"Terrore nell'Isola" (romanzo giallo)

Nota di Lunaria: non sono una lettrice di gialli; ne ho letti solo due ("Il mastino dei Baskerville" e "La dama della Morgue")


e non mi avevano esaltato. Però, mi capita spesso di vedere tanti romanzi gialli alle bancarelle dell'usato e alcuni hanno titoli e copertine intriganti. Questo "Terrore nell'isola", in realtà, l'ho avuto gratuitamente, essendo destinato al macero, me lo hanno regalato. Mi dispiaceva lasciarlo lì in quello scatolone dei libri "da buttare via"... e così me lo sono tenuta volentieri.


Devo dire che è scritto in maniera avvincente, sono già arrivata a pagina 16. Ecco qui l'incipit del romanzo, che ha dei rimandi al Gotico inglese di Walpole e Ann Radcliffe ("Il castello di Otranto" e "L'Italiano o Il Confessionale dei Penitenti Neri") con la fanciulla che vaga, tutta sola, nella tenebrosa magione...


L'infrangersi delle onde sugli scogli fu il primo suono che Nancy udì. Si accorse di stare sdraiata di traverso in fondo al letto, ancora con indosso l'abito da sera. Le ci volle quasi un minuto per rendersi conto che si trovava nella stanza che le era stata assegnata al suo arrivo al Kraken quel pomeriggio. La ragazza si alzò e avanzò a tentoni verso la sagoma indistinta della finestra. La bufera di vento che si era scatenata sulla costa della Carolina fin dall'alba stava calmandosi, ma la notte era ancora nerissima. Non si vedeva nulla tranne le creste candide dei frangenti al di sotto. Per un altro minuto Nancy rimase con gli occhi fissi nel buio, chiedendosi oziosamente che ora poteva essere e perché non si era spogliata. Di colpo si accorse di un fatto stranissimo: non riusciva a immaginare alcuna risposta a quelle due domande e a un'altra dozzina di domande simili. Tutto quello che era avvenuto dalla cena in poi era nuboloso, come se lei fosse svenuta a tavola e fosse stata portata a braccia nella camera da letto. [...] Riusciva a ricordare perfino l'inizio della cena, con Jack Frant a capotavola. Così piccolo e magro, non era affatto in carattere col posto che occupava. Alla sua destra e alla sua sinistra erano disposti i sette ospiti e cinque posti vuoti. Il ricordo fece rabbrividere la ragazza. Chissà come, quelle sedie vuote sembravano più minacciose che se tutti e tredici i posti fossero stati occupati. [...] Però, se davvero era svenuta durante la cena, come mai nessuno si era preso cura di lei? Non riusciva a credere di essere stata semplicemente portata al piano di sopra e gettata sul letto come un fagotto di abiti sudici... ma quale altra spiegazione era possibile? Be', di sicuro non avrebbe trovato una risposta in quella camera. Con turbamento crescente, Nancy si diresse esitante alla porta e l'aprì. Una debole luce proveniente dalla sua destra illuminava il corridoio non molto largo. Lo seguì e sbucò nella galleria di legno costruita lungo una parete del salone principale: un ambiente così immenso che le candele poste sul tavolo centrale non avevano altro effetto che di mettere in risalto il buio circostante. [...] La ragazza, già spaventata, trasalì a tal punto che dovette aggrapparsi al bordo del tavolo per reggersi in piedi; ma dopo pochi secondi il suo robusto buon senso la soccorse. Aveva desiderato avere compagnia: ebbene, era arrivata. Se qualcosa di malvagio si stava aggirando per il Kraken, si trovava nella casa e non fuori nella bufera. Prese una delle candele e si fece avanti, reggendola davanti a sé come uno scudo. Lasciò spalancata la porta del vestibolo alle sue spalle e aprì il portone.

Nota: non c'è la trama sul retrocopertina, quindi non so dirvi come prosegue... lo scoprirò man mano che lo leggerò nei mesi a venire! Per ora, a quanto ho capito, nelle prime pagine si parla di alcuni personaggi invitati su un'isola deserta da Jack Frant. Nancy si risveglia poco dopo la cena, stordita, e ricorda che Jack è morto... e gli altri ospiti sembrano spariti.
 

Intanto, qui riporto qualche notizia su Hake Talbot.

Hake Talbot, pseudonimo di Henning Nelms, nato a Baltimore nel 1900; laureatosi in giurisprudenza, ha scritto diversi saggi sul teatro e ha firmato due classici del mistero: "L'orlo dell'abisso" (1944) e "Terrore nell'isola" (1942)