Draghi!

Se Satana è l'argomento principale del Black Metal, i draghi sono l'argomento principale del Power Metal! Sì Ok, un Power Metal ormai datato (1997...) però è impossibile immaginare un cd Power Metal che non contenga almeno una volta la parola "dragon"!

Per cui, ecco qui curiosità e leggende sui draghi! (e solo in sintesi, ce ne sono centinaia di altre!)  
Da leggersi con sottofondo di ottimo Power Metal! http://intervistemetal.blogspot.com/2017/05/recensione-ai-blind-guardian-e-al-power.html



 Spunti tratti da


Draghi, animali fantastici e misteriosi, con un simbolismo vario: antiche allegorie del culto dei serpenti nelle religioni politeiste, o simbolo del male nella religione cristiana. I draghi hanno lasciato traccia di loro in certi toponimi (Drachenloch, Drachenstein...) o sugli stemmi, nella letteratura (saghe epiche o folklore fiabesco). Il drago è citato persino nella bibbia:

Apocalisse 12,7:

"Scoppiò quindi una guerra nel cielo; Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli."

Negli antichi miti il drago rappresentava il caos primordiale, associato anche all'Oceano primordiale. L'antica Dea Tiamat, che non aveva aspetto, in origine, venne via via immaginata come un drago. Tiamat e il suo sposo Absu erano entrambi personificazioni delle acque primordiali.





Quando Absu viene ucciso dai figli chiassosi, Tiamat diede alla luce undici mostri da usare come combattenti, "enormi serpenti dai denti appuntiti"

Anche per gli indù alle origini c'era un drago, Vritra "il serpente che stava sdraiato sulla montagna", abbattuto dal dio Indra.

Associati al Sole, o alla Luna, ma anche all'Acqua, i draghi sono stati rivisti anche nella psicanalisi come forze magiche da superare per liberare il nostro io. 




Ma che aspetto aveva un drago? Non vi è una vera e propria concordanza; in certe leggende, i draghi erano immaginati con più teste (similmente all'Idra di Lerna); vi è anche una certa comunanza con i serpenti: "drago", in greco drakon, in latino draco, è legato al verbo "avere vista acuta, fissare", e si usava per descrivere i serpenti; Giorgio Agricola nel sedicesimo secolo, scriveva che i draghi "hanno la vista più acuta degli altri serpenti": si pensava infatti che i draghi fossero serpenti smisurati, spesso alati. In araldica i draghi venivano chiamati "amphistere" o "amphibaene" (Nota di Lunaria: "angue", invece, è un termine poetico, specialmente usato nella poesia barocca di Marino, per indicare i serpenti)

yes, Giambattista Marino è da leggersi con sottofondo di buon Symphonic Black Metal, ovviamente... e non solo lui, ovviamente anche il mio adorato Vincenzo Monti è da leggersi con sottofondo di Symphonic Black Metal, quello bello gotico e vampirico al punto giusto...




In definitiva, il confine tra serpente e drago è difficile da tracciare. In genere, però, sono stati immaginati di grosse dimensioni, carnivori, con due o quattro zampe tozze con artigli, ali, coda, cresta, corpo squamoso impenetrabile, una o più teste, denti appuntiti e respiro infuocato, e\o alito pestilenziale, qualche volta con le corna.  

In certe credenze popolari tedesche e svizzere, i draghi possono cambiare aspetto, diventando aste del carro da fieno, di una botte o di una fune. Molto spesso i draghi sono in realtà delle fanciulle vergini o dei principi trasformati in drago per una qualche colpa commessa.
Per esempio, in Svizzera, "la vergine di Geltenfluh, presso Engelberg, era stata trasformata in drago perché non aveva obbedito a suo padre"; viene liberata da un giovane, che cade con lei sulle rocce, facendole cadere anche la pelle del drago. Dopo averla liberata, il giovane sposa la fanciulla (Nota di Lunaria: una fiaba simile si trova anche nel libro di Elinor Childe).





Ma gli studiosi di folklore hanno proposto una classificazione per suddividere con precisione i draghi, distinguendoli da quelle creature che draghi non sono (basilischi, mostri marini, il serpente di Midgard):

- i Draghi Serpenti: hanno coda di serpente, testa di drago con le corna; non hanno né zampe né ali
- i Mezzi Draghi: hanno due zampe e a volte le ali
- i Draghi Classici: hanno quattro zampe, corazza di squame, a volte le ali e molte teste

Ma questa distinzione non è del tutto esatta! Per esempio, per i cinesi esistevano draghi di terra, draghi d'acqua, draghi custodi di tesori, draghi celesti. (Nota di Lunaria: i cinesi associano il drago ad una loro Dea molto celebre: Kwan Yin, che sta in piedi su un drago celeste)




E che luoghi abitavano, i draghi? Per lo più grotte, foreste fitte, gole o anche tombe megalitiche, deserti, montagne, laghi profondi e fiumi. In molte leggende, sovente gli esseri umani offrono volontariamente tributi di vergini o di animali al drago affinché egli stia tranquillo e non li uccida (molte volte i draghi "nidificano" vicino ai pozzi d'acqua)





Una saga austriaca narra: "Sui monti sopra Laufen viveva molto tempo fa in una grotta oscura un possente drago che seminava in tutta la regione paura e spavento. Per settimane e per mesi il mostro dormì senza muoversi nella sua tana che tutti evitavano per paura. All'esterno fuoriusciva solo il fragoroso russare del mostro. Ma quando la fame risvegliò il terribile mostro dal sonno, esso uscì strisciando dal suo antro cupo e tutte le creature, uomini o animali, che cadevano nel raggio d'azione del suo respiro velenoso morivano stordite, cadendo a terra e venendo inghiottite dal drago. Per evitare che il mostro uscisse dalla sua grotta, vagasse nei dintorni e provocasse guai maggiori, gli abitanti di Laufen decisero di consegnargli gratuitamente il suo cibo, ovvero buoi e vacche. Ma il fabbisogno di cibo del drago era così grande che sui pascoli i bovini iniziavano a scarseggiare. Allora si decise di uccidere il drago."

"Nel tempo in cui regnava il duca di Carinzia, là dove oggi c'è Klagenfurt, si stendeva una vasta palude, che era per lo più avvolta da una fitta nebbia. I contadini che abitavano nei villaggi dei dintorni evitavano il più possibile questa landa deserta e inospitale. Anche quando i loro vitelli e le loro pecore si avvicinavano troppo alla palude o si smarrivano nella brughiera, non cercavano di seguirli. Sapevano che nella palude abitava un drago, alato e ricoperto di una corazza di squame, che divorava le sue vittime ancora vive"

Ma queste sono le visioni occidentali, del drago. Per cinesi e giapponesi i draghi vivevano in palazzi sul fondo del mare e avevano persino delle bellissime figlie a cui bisognava trovare un marito.

Anticamente i draghi erano carnivori per definizione (non disdegnando la carne umana) ma oggigiorno nei libri per bambini o in alcuni fantasy i draghi sono diventati vegetariani o uccidono uomini solo per legittima difesa; sono anche ghiotti di latte. Gli inglesi credevano ad un verme detto "verme di Lambton" che rubava il latte dalle mucche, mungendole.
La golosità pantagruelica dei draghi è nota, tanto che in bulgaro il termine "lamja", drago, significa anche "mangione".


 Diffusa in tante leggende è l'idea che i draghi custodiscano dei tesori, dell'acqua o delle fanciulle vergini. Di solito la ragazza è un tributo offerto dal popolo al drago, oppure la figlia del re.
Mentre altri tipi di vittime vengono divorate dal drago, la fanciulla segregata nella sua grotta non viene mangiata: c'è infatti qualcos'altro, di suggerito, nel rapporto tra la fanciulla e il drago.

Una leggenda inglese, narra:
"Nei tempi antichi, la foresta di Handale era abitata da un drago. Come il tentatore dell'Eden, esso aveva il dono di strappare le giovani ai loro doveri e poi di gustarsi le loro tenere membra. Ora, viveva in quei paraggi anche un giovanotto ardito e nobile, di nome Scaw, il quale provava sempre più rabbia per la venerazione di cui il drago godeva fra le sue belle conoscenti. Perciò decise di far fuori quel perfido disonoratore di fanciulle, anche se nell'impresa avesse dovuto rimetterci la vita."

è chiaro che nel rapporto drago-vergini c'è un certo aspetto erotico. In questa leggenda, infatti, il drago è un seduttore di fanciulle, paragonato al "tentatore dell'Eden" che seduce Eva.
In un certo senso, il drago rappresenta la bellezza e l'attrattiva demoniaca del Male, a cui l'eroina non sa opporre resistenza.
Eros e Thanatos, Amore e Morte, insomma.
Nelle leggende giapponesi i draghi, nelle sembianze di bei giovani o fanciulle, intrecciano rapporti d'amore con la fanciulla prescelta, storie di seduzione che però finiscono male, di solito.
Nelle leggende bulgare, la fanciulla amata ardentemente dal drago contro la sua volontà viene cosparsa di un particolare unguento di erbe perché il drago la lasci in pace: qui riecheggia l'immagine del drago che viene avvelenato a causa del proprio amore non corrisposto.

Per quanto riguarda "il drago che custodisce i tesori", l'origine non è molto chiara; forse all'origine erano i serpenti ad essere considerati custodi dei tesori, e il drago condivide col serpente qualche somiglianza fisica.
Non è quasi mai spiegato come possa il drago essersi arricchito; a volte si trova, come spiegazione, il fatto che il drago avesse derubato i vilaggi di tutto l'oro (i fratelli Grimm chiamavano l'oro dei draghi accumulato nelle loro caverne "letto di drago")
Anche creature ctonie e ambigue come i nani o i leprecani si crede siano i custodi dei tesori, soprattutto l'oro.
Questo ruolo di protettore (della vergine o del tesoro) è rimasto nell'immaginario ed è per questo motivo che i draghi compaiono sugli stemmi delle famiglie nobili o di certe città; il drago raffigurato ha una funzione protettiva e di difesa: col suo aspetto feroce respinge tutto quello che potrebbe danneggiare la famiglia che ha scelto di rappresentarlo sullo stemma.
In una storia cinese, si narra di come un giovane, Wu, riesca ad ottenere da un drago, che gli è apparso sotto forma di cavaliere in cerca di ospitalità, una squama del suo cavallo-drago: con questa squama Wu era in grado di predire il futuro, di assicurare la vittoria e di guarire ogni malattia.
E non solo: il drago aveva protetto la casa del giovane Wu, che gli aveva offerto ospitalità, durante la furia della tempesta.

Soprattutto secondo i cinesi, ma anche in certe credenze europee, il drago può evocare le nuvole e può scatenare la tempesta. Il drago comanda le acque e tutto ciò che è collegato ad esse come le nubi, i fiumi, le inondazioni. Si pensava che le esondazioni del lago fossero causate dalla coda del drago che si dimenava.
In Cina, per placare i draghi, se la tempesta infuriava senza tregua, a volte si annegavano delle belle fanciulle a mo' di sacrificio.
Ma il drago può anche portare la siccità, a suo piacere, impedendo alla pioggia di cadere: in Bulgaria, per esempio, veniva organizzato un vero e proprio rito per "esorcizzare i draghi"; durante la dinastia Ming, in Cina, una bella donna nuda veniva esposta in un luogo rialzato, di modo che il drago potesse ammirarla; tramite un incantesimo, veniva però proibito al drago di avvicinarsi alla fanciulla; il drago, frustrato e irato, avrebbe rovesciato sulla terra violenti acquazzoni.

I draghi erano anche associati alle perle: secondo certi racconti cinesi, il drago portava la perla sotto il mento, o in bocca; alcuni pensavano che era ubicata nel cervello. Tuttavia, non è detto che si tratti di una vera perla: potrebbe essere un'allegoria del tuono o del lampo, presentati come spirali, oppure il simbolo dello yin yang, la Luna o il Sole, che il drago ingoia (perché le nuvole nascondono Luna e Sole alla vista).


C'è un mostro germanico che viene spesso identificato col drago: il serpente di Midgard, figlia del dio Loki, cattiva come il padre. Gli Dei l'avevano gettata in mezzo al mare; ma la "serpentessa" era cresciuta, ed era talmente grande che poteva mordersi la coda. Come i draghi, poteva soffiare veleno e causare inondazioni. Quando arriverà la fine del mondo, secondo il mito, il serpente di Midgard uscirà dagli abissi, spargerà veleno ovunque e combatterà contro Thor, che riuscirà ad ucciderla, morendo a sua volta, avvelenato.

I draghi nascono dalle uova, ma sembra che ci vogliano tremila anni, prima che possano uscire dal guscio. L'uovo è di pietra e viene immerso in un corso d'acqua; poi l'uovo "emigra" (non si sa come) sui monti, dove resta per duemila anni. Può essere usato come amuleto per provocare la pioggia, ma se qualcuno se lo porta a casa al finire dei tremila anni, il draghetto balza fuori ed esce sfondando il tetto!

Secondo alcuni, i draghi costituiscono il respiro vivente della terra: dove vive il drago, laggiù si trova anche una grotta, una montagna; nelle vene dei draghi scorre l'energia della terra, che può scorrere lentamente, velocemente o debolmente. Per questo il feng-shui tiene conto delle "vene del drago" per costruire case e palazzi senza che queste "diano fastidio" ai draghi.

Si credeva che nei crani dei draghi si trovassero delle pietre particolari o dei diamanti neri o rossi-marroni chiamati "dracontias" e sono impregnati della forza e dei poteri del drago; per alcuni, addirittura queste pietre rappresenterebbero lo spirito del drago. Sembra che la pietra proteggesse contro veleni, perdite di sangue, peste. Anche il sangue del drago (o indossare la pelle e le corna) rendeva immortali, ma solamente se la persona che se ne asperge è un eroe; se è un malfattore, resta avvelenato.

"Il sangue di drago è succo di Lete
che cura tormenti e porta la quiete,
goccia a goccia cade dalle squame
rovinando la gioia di ogni certame.
Una sola goccia annienta insieme,
il mondo e tutto ciò che esso contiene"

Anche le ossa del drago, immerse nell'alcool, arrostite e macinate, potevano curare ogni malattia. 


Il drago è affascinante e temibile, è il Daimon, espressione di forze occulte. L'energia vitale, l'eros delle radici, la smisurata potenza che ascende dall'estremo limite dell'essere è assimilabile al Daimon dei greci: è il fuoco della passione interiore paragonabile al fuoco che sputa il drago.
Rappresenta la forza tellurica che scaturisce dalle viscere della terra, e le forze del campo eterico che discendono dal cielo. Associa in sé queste due forze occulte, cioè nascoste, che sono delle forze di relazione. Per questo, la doppia natura del drago, terra-cielo, ne fa il custode di queste forze nascoste. Le contiene e le sintetizza in sé, custodisce le terre e le caverne interdette, perché in questi luoghi non esistono né bene né male, ma soltanto delle potenze magiche che devono essere impiegate unicamente da uomini di saggezza e di conoscenza dal cuore puro: in questo senso il drago è domato, ma non distrutto, perché alberga in ciascun essere allo stato latente, come addormentato e sempre pronto a risvegliarsi se la vigilanza viene meno. Il drago rinasce e le sue forze distruggono, divorano colui che le affronta senza essere sufficientemente preparato giacché in ciò consiste il suo ruolo di guardiano dei segreti del Divino.
Ciascuna parte del corpo del drago costituisce una chiave simbolica e rappresenta una proprietà alchemica e magica che si riferisce a delle forze occulte. Simbolo della relazione terra-cielo, possiede ad un tempo ali artigliate e zampe provviste di artigli di aquila. Domina le prede dei due mondi, cioè la loro energia. Cavalcare il drago, domarlo e condurlo al guinzaglio significa avere il controllo di questa doppia energia, ciò che possono fare solo il santo, il prode o il mistico (Nota di Lunaria: ovviamente il cristianesimo scopiazza il simbolo del drago da culture precedenti)
San Michele o san Giorgio che hanno vinto il drago, possiedevano la perfetta conoscenza dei due mondi, il terrestre e il celeste (Nota di Lunaria: invece in un'interpretazione femminile., "san michele, san giorgio" simboleggiano il patriarcato che uccide la Dea)


In Giappone il drago era associato alla sciabola (potenza terrena), alla sfera spirituale e alla conoscenza suprema. Nel drago risiedono temibili poteri, quelli che nasconde la materia bruta e che, sebbene siano di origine divina, sono terribili ove non li si sappia dominare (ovvero domare il drago). Quando gli alchimisti simbolizzavano questo dominio del drago evocando l'Uroboros, il serpente cosmico che si morde la coda, che contiene l'Alfa e l'Omega di ogni scienza come di ogni potenza cosmica (Tempo, Durata) essi con ciò significavano che la scienza alchemica era consapevole delle proprie forme e che le dominava. Inversamente quando il drago apocalittico aggredisce la Vergine o compare cavalcato dalla Grande Prostituta, ciò significava che la conoscenza non è più dominata. La Vergine, simbolo di luce, e dunque di Conoscenza, è essa stessa minacciata. (Nota di Lunaria: ovviamente questo non è certamente quello che dice la teologia cattolica!) Il significato è quello di una scienza dagli illimitati poteri di distruzione che, nelle forme più terrificanti ci minaccia con l'apocalisse nucleare. Il drago cavalcato dalla Grande Prostituta significa del pari che i guardiani nella Parola (la spada) sono momentaneamente vinti. La scienza è divenuta una finalità in sé, una scienza senza coscienza e senza conoscenza. Per questo il drago costituisce un tema terribilmente attuale. Non finiremo mai di penetrarne il significato, sia quello evidente sia quello nascosto delle sue differenti rappresentazioni.

Il drago, guardiano del tesoro e della perla

Il drago è il guardiano del tesoro che si trova spesso sotterrato in fondo ad una caverna, che simboleggia il cuore nascosto della terra, delle forze telluriche e psichiche che bisogna conoscere e vincere. Il tesoro nascosto rappresenta la vita interiore; i mostri o i draghi che custodiscono questo tesoro non sono che le immagini dei nostri desideri e delle nostre passioni che ci impediscono di accedervi.
L'oro, che è inalterabile, è il simbolo di questo tesoro. Nella mitologia greca, questo tesoro si presentava in forma di mele d'oro, nel giardino delle Esperidi, custodito da ninfe e dal drago Ladone, che, secondo le leggende, possedeva cento teste. Eracle, figlio di Zeus, riuscì a conquistarle.
Nei miti, l'eroe (eletto dagli Dei) per la sua sincerità e purezza del cuore, molto spesso grazie all'aiuto di una donna, riuscirà ad uccidere il drago e a impadronirsi del tesoro, che simboleggia l'accesso all'immortalità e alla suprema conoscenza.
In quanto superiore principio cosmico, il drago è spesso raffigurato tra le stelle. La tradizione attribuisce alla costellazione del drago una posizione centrale: il drago vi è descritto come colui che "dall'alto dei poli, osserva e sorveglia tutte le cose affinché niente di ciò che si fa gli rimanga nascosto. Questo drago non dorme mai perché il polo non tramonta." 
Il drago è associato al corso sinuoso del sole nel cielo durante il giorno, al corso elittico della luna durante la notte. è per questa ragione che, in alcune miniature medioevali, si vedono delle stelle e delle costellazioni disposte tra gli anelli del drago.
Il drago sorge dalle acque e si installa nelle vallate e nelle caverne delle montagne o nel profondo delle foreste. Frequenta il regno aereo dove le sue scaglie divengono piume. Immancabilmente si incontrano i draghi sul cammino della vita. Giacché esso si getta sull'uomo dalle profondità del cielo, dalle "acque superiori" come è chiamato il firmamento nella bibbia.
In sé il drago è un mostro ibrido, perché appartiene a tutti i mondi. Esso deriva il suo corpo dai rettili, dai pesci, degli insetti, dai leoni, le sue corna dal cervo, le sue zampe dalle aquile.
Possono provenire dalle "acque superiori", del pari frequentano le profondità sotterranee. Giacché essi sorgono da ogni dove e da nessun luogo, giunti dagli strati profondi della coscienza, generati dalle ancestrali paure o dalle angosce viscerali. Essi spaventano e, ad un tempo, affascinano come il serpente che fissa la sua preda. Hanno il dono dell'ubiquità e assumono tutti gli aspetti, si torcono, si allungano, scivolano, strisciano, balzano, volano, rigenerandosi sotto nuove forme.
I draghi illustrano ciò che è nascosto nei differenti piani del nostro essere ai diversi livelli di coscienza. Il drago è l'ambiguità incarnata. Nella tradizione giudaico-cristiana è l'immagine stessa dello spavento, un mostro sinistro e terrificante.
L'immagine del drago è quella dell'archetipo della Bestia, che traduce le paure elementari, i grandi timori istintivi della nostra natura animale. Ma il drago protegge l'ordine cosmico, di cui è il custode, procura alla terra la sua fertilità, agli uomini la loro fecondità e dispensa a tutti l'energia vitale.
Il drago è stato rappresentato in mille modi differenti, a seconda dei luoghi e dei tempi. Rettile in origine, in quanto nato dalle acque primordiali, il drago è il più perfetto rappresentante delle forze ctonie (della terra e delle acque). Ricordo inconscio di un tempo preistorico in cui i grandi dinosauri dominavano la terra.
Nelle opere dei poeti classici greci e latini si trovano citati dei draghi che proteggono le dimore degli Dei, i boschi sacri, i corsi d'acqua, nascosti nel fondo dei loro antri. Nelle leggende, dei draghi trainavano il carro di Trittòlemo, a cui la Dea della fertilità, Demetra, aveva affidato il compito di seminare il grano ovunque sulla terra. I draghi più antichi, però, sono sprovvisti di ali e di zampe e si apparentano di più ai serpenti, che i Greci chiamarono più tardi Pitone, ucciso da Apollo, figlio di Zeus e dio del sole.

Il Drago riflette i poteri femminili

Quando, nelle mitologie monoteiste, il drago incarna la natura del Male cioè la materia o dell'oscurantismo, spetta al prode cavaliere (l'eroe dal cuore puro) affrontarlo. Il drago deve essere vinto quando richieda un tributo in vite umane. è simile alle forze telluriche, al dilagare improvviso, ai cataclismi che scuotono il mondo e che nell'uomo provocano istintivi terrori, che sono tanto più forti quanto più si rende conto di non poter domare queste potenze.
Vincere il drago significa non soltanto opporsi alla forze istintive, agli inconsci terrori, ma dominarli per ristabilire l'ordine umano e celeste, in altre parole comprenderne la natura per fertilizzarne la vita. Ci si potrebbe domandare perché nella maggior parte delle tradizioni, il drago è portato a divorare, cioè assorbire, una o più donne. Da un punto di vista alchemico, ogni nutrimento deve essere assorbito quando potenzi una forza ed una essenza identiche. Il drago riflette, in realtà, l'immagine profonda dei poteri femminili, che sono quelli di generare la vita e di nutrirla, di completare, con la sua azione passiva, l'aggressività inerente alla natura istintiva dell'uomo: in una parola di civilizzarlo. In questo senso, l'anagramma alchemico significa che la lotta contro il drago ha per scopo quello di riconquistare i poteri femminili, elementi senza i quali l'uomo non può essere completo.
Affrontare il drago significa anche attraversare il fuoco, che equivale a dominare il fuoco delle passioni e dei desideri che divorano l'uomo come altrettanti draghi. Incatenare il drago significa rendersi padroni delle forze onnipotenti della natura, ivi comprese quelle inerenti alla natura femminile. Significa un incontro tra gli elementi dispersi dell'uomo. Vincere il drago equivale ad una iniziazione, con la cattura delle forze femminili associate qui al fuoco e al sangue.
Il cavaliere non combatte mai per sé, non fosse che in torneo. Egli combatte per l'amore della sua dama, che gli dona un pegno, simbolo del suo impegno. Il drago nella sua essenza, non è né maschile né femminile, giacchè come tutte le forze elementari è indifferenziato.
Tuttavia, gli si è attribuita una certa affinità con l'elemento femminile, di cui deve nutrirsi al fine di incorporarne i poteri, facendo riferimento precisamente alla sua natura di divoratore, associandolo ad un ventre digestivo e sessuale. In psicanalisi questa associazione esprime una regressione, vale a dire un ritorno nel ventre della Madre.
Le origini ctonie (sotterranee) del drago nel suo aspetto di serpente lo associano alla Grande Madre, di cui è una della creature.


Il serpente-drago in quanto guardiano e possessore della terra e dei tesori che essa contiene, consente alla Grande Dea Madre di provocare la fertilità.

Nelle tradizioni giudaico-cristiane il drago rappresenta le forze negative e primitive della materia indifferenziata ed è assimilato al Male. Nelle altre culture personifica la Potenza; veniva raffigurato sugli stendardi assiri, parti, sciiti, romani, bretoni, drakkars vichinghi.
Il cristianesimo ha incorporato il drago, ma ne ha trasformato il significato: è diventato il simbolo di tutto ciò che era la Bestia, Satana, il Diavolo.

Il Drago nelle tradizioni orientali

In Cina, il drago simbolizza la vita. Il drago volante è la cavalcatura degli immortali. è la forza creatrice e vivificante, il simbolo della potenza imperiale.
La letteratura cinese è ricolma di riferimenti al drago, che sia imperiale o semplicemente demiurgo. Essa parla della "nobile faccia di drago dell'imperatore", del suo portamento maestoso di drago.
In tutto l'estremo oriente, numerosi templi o santuari sono stati costruiti in suo onore, sulle sponde dei corsi d'acqua o dei laghi.
è l'immagine di un drago che si libra verso il cielo, con l'immagine dell'Imperatore, questo "drago della terra" per scongiurare la siccità o arginare le inondazioni. In Oriente i draghi hanno il potere di far sgorgare le sorgenti, di far cadere la pioggia, perché essi dominano l'elemento liquido. Quando la loro bocca vomita il fuoco, è quello del cielo, il lampo che annuncia il temporale e la pioggia fertilizzante; se sputano del fogliame rappresentano la primavera. Essi sono, ad un tempo, Yin e Yang, i due principi opposti e complementari che governano l'universo.
I draghi sono nelle stesso tempo acqua e fuoco, uccelli e pesci, pioggia e terra, luna e sole.
Nel sud-est asiatico si ritiene che il drago possieda una pietra preziosa (una perla) il cui sfavillio provoca la pioggia.
Nelle teorie taoiste, l'ascesa del principio Yang, che è quella della vegetazione, del rinnovamento dei cicli, annunciata dal tuono, è raffigurata da un drago ascendente. Corrisponde alla primavera e al colore verde. Si innalza nel cielo all'equinozio di primavera e si inabissa nelle profondità della terra all'equinozio di autunno. La testa e la coda del drago sono i "nodi" dove si verificano le eclissi. Si rappresenta allora il drago mentre divora la luna o il sole.
Il drago è anche l'intermediario tra il Cielo e l'Imperatore: gli trasmette la forza cosmica che consente all'ordine di regnare ed alla vita di svilupparsi armoniosamente.
L'associazione drago-fulmine-fecondità è frequente nella letteratura cinese. I draghi risiedono nei laghi e nei fiumi. Sono i padroni del fulmine e delle nuvole, e permettono a queste ultime di scaricare le loro acque, fecondando campi e donne. Una leggenda racconta che in tempi remoti una donna rimase incinta con la saliva di un drago.
Un rito taoista consiste nel gettare nelle grotte o nelle sorgenti che si suppone siano abitate da draghi, delle preghiere iscritte su delle tavolette in metallo o in pietra, in modo che i draghi del luogo possano trasmetterle ai loro destinatari celesti: si tratta della cerimonia del "lancio del drago".
è in Cina che troviamo la maggiore varietà di draghi, sempre associati all'acqua, alle nuvole, ai pozzi e alle caverne umide: ogni corso d'acqua, ogni stagno, ogni pozzo ospita il suo genio particolare: sempre un drago. Il mare è il dominio del re dei draghi, il quale è circondato dai suoi ministri draghi, e un'infinità di leggende trattano dei rapporti tra gli umani, il Cielo, l'altro mondo e i draghi. I cinesi distinguono molte specie di draghi, che non hanno tutte le stesse funzioni o attributi. è così che hanno immaginato dei draghi delle acque salate e dei draghi delle acque dolci, dei draghi delle nuvole e ciascun mare ha il suo re-drago che gli è proprio. Vi è tra i draghi, come tra gli uomini, una gerarchia. Il drago imperiale cinese possiede cinque artigli per ciascuna zampa. Principio attivo e creatore, potenza quasi divina, impulso spirituale, simbolo celeste, il drago sputa le acque primordiali o l'uovo del mondo: è l'immagine stessa del Verbo Creatore. "Il suo sangue", dice l'I King (Libro dei Mutamenti) è nero e giallo, colori primordiali del cielo e della terra"; è il principio Ch'ien, origine del Cielo e produttore della pioggia, tirato da sei draghi: i sei tratti dell'esagramma.
 

Nota di Lunaria: devo ammettere che a me i draghi piacciono anche dal punto di vista di "merchandise". Anche se non ho dozzine di accessori (né vorrei averli!) sui draghi ho questa magliettina carina, un paio di orecchini e tre ciondoli (i classici ciondoli da "defender" che andavano millenni fa, ovverossia i due dragoni attorcigliati sullo spadone e il drago "a mo' di tribale")













Da nord a sud, da est ad ovest, praticamente quasi tutti i popoli, dagli africani agli asiatici, hanno sempre associato il serpente alla Dea (o come animale, teofania della Dea o anche come figlio)
 
La Dea Africana Mami Wata


La Dea Giapponese Mazhu

Potrei citare una dozzina di altre Dee legate ai serpenti o esse stesse serpenti (sono soprattutto gli indù che hanno associato alle Dee i serpenti!)

La Dea Egizia Buto (Dea serpente)

Cerere con i serpenti

l'Azteca Coatlicue, Terrifica Dea Madre... con la testa formata da due (!) serpenti che si guardano negli occhi

Manasa, la Dea di Creta, Nu Wa, Giunone (che aveva il serpente ai piedi)...


La Dea indù Manasa, con serpenti da tutte le parti!!!


APPROFONDIMENTO

Info tratte da un articolo pubblicato qui



"Dietro la rispettabile facciata della coscienza, con il suo disciplinato ordine orale e le sue buone intenzioni, si celano le forze istintuali della vita, mostri del profondo che incessantemente si divorano, si generano e si combattono".

Nel mondo post-freudiano i draghi esistono ancora, con l'unica differenza che non stanno fuori ma dentro di noi, non assaltano castelli incantati ma roccheforti della mente, non li si combatte con la lancia ma vincendo le forze selvagge dell'incoscio.
è questa l'ultima trasformazione di una creatura che è sopravvissuta ad ogni mutamento di epoca.

Il drago è un simbolo universale diffuso in tutto il mondo, e attraverso epoche e cultura, ha incarnato sempre nuove paure, grazie alla sua natura proteiforme.

Agli inizi, era considerato femmineo.
Era forza creatrice, potere della Dea Madre, simbolo di fertilità e potenza, saggezza e fortuna.
Così è rimasto nel mondo orientale dove il drago, nelle sue sinuose forme, è simbolo di un mondo dove gli opposti convivono, dove la morte genera vita, dove la creazione e la distruzione, bene e male, maschile e femminile, sono parte di un'armonia.

Nella mitologia cinese, il drago e la tigre bianca sono i modellatori del paesaggio e i custodi degli equilibri. I draghi celesti dispensano la pioggia mentre quelli terrestri determinano il corso dei fiumi o le linee di energia sotterranee.

Nella genesi assiro babilonese il cielo e la terra furono creati dal dragone, la Dea Tiamat, poi uccisa da Marduk.
Nell'antica Grecia, il drago Pitone, signore dell'oscurità e profondità, fu ucciso da Apollo, dio della luce.

Miti simili li ritroviamo nella mitologia hittita, egizia, indù.
è il mito dell'eroe che sconfigge le forze primordiali, dà ordine al mondo, scacciando la Dea Madre...

Nella tradizione vichinga il drago Nadhggr era avvolto al frassino che sosteneva il mondo mentre Midgar lo avviluppava tenendo la coda tra le fauci. 
 
Nella bibbia, il serpente offre la mela ad Eva (madre dell'umanità) che vuole appropriarsi della Conoscenza. 

Il drago-creatore diventa così il simbolo del male e del caos, cioè il Diavolo, assumendo diverse caratteristiche: il corpo di rettile, scaglie, ali di pipistrello e fiamme infernali.

La lotta contro il drago si trasforma in scontro mortale con il Male: nel Medioevo il drago rapisce vergini, assalta castelli, infesta laghi e caverne, ma viene sconfitto dal cavaliere.