Introduzione alla Spiritualita' dell'Oceano Pacifico
Geografia: Le isole dell'Oceano Pacifico godono della fama di paradiso incontaminato sin da quando, nel XVIII secolo, gli esploratori europei che le visitarono ritornarono in patria raccontando su di esse e sui lori abitanti storie romantiche.
I viaggiatori che si recano oggigiorno in questa regione spesso rimangono assai sorpresi nello scoprire le brulicanti città cosmopolite e le innumerevoli località balneari. Tuttavia, nel Pacifico esistono ancora luoghi che corrispondono al mito del paradiso tropicale;
alcuni di essi appaiono del tutto inviolati dalle società occidentali e altri sembrano non essere mai stati sfiorati dalla presenza umana. Dalle foreste pluviali alle isole montuose alle spiagge idilliache, ai mondi subacquei e alle barriere coralline popolate di creature marine, la regione vanta una bellezza naturale spettacolare e facilmente accessibile.
Cultura Tradizionale: all'epoca dei primi contatti con gli europei, nel Pacifico esisteva già una grande varietà di culture. A causa della scarsità di risorse delle loro isole, gli abitanti del Pacifico erano fermi all'età della pietra: è difficile creare una fonderia su un atollo corallino! Poiché non esistevano utensili di metallo, le canoe, le case e gli oggetti d'arte venivano realizzati in gran parte con strumenti di pietra.
Soltanto le navigazioni e i sistemi di costruzione delle barche usate per i lunghi viaggi oceanici raggiunsero un livello tecnico raffinato.
Condizione della donna e società:
La condizione della donna nelle società tradizionali e moderne sembra migliorare a mano a mano che ci si sposta verso est. Nella Polinesia orientale, il titolo di capo può essere detenuto con altrettanta facilità da un uomo o da una donna, mentre ci sono assai poche donne in posizioni di potere nel Pacifico centrale e quasi nessuna in Melanesia.
Nota di Lunaria: sì, purtroppo in Melanesia non c'è molto da dire sulla spiritualità, nel senso che è tutta virata al maschile. Difficile che una donna possa trovarlo un argomento in linea con la sua psico-fisicità. L'argomento lo avevo già letto qui, trattando gli Aborigeni:
"In Melanesia la separazione dei sessi è rigida e il contatto tra i corpi, durante il sesso, è ritenuto negativo e impuro; tuttavia sono incoraggiati i rapporti plurimi e pre-matrimoniali. Si ritiene anche che le donne si purifichino naturalmente dal contatto sessuale con le mestruazioni; i maschi, essendone privi, ricorrono ad una "mestruazione rituale" provocata da periodiche incisioni del pene. Le esclusioni della donna dalla vita rituale, da parte di questi popoli, è vista come compensazione al fatto che il maschio non crea la vita, mentre la donna sì."
In Melanesia infatti esistono vere e proprie "case degli uomini", dove le donne non possono entrare e ancora oggigiorno ci sono strambi tabù tipo evitare di saltare un fuoco o il fumo di un fuoco (!) o, quando si è donne, di stare in luoghi sopraelevati rispetto a dove sta un uomo, che sono logiche tribali che ai nostri occhi non hanno alcun senso. Quindi la Melanesia, molto patriarcale, non offre molto a livello di interesse spirituale per le donne, per quanto molto del loro simbolismo sia con "valenze femminili" (ma comunque tutto il potere religioso resta in mano ai maschi).
Per un approfondimento sull'estetica oceanica del trucco facciale, vedi qui: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/introduzione-allarte-africana-e-allarte.html
Gli uomini che davano prova di valore nei combattimenti o nel dirimere le questioni del villaggio oppure che erano dotati di una speciale affinità con il mondo degli spiriti potevano salire nella gerarchia sociale passando per una serie di "gradi successivi". I banchetti e le esibizioni di ricchezza erano gli elementi centrali delle cerimonie con le quali veniva celebrata l'assunzione dei gradi.
Un concetto fondamentale nella cultura melanesiana è quello di reciprocità (la collaborazione fra i membri del gruppo)
Nota di Lunaria: trattare nei dettagli le società polinesiana e melanesiana e i meccanismi dei "Tabù" richiederebbe parecchie pagine... mi limito a riportare in sintesi che cannibalismo e sacrifici umani erano pratiche ricorrenti. Per quanto riguarda il cannibalismo (soprattutto alle Fiji) i particolari sono agghiaccianti (ossa e teschi erano usati come bicchieri, gioielli o "soprammobili"...), spesso le vittime erano obbligate a mangiare parti di se stesse o venivano letteralmente mangiate vive. è attestata anche la necrofagia sui campi di battaglia. Per fortuna tali pratiche sono state proibite e sradicate con l'arrivo dei missionari cristiani (vabbè, qualcosa di utile qualche volta la fanno anche loro xD) purtroppo però il rovescio della medaglia è stato che spesso i missionari hanno distrutto opere artistiche solo per il fatto che rappresentavano gli Dei e non il dio cristiano...
Per approfondimenti vedi questo libro:
Culto degli antenati: il cosiddetto culto degli antenati e la magia permeavano ogni aspetto della vita delle società melanesiane. Gli incantesimi e i rituali magici erano necessari per assicurare una guerra vittoriosa, una pesca abbondante, un ricco raccolto, una buona salute.
Il concetto di Kastom e reciprocità in Melanesia sono ancora fondamentali e creano non poche difficoltà alle società occidentali che tentano di lavorare in questa regione.
Con "Kastom" (dall'inglese "Custom", usanza) si intendono le credenze tradizionali e le proprietà della terra. Quando si dice che una cosa viene fattta in un certo modo "per il Kastom" si intende dire che è sempre stata fatta così e che è ritenuto giusto continuare a farla nella stessa maniera. Allontanarsi dal Kastom è sempre considerato deplorevole.
Nei tempi antichi, la società polinesiana era fondata sul principio dell'ereditarietà e l'anzianità era determinata dalla discendenza da parte maschile della famiglia. L'uomo più anziano, che era il capo supremo o Ariki esercitava la propria autorità su una serie di sottocapi e sui sudditi comuni.
Oltre alla figura del capo, esisteva una classe di esperti o sacerdoti chiamati Tohunga (Tohu'a o Kahuna), che erano i depositari della conoscenza e spesso interpretavano il volere degli Dei riguardo al villaggio.
Religione: le convinzioni religiose erano abbastanza uniformi in Polinesia. Il culto di un insieme di divinità, sulle quali sovrintendeva Tangaroa,
si diffuse in tutta la regione; ai vari Dei era attribuita la responsabilità dei mari, delle foreste, delle guerre, dei raccolti e di altri settori e fenomeni.
(Nota di Lunaria: vedremo i nomi degli Dei più sotto)
Esistono poi tre concetti molto importanti:
Marae: il termine Marae (o Malae) ha un significato diverso in ciascuno delle varie culture della Polinesia. Nella Polinesia Occidentale indica la zona erbosa al centro del villaggio, ossia il luogo attorno al quale ruota l'intera vita della comunità, mentre più a est la stessa parola viene utilizzata facendo riferimento ai templi e ai siti sacri come nel caso del Marae Taputapuatea nella Polinesia francese.
Tapu: il concetto di Tapu (pronunciato Tabu, dal quale deriva la parola Tabù) è diffuso in tutta la Polinesia. Esso a grandi linee copre un'area che va dal sacro al tabù, riguarda alcuni temi comuni (per esempio il cibo cotto) ma ha anche innumerevoli varianti.
Mana: l'idea del Mana (potere spirituale personale) è comune a numerose culture del Pacifico, ma in Polinesia gode di particolare importanza. Il Mana è una qualità che tutte le persone (e tutte le cose) possiedono, a un livello che dipende non soltanto da fattori ereditari ma anche dalle proprie azioni. Un capo dotato di scarso Mana non è in grado di governare in modo efficace.
Nota di Lunaria: questo concetto è simile al Wakan Tanka dei Nativi Americani, e anche Mircea Eliade ne parlava in "Trattato di Storia delle Religioni":
"L'insolito e lo straordinario sono epifanie conturbanti: indicano la presenza di una COSA DIVERSA da quella che sarebbe naturale; la presenza, o almeno il richiamo, in senso predestinato, di questa COSA DIVERSA. Un animale sagace, un oggetto nuovo o un fatto mostruoso, spiccano così nettamente come spicca un individuo bruttissimo, assai nervoso o isolato dal resto della comunità per una stimmata qualsiasi (naturale o acquisita in cerimonie religiose, compiute per designare l'‘eletto’). Alcuni esempi ci aiuteranno a capire il concetto melanesiano del "mana", dal quale certi autori hanno creduto di poter derivare tutti i fenomeni religiosi. "Mana" è per i melanesiani la forza misteriosa e attiva posseduta da certe persone e, in generale, dalle anime dei morti e da tutti gli spiriti. L'atto grandioso della creazione cosmica è stato possibile soltanto grazie al mana della divinità; il capo del clan possiede anch'egli il mana; gli Inglesi hanno soggiogato i Maori perché il loro mana era più forte; il ministerio del missionario cristiano ha un mana superiore al mana dei riti autoctoni. Del resto anche le latrine hanno il loro mana, dato che i corpi umani sono ‘ricettacoli di forza’, e così pure i loro escrementi. Ma oggetti e uomini hanno il mana perché l'hanno ricevuto da certi esseri superiori, in altre parole PERCHE' partecipano misticamente al sacro, e NELLA MISURA IN CUI vi partecipano. ‘Se osserviamo che un sasso possiede una forza eccezionale, questo avviene perché uno spirito qualsiasi è associato a quel sasso. L'osso di un morto ha il mana perché vi si trova l'anima del morto; un individuo qualsiasi può essere in intima relazione con uno spirito ("spirit") o con l'anima di un morto ("ghost"), al punto da possederne il mana in sé stesso e servirsene a suo talento’. E' una forza diversa dalle forze fisiche, qualitativamente parlando, e si esercita perciò in modo arbitrario. Un guerriero valoroso deve la sua qualità non alle proprie forze e capacità, ma alla forza che gli concede il mana di un guerriero morto; questo mana si trova nel piccolo amuleto di pietra appeso al suo collo, in alcune foglie infilate alla sua cintura, nella formula che pronuncia. Che i porci di un tale si moltiplichino, o il suo giardino prosperi, dipende da certi sassi da lui posseduti, dotati dello speciale mana dei porci e degli alberi. Una barca è veloce soltanto se possiede il mana, e così il falco che prende i pesci e la freccia che uccide. Tutto quel che ‘è’ in misura estrema, possiede il mana; vale a dire tutto quel che appare all'uomo in aspetto efficace, dinamico, creatore, perfetto. Reagendo contro le teorie di Tylor e della sua scuola, i quali ritengono che la prima fase della religione può essere soltanto l'animismo, l'antropologo inglese Marett ha creduto di poter riconoscere, in questa credenza a una forza impersonale, una fase preanimistica della religione. Eviteremo di precisare fin da ora in che misura si possa parlare di una ‘prima fase’ della religione; parimenti, non indagheremo se identificare una siffatta fase primordiale equivalga a scoprire le ‘origini’ delle religioni. Abbiamo citato qualche esempio del mana soltanto per chiarire la dialettica delle cratofanie e delle ierofanie sul piano più elementare (è bene precisare che ‘il più elementare’ non significa affatto ‘il più primitivo’ in senso
psicologico, né ‘il più antico’ in senso cronologico: il livello elementare rappresenta una modalità semplice, trasparente, della ierofania). Gli esempi citati illustrano molto bene questo fatto: che una cratofania o una ierofania SINGOLARIZZA un oggetto rispetto agli altri oggetti, come fa lo straordinario, l'insolito, il nuovo. Notiamo tuttavia:
1) che la nozione di mana, quantunque si ritrovi anche nelle religioni estranee al ciclo melanesiano, non è una nozione universale, e di conseguenza è difficile per noi considerarla prima fase di qualsiasi religione;
2) che non è esatto considerare il mana una forza impersonale.
Vi sono, in realtà, popoli diversi dai Melanesiani che conoscono una forza di questo genere, capace di rendere le cose potenti, REALI nel pieno senso della parola. I Sioux chiamano "wakan" questa forza, che circola per tutto il cosmo ma si manifesta soltanto nei fenomeni straordinari (sole, luna, tuono, vento, eccetera) e nelle personalità forti (stregone, missionario cristiano, esseri mitici e leggendari, eccetera).
Gli Irochesi si servono della parola "orenda" per designare la stessa nozione; una tempesta contiene "orenda", l'"orenda" di un uccello che difficilmente si lascia colpire è molto sottile; un energumeno è in preda al proprio "orenda", eccetera. "Oki" presso gli Uroni, "zemi" per le popolazioni delle Antille, "megbe" fra i Pigmei africani (Bambuti), tutte queste parole esprimono la stessa nozione di mana. Ma, ripetiamolo, l'"oki", lo "zemi", il "megbe", l'"orenda", eccetera non appartengono a chicchessia; li possiedono soltanto le divinità, gli eroi, le
anime dei morti o gli uomini e gli oggetti che hanno una certa relazione col sacro, cioè gli stregoni, i feticci, gli idoli, eccetera. Per citare soltanto uno degli ultimi etnografi che hanno descritto questi fenomeni magico-religiosi e, ciò che più conta, presso una popolazione arcaica ove l'esistenza del mana era piuttosto controversa, lo Schebesta scrive: ‘Il "megbe" è diffuso dappertutto, ma la sua potenza non si manifesta dappertutto con la stessa intensità, né con lo stesso aspetto. Certi animali ne sono largamente forniti; gli esseri umani possiedono il "megbe" chi più chi meno. Gli uomini capaci si distinguono appunto per l'abbondanza di "megbe" da loro accumulata. Anche gli stregoni sono ricchi di "megbe". Questa forza parrebbe legata all'anima-ombra, e destinata a scomparire insieme a lei con la morte, sia che emigri in un'altra persona, sia che si trasformi nel Totem’.
Benché certi studiosi abbiano aggiunto a questa lista qualche altro termine ("ngai" dei Masai, "andriamanitha" dei Malgasci, "petara" dei Dayak, eccetera), e nonostante i tentativi di interpretare nello stesso senso il "brahman" indiano, lo "xvarenah" iraniano, l'"imperium" romano, il "hamingia" nordico, la nozione di mana non è universale. Il mana non compare in tutte le religioni, e anche dove appare non è la forma religiosa unica e neppure la più antica. ‘Il mana... non è affatto universale, e di conseguenza basare sul mana una teoria generale della religione primitiva non è soltanto erroneo, è anche fallace’. Diremo di più, fra le varie formule ("mana", "wakan", "orenda", eccetera) vi sono, se non differenze spiccate, almeno sfumature, troppo spesso trascurate nei primi studi. Così, l'americanista Paul Radin, analizzando le conclusioni che W. Jones, la Fletcher e Hewitt hanno tratto dalle loro ricerche sul "wakanda" e sul "manito" dei Sioux e degli Algonchini, osserva che questi termini significano ‘sacro’, ‘importante’, ‘strano’, ‘meraviglioso’, ‘straordinario’, ‘forte’, ma senza implicare la minima idea di ‘forza inerente’. Ora Marrett - e del resto anche altri - ha creduto che il mana rappresentasse una ‘forza universale’, quantunque Codrington avesse già richiamato l'attenzione sul fatto che ‘questa forza, quantunque impersonale in sé, è sempre attaccata a una persona che la dirige... Nessun uomo ha questa forza di per sé stesso; tutto quel che fa, è fatto con l'aiuto di esseri personali, spiriti della natura o antenati’. Ricerche recenti (Hocart, Hogbin, Capell) hanno precisato queste distinzioni stabilite da Codrington. ‘Come potrebbe essere impersonale, se è sempre legata a esseri personali?’ si domandava Hocart ironicamente. A Guadacanal e Malaita, per esempio, possiedono il "nanama" esclusivamente gli spiriti e le anime dei morti, quantunque possano utilizzare questa forza a vantaggio dell'uomo. ‘Un uomo può lavorare d'impegno, ma se non ottiene l'approvazione degli spiriti, che esercitano il loro potere a suo vantaggio, non sarà mai ricco’. ‘Tutti gli sforzi sono compiuti per assicurarsi il favore degli spiriti, in modo che il mana sia sempre disponibile. I sacrifici sono il mezzo più usato per ottenere la loro benevolenza, ma certe altre cerimonie sono parimenti credute di loro gradimento’. Radin notava a sua volta che gli Indiani non contrappongono PERSONALE a IMPERSONALE, CORPOREO a INCORPOREO. ‘Quel che sembra attirare la loro attenzione è, anzitutto, la questione dell'esistenza reale; tutto quel che può essere percepito dai sensi, tutto quel che è pensabile, esiste’. Bisogna dunque porre il problema in termini ontologici: quel che ESISTE, quel che è REALE, quel che NON ESISTE, e non in termini di PERSONALE-IMPERSONALE, CORPOREO-INCORPOREO; concetti che, nella coscienza dei ‘primitivi’, non hanno la precisione acquisita nelle culture storiche. Ciò che è fornito di mana esiste sul piano ontologico, e di conseguenza è efficace, fecondo, fertile.
Non si potrebbe perciò affermare l'‘impersonalità’ del mana, dato che questa nozione non ha senso sull'orizzonte mentale arcaico. D'altra parte non si trova in nessun luogo il mana ipostasiato, staccato dagli oggetti, dagli avvenimenti cosmici, dagli esseri o dagli uomini. Meglio ancora, l'analisi approfondita dimostra che un oggetto, un fenomeno cosmico, un essere qualsiasi eccetera, possiedono il mana grazie all'intervento di uno spirito o alla confusione con l'epifania di un qualsiasi essere divino.
Ne consegue che la teoria del mana come forza magica impersonale non è affatto giustificata. Immaginare, su questo fondamento, un periodo prereligioso (dominato unicamente dalla magìa) è implicitamente errato. Tale teoria, del resto, è intaccata dal fatto che non tutti i popoli (specie i più primitivi) conoscono il mana, e anche dal fatto che la magìa, quantunque si ritrovi un po' dappertutto, non compare mai scompagnata dalla religione. Ancor più: la magìa non domina dappertutto la vita spirituale delle società ‘primitive’; anzi si sviluppa in modo predominante nelle società più evolute (ad esempio: la pratica della magìa è debolissima presso i Kurnai australiani e presso i Fuegini; in certe società di Eschimesi e di Koryak, è meno praticata che non presso gli Ainu e Samoiedi loro vicini, a loro superiori come civiltà, eccetera)."
Anche per il discorso dell'Arte c'è da tenere presente che tutta l'arte del Pacifico è un'Arte Cerimoniale, sono oggetti dotati di potere che influiscono sulla vita - come del resto anche l'Arte Africana che abbiamo visto qui - http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/introduzione-allarte-africana-e-allarte.html
in attesa di approfondire con fonti più corpose, mi limito a riportare giusto qualcosa di sintetico e generale:
Arte Lapita (Nuova Caledonia): i Lapiti erano una popolazione di navigatori e commercianti.
Confronto con l'Ankh Egizio... la somiglianza è impressionante!
E in confronto con la bambolina africana Ashanti:
Spesso prevalgono sculture bicefale, che ricordano il Dio Giano:
Anche la cultura di Tlatilco realizzava statuette bicefale:
La Danza Maori (Poi): le donne fanno ruotare velocemente queste palline attaccate a dei fili.
Nella mentalità polinesiana, le persone di grado più elevato (o ritenute venerabili perché "con molto Mana") indossavano decorazioni regali di piume, conchiglie e magnifici ornamenti come i "Lei" (collane). Le penne in particolare erano ritenute mezzi di comunicazione fra l'Umano e il Divino.
Le donne polinesiane e maori si dedicano ad attività artigianali come questa: cesti, tappeti, manufatti... in particolare, le donne Polinesiane sono ottime tessitrici di "Tapa"
La Tapa era l'unico tipo di stoffa esistente ed era utilizzata per confezionare indumenti e tappeti; lo scambio di una Tapa era (ed è) di vitale importanza nella creazione dei rapporti fra individui. Chi accettava il dono era in debito con la persona da cui l'aveva ricevuta e aveva l'obbligo di sdebitarsi.
Le Tapa, i cesti (i Buka) e i tappeti spesso venivano prodotti collettivamente e tale attività era un'importante istituzione femminile. Per le cerimonie più sacre e per le manifestazioni che riguardavano la famiglia reale venivano preparati giganteschi teli di Tapa, frutto del lavoro congiunto di un gran numero di donne.
Quando Salote, Regina delle Tonga
disse: "La nostra storia è scritta nei nostri tappeti", si riferiva al ruolo che la Tapa aveva sempre svolto nella creazione dei rapporti umani e sociali e non al fatto che gli eventi storici delle Tonga fossero letteralmente dipinti sulle Tapa.
Curiosamente, in Polinesia e zone affini, il travestitismo maschile era molto accettato.
Per molti uomini, spesso con ruoli religiosi, era normale travestirsi da donne, un po' come succedeva nello sciamanesimo siberiano. Travestirsi da donne, comunque, non sempre significava essere attratti dai maschi, anzi, molto spesso i "travestiti sacri" erano eterosessuali.
Infine, vediamo qualche nome di Divinità Femminile, anche se l'argomento lo rimando a quando troverò uno studio più specialistico sulla Polinesia e sui Maori. Purtroppo non sono riuscita a trovare sempre immagini "specificatamente maori/polinesiane" perché spesso questi nomi di Divinità non sono neanche corredati da foto o rielaborazioni moderne (forse perché sono divinità troppo di nicchia, difficile che piacciano ad un europeo o americano e poi comunque sappiamo che sui siti Wiccan si parla sempre di tradizione classica, celta o norrena, difficile trovare cose più "esotiche"); ho cercato comunque di trovare immagini che rappresentassero il concetto. I nomi li ho trovati su siti dedicati alla Polinesia e su questo libro:
che riporta sinteticamente una miriade di nomi di Divinità... C'è anche tutto un maxi capitolo dedicato alla Mitologia Oceaniana.
Ho poi quest'altro maxi libro
ma ancora non ho letto tutto il libro... Mi limito quindi a riportare i nomi più famosi, che sono i primi che vengono fuori anche sui siti.
- Apakura (Dea Madre dei Maori)
- Arohirohi (Dea Maori dei miraggi)
- Dabage/Dabuiba (Dea Tartaruga, Polinesia. Madre di Areop, il Dio Ragno)
- Hanua, Madre della Luna (Isole Marchesi)
- Hian (Dea del cielo, Polinesia)
- Hina-'ere'ere-manu, Dea dei tatuaggi a Tahiti.
- Hine Ata Uira, Dea della nascita
- Hine Turama, Dea delle stelle in Nuova Zelanda.
- Hine-Nui-Te-Po, Dea Maori della notte e dell'aldilà.
- Ina, Dea Maori della Luce.
- Mahuika, Dea Maori del fuoco
- Marama, Dea della Luna (Nuova Zelanda).
In alcuni miti è collegata alla morte e agli inferi. In altre isole, però, è considerata dio maschile, innamorato di Ina, la Dea della Luce. Marama, attualmente, vuol dire "Signora"
- Matariki (Dea delle stelle e del raccolto, Polinesia)
- Ohina (Dea Maori dell'aria)
- Pani (Dea Maori della vegetazione)
- Paoro (Dea degli echi)
- Papa (Dea Maori della terra). Sposa di Wakea, Dio del Cielo
- Whai Tiri (Dea del tuono in Polinesia)
- Dzalarhons (La Dea delle rane e dei vulcani, in Costa Pacifica)
- Gyhldeptis (La Dea della foresta, Costa Pacifica)
- Koevasi (Dea Serpe Primordiale e Creatrice, in Melanesia, Isole Salomone). è invocata contro la febbre, i furti, le calamità atmosferiche.
Nota di Lunaria: Koevasi è molto simile, come concezione, anche a Melusina, la fata medioevale mezza donna e mezza serpente, che possiede anche un significato alchemico... La tratterò in un prossimo post, magari...
Anche Nu Wa, la Grande Dea Creatrice Cinese, era immaginata come mezza donna e mezza serpente... come i Naga indù
è interessante notare come popoli così lontani tra loro (Melanesia - Cina - Europa - India) e che forse secoli fa neanche entrarono mai in contatto in epoca medioevale (o anche prima) siano giunti a "dare forma" alla stessa Dea... La Grande Serpe Femmina... è per questo motivo, cioè per il fatto che il serpente era associato alla Dea, che il monoteismo lo denigra e lo associa "al male": http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-3-il-serpente-dagon-e.html
- Mate (Dea della morte nelle Isole Banks, Melanesia)
- Ngilin, Dea dell'abbondanza, per gli Aborigeni Ifugao.
- Ika Roa, Madre Maori delle stelle, la Via Lattea.
- Iao, è il nome polinesiano per definire il "Supremo Essere": I rappresenta la parte maschile-attiva, la O la parte femminile-passiva che interagisce con la parte maschile ed entrambi generano un figlio, ovvero A.
C'è da dire che una divinità di questo tipo può anche essere rivista ed interpretata in senso moderno, per esempio da qualche persona interessata alle questioni di genere e ai diritti per tutti coloro che decidono di avere orientamenti sessuali non definibili da etichette stantie (specialmente cattoliche -_-)
Personalmente non mi interesso tanto a queste Divinità Bisessuali/Trans (e ne esistono comunque di diverse) perché preferisco le Dee, ma se siete persone interessate allo studio e ai diritti per gay, trans, lesbiche e anche asessuali, sappiate che potete anche celebrare e vedervi magnificate in Divinità come Iao che sono "tutti i sessi" nello stesso preciso momento xD
Vedi il confronto con il/la Dio\Dea Androgino Africano Mawu-Lissa.
Qualche nome di Divinità maschile (ma anche qui aspetto a trattarlo con più particolari, leggendo uno studio specialistico)
- Manaia, Dio Vulcano della Polinesia; invece alle Hawaii la Divinità è femminile: Pele https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/antiche-hawaii-storia-pele-danza-e.html
- Kane, Grande Dio Creatore (Hawaii)
- Wakea, già visto parlando di Papa
- Areop Ened (Dio Ragno creatore dell'universo, Polinesia)
Altri Dei Polinesiani sono: Taaroa (Dio Creatore), Tu (Dio-Uomo), Tane (Dio degli artigiani), Oro (Dio della guerra), Hiro (Dio dei ladri e dei marinai). Simbolo dell'immagine degli Dei era il Too, un bastone di legno avvolto in fibre di cocco intrecciate e decorato con penne rosse.
Kane |
Qui invece le rappresentazioni degli Dei Maori:
Infine, per curiosità, nelle Isole Salomone, lo spirito di una persona morta può rivivere in uno squalo, che viene venerato e al quale vengono offerti doni.
Introduzione ai Maori
Info tratte da
I Maori sono il Tangata Whenua ("Popolo della Terra").
Un tempo la parola "Maori" significava semplicemente "comune" o "quotidiano", mentre ora... Iniziamo subito dicendo che nel mondo Maori bisogna spesso distinguere tra "ieri" e "oggi". A volte, infatti, la cultura attuale mostra una totale continuità con il passato, mentre altre volte presenta caratteristiche completamente diverse o è già protesa verso il futuro.
I maori oggi sono un popolo composito: alcuni valorizzano e promuovono la cultura tradizionale attraverso reti di associazione, altri invece cercano di adattarla così da instaurare un dialogo con la civiltà della globalizzazione. Estremamente importante nella loro visione del mondo è il concetto di Whanaungatanga, le relazioni famigliari. La famiglia va dalla Whanau (famiglia allargata) all'Hapu (sottotribù) fino all'Iwi (tribù).
Oggi la cultura Maori sta conoscendo una nuova fase di evoluzione nelle arti, negli affari, nello sport, nella politica. Molte antiche rivendicazioni rimangono tuttora insoddisfatte, ma alcune Iwi hanno raggiunto degli accordi e attualmente costituiscono una componente rilevante dell'economia neozelandese. I Maori hanno affrontato il problema del declino linquistico creando Kohanga Reom Kura Kaupapa Maori e Wananga (asili, scuole, università in lingua Maori). Infine, è stato ripristinato un evento che sta assumendo sempre maggiore importanza, il Matariki, o Capodanno Maori. La costellazione Matariki (le Pleiadi) inizia a sorgere alle fine di maggio o all'inizio di giugno e segna per tradizione l'inizio di un importante periodo di studio, preparazione e pianificazione, oltre che di canti, danze, festeggiamenti, ed eventi quali conferenze, concerti, cene, balli.
Nota di Lunaria: Matariki è anche il nome della Dea Polinesiana delle stelle.
Prima dell'arrivo del cristianesimo, il mondo spirituale era dominato dagli Atua Maori (Gli Dei Maori). Per molti Maori di oggi sono tuttora una forza vitale e importante, tanto è vero che quando si tiene un discorso in un Marae (complesso di edifici sacri adibiti alle riunioni) è ancora consuetudine rivolgere un saluto alla Madre Terra e al Padre Celeste. Queste divinità ancestrali vengono rappresentate nella pittura e nella scultura, cantate nelle Waiata (canzoni) e invocate con Karakia (preghiere, formule magiche)
All'origine del Mondo - Mito Maori
Secondo il mito Maori della creazione, in principio era il Vuoto, poi venne la Notte e quindi ebbero origine Rangi-Nui (Padre Celeste) e Papa-tu-a-nuku (Madre Terra), che, nel loro abbraccio indissolubile, generarono e allevarono molti figli.
L'oscurità di questo abbraccio, tuttavia, soffocava le loro creature, le quali, non riuscendo a crescere e a vedere oltre il buio, cercarono di separare i genitori. (*) Tawhirimatea, Dio dei venti, infuriò contro di loro; Tu-mata-uenga, Dio della guerra, li assalì. Ognuno tentava a modo suo di staccare Rangi-Nui da Papa-tu-a-nuku, che però continuavano a stringersi l'uno all'altra. Intervenne infine Tane-mahuta, Dio delle grandi foreste e dell'umanità, il quale mise i piedi contro il padre e la schiena contro la madre, e lentamente, ma inesorabilmente, iniziò a separarli. Venne così il tempo della Luce, dei semidei e dell'umanità.
(*) Questa storia è molto simile anche a una delle genesi zigane raccontate qui
Comunque, si potrebbe anche notare che Rangi e Papa, così uniti e stretti, inseparabili e fusi in quell'abbraccio, raffiguravano l'Androgino, che abbiamo visto qui: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/alchimia-1-introduzione-ai-motivi.html
la vita, quindi, il flusso di eventi, la storia, sono stati possibili solo quando maschio e femmina sono diventati principi separati.
In questo mondo di luce, Maui, il semidio ancestrale, fu gettato in mare alla nascita e rinvenuto mentre galleggiava sui capelli di sua madre.
Maui era in grado di cambiare aspetto, trasformandosi in piccione, cane, anguilla a seconda dei suoi scopi (nota di Lunaria: anche Cerridwen è una Dea capace di trasformarsi negli animali)
Un giorno, dopo aver rubato il fuoco agli Dei, colpì il sole con l'osso della mascella di sua nonna costringendolo a zoppicare lentamente nel cielo, in modo che le giornate fossero più lunghe e gli uomini avessero più tempo per finire i loro lavori.
(Nota di Lunaria: evidente qui il parallelo Maui-Prometeo)
Servendosi della South Island come canoa, Maui utilizzò poi la mascella della nonna come amo per pescare Te Ika a Maui (il pesce di Maui) cioè la North Island.
Il semidio andò incontro alla propria morte cercando di sconfiggere la morte stessa. La Signora delle Tenebre, Hine Nui Te Po, aveva infatti un dente di ossidiana (un vetro vulcanico che quando viene scheggiato diventa tagliente come un rasoio) all'interno della vagina: Maui cercò di invertire il processo della nascita (e così sconfiggere la morte) infilandosi nel canale del parto di Hine Nui Te Po mentre questa dormiva per arrivare fino al cuore. Ma un piccione scoppiò a ridere davanti a una vista tanto assurda, svegliando Hine Nui Te Po che uccise Maui schiacciandolo tra le cosce.
Infine, vediamo i tatuaggi e la danza.
L'arte del tatuaggio è detta Ta Moko, che gli uomini portano sul viso, cosce e glutei, mentre le donne tatuano solo il mento e le labbra (Nota di Lunaria: anche le donne Inuit si tatuavano il volto, come le donne Ainu; probabilmente, oltre alla valenza estetica [ciascun popolo ha il suo particolare canone di bellezza] tali tatuaggi servivano anche come protezione contro gli spiriti maligni)
l'Haka invece è la danza tradizionale di guerra, dove gli uomini assumono pose e una gestualità mimica feroce e molto impressionante; le donne invece danzano aggraziatamente nel Poi, muovendo delle palline rotanti e creando delle coreografie.