pioggia fertilizzante e delle acque del Mondo Sotterraneo come l'utero che porta la rinascita e la nuova vita. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/la-discesa-agli-inferi-la-grotta-e-il.html)
In alcune mitologie il Serpente rappresentava la sorgente creativa che diede vita all'universo. Esso era visto come l'energia dinamica della Dea, cioè sia la madre terra che il suo potere in grado di far crescere le piante.
Hel, la Dea teutonica del Mondo Sotterraneo e dei morti, era la sorella del serpente Ouroboros (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/louroboros.html), che circondava gli oceani della terra. Sia Inanna che Ishtar erano raffigurate con serpenti, spesso attorcigliati su un bastone, ed entrambe erano chiamate "Regina delle Acque Superiori e Inferiori" 
Nel santuario di Cnosso, sull'isola di Creta, furono trovate statue di Dee e Sacerdotesse con serpenti attorcigliati sul corpo e sulle mani. 
Ecate, la Dea Greca della Luna Nera, era raffigurata con i serpenti al posto dei capelli, e Demetra, Dea del Granoturco, era sempre accompagnata da un serpente.
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/demetra-e-persefone.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/medusa.html
In particolare le Dee dell'apprendimento, dell'oracolo, della guarigione, della saggezza e dell'ispirazione erano associate al serpente. Le Sacerdotesse di Artemide 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/artemide.html
erano chiamate pythia, cioè serpi, e i loro templi erano luoghi di guarigione e divinazione. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/sciamane-e-sacerdotesse.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/tributo-alla-stupenda-cadaveria-pizia-e.html
Lo scudo di Atena e l'indumento chiamato Aegis, che indossava sulle spalle, erano adornati con fregi e immagini di Gorgone, un essere con in testa i serpenti. 
Nelle leggende dell'antica Dea Brigit era associata anch'essa ai serpenti e così pure la Dea Egizia Heh, che era chiamata "Rivelatrice di Saggezza".



"Un altro tema ricorrente è l'associazione del principio femminile nelle acque primordiali. Per esempio, nella ceramica decorata dell'Antica Europa il simbolismo dell'acqua, spesso insieme all'uovo primordiale, è un motivo frequente. Qui la Grande Dea talvolta sotto forma di Dea Uccello o Dea Serpente presiede alla forza dispensatrice di vita dell'acqua."
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/dee-e-sciamanesimo.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/uccelli-ditalia-e-il-simbolismo-antico.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/il-serpente-coatl-il-pantheon.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/che-cose-la-wicca.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/la-dea-della-morte-e-samhain.html

Per saperne di più vedi: Marija Gimbutas "Il Linguaggio della Dea"
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/la-spirale-e-il-labirinto.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/introduzione-allarte-della-preistoria.html

"Sia in Europa che in Anatolia (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/turchia-origini-topkapi-musica-e-poesia.html) si intrecciano i motivi della Dea come apportatrice di pioggia ed elargitrice di latte, e vasi e contenitori rituali sono un equipaggiamento comune nei templi a Lei dedicati.
La sua immagine viene anche associata ai contenitori per l'acqua, che talvolta riproducono il suo aspetto antropomorfo. Come Dea Egiziana, Nut (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/iside-hathor-nut.html ) essa è l'unità fluente delle acque primordiali celesti. In seguito essa sorgerà dalle acque del mare, con l'aspetto della Dea Cretese Ariadne ("La Santissima" https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/dioniso-arianna-e-il-culto-del-vino.html) o di quella greca Afrodite. Il confronto tra il pantheon religioso del Neolitico e quello cristiano rivela drammaticamente in che misura quella visione del mondo differisse dalla nostra.
Nel Neolitico a capo della sacra famiglia c'era una donna: la Grande Madre, la Regina del Cielo (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/ishtar.html), o la Dea nei suoi vari aspetti e forme. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/la-dea-bianca-gli-stralci-piu-belli.html
Anche i componenti maschili di questo pantheon, il suo consorte, fratello e/o figlio erano divini.
Invece a capo della sacra famiglia cristiana c'è un Padre onnipotente. Il secondo maschio del pantheon, Gesù Cristo, è un altro aspetto della divinità. Ma, anche se padre e figlio sono immortali e divini, Maria, l'unica donna in questo facsimile religioso dell'organizzazione patriarcale della famiglia è una comune mortale, evidentemente, con le sue corrispondenti terrene, di rango inferiore.
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/ida-magli-i-concetti-piu-belli.html

Le religioni in cui la sola, o la più potente, divinità è maschile, tendono a riflettere un ordinamento sociale a discendenza patrilineare (successione paterna) e domicilio patrilocale (la moglie va a vivere con la famiglia o il clan del marito). Viceversa, le religioni in cui la divinità più potente, o l'unica, è femminile, tendono a riflettere un ordinamento sociale in cui la discendenza è matrilineare (successione materna) e allo stesso modo il domicilio è matrilocale (il marito va a vivere con la famiglia o il clan della moglie). Inoltre UNA STRUTTURA SOCIALE A DOMINIO MASCHILE, PER LO PIù GERARCHICA, VIENE STORICAMENTE RIFLESSA E CONSERVATA DA UN PANTHEON RELIGIOSO DOMINATO DAL MASCHIO E DA DOTTRINE RELIGIOSE IN CUI LA SUBORDINAZIONE DELLE DONNE VIENE SANCITA PER ORDINE DIVINO" 

"La testimonianza più stupefacente del potere duraturo del serpente ci viene dal racconto della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso. è infatti il serpente che suggerisce alla donna di disobbedire a Geova e di mangiare lei stessa dall'albero della conoscenza.
Sono stati fatti molti tentativi, da parte dei teologi, di interpretare la storia della cacciata dal Paradiso in modi che non "spiegano" la barbarie, la crudeltà e l'insensibilità come una conseguente inevitabile del peccato originale. 
Il fatto che il serpente, un antico simbolo oracolare o profetico della Dea, consigli a Eva, la donna archetipica, di disobbedire agli ordini di un Dio maschile, non è sicuramente un caso. Né è un caso che Eva segui in effetti il suggerimento del serpente: trasgredendo agli ordini di javé, mangia dal sacro albero della conoscenza.
Come l'albero della vita, anche l'albero della conoscenza era associato alla Dea. (Nota di Lunaria: perché la Dea era rappresentata come tronco d'albero! Vedi Asherah o Allat!
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/palo-di-calendimaggio.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-5-gli-alti-luoghi.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/gli-sciti-e-la-menorah.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/lartemide-di-efeso-e-la-palma.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arabia-saudita-no-per-davvero-parli-di.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arte-e-scultura-nellantico-yemen.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/marocco-litolatria-gioielli-magici-mano.html)

Inoltre, nell'antica realtà sociale e mitica (come avveniva ancora per la Pizia in Grecia e con la Sibilla a Roma), la saggezza e la rivelazione divina si manifestavano attraverso una Sacerdotessa.

Secondo il punto di vista della realtà precedente, gli ordini di questo potente dio, javè, per cui Eva non poteva cibarsi da un albero sacro (della conoscenza, della saggezza divina o della vita) sarebbero stati non solo innaturali, ma anche blasfemi. Boschetti d'alberi sacri erano parte integrante della vecchia religione. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/hestiavesta-e-la-betulla.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/alberi-e-piante-mitologia-e-simbolismo.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/culto-degli-alberi-e-nascita-degli-eroi.html
Lo stesso vale per i riti volti a indurre negli adoranti uno stato di coscienza ricettivo alle rivelazioni della Dea, riti officiati dalle donne, in quanto Sacerdotesse della Dea. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/culto-della-quercia-sacerdotesse.html
Insomma, nell'ambito della vecchia realtà matriarcale, javé non avrebbe avuto il diritto di dare simili ordini. Ma, visto che erano stati dati, non ci si poteva aspettare che Eva o il serpente in quanto rappresentanti della Dea, li avrebbero osservati.
Dirette al primo pubblico della Bibbia, il popolo di Canaan, che probabilmente si ricordava ancora le terribili punizioni che gli uomini che portavano con sé gli Dei della guerra e del tuono avevano inflitto ai loro antenati, le orribili conseguenze della disobbedienza di Eva agli ordini di javé erano più che una semplice allegoria della "colpevolezza" dell'umanità. Erano un chiaro monito a evitare il culto della Dea, che ancora resisteva.
La "colpa" di Eva quando si rifiutò di ubbidire a javé e s'azzardò ad attingere personalmente alla fonte della conoscenza, era in sostanza il rifiuto di rinunciare a quel culto. E siccome fu Eva, la prima donna, il simbolo della donna, a rimanere legata all'antica fede, più di Adamo, che si limitò a seguire il suo esempio, la punizione per lei doveva essere più tremenda. Da quel momento, si sarebbe dovuto sottomettere in tutto e per tutto. Le sue sofferenze si sarebbero moltiplicate, e con esse, la prole, il numero dei figli che avrebbe generato. E per l'eternità sarebbe stata condannata a essere dominata da questo dio vendicativo e dal suo rappresentante terreno, l'uomo. A parte questo, lo svilimento del serpente e l'associazione della donna al male erano un modo per screditare la Dea.

Il passo, in Genesi 3:16, "moltiplicherò grandemente le tue pene e la tua gravidanza; avrai figli nel dolore e desidererai tuo marito, ed egli dominerà su di te" ha senso se si considera la storia della cacciata dal Paradiso terrestre come una favola androcratica su come le popolazioni ugualitarie che adoravano la Dea, dedite all'agricoltura furono conquistate da pastori bellicosi e dominati dai maschi, e di come ciò segnò LA FINE DELLA LIBERTà SESSUALE e riproduttiva della donna. Il passo "moltiplicherò grandemente le tue pene e la tua gravidanza" indica chiaramente che a quell'epoca le donne PERSERO NON SOLO IL DIRITTO A SCEGLIERE IL LORO COMPAGNO ma anche quello di usare le tecnologie del controllo delle nascite. 

Tuttavia non si poteva usare sempre e solo la forza per ottenere ubbidienza. Si doveva fare in modo che gli antichi poteri che governavano l'universo, simboleggiati dal Calice che dà la vita, venissero sostituiti da nuove e più potenti divinità, le cui mani impugnavano la Spada sovrana. E per riuscirci bisognava fare innanzitutto una cosa: abbattere la Dea stessa, e non solo la sua rappresentante terrena, la donna, dalla posizione di preminenza che occupava.

Sia esso dio del tuono, della montagna o della guerra, o in seguito il più incivilito dio dei Profeti, nella bibbia c'è un solo dio: l'imperscrutabile e geloso javé/geova, che nella successiva mitologia cristiana invia il suo unico figlio maschio gesù cristo a morire per espiare le "colpe" dei suoi figli.
Se leggiamo la bibbia come letteratura sociale normativa, l'assenza della Dea è assolutamente rivelatrice del tipo di ordine sociale che si sforzarono di istituire e di conservare gli uomini che nel corso dei secoli scrissero e riscrissero questo documento religioso. Infatti, simbolicamente, l'assenza della Dea dalle sacre scritture ufficialmente approvate, significava la mancanza di un potere divino che proteggesse le donne e le vendicasse per i torti subiti dall'uomo."



Vi riporto anche l'analisi scritta da una teologa cristiana...




"Troppo sovente si affronta la lettura di questo episodio della Genesi gravati dal peso dell'interpretazione di Agostino o di John Milton. 
E se invece si rivelasse che il serpente non mente alla donna ma le dice la verità quando afferma che la conseguenza dell'atto di mangiare del frutto dell'albero proibito è l'acquisto della capacità di distinguere il bene dal male, un potere divino che la divinità custodisce gelosamente?
Il Serpente, come il gigante greco prometeo, cui si attribuisce il dono del fuoco all'umanità - è un ingannatore [...] da scuotere il cosmo e modificarlo per sempre. La donna crede al Serpente e con un significativo gioco di parole il narratore afferma che ella si accorge che l'albero è bello da vedersi/desiderabile per diventare sapienti.
A differenza di com'è presentata dalla tradizione successiva, la donna non è la facile preda di un demone ammaliatore, ma una protagonista che sceglie consapevolmente la conoscenza. Insieme al Serpente, la donna è portatrice di cultura.
Con l'atto del mangiare giungono i contrassegni della vita sociale e culturale: la conoscenza della differenza tra bene e male, le vesti che distinguono e nascondono, i ruoli legati al genere di appartenenza. La donna è destinata ad essere colei che genera i figli, la madre della vita in ogni suo aspetto.
L'uomo è destinato a lavorare la terra che, da allora in avanti, gli concederà grazie alla fatica i suoi frutti.
Viene così istituita una precisa gerarchia: la donna e la progenie sull'ingegnoso serpente che ora è ridotto a mero rettile mangiatore di polvere e l'uomo sulla donna. Benché le punizioni [...] riflettano indubbiamente la visione del mondo androcentrica, nel testo non si trova alcuna pesante accusa né l'attribuzione alla donna del peccato originale. Questa è infatti un'interpretazione posteriore compiuta da autori aventi concezioni teologiche e visioni del mondo ben diverse.
L'autodifesa dell'uomo, come già il suo atto passivo di disobbedienza, gli attribuisce tratti infantili. Quando Dio lo accusa di aver disobbedito al suo ordine, l'uomo risponde con una scusa ridicola: "La donna che tu mi hai messo accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero e io ne ho mangiato"
Di chi è la colpa? della donna? di Dio? Nondimeno è la donna che dà inizio all'azione." 

In questa forma l'antica Dea Madre è riuscita a sopravvivere a lungo a Creta e nelle isole del Mar Egeo, dove la venerazione di una Dea serpente si protrasse fino alla fine dell'Età del Bronzo.
Soffermarsi sul profondissimo significato archetipico di questo animale può aiutare anche a capire l'origine e la trasformazione di un simbolo potente e positivo in un attributo ricondotto all'opera della strega come strumento diabolico: il serpente è da sempre associato alla sfera lunare, dunque femminile.
Il suo ampio spettro simbolico abbraccia tutti i territori che abbiamo assegnato alla magia e alla sapienza curativa delle donne: esso riproduce e rappresenta attraverso il processo di muta della pelle, il principio di rigenerazione, che racchiude il segreto della vera guarigione e dunque è connesso alla sensibilità terapeutica; compare anche tra gli attributi di Esculapio, dio della medicina, che porta il caduceo, il bastone terapeutico avvolto da due serpi, simbolo di guarigione, che verrà ripreso dalla simbologia esoterica e che ancora oggi trova posto sulla croce dell'ordine dei farmacisti -" 
(ed è stato anche scopiazzato nella bibbia. Nota di Lunaria.
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/il-simbolismo-del-bastone.html)

(1) APPROFONDIMENTO SUI VELENI



"Ogni sostanza è veleno e nessuna è perfettamente innocua; soltanto la dose ne determina la velenosità" (Paracelso)

La definizione di Paracelso non richiede ulteriori chiarimenti e rimane pienamente valida anche ai giorni nostri. "Veleno" è un termine dal significato molto relativo: qualsiasi veleno può, in particolari dosi, rivelarsi un medicamento, mentre, teoricamente qualsiasi sostanza cosiddetta inoffensiva può essere tossica a dosi elevate. Questa definizione trova ampio impiego in tossicologia, una scienza di origine piuttosto recente che si occupa dei veleni e dei loro effetti sugli esseri viventi. 
La scienza attuale definisce il veleno nel modo seguente: veleno è ogni sostanza la quale, per la sua particolare composizione chimica, in alcune condizioni e in determinate quantità e forme, può alterare la struttura e le funzioni di uno o più organi in modo tale da danneggiarne seriamente la salute e il benessere e anche causarne il decesso. Il veleno non è solo una sostanza che provoca il decesso, ma anche una sostanza in grado di provocare gravi alterazioni, anche solo temporanee.
In natura, i veleni non sono monopolio delle sole piante. Alcuni minerali, generalmente contenenti metalli pesanti, si rivelano pure particolarmente pericolosi. Intossicazioni croniche sono state causate a minatori e a fondatori da piombo, zinco, mercurio, bismuto, arsenico, fosforo e loro composti. Allo stesso modo, anche sostanze gassose come il biossido, il monossido di carbonio, il solfuro di idrogeno possono rivelarsi letali.
Anche il regno animale comprende specie velenose, o meglio, specie che producono sostanze tossiche aventi scopo difensivo o offensivo, per catturare le prede. Delle oltre 1500 specie di ofidi (serpenti) attualmente conosciute, circa 900 sono velenose. Anche molluschi e echinodermi possono essere velenosi, così come scorpioni, millepiedi, ragni, insetti.
Circa un terzo delle specie vegetali produce sostanze velenose. Dopo il pascolo su prati infestati da specie velenose, cavalli, pecore, bovini mostrano sintomi di intossicazione (e spesso il veleno passa anche nell'uomo)
Anche frutti come fragole, pesche, albicocche, se consumate in grande quantità, possono essere nocive; danni ai reni possono essere provocati dall'uso eccessivo di sedano; sintomi di avvelenamento sono stati descritti quale risultato dell'eccessivo impiego di paprika e di pepe negli alimenti. Ugualmente pericoloso è l'uso in grandi quantità di alcuni condimenti come chili e curry. Questi esempi confermano la validità della citazione di Paracelso riportata all'inizio.
Esistono poi sostanze vegetali velenose per l'uomo ma non per gli animali e viceversa. I frutti del tasso (Taxus baccata) vengono ingeriti dagli uccelli senza subire alcun danno; le larve della dorifora riescono a crescere nutrendosi delle foglie di Belladonna (Atropa belladonna) che contengono alcaloidi tossici quali l'atropina; quest'ultima si ritrova addirittura nel corpo delle larve. Le capre possono brucare foglie di belladonna senza alcun danno, ma il loro latte (e carne) diventano tossici per l'uomo. Anche le api visitano piante velenose. Nonostante le sostanze tossiche siano anche presenti a volte nei fiori, le api non subiscono alcun danno. Il miele prodotto con il nettare di queste piante, però, si rivela tossico per l'uomo: il miele di oleandro, di rododendro, sono tossici, anche se le api "diluiscono" il nettare velenoso di rododendro suggendo il nettare di migliaia di altri fiori, facendo perdere, o quasi, la sua tossicità.

Nota di Lunaria: aggiungo una breve storia dell'erboristeria




Quando ci occupiamo del mondo vegetale, cioè di botanica (dal greco "botàne", pianta) usiamo la parola pianta; ma è una parola un po' generica, non riesce a precisare esattamente di quale tipo di vegetale si tratti. Per questo dividiamo le piante in 3 grandi gruppi:

Alberi: cioè piante aventi fusto perenne, legnoso, talvolta enorme
Arbusti: piante col fusto perenne e legnoso, ramificato fin dalla base
Erbe: piante col fusto non legnoso e non persistente, chiamato stelo

Le erbe sono le più umili pianticelle, appartenenti a migliaia di specie, che formano prati, pascoli, praterie, savane; che crescono ovunque, sui muri, sulle rocce, in mezzo alle strade, nelle fessure dei marciapiedi.

La famiglia delle erbe

Da come si è precedentemente detto, esistono migliaia di specie, ma la maggior parte di esse appartengono a tre grandi famiglie: le graminacee, le leguminose, le composite.
Le graminacee formano la più importante famiglia del regno vegetale: frumento, riso, mais, segala, avena, canna da zucchero, Poa, Fieno stellino, Orzo selvatico.
Le composite (che sono chiamate così perché hanno il fiore composto da più fiorellini) comprendono fra le altre erbe la camomilla e il tarassaco.
Le leguminose (chiamate così perché il loro frutto è un legume) formano una famiglia simpaticissima agli erbivori perché è il loro principale cibo.

Le Erbe Officinali

"Officinale" deriva dal latino "Officina", laboratorio, che più tardi significò farmacia. Le Officinali sono le erbe usate in farmacia - per secoli le erbe sono state le uniche medicine conosciute - 

Aconito: le foglie e le radici contengono l'aconitina, sostanza che è un tremendo veleno: 5-6 milligrammi sono mortali. In dosi minime (decimi di milligrammo) l'aconitina si può usare contro nevralgie e bronchiti.
àrnica Montana: con foglie, radici e fiori si prepara la conosciutissima tintura di àrnica che si usa per impacchi. 
Digitale: una delle officinali più importanti. Dalle sue foglie si estrae la tintura di digitale, che ha una potente azione sul cuore, cioè è cardiotonica: regola e stimola il funzionamento del cuore. In dosi maggiori, è un potente veleno.
Giusquiamo: altra pianta velenosa. Hyoscyamus Niger è conosciuto fin dall'antichità per le sue virtù terapeutiche, ed era compreso tra le piante medicinali egizie perchè è nominato nel famoso papiro di Ebers. Citato da Dioscoride, non ignorato dagli Arabi, nel Medioevo entrò nell'alone cupo della fama delle streghe. Il Giusquiamo è una pianta vischiosa e fetida, i cui principi attivi ne fanno un sedativo nervoso usato contro i dolori nevritici, gli spasmi dell'apparato digerente, l'alcoolismo e le malattie mentali accompagnate da eccitazione o melanconia. Poichè contiene alcaloidi velenosi la sua utilizzazione può essere attuata esclusivamente sotto il controllo del medico; all'esterno, un cataplasma di foglie di Giusquiamo lenisce il dolore. 
Valeriana: l'estratto di valeriana che si estrae dal rizoma della pianta è un conosciutissimo sedativo: calma l'esagerata eccitazione, l'insonnia, le palpitazioni di cuore ecc.
Belladonna: contiene l'atropina, che si usa in minime dosi per calmare dolori vescicali. Può anche provocare la dilatazione della pupilla: le dame del Rinascimento la usavano proprio per rendere lo sguardo più seducente, da qui il nome "Belladonna"!

Brevissima storia dell'erboristeria

Le erbe, insieme ai frutti sono state certamente il primo cibo dell'uomo. I nostri progenitori impararono presto a riconoscere e raccogliere le erbe migliori e in un secondo tempo cominciarono a scoprire che alcune di esse curavano dolori, malesseri, davano energia oppure calmavano. Gli antichi medici preparavano tutte le loro medicine a base di erbe [e qui sarebbe meglio usare il femminile, visto che durante la "caccia alle streghe" erano proprio le donne a venir accusate di essere "Herbariae"] 
Già nel 3600 avanti cristo apparve in Cina un testo con la descrizione di numerose piante medicinali e dalle proprietà terapeutiche. In Europa ci si mise su questa strada più tardi. Comunque, nel 350 a.c, Diocle di Caristo, medico greco, compilò un importante erbario. Il primo erbario illustrato fu compilato invece dal botanico greco Crateva, medico di Mitridate VI re del Ponto. Tutti questi, ad ogni modo, rimanevano studi isolati, perché di botanica - come di zoologia - si avevano nozioni piuttosto confuse. Intorno alla metà del '400, l'invenzione della stampa diede una nuova vigorosa spinta alla diffusione degli erbari e dei trattati di farmacologia e gli studi di quel periodo divennero sempre più scientifici, cioè esatti e basati sull'osservazione e sullo studio accurato dei vegetali. Successivamente si isolarono le prime sostanze medicinali, si scoprirono alcaloidi, veleni, si perfezionò la classificazione.

Ricordiamo la storia di Gabrina degli Albeti, una delle prime donne inquisite, a cui tagliarono la lingua. Il suo "crimine" fu quello di aver consigliato a delle donne picchiate dai mariti di far loro bere la camomilla. https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/giannone-meslier-de-sade-de-la-barre-e.html


LA SIBILLA DI CUMA E LA LEGGENDA DELL'ASPROMONTE

Info tratte da


L'incontrastata padrona dei Campi Flagrei, quella che col suo solo nome sprigiona un fascino misterioso e segreto, è Cuma, la desolata regina senza regno. 
Dalla sua acropoli, fra i resti dei templi di Apollo e Giove, essa guarda la distesa di terre, di acquitrini, di mare, su cui fiorì la sua insigne civiltà.
A mano a mano che si prosegue lungo la via Domiziana, qualcosa nel paesaggio prepara a quell'incontro…
L'antro è costituito da un lungo dromos di 131 metri, largo due metri e mezzo e alto cinque.
Si tratta di una galleria scavata nel monte a sezione trapezoidale.
In fondo, in un vasto ambiente rettangolare con copertura a volta e grosse nicchie ad arco a tutto sesto, la Sibilla dava i suoi responsi.

IL CONFLITTO TRA PAGANESIMO E CRISTIANESIMO

Il conflitto tra mondo pagano e mondo cristiano sono espressi in una leggenda di Aspromonte.
Nel tempo dei tempi, fra le aspre rocce dell'Aspromonte, in una valle boschiva, s'ergeva un castello.
Negli antri misteriosi si esternavano gli echi delle acque precipitanti.
In questo castello viveva una bellissima donna, la più sapiente, detta Sibilla. Viveva con suo fratello Marco. Le famiglie più illustri mandavano le figlie ad apprendere le arti e le scienze dalla Sibilla.
Solo la Sibilla conosceva la Scrittura.
Scrisse dei libri e li diede alle alunne onde tramandarne l'uso.
Certa della sua bellezza e sapienza, credeva che il Cielo avrebbe eletto lei per diventare la madre del Cristo.
Tra le fanciulle si usava narrare i sogni della notte.
Un giorno una bimba di nome Maria narrò d'aver sognato che un raggio di sole, entratole nell'occhio destro, le era uscito dal sinistro.
La Sibilla capì che quella bambina era destinata ad essere la madre del figlio di Dio, e presa dall'ira, la scacciò.
Un giorno seppe che il Cristo era nato da Maria e pianse, raccontando il suo dolore al fratello. 
Questi per appagare la brama di vendetta della Sibilla, andò a cercare il Cristo, lo vide e lo colpì con la destra sulla guancia.
Il Cielo lo condannò a vivere eternamente tra gli antri del suo castello e a battere i sinistri cancelli delle celle con la mano sacrilega che aveva colpito il Cristo mutata in mazza di ferro, ululando nel tormento del proprio cuore.
Anche la Sibilla fu condannata a vivere tormentata dall'ira.
Passarono i secoli, il castello scomparve tra fitte boscaglie e spine e il sole spostò il suo corso onde lasciare nella notte eterna quel luogo maledetto.
Più giù, nella valle di Polsi sorse un santuario dedicato alla Madonna.
Quando l'immagine della Madonna viene portata in processione, invece di rivolgerla in direzione del luogo del castello della Sibilla, viene girata, in modo che l'immagine non sia rivolta a quel castello.