Associazioni misteriche, riti di passaggio, ciclo

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Uno stralcio tratto da Mircea Eliade "Trattato di Storia delle Religioni"

Quelli che potremmo chiamare «i misteri della donna» sono stati poco studiati, sicché siamo ancora male informati sul contenuto delle iniziazioni femminili. Tuttavia esistono sorprendenti somiglianze tra le due categorie di misteri, rispettivamente maschili e femminili. Ai riti di passaggio da una classe d'età all'altra corrisponde la segregazione delle fanciulle per la prima mestruazione; alle società di uomini ("Männerbünde") corrispondono le società di donne ("Weiberbünde"); infine, i riti iniziatici costitutivi delle confraternite maschili si ritrovano nei misteri esclusivamente femminili. Evidentemente queste corrispondenze sono di ordine generale, non bisogna aspettarsi di ritrovare nei riti iniziatici e nei misteri riservati alle donne lo stesso simbolismo o, più esattamente, espressioni simboliche identiche a quelle che abbiamo appena analizzato nelle iniziazioni e nelle confraternite maschili. Esiste tuttavia un elemento comune: un'esperienza religiosa profonda è sempre alla base di tutti questi riti e misteri. L'ACCESSO ALLA SACRALITA', - quella sacralità che si manifesta appunto nella condizione di donna - costituisce il punto focale sia dei riti iniziatici puberali sia delle società segrete femminili.
L'iniziazione comincia con la prima mestruazione. Questo sintomo fisiologico esige una rottura, il distacco della fanciulla dal suo mondo familiare, l'isolamento e la separazione immediati dalla comunità. Non dobbiamo occuparci ora dei miti invocati dagli autoctoni per spiegare a un tempo la comparsa del primo sangue mestruale e il suo carattere malefico. Possiamo anche ignorare le teorie elaborate dagli etnologi e dai sociologi moderni per giustificare questo strano comportamento. Ci basta ricordare che la segregazione avviene immediatamente, in una capanna speciale, nella boscaglia o in un angolo buio dell'abitazione, e che la giovane mestruata deve conservare una posizione particolare, abbastanza scomoda, e deve evitare di esporsi al sole o di essere toccata da una qualsiasi persona. Indossa una veste speciale, o un segno, un colore che le è in qualche modo riservato, e deve nutrirsi di alimenti crudi. Ci colpiscono subito alcuni particolari: la segregazione e la reclusione nell'ombra, in una capanna buia, nella boscaglia.
E questo ci richiama il simbolismo della morte iniziatica degli adolescenti isolati nella foresta, chiusi in capanne. Con la sola differenza che, per le fanciulle, la segregazione avviene immediatamente dopo la prima mestruazione, quindi è individuale, mentre per i maschi l'iniziazione avviene in gruppo. Ma la differenza si basa sull'aspetto fisiologico della fine dell'infanzia, che nelle fanciulle è evidente. Il carattere individuale della segregazione, che avviene man mano che compaiono i segni mestruali, spiega il numero abbastanza ridotto di riti iniziatici femminili. Tuttavia esistono, sia in Australia (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/aborigeni-storia-miti-credenze.html) presso gli Aranda, sia in molte regioni dell'Africa. Non bisogna però dimenticare una circostanza: la durata della segregazione varia da una cultura all'altra: da tre giorni (come in India https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/induismo.html), a venti mesi (Nuova Irlanda), o anche parecchi anni (Cambogia https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/cambogia-arte-culto-shiva-spiriti-e.html). Sicché le fanciulle finiscono col costituire un gruppo, e allora la loro iniziazione viene effettuata collettivamente da anziane donne istruttrici. Come dicevamo prima, si conosce pochissimo sull'iniziazione delle fanciulle. Si sa però che ricevono un'educazione abbastanza completa, che verte tanto su alcune tradizioni della tribù (come presso i Basuto) quanto sui segreti della sessualità. Il periodo di iniziazione termina con una danza collettiva (si trova già questa usanza presso i cosiddetti "Pflanzenvölker", i popoli dello stadio culturale della raccolta); in molte regioni le giovani iniziate vengono presentate e festeggiate pubblicamente, oppure visitano in corteo le case per ricevere doni. Esistono anche altri segni esteriori per indicare la fine dell'iniziazione, come, per esempio, i tatuaggi o l'annerimento dei denti. Non riteniamo opportuno di studiare più in particolare i riti e i costumi delle fanciulle iniziate. Ricordiamo tuttavia l'importanza rituale di alcuni lavori femminili che vengono insegnati alle neofite durante il periodo di reclusione, in primo luogo la filatura e la tessitura, il cui simbolismo ha una parte essenziale in numerose cosmologie.
La luna fila il tempo, «tesse» le esistenze umane, e le Dee del destino sono filatrici. (Nota di Lunaria: il collegamento con le Parche e le Norne è evidente) Creazione o ricreazione del mondo, filatura del tempo e del destino, da una parte; lavoro notturno, lavoro femminile che deve essere eseguito lontano dalla luce solare e in segreto, quasi di nascosto, dall'altra: si intuisce la stretta connessione occulta che esiste tra questi due ordini di realtà mistiche. In certi luoghi (per esempio, in Giappone) è ancora rintracciabile il ricordo mitologico di una tensione permanente, anzi di un conflitto, tra le società segrete delle fanciulle e le società maschili, i "Männerbünde". Gli uomini e i loro dèi aggrediscono nottetempo le filatrici, distruggono la loro opera e spezzano le spole e gli strumenti di tessitura. In altre regioni è durante la reclusione iniziatica che le donne anziane insegnano, con l'arte della filatura, le danze e le canzoni rituali femminili, perlopiù erotiche e anche oscene. Anche dopo la reclusione le fanciulle continuano a ritrovarsi nella casa di una donna anziana per filare assieme. Bisogna insistere sul carattere rituale di questo lavoro femminile: la filatura è molto pericolosa, perciò si può praticare soltanto in case speciali e soltanto in certi periodi e fino a certe ore; in alcune regioni la filatura è stata abbandonata o addirittura completamente dimenticata a causa della sua pericolosità magica. Credenze simili persistono tuttora in Europa (cfr. Perchta, Holda, Frau Holle, eccetera

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/perchta-holda-diana.html). In una parola, esiste una connessione segreta tra le iniziazioni femminili, la filatura e la sessualità. Le fanciulle godono di una certa libertà prenuziale e gli incontri con i maschi avvengono nella casa dove si riuniscono a filare. L'usanza era attestata in Russia ancora all'inizio del secolo Ventesimo. E' sorprendente che nelle culture stesse dove la verginità è tenuta in alta considerazione gli incontri tra le fanciulle e i giovani siano non soltanto tollerati ma incoraggiati dai parenti. Secondo gli osservatori occidentali - e, in Europa, soprattutto secondo il clero - tali usanze denotano una licenza di costumi. No, la morale è estranea. Esse si ricollegano a un fatto molto più importante perché essenziale alla vita: la ricerca di un grande segreto, la rivelazione della sacralità femminile, dove si toccano le fonti della vita e della fecondità. Le libertà prenuziali delle fanciulle non sono di ordine erotico, ma di natura rituale: costituiscono i frammenti di un mistero dimenticato, e non divertimenti profani. Non si può spiegare diversamente il fatto che in società in cui il pudore e la castità sono di rigore le fanciulle e le donne si comportino durante certi intervalli sacri, e soprattutto in occasione di matrimoni, in un modo che ha fortemente scosso gli osservatori. Un solo esempio: quando in Ucraina le donne sollevano le gonne fino alla cintura per saltare attraverso il fuoco si dice che «bruciano i capelli della sposa». Il capovolgimento totale del comportamento - dalla modestia all'esibizione - ha uno scopo rituale e interessa di conseguenza l'intera comunità. Il carattere orgiastico di questo mistero femminile si fonda sulla necessità di abolire periodicamente le norme che reggono l'esistenza profana, in altri termini, sulla necessità di sospendere la legge che grava come un peso morto sulle usanze e di restaurare lo stato di assoluta spontaneità.
In certe regioni l'iniziazione femminile comprende molti gradi. Presso i Yao, per esempio, l'iniziazione comincia con la prima mestruazione, si ripete e si approfondisce durante la prima gravidanza e si completa soltanto dopo la nascita del primo figlio. Il mistero del parto, cioè la scoperta da parte della donna di essere creatrice sul piano della vita, costituisce un'esperienza religiosa intraducibile in termini di esperienza maschile. Si comprende allora perché il parto abbia dato origine a riti segreti femminili che talvolta si compongono in una vera compagine misterica. Tracce di simili misteri si sono conservate anche in Europa. Nel nord dello Schleswig, alla notizia della nascita di un bimbo le donne del villaggio si comportavano come folli: si dirigevano verso la casa della puerpera danzando e gridando; se incontravano uomini, strappavano loro i capelli e li coprivano con sterco equino; se incontravano un carro, lo riducevano in pezzi e mettevano in libertà il cavallo (si intuisce qui la reazione femminile contro il lavoro degli uomini). Quando tutte le donne erano riunite nella casa della puerpera cominciava una corsa frenetica attraverso il villaggio: le donne correvano in gruppo, come Menadi, urlando, lanciando grida di «evviva», ed entrando nelle case prendevano tutto il cibo e tutte le bevande che desideravano, e se incontravano degli uomini li costringevano a danzare. E' molto probabile che in antico certi rituali segreti si svolgessero nella casa della puerpera.
Secondo un'informazione del secolo Tredicesimo, in Danimarca esisteva questa usanza: le donne si riunivano in casa della puerpera e, cantando e urlando, confezionavano un fantoccio di paglia che chiamavano il Bue. Due donne lo prendevano in mezzo e danzavano con lui in atteggiamento lascivo, e alla fine gridavano: «Canta per il Bue». Allora un'altra donna cominciava a cantare con voce bassa e rauca e con parole orrende. Ma la notizia, riferita da un monaco, non ci dice altro. E' molto probabile che il rituale fosse più complesso e il dialogo con il Bue avesse un senso di «mistero».


Società segrete femminili

Le riunioni segrete delle donne sono sempre in relazione con il mistero della nascita e della fecondità. Nelle isole Trobriand, quando le donne piantano i giardini hanno il diritto di assalire e di far ruzzolare ogni uomo che si avvicina troppo al loro lavoro. Parecchi tipi di confraternite segrete di donne sono tuttora vivi; i loro riti includono sempre un simbolismo della fertilità. Ecco, per esempio, alcuni particolari che riguardano la società segreta delle donne dei Mordvini. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/credenze-religiose-dei-popoli-del-volga.html
Gli uomini, le fanciulle non maritate e i bambini ne sono rigorosamente esclusi. L'insegna della confraternita è un bastone con testa di cavallo e le donne che l'accompagnano sono dette «cavalli». Questi cavallucci portano al collo una borsa piena di miglio e ornata di strisce; la borsa rappresenta il ventre del cavallo; si aggiungono delle piccole palle per simboleggiare i testicoli. Ogni anno si svolge il banchetto rituale della confraternita nella casa di una donna anziana. Entrando, le giovani spose vengono colpite per tre volte con una frusta dalle anziane che gridano loro: «Deponi un uovo»; e le giovani spose tolgono dal corsetto un uovo cotto. Il banchetto, a cui ciascun membro della confraternita deve contribuire con cibi bevande e danaro, diventa molto presto orgiastico. Al cadere della notte la metà della confraternita fa visita all'altra metà (infatti ogni villaggio è diviso in due parti) formando un corteo carnascialesco: vecchie donne ebbre cavalcano i suddetti cavallucci e cantano canzoni erotiche. Quando le due metà della confraternita si riuniscono, la confusione è indescrivibile. Gli uomini non osano uscire nelle strade. Se lo facessero, sarebbero assaliti dalle donne, denudati e percossi brutalmente, e dovrebbero pagare una ammenda per riavere la libertà. Possiamo avere alcuni particolari sulle iniziazioni nelle società segrete femminili osservando più da vicino alcune confraternite africane. Gli specialisti si sono presi cura di avvertirci che questi riti segreti sono molto mal conosciuti, tuttavia è possibile intravedere il loro carattere generale. Ecco quello che sappiamo sulla società Lisimbu presso i Kuta del nord (Okondja). Gran parte della cerimonia si svolge presso un fiume o anche nel fiume, sicché è importante sottolineare fin d'ora il simbolismo acquatico presente in quasi tutte le società segrete di questa regione dell'Africa. Appunto sul fiume viene costruita una capanna di rami e di foglie. «Ha un'unica entrata e la sommità del tetto è appena a un metro dalla superficie dell'acqua». «Le candidate, di età che varia dai dodici ai trentadue anni, vengono condotte sulla riva. Ciascuna è sotto la sorveglianza di un'iniziata, che si chiama la "madre". Avanzano insieme camminando nell'acqua, curve, soltanto con la testa e le spalle fuori dall'acqua. Il loro viso è dipinto di "pembe" e tengono in bocca una foglia (...) La processione discende il fiume. Arrivate vicino alla capanna si drizzano bruscamente e si precipitano nell'apertura. Entrate nella capanna, si svestono completamente e si precipitano di nuovo fuori. Curve, si mettono in semicerchio davanti all'apertura della capanna ed eseguono "la danza della pesca"». Una delle «madri» esce poi dal fiume, si denuda il sesso ed esegue una danza fra le più lubriche. Quando ha terminato, un'altra prende il suo posto.» Dopo questa danza le candidate devono entrare nella capanna, dove avviene la loro prima iniziazione. Le «madri» le denudano, «ne immergono la testa nell'acqua fino al soffocamento» e sfregano il loro corpo con foglie ruvide. L'iniziazione prosegue nel villaggio: la «madre» batte sua «figlia», le tiene la testa vicino a un fuoco in cui è stata gettata una manciata di pepe, infine la prende per le braccia, la fa danzare e poi passare tra le sue gambe. La cerimonia comprende anche un certo numero di danze, tra cui una che simboleggia l'atto sessuale. Due mesi dopo avviene una nuova iniziazione, sempre sulla sponda del fiume. Nella capanna, le neofite subiscono le stesse prove e, sul fiume, vengono tagliati loro i capelli in tondo, segno distintivo della confraternita. Prima di ritornare al villaggio la presidente rompe un uovo sul tetto della capanna «per assicurare ai cacciatori la cattura di un'abbondante selvaggina». Ritornate al villaggio, ogni «madre» sfrega il corpo della propria «figlia» con il "koula", divide una banana in due, ne dà un pezzo alla «figlia», trattiene l'altro, e tutt'e due mangiano insieme il frutto. Poi la «figlia» si curva e passa tra le gambe della «madre». Dopo alcune danze, di cui alcune simboleggiano l'unione sessuale, le candidate sono considerate iniziate. «Si crede che le cerimonie del mistero Lisimbu abbiano un'influenza favorevole su tutta la vita del villaggio: le piantagioni produrranno, le spedizioni di caccia e di pesca saranno fruttuose, epidemie e liti saranno allontanate dagli abitanti». Non insisteremo sul simbolismo del mistero Lisimbu. Ricordiamo soltanto questo: le cerimonie iniziatiche avvengono nel fiume; l'acqua simboleggia il caos e la capanna rappresenta la creazione cosmica. Penetrare nelle acque significa restaurare lo stadio precosmico, il non-essere. Si rinasce poi passando tra le gambe della «madre», cioè si nasce a una nuova esistenza spirituale. I motivi della cosmogonia, della sessualità, della nuova nascita, della fecondità e della fortuna sono inseparabili. In altre società segrete femminili della stessa regione africana certe caratteristiche iniziatiche dei rituali sono ancora più marcate. Nel Gabon esistono le associazioni chiamate Nyembe o Ndyembe, che pure celebrano le loro cerimonie segrete vicino a un corso d'acqua. Tra le prove iniziatiche annotiamo queste: un fuoco deve bruciare continuamente, e per ravvivarlo le novizie devono andare sole nella foresta, spesso durante la notte o il temporale, per cercare legna. Un'altra prova consiste nel fissare il pieno sole mentre si canta una canzone. Infine le novizie devono introdurre le mani in cunicoli per estrarre serpenti che portano poi al villaggio arrotolati attorno alle braccia. Durante l'iniziazione le donne che sono già membri della confraternita danzano nude e cantano canzoni oscene. Ma vi è anche un rituale di morte e di risurrezione iniziatiche, che si svolge nell'ultimo atto del mistero: la danza del leopardo. Questa danza viene eseguita in coppia da quelle che dirigono: una rappresenta il leopardo, l'altra rappresenta la madre. Attorno a questa sono raccolte dodici fanciulle che vengono assalite e «uccise» dal leopardo. Ma la madre assale a sua volta il leopardo e lo uccide. Si suppone che la morte della belva permetta alle giovani di essere liberate dal suo ventre. Alcuni tratti particolari emergono da tutto ciò che abbiamo appena detto. Colpisce il carattere iniziatico di questi "Weiberbünde" e di queste confraternite segrete femminili. Per parteciparvi bisogna aver superato una prova; questa non è di ordine fisiologico (prima mestruazione o prima nascita), ma di ordine iniziatico, cioè impegna l'essere totale della fanciulla o della giovane sposa. L'iniziazione avviene in un contesto cosmico. Abbiamo appena visto l'importanza rituale della foresta, dell'acqua, delle tenebre e della notte. La donna riceve la rivelazione di una realtà che la trascende anche se ne fa parte. Non è il fenomeno naturale della nascita a costituire il mistero: è invece la rivelazione della sacralità femminile, cioè della solidarietà mistica tra la vita, la donna, la natura, la divinità. Questa rivelazione è di ordine transpersonale: proprio per questo si esprime in simboli e si attualizza in riti. La giovane o la donna iniziata prende coscienza di una sacralità che emerge dal più profondo del suo essere, e questa coscienza - per quanto oscura possa essere - è un'esperienza dei simboli. Proprio «realizzando», «vivendo» questa sacralità, la donna trova il significato spirituale della sua esistenza; sente che la vita è REALE e SANTIFICATA, che non è una serie infinita di automatismi psico-fisiologici ciechi, inutili e, infine, assurdi. Anche per le donne l'iniziazione equivale a una rottura di livello, al passaggio da un modo d'essere a un altro: la fanciulla viene brutalmente separata dal mondo profano, subisce una trasformazione di natura spirituale che, come ogni trasformazione, implica un'esperienza della morte. Abbiamo appena visto come le prove delle fanciulle assomiglino alle prove che simboleggiano la morte iniziatica. Ma si tratta sempre di UNA MORTE A QUALCHE COSA CHE DEVE ESSERE SUPERATA, e non di una morte nel senso moderno e desacralizzato del termine. Si muore per trasformarsi e accedere a un livello più elevato di esistenza. Nel caso delle fanciulle, si muore all'indistinto e all'amorfo dell'infanzia per rinascere alla personalità e alla fecondità. Come nel caso degli uomini, ci troviamo di fronte a molteplici forme di associazioni femminili in cui il segreto e il mistero aumentano progressivamente. Vi è in primo luogo l'iniziazione generale attraverso cui passa ogni fanciulla e ogni giovane sposa e che sfocia nell'istituzione di società segrete di donne ("Weiberbünde"). Vi sono poi le associazioni misteriche femminili, come in Africa, oppure, nell'antichità, i gruppi chiusi delle Menadi. Sappiamo che simili confraternite misteriche femminili sono scomparse molto lentamente. Ricordiamo le streghe del Medioevo europeo, le loro riunioni rituali, le loro «orge». Anche se perlopiù i processi per stregoneria sono stati ispirati da pregiudizi teologici, anche se sarebbe spesso necessario distinguere tra le vere tradizioni magico-religiose rurali, che hanno le loro radici nella preistoria, e le psicosi collettive, che hanno un carattere molto complesso, è tuttavia probabile che le «orge» delle streghe siano esistite: non nel senso che attribuivano loro le autorità ecclesiastiche, ma nel senso originario e autentico di riunioni segrete che includevano riti orgiastici, cioè cerimonie che traevano origine dal mistero della fecondità. Le streghe, proprio come gli sciamani e i mistici delle altre società primitive, non facevano che concentrare, esasperare, approfondire l'esperienza religiosa rivelata durante la loro iniziazione. Proprio come gli sciamani, le streghe erano segnate da una vocazione mistica che le spingeva a vivere la rivelazione dei misteri più profondamente delle altre donne.

BERTRAND RUSSELL: STRALCI SULLA LUNA, DONNA E MATRIMONIO

Per definire una società, antica o moderna che sia, abbiano due elementi importanti e connessi tra loro: l'uno è il sistema economico, l'altro il sistema familiare. Due scuole, oggi, orientano il pensiero moderno: l'una ha un'origine economica, l'altra fa risalre tutto alla famiglia e al sesso; Marx e Freud. Personalmente, io non aderisco a nessuna delle due scuole, poiché economia e sesso non mi paiono avere alcuna precedenza l'uno sull'altra come causa determinante. Senza dubbio la rivoluzione industriale ha avuto e avrà una profonda influenza sui costumi sessuali, ma, per converso, la virtù sessuale dei puritani fu psicologicamente necessaria come causa parziale della rivoluzione industriale.
Non vi è paese al mondo in cui l'etica e le norme sessuali siano state determinate da considerazioni logiche, eccettuato nella Russia sovietica. Non voglio dire che le norme in Russia Sovietica siano perfette; dico soltanto che esse non sono il portato di una superstizione e di una tradizione come, almeno in parte, le istituzioni di tutti gli altri paesi in ogni epoca. Il problema di stabilire quale sia l'etica sessuale migliore dal punto di vista della felicità e del benessere generale è arduo e la risposta varia secondo le circostanze: sarà assai diversa per una società industrialmente progredita da quella che potrebbe essere in un regime agricolo primitivo; sarà diversa per i paesi dove scienza medica e igiene hanno portato un reale abbassamento dell'indice di mortalità e per i paesi dove malattie e pestilenze distruggono una larga parte della popolazione in giovane età.
Una morale sessuale determina effetti di specie svariatissime: personale, coniugale, famigliare, nazionale, internazionale. 
L'origine prima di certi costumi sessuali esistenti nelle civiltà occidentali sin dalle epoche precristiane, fu quella di assicurare quel grado di virtù femminile senza il quale la famiglia patriarcale diventa impossibile, poiché la paternità è incerta.
I costumi matrimoniali sono sempre stati una mescolanza di tre fattori che chiameremo, tanto per intenderci, istintivo, economico, religioso.
Dato che tutte le civiltà moderne sono basate sulla famiglia patriarcale e che l'intero concetto della virtù femminile è stato costruito in funzione di questa famiglia, è importante esaminare da quali istinti naturali nasca il sentimento della paternità.
Il sentimento della madre verso il figlio è facilmente comprensibile, giacché esiste qui uno stretto vincolo fisico, almeno sino al momento dello svezzamento. Ma il rapporto tra il padre e il figlio è indiretto, ipotetico e desunto: è legato alla fiducia nella virtù della moglie (...) se supponiamo che l'istinto paterno debba volgersi soltanto verso i propri figli.
Appena il fatto psicologico della paternità viene riconosciuto, un nuovo elemento entra a far parte del sentimento paterno, un elemento che ha portato quasi dappertutto alla formazione di società patriarcali. Appena un padre riconosce che il figlio è, come dice la bibbia, il suo "seme", il suo sentimento viene rafforzato da due fattori: l'amore del potere e il desiderio della sopravvivenza.
L'ambizione non ha più nella tomba il suo limite naturale, ma può essere estesa all'infinito attraverso la linea dei discendenti: pensate ad esempio alla soddisfazione di Abramo quando seppe che il suo "seme" avrebbe posseduto la terra di Canaan. Nella società matriarcale, le ambizioni familiari erano limitate alle donne e poiché le donne non combattono, certe ambizioni femminili hanno effetti più modesti di quelle maschili. Si può supporre perciò che la scoperta della paternità abbia reso la società umana più pronta alla competizione, più energica, più dinamica e irrequieta che non nel periodo del matriarcato. Di conseguenza la scoperta della paternità porta alla schiavitù delle donne come unico mezzo per difendere la loro virtù: una schiavitù prima fisica e poi mentale, la quale raggiunge il suo maximum nell'epoca vittoriana. A causa di tale schiavitù in molte società non vi fu mai l'unione completa tra marito e moglie: il loro rapporto era di condiscenza da una parte e di dovere dall'altra.
Sembrerebbe che soltanto con l'avvento del sistema patriarcale, gli uomini abbiano cominciato a desiderare la verginità nelle spose.
I padri, dopo aver scoperto la propria esistenza, cercarono di sfruttarla al massimo. Nel Genesi vediamo come gli uomini desiderino una numerosa progenie; la moltiplicazione dei greggi e degli armenti. Per questo Geova comandava agli uomini di crescere e moltiplicarsi. 
Da quando fu scoperta la paternità, la religione si è interessata moltissimo al problema sessuale; ed era da aspettarselo, visto che la religione si interessa a ogni questione misteriosa e importante. La fertilità della terra, delle greggi e delle donne, all'inizio dell'epoca agricola e pastorale, rappresentò per gli uomini la cosa di maggiore importanza. Religione e magia venivano entrambe invocate per essere sicuri del risultato desiderato.
Secondo le idee correnti di "magia simpatica", si credeva che facilitare la fertilità umana aiutasse la fertilità del suolo (Nota di Lunaria: Mircea Eliade lo spiega alla perfezione in "Trattato di storia delle religioni", quindi suggerisco di approfondire l'argomento leggendolo lì) e la stessa fertilità umana veniva invocata con cerimonie varie, religiose e magiche. Nell'antico Egitto, dove l'agricoltura pare sia apparsa prima della fine dell'epoca materlineare, l'elemento sessuale religioso da principio non fu fallico, ma volto ai genitali femminili, la cui forma si credeva derivata dalla famosa conchiglia cauri, alla quale erano attribuiti poteri magici e che veniva usata come moneta. (Nota di Lunaria: anche in India, il culto della Dea Vaginale Lajja Gauri è antichissimo https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/gli-shaktipeetahas.html).

Quest'epoca tuttavia ebbe presto termine e quindi in Egitto, come in molte altre antiche civiltà, l'elemento sessuale nella religione si trasformò in culto fallico.
In molti posti del mondo si crede che la luna (considerata di sesso maschile) sia il vero padre di tutti gli esseri umani. (Nota di Lunaria: anche Neumann ne parla a lungo
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/la-luna-simbolismo-2.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/la-luna-simbolismo-3.html)
Nelle terre dei Maori "la luna è il marito permanente o il vero sposo di tutte le donne. Secondo la credenza dei loro antichi, l'unione tra l'uomo e la donna non ha importanza: la luna è il vero sposo. 
Nota di Lunaria: Sui Maori vedi:
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/polinesiamelanesiamaori-1-introduzione.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/polinesiamelanesiamaori-2-teofagia-e.html
Opinioni simili sono esistite in molti luoghi del mondo e senza alcun dubbio significano il periodo di transizione dall'epoca in cui la paternità era sconosciuta, sino a quella del riconoscimento della sua importanza." (Briffault)
Questa credenza è naturalmente legata al culto lunare (...) Sia il culto solare sia quello lunare hanno lasciato traccia nel cristianesimo: la nascita di cristo, infatti, avvenne nel solstizio d'inverno, e la resurrezione con la Pasqua.
Notevoli elementi di culto fallico esistevano in tutte le religioni pagane dell'antichità, e fornirono ai Padri della Chiesa moltissime armi polemiche. Nonostante però tutte le argomentazioni, tracce di culto fallico rimasero nel medioevo e soltanto il protestantesimo riuscì ad estirparne ogni vestigia.

Nelle Fiandre e in Francia, santi con attributi ittio-fallici sono abbastanza comuni: san Giles in Bretagna, san René nell'Anjou, san Greluchon a Bourges, san Regnaud, sant'Arnaud. Il santo più popolare della Francia meridionale, san Foutin, si dice sia stato il primo vescovo di Lione. 
Quando ad Embrun il suo reliquiario fu distrutto dagli ugonotti, il fallo fenomenale del santo personaggio fu tratto fuori dalle rovine, tinto di rosso per le abbondanti libazioni di vino che i fedeli solevano spandere su di lui e berlo poi come un rimedio infallibile contro la sterilità e l'impotenza.


ALTRO APPROFONDIMENTO, tratto da


''Theòs e Theà'': Come si può dare a "dio" un genere femminile?

Malgrado i tentativi femministi di chiamare Dio al femminile, sulla questione del sesso divino i monoteismi sembrano proprio aver deciso in favore del maschile (1), e le Dee esisterebbero dunque in rapporto ai politeismi. Ma basta che si chiarisca la tentazione di unificare il divino in un solo principio, e il sospetto compare. è così che gli stoici s'interrogano sul sesso degli Dei come su un problema mal posto: dal momento che Zeus è tutto non ci sono più divinità maschili o femminili, soltanto nomi, segnati da un genere grammaticale.
"Gli stoici affermano che esiste un solo dio, i cui nomi variano secondo gli atti e le funzioni. Di qui si può anche dire che le potenze hanno due sessi - maschili quando sono in azione, femminili quando sono naturalmente passive" (Nota di Lunaria: nell'Induismo invece è il contrario: "Uno degli aspetti in cui si manifesta il multiforme pantheon induista è quello della Divinità Femminile, noto come Devi, la forma femminile di Deva, Potenza Celeste, Dio. La Dea Madre è venerata fin dal periodo pre-ario, come Divinità connessa alla fertilità e alla terra oppure come ancella e amorosa danzatrice. In quanto potenza generante, Shiva - dio maschile - non può nulla senza Parvati, la Sua Divina consorte chiamata anche Uma o Sati. Essa rappresenta l'aspetto femminile della Divinità, una delle personificazioni del potere, Shakti, quella benevola e feconda, con cui Shiva agisce nel mondo. Figlia dell'Hymalaya - è chiamata "La Montanina"-, Parvati rappresenta uno dei principali aspetti di Devi, la Dea Madre della tradizione vedica. Il sostantivo femminile "Shakti", "Forza, Potenza", indica la manifestazione femminile del Dio supremo, l'Energia Creativa della Divinità. Il Dio, Principio Maschile, agisce nel mondo attraverso la sua sposa, Principio Femminile, e nel culto della Shakti si realizza il superamento della dicotomia fra trascendenza divina e immanenza terrena. Senza la sua Shakti, il Dio è impotente, inattivo al pari di un morto" https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/tantra-e-tao.html

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/induismo.html)
Così, il sesso degli Dei dipende da un'operazione di pensiero che assortisce le potenze e gli elementi al maschile o al femminile 


Un problema di genere

L'entrata in argomento potrebbe essere grammaticale: non è inutile ricordare che se "dio" si dice theòs, ci sono in greco due modi egualmente corretti per indicare una Dea: ricorrendo al termine theà, forma femminile di theòs o usando il termine theòs stesso, maschile, ma preceduto dall'articolo femminile. è così che nelle iscrizioni ufficiali Atena (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/atena.html) è "he theòs", cosa che non manca di ispirare ad Aristofane battute sulla città "in cui un dio nato donna (theòs gynè gegonùia) si erge, armata di tutto punto". Nondimeno, "he theòs" designa in primo luogo un essere divino che si trova per di più affetto da un segno femminile.
"Theài", dunque, le Dee. Se si dimenticasse per un istante che "theà" può sempre essere sostituita da "theòs", la tentazione forse sarebbe di cercare in ogni Dea l'incarnazione di un tipo femminile, con la speranza di costituire finalmente il gruppo delle "theài" in un sistema simbolico della femminilità.
Rimane l'essenziale: il femminile è, presso gli Dei, indubbiamente meno omogeneo di quanto non si creda a proposito delle donne mortali, sfaldato come è tra le forti personalità olimpiche e i cori più o meno evanescenti che vivono all'unisono.


(1) Nota di Lunaria: Mary Daly in "Al di là di dio padre"  osservava che:


"L'idea di un salvatore unico di sesso maschile può essere vista come un'ulteriore legittimazione della supremazia del maschio (...) In regime di patriarcato un simbolo maschile sembra proprio il meno indicato ad interpretare il ruolo di liberatore del genere umano dal peccato originale del sessismo. L'immagine stessa è unilaterale per quanto concerne l'identità sessuale, e lo è proprio dal lato sbagliato, perché non contraddice il sessismo e glorifica la mascolinità."

"L'ideologia cristiana presenta una distorsione prodotta dalla gerarchia sessuale e che la convalida, palese non solo nelle dottrine relative a Dio e alla Caduta ma anche in quelle relative a Gesù [...] Una logica conseguenza della liberazione della donna sarà la perdita di credibilità delle formule cristologiche che riflettono ed incoraggiano l'idolatria verso la persona di Gesù [...] Non è tuttora insolito che preti e ministri cristiani, posti di fronte al discorso della liberazione della donna, traggano argomenti a sostegno della supremazia maschile dall'affermazione che Dio "si incarnò" esclusivamente in un maschio. In effetti la stessa tradizione cristologica tende a giustificare tali conclusioni. Il presupposto implicito - e spesso esplicito - presente per tutti questi secoli nella mente dei teologi è che la divinità non poteva  degnarsi di "incarnarsi" nel "sesso inferiore" e il "fatto" che "egli" non lo abbia fatto conferma ovviamente la superiorità maschile. Venendo meno il consenso delle donne alla supremazia maschile, questi tradizionali presupposti cominciano a traballare. (Nota di Lunaria: si vedano Sprenger e Kramer nel "Malleus Maleficarum": "E sia benedetto l'Altissimo che finora ha preservato il sesso maschile da un così grande flagello [la stregoneria]. Egli ha infatti voluto nascere e soffrire per noi in questo sesso, e perciò lo ha privilegiato")
"L'idea di un salvatore unico di sesso maschile può essere vista come un'ulteriore legittimazione della supremazia del maschio [...] La premessa basilare di questo tipo di ortodossia è che "Dio venne" nell'uomo (maschio) Gesù, e solo in Gesù - donde l'ostacolo che viene descritto dai suoi difensori come lo "scandalo della particolarità".
"Ho già osservato che il testo paolino "in Cristo non c'è... maschio né femmina", funziona in questo modo, perché semplicemente e palesemente ignora il fatto che Cristo è un simbolo maschile e perciò a tale livello esclude la femmina."
"Io ritengo che un altro ribaltamento sia l'idea dell'incarnazione redentrice unica nella forma di un salvatore maschio perché questo è precisamente impossibile. Una divinità patriarcale, o suo figlio, non è in grado di salvarci dagli orrori di un mondo patriarcale."
E mi pare significativo concludere con questi commenti:
"è ovvio che tutte queste ideologie hanno non solo la funzione di conciliare le donne con il loro ruolo subordinato sostenendo che è inalterabile, ma anche di far credere che esso rappresenti l'appagamento dei loro desideri o un ideale che è lodevole cercare di raggiungere" (Horney)
"L'essere considerata corpo per altri (per l'uomo e per la procreazione), è ciò che ha impedito alla donna di essere un soggetto storico-sociale in quanto tutta la sua soggettività è stata ridotta e imprigionata in una sessualità essenzialmente per altri e in funzione della riproduzione" (Franca 
Ongaro Basaglia)