Wakan Tanka!

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Descrivere in modo esauriente la spiritualità di un popolo nativo è compito assai arduo se non addirittura impossibile.
Il punto di partenza per l'analisi della forma mentis spirituale dei Lakota è senz'altro il concetto di Wakan. Tale termine è analogo all'Orenda irochese, al Manitu algonchino, al Pokunt degli Shoshone e a numerosi altri termini aventi un significato molto simile per la maggior parte dei popoli nativi americani (*)

Gli Inca del Perù utilizzano un termine quasi identico (Huaca) per indicare lo stesso concetto. Wakan indica qualsiasi entità, persona, oggetto difficile da comprendere, misterioso, potente, sacro. Per dirla con Buon Posto [un nativo che raccontò, insieme ad altri, alcuni riti a James Walker, il primo studioso occidentale della spiritualità e della società nativa]:

"Wakan è qualsiasi cosa difficile da comprendere. A volte una roccia è Wakan. Qualsiasi cosa può essere Wakan. Quando qualcuno faceva qualcosa che nessuno capiva, ciò era Wakan. Il modo in cui gli spiriti agiscono è Wakan. Uno spirito è Wakan."

è interessante notare come i Lakota utilizzarono tale termine per identificare oggetti o animali portati nelle praterie dall'uomo bianco: sunkawakan (letteralmente "cane sacro", il cavallo), mniwakan ("acqua sacra", il whisky) e così via. Dal concetto di Wakan ne deriva un altro (o forse sarebbe meglio dire il contrario), di fondamentale importanza: Wakan Tanka.
Wakan Tanka è l'energia che permea tutto l'universo, il Creatore di tutte le cose, tradotto come "Grande Spirito" o "Grande Mistero"
Però Wakan Tanka, singolare come espressione verbale e plurale nel significato, non è una personificazione; lo sono le sue manifestazioni: il vento, le stelle (il Woniya, il Respiro del Grande Mistero), il Sole (Wi), la Luna (Hanwi), la nascita di un bambino.
è a Wakan Tanka, l'energia suprema, la fonte di tutte le cose presente in tutte le cose che si rivolge un Lakota quando prega, utilizzando spesso anche "la metafora della parentela"
Wakan Tanka Tunkasila ("Nonno", Antenato) oppure Ate Wakan Tanka (Padre Wakan). Nel primo caso, secondo alcuni, chi prega si riferisce all'energia suprema indipendentemente dalle forme in cui essa si manifesta; nel secondo caso ci si riferisce a un aspetto di Wakan Tanka in grado di manifestarsi nel mondo fisico.


I Poteri Associati alle Quattro Direzioni dell'Universo




Al Nord corrispondono: Fonte di Salute e Controllo Colore Rosso - Dimora della Donna Bisonte Bianco (Wohpe) - Dimora del Popolo del Bisonte

APPROFONDIMENTO tratto da




Bisonte (Ayàni per i Navajo, Tatanka per i Lakota) Abbondanza

Il bisonte simboleggia il rispetto e il benessere materiale. Nell'antichità rappresentava il mezzo di sostentamento di tutte le stirpi indiane: la scomparsa del bisonte segnò la fine delle antiche culture indiane della prateria. Il bisonte anche oggi è l'immagine della forza, della costanza, dell'abbondanza. Come talismano aiuta a colmare la nostra vita sia dal punto di vista fisico che spirituale e psichico. Aiuta a sviluppare maggiore forza e ad apprezzare la quotidianità. Protegge contro il freddo, la miseria, la svogliatezza.


Al Sud corrispondono la Fonte di Vita e Destino, il Colore Bianco, la Dimora del Popolo degli Animali, come Messaggeri, la Gru Bianca
All'Est corrispondono la Fonte di Saggezza, il Colore Giallo, la Dimora del Popolo dell'Alo, Messaggero Aquila Dorata 
All'Ovest corrispondono la Fonte dell'Acqua Purificatrice, Dimora degli Esseri del Tuono (Wakinyan), Colore Nero, Dimora del Potere del Cavallo, Messaggero Aquila Nera.


Altri come ad esempio Frank Fools Crow (1890-1989), il più grande Uomo Sacro del Ventesimo Secolo insieme ad Alce Nero, considerano Wakan Tanka e Tunkasila come due Entità spirituali e distinte e separate assimilabili al Padre e al Figlio della tradizione cristiana. Per quanto riguarda lo Spirito Santo, Fools Crow affermava: "Noi abbiamo tre Dei Supremi come i cristiani. Wakan Tanka è come il Padre, Tunkasila è come il Figlio. I Poteri (le Quattro Direzioni nella concezione di Fools Crow) e Nonna Terra insieme sono come lo Spirito Santo ed io chiamo questi ultimi cinque "Aiutanti di Wakan Tanka". Quando parlo di tutti questi esseri insieme a volte li chiamo Poteri Superiori.
Quando prego con la mia Pipa dirigo il cannello in alto verso Wakan Tanka, quindi un po' più in basso verso Tunkasila. Ma Wakan Tanka e Tunkasila pensano, agiscono, e ci proteggono come Uno. Perciò esiste un solo Dio. Ogni volta che dico Wakan Tanka, intendo dire anche Tunkasila."
Ovviamente un'interpretazione del genere (rilasciata nel 1977) palesa l'influenza esercitata dalle chiese cristiane sulla teologia e sulla cosmologia Lakota in cento anni di repressione spirituale e religiosa. Secondo alcuni esistono inoltre due Wakan Tanka, la somma delle due energie contrapposte a mantenere l'equilibrio dell'universo: Wakan Tanka Waste (Positivo) e Wakan Tanka Sica (Negativo)




Nota di Lunaria: sì, purtroppo l'interpretazione cristiana si è infiltrata nella spiritualità Lakota (e non solo). Ne parla a fondo anche questo libro:



analizzando tutte quelle sette che, all'arrivo del cristianesimo, sorsero in Africa, Asia, presso i popoli Nativi e che erano di due tipi: sincretiste (prendevano cose del cristianesimo e le mixavano alle loro concezioni religiose, o le reinterpretavano in modo eclettico ecc.) o decisamente anti-cristiane. 


Tra l'altro i profeti anticristiani/cristiani sincretisti che sorsero allora, come Kimbangu




anticipano, e di molto, la Teologia della Liberazione Nera portata avanti negli anni '70 da James Cone e da Delores Williams, nel loro modo di riflettere, discutere e raffigurarsi il dio cristiano postulato dagli uomini bianchi.


Vedi anche Frantz Fanon: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/introduzione-allarte-africana-e-allarte.html

Altri Nativi riferirono a Walker (nel 1905) cose diverse rispetto a quelle sostenute nel 1977 da Frank Fools Crow.
"Ti diremo cose note soltanto agli sciamani. Wakan Tanka è al di sopra di ogni cosa e dirige tutto. Un Wicasa Wakan [Uomo Sacro, impropriamente definito come "sciamano" o Uomo-Medicina] rappresenta Wakan Tanka e parla per lui. Gli sciamani si rivolgono a Wakan Tanka chiamandolo Tobtob Kin. Questo termine viene utilizzato nel linguaggio che solo gli sciamani conoscono. Gli sciamani lo usano in tutte le cerimonie e nelle canzoni, così che il popolo non apprenda ciò che soltanto loro debbono sapere. Tobtob Kin sono Dei Quattro-Volte-Quattro, mentre Tob Kin sono i Quattro Venti. I Quattro Venti sono un Dio che è l'Akicita (il messaggero) di tutti gli altri Dei. I QuattroVolte-Quattro sono Wikan (Il Sole) e Hanwikan (La Luna)
Taku Skanskan (Ciò che muove il cielo) e Tatekan (il Vento); Tob Kin (I Quattro Venti) e Yumnikan (Turbine); Makakan (Terra) e Wohpe (la Donna Bellissima); Inyankan (Roccia) e Wakinyan (Essere del Tuono); Tatankakan (Bisonte Maschio) e Hunonpakan (Due-Zampe-Orso Grizzly)
Wanagi (Spirito Umano) e Woniya (Vita Umana); e Nagila (Spirito Non-Umano) e Wasicunpi (Spirito Custode). Questi sono i nomi delle Entità Positive così come sono noti alla gente. Le Entità Negative sono Iyo o Ibom, e Gnaskinyan (Bisonte Pazzo) e Anog Ite (Doppio Volto) e Untehi (Mostri Acquatici) e Mini Watu (Spiriti delle Acque) e Can Oti (Abitanti degli Alberi) e Ungla (Folletti, spiriti maligni) e Gica (Nani, Gnomi) e Nagila Sica (Spiriti Maligni Non-Umani). Iyo è il capo delle Entità Negative ed è il Wakan Tanka maligno. Wakan Tanka è come 16 persone differenti. Ma ognuna di esse è Kan [vecchio, antico, che va accettato perché così è stato nei tempi passati oppure qualcosa di strano e meraviglioso che non può essere compreso]. Perciò, essi sono come una cosa sola."



Schematizzazione delle Sedici Entità Principali che compongono Wakan Tanka (+)




Wakan Tanka (l'Energia Positiva) e Wakan Tanka Sica (quella Negativa) sono due aspetti della stessa cosa. Il secondo è subordinato al primo, mentre l'uomo è subordinato a entrambi. Quest'ultimo però ha la possibilità di propiziarsi l'aiuto e il favore di Wakan Tanka e Wakan Tanka Sica tramite le cerimonie. L'energia può essere visibile o invisibile, mentre il potenziale di trasformare da visibile a invisibile e viceversa viene chiamato Tun (Ton). Ad esempio, il Tun di Wohpe è il fumo della Pipa e l'incenso dell'erba dolce, utilizzata nelle fumigazioni da sola o insieme alla salvia argentata perché in essi risiede il potenziale di trasformazione di tale divinità.
Anche nell'Astrologia specialmente Rinascimentale ogni pianeta aveva le sue erbe, i suoi profumi e colori.


(+) Nota di Lunaria: anche nel Panteismo e nell'Animismo Africano, gli Spiriti "stanno in gerarchie". Vedi Ernst Dammann. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/africa-1-anime-spiriti-e-amuleti.html)




tra l'altro è interessante che la Dea delle Acque, la Grande Madre Africana delle Acque, come tutte le Dee marine ambivalente, pacifica e distruttiva, come il mare può essere calmo o in tempesta, sia chiamata Mami Wata.
Il termine Mini Watu per "spiriti delle acque" lo ricorda molto, così come la concezione che gli alberi siano abitati da Dei o spiriti che tra l'altro fu uno dei motivi che scatenò la deforestazione feroce messa in atto dai cristiani specialmente nell'Europa dell'Est.
Gli Alberi erano le case degli Dei, i "Demoni", nella concezione cristiana. Andavano quindi abbattuti e bruciati.
Neanche a dirlo, nel Paganesimo gli Alberi erano persino ritenuti cosmici: Yggdrasill, Irminsul...


(*) Inserisco l'approfondimento tratto da Mircea Eliade, "Trattato di Storia delle Religioni"

L'insolito e lo straordinario sono epifanie conturbanti: indicano la presenza di una COSA DIVERSA da quella che sarebbe naturale; la presenza, o almeno il richiamo, in senso predestinato, di questa COSA DIVERSA. Un animale sagace, un oggetto nuovo o un fatto mostruoso, spiccano così nettamente come spicca un individuo bruttissimo, assai nervoso o isolato dal resto della comunità per una stimmata qualsiasi (naturale o acquisita in cerimonie religiose, compiute per designare l'‘eletto’). Alcuni esempi ci aiuteranno a capire il concetto melanesiano del "mana", dal quale certi autori hanno creduto di poter derivare tutti i fenomeni religiosi. "Mana" è per i melanesiani la forza misteriosa e attiva posseduta da certe persone e, in generale, dalle anime dei morti e da tutti gli spiriti. L'atto grandioso della creazione cosmica è stato possibile soltanto grazie al mana della divinità; il capo del clan possiede anch'egli il mana; gli Inglesi hanno soggiogato i Maori perché il loro mana era più forte; il ministerio del missionario cristiano ha un mana superiore al mana dei riti autoctoni. Del resto anche le latrine hanno il loro mana, dato che i corpi umani sono ‘ricettacoli di
forza’, e così pure i loro escrementi. Ma oggetti e uomini hanno il mana perché l'hanno ricevuto da certi esseri superiori, in altre parole PERCHE' partecipano misticamente al sacro, e NELLA MISURA IN CUI vi partecipano. ‘Se osserviamo che un sasso possiede una forza eccezionale, questo avviene perché uno spirito qualsiasi è associato a quel sasso. L'osso di un morto ha il mana perché vi si trova l'anima del morto; un individuo qualsiasi può essere in intima relazione con uno spirito ("spirit") o con l'anima di un morto ("ghost"), al punto da possederne il mana in sé stesso e servirsene a suo talento’. E' una forza diversa dalle forze fisiche, qualitativamente parlando, e si esercita perciò in modo arbitrario. Un guerriero valoroso deve la sua qualità non alle proprie forze e capacità, ma alla forza che gli concede il mana di un guerriero morto; questo mana si trova nel piccolo amuleto di pietra appeso al suo collo, in alcune foglie infilate alla sua cintura, nella formula che pronuncia. Che i porci di un tale si moltiplichino, o il suo giardino prosperi, dipende da certi sassi da lui posseduti, dotati dello speciale mana dei porci e degli alberi. Una barca è veloce soltanto se possiede il mana, e così il falco che prende i pesci e la freccia che uccide. Tutto quel che ‘è’ in misura estrema, possiede il mana; vale a dire tutto quel che appare all'uomo in aspetto efficace, dinamico, creatore, perfetto. Reagendo contro le teorie di Tylor e della sua scuola, i quali ritengono che la prima fase della religione può essere soltanto l'animismo, l'antropologo inglese Marett ha creduto di poter riconoscere, in questa credenza a una forza impersonale, una fase preanimistica della religione. Eviteremo di precisare fin da ora in che misura si possa parlare di una ‘prima fase’ della religione; parimenti, non indagheremo se identificare una siffatta fase primordiale equivalga a scoprire le ‘origini’ delle religioni. Abbiamo citato qualche esempio del mana soltanto per chiarire la dialettica delle cratofanie e delle ierofanie sul piano più elementare (è bene precisare che ‘il più elementare’ non significa affatto ‘il più primitivo’ in senso psicologico, né ‘il più antico’ in senso cronologico: il livello elementare rappresenta una modalità semplice, trasparente, della ierofania). Gli esempi citati illustrano molto bene questo fatto: che una cratofania o una ierofania SINGOLARIZZA un oggetto rispetto agli altri oggetti, come fa lo straordinario, l'insolito, il nuovo. Notiamo tuttavia:
1) che la nozione di mana, quantunque si ritrovi anche nelle religioni estranee al ciclo melanesiano, non è una nozione universale, e di conseguenza è difficile per noi considerarla prima fase di qualsiasi
religione;
2) che non è esatto considerare il mana una forza impersonale.
Vi sono, in realtà, popoli diversi dai Melanesiani che conoscono una forza di questo genere, capace di rendere le cose potenti, REALI nel pieno senso della parola. I Sioux chiamano "wakan" questa forza, che circola per tutto il cosmo ma si manifesta soltanto nei fenomeni straordinari (sole, luna, tuono, vento, eccetera) e nelle personalità forti (stregone, missionario cristiano, esseri mitici e leggendari, eccetera). Gli Irochesi si servono della parola "orenda" per designare la stessa nozione; una tempesta contiene "orenda", l'"orenda" di un uccello che difficilmente si lascia colpire è molto sottile; un energumeno è in preda al proprio "orenda", eccetera. "Oki" presso gli Uroni, "zemi" per le popolazioni delle Antille, "megbe" fra i Pigmei africani (Bambuti), tutte queste parole esprimono la stessa nozione di mana. Ma, ripetiamolo, l'"oki", lo "zemi", il "megbe", l'"orenda", eccetera non appartengono a chicchessia; li possiedono soltanto le divinità, gli eroi, le anime dei morti o gli uomini e gli oggetti che hanno una certa relazione col sacro, cioè gli stregoni, i feticci, gli idoli, eccetera. Per citare soltanto uno degli ultimi etnografi che hanno descritto questi fenomeni magico-religiosi e, ciò che più conta, presso una popolazione arcaica ove l'esistenza del mana era piuttosto controversa, lo Schebesta scrive: ‘Il "megbe" è diffuso dappertutto, ma la sua potenza non si manifesta dappertutto con la stessa intensità, né con lo stesso aspetto. Certi animali ne sono largamente forniti; gli esseri umani possiedono il "megbe" chi più chi meno. Gli uomini capaci si distinguono appunto per l'abbondanza di "megbe" da loro accumulata. Anche gli stregoni sono ricchi di "megbe". Questa forza parrebbe legata all'anima-ombra, e destinata a scomparire insieme a lei con la morte, sia che emigri in un'altra persona, sia che si trasformi nel Totem’. Benché certi studiosi abbiano aggiunto a questa lista qualche altro termine ("ngai" dei Masai, "andriamanitha" dei Malgasci, "petara" dei Dayak, eccetera), e nonostante i tentativi di interpretare nello stesso senso il "brahman" indiano, lo "xvarenah" iraniano, l'"imperium" romano, il "hamingia" nordico, la nozione di mana non è universale. Il mana non compare in tutte le religioni, e anche dove appare non è la forma religiosa unica e neppure la più antica. ‘Il mana... non è affatto universale, e di conseguenza basare sul mana una teoria generale della religione primitiva non è soltanto erroneo, è anche fallace’.
Diremo di più, fra le varie formule ("mana", "wakan", "orenda", eccetera) vi sono, se non differenze spiccate, almeno sfumature, troppo spesso trascurate nei primi studi. Così, l'americanista Paul Radin, analizzando le conclusioni che W. Jones, la Fletcher e Hewitt hanno tratto dalle loro ricerche sul "wakanda" e sul "manito" dei Sioux e degli Algonchini, osserva che questi termini significano ‘sacro’, ‘importante’, ‘strano’, ‘meraviglioso’, ‘straordinario’, ‘forte’, ma senza implicare la minima idea di ‘forza inerente’. Ora Marrett  -  e del resto anche altri  -  ha creduto che il mana rappresentasse una ‘forza universale’, quantunque Codrington avesse già richiamato l'attenzione sul fatto che ‘questa forza, quantunque impersonale in sé, è sempre attaccata a una persona che la dirige... Nessun uomo ha questa forza di per sé stesso; tutto quel che fa, è fatto con l'aiuto di esseri personali, spiriti della natura o antenati’. Ricerche recenti (Hocart, Hogbin, Capell) hanno precisato queste distinzioni stabilite da Codrington. ‘Come potrebbe essere impersonale, se è sempre legata a esseri personali?’ si domandava Hocart ironicamente. A Guadacanal e Malaita, per esempio, possiedono il "nanama" esclusivamente gli spiriti e le anime dei morti, quantunque possano utilizzare questa forza a vantaggio dell'uomo. ‘Un uomo può lavorare d'impegno, ma se non ottiene l'approvazione degli spiriti, che esercitano il loro potere a suo vantaggio, non sarà mai ricco’. ‘Tutti gli sforzi sono compiuti per assicurarsi il favore degli spiriti, in modo che il mana sia sempre disponibile. I sacrifici sono il mezzo più usato per ottenere la loro benevolenza, ma certe altre cerimonie sono parimenti credute di loro gradimento’. Radin notava a sua volta che gli Indiani non contrappongono PERSONALE a IMPERSONALE, CORPOREO a INCORPOREO. ‘Quel che sembra attirare la loro attenzione è, anzitutto, la questione dell'esistenza reale; tutto quel che può essere percepito dai sensi, tutto quel che è pensabile, esiste’. Bisogna dunque porre il problema in termini ontologici: quel che ESISTE, quel che è REALE, quel che NON ESISTE, e non in termini di PERSONALE-IMPERSONALE, CORPOREO-INCORPOREO; concetti che, nella coscienza dei ‘primitivi’, non hanno la precisione acquisita nelle culture storiche. Ciò che è fornito di mana esiste sul piano ontologico, e di conseguenza è efficace, fecondo, fertile. Non si potrebbe perciò affermare l'‘impersonalità’ del mana, dato che questa nozione non ha senso sull'orizzonte mentale arcaico. D'altra parte non si trova in nessun luogo il mana ipostasiato, staccato dagli oggetti, dagli avvenimenti cosmici, dagli esseri o dagli uomini. Meglio ancora, l'analisi approfondita dimostra che un oggetto, un fenomeno cosmico, un essere qualsiasi eccetera, possiedono il mana grazie all'intervento di uno spirito o alla confusione con l'epifania di un qualsiasi essere divino. Ne consegue che la teoria del mana come forza magica impersonale non è affatto giustificata. Immaginare, su questo fondamento, un periodo prereligioso (dominato unicamente dalla magìa) è implicitamente errato. Tale teoria, del resto, è intaccata dal fatto che non tutti i popoli (specie i più primitivi) conoscono il mana, e anche dal fatto che la magìa, quantunque si ritrovi un po' dappertutto, non compare mai scompagnata dalla religione. Ancor più: la magìa non domina dappertutto la vita spirituale delle società ‘primitive’; anzi si sviluppa in modo predominante nelle società più evolute (ad esempio: la pratica della magìa è debolissima presso i Kurnai australiani e presso i Fuegini; in certe società di Eschimesi e di Koryak, è meno praticata che non presso gli Ainu e Samoiedi loro vicini, a loro superiori come civiltà, eccetera).


Altri post utili: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/amuleti-e-talismani-navajo-e-lakota.html

Aggiornamento del 17 novembre 2022:

Ho scoperto una band formata da nativi americani, BlackBraid, anche se il loro Black Metal, dal punto di vista prettamente musicale è di tipo "europeo" e, allo stato attuale, non ha elementi folkloristici sonori tipici dei nativi americani... le lyrics, comunque, sono in linea con la loro cultura


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