Agrippa: ''Inquisizione e pene pecuniarie: come si arricchivano gli inquisitori''


Nel 1517 nelle vicinanze del lago d'Iseo, essendo state date alle fiamme ben 18 persone, tutta la regione si solleva, tanto che il governo di Venezia è costretto ad intervenire per pacificarla.
Un sapiente dell'epoca, Cornelius Agrippa von Nettesheim, che ha visto all'opera l'Inquisizione nel Nord dell'Italia, nel suo libro "De Vanitate Scientiarum" scrive: "Questi pipistrelli ubriachi di sangue, gli inquisitori, arrogandosi la giurisdizione dei Pontefici in cose per nulla affatto eretiche, seviziano nel modo più crudele povere contadine che, accusate di malefizio o di sortilegio o denunciate come streghe, spesso senza alcuna decisione giuridica iniziale, sono da loro sottoposte ad atroci ed abominevoli tormenti e torture fin quando, avendo loro estorte confessioni incoscienti, hanno di che condannarle. Essi credono agire, veramente, come inquisitori, e non smettono il loro triste uffizio che quando la disgraziata inquisita è stata bruciata o ha potuto unger loro le mani, nel qual caso essi hanno pietà della vittima e trovandola sufficientemente purificata dai tormenti la rinviano assolta. Non è raro il caso che gli inquisitori commutino le pene corporali in quelle pecuniarie, ciò che costituisce, per loro, una sorgente abbondante di lucro... Inoltre i beni degli eretici sono sequestrati a profitto del fisco, sicché molta parte va a finire tra le mani dell'inquisitore (1) La sola accusa o denuncia, il semplice sospetto di eresia o stregoneria, la stessa citazione dinanzi al tribunale inquisitoriale, implica infamia, di cui non ci si può liberare se non dando molto denaro all'inquisitore. Mentre ero in Italia, molti inquisitori, nel Ducato di Milano, scroccavano con questo mezzo le somme più vistose  alle più nobili matrone; riuscivano poi a far altro denaro, segretamente, terrorizzando una folla di donnicciole timorose"
Lo stesso Agrippa ci racconta come nel 1519 a Cremona, abbia dovuto difendere, dinanzi all'inquisitore, una povera contadina denunziata come strega da infami calunniatori: "Un perfido uomo, un domenicano, l'aveva trascinata alla barra forse meno per interrogarla che per martirizzarla. Essendomi incaricato della sua difesa, dimostrai che negli atti non vi era il minimo indizio di prova contro di lei; al che il domenicano mi rispose immediatamente "Non è forse un indizio, più che sufficiente, il sapere che la madre di questa donna è stata bruciata come strega?" Combattei questo argomento come assurdo, in fatto ed in diritto, dimostrando tutta la solidità del mio asserto. Egli replicò, per non aver l'aria di parlare senza ragione, appoggiandosi al "Malleus Maleficarum"  e sui motivi dedotti dalla teologia peripatetica, che era più che sufficiente la prova da lui invocata, dato che le streghe sogliono consacrare le loro figlie, immediatamente dopo la loro nascita, ai demoni e che del resto esse concepiscono quasi sempre questi fanciulli mediante commercio carnale con gli incubi, ciò che perpetua il male nelle famiglie come un virus ereditario. Gli risposi: "a quale branca della teologia appartengono, o padre, queste idee? Ed è con queste frottole che tu pretendi trascinare alla tortura povere donne innocenti? Ed è con questi sofismi che tu danni gli altri come eretici?" A queste parole il crudele ipocrita divenne rosso di collera e minacciò di incriminarmi come fautore dell'eresia. Io continuai, tuttavia, a difendere quella povera disgraziata, e con la forza del diritto riuscii finalmente  a strapparla da quelle mani crudeli. Il monaco sanguinario, confuso e convinto, dinnanzi a tutti, di mendacio, dovette ritirarsi con una perpetua macchia d'infamia, mentre i calunniatori che avevano trascinato la donna dinanzi a quel tribunale di sangue, furono condannati ad un'ammenda in denaro.


Ricordiamo che l'ultimo processo per stregoneria, in Europa, fu quello di Anna Göldi, suppliziata a Glaris, il 17 luglio 1782.


Nota di Lunaria: ADESSO MOSTRIAMO LE PAGINE COME PROVE







(1) Anche in Croazia sotto la dittatura ultracattolica di Ante Pavelić la chiesa si arricchì; infatti: "Prima di fuggire, Ante Pavelić affidò a Stepinac ben 36 bauli colmi di oro e gioielli, tutto quanto era stato rubato alle vittime serbe ammazzate dagli Ustascia durante le loro razzie.
Parte di queste ricchezze vennero poi ritrovate in Vaticano."

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/la-dittatura-cattolica-di-ante-pavelic.html
 

Sull'inquisizione vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/figli-del-diavolo-bambini-e-ostetriche.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/inquisizione-e-persecuzione-contro-gli.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-sabba-come-sfogo-erotico-di.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/la-tortura-e-la-prigione-nel-processo.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/breve-storia-dellinquisizione-in-spagna.html