Le Etere e Aspasia


Dal greco "Hetàirai", compagne; termine usato ancora oggi per indicare le donne del demi-mond che nell'immaginario contemporaneo ha assunto una connotazione essenzialmente negativa. In Grecia le Etere si distinguevano dalle donne ateniesi regolarmente sposate che generalmente si dedicavano all'educazione dei figli e alla gestione della casa.  (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/grecia-2-la-condizione-delle-donne.html)
Avere rapporti con le Etere, le uniche donne colte della società greca, non era per niente disdicevole. 
Spesso erano portate per l'arte, la filosofia, la letteratura, la musica, la danza e in questo ricordavano le Geishe giapponesi.


La connotazione "compagne" indicava una condizione specifica di autonomia a cui le donne sposate non potevano aspirare.
Etere famose furono, per esempio, Aspasia, amante e poi seconda moglie di Pericle; Frine, la favorita di Prassitele; Taide, amata da Alessandro Magno; in età romana si ricordano Lesbia (Catullo) e Cinzia (Properzio)

Nota di Lunaria: un'altra figura di donna colta dell'età romana è Aconia Fabia Paolina. 

Non sono neppure lontanamente paragonabili alle prostitute (in greco "pòrnai") e spesso venivano approntate per loro tombe bellissime con onori divini dopo la morte. 
è il caso di Belistica, l'Etera di Tolomeo II d'Egitto.

In età successiva la loro condizione di privilegio venne spesso contestata; la consorte dell'imperatore bizantino Giustiniano, Teodora, che in gioventù era stata un'Etera, alla fine della propria vita abbandonò ogni impegno pubblico per ritirarsi in convento. 

A Sparta non vi erano Etere poiché la donna sposata godeva di alto prestigio sociale e non vi erano limiti alla sua libertà personale. 

Nel linguaggio moderno la parola "Etera" indica semplicemente la volontà di mitigare un'espressione volgare e si riferisce alle prostitute d'alto bordo.

Nota di Lunaria: e si capisce perché i cristiani abbiano denigrato il termine... la donna intelligente che disquisiva di filosofia, poesia, arte, musica non poteva piacere ai cristiani, che si arrogavano per loro tutte le qualità di Sapienza... 

APPROFONDIMENTO SU ACONIA FABIA PAOLINA

tratto da 


Moglie di un funzionario romano, Vettio Agorio Pretestato, prefetto del pretorio per l'Italia e console designato per l'anno 385. Rappresentante di quell'ultimo Paganesimo che si pose in deciso conflitto con il trionfante mondo cristiano, Aconia Fabia Paolina ci ha lasciato un commovente elogio funebre del marito in senari giambici (*), testimonianza di un'intesa perfetta, di natura anche religiosa ed iniziatica. Al centro della composizione è infatti il destino trascendente ed escatologico di Pretestato, al quale la sposa si sente legata sul piano spirituale per l'eternità. 

(*) Segno che A.F.Paolina era una donna coltissima: per poter scrivere in senari giambici (metrica latina) devi avere avuto un'istruzione letteraria d'alto livello! 

Il prestigio della mia famiglia non mi ha dato fortuna maggiore di quella di essere degna d'avere un marito come te. Infatti la mia gloria e il mio onore stanno completamente nel tuo nome, Agorio, che, nato da alta progenie, patria, Senato e sposa onori con l'onestà dei tuoi costumi e anche con gli studi con i quali hai raggiunto l'apice supremo della rettitudine. Infatti tutto quanto è stato tramandato in greco e latino dalla cura dei sapienti, ai quali è consentita la via del cielo, o quelle opere che valenti poeti cantarono in versi o che sono state composte in prosa, tu rendi migliori di quando leggendo le avevi considerate. Ma è ancora poco. Tu, devoto, iniziato ai Misteri, nascondi in cuore le scoperte delle sacre iniziazioni. Dotto, veneri la molteplice potenza degli Dei, condividendo, benevolo in questi riti la tua sposa, esperta del genere umano e degli Dei e a te fedele. Ma ora che senso ha parlare di onori e privilegi, soddisfazioni che gli uomini si augurano ardentemente di avere, gratificazioni che tu sempre hai disprezzato come caduche e misere, adesso che tu, Sacerdote degli Dei, con le tue sacre bende hai raggiunto suprema gloria? Tu, sposo caro, con la tua sapienza, strappandomi al destino di una cieca morte, pura e pudica mi conduci ai templi degli Dei e al loro servizio. Al tuo cospetto penetro tutti i Misteri. Tu, pio consorte, onori me, con l'iniziazione mitriaca (1) come Sacerdotessa di Dindimo (2) e di Atti (3).
A me, di Ecate ministra, i Triplici Segreti (4) insegni e degna mi rendi dei sacri riti della greca Cerere. 
Grazie a te, tutti mi dicono beata, mi lodano pia dal momento che tu stesso diffondi per tutto il mondo la fama di me buona. Da tutti sono conosciuta io, ignota. Infatti, avendo te come marito, perché non dovrei piacere? Le madri mi prendono a modello e ritengono ideali i figli, se sono uguali ai tuoi. Tutti desiderano e lodano le insegne che tu, maestro, mi hai date. Ora che sei perduto, mi macero, sposa infelice, nel dolore, io, che sarei stata felice se a me gli Dei avessero concesso di morire prima di te, ma lo stesso felice, perché tua sono e, dopo la morte, tra poco, ancora tua sarò.

(1) La Poetessa era iniziata ai Misteri di Cibele, di Atti, di Mitra, di Ecate, di Cerere.
(2) Montagna della Propontide dove era situato un tempio della Dea Cibele
(3) Pastore frigio amato da Cibele e da Lei consacrato suo Sacerdote.
(4) Ecate nei suoi tre aspetti: Ecate/Proserpina (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/ecate.html) negli inferi, Diana in terra (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/perchta-holda-diana.html), Selene in cielo.

Testo originale

Splendor parentum nil mihi maius dedit quam quod marito digna iam tum visa sum, sed lumen omne vel decus nomen viri, Agori, superbo qui creatus germine patriam, senatum coniugemque inluminas probitate mentis, moribus, studiis simul, virtutis apicem quis supremum nanctus es. Tu namque quidquid lingua utraque est proditum cura soforum, porta quis caeli patet, vel quae periti condidere carmina, vel quae solutis vocibus sunt edita, meliora reddis quam legendo sumpseras. Sed ista parva: tu pius mystes sacris teletis reperta mentis arcano premis, divumque numen multiplex doctus colis, sociam benigne coniugem nectens sacris, hominum deumque consciam ac fidam tibi. Quid nunc honores aut potestates loquar hominumque votis adpetita gaudia, quae tu caduca ac parva semper autumans divum sacerdos infulis celsus clues? Tu me, marite, disciplinarum bono puram ac pudicam sorte mortis eximens, in templa ducis ac famulam divis dicas; te teste cunctis imbuor mysteriis; tu Dindymenes Atteosque antistitem teletis honoras taureis consors pius; Hecates ministram trina secreta edoces Cererisque Graiae tu sacris dignam paras. Te propter omnis me beatam, me piam celebrant, quod ipse me bonam disseminas totum per orbem ignota noscor omnibus. Nam te marito cur placere non queam? Exemplum de me Romulae matres petunt subolemque pulchram, si tuae similis, putant. Optant probantque nunc viri, nunc feminae, quae tu magister indidisti insignia. His nunc ademptis maesta coniunx maceror, felix, maritum si superstitem mihi divi dedissent, sed tamen felix, tua quia sum fuique postque mortem mox ero.  

APPROFONDIMENTO SU ASPASIA

Info tratte da




Ci si è interrogati sul carattere utopistico-femminista delle commedie di Aristofane: probabilmente Prassagora e Lisistrata non erano soltanto pura invenzione, anche se è ovvio che le donne di Atene non si impadronirono mai del potere e non fecero lo sciopero del sesso.
è plausibile che Aristofane pensasse alle popolane, alle donne di campagna, molto più indipendenti delle Ateniesi ricche della città, perché per necessità uscivano di casa, mentre le ricche Ateniesi erano confinate nel gineceo.
Per legge le donne greche non potevano possedere niente, ma nella realtà forse avevano mille mezzi per aggirare la legge. (*)
Le arringhe presentano qualche caso di donna che maneggiava denaro: in un'orazione di Lisia, una donna, temendo che il figlio non sia in grado di procurarle una sepoltura decente, consegna tre mine (300 dracme) a un certo Antifane, perché provveda al suo funerale; in un'orazione di Demostene, una donna lascia, alla sua morte, 2000 dracme ai figli che aveva avuto dal secondo marito.
Le arringhe di Demostene, posteriori alla metà del IV secolo, rivelano trasformazioni di mentalità, foriere dell'epoca ellenistica.

Le donne straniere residenti ad Atene erano le meteche, delle quali non sappiamo quasi niente tranne che pagavano una tasse speciale, il metoikion, la tassa che gli stranieri dovevano pagare ad Atene se risiedevano lì, e le donne straniere pagavano sei dracme all'anno, rispetto alle 12 degli uomini. Probabilmente queste donne erano mogli di commercianti o uomini rifugiatisi ad Atene per sfuggire a persecuzioni politiche.

Le donne straniere che provvedevano da sole alla propria sussistenza dovevano prostituirsi: le più povere diventavano pornai, prostitute nelle locande di Atene o del Pireo; alcune erano state comperate e rientravano nella categoria di schiave.

C'erano poi le etere, prostitute che uscivano liberamente, partecipavano ai banchetti con gli uomini, tenevano salotto se erano mantenute da un uomo potente.
La più famosa fu Aspasia (470-404 a.c) compagna di Pericle, originaria di Mileto, sulle coste dell'Asia Minore che aveva stretti legame con Atene. 


Aspasia fu tra le poche donne famose nell'antica Grecia. Non si sa per quale motivo Aspasia andò a stabilirsi ad Atene, ma Pericle si innamorò di lei al punto da ripudiare la moglie legittima, ebbe un figlio e lo iscrisse sui registri civici, a dispetto della legge di cui lui stesso era l'autore e che riconosceva la cittadinanza solo ai figli nati da genitori entrambi cittadini.

La sua relazione con Pericle, nell'Atene del V secolo a.c. fece scandalo, visto che oltre che etera e quindi "donnaccia", Aspasia era pure una straniera...

Plutarco in "Vita di Pericle" afferma che Aspasia "dominava gli uomini di Stato più influenti e ispirò ai filosofi una grande e sincera considerazione (...) Si dice che fu ricercata da Pericle per la sua scienza e per la sua saggezza politica. Ed è vero che Socrate andava qualche volta da lei con i suoi amici, e che gli intimi della casa di Aspasia vi conducevano le loro donne a sentire la sua conversazione, sebbene essa facesse un mestiere che non era né onesto né rispettabile: formava giovani cortigiane"
Socrate fu un frequentatore del circolo di Aspasia, insieme ad artisti, poeti e medici, che a volte portavano le mogli, per far loro ascoltare Aspasia, e Platone e Senofonte la citano, lodandola. 
Nel "Menesseno", Platone parla della capacità oratoria di Aspasia, definendola eccellente, e gli ateniesi andavano a trovarla per imparare da lei l'arte retorica; il filosofo suggerisce che fu Aspasia a insegnare l'oratoria a Pericle. Plutarco racconta di come Pericle si fosse innamorato più dell'intelligenza di Aspasia che non della sua bellezza.

Aspasia venne denigrata come prostituta e mezzana dai comici e dagli avversari di Pericle: sostenevano che fosse lei a dettare la manovre politiche, inclusi i discorsi poi recitati dal celebre stratega, e che procurasse giovinette a Pericle...
Fu soprattutto dopo le prime sconfitte della guerra del Peloponneso che gli avversari di Pericle attaccarono Aspasia: il poeta comico Ermippo le intentò un processo accusandola di empietà e dissolutezza, ma Aspasia fu assolta grazie all'intervento di Pericle. 
Alla morte di Pericle, Aspasia divenne amante di un mercante di montoni, Lisicle.




(*) Nota di Lunaria: anche nel vangelo noi troviamo menzione di donne che avevano parecchi soldi e li usavano per mantenere gesù e la sua cricca di apostoli... è proprio scritto così, era mantenuto dalle donne.
Evidentemente i mariti di queste donne non ci trovavano niente di male, visto che nessun marito proibisce a queste donne di mantenere gesù... Inoltre, sappiamo anche di donne commercianti e che gestivano commerci e carovane: Lidia, la commerciante di porpora, citata nel nuovo testamento, e Khadija, la prima moglie di maometto.


METTIAMO LE PROVE, PRIMA CHE QUALCUNO STARNAZZI DICENDO CHE "MA NELL'ANTICA GRECIA LE DONNE ERANO RISPETTATE E STIMATE! ARISTOTELE è STATO IL PRIMO FEMMINISTA DELLA STORIA!",




DEL RESTO SE LE FEMMINISTUCOLE ISLAMICHE FANNO PASSARE MAOMETTO COME FEMMINISTA, è SOLO QUESTIONE DI TEMPO, PRIMA O POI SALTERANNO FUORI ANCHE LE FEMMINISTUCOLE "GRECOCLASSICISTE" A FARCI SAPERE CHE "ARISTOTELE ERA TANTO FEMMINISTA!"

Comunque no, non basta un'Aspasia per farmi amare "l'antica Grecia": continua a farmi venire l'orticaria...


E VISTO CHE CI STO DIETRO DA OTTOBRE 2019, A 'STO LAVORO

 E CONTRARIAMENTE A CERTI BLOGGER\"ATTIVISTI", CHE FANNO UN MUCCHIO DI SOLDI CON QUESTI ARGOMENTI,  

IO, PER MIA SCELTA, NON CI GUADAGNO MANCO UN CENTESIMO DA TUTTO CIò CHE FACCIO, NON AVENDO NESSUNO "SPONSOR", "IBAN", "BANNER PUBBLICITARIO", "SPOT PUBBLICITARIO SU YOUTUBE" 
Né "AMICO CHE CONTA" (SINDACO, PREFETTO, MAGISTRATO, POLITICO...),

ESIGO CHE SE QUALCUNO VUOLE "CRITICARE I MIEI LAVORI CULTURALI", 
DEVE TIRARE FUORI I
LIBRI, 
I LIBRI, 
I LIBRI.
ALTRIMENTI NON SARETE DEGNATI DI REPLICA.