Cambogia: Arte, Culto a Shiva, Spiriti e Apsara!


Arte e cultura antica Khmer nel passaggio da induismo a buddhismo
 

Info tratte da Popoli Costumi Paesi, Asia, III



Un illustre archeologo francese ha scritto che la civiltà indiana ha dato i suoi frutti più grandi nel campo delle arti soltanto a contatto con mondi stranieri o in terra straniera; in architettura è nella lontana Cambogia o nell'ancor più lontana Giava che si devono cercare le due più portentose creazioni del genio indiano: Angkor e Borobudur. Fermiamo ora la nostra attenzione su Angkor, l'antica capitale dell'impero Khmer, dal quale discende l'attuale Cambogia.
Le sue rovine, sommerse nella foresta, in una regione dove l'abbandono e la rottura dei bacini irrigui avevano portato lo spopolamento, furono scoperte dagli archeologi francesi nel 1860; lentamente e faticosamente si palesarono edifici di tanta maestosità e grandiosità, che subito ci si avvide avrebbero offerto il tema a uno dei capitoli più affascinanti dell'archeologia.

Che le rovine di Angkor appartenessero alla grande famiglia dell'arte indiana apparve subito chiaro, dal momento che soltanto un indianista era in grado di interpretarne il simbolismo architettonico, nonché le scene epiche e religiose dei loro bassorilievi. Ma ci si avvide anche che gli artisti di Angkor erano andati più in là; se si trovano facilmente, in tutta l'India, edifici che assomigliano alle torri isolate di cui è ricca la piana della Cambogia, non si è invece trovato nulla di comparabile al grande edificio dell'Angkor Vat e agli altri grandi monumenti della città di Angkor. Queste costruzioni furono certamente ispirate al pensiero religioso induista, ma gli artisti che le eseguirono, nativi, avevano tradizioni formali e artigianali proprie, di molto anteriori all'arrivo della civiltà indiana. L'arte della Cambogia fu dunque un prodotto dell'azione indiana e di una reazione, o resistenza locale: a questo è dovuta la sua originalità.

Angkor (la grande città) fu fondata dal re Yasovarman I l'anno stesso della sua consacrazione, l'889 d.c, attorno al monte  Bakheng; il tempio che sorge su questo mondo e che ne porta il nome, è il quarto in ordine di tempo dei 13 templi messi alla luce, e che costituiscono il complesso delle grandi rovine Khmer. Ogni sovrano costruiva ancora in vita il proprio santuario, ove sarebbe stato sepolto, e nel quale sarebbe stato venerato per secoli il suo nome.
Il re era la fonte e la somma di ogni autorità, il custode della legge e dell'ordine stabilito, un personaggio che aveva sulla terra funzioni divine e con la divinità stessa finiva per identificarsi in vita e ancora di più, dopo la morte. La struttura di queste città-reali era fatta a immagine dell'universo, quale se lo raffigurava la cosmologia indiana; al centro stava la torre a forma di Lingam, il simbolo fallico del potere e della fecondità connessa alla persona del sovrano, sotto di essa un robusto basamento, per lo più circondato da torri minori e degradante all'intorno in fitti giardini; il tutto era chiuso da una muraglia e da un fossato che corrispondevano alle montagne e all'oceano circondanti il mondo abitato. In questa struttura l'elemento più originale e caratterizzante l'architettura Khmer rispetto all'indiana è il basamento, o piramide, a gradini; esso aveva pure un significato, rappresentava una montagna, e la sua immagine si fondeva con quella della torre posata su di esso, in una complessa figurazione del "Tempio-montagna". Il Tempio-montagna aveva sulla terra una posizione eminente, era il grande gioiello dell'universo, come quello che Dei e sovrani recano sul capo.

Era il centro dell'universo, la cima del mondo, come il Meru, la montagna cosmica degli indiani. E come quel mondo, perforando con le sue cime la volta del cielo, stabiliva un punto di contatto fisico fra la terra e il cielo, cosi' la torre centrale che stava al centro del tempio, centro a sua volta della capitale e dell'impero, stabiliva un legame fra gli uomini e gli Dei attraverso la persona del re. Nella torre centrale del Tempio-montagna, nel grande Lingam che portava il suo nome, il re entrava in comunicazione con il mondo divino.     

L'imponenza e la solidità di ogni tempio dipendevano strettamente dalla potenza del sovrano e dalle fortune del suo regno; ogni sovrano doveva pensare prima a costruire o conservare i grandi bacini idrici e i canali di irrigazione che garantivano la vita fisica dei suoi sudditi; poi doveva difendersi dai nemici, i Cham della costa annamita o i Siamesi, che riuscirono più volte a distruggere Ankgor.

Nel 1011 il re Suryavarman I si trovò a dover scegliere fra ricostruire la capitale o sostituirla con una nuova: scelse la seconda soluzione, a maggior gloria della sua dinastia e a maggior comodità del suo popolo e anche perché, primo sovrano buddhista, non avrebbe potuto adattarsi in una città che era stata dei brahmini. Il piano della nuova città non era però molto diverso: al centro stava un grandioso tempio-montagna, il Baphuon: fu ultimato nel 1066 quando il sovrano che l'aveva iniziato era giù morto. Suryavarman II vissuto nel XII secolo, fu un re conquistatore e buon amministratore; il suo regno felice è ricordato da quello che forse è il più celebre fra i templi di Angkor, l'Angkor Vat.

Solo con Jayavarman VII il templio non conterrà più il Lingam, simbolo del Dio-Re, ma un'immensa immagine del Buddha, a simboleggiare la compiuta penetrazione del Buddhismo fra le genti Khmer.


Il culto a Shiva in Cambogia



Informazioni tratte da: "Angkor, la foresta di pietra" di Bruno Dagens

le note tecniche su Shiva sono tratte dal web, ma non mi ricordo più a quale link le avevo trovate (abbiate pazienza, ho studiato la Cambogia nel 2015!)


Risalendo il Mekong e poi addentrandosi nella foresta, un inviato dell'imperatore cinese giunge nell'antica capitale della Cambogia nel 1286.  Dopo un anno scrive la prima guida di Angkor, che gli appare come un grande equilatero fortificato, con meravigliosi palazzi e gigantesche sculture, 




circondato da canali, templi e laghi artificiali. Nel 1431, la corte si sposta a Phnom Penh. Angkor diventa una favolosa meta di viaggiatori e missionari che la descrivono come una delle meraviglie del mondo. Scoperta infine dall'Occidente, è oggetto di ricerche archeologiche e romantici esotismi.



 Il re, chiave di volta dell'organizzazione politica del paese, guardiano della legge e dell'ordine, costituito vero Dio sulla terra, risiedeva in una città che non era un semplice agglomerato urbano: la città regia era un microcosmo, un'immagine in miniatura dell'universo quale lo immaginava la cosmologia indiana: la cinta di mura e i fossati corrispondevano alla catena di montagne e dell'oceano che circondano la terra.


In Cambogia le radici degli alberi "crescono" direttamente sui templi, come se fossero tentacoli. L'effetto è suggestivo, ma purtroppo lesivo per l'architettura che tende a sgretolarsi.

Al centro della capitale s'innalzava un tempio in forma di piramide che racchiudeva l'idolo nel quale si riteneva risiedesse il principio permanente e imperituro della regalità. Questa essenza della regalità, da cui il sovrano traeva il suo nutrimento spirituale, era materializzata, nel periodo che va dall'IX al XI secolo, in un linga, l'emblema fallico del Dio Shiva, 




e quest'idolo collocato nel tempio costruito nel centro della città regale era, in un certo senso, il centro ideale del mondo.

I tre occhi: Shiva tra le sopracciglia possiede il terzo occhio, l'occhio della saggezza e dell'onniscienza in grado di vedere al di là della comune visione.


 

Un episodio del Mahabharata narra che una volta Parvati, la bella figlia della montagna, arrivò dietro Shiva e per gioco gli bendò gli occhi: il mondo si oscurò del tutto e la vita si sospese. Fu così che nella fronte di Dio apparve il terzo occhio e l'oscurità sparì. Il terzo occhio è, quindi, anche l'occhio della trascendenza, e in quanto tale è rivolto verso l'interno. Ma quest'occhio è anche quello con cui Shiva annienta periodicamente l'universo. Ed è con questo occhio che Egli ridusse in cenere Kama, dio dell'erotismo, o incenerì una delle cinque teste di Brahma.
I tre occhi rappresentano le tre sorgenti di luce nel cosmo: il sole, la luna, il fuoco. Con questi tre occhi Shiva vede passato, presente e futuro


Il crescente di luna: sulla fronte Shiva porta un crescente di luna, raffigurante la luna del quinto giorno (panchami). Esso rappresenta il potere del soma, l'offerta sacrificale di cui si parla nei Veda, ad indicare che egli possiede sia il potere di procreazione, sia quello di distruzione. La luna è anche simbolo della misurazione del tempo; il crescente dunque simboleggia il controllo di Shiva sul tempo.

Il linga era il devaraja, il prototipo eterno del re terreno che era solo la sua emanazione. Il linga veniva sostituito a ogni successione, e il precedente diveniva probabilmente l'immagine funeraria del re defunto.


Alla metà del XII secolo l'idolo shivaita divenne vishnuita:




Fin dalle origini del regno khmer nel VI secolo, i due aspetti della religione indiana, il culto di Shiva e quello di Vishnu coesistettero.
Alla fine di questo secolo il re Jayavarman VII adattò il culto regale al buddhismo e il devaraja prese l'aspetto di un'immagine di Buddha.

Un altro simbolismo riguarda le cinque attività cosmiche di Shiva: creazione (il tamburo e il suono primordiale, l'Om), conservazione (la mano che dà speranza), distruzione (il fuoco, nel senso anche di evoluzione), illusione (il piede sul suolo), liberazione (il piede sollevato): l'universo viene manifestato, preservato e infine riassorbito. La simbologia è quindi quella dell'eterno mutamento della natura, dell'universo manifesto, che attraverso la danza Shiva equilibra con armonia, determinando la nascita, il moto e la morte di ogni cosa.



Durante tutta l'epoca di Angkor fiorì un culto reso a immagini che avevano l'aspetto e portavano gli attributi delle grandi figure del pantheon brahmanico e buddhista: le numerosissime statue che ci ha tramandato l'antica Cambogia sono, in prevalenza, quelle di principi e dignitari rappresentati in aspetto divino: sono, come dicono le iscrizioni, dei "corpi gloriosi".
Quanto ai monumenti in forma di piramide o templi-montagne, rappresentavano la montagna cosmica in cima alla quale si effettuava la comunione fra il mondo degli Dei e il re, rappresentato prima con un linga, poi con un'immagine di Vishnu o con un'immagine di Buddha portanti il suo nome.
Il tempio centrale a forma di piramide a ripiani simboleggia la montagna cosmica, asse del mondo, la muraglia di cinta è la catena di montagne che racchiude l'universo, il fossato riempito d'acqua è l'oceano che bagna i piedi della catena di montagne, i ponti che valicano il fossato sono altrettanti arcobaleni che mettono in comunicazione il mondo degli uomini con la città divina (*) 


Nota: un cronista cinese, Chou Ta-kuan inviato nel 1296 ad Angkor, ci fa sapere che durante le processioni in onore del re, tutte le persone partecipavano con la parte superiore del corpo denudata e solo attorno ai fianchi era indossato un pezzo di stoffa. Tutti usavano profumi di legno di sandalo, muschio e  altre essenze.


 
(*) Nota di Lunaria: ulteriore dimostrazione di come il Politeismo, a differenza del monoteismo, sia un culto impregnato di Panteismo: è la Natura stessa la casa della divinità, l'estensione del Suo Corpo. In molte cosmologie il mondo è fatto proprio col corpo del Dio o della Dea che si sacrifica (esempio: Tiamat). Montagne, laghi, colline, fiumi, sassi, tutto è sacro, tutto è inscritto nel Divino.
Un discorso del genere è impensabile nel monoteismo e a me non stupisce che la "famosa" (eufemismo) Teologia Cristiana della Liberazione Eco-Femminista che vorrebbe chiamare il dio cristiano "Madre Terra Gaia" sia ancora ferocemente repressa. Non solo il monoteismo odia il corpo della donna, ma odia anche il mondo e promuove lo sfruttamento della donna e della Natura: è sempre quel monito, di aquiniana memoria, che chiosa l'altrettanto irritante ordine di Genesi:


Dimostrazione: Come abbiamo già detto [q. 95, a. 1], l‘insubordinazione all‘uomo di tutto ciò che avrebbe dovuto essergli soggetto fu un castigo conseguente alla sua disobbedienza a Dio. Quindi l‘uomo, nello stato di innocenza e prima del peccato, non trovava ribellione alcuna negli esseri che per natura dovevano essergli sottoposti. Ora, tutti gli animali sono naturalmente sottoposti all‘uomo, come si rileva da tre considerazioni. Innanzitutto in base allo stesso ordine genetico delle cose.
Come infatti nella genesi delle cose naturali noi riscontriamo un certo ordine, che procede dall‘imperfetto al perfetto (infatti la materia è ordinata alla forma, e la forma meno perfetta a quella più perfetta), così avviene anche nell‘uso delle realtà naturali, che cioè gli esseri inferiori servono a quelli superiori: infatti le piante sfruttano la terra per nutrirsi, gli animali si nutrono delle piante e gli uomini si nutrono sia delle piante che degli animali.
È quindi nell‘ordine della natura che l‘uomo abbia il dominio sugli animali. Per cui dice il Filosofo [Polit. 1, 3] che la caccia degli animali selvatici è giusta e naturale, poichè con essa l‘uomo rivendica ciò che per natura gli appartiene. Secondo, ci risulta anche dall‘ordine della divina provvidenza, che governa sempre gli esseri inferiori mediante i superiori. Per cui, essendo l‘uomo creato a immagine di Dio, e quindi superiore agli altri animali, è logico che gli altri animali siano sottoposti al suo dominio.
Terzo, la medesima conclusione appare evidente dal confronto tra le proprietà dell‘uomo e quelle degli altri animali. In questi ultimi infatti si riscontra, fondata sul loro istinto naturale, una partecipazione della prudenza in ordine ad alcuni atti particolari, mentre nell‘uomo si riscontra la prudenza nella sua universalità, in quanto è la retta norma di tutto il nostro operare. Ora, tutto ciò che è per partecipazione dipende da ciò che è in assoluto e per essenza. Quindi è evidente la subordinazione all‘uomo degli altri animali."

E ancora:

"Nell‘uomo si trovano in un certo senso tutte le cose: perciò egli ha un dominio sulle realtà esterne analogo a quello con cui domina ciò che trova in se stesso. Ora, nell‘uomo si possono riscontrare quattro cose: la ragione, che lo rende simile agli angeli; le facoltà sensitive, che gli danno un‘affinità con gli animali; le facoltà fisiologiche, che lo accomunano alle piante; e finalmente il corpo, in forza del quale è affine alle cose inanimate. 
Ma la ragione occupa nell‘uomo un posto non di sudditanza, bensì di comando. Quindi nello stato primitivo l‘uomo non aveva un dominio sugli angeli, e la frase «su tutte le creature» va riferita alle creature «che non sono fatte a immagine di Dio».  — Invece sulle facoltà sensitive, quali l‘irascibile e il concupiscibile, che in parte obbediscono alla ragione, l‘anima esercita un dominio mediante i suoi comandi. Quindi nello stato di innocenza l‘uomo dominava con i suoi comandi sugli altri animali. Riguardo poi alle facoltà — fisiologiche e al corpo stesso l‘uomo esercita un dominio non già  comandando, ma servendosene. Quindi nello stato di innocenza
l‘uomo dominava sulle piante e sugli esseri inanimati non perché avesse il potere di comandare ad essi e di mutarli, ma perché poteva servirsene senza trovare ostacoli."

come del resto si trovava scritto anche qui...



"Ogni volta che cerchiamo la soluzione di un problema dovremmo vedere se le condizioni che l'hanno creato sono ancora attive e operanti. Questa premessa, che vale per tutti i problemi, è da tenere in particolare considerazione quando parliamo della salvaguardia del nostro pianeta, che non potrà essere salvato finché è attivo e operante quel presupposto che concepisce l'uomo al centro, quando non al vertice, del creato.
Questa concezione antropocentrica non è "naturale", ma "culturale" e discende dalla concezione giudaico-cristiana, la quale prevede che l'uomo "fatto ad immagine e somiglianza di Dio", domini sopra i pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra e sopra tutti i rettili che strisciano sulla sua superficie" (Genesi 1,26)  

Da parte sua, Scott Cunningham scriveva: "La Wicca è una religione gioiosa, che trae origine dalla nostra affinità con la natura. È una fusione con le Dee e gli Dei, le energie universali che hanno creato tutto ciò che esiste. È una celebrazione della vita personale e positiva. [...] Diversamente da alcune religioni, la Wicca non vede la Divinità come un qualcosa di distante. La Dea ed il Dio sono entrambi dentro di noi e si manifestano in tutta la natura. Questa è l’universalità: non c’è niente che non venga dagli Dei. [...] La divinità è duplice, e consiste in una Dea ed un Dio. [...] La Dea ed il Dio sono uguali; nessuno dei due è superiore o merita più rispetto.[...] La Dea è la madre universale. Lei è la fonte di fertilità, saggezza infinita e carezze amorevoli. Per come la conosce la Wicca, Lei è spesso raffigurata in tre aspetti: la Fanciulla, la Madre e l’Anziana, simboleggiate nella Luna crescente, piena e calante. Lei è contemporaneamente il campo non mietuto, il pieno raccolto, e la Terra addormentata e ricoperta dalla neve. Lei dà alla luce l’abbondanza. Ma così come la vita è un Suo dono, ce lo porge con la promessa della morte. Questa non è oscurità ed oblio, ma riposo dalle fatiche dell’esistenza fisica. È l’esistenza umana tra le due incarnazioni. Dato che la Dea è natura, lei è sia la Tentatrice che l’Anziana; il tornado e la pioggia fresca; la culla e la tomba. Ma sebbene lei sia in possesso di entrambe le nature, i Wiccan La onorano come la donatrice di fertilità, amore ed abbondanza, anche se le riconoscono anche il Suo lato oscuro. Noi La vediamo nella Luna, nel mare silenzioso e sempre in movimento, e nella crescita verdeggiante dell’inizio della primavera. Lei è l’incarnazione della fertilità e dell’amore. La Dea è stata conosciuta come Regina dei Cieli, Madre degli Dei che ha creato gli Dei, la Fonte Divina, la Matrice Universale, la Grande Madre, e con incalcolabili altri titoli. Nella Wicca si usano molti simboli per onorarLa, come il calderone, la coppa, il labrys, fiori a cinque petali, lo specchio, collane, conchiglie, perle, argento, smeraldi… per dirne alcuni. Poiché Lei ha il dominio sulla Terra, il mare e la Luna, Le sue creature sono varie e numerose. Alcune comprendono il coniglio, l’orso, il gufo, il gatto, il cane, il pipistrello, l’anatra, la mucca, il delfino, il leone, il cavallo, lo scricciolo, lo scorpione, il ragno e l’ape. Sono tutti sacri alla Dea. La Dea è stata raffigurata come una cacciatrice che corre con i Suoi cani da caccia; una divinità celestiale a cavalcioni del cielo con polvere di stelle che cade dai Suoi talloni; l’eterna Madre gravida del suo bambino; la tessitrice della nostra vita e della nostra morte; una Anziana che cammina con la Luna calante cercando i deboli e gli infelici, e come molti altri esseri. Ma non importa come noi La vediamo, Lei è onnipresente, immutabile, eterna. [...] La Dea ed il Dio possono aiutarci a cambiare le nostre vite. Poiché le Divinità sono le forze creatrici dell’universo (non solo dei simboli), possiamo chiamarLi a dare potere ai nostri rituali ed a benedire la nostra magia. Ancora, questo è in diretta opposizione con molte religioni. Il potere è nelle mani di ogni praticante, non di preti o sacerdotesse specializzati che eseguono questi compiti per le masse. Questo è ciò che rende la Wicca un modo di vivere pienamente soddisfacente. Noi abbiamo un collegamento diretto con le Divinità. Non servono intermediari; niente preti, o confessori, o sciamani. Noi siamo gli sciamani."

E le "ingenue" Teologhe cattoliche - ah ah ah! come se una donna potesse arrogarsi il diritto di parlare di Teologia, dopo il monito paolino del "alla donna non è consentito insegnare"



che proprio no, proprio non capiscono che se sono cristiane e restano cristiane, non hanno diritto a nessun diritto, men che meno quello di pregare un Dio Femmina Madre Natura:

"Il nostro tempo è tempo di attesa; non solo la creazione aspetta con pazienza… ma anche noi, gemiamo dentro di noi, aspettando la redenzione del nostro corpo. È tempo per tessere insieme donne, natura e cristianesimo ovvero creare una teologia ecofemminista.
La teologia ecofemminista è, a prima vista, quindi, un incontro tra  teologia femminista e ecoteologia ambedue delle quali nacquero più o meno contemporaneamente negli anni sessanta-settanta del secolo scorso. A dire la verità, la situazione è più complessa perché la teologia femminista tesse insieme diverse teologie con diversi ecofemminismi, diverse teorie femministe con diverse correnti dell’ambientalismo. L’importante è sapere
a) che l’ecofemminismo parte da un rapporto privilegiato tra donne e natura 

e b) che la teologia è un atto secondo ovvero un discorso ragionato su Dio che, nel nostro caso, nutre ed è nutrita da una spiritualità e una prassi ecologica e femminista. Prima di indagare più a fondo il rapporto donna e natura mi preme dire che il tema del creato, della sua sofferenza e della sua guarigione fu all’ordine del giorno della teologia femminista prima che si coniasse il termine “eco-femminismo”. Uno dei primi libri di Rosemary Radford Ruether, teologa cattolica statunitense, pubblicato nel 1972 s’intitolava "Per una teologia della liberazione della donna, del suo corpo e della natura". In esso si sviluppa una tesi che rimane inalterata nel testo posteriore "Gaia e Dio". Una teologia ecofemminista per la guarigione della terra e di fatto informa i maggiori scritti sull’argomento. La tesi di Ruether che sarà adottata e sviluppata da tutta una schiera di pensatrici è che il patriarcato, o il dominio maschile al centro dell’analisi femminista non opprime solo le donne ma anche persone, uomini e donne, di altri popoli, di altre razze, di altri orientamenti sessuali nonché la natura stessa." [...]
"L’ecofemminismo, quindi, parte da una presunta relazione tra le donne e il mondo naturale, ovvero si dice che “le donne sono più vicine alla natura” degli uomini. Alcune autrici sostengono che le donne sono biologicamente più vicine alla natura che il sesso maschile. Il fatto che le donne partoriscono, che il ciclo mestruale è connesso ai cicli lunari, i quali a loro volta regolano maree e raccolte,  farebbe sì che le donne siano inserite nei grandi ritmi cosmici e dunque portatrici di una saggezza di cui il creato in attesa di redenzione abbisogna."

Eh sì che da donne con cervello che passano la vita sui testi di studio monoteisti ci si aspetterebbe che spalancassero finalmente gli occhi... tutte vogliose di pregare una Dea Madre Natura... e allora perché la signorina Elizabeth Green e combriccola associata di teologhe femmine resta cristiana? Perché non diventano Wiccan?

Ai posteri l'ardua sentenza.


Lo splendido alfabeto Khmer

Hieros Gamos con la Dea Serpente


 Info tratte da



Nella cosmologia buddista la Montagna Cosmica, il Meru, occupa una posizione centrale: è il perno, l'asse dell'universo. Essa è circondata da 7 montagne circolari dorate che s'abbassano dall'interno verso l'esterno, separate da 7 mari circolari. Tutt'intorno si stende l'oceano dell'universo che comprende ai 4 punti cardinali, i 4 continenti tra i quali, a sud, Djambudvipa, il mondo degli uomini. La terra termina con un enorme baluardo di roccia, il Cacravala. Alla sommità di Meru si trova il cielo dei 33 Dei (Trayastrimsha) dominato da Indra con la città divina di Suddharcana. Ancor più in alto s'innalzano altri 16 cieli.
Un esempio di città antica costruita secondo quei principii cosmologici è fornito da Angkor Thom, l'antica residenza dei Khmer nella Cambogia. Il piano della città non presenta un tracciato circolare come la terra nella cosmologia indiana, ma quadrato, come tutte le altre città della stessa configurazione.
Il significato cosmico del piano di Angkor Thom è attestato anche dalle iscrizioni. Al centro dell'antica città di Angkor, fondata verso l'anno 900 della nostra era dal re Yaçovarman, era stato eretto il tempio di Phimeanakas 



designato come "La Montagna del Centro" o "La Regina delle Montagne", un'immagine, quindi, del Meru.
Il tempio si compone di una piramide tronca abbastanza scoscesa alla cui sommità s'innalzava un piccolo tempio anch'esso posto su una piattaforma a gradini. Tutto l'edificio era dorato. Era quindi una montagna del mondo e degli Dei sul tipo degli ziggurat babilonesi.

Nel tempio, Il Signore degli Dei, Shiva, veniva venerato sotto forma del Linga (emblema fallico del Dio) (*) Shiva si incarnava in ogni re della Cambogia che attingeva la forza reale magica nello splendore del padrone degli Dei presente nel Linga e in un legame magico con la terra.

(*) Si ricordi che Shiva ha anche un aspetto androgino:




oltre al suo ruolo maschile, accanto a Parvati... al contrario di gesù cristolo, che è solo maschio... e non ha accanto a sé nessuna Dea...

Infatti, apprendiamo da un viaggiatore cinese che visitò Angkor Thom nel 1296 che nel palazzo c'era una torre d'oro sulla cui cima dormiva il re.
"Tutti gli indigeni affermano che la torre è abitata dallo spirito di un serpente a 9 teste, padrone del suolo in tutto il regno. Egli appare tutte le notti sotto le spoglie di una donna."



"In un primo tempo il re divide il suo letto e si unisce con Lei. Anche le spose più distinte non oserebbero entrare nella stanza. Poi il re se ne va, durante la seconda veglia, e può dormire con le mogli e le concubine. Se una notte lo spirito del Serpente non appare, ciò significa che è arrivata l'ora della morte del re. Se il re manca una sola notte, succede una disgrazia."
Quindi il re, unendosi alla Dea-Serpente, rinnovava ogni notte l'unione magica con la terra del suo regno. Il tempio non era quindi soltanto il simbolo della montagna Meru, ma, per il culto della forza del Dio originale incarnata nel Linga e per l'unione, ogni notte, del re e della Divinità tellurica del paese, esso diventò il centro magico del regno; un focolare di forze che, simile a una lente, concentrava tutte le potenze divine del cielo e della terra e le trasmetteva al re e all'impero.





Nota di Lunaria: Più tardi (XI secolo) la Cambogia divenne buddista. Comunque, almeno fino al 1296, sappiamo che il re doveva unirsi alla Dea Serpente (probabilmente una Sacerdotessa che faceva le veci della Dea) e che da questa unione dipendeva la sovranità del re sul paese (la terra) nonché il benessere e la prosperità del paese stesso. Anzi, qualora cessasse la Teofania della Dea Serpente, ciò significava che il re era prossimo alla morte. Il discorso ricorda molto le tante Dee Celtiche della sovranità e della terra:  http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/irlanda-7-divinita-femminili-panceltiche.html 
è attraverso la Dea che il re può regnare, e il possesso della terra e della sovranità viene visto come Nozze Sacre con la Dea. 

Donne, Spiriti e Apsara!

Info tratte da



L'organizzazione sociale in Vietnam (Nota di Lunaria: il libro è del 1981) è basata su clan matrilineari, chiamati Mpool, che rispettano la regola esogamica (la quale prescrive che i matrimoni avvengano tra membri di clan diversi). Gli uomini aggiungono al proprio nome quello della moglie, dato che è quest'ultimo che individua la sua appartenza a un clan, una volta che egli è stato accolto nel gruppo della moglie.
Così come i Mnong, anche i Rhadé e i Jarai hanno sistemi di parentela matrilineari. Le proprietà immobiliari e mobiliari, le case, i terreni, gli utensili e gli animali domestici sono trasmessi per linea femminile.    
Tra i Rhadé, le donne anziane del villaggio hanno anche un ruolo pubblico come Polan, o proprietarie della terra, concedono o ritirano a loro volontà il diritto a coltivare la terra ai membri del loro villaggio. Ad esse sono anche affidati i riti in onore degli antenati mitici, fondatori dei clan, come pure quelli in riparazione di offese compiute da membri del villaggio.



I Vietnamiti ancora oggi cercano di propiziarsi gli spiriti, o di scacciarli. è compito della sciamana celebrare il Leng Dong, una speciale cerimonia.  Le sciamane entrano anche in trance, spesso comunicando con gli spiriti.

Per approfondimenti sul Vietnam, vedi:  http://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/vietnam-lady-trieu-thi-trinh-geomanzia.html



Come avviene anche nelle altre società a tradizione buddhista, in Cambogia è rimasta, accanto alla religione ufficiale, una grande varietà di credenze, miti, riti prebuddhisti. I Khmer hanno personificato le forze della natura, identificando con particolari categorie di spiriti le diversi manifestazioni degli elementi spirituali.
Così, ad esempio, si ritiene che il vento sia provocato da uno spirito-serpente, colore della cenere. Vi è un'usanza collegata a questa credenza: se si vuole arrestare il vento, una persona, preferibilmente una ragazza, deve mettere un grande coltello nella cenere del focolare che rappresenta, per associazione di colore, lo spirito-serpente. Se ci si trova nei campi, si può tentare di scacciare il vento agitando un coltello nell'aria, così da spezzare la coda allo spirito-serpente.
La pioggia è provocata invece dagli spiriti Nak (il nome deriva dal sanscrito Naga). Secondo la tradizione Khmer, i Nak abitano nell'oceano, oppure nell'aria; altri ancora si rifugiano in grotte. Quando i Nak giocano in acqua, sollevano con la coda spruzzi altissimi che finiscono in cielo e provocano la pioggia. Possono anche essere i Nak dell'aria a far piovere, sempre durante i loro giochi. Per i Khmer, i Nak non sono associati al serpente, come per gli Indiani, ma al coccodrillo, che è oggetto di grande rispetto presso i Khmer. Altro animale associato alla pioggia e alla buona riuscita dei raccolti è l'elefante, che per i Khmer è una figura amica, buon compagno di lavoro e presenza di buon auspicio.
Nelle leggende Khmer sono spesso presenti, con sembianze umane, le forze atmosferiche. Secondo una di queste leggende, il Sole, la Luna, il Vento e la Pioggia erano quattro fratelli. Un giorno lasciarono la casa, dove rimase la madre, per recarsi a una festa. Il Sole, il Vento e la Pioggia banchettarono tutta la notte, divertendosi senza pensare alla madre rimasta solo ad aspettarli. La Luna, invece, che era la più giovane dei fratelli, tornò a casa portando alla madre dei dolci. Da allora, la madre preferì la piccola Luna. E ancora oggi, dicono i Khmer, gli uomini preferiscono alle giornate torride, alle bufere e agli acquazzoni, le dolci serate allietate dal brillare della Luna.
Quando devono costruire una casa, i Khmer cercano la posizione del Nak che si ritiene riposi in quella zona, sotto la terra e vicino all'acqua. La posizione della casa viene stabilita in rapporto alla posizione del Nak del luogo, al quale occorre dedicare una speciale cerimonia. Vi sono poi i Nak Tak, spiriti degli antenati mitici, fondatori del clan. Durante un viaggio, la tradizione vuole che ci si rivolga, anche con semplici gesti rituali, ai Nak Ta protettori del territorio che si sta attraversando.
I poteri dei Nak si manifestano nella protezione delle mandrie e degli animali domestici dai pericoli che possono minacciarli.
A proposito dell'usanza rituale di innalzare dei cumuli, come quelli di sabbia in occasione del capodanno, si può ricordare una leggenda, nota tra i Khmer: in passato erano le donne che dovevano chiedere la mano agli uomini, se volevano sposarsi, e di ciò esse erano molto scontente. Per cambiare la situazione, pensarono di giocare d'astuzia e proposero agli uomini una sfida: gli uomini accettarono, convinti di vincere, essendo più forti e abili. Le donne proposero allora che, durante la notte, dal tramonto del sole fino al brillare della prima stella, uomini da una parte e donne dall'altra innalzassero il monte più alto che fosse loro possibile. Chi avesse superato l'altro in altezza, avrebbe avuto il diritto di allora in poi di essere scelto in matrimonio senza dover prendere l'iniziativa. La sera stabilita, uomini e donne si misero all'opera: gli uomini costruirono Ba Phnom,  e le donne Phnom Con Mi Den (due montagnole di quel nome si trovano in Cambogia). Arrivata la mezzanotte, le donne accesero una fiaccola come segnale; vedendo quella luce, gli uomini credettero che fosse la stella del mattino e arrestarono il lavoro. Le donne, invece, continuarono la loro opera. Quando brillò la vera stella del mattino, gli uomini si videro sconfitti. Furiosi mandarono allora un elefante per distruggere Con Mi Den, ma le donne, di rimando, fecero attaccare il monte degli uomini da una moltitudine di galli. Essendo fallito il loro attacco distruttivo, gli uomini lanciarono allora una grande quantità di frecce che si conficcarono verticalmente lungo i fianchi del monte delle donne. Queste, per deridere gli avversari, risposero lanciando sul Ba Phnom dei bastoni nodosi e contorti. Per questo, dicono i Khmer, sul primo monte gli alberi sono dritti, sul secondo contorti. La leggenda è interessante perché costituisce il fondamento mitico di un rito ancora attuale oggi in occasione del capodanno: quello di innalzare tumuli. Inoltre vi si può riscontrare un accenno a un tempo remoto i cui matrimoni erano regolati dalle donne, con la spiegazione mitica del passaggio successivo alla regola patrilineare.
 

Infine, un accenno alle danzatrici cambogiane, "Apsara": che sia quello che è rimasto dell'antica classe sacerdotale delle donne? Le loro movenze, la grazia, il misticismo e la bellezza che le pervade e che incarnano lascerebbe intendere di sì... e quindi i rilievi sul muro, più che rappresentare spiriti della Natura, raffigurerebbero proprio processioni di Sacerdotesse...















Per approfondimenti sulla danza in Cambogia:
http://www.asiateatro.it/asie/sudest-asiatico/indocina/cambogia-teatro-e-danza/cambogia-apsara-le-danzatrici-celesti/

Per approfondimenti sulle regine cambogiane: http://www.devata.org/ancient-queens-who-shaped-an-asian-empire-indradevi-and-jayarajadevi/

Lettura consigliata:




Approfondimento sul Neak Ta, tratto da


IL NEAK TA, LA MADRE TERRA

L'induismo e il buddhismo vennero progressivamente assorbiti, in Cambogia, fondendosi con la tradizione animista: le credenze locali vennero incorporate in essi, dando vita ad un sincretismo. 
Il Neak Ta, il sacro spirito che abita la terra e il mondo, è il concetto base di questa credenza. Il Neak Ta può essere paragonato alla Madre Terra: è un'energia vitale, una forza naturale che unisce le persone attraverso il suolo e l'acqua. Viene rappresentato con molte forme, dalla pietra al legno, ai termitai (*), qualsiasi cosa simboleggi il legame tra la comunità e la fertilità della terra.
I khmer leu sono i cambogiani che più hanno mantenuto le credenze animiste: adorano gli spiriti della terra e gli antenati.

(*) Anche nell'induismo, Shantadurga può essere rappresentata sotto forma di termitaio.

DANZA, ARTE, MUSICA

Sotto la feroce dittatura di Pol Pot, i khmer rossi distrussero statue, strumenti musicali, libri, uccidendo anche artisti ed intellettuali.
I templi di Angkor vennero miracolosamente risparmiati, ma poco altro è sopravvissuto.

L'arte più rappresentativa della Cambogia è la danza: il balletto di corte cambogiano testimonia gli splendori antichi di Angkor. Le origini della danza cambogiana risalgono ai tempi in cui l'arte dell'Apsara, la Ninfa Celeste, celebrava la gloria del re divino.
Sotto Pol Pot la danza venne proibita.
La danza cambogiana è molto simile alle danze reali dell'India e della Thailandia (stessi movimenti stilizzati delle mani, gli stessi costumi, lo stesso copricapo a forma di stupa); i thailandesi appresero le tecniche dai khmer dopo il saccheggio di Angkor nel XV secolo.
La danza reale era tradizionalmente eseguita dalle donne, ma oggi la presenza maschile è più marcata.
Danze come il "Robam choon pore" (danza propiziatoria) e il "Robam rop trey" (danza della pesca) affondano le loro radici nei culti degli spiriti e rappresentano la preghiera rivolta alle divinità per un buon raccolto, una buona pesca o una pioggia propiziatoria.
L'Ikhaon khaol è il teatro in maschera cambogiana. Tradizionalmente tutti i ruoli erano eseguiti dagli uomini che rappresentavano il Ramayana, il famoso testo epico indù.






I bassorilievi di alcuni monumenti della regione di Angkor raffigurano musicisti e apsara con strumenti musicali simili agli strumenti musicali khmer usati ancora oggi.
La musica cambogiana accompagnava un rito o una rappresentazione religiosa.
Gran parte della musica tradizionale cambogiana andò perduta durante il regime di Pol Pot.


ALTRO APPROFONDIMENTO SUGLI SPIRITI IN CAMBOGIA, tratto da



L'Asia sud-orientale, che comprende la penisola indocinese (Myanmar, cioè l'ex Birmania, Cambogia, Laos, Vietnam, Thailandia) ma anche l'Indonesia e le Filippine, è sempre stata sottoposta al corso della sua storia l'influenza di religioni venute dall'esterno: induismo e buddhismo in primis, poi islam e cristianesimo. Tuttavia in tutti questi paesi esiste un sottofondo primitivo di religiosità fatta di costumi e credenze, che ha convissuto con queste religioni talora assimilandosi ad esse.
Questa religiosità può essere definita "animismo" benché il termine sia alquanto vago ed abbia dato esca a teorie etnologiche oggi respinte. Si tratta comunque di un insieme di credenze basate sul principio che nelle cose e negli esseri viventi possano abitare spiriti invisibili, benefici o malefici. (Nota di Lunaria: per saperne di più, consiglio di consultare "Trattato di Storia delle Religioni" di Mircea Eliade)
Qui di seguito, alcune parole cambogiane che si riferiscono a questo tipo di religiosità.
Sono termini che ritroviamo, leggermente modificati, in altre lingue dell'Asia ed evocano appunto quel tipo di religiosità.


Brai\sruk: due termini che designano rispettivamente la foresta (brai) e il villaggio (sruk) e per estensione le due dimensioni antitetiche cui essi si richiamano: la dimensione selvaggia, quindi maligna (brai) e quella civilizzata, perciò benigna (sruk). Essi entrano, come epiteti, in combinazione con molte parole, a designare gli spiriti, per esempio "khmoc brai, khmoc sruk" ma anche gli animali selvatici o domestici.
Bralin: sono le "anime" (1), i "soffi vitali" e sono in numero di 19. Le bralin sono le forze, le energie corporee di un individuo.

(1) Il termine è improprio perché non si tratta di un principio spirituale separato da quello corporeo.

Khmoc: parola che deriva da una radice che significa "guastarsi, corrompersi", quindi morire. Khmoc indica il cadavere, la spoglia mortale ma anche il fantasma, lo spirito benigno o maligno.

Gli spiriti

Anak ta: genio tutelare del villaggio, dispensatore della pioggia o di altri benefici. Nell'anak ta convergono tratti culturali molto radicati ed antichi come il culto degli antenati e quello ctonio, cioè le pratiche religiose per placare le divinità sotterranee infernali.

Arak: genio tutelare di una stirpe, che però non fa parte degli antenati. In cambio di un atto di culto tributato una volta l'anno, sulla base di un rito propiziatorio, questo spirito accorda in teoria la sua protezione all'intera progenie familiare.

Bray: spirito di donna o ragazza morta di morte violenta. Esistono diverse categorie di bray, a seconda del luogo di residenza, delle loro azioni, del tipo di morte da cui sono state colpite.

Mtay toem: "Madre originale": questo spirito designa la madre nella vita anteriore di un individuo, più spesso in quella immediatamente precedente l'attuale. Spirito disincarnato, cerca di riprendersi a tutti i costi il figlio che pur essendo rinato uomo, ella considera sempre come suo. Ma la Mtay toem può riuscire nel suo intento solo quando il bimbo è molto piccolo. Per riprenderselo, il che equivale a farlo morire, lo fa ammalare di una malattia tipica che gli provoca delle convulsioni, chiamate "skand".

Cak' gambir (ciak gambir): "Scegliere a caso nel libro sacro": operazione divinatoria che consiste nel far scivolare una sottile assicella di legno tra due pagine qualsiasi di un libro sacro che ripercorra gli episodi importanti di un'epopea o di una jataka. Un religioso interpreta poi l'episodio indicato dall'assicella.

Hau Bralin: Rito del "richiamo delle anime" (Hau = chiamare). Questo rito, che si svolge in varie fasi, consiste nel richiamare le anime, i soffi vitali (Bralin) che si sono allontanati dal corpo di una persona, volontariamente o in seguito ad accidente, facendola ammalare.

Kamnan': termine generico che indica tutti gli oggetti che servono ad allontanare i malanni per mezzo della magia (talismani)

Pankak': assicurare il buon esito di qualche cosa con riti esorcistici (per ricacciare indietro il male) o propiziatori (per far progredire il bene)

Pradal: termine generico per indicare un certo numero di piante a rizoma o a bulbo, ricercate per le loro proprietà medicinali e soprattutto magiche. La coltivazione di queste piante è riservata agli specialisti. Il profano che volesse sperimentarvisi si esporrebbe a gravi rischi, queste piante sono abitate dai bray.

Stoh: maniera di guarire un malato masticando certe piante, talora una semplice foglia di betel, prima di sputarne il succo, secondo un rito determinato, sul corpo malato o su parte di esso.

Personaggi in contatto con gli spiriti

Ap: strega. L'ap, più che essere considerata un'agente della stregoneria pienamente responsabile del malocchio che lancia contro qualcuno, viene considerata dalla collettività come una specie di vittima posseduta in modo permanente. La strega vive in realtà costantemente posseduta dal suo demone interiore, lo stesso che ella stessa invocava in gioventù nell'esercizio delle arti magiche.

Dhmap': stregone. Tra i molteplici incantesimi cui assoggetta le
sue vittime il più importante consiste nell'inviare nell'addome dell'ossesso uno o più oggetti estranei o inassimilabili. Le medicine fanno evacuare questi oggetti con le feci, ma lo stregone tenta di imprigionarli nel ventre della sua vittima (dhmap' = colui che ostruisce, che imprigiona)

Gru: mago, nel senso più ampio, cioè "persona versata nella magia", quindi guaritore ma anche stregone.

Nota di Lunaria: spiriti femminili (solitamente donne morte di parto) o epifanie femminili di sventura sono presenti anche in altre culture. Ne parlavo già qui: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/le-fate-malvage-nel-folklore.html

Infine vediamo l'aspetto più tragico della Cambogia: la dittatura comunista di Pol Pot

Non escludo, comunque, nelle prossime settimane, di riportare anche uno speciale sui crimini del comunismo e alcuni approfondimenti sociologici


Info tratte da


Sarebbe dovuto diventare monaco buddhista, invece negli anni in cui restò al potere (1975-1979) ridusse la Cambogia ad un immenso campo di sterminio annientando quasi un quarto della popolazione. Pol Pot (Saloth Sar era il suo vero nome) intraprese il progetto di applicare un comunismo totale, senza compromessi, e diventò uno dei personaggi più sanguinari della storia. Pol Pot spinse l'ideale ugualitario fino alle più estreme conseguenze, abolendo la coscienza individuale (negando persino l'uso della parola "io") e facendo morire il suo popolo per fame. (Nota di Lunaria: si tenga anche presente che vi furono eccidi anche contro i vietnamiti e che nel 1969 gli Stati Uniti si resero colpevoli di bombardamenti su vaste aree della metà orientale del paese provocando migliaia di morti)

Inizialmente i khmer rossi riuscirono a farsi benvolere dai contadini; se raccoglievano la frutta, lasciavano un pagamento ai piedi dell'albero; i primi a venir colpiti dalla restrizione dei diritti individuali furono le minoranze musulmane come i Cham: vennero vietati i loro abiti tipici e i gioielli.
I Cham furono le prime vittime di una linea politica che mirava ad un livellamento culturale, sociale, economico di tutti i cambogiani, indipendentemente dall'etnia e dalla religione.
Successivamente furono i contadini più ricchi a venir privati di una parte delle loro terre, che venivano assegnate alle famiglie più povere. Furono anche istituiti divieti per gli spostamenti individuali (un contadino che volesse viaggiare fuori dalla sua comunità doveva ottenere un lasciapassare ufficiale) e i mezzi di trasporto privati. Lo scopo da raggiungere era che nessuno avesse qualcosa di diverso dagli altri: vennero quindi via via proibiti i mobili per la casa (perché i contadini poveri non avevano mobili), i matrimoni lussuosi, la birra, le sigarette, ed inizialmente i contadini più poveri riuscirono per davvero ad avvantaggiarsi.
Fu successivamente che le cose cominciarono a peggiorare per tutti, a seguito di tre anni di siccità, tanto che le persone iniziarono a mangiare lucertole o tuberi. I khmer avevano di fatto "rinnovato la società" livellando tutti allo stesso grado di miseria tipico della povertà contadina, da loro elevato ad "ideale". "Mangiare in modo rivoluzionario" significava mangiare da poveri anche se ci fosse stata abbondanza di cibo; "Vestirsi in modo rivoluzionario" significava vestirsi tutti di nero, senza eccezioni, esattamente come i poveri.

Il comunismo cambogiano, diversamente da altri comunismi, si ispirò anche all'obiettivo buddhista della distruzione dell'individuo, non come la via verso il "nirvana", ma per eliminare quello che era considerato l'ostacolo all'istituzione di uno stato collettivizzato: l'egoismo e l'individualismo, considerati difetti. (1)
Gli stessi khmer rossi vennero "rieducati" con il lavoro e con l'imparare a memoria e il recitare i testi del partito comunista cambogiano. Venivano organizzate "riunioni di introspezione" che erano delle vere e proprie "confessioni pubbliche": i partecipanti raccontavano cosa avevano fatto in giornata e quali pensieri o azioni "erano pensieri individuali che ostacolavano la rivoluzione": lo scopo era eliminare da se stessi la personalità individuale per rendere insignificante il singolo al di fuori del gruppo: sorveglianza e denuncia erano all'ordine del giorno. Insomma, il comunismo cambogiano "comunizzò" il buddhismo, tenendo gli stessi ideali di annullamento e rinuncia, ma virandoli a favore della "rivoluzione".

La propaganda pubblicizzava costantemente lo spargimento di sangue: le persone dovevano accettare sofferenze e durezze; l'inno nazionale della Kampuchea Democratica comunista recitava:

Il sangue rosso acceso ricopre città e pianure
della Kampuchea, madrepatria nostra,
sangue sublime di operai e di contadini,
sangue sublime di combattenti rivoluzionari, uomini e donne!
Il sangue si trasforma in odio implacabile,
e in una lotta risoluta che ci libera dalla schiavitù.

Quando il prezzo del riso salì alle stelle, bambini e vecchi cominciarono a morire di fame.
Successivamente la moneta perse il suo valore, e iniziarono le requisitorie: macchine fotografiche, radio, registratori, orologi, libri, gioielli vennero confiscati. Ci furono roghi di libri.

Gli abitanti delle città venivano anche sfollati e trasferiti a forza nelle campagne; questa è la testimonianza di uno di loro:
"I malati venivano abbandonati dalle famiglie ai bordi delle strade. Altri furono uccisi dai soldati perché non potevano più camminare. I morti venivano abbandonati, coperti di mosche. Le donne partorivano dopo potevano. Noi non avevamo nemmeno la forza di pensare a mangiare. Quando ci svegliammo all'alba, ci accorgemmo di aver dormito accanto ai cadaveri". Anche i malati e i disabili dagli ospedali vennero sfollati e condotti in marcia. Molti vennero uccisi a randellate.

Come schiavi, i cambogiani non potevano più scegliere: non vi erano più stipendi, anche i baratti vennero scoraggiati. Non potevano scegliere cosa mangiare, quando dormire, dove abitare, chi sposare.

Una megalomania insoddisfatta, una frustrazione e complessi di inferiorità contro i nemici storici della Cambogia (Vietnam e Thailandia) spinse Pol Pot ad obbligare le persone a regimi lavorativi spietati. Nella sua mente, Pol Pot credeva davvero di agire per il bene comune. Le razioni alimentari erano insufficienti. Le persone denutrite e spossate dal lavoro iniziarono anche ad ammalarsi di malaria e di infezioni. Le donne persero le mestruazioni e non riuscivano più ad avere figli. Il 40% della popolazione non poteva più lavorare per la febbre. La gente aveva fame continuamente. Iniziarono a mangiare lumache, lucertole, granchi, ragni. Si arrivò anche al cannibalismo. Un terzo della popolazione morì. Applicando il motto di Lenin "chi non lavora non mangia", i comunisti cambogiani offrivano in cambio di mezza giornata di lavoro (con sistemi di coltivazione rimasti al medioevo) una mezza ciotola di una minestra acquosa di riso.
Si lavorava dalle 12 alle 15 ore al giorno. L'obiettivo era creare una "cooperativa agraria maoista guidata dai contadini". Chi era troppo malato per lavorare non riceveva nulla. La malattia stessa venne considerata un'opposizione al regime, una mancanza di "coscienza rivoluzionaria". Nonostante la popolazione fosse allo stremo e le donne non erano più fertili, Pol Pot, esattamente come l'altro dittatore comunista Nicolae Ceausescu, voleva "fino a 15 o 20 milioni di persone entro dieci anni".
Non appena una donna riacquistava le mestruazioni, i khmer rossi obbligavano gli uomini a metterle incinte. Chi moriva veniva seppellito nei campi, di modo che fertilizzasse il terreno. Se qualcuno veniva cremato, le ceneri delle ossa venivano usate come fosfati.
Tutto questo alle soglie del 1975.

"Come si fa una rivoluzione comunista? Prima di tutto devi distruggere la proprietà privata. Ma la proprietà privata esiste sia sul piano materiale sia su quello mentale. Per distruggere la proprietà privata materiale il metodo giusto era lo sgombero della città. Ma la proprietà privata spirituale è più pericolosa, comprende tutto quanto tu pensi che sia tuo, tutto quanto pensi esista in relazione a te stesso, i tuoi genitori, la tua famiglia, tua moglie. Tutto quanto definisci "mio" è proprietà privata spirituale. Pensare in termini di "me" e di "mio" è proibito. Anche le idee che avete in testa sono proprietà privata. Per diventare veri rivoluzionari dovete lavarvi il cervello finché sarà pulito. Quelle conoscenze vengono dagli insegnamenti dei colonialisti e imperialisti. Se riusciremo a distruggere le proprietà private materiali e mentali le persone saranno uguali. Nel momento in cui si permette la proprietà privata, una persona avrà qualcosa di più, un'altra qualcosa di meno e a questo punto non sono più uguali. Ma se voi non avete niente - zero per lui e zero per te - quella è la vera uguaglianza. Se vi permettete anche una minima proprietà privata, non siete più un tutto unico e non è comunismo." (Khieu Samphan)

L'obiettivo dei khmer rossi era quello di distruggere la personalità e per farlo si colpiva l'individuo soprattutto nei suoi rapporti familiari, allo scopo di costruire una persona nuova in base ai valori rivoluzionari comunisti.
La distruzione della proprietà privata e spirituale era il distacco buddhista in salsa rivoluzionaria, la demolizione della personalità era il conseguimento della non-esistenza. (2)
Si esaltava alla rinuncia, altro concetto buddhista: "la rinuncia al senso di proprietà significava che bisognava concentrarsi del tutto sul lavoro da svolgere senza pensare a se stessi, come in una meditazione buddhista. La rinuncia ai beni materiali implicava il distacco dalla propria moglie, dai figli, dalla propria casa, proprio come un tempo buddha aveva rinunciato a tutto questo"
Il buddhismo theravada insegnava che il nirvana, il regno del disinteresse, poteva venir raggiunto soltanto quando la sete di vivere, fatta di affetti terreni, veniva completamente spenta. Sotto la dittatura di Pol Pot, amore, tristezza, rabbia, tutte le sensazioni erano considerate emanazioni dell'individualismo da bandire per il bene comune "del popolo".

L'indottrinamento passava anche per l'abolizione di certe parole e per la creazione di neologismi con riferimenti alla realtà contadina. Per esempio, venne abolito l'"io" e per indicare uno stupro omosessuale si usava l'espressione "piantare un palo in una buca".
I sentimenti vennero proibiti: una madre non doveva attaccarsi troppo al figlio, un uomo "doveva assumere un atteggiamento collettivista" rinunciando alla donna amata. Il matrimonio era una questione di Partito, e i matrimoni venivano organizzati in modo collettivo. Una volta consumato il matrimonio, i coniugi vivevano separati.
Le relazioni illegali erano punite con la morte. Le donne erano obbligate a portare i capelli corti nello stile maoista alla maschietta. Gli abiti erano abbottonati fino al collo. Lo sport era vietato perché "borghese". Anche i giocattoli erano vietati. Uomini e donne erano separati durante i turni di lavoro. Il tempo libero era abolito, le uniche letture erano le riviste del Partito. Gli intellettuali e i monaci che non lavoravano venivano uccisi o obbligati a lavorare. Chi portava gli occhiali veniva considerato borghese, e ucciso. In alcune zone, era proibito ridere o cantare. Chi veniva scoperto andare a caccia di frutta, veniva punito; la frutta andava lasciata marcire per terra, perché non poteva essere impiegata ad uso individuale, "qualcuno avrebbe potuto avere qualcosa più degli altri."
Cogliere una noce di cocco senza autorizzazione era un gesto antirivoluzionario. I bambini venivano separati dai genitori quando avevano più di sette anni ed erano mandati a lavorare nei campi.
Le ragazze più carine venivano spesso sedotte dai khmer e poi giustiziate per "turpitudine morale". I palazzi cittadini, ormai svuotati, marcivano restando disabitati, mentre le persone abitavano in baracche improvvisate. Il sistema sanitario era disastroso, non c'erano più medici, obbligati a diventare contadini. E in questo sfacelo, Pol Pot nei comizi parlava di "successi eccezionali", presentando la Cambogia\Kampuchea come "Modello per il mondo".
Mentre il suo popolo moriva di fame e stenti, nutrendosi di una zuppa acquosa al giorno fatta con rami di banano spezzettati, Pol Pot e i dirigenti del partito comunista erano grassottelli e ben pasciuti: mangiavano pesce, riso, verdure fresche.




 (1) Nota di Lunaria: riporto qui un approfondimento inerente la psichiatria cinese, tratto da "I manipolatori della pazzia" di Thomas S. Szasz 



PSICHIATRIA E COMUNISMO: COS'ERA CONSIDERATA MALATTIA MENTALE DAGLI PSICHIATRI COMUNISTI?

In siffatto sistema medico non vi può essere, naturalmente, alcun limite all'uso dell'internamento psichiatrico quale metodo di controllo sociale. Infatti, in Russia non ve ne sono. Succede che le autorità, soprattutto dalla morte di Stalin, ricorrono spesso alla psichiatria e agli ospedali psichiatrici per screditare e per eliminare individui politicamente imbarazzanti o indesiderabili. Lo scrittore Valerij Tarsis è forse la vittima più nota. Ma possiamo citare anche Aleksander Yasenin-Volpin, Jurij Titov, la poetessa Julia Visnevskaja, Zenya Belov. (nonché l'orrida Securitate romena, la psico-polizia che terrorizzava i romeni nel periodo comunista. Nota di Lunaria)
Nonostante il carattere politico e repressivo della psichiatria russa, molti psichiatri americani lodarono la psichiatria comunitaria di stile russo.

A volte certe affermazioni di noti psichiatri danno i brividi, perché il sogno di un dominio totalitario che controlli la vita di tutti non è neanche "nascosto tra le righe" o espresso "con giri di parole" ma è sfrontatamente palese. Per esempio, in questa celebre sentenza di Chisholm: "Se si dovrà liberare la razza dal paralizzante peso del bene e del male, dovranno essere gli psichiatri ad assumersene per primi la responsabilità [...] La psichiatria deve ora decidere come dovrà essere l'immediato futuro della razza umana. Nessun altro lo può. Ed è questa la responsabilità primaria della psichiatria."

C'è del grottesco e del comico involontario nel mettere a confronto tra loro gli psichiatri americani, a favore del capitalismo, con gli psichiatri comunisti, per esempio quelli del contesto cinese: ciò che è malattia per l'uno, per l'altro è salute mentale, e viceversa.
Suh Tsung-hwa, uno dei primi psichiatri della Cina comunista, osservò che: "In Cina non esistono quasi nevrosi, psicosi e nemmeno paranoia. Alla base delle nevrosi - malattia borghese - sta l'egoismo. Ora in Occidente l'egoismo è indispensabile alla sopravvivenza [...] Certamente esiste l'egoismo in Cina, ma ci battiamo per distruggerlo... [...] La famiglia cinese era molto grande e complessa nelle sue strutture gerarchiche, l'individuo singolo aveva poche opportunità di esprimere il proprio egoismo e già questa condizione di collettività insieme agli insegnamenti di Confucio si opponevano ad un concetto egoistico ed individualistico della vita. La lotta per la vita non esiste in Cina dal momento che tutti si nutrono, lavorano, e vivono in una società marxista priva di classi. Conclusione: egoismo = nevrosi = lotta di classe"


(2) Per chi non lo sapesse, il buddhismo è misogino. Riporto qui un approfondimento sulla schifezze misogine di buddha (senza contare che in posti come il Myanmar il buddhismo è dittatoriale, nega la libertà di espressione ed è anti-diritti civili. Chiunque "bestemmi" il buddha, dica mezza parola contro i suoi "insegnamenti" giudicati intoccabili, o contesti i monaci viene incarcerato o ucciso).

Info tratte da




Nota di Lunaria: del e sul buddhismo raramente "si parla male", ma penso che le donne, prima di dichiararsi "seguaci" di tale religione (ma vale anche per le altre religioni) dovrebbero sapere che il buddhismo nasce inizialmente come religione misogina e per soli maschi. è quasi impossibile far capire alle cristiane la misoginia della religione che loro difendono "a spada tratta" e francamente non lo so neanche quanto poi la gente della massa possa prendere consapevolezza di certi meccanismi, che si capiscono se, A PRIORI, uno legge libri, e libri che magari hanno anche un 200 o 400 pagine. Comunque, tanto per trattare anche il buddhismo, ecco qui pagine che dimostrano le frasi misogine dette dal buddha (talmente tanto "illuminato" che lui stesso portava male sulla terra, sminuendo le donne, ma evidentemente non ci arrivava che una delle prime cause di dolore - per LE ALTRE, per LE SUE PROSSIME FEMMINE - era proprio lui, con queste sue idee retrograde e misogine, che spargeva in giro per far aumentare la misoginia, alla faccia dell"illuminato"...) + cose relative a pratiche come la rinuncia (pure delle cose piacevoli), e più in generale, un atteggiamento mortifero, disfattista e nichilista che arriva a forme di ascesi sessuofobica e deprimente. Vabbè. Ognuno poi vive come vuole, ma secondo me questa religione (il buddhismo originario così come promulgato dal buddha) NON va bene per le donne. Ad ogni modo, a scanso di equivoci, NON TUTTE LE SCUOLE BUDDHISTE hanno avuto un atteggiamento così misogino e retrogrado, alcune proponevano altre cose, o non tutto o in parte, quindi è principalmente il buddhismo originario ad essere misogino, mentre altre scuole può essere che non lo siano o lo siano in parte. Comunque, non è esatto usare la parola "buddhismo" perché non esiste un buddhismo unico, quanto piuttosto più forme di buddhismo, diverse le une dalle altre; le sintetizzo qui:
- Buddhismo delle origini, del Buddha, nato da una scissione dall'ambiente vedico e dal brahmanesimo
- Buddhismo cinese (confuciano, tao, zen ecc.)
- Buddhismo giapponese (zen, Dogen, Rinzai ecc.)
- Buddhismo India, Sri Lanka, Laos, Ceylon, Birmania, Siam, Cambogia, Thailandia, Malaysia
- Buddhismo coreano
- Buddhismo tibetano e nepalese
- Buddhismo mongolo








AGGIUNGO QUEST'ALTRO APPROFONDIMENTO
 

tratto da


 MISOGINIA INDù E BUDDHISTA

"Le donne sono state create per amore della propagazione, la donna essendo il campo e l'uomo il seminatore... dei due genitori il padre ha la maggiore autorità, perché il seme è superiore al terreno che l'accoglie", Narada, leggi sacre, scrittura indù, IV sec. d.c
[Nota: questa idea della "donna campo da arare" è tipica anche dell'islam]

"Chi è pieno di peccati non genera che femmine", proverbio indù

"Educare una donna è come dare un coltello a una scimmia", proverbio indù

"L'uomo può arrivare all'esperienza diretta di Dio; la donna lo può solo attraverso l'uomo. Perciò ogni donna dovrebbe trattare suo marito come Dio stesso", Yoghi Bhajan, capo sikh, 1974
[Nota: idea tipica anche del cristianesimo, che riteneva che solo il maschio avesse la piena "Imago Dei", immagine di Dio; la donna ne aveva "poca" o riusciva ad averla "per intero" solo quando si sposava; vedi tommaso d'aquino o agostino]

"L'infatuazione, l'avversione, la paura, il disgusto e varie specie di inganno [maya] non si possono sradicare dalla mente delle donne; per le donne, perciò, non c'è il nirvana. Né il loro corpo costituisce una copertura conveniente; per questo devono coprirsi. Nel loro ventre, fra i seni, nei lombi e nell'ombelico ha luogo continuamente una sottile emanazione della vita. Come potrebbero sapersi dominare? Una donna può essere pura nella fede e perfino immersa nello studio delle sutra o nella pratica di un estremo ascetismo; tuttavia per lei non è possibile sfuggire al karma", Mahavira, Tatparya-vritti, testo sacro della religione giainista, 550 a.c
[vedremo meglio questa credenza parlando di buddhismo]

 "Donne di buona famiglia, belle e ben maritate, non riescono a contenersi entro le leggi morali. è questo il gran difetto della donna... non esiste uomo dal quale non vorrebbe andare, vecchio, giovane, attraente o brutto [...] si attaccano perfino ai gobbi, ai ciechi, ai sempliciotti, ai nani, agli storpi... e se non hanno nessun uomo a disposizione, godono perfino l'una dell'altra [...] Dio della morte, vento, mondo sotterraneo, porta infuocata dell'inferno, lama di coltello, veleno, serpente e fiamma eterna: questo è la donna. Fin da quando esistono  i cinque elementi e i mondi, e l'uomo e la donna sono stati creati, fin da allora nella femmina sono questi difetti", Ramayana, poema indù

"Meglio cadere nelle fauci della tigre feroce o sotto la lama tagliente del boia che giacere con una donna ed eccitarsi in pensieri di concupiscenza. Meglio cavarsi entrambi gli occhi con un ferro rovente che incoraggiare in noi pensieri di lussuria o guardare le forme di una donna con tali desideri nel cuore", Buddha.

"Nell'infanzia la donna deve essere sottomessa al padre; nella giovinezza al marito; nella vedovanza ai figli maschi. Una donna non deve mai essere libera dal giogo... Sebbene senza alcuna virtù o incline a cercare il suo piacere altrove o completamente privo di buone qualità, un marito deve essere costantemente adorato come un dio dalla moglie fedele" Manu, le leggi sacre, scritture indù

"Una donna che commette adulterio con un uomo di casta inferiore, per ordine del re sarà divorata dai cani sulla pubblica piazza", Gautama, leggi sacre, scrittura buddhista

"Se una donna è stata posseduta contro la sua volontà, dovrà restare chiusa in casa, coperta di cenere, dormendo in un giaciglio basso e ricevendo soltanto il nutrimento sufficiente a sopravvivere. Per fare ammenda del suo peccato, dovrà essere sottoposta alla penitenza del Krikkhra o del Paraka, nel caso abbia avuto rapporto con un uomo della sua stessa casta. Se invece a possederla è stato un uomo di casta inferiore, sia abbandonato e messa a morte. Se una donna entra nella casa di un uomo ed eccita la sua concupiscenza toccandolo o  con atti simili, sia punita... Le si tagli il naso, le labbra e le orecchie e venga esposta nelle strade e poi affogata; oppure sia sbranata dai cani in un luogo pubblico frequentato da molta gente." Brihaspati, leggi sacre, scrittura indù

"Un bambino non può deporre in tribunale, né una donna né un truffatore... queste persone potrebbero dare una testimonianza falsa. Un bambino dirà il falso per ignoranza, una donna per mancanza di veracità, un impostore per deprazione abituale" Narada, leggi sacre, scritture indù

PENSO SIA MEGLIO METTERE DELLE PROVE DELLE SCHIFOSATE PIù ABOMINEVOLI, PRIMA CHE QUALCUNO DICA "NON è VERO NIENTE! IL BUDDHISMO è UNA RELIGIONE PER LE DONNE!!!"







Qui trovate un aggiornamento (2021) sulla condizione della donna in Myanmar e in Cina: https://intervistemetal.blogspot.com/2021/04/la-condizione-delle-donne-nel-myanmar-e.html

Per approfondire i crimini del buddhismo, vedi i post dedicati al Myanmar http://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/myanmar-spiriti-black-metal.html,
al Laos http://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/laos-spiriti-e-brutal-death-metal.html e alla Thailandia http://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/thailandia-spiriti-divinita-e-black.html

A proposito, visto che gli integralisti buddhisti birmani, thailandesi e laotiani sono contrari a qualsiasi critica contro il buddha, io esercito il mio diritto di libera espressione dicendo che ritengo il buddha un completo rincogli*nito misogino, altro che "saggio illuminato."
Rosicate pure!


Per quanto riguarda la scena Metal, purtroppo la Cambogia è un paese ancora molto povero e che ancora patisce gli strascichi dei disastri causati da Pol Pot (ma negli ultimi anni si sta risollevando grazie al turismo); il gruppo più famoso penso siano loro:

http://intervistemetal.blogspot.com/2015/08/pror-hok-metal-dalla-cambogia-khmer.html
Metal Archives riporta altre due band: Nightmare A.D. (Thrash Metal) e Sliten6ix (Black Metal\Hardcore)
Sarei curiosa di sentirli (*) ma purtroppo ora come ora ho l'audio del pc fuori uso :( e quindi non posso sentire più nulla collegandomi a youtube.

(*) quando mi occupai di Cambogia nel 2015, Metal Archives neanche aveva la voce "Cambodia" :P, fui io ad avvisare uno dei curatori del sito, dicendogli che avevo scoperto i Pror Hok e quindi di aggiungere anche la Cambogia alla lista di paesi...