Arte e scultura nell'antico Yemen

Info tratte da
 

 (volume solo per la consultazione in biblioteca; ho fatto quindi la fotocopia)


Attualmente in Yemen c'è una guerra che è pressoché ignorata dai mass media e che ha portato ad una crisi umanitaria; l'ultimo bombardamento saudita, gravissimo, di qualche giorno fa ha ucciso dei bambini. Io la sento quasi tutti i giorni perché radiopopolare ne parla di frequente ma non è un argomento che interessi la massa, anche perché si parla principalmente di guerra in Siria.


L'arte dello Yemen costituisce la parte più cospicua della civiltà figurativa dell'Arabia Felice o sud-arabica, una viva unità culturale che comprendeva lo Yemen (Minei e Sabei https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/larabia-prima-dellavvento-dellislam.html), l'attuale Repubblica Democratica Popolare dello Yemen col paese dell'incenso e il Dhufar, centro di produzione del celebre aroma.
La fase preistorica, circoscritta per ora a strumenti paleolitici levalloisiani, più rozzi di quelli nord-arabici, e anche neolitici, non lascia prevedere lo straordinario rigoglio artistico assunto dalla zona in epoca storica, oltre 1500 anni prima dell'avvento di maometto.
La provenienza delle genti arabe non è chiara: qualche indicazione può venire dalle antichità arabo-sumere del Golfo Persico (isole Bahrein) e da talune sorprendenti affinità fra la cultura e la lingua sud-arabica e quella sumero-babilonese. Infatti l'arte sud-arabica riecheggia, accanto ai motivi del suo tempo, motivi antichissimi derivati dalla Mesopotamia - e forse anche dall'Egitto - di almeno 2000 anni prima.

Alcune Dee molto celebri del Mediterraneo e delle zone mediorientali, che hanno caratteristiche molto simili: 



Nuovi nessi si stabiliscono anche con la civiltà ellenistica: non tanto quella alessandrina (ad esempio nel motivo dei putti che cavalcano leoni) quanto l'ellenismo orientale di derivazione siriaca.
In questo quadro di un'arte sud arabica conforme ai canoni estetici del proprio tempo, la presenza di elementi arcaicizzanti non trova facile spiegazione.
Difficile è infatti riempire il vuoto pauroso che separa il tempio ovale di Bahrein, della metà del III millennio, dai primi templi ovali dello Yemen al dio lunare dei Sabei non anteriori al VIII secolo a.c
Altrettanto difficile è stabilire se rapporto vi fu tra lo stile statico e squadrato dell'architettura sud-arabica, a base di muri massicci e di pilastri monolitici, e quello tanto simile dei primi templi egizi dell'Antico Regno; o chiarire, se non con ragioni di statica predilezione sud-arabica per i muri a scarpata o per i muri con rinforzo di travi lignee. In ogni caso la varietà dei richiami antichi e recenti, se complica il quadro evolutivo di quest'arte, nulla toglie alla sua autentica originalità, al netto stacco di qualità che separa la cultura figurativa dell'Arabia Felix, da quella del resto del paese, l'Arabia Deserta degli antichi.
Centri di questa cultura furono i grandi regni sud-arabici del I millennio a.c, quello dei Minei di Ma'in  e quello dei Sabei di Saba che tennero il campo nel Sud-Arabia fino al VI secolo d.c,



facendo posto nella fase finale ai Himyariti cui si devono gli ultimi splendori dell'arte sabea, annientata dalle conquiste cristiano-abissina (525 d.c) e sasanide (575) e dalle distruzioni ordinate da maometto.
[sì, ne avevo già parlato sul post dedicato all'Arabia Saudita: vedi qui http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arabia-saudita-no-per-davvero-parli-di.html 

L'arte di questi centri, concretizzatosi soprattutto nei templi, si sviluppò all'insegna di una grande maestria costruttiva e di una messa a punto originale delle planimetrie, degli alzati, delle colonne e dei capitelli. Fra i templi, i più antichi pare siano quelli a pianta di sapore sumero (templi del dio lunare Almaqah presso Ma'rib e Sirwah), costruiti nello Yemen dai primi Mukarrib Sabei (VIII a.c, o più probabilmente V secolo).

Nota di Lunaria: in arabo "luna" si dice "al qamar" قَمَر
In persiano, "mah" ماه
La pianta rettangolare che peraltro è la più diffusa caratterizza numerosi templi: quello mineo del dio 'Attar presso Qarnaw, quello di Harim, i templi sabei di Sirwah-Arhab e di el-Huqqa, vari templi dell'Arabia del Sud e il tempio sabeo-etiopico di Yehà nel Tigré.

Nota di Lunaria: il quadrato è usato anche nella magia "sihr" che consiste in quadrati contornati da scritte, solitamente versetti delle sure, vedi qua: http://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/magia-nera-iblis-e-black-metalla-scena.html

I templi minei hanno una specie di navata centrale, formata da due file di tre colonne ciascuna, molto ravvicinate alle pareti, e una decorazione vivace e gustosa: il soffitto del portale ed uno dei pilastri di Qarnaw sono coperti di rilievi con file alterne di stambecchi (1) e di vipere aggrovigliate (2), con riquadrature a zig-zag (analoghi motivi sono ripetuti nel tempio mineo di Dedan nell'Arabia Saudita); 








i pilastri del portale di Harim hanno gli stessi fregi arricchiti da una fila di anfore appese e di danzatrici con gonna rigida (3).
I templi sabei sembrano di pianta più complessa: quello di Sirwah-Arhab comprendeva, entro la cinta rettangolare, un bacino d'acqua circondato da un peristilio e di fronte ad esso una cella con colonne addossate alle pareti, divisa da un colonnato trasversale; il tempio di el-Huqqa aveva un cortile porticato, e sul fondo un atrio a baldacchino sporgente, formato da un colonnato attorno a una scalea, che saliva al santuario rettangolare sopraelevato: il modello sopraelevato con scalea d'accesso, adottato anche a Yehà nel Tigré influenzò tutta l'architettura paleo-etiopica.




(1) Già rappresentati in una tavoletta che raffigura una primordiale Lilith e in generale erano anche presenti nell'arte afghana politeista.
Può essere che similmente alle capre fossero considerati animali simbolo di fertilità e di abbondanza.
 




 (2) Un culto del serpente?? Avevo già detto milioni di volte che il serpente in Genesi non era "il diavolo" come se lo figurano i cristianucoli, ma un simbolo della Dea. Vedi il post: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-3-il-serpente-dagon-e.html

Curiosamente, un intreccio di serpenti che si "fondono" con l'alfabeto arabo appare anche nel logo della band Black Metal Narjahanam, che abbiamo visto qui:   http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arabia-saudita-no-per-davvero-parli-di.html

 (3) Sacerdotesse??, più che non semplici danzatrici? Chissà... 

Infine, una galleria di immagini:





Erano proprio fissati con le mani, eh! Qui compaiono incrociate sul petto come se avessero una funzione protettiva...




Sul vero significato della mano, che non è un simbolo islamico, vedi: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/marocco-litolatria-gioielli-magici-mano.html












Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/gerico-e-il-culto-della-dea.html