"La maledizione dei Faulkland" (pseudobiblion)

Lo pseudobiblion è un libro immaginario, che nella finzione narrativa viene letto dai protagonisti di "Terrore nell'isola". L'autore, di entrambi, è Hake Talbot. 
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Mentre la ragazza frugava in un cassetto, Rogan esaminò la risma di documenti. Era in condizioni migliori di quanto avesse osato sperare. Le pagine erano bruciate un paio di centimetri al di sopra e al di sotto, e la prima e l'ultima erano danneggiate senza rimedio; ciò che era scritto in quelle intermedie, però, si leggeva benissimo anche a lume di candela. Di tanto in tanto bastava indovinare alcune lettere poste alla fine di una riga più lunga delle altre.
"Potete leggere, allora?", domandò Sue.
"Sì, ma il testo non comincia dal principio e quindi non potremo sapere chi è l'autore della cronaca."
"Questo lo ricordo io. Si trattava di un sacerdote cattolico di nome padre Zachary. Abitava vicino alla vecchia sede dei Faulkland nel Galles, subito dopo la cacciata di Giacomo II dall'Inghilterra. Non credo che i preti della chiesa di Roma fossero molto popolari a quell'epoca, mi pare che nessuno lo avesse disturbato. Da dove comincia la pagina che avete davanti?"
Sbirciò oltre la spalla di Rogan e lesse qualche parola.
"Non manca molto. Soltanto un paio di paragrafi nei quali padre Zachary racconta di aver sentito dire in giro che un antenato di Evan si stava interessando di alchimia."
Con le teste che quasi si toccavano, i due si chinarono sulle pagine strinate dal fuoco.

"...e nondimeno nessuno poteva indursi a sospettare il detto Humphrey Faulkland perciocché egli, come magistrato dell'isola di Penarn, aveva col massimo zelo e diligenza perseguitato e distrutto ben sette marrani, seguaci di quella scienza diabolica. Epperò, come seppi in seguito, lui medesimo era caduto in tentazione per disavventura, dappoiché i suoi uomini, tornando dall'aver catturato lo stregone Ullworthy, avevano portato con loro i libri del suddetto, tutti concernenti le arti magiche, ed eziandio i suoi istrumenti, reputando che potessero servire come prove contro di esso.
Ora la notte che seguì al rogo di Ullworthy, il magistrato portò le carte dello stregone nelle sue stanze, intendendo distruggerle nel fuoco e in tal modo liberare il mondo dalla pestilenza di cotali scritti. Ma sfortuna volle che il primo volume che gli venne alle mani fosse uno mai da lui esaminato prima; e mentre si accingeva a gettarlo tra le fiamme, il volume si aprì a una certa pagina, la quale rivelava alquanti dei segreti della detestabile arte chiamata alchimia. Dappoiché questo Humphrey Faulkland, magistrato, era uomo gretto e avarissimo, un pensiero lo tentò: e cioè, che tra le sue mani era caduto un mezzo col quale farsi ricco, onde pose in non cale ogni cura della sua anima immortale e immantinente si diede a leggere il detto libro... il suo funesto, orribil proponimento, onde egli sprofondò sempre di più nel fango, passando dall'alchimia alla stregoneria e da questa a cose ancora più atroci; e alfine non ebbe timore di calarsi nelle tenebrose latebre della necromanzia medesima e chiamare a sé le anime dei trapassati. E ancora la sua sete di oro non si placava. Tutto questo io appresi dal baglivo Levan, il quale mi raccontò tali cose nella camera medesima dove scrivo questa cronaca. Ma quantunque nella sua Relazione il predetto Levan abbia ammesso di aver commerciato con i messi dell'Inferno, pure non volle indursi a fare la sua confessione alla mia presenza in forma cerimoniale, essendo un eretico calvinista ed essendo stato costretto a cercare di me solo a causa del terrore che lo attenagliava. Ora la mia partecipazione a codeste vicende accadde nella seguente maniera. Poco prima dell'alba del giorno 30 giugno, essendo domenica, io venni destato da un gran fracasso, come di chi picchiasse alla mia porta e gridasse ad alta voce; e fuori c'era una gran tempesta di acqua, onde con molta meraviglia e stupore mi chiesi come mai non mi aveva prima destato una cotale bufera. Pure mi avvicinai alla porta e sentii la voce di un uomo che per amore di Cristo postulava gli aprissi, perciocché egli era in gran timore dell'anima sua. Onde io apersi la porta e con eccessiva sorpresa vidi quel Levan che era baglivo di Sir Humphrey. Solo a stento tuttavia riconobbi l'uomo, dappoiché egli era venuto a piedi e le sue vesti erano talmente in ruina per il fango e l'acqua, e la sua faccia era talmente contorta... terrorizzato a causa di uno spirito elementare del genere chiamato Unden, il quale abita luoghi acquatici..."

Rogan guardò Sue. "Avete idea di chi sia questo Unden?"
"è uno degli antichi nomi delle Ondine."
"Non mi vorrete dire che quel disgraziato aveva paura di una ninfa acquatica!"
"Le Ondine non sono ninfe, a dispetto dell'immaginazione popolare. Sono "elementali"... e infatti il sacerdote le definisce spiriti elementari. Si suppone che siano subumani, e alcuni di loro sono addirittura orribili."
"Continuate a leggere. Credo che adesso cominci a parlare degli elementali."

"... e allorché io fortemente lo ripresi argomentando che spiriti oltramondani non possono esistere, essendo solo vapori notturni e fole per fanciulli e non menzionati in alcuna parte delle Sacre Scritture, egli mi rispose che con i suoi propri occhi aveva veduto non uno ma due dei suddetti spiriti, uno maschio e uno femmina, e ciò neppur cinque notti prima. Aggiunse poscia che cotali demoni (ché tali io li ritengo in verità) non erano Unden ma piuttosto spiriti dell'aria, e di essi non aveva gran terrore, dappoiché era nato nei pressi di Helvellyn e lunga pezza accostumato agli abissi di cotale Montagna. Sosteneva infatti con ferma fede che nessuno il quale potesse sostare a grandi altezze senza provare vertigine doveva temere grandemente gli Elementali dell'Aria, come invero sosteneva di aver provato nella sua persona medesima. Ma è bene che io riferisca questa parte della sua Relazione nelle sue parole medesime... Avuto il mio consenso, ancorché forzato, il mio Padrone mi comandò di accompagnarlo nella sua stanza e mi mostrò una botola consertata con grande arte nel pavimento, il quale fino allora io avevo creduto esser tutto di ben connessa pietra. E alzando tale botola, mi mostrò una camera sotterranea di buona grandezza, ma se fosse stata dapprincipio un nascondiglio per sacerdoti o una prigione egli non volle dirmi. Poscia egli mi disse di scendervi, e io vidi che le mura della camera erano tappezzate di scaffali e banchi, sui quali sedevano istrumenti magici e globi di vetro di forme diverse e bizzarre, oltre alle quali c'erano fornaci per riscaldare tali cose, eppure la camera non conteneva finestra alcuna... e intintolo nel sangue si diede a disegnare sul pavimento quadrati occupanti un'area di circa nove piedi, uno dentro l'altro, e tra di essi disegnò croci e altri sacri simboli. Nell'interno dei quadrati egli marcò due circoli, e nell'interno di questi altri due quadrati, e coprì il tutto di croci e Parole di Potenza, mentre negli otto angoli pose i nomi di Dio. Poscia egli accese le candele, le quali (così mi disse) erano fabbricate con grasso umano e profumate con incenso di chiesa, e mi fece deporre ognuna di queste candele in ognuna degli angoli, dopo di che mi comandò di restare vicino a lui nel quadrato più interno. Questo io avevo ritegno a farlo, eppure egli mi ammonì dicendo che cotale figura era la nostra fortezza, conciossiacosaché niuna cosa priva di battesimo poteva passare sulle linee e le croci e sulle sante parole da lui scritte. E allorché io lo ebbi raggiunto, egli subito prese una piccola frusta o granata che chiamò aspergillo, ed era fatta in questa maniera: all'estremità aveva un ciuffo di virgulti di verbena, basilico e altre piante legate a un manico di nocciolo con un filo tolto dal sudario di un impiccato. Questo egli usò intingendolo in..."

Il resto della pagina era così danneggiato sia dal fuoco che dall'acqua che Rogan non poté distinguere più nulla; quanto alle ultime due pagine, erano ridotte a frammenti carbonizzati.
Tornò a sedere. Quella dunque era la storia completa della maledizione dei Faulkland. Era facile vedere perché aveva dominato così completamente l'immaginazione di Frant; e anche l'immaginazione di tutti i presenti in quella casa, a quanto sembrava, visto che non pensavano ad altro e non parlavano d'altro. Nel loro caso, la storia doveva averli toccati tanto più sul vivo in quanto l'ometto l'aveva letta davanti a loro poco prima di morire. L'atmosfera arcana di quell'antico maniero di pietra poteva perfino averli convinti che ci fosse qualche bizzarro rapporto tra la maledizione e la morte medesima.