Sciamane e Sacerdotesse



Qui trovate lo stesso argomento, ma con più dettagli: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/la-sacerdotessa-che-e-un-concetto.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/arte-sciamanica.html

Una donna conscia del suo ciclo e delle sue energie acquisisce consapevolezza dei livelli invisibili della vita. Ella mantiene un collegamento intuitivo con le energie della vita, della nascita e della morte, e percepisce la divinità nella terra e in se stessa. Per mezzo di questa consapevolezza la donna interagisce non solo con ciò che è visibile e di questo mondo, ma anche con gli aspetti invisibili e spirituali della vita.
Era attraverso questo stato alterato di coscienza mensile che le Sciamane, le Donne di Medicina e più tardi le Sacerdotesse, portavano energia, ispirazione e unione tra il Divino, il mondo manifesto e la comunità. Guarigione, magia, profezia, insegnamento, ispirazione e arte della sopravvivenza provenivano dalla sua capacità di percepire entrambi i mondi, di viaggiare e fare esperienze nell'uno e nell'altro.

L'aumento del predominio maschile nelle società e nella religione portò al declino dello status della Donna Sciamana e della Sacerdotessa, al punto che gli uomini si sostituirono completamente in questi ruoli



Nella società occidentale la figura della Sacerdotessa fu repressa in modo così sistematico e completo che la posizione attiva della donna nelle religioni istituzionalizzate sparì completamente (Nota di Lunaria qui l'Autrice non dice il perché le donne furono estromesse dal sacerdozio: perché non maschi come Gesù, e quindi, non degne di "rappresentarlo" per comunanza e simbiosi, sulla terra, al momento della messa, visto che il dio cristiano deve essere rappresentato in terra da un maschio come lui)





Il lavoro di queste donne sagge, o streghe, continuò in modo sotterraneo rappresentando l'ultimo legame con le antiche religioni matriarcali. La strega del villaggio conosceva la magia della natura, l'arte di guarire e delle giuste relazioni ed era in grado di interagire con il suo ciclo mestruale, il periodo del suo sé intuitivo e interiore. Ella offriva aiuto e guida nel passaggio della vita alla morte, iniziava e trasformava attraverso riti di passaggio e conduceva rituali estatici per attirare e trasmettere fertilità, ispirazione e unità alla sua gente. La strega del villaggio bilanciava la società e la religione dominate dai maschi con la coscienza e l'energia femminile. Sfortunatamente i poteri femminili erano visti come una chiara minaccia alla struttura maschile della società infatti le persecuzioni medioevali distrussero quasi completamente la tradizione magica delle "donne sagge" o streghe. Attaccando le streghe i persecutori si resero conto che esse avevano realmente dei poteri; ma la vera distruzione della loro tradizione derivò, piuttosto, dalla negazione, che avvenne in seguito da parte della società, di questi poteri. La strega divenne oggetto di scherno, ritratta nei libri per bambini. Le punizioni inflitte nei tempi antichi, e in seguito, l'indottrinamento indotto con la paura e la vergogna, indussero le donne a non mostrare le capacità e le aspirazioni che avrebbero potuto portare a un risveglio della tradizione femminile. Le conseguenze della caccia alle streghe si ritrovano ancora oggi nella mancanza pressoché totale di insegnamenti istituzionalizzati nella società che facciano conoscere alle donne la natura e le energie cicliche femminili. (Nota di Lunaria: la colpa, ora, è ANCHE delle donne. Vedasi cristiane e islamiche neoconvertite. Queste "donne" accettano totalmente e pienamente una mancanza di spiritualità al femminile.) Il risultato derivante dall'aver negato alle donne la pratica attiva della spiritualità è l'accettazione, da parte delle stesse donne, della religione strutturata e dominata dai maschi, senza più aver alcun riferimento o una vaga idea della loro innata spiritualità.
Nel ventesimo secolo il riconoscere alle donne uno stato sociale sempre più parificato a quello dell'uomo ha portato con sé un accresciuto bisogno di esprimere la spiritualità femminile in una forma riconosciuta.
A causa della pressione delle donne, alcune Chiese cristiane le hanno accettate nel ruolo di sacerdote, ma, anche se ciò riconosce a esse la coscienza spirituale, nega loro la femminilità. L'uso del termine "donna sacerdote" invece di quello di "sacerdotessa" rende la donna un "maschio onorario", non tenendo in considerazione la natura femminile e i poteri che incarna. Una donna non può essere come un prete in virtù della sua femminilità ma è proprio questa che la lega alla coscienza del divino.
Esistere come essere spirituale è una qualità innata nella natura e nel corpo di una donna.




Nel passato la natura lunare delle donne era riconosciuta come dimostrazione del legame tra queste e l'universo. Attraverso il suo corpo la donna sperimentava inconsciamente l'unità di tutto il creato, la mancanza di distinzione tra il Divino e la creazione e i cicli della vita, della morte e della rinascita.

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Tratto da



"Ad Atene, culla della civiltà occidentale, non si prendeva mai una decisione prima di aver consultato l'oracolo di Delfi, poiché era la Sacerdotessa a trasmettere i messaggi della Divinità. Le sue parole e i suoi consigli erano preziosi per re e politici, guerrieri e poeti. Ulisse consultò l'oracolo per la guerra, e anche Edipo ne chiese l'aiuto; Socrate giurò sulla sua saggezza. Nel tempio dedicato alla Grande Madre Terra Gaia, la Sacerdotessa sedeva su una spaccatura nel roccia chiamata "Delphys", che significava "Vagina", l'apertura del grembo della Dea. Si diceva che i vapori che scaturivano da quella fenditura potessero indurre uno stato di trance nella Pizia, la Pitonessa, colei che teneva l'antico serpente della saggezza arrotolato sotto il suo trono.

Plutarco, come Pitagora, era un sacerdote del suo tempio; sosteneva che l'oracolo aveva mille anni e descrisse la catalessi estatica della Sacerdotessa e la sua comunione col Divino. I greci chiamavano quegli stati di trance "Entheos" ovvero "Dentro c'è un Dio", da cui deriva la parola "Entusiasmo".
Le Sacerdotesse, dall'Asia all'Egitto, dalla Libia all'Islanda, parlavano con la saggezza di una coscienza alterata ed espansa che consultava e interpretava il Divino. Insegnavano l'epifania di musica, canta, danza; scendevano nelle caverne, conoscevano i misteri di morte e rinascita della terra e, come i leggendari sciamani sciiti, erano in grado di volare.
Gli Dei ci inviavano segni per guidarci e aiutarci, e la capacità di interpretarli e di parlare con il Divino era un antico dono proprio delle donne."


Nota di Lunaria: Ovviamente chi poteva guastare tutto questo, se non un cristiano? E infatti il tempio di Delfi, che aveva onorato così altamente la Saggezza della Donna, fu chiuso dall'imperatore cristiano Giustiniano nel 529 d.c, che chiuse anche moltissime scuole filosofiche, spesso frequentate anche dalle donne, almeno le più abbienti. Anche il tempio di Eleusi venne chiuso, e la Dea e le Sue Sacerdotesse vennero relegate in un mondo sotterraneo di demonizzazione.

I Celti e i Galli onoravano le donne come portatrici di saggezza spirituale. Una famosa Sciamana, una Sacerdotessa druida conosciuta come Velleda, Regina dei Brutteri, divenne leggendaria per aver combattuto strenuamente contro gli invasori romani. Inoltre, negoziò un accordo di pace tra i Romani e la sua gente. Predisse con precisione la distruzione delle legioni romane nel 69 d.c e fu catturata come una preda ambita dai Romani, che la giustiziarono per aver condannato il loro imperialismo e la loro brutalità.



Ancora più a nord, le donne erano grandi Sciamane. In Islanda, la Sacerdotessa era chiamata Spakona, dalla parola "spa" che significava "profetizzare". Compiva riti, conosceva le canzoni sacre e sedeva su una piattaforma sollevata che simboleggiava la sua capacità di vedere oltre la realtà. Si diceva che Odino stesso consultasse una veggente per conoscere il suo destino. Viaggiando verso est attraverso l'Europa, nei campi e nelle foreste, si potevano incontrare popoli che adoravano la Grande Dea degli animali [Potnia Theron] con danze rituali e trance indotta da sostanze psicotrope.  Ancora più a est, dall'altra parte del mare, in Manciuria, vivevano sciamane che portavano sempre uno specchio di rame grazie al quale si poteva vedere la propria anima e consultare una Divinità.

In Corea il Divino veniva invocato usando delle perline. Per migliaia di anni, in Giappone, le donne furono itako, okamin, kannagi o kuchiyose - appellativi usati per indicare le donne sagge che interpretavano la saggezza di Ogamisama, la Grande Dea. Erano miko, figlie degli Dei, che consigliavano imperatori e contadini.
Seguivano una preparazione tradizionale, avevano rituali di iniziazione e lavoravano con strumenti magici come archi, liuti a una sola corda e tamburi. Vissero e viaggiarono liberamente fino alla fine del 19° secolo, quando le loro arti furono dichiarate illegali. Continuarono a praticare in segreto fino all'arrivo del generale D. MacArthur nel 1945, che pose fino alla proibizione delle tradizioni shintoiste che quelle donne avevano fondato.




A ovest, c'erano le donne medicina dell'isola Tartaruga, le Americhe, come sarebbero state chiamate. [La Tartaruga era un animale sacro e una Dea essa stessa].
Nipoti di Nokomis e figlie della Donna Ragno, di Donna Bufalo Bianco, della Grande Madre Terra, conoscevano gli antichi canti e le preghiere che propiziavano la guarigione. Parlavano con le piante e sapevano quali erano benefiche e nocive. Conoscevano la saggezza delle stagioni, degli animali della terra, del cielo. Detenevano i misteri delle Capanne della Luna e presiedevano le nascite, le morti, le iniziazioni, i matrimoni e i rituali delle stagioni e delle comunità. Viaggiavano tra i mondi, ritornando con anime perdute e saggezze segrete. Erano anziane onorate dalla gente e, in alcune tribù, sceglievano i capi per il tempo di pace e quello di guerra.

A Sud, c'erano le Sacerdotesse africane, che vennero fatte prigioniere e deportate in America, dove nascosero le loro antiche vie - le danze degli Orisha, la possessione delle entità, la divinazione con le ossa, la magia di Yemanja e Oshun, Dee delle sacre acque e molto altro ancora - nelle tradizioni e nelle cerimonie della religione dei loro rapitori. La Santeria e il Vudu discendono dalla religione Yoruba e, anche se fraintesi dalla cultura occidentale, restano profondamente legati alla saggezza sciamanica del loro passato.
Un tempo, il mondo era pieno di donne che sapevano che c'era un'altra via, una via interiore che portava alla verità. Quella era l'antica arte della Sibilla, Profetessa e Sacerdotessa della Dea, che per prima mi aveva chiamato a sé in sogno e che in seguito era comparsa per guidare i miei passi sul sentiero tortuoso che ora stavo seguendo.
Sotto il predominio degli ebrei, il culto della Dea era punibile con la morte e una lunga serie di guerre portò alla graduale distruzione delle vicine culture matriarcali.



La condizione delle donne peggiorò repentinamente. La violenza rafforzò la teologia; la lapidazione e altri tipi di esecuzioni brutali venivano inflitte alle donne che adoravano la Dea, che rifiutavano i matrimoni imposti, che non arrivavano vergini alle nozze. Le radici della disuguaglianza fra i sessi e della distruzione della terra sono evidenti in questo primo spostamento religioso dalla Dea Madre, immanente e presente nel mondo, al dio padre, che era trascendente e remoto.



La cultura sacra della Dea scomparve dalla cultura occidentale. Un dio maschile occupò il trono del paradiso, come i re si erano impadroniti dei troni dei regni terrestri e la religione divenne dominio esclusivo degli uomini.



Solo loro potevano diventare sacerdoti, solo loro potevano interpretare il divino che ora era completamente maschile: dio padre, suo figlio e lo spirito santo.

Una trinità maschile prese il posto dell'antica Triplice Dea dagli aspetti di Vergine, Madre e Anziana.
La Dea è sempre stata Triplice; lo si vede ancora nell'Induismo. (https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/induismo-e-symphonic-black-metal.html)




I miei studi mi portarono a capire che la Wicca, come spesso viene chiamata la Vecchia Religione, ha radici nelle antiche religioni matriarcali che hanno dato vita alla cultura occidentale. Non credevo in una Dea ma cominciavo a percepire l'enorme cambiamento nella consapevolezza generato dalla scoperta del Sacro Femminile. Ero entrata in possesso di uno "specchio" storico che rifletteva un'immagine di me ben diversa da quella che mi presentava la mia cultura. Le dure restrizioni subite dalle donne erano giustificate da editti religiosi e da leggi secolari. Eravamo state etichettate come intellettualmente inferiori, incompetenti, depravate, pericolose e bisognose di essere dominate.

Il serpente, che spinse Eva a mangiare il frutto dell'Albero della Conoscenza, era stato a sua volta giudicato malvagio, ma avevo scoperto che nelle religioni legate alla terra il serpente era un simbolo della Dea della fertilità. (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-3-il-serpente-dagon-e.html)
Era Coatlicue, la quintuplice Dea dalla pelle di serpente dell'antico Messico.
Era Benten, chiamata anche Benzaiten, Dea giapponese della fortuna, della ricchezza, dell'arte, dell'amore che si manifestava come un drago che nuotava in mare accompagnato da bianchi serpenti sacri. Era Vila, Dea guaritrice dei boschi e delle creature selvagge dell'Europa dell'Est, che si trasformava da serpente in uccello, da cavallo a vento, e i cui misteri venivano custoditi dalla Sorellanza della Luna Piena.
Per gli Hopi, è il serpente sacro delle acque della vita che discendono dai cieli e attraversano le montagne per far crescere il grano. E fu nelle valli rese fertili dai suoi grandi serpenti d'acqua - il Tigri e l'Eufrate, il Nilo, l'Indo e il Gange (chiamato così in onore della Dea Ganga) che scorrevano sulla pelle delle terra, che nacque la civiltà. In India assume la forma delle Dakini, le aiutanti dal corpo di pesce della Dea della morte Kali [Più correttamente, Kali è la Dea della Distruzione che favorisce la Rinascita]. Ma gli yogi tibetani sanno che dietro la loro maschera terrificante, le Dakini sono madri che dispensano i doni della visione e della magia a coloro che praticano lo yoga Kundalini.
E i suoi serpenti rappresentano i sacri poteri che hanno origine alla base dela spina dorsale e che garantiscono l'illuminazione dell'estasi. I serpenti si avvolgevano attorno alle braccia delle Sacerdotesse della Dea nella Creta minoica. Ed erano i suoi serpenti che si avvolgevano attorno al Caduceo, ancora oggi un simbolo della guarigione e della medicina [tra l'altro scopiazzato anche nella bibbia https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/il-simbolismo-del-bastone.html]. I serpenti sono il simbolo dei sacri poteri di rigenerazione della Dea, messaggeri di conoscenze scientifiche e intuitive, spirali organiche del significato profondo della vita stessa.

https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/nu-wa-e-il-serpente.html
Grazie all'oracolo di Delfi custodito dai serpenti, Pitagora scoprì la matematica della vita e della musica e la struttura nascosta di un universo sacro. Il dottor James Watson seguì il suo sussurro da sirena, scendendo le scale a spirale dell'università di Oxford, e fu così che ebbe una visione intuitiva del DNA, composto da spirali intrecciate simili a serpenti che ora chiamiamo doppia elica. [In realtà fu una donna ad osservare per prima il DNA, nel 1952: Rosalind Franklin. Watson e Crick rubarono la fotografia e vinsero il nome. Fu solo nel 1968 che la verità venne a galla]
Nella Vecchia Religione, l'Albero della Vita è identificato con la Dea. Come le mele di Avalon, anche l'Albero dona la benedizione della vita eterna, attraverso la conoscenza dell'energia dell'universo che si trasforma ciclicamente da una manifestazione all'altra, da energia a materia e da materia a energia, come la Luna o la Terra con il trascorrere delle stagioni, come il serpente che rinasce cambiando pelle. L'Albero della Vita è l'Axis Mundi, la colonna che collega il Cielo e la Terra, la colonna vertebrale di ogni espressione umana di infinito amore e creatività. Il ruolo della Sacerdotessa e della Sciamana è sempre stato quello di sapere, guarire, nutrire, proteggere, consigliare e di condividere e tramandare l'antica arte e le sue tecniche che sono in grado di connetterci immediatamente con la fonte sacra della vita. Quelle funzioni erano particolarmente importanti per la sopravvivenza e il benessere delle culture non tecnologiche. Le streghe usavano ancora gli incantesimi per la salute, l'amore, il lavoro, la prosperità, l'ispirazione, l'intuito, la pace, la giustizia e la protezione. Li usano per affrontare la solitudine, la depressione o la perdita, per aiutare il passaggio di un'anima oltre i cancelli della morte e persino per affrontare i nemici. Gli strumenti, gli abiti, le erbe e gli aiuti magici - tra cui le pozioni, gli oli, le candele, gli amuleti, le sfere di cristallo, i talismani - vengono usati per compiere incantesimi rituali.
Con un abile uso della magia, gli oggetti diventano delle vere e proprie batterie capaci di aggiungere la loro energia alla nostra e di immagazzinare il potere che abbiamo tratto da noi stessi, dalla terra e dal Divino. Questa fase è particolarmente eccitante, perché ci permette di vedere per la prima volta il sacro nel quotidiano, quindi il potere e il significato di una realtà in apparenza banale diventano quasi palpabili. La scelta dei tempi per compiere una magia è un fattore fondamentale se vogliamo che abbia successo: l'ora, il giorno, la settimana, il mese o l'anno, le fasi lunari e le stagioni della vita: tutto questo è legato alla natura dell'energia che può aumentare o diminuire, muoversi dentro o fuori di noi, avvicinarsi o allontanarsi, crescere, affievolirsi o riposare. Questo flusso naturale si riferisce ai nostri obiettivi magici: cerchiamo di allontanare o di attrarre qualcosa? In questo modo, le streghe accrescono i risultati dei loro sforzi magici. Possono aprire vie bloccate, liberare dall'energia stagnante, portare a buon fine ogni genere di situazioni e riposare nella culla del tempo e dello spazio quando l'onda di energia si ritira. Una forma specifica della Dea o del Dio, le cui energie corrispondono allo scopo di un determinato lavoro magico, viene evocato per ottenere migliori risultati. Le streghe lavorano con la forza di una particolare Divinità o con un determinato aspetto del Divino, la cui energia si avvicina maggiormente a un certo obiettivo magico.
E così la Dea Iside viene evocata per ottenere guida spirituale,
Persefone per la rinascita, la Donna Ragno per la creatività,
Brigid per l'ispirazione poetica, Freya per la prosperità,
Ecate per i sogni e la trasformazione, Kali per la giustizia,
Oshun per l'amore, Amaterasu per il potere.
Evochiamo anche Dei: Giove per il successo, Dioniso per l'estasi,
Cernunno per il legame con la terra, Efesto per la creatività,
Obatala per la giustizia, Osinyin per la guarigione con le erbe, Odino per la saggezza. Ciascuna di queste divinità incarna un particolare aspetto di una Divinità più grande, ed è come un portale che si apre su un mistero vasto e inafferrabile. è come per i cattolici pregare i santi o per gli ebrei fare uso delle energie cabalistiche o per i cristiani invocare l'aiuto degli angeli. Dal momento che la magia lavora grazie al principio dell'interconnessione, quando lanciamo un incantesimo su qualcuno è come se lo lanciassimo su noi stessi. Diventiamo una cosa sola con l'oggetto della nostra magia. Quindi se vogliamo che qualcuno s'innamori di noi, veniamo legati dalla nostra stessa infatuazione. Quando curiamo, guariamo anche noi stessi. Quando cerchiamo la nostra strada, troviamo altri che viaggiano con noi.

"Le streghe hanno sempre sperimentato la presenza della Dea nel mondo", spiegò Nonna, "La vediamo nei cicli delle stagioni e nella bellezza della natura."
"Per me, il mistero spirituale più incredibile è il rapporto tra la Luna, la Dea e le donne", aggiunse Bellona. Nonna annuì e continuò: "I cicli della Luna - crescente, piena e calante - corrispondono alle fasi della nostra vita: Vergine, Madre e Anziana, prepuberale, fertile e in menopausa. Questa è la Triplice Dea
La cultura occidentale smette di riconoscere il valore di una donna una volta che questa non è più "sessualmente desiderabile", né fertile, ma nella Vecchia Religione, l'Anziana è tenuta in gran considerazione. I suoi poteri aumentano con l'età, poiché racchiude in sé sia la Vergine che la Madre, con le loro energie di indipendenza e sessualità. La Triplice Dea fu la prima Sacra Trinità della religione occidentale, più antica della trinità cristiana di almeno seimila anni. In Arabia era venerata come Al Lat, Al Uzza e Manat (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arabia-saudita-no-per-davvero-parli-di.html). In Grecia, la Triplice Dea era formata da Persefone, Demetra ed Ecate. Sopravvisse persino alla cristianizzazione nelle vesti della vergine maria, di sua madre sant'anna e di sua nonna, sant'emerenzia", aggiunse Maia. 
"Per i Celti, era Morrigan, una Triplice Dea della guerra", aggiunse Bellona. "E ce n'erano molte altre, Anziane, Madri e Vergini."
"Dee Vergini come Artemide, giusto?", domandò Marcia. Maia annuì. "E come Atena ed Estia. Ma si può trovare questo concetto in ogni parte del mondo", spiegò Bellona. "Vergine sta ad indicare una donna indipendente, non una donna che non ha mai fatto sesso. Indicava una donna autonoma e completa in sé, che non aveva bisogno necessariamente di un uomo per essere ciò che era. Persino Afrodite, la Dea greca dell'amore, era una vergine ogni anno si bagnava nelle acque nei pressi del suo tempio a Cipro per ripulirsi dell'influenza degli uomini e ristabilire la sua indipendenza."
Onatah scoppiò a ridere. "Ragazze, questo è un rituale che potrebbe servirmi" Nonna annuì. "Se ti ha colpito, usalo. Tutta questa saggezza non deve essere un dogma ma un'ispirazione per le pratiche magiche personali. Molti dei nostri rituali sono basati sulla tradizione ma sta a voi recuperare e reinventare questi antichi riti per crearne di nuovi che abbiano significato per le donne d'oggi. Durante il nostro lavoro, recupererete la saggezza spirituale del corpo."
"E la Luna?", domandò Gillian.
"La Luna è da sempre un simbolo della Dea, della spiritualità femminile e dell'inconscio.
Le fasi lunari sono molto importanti per i nostri rituali. Durante la Luna crescente o piena, facciamo magia per stimolare, per accrescere e per attrarre", spiegò Nonna. "Quando c'è la Luna piena è il momento migliore per evocare le Dee della fertilità. Un cerchio formato durante la Luna piena viene chiamato Esbat. Invece in Luna calante, si eseguono rituali di purificazione e di allontanamento. Il momento propizio per la divinazione con gli specchi e i cristalli è durante la Luna Nuova."
"Scommetto che non sapevate che gli antichi calendari erano basati sui cicli lunari - e femminili - di 28 giorni. E il motivo per cui una congrega è formata da 13 donne è che ci sono 13 mesi lunari e 13 Lune Piene in un anno. è per questo che il numero 13 è il numero della Dea", aggiunse Maia con nostra grande sorpresa.
"E allora Venerdì 13?", domandò Mindy."Nella Vecchia Religione, il Venerdì è un giorno devoto alla Dea, a Freya, da cui deriva la parola inglese "Friday", "Venerdì". E questo è anche il giorno di Venere. Quindi il Venerdì 13 in origine era un giorno sacro alla Dea. Ma, come molti altri aspetti della Vecchia Religione, venne distorto e finì per essere considerato giorno sfortunato."
"I cicli mestruali delle donne erano, e sono tuttora, una parte fondamentale dei misteri spirituali femminili. Il sangue mestruale fa parte del potere divino e vitale delle donne, e non è un simbolo di peccato e impurità, come hanno sostenuto le istituzioni patriarcali.





L'isolamento forzato delle donne durante il ciclo mestruale era una distorsione repressiva del Tempo della Luna, che in passato veniva onorato e ritenuto sacro, in cui le donne si ritiravano dalle faccende quotidiane per sperimentare la comunione con il divino. Questo è un momento in cui il corpo della donna diventa più sensibile e si armonizza con le energie della natura."

Riporto un altro contributo, sul tema, che riporta l'archetipo della strega, della donna saggia, in modo denigratorio, come fu concepito dal patriarcato religioso cristiano.



"Quale manipolatrice di filtri, di unguenti, di veleni, la strega appartiene alla storia della scienza. Da lei Paracelso, nel bruciare pubblicamente le opere di Galeno e di Ippocrate, dichiarava di aver imparato più cose che da tutti i professori delle Accademie. Di fronte agli addotrinati e ai sapienti che traggono teorie e rimedi dai libri illustri e dalle elucubrazioni metafisiche, la strega rappresenta il ricorso diretto alla natura e alle sue proprietà segrete: alla terapeutica sacramentale delle religione, che media l'uomo con la potenza divina, essa contrappone una terapeutica materiale, che presume di ricondurre l'ordine e la normalità dell'organismo umano con mezzi fisici. Satana conosce a perfezione la natura occulta delle erbe, delle piante, dei minerali e in qualche modo vi presiede come signore del mondo visibile: da lui la strega impara a scegliere le erbe adatte, a ricavare l'arcanum, a preparare filtri e pozioni, da lui talora riceve direttamente polveri e unguenti già elaborati. Ciò che Satana è sul piano metafisico e morale, lo sono, nel regno naturale, i veleni che si celano nelle radici e nei semi delle piante, nelle ceneri dei minerali, nelle irradiazioni delle pietre preziose. I veleni sono l'anima diabolica delle cose, e chi pretende, come Paracelso, fondare su di essi una terapeutica, in realtà scatena le forze più nefaste della materia e collabora con Satana alla perdizione fisica del genere umano. Queste tenebrose essenze non arrecano soltanto la morte: la loro azione sconvolge l'equilibrio delle forze vitali, viola l'armonia degli organismi, assopisce o esapera le funzioni fisiologiche, evoca un mondo irreale; per esse, l'uomo, insoddisfatto della creazione divina, cerca un'evasione che gli dia l'illusione di essere creatore come Dio. L'ebbrezza gioiosa, l'immaginazione sfrenata, le allucinazioni incoerenti, il torpore piacevole, le impressioni di serenità e di benessere, formano il paradiso artificiale dell'uomo insaziabile che non trova più il suo piacere nell'ambito della normalità, nonchè dell'infelice che la fortuna ha maltrattato.
La strega ha le chiavi di questo paradiso assurdo, al quale appartiene e ch'essa apre a chiunque voglia entrarvi. Le pomate, i decotti, gli infusi ch'essa prepara creano l'irreale; quell'irreale che, non essendo divino, è considerato demoniaco, e, come demoniaco, realissimo: l'abuso di stupefacenti è un'iniziazione. La donna, che prima di partire per la tregenda, si unge tutto il corpo con un unguento a base di mandragora e di belladonna, compie un rito; e quando essa cade in un sonno profondo e nel sogno o nel delirio vede le più stravaganti immagini, le sue visioni sono l'epifania dell'invisibile. [...] Pochi conoscono le sostanze manipolate dalla strega e le loro proprietà curative: il giusquiamo, l'aconito, la belladonna, la mandragora, la canapa indiana, la fava di sant'Ignazio, l'Herba Ophiusa, la verbenaca, il Chameleone bianco e nero, il colchico, lo stramonio... e anche chi ne ha sentito parlare, le associa vagamente a nozioni soprannaturali e miracolose."


Approfondimenti tratti da







"Prezzemolo, acqua d'aconito, fronde di pioppo e fuliggine"; oppure "pastinaca acquatica, acoro comune, cinquefoglie, sangue di pipistrello, morella e olio". Ecco alcuni degli unguenti che le streghe consigliavano a chi era tentato dal desiderio di volare. Accusate di essere creature del Demonio, le streghe erano depositarie della conoscenza e dell'uso di piante ricche di principi attivi; è probabile che conoscessero bene i veleni derivati da diverse piante. Era considerata strega anche la "medichessa" e, sebbene nel corso dei secoli la donna abbia avuto un ruolo ben preciso nelle medicina, soprattutto come ginecologa e levatrice, nel '500 fu addirittura estromessa dalla professione medica. Tra le piante usate dalle streghe, molte appartengono alla famiglia delle Solanacee, in cui è compresa anche la patata. Nel XVI secolo le donne veneziane usavano la belladonna (Atropa Belladonna) per ravvivare la luminosità dello sguardo e per dilatare le pupille.
La belladonna è molto tossica; si trova nei boschi, in prossimità delle siepi, e fiorisce in estate con bei fiori rosso porpora e bacche nere e lucenti, che i francesi chiamano "ciliegia della follia" e che, se ingerite, possono essere mortali. La belladonna contiene l'atropina, che è utilizzata in medicina per la sua azione antispasmodica, antiasmatica e midriatica (provoca dilatazione della pupilla) e anche in preanestesia. Anticamente si preparava una "pomata della strega" per rendere insensibile la pelle prima di un intervento. Luoghi ombrosi, umidi, in prossimità dei ruscelli rappresentano l'habitat ideale per la crescita dell'aconito (Aconitum napellus).
è una pianta molto tossica, tanto che nell'antichità i criminali venivano uccisi con questa droga; la sua coltivazione fu vietata nell'antica Roma. Dalle sue radici si ricava un farmaco antidolorifico e antiasmatico. 
Evitate di raccogliere i suoi splendidi fiori azzurro-violacei a forma d'elmo: il veleno di questa pianta può penetrare attraverso la pelle!
"Anthropomorphos", così Pitagora chiamava la mandragora, pianta erbacea della famiglia delle Solanacee, diffusa in tutta l'Europa meridionale, il cui nome, datole dal medico greco Ippocrate, sembra derivi dal persiano "mehregiah" (erba dell'amore). Conosciuta nell'antichità come afrodisiaca, la mandragora godeva fama di possedere straordinarie virtù terapeutiche, come ad esempio curare la sterilità femminile. A tutto il XIV secolo la pianta era parte integrante della teriaca, mentre la religiosa Ildegarda di Bingen l'apprezzava come antidolorifico. Sbalorditive erano le capacità magiche attribuitele. Ma la radice di mandragora, importantissima nella composizione di filtri d'amore, poteva anche provocare allucinazioni, deliri o addirittura follia. Nel Medioevo le streghe consumavano nei Sabba grandi quantità di pozioni a base di mandragora, anche per acquistare poteri eccezionali. A tale proposito Njanaud, nel suo trattato sulla Licantropia, del 1615, riferisce di un particolare unguento a base di mandragora che le streghe adoperavano per trasformarsi in animali: la famosa Licantropia!
"In un'anfora si pongano tre libbre di scorza di radice di mandragora  e di vino dolce, che si pone a macerare il tutto, in vino dolce. Chi deve essere operato dovrà bere tre calici di questa pozione, allo scopo di non avvertire il dolore del taglio" è quanto consigliava nel Medioevo il "Codice Viennese 93". Dall'odore fetido, la radice di mandragora (dotata di una notevole tossicità) ha attualmente una scarsa importanza farmacologica. Contiene atropina, attualmente utilizzata in medicina.
Il più antico documento medico è il papiro di Ebers (500 a.C). è noto che gli Egizi conoscevano più di 700 forme di medicamenti, sia di natura vegetale che animale. Tra le piante usate: maggiorana, artemisia, edera, scilla, mirra."


Per approfondimenti, vedi:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/la-dea-madre-nelle-diverse-culture.html

APPROFONDIMENTO: LA SCIAMANA IN COREA

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Un'altra differenza consiste nella maggiore importanza che viene data, tra i coreani, ai fenomeni di sciamanesimo, soprattutto femminile.
  
Lo sciamanismo in Corea non ha un corpus di scritture o testi sacri ed esistono anche pochi templi. Questa religione costituisce ancora un pilastro importante per la cultura coreana. Le Mudang sono le sacerdotesse che officiano i riti sciamanici e agiscono da intermediarie tra il mondo dei vivi e degli spiriti; curano malattie, guidano gli spiriti dei defunti, danzano e fanno cerimonie particolari per assicurarsi buona fortuna e prosperità. Le cerimonie, chiamate "Gut", si svolgono in casa o all'aperto e per attrarre gli spiriti dei defunti si lasciano ancora oggi offerte di cibi e bevande, tra cui anche una testa di maiale, offerta che si trova molto spesso visitando il tempo sciamanico Guksadang a Inwangsan, una zona collinare a Seul, dove di fronte a piccole fessure e "rocce zen" vengono deposte offerte di dolci, candele e bastoncini di incenso. Le Mudang suonano il tamburo, cadendo in trance mentre danzano. Le cerimonie si svolgono anche all'ombra degli alberi: un'anziana signora agita cinque stendardi colorati per attirare gli spiriti; una ragazza suona un tamburo e medita.
 
ALTRO APPROFONDIMENTO

In Corea, gli sciamani spiritualmente più forti sono le donne ("Mudang") che possono cadere in trance perché dotate di capacità potenti. Nei riti, la Sciamana crea un modello di cosmo in cui gli esseri umani e non umani sono uniti in armonia. Gli spiriti guida le concedono di essere il tramite nel processo risanatore che coinvolge le persone, la società e il Cosmo. La Mudang serve da mediatrice con gli uomini, la natura e la comunità degli spiriti che dimorano nelle tre Zone Cosmiche. Ha un rapporto speciale con gli spiriti della montagna, perché i monti sono centri sacri e portali cosmici.  La Sciamana può anche costruire un Asse del Mondo simbolico nel luogo dove compie il rito (kut). Le Sciamane (anche anziane) possono danzare sopra lame di coltello parallele, in cima ad una piattaforma innalzata al centro del cortile, che rappresenta sia un modello di cosmo sia la residenza dello spirito guida, Taegam, divinità della casa, del focolare, delle ricchezze, delle benedizioni. La Mudang ascende il Regno dei Cieli, supera la vulnerabilità della carne attraverso il potere sacro e il supremo equilibrio, poi ritorna nell'Intermedio per comunicare i messaggi degli spiriti.