Etruschi: pantheon e divinazione!

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Alla base della religione etrusca stava l'ideale fondamentale che la natura dipendesse strettamente dalla divinità.
Il processo di assimilazione delle divinità etrusche agli Dei dell'Olimpo greco iniziò nel corso del VII secolo a.C e giunse a compimento nel successivo secolo VI: così Tin o Tinia appare assimilato a Zeus/Giove, Turan ad Afrodite/Venere, Turms a Hermes/Mercurio, Fufluns a Dioniso/Bacco, Sethlans a Efesto/Vulcano, Uni a Hera/Giunone, Menerva ad Athena/Minerva, Maris ad Ares/Marte, Nethuns a Poseidone/Nettuno. Nello stesso tempo nuovi Dei vennero "importati" dal mondo greco, conservando il loro nome appena "etruschizzato": Artemis/Diana diventata Aritimi; Apollion/Apollo diventato Aplu; Herakles/Ercole diventato Hercle; Castor e Pollux (I Dioscuri Castore e Polluce) divennero Castur e Pultuce. Accanto a queste divinità, troviamo anche divinità locali che non trovarono alcun confronto con le divinità greche: la Dea Northia, probabilmente del Fato, Veltuna/Velta, che secondo Varrone, era una sorta di Dio Nazionale degli Etruschi; i Romani lo chiamavano Fanum Voltumnae. Esistevano anche divinità riunite in gruppi ("collegi"), in numero di 12, (6 maschili e 6 femminili), ma le notizie sono scarse.
Nell'insieme delle operazioni che regolavano l'interpretazione dei segni, atti a soddisfare e capire la volontà degli Dei, la pratica religiosa degli Etruschi si risolveva e si esauriva a un susseguirsi di atti e formalità ritualistiche osservate e compiute minuziosamente, a differenza di altri popoli. Tito Livio così li definisce: "Un popolo che fra tutti gli altri si dedicò particolarmente alle pratiche religiose in quanto si distingueva nel saperle coltivare".

Vi erano libri particolari dedicati alla divinazione:

- I Libri Aruspicini trattavano dell'interpretazione delle viscere degli animali, detta "Haruspicina". Si riteneva che nel fegato (iecur o hepas) degli animali fosse riflessa la suddivisione della volta celeste. Se appariva grosso, era di buon auspicio, se appena sporgente di auspicio infausto, se poi fosse "mancato del tutto", era giudicato un auspicio pestifero. Striature indicavano, secondo i casi, perdite o guadagni, se rosse, di siccità e il fiele contenuto nella vescica era di cattivo augurio.
- I Libri Fulgurales contenevano la dottrina dei fulmini, con le rivelazioni fatte risalire alla ninfa Vegoia.
- I Libri Rituales riguardavano le norme di comportamento nelle varie circostanze della vita pubblica, insieme ai Libri Fatales, sulla suddivisione del tempo e i destini degli uomini, i Libri Acherontici, sul mondo dell'oltretomba e gli Ostentaria sull'interpretazione dei prodigi e dei fenomeni naturali.
L'osservazione dei fulmini (cheraunoscopia) fu sempre al primo posto nella divinazione degli Etruschi e l'arte di servirsene (l'Ars Fulguratoria) fu unanimamente riconosciuta come una specifica ed ineguagliabile prerogativa dei sacerdoti Etruschi, "i più abili di tutti nell'arte di interpretare i fulmini", come assicura Seneca. Grande importanza avevano il luogo e il giorno in cui essi apparivano, la forma, il colore e gli effetti provocati. Le varie divinità disponevano ciascuno di un solo fulmine, mentre Tinia ne aveva a disposizione tre, di colore rosso sanguigno: il primo era il fulmine "ammonitore", il secondo "che atterisce", il terzo era il "devastatore": Seneca scrive che "esso devasta tutto ciò su cui cade e trasforma ogni stato di cose che trova, sia pubbliche che private". Dopo la caduta di un fulmine, c'era l'obbligo di costruire per esso una "tomba": un piccolo pozzo ricoperto da un tumoletto di terra in cui dovevano essere sepolti tutti i resti delle cose che il fulmine stesso aveva colpito, compresi eventuali cadaveri; era ritenuto di cattivo auspicio calpestare il luogo sacro ed erano recintati.


Per finire, l'incipit di 



"Nel tuono c'era qualcosa di innaturale. Donal non avrebbe saputo esprimerlo in modo diverso: qualcosa di innaturale. Era piena estate nelle montagne chiamate gli Hellers e in quella stagione non si prevedevano tempeste, a parte le tormente di neve che velavano le cime lontane, al di sopra della zona degli alberi; solo nelle colline ai loro piedi, qualche raro e violento temporale percuoteva le valli, lasciando sulla scia dei suoi lampi molti tronchi spezzati e talvolta un incendio."

Nota di Lunaria: parecchi anni fa, avevo letto da qualche parte, che una qualche band italiana si era ispirata agli Etruschi. Purtroppo però non mi ricordo più chi era quella band (forse Power o Epic Metal, che non Black)... Peccato davvero! Perché altrimenti ve l'avrei linkata! ;(

Galleria di immagini:










P.s Degli Etruschi adoro soprattutto Phersipnei, la Regina degli Inferi (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/gli-inferi-nelle-religioni-pagane.html) con i serpenti tra i capelli... scontato pensare a Medusa (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/medusa.html) ma anche alla Dea indù Nagbai, che è rappresentata con quella specie di diadema di serpenti


Altro approfondimento tratto da


Gli Etruschi o Tusci detti Tirreni dai Greci, occuparono in Italia il territorio della media Italia tra il Mar Tirreno e l'Appennino, estendendo la loro influenza politica o culturale fino nel Lazio, Campania, Umbria e parte della pianura padana.
Gli scrittori latini vennero colpiti dal fatto che gli Etruschi avevano disposto in gerarchia il loro mondo divino, al vertice del quale sta una triade: Tinia (Giove), Uni (Giunone), e Menrva (Minerva). Secondo la disciplina etrusca non erano ritenute vere città quelle in cui non fossero tre porte e tre templi (o un tempio tripartito) dedicati a quelle tre Divinità. La triade a sua volta entrava a far parte di un'enneade a cui era demandata in modo particolare la mansione di lanciare il fulmine. Varrone poi sa di un consiglio di 12 Dei che danno parere a Tinia sul lancio del fulmine e di un secondo consiglio di Dei, di cui non si conosce né il nome né il numero né la figura che consiglia e concorre nel lancio di fulmini che debbono sortire un effetto distruttore.

Le altre divinità all'infuori della triade si possono raggruppare come segue, secondo la provenienza greca, italica o schiettamente etrusca.


Sono di provenienza greca nel concetto:
Eufluns (Dioniso)
Sethlans (Efesto)
Turms (Hermes)
Turan (Afrodite)
Aplu (Apollo)
Artume (Artemide)
Hercle (Eracle)
Aita (Ade)
Phersipnei (Persefone)


Sono di provenienza italica:
Maris (Marte)
Nethuns (Nettuno)
Menrva (Minerva)
Usil (Sole)
Vesuna
Uni (Giunone)
Ani (Giano)
Selvans (Silvano)
Satre (Saturno)
Vetis (Vèiove)
Mae (Maio)


Sono etruschi e di sconosciuta interpretazione:
Cilens
Cvlalp
Ethausva
Letham
Tecum
Thufltha
Tluscv


Questi nomi (*) si trovano registrati in caselle sul fegato di Piacenza.
Le raffigurazioni degli specchi ci danno nomi di Dee secondarie che sembrano riportarsi al tipo di Turan e sono Alpan, Achvizr, Evan, Mean, Rescial, Snenath, Zipanu

Sempre sugli specchi accanto a rappresentazioni di Eros si trovano i nomi di Aminth e Svutaf. Vi è poi un Dio dal nome latinizzato, Vertumnus (Volturnus), che Varrone proclama "Deus Etruriae princeps". Egli era il Dio dell'Etruria meridionale, nel cui santuario (Fanum Voltumnae) si radunavano annualmente i confederati in una solennità che era insieme politica e religiosa e che seguitò a celebrarsi anche quando gli Etruschi ebbero perduto la libertà politica. La sua statua collocata a Volsini fu trasportata a Roma nel 265 dopo la vittoria sugli Etruschi e messa nel Vicus Tuscus dove la vide Properzio che interpreta il nome del Dio nel senso di "trasmutatore", applicato all'evoluzione del fiume, alla vicenda delle stagioni e perciò alla maturazione delle spighe e dell'uva, per cui fu assimilato a Dioniso e infine ad altre metamorfosi, non esclusa quella del sesso.

(*) Si noti come i nomi di queste Divinità prettamente etrusche manchino delle vocali, tra una consonante  e l'altra. Forse anche per questo motivo c'è chi ha supposto che gli Etruschi fossero di origine semita? Anche l'ebraico si scrive(va) senza vocali... e i nomi degli Dei Etruschi non sono molto pronunciabili, ad una prima lettura!

Altra Divinità Etrusca latinizzata è Nortia (Norzia), proveniente da Volsini, considerata come Dea del destino e perciò assimilata alla Fortuna dei Romani. Entro il suo tempio volsiniese v'era l'uso di fissare ogni anno un chiodo, con un significato iniziale di inchiodare il maleficio, poi di fissare irrevocabilmente la sorte e infine di computare il numero degli anni.
Le pitture tombali, i bassorilievi funerari e le rappresentazioni sui vasi e sugli specchi sono l'unica fonte che ci informi sulla concezione dell'oltretomba: concezione specificatamente etrusca che si differenzia dalla visione calma e serena dei Greci come da quella austera ma non paurosa dei Romani.
Nelle tombe più antiche, fino a secolo V a.c gli Etruschi hanno raffigurato la vita oltremondana come una prosecuzione delle gioie e delle occupazioni della vita terrena; dal IV sec. in poi hanno dato la preferenza ad elementi mitici greci ma di carattere crudele (sacrificio d'Ifigenia, morte di Ippolito ecc.) insieme con elementi relativi alla vita infera del defunto (viaggio verso l'Ade, figure demoniache che vi sono associate, giudizio degli Dei infernali)
Al momento del trapasso l'anima era attesa dai demoni di cui i più orribili erano Charu (Caronte) e Tuchulcha. Charun è il Caronte greco ma riconcepito all'etrusca: è alato, con la faccia barbuta e arcigna, occhio minaccioso, bocca a rostro e orecchie aguzze; lo contraddistinguono un enorme martello con il quale colpisce e arresta la vita dell'uomo.
Nota di Lunaria: tra i Celti è attestato un culto del martello; che comunque è noto anche presso i nordici (vedi Thor) e greci (Efesto)
Tuchulcha è ancora più orrido: occhi feroci, orecchie asinine, bocca a rostro, enormi ali aperte, due serpenti sul capo e un grosso serpente, che è il suo distintivo, attorcigliato al braccio.
Sul mondo sotterraneo dominavano Aita (Ade) e Phersipnei (Persefone), corrispondenti ai numi propriamente etruschi Mantus e Mania. La Tomba dell'Orco raffigura Ade barbato e con testa di lupo,
Persefone/Phersipnei invece è in piedi con la chioma irta di serpentelli.
(Nota di Lunaria: che la rende più simile a Medusa che non a Persefone...)
Non mancano Demoni femminili: le Lase, in aspetto giovanile nelle figurazione più antiche, in aspetto senile e severo nelle più recenti. Nel sarcofago chiusino di Hasti sono rappresentate in numero di tre, pari alle Parche
di cui due nominate: Vanth, appoggiata ad una grossa chiave e Culsu con una fiaccola nella sinistra e le forbici nella destra.
L'innegabile influenza che gli Etruschi hanno esercitato sui primordi della storia di Roma si è fatta sentire anche sulla religione. Sono infatti di provenienza etrusca, mediata o immediata, non solo l'installazione sul Campidoglio della Triade Giove-Giunone-Minerva entro un tempio tripartito, dovuta a Tarquinio il Superbo; il banchetto cui le tre Divinità partecipavano in effigie il 13 settembre per la dedicazione del tempio e la cerimonia del trionfo, ma anche l'introduzione o almeno la valorizzazione in Roma da parte dell'etrusco Servio Tullio del culto della Dea Fortuna assimilata all'Etrusca Nortia, l'imitazione del rito della fissazione del chiodo sacro, nel tempio di Giove Capitolino e ancora l'introduzione dei Libri Sibillini per iniziativa dell'etrusco Tarquinio Prisco, dei Misteri di Bacco e infine dell'aruspicina.