Slobodan Milošević, Mirko Jović: genocidi e stupri

Info tratte da



Nota di Lunaria: leggere queste schifosate cristiane\islamiche nazionaliste-militaresche dà il voltastomaco. Per cui, qui trovate gli aspetti belli e piacevoli della Serbia: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/serbia-archeologia-torre-dei-teschi-e.html
della Bosnia: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/bosnia-herzegovina-le-stele-il-pantheon.html
della Croazia: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/croazia-il-poklad-thana-poesia-e-tanto.html

I partigiani, capeggiati da Tito, riuniti nell'Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavia, liberarono Belgrado il 20 ottobre del 1944, con l'aiuto dell'Armata Rossa.

Tito voleva creare uno Stato federale e socialista nel quale avrebbero preso parte Serbia, Croazia, Slovenia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina e due province autonome all'interno del territorio serbo (Vojvodina e Kosovo https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/kosovo.html).
Sebbene agli inizi ci fu un accordo con Mosca, la nuova Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (SFRJ) si affermò come un tentativo socialista del tutto differente rispetto a quello sovietico: Stalin accusò il Partito Comunista Jugoslavo di trockismo, di essere un covo di agenti dell'Occidente e di non essere in linea con il marxismo-leninismo.
Tito, comunque, non si schierò mai con i paesi della Nato (interessati a tenere sotto controllo un'area importante nella Guerra Fredda) e neppure con la Russia, e fondò il Movimento dei Paesi non Allineati, ponendosi come terza via rispetto a USA e URSS.

Nota di Lunaria: per ragioni di spazio, non posso riportare qui tutti i crimini del comunismo, che sono stati innumerevoli. Peraltro, è falso, come credono certe donne, ma anche molti uomini simpatizzanti del comunismo, pensare che "il comunismo ha portato l'emancipazione della donna e tutelava i lavoratori"
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/i-crimini-del-comunismo.html
Suggerisco di leggere questi libri:



Gli anni Settanta furono gli anni di maggior benessere per la Jugoslavia.

Allo sviluppo economico e industriale seguì quello relativo ai diritti umani impensabili per un paese socialista (Nota di Lunaria: peraltro, era una meta turistica molto visitata dai turisti: mia madre ci andò con una sua amica nel 1979, e comprò questa bambolina).



Sebbene agli Jugoslavi fosse concessa la libertà di movimento, beni importati dall'Occidente e uscite all'estero per lavorare o studiare, il dissenso politico non era accettato e le prigioni pullulavano di oppositori al regime.
Con la morte di Tito nel 1980 la situazione precipitò, peggiorata dai vecchi sentimenti nazionalistici che erano stati faticosamente repressi.

Nel 1986 Slobodan Milošević divenne segretario della Lega dei Comunisti di Serbia e come suo primo atto, limitò l'autonomia del Kosovo, regione autonoma che aveva una forte minoranza albanese, da sempre ostile all'appartenenza jugoslava.




Alle elezioni del 1990 si imposero forze politiche indipendentiste: il primo paese a dichiarare l'indipendenza fu la Slovenia, nel 1991, senza particolari conseguenze. Nello stesso anno l'indipendenza della Croazia scatenò la guerra civile con la Serbia, specialmente al confine, dove era presente una numerosa comunità serba.
La guerra durò dal 1992 al 1995.

(Nota di Lunaria: infatti me la ricordo, all'epoca avevo 9 anni e ogni giorno sentivo parlare della guerra a Sarajevo e dei bambini bosniaci, la televisione ne parlava di continuo)

In questi anni vennero inviati 14.000 caschi blu dell'ONU specialmente in Bosnia, caduta nella morsa delle mire espansionistiche di Croazia e Serbia ma etnicamente frammentata al suo interno tra serbi, croati e bosgnacchi.
Sarajevo fu martoriata dalle bombe, mentre la comunità internazionale assisteva impotente allo sterminio dei civili.
L'eccidio più famigerato fu la strage di Srebrenica: le milizie del generale Mladić, sostenute dal leader dei serbi di Bosnia Radovan Karadžić, trucidarono 8000 musulmani.
La guerra in Bosnia causò 200.000 morti e 3 milioni di profughi.

Io ero piccina, nei primi anni Novanta, ma me la ricordo la guerra a Sarajevo, i tg ne parlavano tutti i giorni... 

Gli Artica hanno fatto una canzone stupenda, dedicata a Sarajevo,



Sangue sulle pietre
come scogli che infrangono l'onda
occhi che amano il silenzio
Lotta tra padri e figli
lame sferrate
cani che ringhiano in preda alla rabbia
Sarajevo
Uomo, sei una statua immobile nei giardini del tempo
il tuo paradiso è l'inferno
Guarda la madre che piange sul teschio del figlio
urla si dissolvono nel vento
Sarajevo

Dopo l'intervento della NATO contro i serbi di Bosnia, nel 1995 Milošević assieme al leader croato Tudjman e al bosniaco Izetbegović si accordarono per la divisione della Bosnia in due parti: la Federazione di Bosnia (croata-musulmana) e la Repubblica Srpska (Stato dei Serbi di Bosnia).
Milošević si trovò a fronteggiare le truppe dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (UçK) che iniziò una guerriglia contro Belgrado con attentati terrostici, prendendo il controllo di una parte della regione. (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/i-crimini-della-chiesa-serbo-ortodossa.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/kosovo.html)
Milošević rispose con una crudele repressione, dando avvio alla guerra civile, con atti di pulizia etnica da entrambe le parti.
I bombardamenti proseguirono fino al 1999.
In quei giorni persero la vita 2500 civili, tra cui bambini.

Nota: un libro toccante e struggente che ho letto anni fa era questo



"Anche oggi l'aggressore ha attaccato, con ogni mezzo, tutte le parti della città"

Granate e mine sono cadute sulla città vecchia e nuova
sono cadute in periferia e al centro
sono cadute sui vivi e sui morti
sono cadute sul vecchio cimitero ebraico
nel quale riposa lo scrittore Isak Samokovlija
nello stesso momento in cui sono cadute sulla
parte bianca verso la quale è rivolta la sua tomba
dove una volta vivevano i personaggi dei suoi racconti
ebrei poveri
dei quali ha descritto la tristezza e la gioia
granate e mine sono cadute sulla centrale elettrica
e sull'acquedotto cittadino...
sono cadute sul panificio cittadino
nel quale i fornai sono rimasti immobili e impotenti
senza acqua né luce di fronte alla montagna di farina bianca
diventata polvere di morte
che come neve cade e ricopre la città
cenere
non neve
cade ora a Sarajevo
sugli alberi in fiore e sulla frutta.
ogni sguardo
e ogni bacio
come anche ogni cena
può essere l'ultimo
perché
quello che prima ha colpito per caso
ora solo per caso può essere mancato.

"Uccidono in città, uccidono nelle case"

Uccidono in città
uccidono nelle case
Sarajevo si addormenta nel sangue
e si risveglia nel sangue
anche il sole si leva
e tramonta insanguinato
anche al sole hanno tagliato la gola.

"Mentre l'Europa, ridendo, stringe la mano ai criminali"

A Sarajevo
nel cuore della Bosnia e nel cuore del mondo
dai rami della vita
come stelle dal sereno cielo notturno
cadono frutti umani precoci
e scompaiono nell'infinito buio cosmico.

"Il 27 Maggio una granata è esplosa in mezzo alla folla che aspettava al centro di Sarajevo di ottenere del pane, per questo motivo una ventina di persone sono morte e il triplo sono rimaste ferite seriamente o più leggermente"

Anche in questo giorno
nel centro di Sarajevo
è caduta e scoppiata una granata
sull'asfalto è fiorita una rosa di carne umana
tutt'intorno giacevano i morti
strisciavano i feriti
i colpiti urlavano, chiedevano aiuto, bestemmiavano
le macchie di sangue si allargavano
sono giunti i soccorritori
solo un uomo camminava lentamente tra di loro
andava con una pagnotta stretta sotto il braccio
andava
e nessuno lo avvertiva che era senza testa
la sua testa insanguinata rotolava dinanzi a lui
ridendo
affrettandosi
per essere a casa prima di lui
e dare la bella notizia agli inquilini affamati
che
finalmente
è arrivato il pane
dietro di lui andavano a pulire le strade
e con grossi getti di pompa
hanno lavato le tracce di sangue.

"Non riconosco più la città della quale conoscevo ogni angolo"

Ancora una fotografia di Sarajevo alla Magritte
si vede
una chiesa cattolica colpita dalle granate
in aria
reso eterno
si libra un angelo dalle ali di pietra.
"Vicolo cieco"
Il sangue cola sui gigli dorati
le lacrime di cera della candela colano
sulle mani della vecchia donna
alcuni muoiono
altri rinnovano i ricordi
ma
l'erba sulle rovine, l'erba fresca sulle tombe
non può consolare
né i vivi né i morti

"Terra abbandonata, città morta, casa vuota"

è diventata silenziosa la campana della cattedrale
la campana della vecchia chiesa ortodossa
non appare il muezzin del minareto
sveglio
dal sonno
della morte del sonno
mi sveglia il suono del tram di Sarajevo morta.

"Alla fine non si saprà né chi pone le domande né chi darà le risposte"

Chi sei
nessuno
dove eri
in nessun luogo
cosa hai fatto
niente

"Perduti nel tempo e nello spazio"

I vivi a Sarajevo vivono ancora nelle cantine
su di loro cade la polvere delle loro case d'una volta
giorno e notte
nessuno di loro vede né il sole né la luna
e c'è sempre meno acqua
sempre meno cibo
sempre meno aria
se una volta usciranno dal loro rifugio
il deserto dentro di loro
sarà più grande del deserto intorno a loro
e viceversa
resuscitati
saranno e rimarranno
fino alla fine della vita
perduti nel tempo e nello spazio.

"Dove finiranno le medaglie d'oro e d'argento con le fotografie già ingiallite degli amanti morti"

Hanno sgozzato e saccheggiato
hanno sfondato le porte per arrivare
alle collane d'oro
hanno mozzato le mani per impossessarsi
dei bracciali d'oro
hanno portato via
il dito insieme all'anello
l'orecchio con l'orecchino
la testa con i denti e le forcine d'oro
con la forza hanno aperto le dita fredde
e i pugni serrati
nei quali i morti stringevano e conservavano
i ricordi
oggetti d'oro senza più importanza per loro

"Anche quelli che hanno appiccato l'incendio lo spengono"

Sarajevo è
di giorno in giorno
sempre più in fiamme
le fiamme sono
un sole che non tramonta
indorano i tetti delle case
le cupole della moschea della chiesa della sinagoga
tra le alte fiamme
e le colonne di fumo nero
volano colombe terrorizzate
con le ali bruciate
le fiamme abbracciano
l'enorme tiglio in fiore
abbraccia e bacia il mio
primo e ultimo amore
non so se i manoscritti delle mie poesie
le numerose traduzioni di letteratura slovena
e gli innumerevoli libri della mia biblioteca
(i miei vestiti
tranne quello che ho addosso)
ravvivano il più grande incendio
della storia di Sarajevo
la mia città natale
nella quale viene incenerito
il passato e il futuro mio e loro
così non so se
i miei concittadini ancora vivi
accecati dal bagliore del fuoco
si siano accorti
che è arrivata
e trascorsa
una notte più buia della precedente
  
C'è anche "Diario di Zlata", ma quello non l'ho ancora letto.



Nota di Lunaria:  Sul dittatore ultra-cattolico Ante Pavelić vedi: 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/la-dittatura-cattolica-di-ante-pavelic.html
In aggiunta a quanto scrivevo lì, aggiungo che (come avevo ipotizzato tra me e me) anche gli omosessuali vennero uccisi e rinchiusi nei lager croati (lo avevo ipotizzato, visto che gli omosessuali vengono sempre perseguitati sotto tutte le dittature... poi, vuoi mettere? Ante Pavelić era un grande amico di Hitler e di Francisco Franco, e siccome questi due perseguitarono gli omosessuali, lui poteva forse astenersene? Ma certo che no...)

Avevamo detto che il nostro super cattolico croato morì ucciso da Blagoje Jovović, un cetnico serbo. 
I Cetnici erano i nazionalisti serbi: monarchici, di estrema destra, anti-comunisti, anti-turchi (che avevano invaso la Serbia al tempo degli Ottomani)
Esattamente come gli Ustascia, anche i Cetnici fecero atrocità. 
Non a caso, Slobodan Milošević era un loro ammiratore.
Tra i loro motti: "Con fede in Dio libertà o morte". 

Ricordiamo il più famigerato: Mirko Jović, leader delle Aquile Bianche, milizia cetnica che fece massacri in Croazia e in Bosnia-Erzegovina. Jović descriveva "la sua missione politica" con questa frase: "A noi non interessa una Serbia qualsiasi, ma una Serbia cristiana ortodossa, senza moschee né miscredenti". 
Per giunta, difese Milošević.


APPROFONDIMENTO: LO STUPRO DI GUERRA NEI BALCANI, NEI LAGER E IN AFRICA, 

riflessioni tratte da



Nemmeno quelli che commettono un genocidio si dimenticano che, per distruggere un popolo, si devono distruggere le donne 
(Andrea Dworkin)

Per distruggere un popolo dovrebbe bastare un eccidio di massa. 
Di fatto i genocidi dimostrano il contrario. Lo sterminio distrugge i popoli, ma i popoli sono distrutti anche da atti diversi dall'uccidere. Le violenze sessuali sono divenute facilmente riconoscibili come connesse al genocidio, per la prima volta, in Croazia e in Bosnia-Erzegovina tra il 1991 e il 1994: insieme a un eccidio di massa, i serbi che intendevano distruggere i non-serbi hanno abusato sessualmente su vasta scala delle donne e di alcuni uomini.

Perché la sessualità può diventare uno strumento di genocidio e come funziona nella distruzione di un popolo in quanto popolo?

La Bosnia-Erzegovina

Le violenze sono emerse durante il genocidio bosniaco; durante la primavera del 1992 gli uomini serbi stuprarono le loro vicine musulmane in nome della Grande Serbia; quando le forze militari serbe si raggrupparono e presero il controllo di città in città, le donne musulmane e croate furono prima stuprate e poi massacrate come animali, sgozzate con coltelli, sulle colline, nei campi, spesso internate in improvvisati bordelli. (Nota di Lunaria: anche i comunisti rivoluzionari rinchiusero le mogli dei nobili\borghesi\"nemici della rivoluzione" in bordelli improvvisati e facevano loro pulire le divise e le scarpe, per umiliarle) Alcune donne furono tenute prigioniere in campi di concentramento, ingravidate e fu impedito loro di abortire. Anche alcuni uomini venivano torturati sessualmente, con violenze sui loro genitali.  (Nota di Lunaria: sì, lo stupro sugli uomini serve, ai vincitori in guerra, ad umiliare i vinti, facendoli sentire "femminucce", impotenti; il messaggio che si vuole far passare è "Non siete stati capaci di difendere la vostra patria e le vostre donne, che abbiamo già violentato. Non siete veri uomini virili, per cui ora vi dimostriamo che siete femminucce anche voi, al pari delle vostre donne")

Il genocidio ebraico

I campi di concentramento sono ulteriori resoconti. Una sopravvissuta riferì che suo zio disse di aver assistito a uno stupro di massa di ragazze ebree poi sepolte vive nelle fosse comuni che loro stesse erano state costrette a scavare. Altre donne venivano violentate dai cani dei nazisti, cani addestrati specificamente per lo stupro. 
Le donne ebree venivano imprigionate nei bordelli speciali riservati alle guardie delle SS. Una sopravvissuta ricorda: "alle donne attraenti si ordinava di uscire dalla fila [...] Malgrado le teorie naziste sulla contaminazione razziale, sapevamo che alcune delle detenute più attraenti erano selezionate per questi bordelli". 
Spesso le donne erano costrette a prostituirsi in cambio di cibo: "Il cibo era la moneta che consentiva di pagare il privilegio di rimanere vivi."
Spesso le SS palpavano le donne che stavano per entrare nelle camere a gas, oppure venivano perquisite dopo la morte, per verificare che non avessero nascosto della gioielleria nelle loro parti intime: "Non solo si abusò di loro mentre erano vive, ma furono violentate anche da morte".
La de-umanizzazione e l'umiliazione di queste donne ebree era chiaramente sessuale [...] La tortura che implicava anche il sesso era consentita ed era sessuale proprio perché era inflitta dai tedeschi, considerati superiori, agli ebrei, considerati inferiori.

Nota di Lunaria: anche gli uomini del Ku Klux Klan (cioè integralisti protestanti) violentavano. "Difendevano la castità e l'onore delle loro donne", cioè le loro figlie, mogli, sorelle, cugine, ma si sentivano liberi di stuprare tutte quelle "che non erano le loro donne", cioè le ex schiave africane che avevano ottenuto la libertà, le donne immigrate (italiane, ebree, irlandesi...) ma anche le cattoliche (il KKK, di fede ultraprotestante, detestava i cattolici)
Scontato dire, ma lo diciamo lo stesso visto il negazionismo che si fa sui social network, che prima di fare stupri di gruppo (quelli del KKK se ne giravano sempre in drappelli para-militari di dozzine di uomini)


i membri del Klan pestavano gli uomini (mariti, figli delle donne...) mentre gridavano "maledizioni invocando Dio". Seguiva poi lo stupro.




Il Ruanda

Se si può rintracciare a posteriori uno schema nell'uso del sesso per distruggere un popolo sotto il Terzo Reich, non c'è bisogno di nessuna ricostruzione per vederlo nel genocidio ruandese avvenuto tra l'aprile e il giugno del 1994.
Gli Hutu stuprarono in massa delle donne Tutsi. Soprattutto nel genocidio ruandese, le donne venivano stuprate anche con bastoni o bottiglie, e i cadaveri fatti a pezzi. Anche lo smembramento del cadavere, il sadismo post-mortem, è funzionale al discorso di umiliazione sessuale. 

Per approfondimenti su questo argomenti, vedi questo libro


Non sono ancora riuscita a trattare il Ruanda, ma ovviamente, similmente a tutte le altre dittature e massacri etnici, la chiesa era implicata anche in questa faccenda.

Attualmente in Africa sono una piaga le milizie religiose cristiane e islamiche che si combattono coinvolgendo anche i civili (stuprati e smembrati). Vedi gli islamici Boko Haram e al-Shabaab e i cristiani (spesso con simpatie animiste) Anti Balaka. Tutti questi gruppi terroristici sono responsabili di eccidi e di conversioni forzate.

Su questo argomento, vedi questo libro


Gli Anti Balaka uccidono a colpi di machete; il gruppo avversario, i Seleka, sono gli estremisti islamici che fanno stragi di civili cristiani.



Citiamo anche l'Esercito di Resistenza del Signore fondato dal cristiano fondamentalista Joseph Kony, attivo in Uganda, Sud Sudan e Congo. In Africa vi è un forte movimento pentecostale evangelico con parecchi predicatori fondamentalisti.

Alcuni paesi dove sono state riscontrate persecuzioni contro i cristiani sono il Kenya e la Nigeria. Possiamo citare qualche nome: monsignor Christophe Munzihirwa denunciò le vessazioni compiute contro i civili dai militari ruandesi. Venne ucciso il 29 ottobre 1996, in Congo (ex Zaire). Il massacro di Garissa, in Kenya, il 2 aprile 2015, presso l'università è stato compiuto dai terroristi somali al-Shabaab: 150 persone vennero trucidate. Erano le 5.30 quando i terroristi fecero irruzione nel campus universitario; si recarono nel dormitorio dell'università, svegliando gli studenti e chiedendo loro che religione professassero: i cristiani venivano uccisi immediatamente. 
Storie simili sono presenti anche in altri paesi. Basterebbe citare i cristiani perseguitati nello Stato Indiano dell'Orissa.

Nota di Lunaria: aggiungo il nome di una missionaria uccisa nel 2003 in Africa: Annalena Tonelli. Si occupava dei malati di AIDS e di tubercolosi, dei bambini più disagiati in Somalia; venne uccisa dai terroristi islamici anche perché si era impegnata nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili. 


Sul piano descrittivo, lo stupro in tempo di guerra mira a terrorizzare e a degradare. Serve anche ad umiliare gli uomini "dell'altra parte" facendo notare che non sono in grado, in termini virili, di difendere "le loro donne". Oltre ad affermare la virilità, cosa che lo stupro fa sempre, lo stupro di guerra serve così da specifica tecnica di guerra psicologica: significa supremazia, 
"Noi siamo meglio di voi".  E possesso: "Noi vi possediamo". 

Anche quando le vittime sono maschi, stuprati da altri maschi, "il messaggio" è quello: "Noi siamo i veri maschi. Voi le femmine, perché noi vi stiamo facendo ciò che si fa alle femmine".

Negli stupri commessi durante i genocidi, la sessualità maschile viene messa al servizio della distruzione. Dato che il sesso dovrebbe essere relazione, le atrocità sessuali distruggono le relazioni e violano la persona. 

Gli stupri di guerra servono anche a distruggere l'immagine che un gruppo umano ha di sé e a svilirlo. Li si lascia in vita, apparentemente intatti, ma subordinati come esseri umani inferiori attraverso atrocità sessuali che svolgono chiaramente questa funzione. 
Le persone si identificano strettamente con la propria identità sessuale, e quando tale identità è vista come violata, il proprio sé è visto come esperito, guastato, depredato, rovinato.
Lo stupro è quindi il codice umano per il dominio, l'essere resi inferiori, per l'assoggettamento di sé, l'inferiorità in quanto tale. 
Si può dire che lo stupro nel genocidio fa al concetto di etnia quello che lo stupro "comune, fatto per libidine" fa al sesso.

Infine ricordiamo che è anche possibile parlare di "Ginocidio", ovvero tutto ciò che distrugge l'identità psico-fisica femminile, la distruzione delle donne in quanto tali. Ottimo esempio di ginocidio (in parte messo in pratica) resta il manuale cristiano del Malleus Maleficarum. 

Rendendo concreto ed esprimendo il dominio, l'abuso sessuale fa nel genocidio ciò che fa nella misoginia: mette in campo la misoginia contro i gruppi etnici. L'abuso sessuale è un perfetto strumento di genocidio (e non si dimentichi che il concetto di patria è un concetto femminile. Invadere, prendere con la forza i terreni di qualcuno significa "stuprarli")
Fa a gruppi etnici ciò che è stato fatto alle donne in quanto tali da tempo immemore.

ALTRO APPROFONDIMENTO: LO STUPRO IN SIERRA LEONE

Se è vero che un'esperienza sessuale positiva a livello vaginale porta gioia e creatività mentale, è anche vero il contrario, perché a essere coinvolti sono gli stessi circuiti neurali. Una vagina traumatizzata, violentata, trascurata da un partner insensibile o troppo egoista, non può letteralmente condizionare il cervello femminile tramite le componenti chimiche che costituiscono le emozioni: la fiducia in se stessi, il coraggio, il senso di connessione e la gioia.
Chiunque voglia sottomettere e opprimere le donne senza necessariamente imprigionarle o rinchiuderle, ma facendo in modo che "ci pensino da sole" ad arrendersi, a perdere la gioia e l'autonomia, a non provare più piacere, a diffidare dall'amore, a considerara fragili e inaffidabili i rapporti umani, non ha che da prendere di mira la vagina.

Mi sono ricordata che spesso le donne traumatizzate o lese nei loro organi sessuali, pur appartenendo a tante culture ed epoche diverse, avevano modi simili di atteggiarsi, la stessa postura e un'identica espressione nello sguardo. Una frase ha preso a risuonarmi nell'orecchio: "Mi sento sporca, mi sento merce avariata" (*). Quelle parole le avevo sentite ripetere tante volte. Me le avevano dette in tante: le donne in un campo profughi in Sierra Leone, molte delle quali soffrivano di fistole vaginali a causa degli stupri subiti, praticati su di loro come atti di guerra; le donne che si erano rivolte ai centri di soccorso a Edimburgo, in Scozia...

(*) Per forza. Quando il modello femminile celebrato e stimato è quello della "vergine maria" sempre eternamente intatta, 
è logico che tutte le donne che non siano vergini e non siano madri vengono abbassate e considerate immonde e impure...

All'improvviso ho avuto come un lampo: era forse per questo che la vagina era oggetto di violenza da millenni e millenni?
In altre parole, così come generazioni di maschi umani nella nostra lontana storia non potevano non avere notato quello che ora sappiamo essere un legame a base biologica fra una donna sessualmente liberata e il suo elevato grado di felicità, speranza e fiducia, probabilmente non potevano non avere notato anche l'effetto di un altro legame a base biologica fra una donna traumatizzata sessualmente e la sua minore capacità di provare felicità, speranza e fiducia.

Perché la guerra porta a stuprare in massa le donne del nemico? Perché tanti uomini vi ricorrono in quel contesto?
Un giorno abbiamo conosciuto una donna - in realtà una ragazzina di 15 anni - che era stata rapita in Liberia (come altre 15.000 adolescenti durante il conflitto), tenuta come schiava dal suo rapitore e violentata ripetutamente.

Alle donne stuprate era successo qualcosa che aveva spento in loro la luce. Era evidente che una parte profonda della loro anima era stata svuotata. In ognuna di esse la vitalità si era offuscata ed era impossibile non accorgersene di fronte a quelle schiera di donne alla deriva. La dottoressa ci spiegò nei dettagli gli oltraggi che quelle donne avevano subito. Erano state squarciate, interiormente e deliberatamente. Con la punta della baionetta, con bastoni aguzzi, con frammenti di bottiglie, con coltelli. A decine di migliaia. 
Perché mai migliaia e migliaia di soldati in armi avrebbero usato oggetti affilati per distruggere la vagina di migliaia e migliaia di donne? In quegli stupri non c'era niente che richiamasse il sesso. Ora però che ho imparato a conoscere il rapporto del nervo pelvico con la fiducia, la creatività e la volontà femminili, sono convinta che quelle decine di migliaia di uomini non avevano distrutto gli organi genitali di tante donne per avere l'orgasmo. 
Sono secoli e secoli che, durante le guerre, le donne vengono brutalizzate in Africa e nel resto del mondo. A ordinare alle truppe quelle atrocità erano stati i comandanti della Sierra Leone, della repubblica democratica del Congo. I soldati, intervistati singolarmente, hanno dichiarato di essere stati obbligati a obbedire agli ordini, pena la fucilazione. 
Una donna la si piega più rapidamente e integralmente stuprandola che picchiandola, per via della vulnerabilità della vagina, che è un mediatore della coscienza. Un trauma vaginale si imprime profondamente nel cervello femminile, condizionando e influenzando tutto il resto del corpo e della mente.

Lo stupro fa parte dell'armamentario tradizionale degli eserciti nelle strategie genocide. Lo stupro è uno strumento bellico: una strategia di vero e proprio controllo fisico e psicologico delle donne. Le conseguenze della violenza alla vagina si imprimono nel cervello femminile.

In realtà, pur essendo possibile per le vittime di stupro guarire, non si risaneranno mai interamente e non torneranno mai più a essere quelle di prima. Lo stupro, se ben compreso, non prende di mira soltanto gli organi sessuali femminili, ma il cervello. 
Lo stupro può modificare il cervello e l'organismo femminile in modi complessi e duraturi. Richmond è un neurologo dell'università del Wisconsin, specializzato in otorinolaringoiatria e le sue indagini sui disturbi della percezione hanno rivelato che lo stupro e gli abusi infantili segnano in vari modi il cervello e il corpo femminile.

Ho immediatamente pensato alla connessione cervello-vagina. Il trauma vaginale aveva agito anche sul cervello oppure si trattava di un'orma, irrelata, ma non meno interessante, impressa nel cervello dall'abuso sessuale?, ho chiesto al dottore.
"I traumi estremi lasciano sicuramente tracce anche nel corpo."
"Una persona aggredita ripetutamente sviluppa come risposta un comportamento motorio all'attacco e riesce pian piano a dissociarsi passivamente e avere la sensazione che "qualcuno stia facendo qualcosa a un corpo che non è il mio". 
La risposta appresa a questo tipo di aggressione può durare anche per tutta la vita [...] Aggressioni vaginali come quelle praticate in Sierra Leone ledono in prima istanza i nervi, ma poi è il cervello a coinvolgere l'intero organismo, non solo la parte traumatizzata [...] Il comportamento è una risposta globale: quando si viene traumatizzate, ne risentono il sistema visivo e il sistema uditivo; tutti i sistemi sono integrati e il cervello impara continuamente reazioni nuove dal trauma"
In altri termini, violare una donna (e forse anche un uomo, ma i dati disponibili riguardano il genere femminile) o abusarne nell'infanzia significa forse ristrutturarne il corpo e a volte per il resto della vita, imprimendo nel tessuto neurale la paura, la tendenza a rispondere più facilmente con lo stress e di conseguenza l'avversione al rischio. Se le modifiche riguardano l'ippocampo, può addirittura bloccarsi la capacità della vittima di processare i ricordi recenti e quindi di rafforzare via via il senso di sé. In conclusione, si può davvero affermare che lo stupro è solo e sempre dovuto all'aggressività o alla nevrosi maschile? Non potrebbe invece essere un tentativo di riprogrammare le donne, ad un livello fisico cruciale per il genere femminile, per renderle meno coraggiose, meno sicure di sé, meno robuste sotto altri aspetti e far sì che vivano il resto della vita con un senso di sé meno stabile?

Il trauma dello stupro o degli abusi sessuali infantili può dunque sregolare il sistema nervoso simpatico, un disordine che a sua volta provoca l'inabilità fisica della vagina oppure una capacità ridotta di irrorarsi di sangue alla vista di materiale erotico anche molti anni dopo le violenze. In conclusione, questo tipo di trauma può danneggiare la funzionalità della vagina, agendo negativamente sul sistema che nei maschi porta all'erezione e ne determina la durezza.

Spero sia ormai chiaro che lo stupro e l'aggressione sessuale, con i traumi che li accompagnano, non possono essere considerati soltanto come una forma di sesso coatto, ma comportano delle lesioni al cervello e a tutto il corpo, se non addirittura una variante della castrazione [...] La vagina media il senso di sé della donna. [...] Qualsiasi problema che si verifichi nella regione vulvovaginale si riflette su tutto il nostro Io. 

Ho l'impressione che nella percezione di avere una vagina sana, integra, ci sia qualcosa che riguarda il nucleo centrale della femminilità. [...] se ci duole un piede, magari siamo giù di corda, ma non è coinvolto il nostro senso di identità, come 
accade invece con i problemi vaginali [...] La vagina è concepita in parte per il piacere. Poi intervengono le esperienze di vita. è come se i tessuti vaginali assorbissero le emozioni che vi vengono rovesciate. Con il moltiplicarsi delle esperienze, l'emozione si compatta, soprattutto se si tratta di esperienze dolorose. La sofferenza finisce per trasformarsi in sensibilità vaginale, ossia in desensibilizzazione, un fenomeno molto frequente [...] Il vaginismo è quasi sempre il frutto di traumi sessuali [...] La vagina si congela, si paralizza, come ci si paralizza per il terrore: se la vittima si distacca psicologicamente dal corpo e si rifugia nelle mente può verificarsi un intorpidimento o una tensione vaginale. [...] è il cervello a inviare alla vagina il messaggio di pericolo. 

Nota di Lunaria: sulla condizione della donna in Africa, suggerisco questi libri


https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/blog-post.html





APPROFONDIMENTO: PERDONARE IL PROPRIO STUPRATORE

info tratte da






"Queste donne [...] pongono alla nostra attenzione un fatto tanto ignorato quanto insolito: la violenza contro le donne è una realtà anche all'interno della chiesa; si annida nelle strutture
ecclesiastiche, nelle comunità di fede e nelle famiglie cristiane. Tale violenza, inoltre, non solo viene ignorata dalla chiesa ma è anche giustificata dal messaggio che le chiese propagano. In tutto il mondo comincia a farsi strada l'idea che ci sia un nesso tra cristianesimo e la violenza contro le donne."

NOTA DI LUNARIA: CERTO, PER CHI SA RAGIONARE E SI FA UNA CULTURA SUL CRISTIANESIMO, LO VEDE ECCOME IL NESSO TRA CRISTIANESIMO E VIOLENZA CONTRO LE DONNE.
TUTTI GLI ALTRI CITRULLI EBETI TARDONI NEGHERANNO E RIPETERANNO COME SOMARI CHE "MA SOLO L'ISLAM è UNA RELIGIONE MASCHILISTA!" "IL CRISTIANESIMO HA PORTATO I DIRITTI PER LE DONNE!" 
E A SOSTENERE QUESTE MINCH*ATE SONO PIù LE DONNE CHE NON GLI UOMINI! VEDI TANTE CELEBRI "BLOGGHER" CHE CONSIDERANO "IL CRISTIANESIMO RELIGIONE FEMMINISTA"

"Esiste una serie di motivi per cui la violenza contro le donne, soprattutto la violenza domestica, è coperta dall'omertà. [...] Molte volte la violenza è vissuta dalla donna come un fatto di cui vergognarsi come se lei stessa ne fosse colpevole. Invece di individuare il vero colpevole, la donna spesso si ritiene meritevole, per esempio, delle percosse ricevute."  

Nota: così si esprime Sant'Agostino, sulla violenza domestica - che la sua stessa madre, Santa Monica giustificò - ; riporto il pensiero di Sant'Agostino: 

"Quando [Monica, la madre di Agostino] fu in età da marito, venne data a un uomo, che ella servì come suo signore. Allo stesso modo ella sopportava la sua infedeltà coniugale, così che con lui non ebbe mai un alterco per tal motivo. Quando molte donne, pur con mariti più miti, mostravano tracce di percosse sul viso sfigurato e parlandone con le amiche ne attribuivano la colpa ai mariti, Monica vedeva la colpa da parte delle donne che non avevano tenuto a freno la lingua. Ella ricordava loro, come per scherzo ma sul serio, che dal momento della lettura del contratto coniugale esse avrebbero dovuto aver coscienza di essere con ciò diventate serve. E memori della loro condizione non si sarebbero quindi dovute ribellare al loro signore. Le donne che seguirono il suo esempio la ringraziarono, quelle che non lo seguirono continuarono a subire maltrattamenti." 


PERALTRO CHI SI è SCIROPPATA NEL DETTAGLIO STA ROBA QUI


MA LA TROVATE ANCHE CONDENSATA QUI


LO SA BENISSIMO COSA TOMMASO D'AQUINO HA SCRITTO SULLE DONNE E SUL DOMINIO MASCHILE. E NON SONO "I MIEI DELIRI, LE MIE ALLUCINAZIONI, LE MIE CATTIVERIE CONTRO IL CRISTIANESIMO", LA PARTE DELLA SUMMA THEOLOGIAE DOVE SI PARLA DELLA DONNA E DEL RUOLO DELLA DONNA (E DELL'UOMO)
SI CHIAMA "QUESTIONE 92"

"Le donne credenti di ogni latitudine hanno dovuto ascoltare secoli di prediche sulla Maria obbediente e accogliente, la Maria docile alla volontà di Dio, la Maria silenziosa che non discute anche quando non capisce [...] Il sì supremamente libero di Maria (1)
è stato presentato come la sublimazione spirituale di tutti i sì pretesi dalle donne credenti, e non importa che questi consensi fossero assai meno liberi di quello della ragazza di Nazareth. Il sì al matrimonio per essere collocate socialmente, il sì ai rapporti sessuali con il legittimo sposo; il sì alle gravidanze, tutte, sempre e comunque. Il sì al servizio e alla sottomissione nella gerarchia famigliare. L'obbedienza naturale al padre, al fratello, al marito. L'obbedienza spirituale al prete. Attraverso la distorta rappresentazione del sì di Maria, la Chiesa ha dato a intendere alle mogli e alle figlie che il loro dissenso, il contrasto con l'uomo e in generale ogni tentativo di definirsi come qualcosa di diverso da una risposta affermativa alle richieste del proprio contesto fossero in contraddizione con il progetto di salvezza di Dio per il mondo. Attraverso la costruzione fittizia di una specie di via del sì alla santità, la struttura patriarcale trovava nella religione cattolica una formidabile alleata per continuare a esigere la muta sudditanza femminile. Il principio maschile del silenzio-assenso veicolato attraverso Maria privava le donne prima della voce, e poi della volontà". 

(1) Nota di Lunaria: io non sono d'accordo con questa frase
 "sì supremamente libero di maria", essendo maria "la serva del signore", e totalmente sottomessa, che abbia detto "liberamente sì" ad un dio che è pensato come maschile enfatizza e promuove l'androcentrismo e il masochismo femminile veicolandolo nel simbolismo della suddetta vergine maria spacciata come "donna perfetta".
Ma comunque, mi rendo conto che la maggioranza delle donne, anche di quelle cristiane sveglie come le teologhe da cui ho preso questi stralci, vogliono continuare a pensare che "la madonna sia femminista", "emancipazione della donna", "esaltazione della donna". Vabbè.

"Ancora oggi le chiese continuano a consigliare le donne a sottomettersi con pazienza al marito violento. I pastori e i sacerdoti cui le donne vittime di violenza si rivolgono, adducono i seguenti motivi: che "capo della famiglia è il marito, se gli ubbidisci lui non sarà costretto a ricorrere alla violenza", oppure che "il matrimonio è sacro, e quindi è dovere della moglie far di tutto per mantenere il legame". Altri motivi teologici tirati in ballo per incoraggiare la donna a sopportare i maltrattamenti suggeriscono che gli abusi sono colpa di lei oppure che la sofferenza la avvicinerà a Cristo" (Imitatio Christi, in gergo teologico).

Nota di Lunaria:  Per vedere come la chiesa, ancora!, insista sul fatto che la donna debba essere sempre e solo madre vedi l'"evangelium vitae", ma anche questa simpatica vignetta:
"Si può considerare la violenza contro le donne un risultato dei costrutti sociali patriarcali i quali definiscono il rapporto tra donne e uomini come relazione di sottomissione e dominio" [...] Per designare le "strutture moltiplicative di dominio, di sfruttamento e di disumanizzazione", è stato coniato il termine "Kiriarchia" (la complessa piramide sociale formata da gradi diversi di dominazione e subordinazione). 

Con l'idea del Dio Padre/Dio Figlio Maschio, "la religione ha giocato e gioca tutt'ora un ruolo nella formazione di quelle condizioni socioculturali che permettono di esercitare la violenza contro le donne. [...] Tale violenza deriva essenzialmente da fattori culturali, in particolare, dagli effetti dannosi di alcune pratiche tradizionali legate alla religione che perpetuano la condizione di inferiorità accordata alle donne nella famiglia, nel posto di lavoro, nella comunità e nella società. La religione, quindi, ha partecipato alla costruzione della presunta inferiorità della donna."

Vediamo cosa scrive Mary Daly, una delle prime Teologhe a scagliarsi contro il patriarcato del Dio Padre:


"L'immagine biblica e popolare di Dio come di un grande patriarca in cielo che dispensa ricompense e punizioni secondo la sua volontà misteriosa, e, apparentemente arbitraria, ha dominato l'immaginario collettivo per migliaia di anni. Il simbolo del Dio Padre, moltiplicatosi nell'immaginazione e ritenuto credibile dal patriarcato, ha, di conseguenza, reso un servigio a questo tipo di società, facendo apparire giusti ed adeguati i suoi meccanismi per l'oppressione delle donne. Se Dio nel "suo" Cielo è un padre che governa la "sua" gente allora nella "natura" delle cose è conforme al piano divino e all'ordine dell'universo che la società sia dominata dal maschio. In questo ambito si verifica una mistificazione dei ruoli: il marito che domina la moglie rappresenta lo "stesso" Dio (Nota di Lunaria: a questo si deve aggiungere che alle donne è stato imposto il mito di Maria, come ebbero modo di scrivere la stessa Daly e Rosemary Radford Ruether: 
"La mariologia dominante santifica l'immagine della femmina come principio di ricettività passiva e l'esaltazione del principio di sottomissione: Maria è simbolo della creatura nella sua totale abnegazione e passività nei confronti della divinità maschile.")

"Il cristianesimo è nato all'interno della società patriarcale, quella del giudaismo [...] configurandosi nei termini dell'androcentrismo del patriarcato [...] rispecchiava il contesto in cui nasceva secondo il quale l'essere umano sessuato al maschile era il centro e la misura di tutte le cose [...] Nasceva una teologia che rispecchiava e legittimava le relazioni kiriarcali"

(Nota di Lunaria: si pensi allo stesso concetto teologico di Gesù, della natura ipostatica "Vero Dio/Vero Uomo", ma maschio! Gesù è un salvatore maschile, divinizzato.
Non c'è una Dea, non c'è una Redentrice Femminile, di natura ipostatica femminile! "Vera Dea/Vera Donna". Il cristianesimo nasce come culto fallico\androcentrico, che pone questo maschio al centro del cosmo, e per riflesso, l'uomo in terra. Peraltro, il dominio maschile è autorizzato anche da san paolo a corinzi ed efesini, se comunque non bastassero secoli e secoli di teologi che affermavano l'inferiorità della donna e la superiorità maschile. Vedi anche von Balthasar e Jean Guitton
(sono teologi cattolici "dei giorni nostri" non del Medioevo, peraltro idolatrati come massimi teologi cattolici del Novecento)



"La sottomissione delle donne: nella società patriarcale il concetto di "femminilità" viene costruito per poter meglio rispondere ai bisogni maschili. Per avere donne facilmente controllabili, il femminile va costruito in termini di docilità. Meno senso di sé ha la donna, quindi, meglio è.
La teologia cristiana ha sempre avuto qualche problema ad ammettere la piena personalità della donna, per non attribuirle la dignità umana, ossia l'imago Dei ("immagine di Dio"). Agostino per esempio opinava che mentre l'uomo da solo era immagine di Dio, la donna da sola non lo era, la diventava solo unita col marito."

Nota di Lunaria: infatti lo sa chiunque si sia sciroppato questo libro di Agostino


o questo


che i teologi negavano l'imago Dei\immagine di Dio nella femmina.

Ma comunque, per chi non avesse voglia di sciropparsi la coppia mefitica di cui sopra, lo trovate anche su questo pdf:
e su questo

è per questo (tra altri motivi) che la femmina NON PUò IMPERSONARE DIO e perché I CRISTIANI SI RIFIUTANO DI CONSIDERARE DIO "MADRE". Dare anche un po' di femminilità al loro Dio è considerato "blasfemo, un oltraggio, un insulto...vuoi abbassare il nostro Dio, immaginandolo come una femmina?!
Che schifo! La femmina è inferiore, è immonda, è malriuscita... Solo la virilità va bene, per pensare a come è fatto Dio"

Peraltro, basta che una cantante Pop


faccia una canzone intitolata "God is a woman" che subito i cristiani la massacrano sui loro siti... -__-


Stessa sorte l'ha subita anche l'autore di un romanzo (peraltro pensato per il pubblico evangelico...) intitolato "Il Rifugio". L'imperdonabile bestemmia commessa da costui era... aver immaginato dio con sembianze di donna africana e lo spirito santo con sembianze di donna asiatica. 

Nel 1528 Luis Vives scrive nel suo libro "Educazione della donna cristiana": "Se per tuo difetto o in suo accesso di pazzia alzasse le mani contro di te, pensa che è Dio a castigarti, e che ciò succede a causa dei tuoi peccati [...]  In questo brano, riscontriamo alcuni elementi importanti [...] è a causa dei suoi peccati, che la donna viene maltrattata/la donna deve considerare il marito strumento di Dio" (Nota: appunto, Mary Daly scriveva: "Ho già suggerito che se Dio è maschio, allora il maschio è Dio. Il divino patriarca castra le donne finquando riesce a continuare a vivere nell'immaginazione umana")

Ritengo utile sintetizzare i motivi, in voga nella Patristica e nella Scolastica (arrivati fino al Novecento...) che ritengono la donna inferiore:

1) La superiorità dell'uomo sulla donna in quanto Adamo fu formato prima. 
2) La maggiore colpa della donna nella caduta. 
("Il diavolo" parla prima con Eva...)
3) La comprensione del peccato in termini sessuali. 
("Eva provoca Adamo, gli fa venire voglia di fornicare, e così fa anche la donna terrena...)
4) Le virtù richieste alle donne per produrre la docilità femminile. "In silenzio con ogni sottomissione".

Un quinto motivo, e a mio parere, il principale, è che Dio, incarnandosi nel solo maschio, gesù cristo, favorì ed elevò la virilità: il sesso stesso di Dio, che, del resto, si rivela come padre.

Mary Daly, "Al di là di Dio Padre": "Non è tuttora insolito che preti e ministri cristiani, posti di fronte al discorso della liberazione della donna, traggano argomenti a sostegno della supremazia maschile dall'affermazione che Dio "si incarnò" esclusivamente in un maschio. In effetti la stessa tradizione cristologica tende a giustificare tali conclusioni. Il presupposto implicito - e spesso esplicito - presente per tutti questi secoli nella mente dei teologi è che la divinità non poteva degnarsi di "incarnarsi" nel "sesso inferiore" e il "fatto" che "egli" non lo abbia fatto conferma ovviamente la superiorità maschile."

"L'idea di un salvatore unico di sesso maschile può essere vista come un'ulteriore legittimazione della supremazia del maschio (...) In regime di patriarcato un simbolo maschile sembra proprio il meno indicato ad interpretare il ruolo di liberatore del genere umano dal peccato originale del sessismo. L'immagine stessa è unilaterale per quanto concerne l'identità sessuale, e lo è proprio dal lato sbagliato, perché non contraddice il sessismo e glorifica la mascolinità."

"Ho già osservato che il testo paolino "in Cristo non c'è... maschio né femmina", funziona in questo modo, perché semplicemente e palesemente ignora il fatto che Cristo è un simbolo maschile e perciò a tale livello esclude la femmina."

Dio Padre: dobbiamo tenere conto che l'Iddio della teologia kiriarcale (o delle teologie sadiche, cioè quelle teologie che dipingono Dio come un Padre assetato di sangue e sacrificio) è un Dio prettamente maschile. A legittimare il potere del patriarcato vi è un Dio Padre. 

Giovanna, abusata dal padre a 7 anni, a pagina 41 afferma: "mio padre e Dio si assomigliavano". Un terzo delle donne vittime di abusi sessuali confondevano Dio col proprio padre: "Mio padre avrebbe potuto essere Dio", "Anche mio padre voleva essere adorato", "Dio assomigliava a mio padre".

"I padri dispotici appaiono sotto forme di crescente durezza, che va dall'inflessibilità alla crudeltà, che spesso si sovrappongono, tra cui: Il dominatore, il tiranno, il prepotente (...) fissa delle regole dalle quali non si può deviare, che non possono essere neppure discusse, dal momento che lui è l'arbitro decisivo di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato in assoluto. Altri padri si fissano su quello che essi considerano un adeguato comportamento femminile, promuovendo solo la dipendenza delle figlie, denigrando o addirittura proibendo ogni loro sforzo verso il successo e l'autosufficienza. Questi padri vogliono che le figlie corrispondano alle definizioni tradizionali della femminilità, che siano modeste, umili, incapaci di prendere decisioni senza papà. (...) tiranneggia la sua famiglia per mezzo di una guerra psicologica, sottomettendo le figlie. Una simile dominazione include una forma di abuso emotivo che precisa come "minacciare i figli con estreme o vaghe, ma sinistre, punizioni, stimolando intenzionalmente una profonda paura, creando un clima di imprevedibile minaccia o ponendo improprio aspettative e punendo i figli per non averle soddisfatte (...) Alcuni padri sono semplicemente sadici, decisi a degradare le loro figlie, a spezzare il loro coraggio e a farle strisciare. (...) Tali donne accondiscenderanno ai desideri di papà, adattando le loro aspirazioni alle sue, dal momento che diverse ambizioni portano alla perdita dell'amore e dell'approvazione paterna. (...) Nei casi estremi di umile sottomissione filiale, la figlia diventerà tanto dipendente dalla dominazione maschile che si legherà a uomini che la maltrattano. Molte donne maltrattate sono partner silenziose e inconsapevoli della violenza che subiscono perché erano state programmate per accettarla."
"Porre resistenza agli abusi sessuali è ribellarsi contro Dio stesso/così donne vittime di ogni tipo di violenza domestica spesso interpretano la loro sofferenza come la punizione di un Dio Padre che si identifica col marito. Le studiose concordano che l'immagine di Dio Padre legittima una serie di rapporti di potere che sfociano nella violenza contro le donne: l'effetto del linguaggio del Dio Padre, date le nostre strutture sia della società sia della famiglia, è di legittimare il dominio e le violenze maschili e di inibire la rabbia e protesta legittime delle donne contro tale aggressione. Dio Padre funge da garante dell'autorità paterna nella famiglia patriarcale."

L'esempio di Maria Goretti non fa altro che aumentare il senso di colpa della donna vittima di abusi. Commentano Imbens e Jonker: "La religione obbliga le donne a perdonare i loro stupratori, anche se gli stupratori non hanno mai chiesto perdono". Il messaggio di amore e perdono diventa un altro tassello del mosaico dei dettami cristiani che mantiene le donne in una posizione subordinata, vulnerabile alla violenza maschile [...] le viene detto di "amare" e di perdonare il nemico aggressore.