Info tratte da
Partito dall'Indonesia, il popolamento dell'Australia risale a 40.000 anni fa. Pitture e incisioni rupestri, particolarmente numerose nella terra di Arnhem, sono disseminate in tutto il territorio, insieme a pitture su corteccia, più recenti e probabilmente destinate all'iniziazione. La cultura degli Aborigeni è una cultura litica (Nota di Lunaria: Mircea Eliade ne parla a fondo nel suo "Trattato di Storia delle Religioni", la litolatria è una delle forme più antiche di culto), il che ci porta a 22.000 anni fa.
Baiame è il Dio del cielo, ha come suoi messaggeri il sole e la luna, rende fertile la terra. Lo stesso vale per Daramulum, creatore del "Rombo", uno strumento di iniziazione (vedi approfondimento più sotto).
Bundjil, il Dio della tribù Kulin, abita l'alto dei cieli; è il creatore della terra, della vegetazione, dell'uomo. Appartati dal mondo, questi Dei fanno sentire la loro voce mediante il tuono, il fulmine, il vento, l'aurora boreale
Divinizzazione della Natura
Per l'Homo Religiosus Australiano, il Tempo umano è iniziato con la comparsa degli esseri mitici che hanno modificato i contorni e le forme dei paesaggi e stabilito i territori delle tribù. è il Tempo del Sogno, segnato dal dinamismo della vita trasmessa da Divinità attive venute ad assicurare la fertilità della terra e il suo popolamento da parte di uomini e animali, e a disporre nello spazio dei centri del sacro. I miti descrivono questo Tempo del Sogno come un'epoca di creatività, di comparsa di personaggi mitici e regolamenti per la vita sociale, gli antenati, il lavoro.
I riti di iniziazione costituiscono un ingranaggio essenziale nella vita dell'essere umano e della tribù.
Nota di Lunaria: per un approfondimento sui riti tribali africani e il loro significato vedi:
Creati dagli Dei, fonti del sacro, riattualizzazioni di avvenimenti delle origini, carichi di una simbologia di morte e risurrezione, questi riti fanno passare il candidato dalla stadio dell'adolescenza ad una nuova nascita che fa di lui una persona adulta, pienamente consapevole. Durante l'iniziazione alla simbologia della morte vissuta attraverso il fuoco, il frastuono, l'oscurità della grotta, il rumore sordo e angoscioso del Rombo, subentra la gioia della purificazione delle acque lustrali, dai segni di risurrezione, dall'iniziazione alla storia della tribù, dalle danze rituali e dalla consegna del segreto, la tjurunga, un segreto personale da conservare.
L'Homo Religious Australiano crede nella sopravvivenza della sua anima superiore, "spirito primordiale e pre-esistente" che, dopo la morte, sale al cielo con l'aiuto sia di una corda sia di un albero invisibile sia dei raggi splendenti del sole: nella dimora degli antenati essa attende la reincarnazione.
Rombo Australiano:
legato ad una corda, gli si fa acquistare movimento ruotandolo sul suo asse, poi lo si fa roteare nell'aria, dove produce sonorità diverse secondo la velocità e le posizioni.
Si narra che il Rombo, creato dall'Essere Supremo, ne rappresenti la voce.
Gli Aborigeni identifica(va)no il suono del Rombo come la Parola del loro Dio, probabilmente più simpatico di quello cristiano.
Lo strumento noto come "Didjeridu", che amplifica i suoni; è ottenuto dal ramo dell'eucalipto svuotato dalle termiti. Si ottengono così cantilene e formule rituali.
I Like a Storm credo siano stati la prima band Metal ad usare il Didjeridu!
Sentire "Become The Enemy" e "Love The Way You Hate Me" :)
Approfondimento storico tratto da
L'Australia è il continente dove vivono gli Australiani. Fino al 1788 era abitata esclusivamente dalla popolazione indigena; in quell'anno gli inglesi avevano proclamato l'intero continente colonia britannica e vi trasportarono i primi deportati politici e criminali; pochi anni dopo l'Australia divenne meta di immigrazione; i bianchi divennero ben presto la maggioranza dominante. Una volta insediatesi, cacciarono gli Aborigeni (1) dalle loro terre, ne ridussero molti in schiavitù, ne massacrarono molti fra quelli che opponevano resistenza.
(1) Termine generico; esistono ben 34 tribù diverse!
Il dramma degli Aborigeni appare ancora più grave se si considera che ovunque, all'epoca dei primi contatti, a causa della loro concezione cosmologica e sociale, assegnarono un posto nel proprio mondo agli Europei e ai loro beni. A causa della loro pelle bianca e delle loro ricchezze gli Europei venivano infatti considerati come gli antenati mitici che ritornavano sulla terra per vivere insieme con gli Aborigeni e portare loro nuovi beni; compresero presto che i Bianchi avevano tutt'altro scopo. Nacquero conflitti aperti: ma ovviamente le loro lance nulla potevano contro le armi da fuoco. La resistenza consistette più che altro in azioni di disturbo: talvolta si ebbe qualche omicidio di un bianco, subito seguito dalla caccia indiscriminata agli Aborigeni.
è quasi un miracolo che gli Aborigeni non siano scomparsi; la loro sorte è stata fortunatamente un poco meno tragica di quella dei Tasmaniani, dell'omonima isola situata a breve distanza dalla costa sudorientale del continente, dei quali da tempo non sopravvive che il ricordo.
I Tasmaniani erano una popolazione diversa per razza, lingua e cultura dagli Aborigeni: erano alcune migliaia, sono stati distrutti con feroce determinazione dai Bianchi. I pochi che sopravvissero al massacro della cosiddetta "guerra nera" furono deportati nell'isoletta di Ross, dove, angosciati dalla nostalgia della propria terra, si estinsero. L'ultima sopravvissuta, una donna di nome Truganini, morì deportata a Londra nel 1898.
I Rituali: il Totemismo
Quella degli Aborigeni è una cultura legata ai rituali, al centro dei quali stanno figure di esseri soprannaturali primordiali che quasi ovunque hanno carattere totemico. Il gruppo si identifica con il totem, di solito un animale: da qui il divieto di ucciderlo o mangiarlo.
Il totemismo di culto è legato a un determinato territorio costellato di luoghi o centri sacri: una roccia particolare, una collina, una caverna o un riparo sotto la roccia, una sorgente o una buca dove l'acqua si conserva a lungo.
I più importanti rituali totemici di culti si possono dividere in due categorie: quelli destinati ad assicurare la prosperità del gruppo attraverso l'accrescimento delle specie animali o vegetali totemiche e il controllo dei fenomeni atmosferici, e quelli destinati a perpetuare la storia del mondo e del gruppo, chiamando i demiurghi ed eroi culturali a rinnovare le vicende della creazione.
La celebrazione dei rituali manifesta la totale solidarietà degli Aborigeni con la natura e l'esistenza di un profondo sentimento del sacro e dell'eterno in rapporto alla loro esistenza. L'ordine della natura e della società, anzi la vita stessa, sono concepiti come la continuazione nel tempo di quanto avvenne all'epoca delle origini, quando tutta la realtà ricevette il suo volto ed il suo significato. Il tempo delle origini è detto dagli Aborigeni "tempo del sogno eterno" (Dreamtime); tale tempo non ha nulla a che fare con il fenomeno fisiologico dal sogno: ma è il tempo primordiale della nascita del mondo e della fondazione della società. Esso dura ininterrottamente dalle origini sino al presente e durerà in avvenire grazie ai rituali, per mezzo dei quali vengono superate le distanze tra passato e presente senza tuttavia che vi sia un'identificazione tra l'uno e l'altro.
Il tempo del sogno (Altjira, Alcheringa, Djugur, Wongar... ogni tribù lo chiama in modo diverso) è l'oggetto della mitologia, il cui contenuto è sostanzialmente uguale presso tutte le tribù.
Per gli Aborigeni il cosmo, la terra, l'acqua sono sempre esistiti: ma non avevano né forma né significato sino a quando, al principio dei tempi, il demiurgo, unico o plurimo, li ha trasformati in funzione degli uomini e della loro ordinata esistenza.
La Grande Madre Kunapipi
Kunapipi è una figura totemica di Grande Madre, principio e fonte della fecondità universale.
Ha creato i primi uomini facendoli uscire dal proprio grembo già adulti, cosicché hanno subito raggiunto i centri sacri e celebrato i rituali.
L'iniziazione e il culto a Kunapipi rispecchia il mito delle origini degli uomini. Il grembo della Grande Madre è una fossa appositamente scavata nella quale gli iniziandi scendono per essere da Lei misticamente rigenerati.
La celebrazione ha luogo al termine della stagione secca, quando la Natura offre abbondanza di cibo. Dura parecchie settimane e talvolta mesi.
L'intero rituale è diviso in più momenti: uno comprende la presentazione in forma ridotta della mitologia di Kunapipi davanti alle donne da parte di alcuni maschi iniziati; un altro riguarda l'iniziazione dei giovani ed un terzo la rappresentazione, con danze e canti, delle gesta di creazione della Grande Madre, la quale talvolta viene identificata col Serpente Arcobaleno, simbolo della fecondità maschile e femminile.
La parte finale del rituale comporta lo scambio delle donne: ciò serve a creare intesa e cooperazione tra i partecipanti al rituale, membri di differenti nuclei tribali, e ad assicurare la fecondità umana e la fertilità di tutta la natura. La massima parte dei rituali è dominata dai maschi: molti sono esclusivi dei maschi, altri sono celebrati dai maschi mentre le donne vi assistono. I due sessi però stanno separati. Ciò non significa che le donne siano escluse dalla vita religiosa: la loro partecipazione è indiretta; le donne, infatti, osservano particolari tabù e fanno danze speciali, onde mettersi in sintonia con i maschi quando questi si riuniscono nei centri sacri per celebrare i rituali. Solo le donne anziane che hanno superato la menopausa sono ammesse a partecipare ad alcuni momenti dell'iniziazione maschile. L'esclusione delle donne dai rituali è assoluta soltanto allorché le cerimonie comportano mutilazioni o gesti cruenti (esempio: circoncisione).
Vi sono tuttavia rituali esclusivi delle donne: esse infatti hanno i loro totem e si riuniscono in gruppi per celebrare le gesta. Quelli delle donne però sono per lo più rituali di fecondità, così per esempio il rituale chiamato Tjarada delle tribù che abitano lungo il fiume Victoria nel Territorio del Nord. Esso viene celebrato in luoghi sacri associati a totem particolari e con l'uso di strumenti lignei a forma di serpenti con disegni in bianco e in rossa ocra. I canti che l'accompagnano contengono molti motivi erotici. Nella stessa regione un altro grande rituale femminile è noto sotto il nome di Jawalu e viene praticato soprattutto per guarire malattie facendo ricorso ad un'antenata propria delle donne.
I rituali femminili hanno un'importanza di gran lunga inferiore rispetto a quelli maschili. Secondo gli Aborigeni, infatti, questi ultimi hanno valore ed efficacia per tutta la società, comprese le donne; quelli femminili invece hanno valore esclusivamente per le donne. A proposito della vita religiosa è singolare e significativo il fatto che nei miti di molte tribù si racconta che i legni sacri, quali i rombi, sono stati inizialmente posseduti dalle donne e poi sono stati sottratti loro dai maschi e che le donne hanno per prime praticato la circoncisione sui giovani maschi. Il tempo delle origini appare dominato più dalle donne che dagli uomini. Ciò ha il suo fondamento nella concezione della cultura propria degli Aborigeni, presso i quali il tema dominante delle credenze e delle cerimonie sacre è la Vita, la sua affermazione, conservazione, esaltazione. Tutto ciò che è vita e dà la vita, anche in senso sociale, è essenzialmente femminile, poiché depositaria vera della vita e della generazione è la donna. (2)
Nota di Lunaria: in Africa c'è un racconto simile e probabilmente sono le versioni favolizzate del passaggio da matriarcato a patriarcato; un'altra cosa curiosa è che anche gli Aborigeni hanno, come gli Ebrei, la pratica della circoncisione del pene e questo mito, ovvero che sarebbero state le donne ad introdurla; nella bibbia l'ordine di circoncidersi viene da jahvè, ma stranamente, per una sola volta, troviamo citata una circoncisione praticata da una donna: la storia di Zippora
Vi sono tuttavia rituali esclusivi delle donne: esse infatti hanno i loro totem e si riuniscono in gruppi per celebrare le gesta. Quelli delle donne però sono per lo più rituali di fecondità, così per esempio il rituale chiamato Tjarada delle tribù che abitano lungo il fiume Victoria nel Territorio del Nord. Esso viene celebrato in luoghi sacri associati a totem particolari e con l'uso di strumenti lignei a forma di serpenti con disegni in bianco e in rossa ocra. I canti che l'accompagnano contengono molti motivi erotici. Nella stessa regione un altro grande rituale femminile è noto sotto il nome di Jawalu e viene praticato soprattutto per guarire malattie facendo ricorso ad un'antenata propria delle donne.
I rituali femminili hanno un'importanza di gran lunga inferiore rispetto a quelli maschili. Secondo gli Aborigeni, infatti, questi ultimi hanno valore ed efficacia per tutta la società, comprese le donne; quelli femminili invece hanno valore esclusivamente per le donne. A proposito della vita religiosa è singolare e significativo il fatto che nei miti di molte tribù si racconta che i legni sacri, quali i rombi, sono stati inizialmente posseduti dalle donne e poi sono stati sottratti loro dai maschi e che le donne hanno per prime praticato la circoncisione sui giovani maschi. Il tempo delle origini appare dominato più dalle donne che dagli uomini. Ciò ha il suo fondamento nella concezione della cultura propria degli Aborigeni, presso i quali il tema dominante delle credenze e delle cerimonie sacre è la Vita, la sua affermazione, conservazione, esaltazione. Tutto ciò che è vita e dà la vita, anche in senso sociale, è essenzialmente femminile, poiché depositaria vera della vita e della generazione è la donna. (2)
Nota di Lunaria: in Africa c'è un racconto simile e probabilmente sono le versioni favolizzate del passaggio da matriarcato a patriarcato; un'altra cosa curiosa è che anche gli Aborigeni hanno, come gli Ebrei, la pratica della circoncisione del pene e questo mito, ovvero che sarebbero state le donne ad introdurla; nella bibbia l'ordine di circoncidersi viene da jahvè, ma stranamente, per una sola volta, troviamo citata una circoncisione praticata da una donna: la storia di Zippora
Si noti come tutta la vicenda di Zippora sia praticamente incapibile (anche nel significato, oltre che nello svolgimento), segno che è stata manomessa e che nascondeva chissà quale significato esoterico o essoterico che oggigiorno è andato del tutto perduto.
Comunque, non è da escludere che gli stessi Ebrei avessero, almeno all'inizio, una sorta di matriarcato; qualche traccia e rimasuglio (molto annacquato...) di un antico passato matriarcale compare qui e lì, forse la vicenda più nota è quella della "Giudice" Debora.
Viene da chiedersi: cosa ci fa una "Giudice femmina" in mezzo a uno dei popoli più misogini dell'antichità, che negava soprattutto il sacerdozio femminile?
(2) In Melanesia la separazione dei sessi è rigida e il contatto tra i corpi, durante il sesso, è ritenuto negativo e impuro; tuttavia sono incoraggiati i rapporti plurimi e pre-matrimoniali. Si ritiene anche che le donne si purifichino naturalmente dal contatto sessuale con le mestruazioni; i maschi, essendone privi, ricorrono ad una "mestruazione rituale" provocata da periodiche incisioni del pene. Le esclusioni della donna dalla vita rituale, da parte di questi popoli, è vista come compensazione al fatto che il maschio non crea la vita, mentre la donna sì.
Arte Aborigena
Mitologia Aborigena: le Dee
Anjea è la Dea della fertilità: crea i bambini e li mette nell'utero delle madri
Birrahgnooloo è la Dea della fertilità legata alle innondazioni.
è sposata con Baiame, il Dio del cielo, della morte e della vita, della pioggia e degli sciamani, e madre di Daramulum, Dio del tempo e del cielo, associato alla luna.
Dilga, Dea della fertilità e della crescita, madre dei Bagadjimbiri, due fratelli creatori.
Eingana, la Dea creatrice, madre di tutte le acque, degli animali, degli esseri umani, è una Dea Serpente, dà la morte e la vita, e vive in un tempo onirico e metafisico. Non ha la vagina ma ha "partorito" tutto il creato che le cresceva dentro da uno squarcio causatole dal Dio Barraiya, con una lancia. Il Dio viene quindi considerato il creatore della vagina: è evidente il simbolismo fallico: la lancia del Dio allude al fallo che deflora. La Dea inoltre possiede un "tendine" che è attaccato ad ogni essere vivente: se la Dea lo stacca, l'essere muore.
Gnowee è la Dea aborigena del Sole, della luce e del fuoco.
Gli Aborigeni anche una triade di Dee solari: Wala, Bara e Madalait, che controllano la temperatura del sole, giorno per giorno.
Wuriupranili è una Dea solare che usa il Sole come una torcia, per farsi luce durante il suo tragitto dall'oceano ad est,
immergendolo anche in acqua. Sul suo corpo i colori dell'alba e del crepuscolo sono stesi come pitture cromatiche.
Julunggul, la Dea Serpente Arcobaleno.
Kunapipi: Dea Madre dalla quale nacquero numerosi eroi.
Yhi, la Dea della luce e della creazione, una Dea-Sole. Vive dormendo in un tempo onirico-metafisico e quando si sveglia la luce entra nel mondo. Quando cammina sulla terra, al suo passaggio crescono le piante. I suoi animali sono i canguri, le lucertole, i pipistrelli. Ha creato la donna partendo da un fiore per darle forma.
Gli Dei:
Il Serpente Arcobaleno Yulungurr, secondo gli Aborigeni, vive in un pozzo sacro chiamato Mirrimina. Secondo il mito aborigeno, le sorelle Waliwag, portatrici di fertilità, davano il nome agli animali e alle piante via via che attraversavano la regione. Sul punto di partorire, la più giovane si fermò presso la laguna dove viveva Yulungurr. Il bambino nacque e la donna, cercando di costruire una culla, inquinò la laguna. Offeso, il Serpente scatenò una tempesta per spaventare le sorelle, che cercarono di calmarlo mettendosi a danzare e a cantare i nomi degli animali. Ma tutto questo fece aumentare la collera del Serpente, che raddoppiò la furia della tempesta fino a che le fanciulle non furono inghiottite.
Altjira:
il Dio del Cielo, che ha creato la terra, separandola dal cielo. Ha un
piede di emù, mentre le mogli e le figlie hanno zampe canine.
Bagadjimbiri: sono due Dei fratelli, creatori. Possono essere a forma ofita, e in tal caso, vivono nel cielo come nuvole.
Bahloo: la Dea Yhi (principio solare) si innamorò di lui, ma lui la rifiutò. Ecco perché il Sole "dà la caccia" alla Luna, e non si incontrano mai.
Baiame: un Dio del cielo, signore della morte e della vita, Dio della pioggia e degli sciamani. è sposato con la Dea Birrahgnooloo, e Daramulum è suo figlio. Gli Aborigeni non pronunciano mai il nome di questo Dio in pubblico.
Banaitja: il Dio Creatore.
Barraiya: il Dio Creatore della vagina della Dea Eingana.
Bunjil: Il Dio Supremo. Vive in cielo.
Binbeal: il Dio degli arcobaleni, figlio di Bunjil.
Daramulum: il Dio da una gamba sola, figlio di Baiame e Birrahgnooloo. Dio del cielo, del tempo, degli sciamani. è un Dio della Luna.
Dhakhan: il Dio Serpente, con la coda di pesce.
Appare come un arcobaleno (*)
Jar'Edo Wens: il Dio della conoscenza e della fisicità, associato alla vittoria e alla conoscenza.
Julana: il Dio della Lussuria. è figlio di Njirana
Karora: il Dio Creatore, nato in un lago, che ha generato molti esseri. è poi tornato a dormire.
Kidili: una sorta di primo uomo primordiale, legato alla Luna, che tentò di stuprare alcune donne, agli inizi dei tempi. Wati-kutjara lo ferì, durante una battaglia, e lo castrò con un boomerang. Le donne diventarono le Pleiadi.
Mangar-kunjer-kunja: il Dio Lucertola che ha creato gli esseri umani; trovò alcuni esseri su una collina, ma queste creature erano fuse l'una all'altra; il Dio le separò e fece loro alcuni buchi che divennero bocche, orecchie, nasi, poi insegnò loro l'uso degli strumenti (coltello, lancia, scudo, boomerang e tjurunga) e del fuoco. Infine istituì il matrimonio.
Nogomain: ha creato se stesso dal nulla; è legato alle anime.
Numakulla: sono due Dei del Cielo che hanno creato tutta la vita sulla terra. Dopo divennero lucertole.
Pundjel: il Dio Creatore di tutti gli strumenti usati dagli Aborigeni, inclusi i riti religiosi. è legato anche ai ragazzi, e alla loro ingresso nel mondo degli adulti.
Wollunqua: un Dio Serpente della pioggia e della fertilità, che emerse da un lago che si trova nelle vicinanze delle montagne Murschison.
Wuluwaid: è un Dio della pioggia.
(*) è curioso che questa valenza dell'arcobaleno è presente anche nelle Divinità del Pantheon Afro: Aida Wedo, Yewa e Damballah sono associati all'arcobaleno!
"La Forza e l'Integrazione; come l'arcobaleno, Aida Wedo contiene tutti i colori, generati dalla luce bianca. La Dea gradisce i cibi bianchi, come il latte, il riso, le uova."
Magia Nera e creature mostruose in Australia
Info tratte da
Fantasmi e creature mostruose sono una costante in Australia.
Già temuti dagli Aborigeni, vennero anche avvistati dai coloni. Ad est di Boulia (Queensland), è possibile osservare delle luci vaganti, chiamate dagli Aborigeni "Min Min".
Henry Lamond nel 1912 vide avvicinarsi delle luci. Inizialmente pensò ai fari di un automobile, ma poi se le vide venire incontro, per poi svanire gradualmente.
Anche nel 1941 un agente di borsa in viaggio tra Boulia e Warenda, passando accanto ad un cimitero, vide una luminescenza che si alzava da una tomba.
Ancora oggi, questa strada è abbastanza inquietante.
C'è poi Hanging Rock, nello Stato di Victoria. Sembra che alcune persone siano sparite.
Da queste sparizioni si è ispirata Joan Lindsay per il suo romanzo, da cui venne tratto il celebre film di Peter Weir "Picnic ad Hanging Rock"
(Nota di Lunaria: che vidi parecchi anni fa e che mi piacque abbastanza, ma purtroppo non lo possiedo in DVD e dovrei rivederlo).
Ancora oggi, comunque, questi luoghi rocciosi, insieme ad Ayers Rock e Bermagui, sono inquietanti. Si crede che le sparizioni siano operate da misteriose nuvole rosse e per gli Aborigeni questi luoghi sono dei portali tra il nostro mondo e i Grandi Antichi.
L'Australia è famosa anche per l'avvistamento di creature mostruose e tremende che infestano i laghi e la paludi.
Creature come il Noocoonah, il Moha-Moha e il Bunyip divorerebbero gli sfortunati che se li trovano davanti.
Il Noocoonah sarebbe una specie di essere peloso e gigantesco, le cui orme, ritrovate sul terreno, sono di un piede tre volte più grande di quello di un uomo!
Gli Aborigeni credono anche all'esistenza di un diavolo, il Kootcchie, che porta gravi epidemie.
Gli Aborigeni praticano degli esorcismi, battendo il terreno con una coda impagliata di canguro, affinché la polvere sollevata scacciasse il demone e gli altri spiriti nefasti.
Esiste poi il fenomeno delle "colonne di sabbia" erranti per il deserto, che si crede siano spiriti erranti.
Altre testimonianze parlano di "serpenti pinnati", di 10 o 20 metri di lunghezza, simili ai nostri draghi, che nuotavano lungo le coste dell'Australia. Anche in Nuova Zelanda sono stati avvistati "mostri dal collo lungo". Qualcuno dice di aver visto anche "cavalli marini", lunghi dai 10 ai 30 metri e anguille giganti di trenta metri.
L'Australia è famosa anche per il fenomeno dei "pesci cadenti": durante le piogge, possono cadere migliaia di pesci o di anatre, insieme alla pioggia.
Lo yeti australiano è chiamato Yowie, è alto due metri e mezzo ed è coperto di peli. è stato avvistato tremila volte fino al 1979.
Ovviamente, non possono mancare anche gli avvistamenti di UFO!, anche perché molti miti religiosi degli Aborigeni sembrano parlare di "abitanti dello spazio"; inoltre alcune pitture rupestri dell'Oceania e dell'Australia (ma anche del Sahara) mostrano esseri antropomorfi che indossano una specie di casco spaziale;
altre immagini raffigurano pesci "a raggi X", con lo scheletro in evidenza.
Anche gli Aborigeni, come molti altri popoli, hanno storie che parlano di un diluvio e di giganti che popolavano la Terra.
Gli Aborigeni hanno molte divinità, ma è interessante notare che femminilizzano i monsoni chiamandoli "sorelle Wawilak"; una di queste Dee-monsone è immaginata come una madre che si porta appresso il figlio, mentre l'altra è sempre incinta. Ambedue le sorelle cercano di fermare con la danza e il canto la pioggia che provocano, accoppiandosi con gli uomini.
Fu un serpente a punire le sorelle, divorandone i figli, che poi vennero rigurgitati.
Le Sorelle allora insegnarono agli uomini, nei sogni, i riti per celebrare il percorso iniziatico della morte e della risurrezione. Altre due sorelle, chiamate Djanggawul, erano le Madri della Fertilità.
Anche il Serpente Arcobaleno è una divinità molto importante, un Antenato dell'Età del Sogno, il tempo mitico agli albori della creazione.
Questo Serpente Arcobaleno a volte viene identificato come la Grande Madre, oppure è ritenuto androgino; è considerato il Dio\la Dea della Creazione e della Distruzione, simbolo del Bene e del Male, una divinità che dava colore alle madreperle, al quarzo, al mare, alla notte, al sole, che si riflette in ogni goccia d'acqua. Puniva gli uomini con epidemie ed inondazioni.
Nota di Lunaria: ovviamente esistono molte altre culture che veneravano i serpenti! Ho detto miliardi di volte che nella Bibbia il serpente NON identifica il Diavolo (concetto inesistente nel primigenio pensiero ebraico) ma rappresentava la Dea che si contrapponeva a jahvè. http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-3-il-serpente-dagon-e.html
Anche i Cinesi avevano una Dea Serpente, Nu Wa,
e gli indù associano i serpenti a Shiva, Manasa, Nagbai, Shantadurga e molte altre Dee.
Ogni Aborigeno teme la magia nera. La forma più terribile di magia nera è la Kundela, la magia dell'osso: dopo essere stato coperto con segni particolari, l'osso umano è puntato verso il luogo dove si trova il nemico, poi si dice "Vola veloce attraverso la notte\osso mortale\frantumagli le costole\trapassagli il ventre\e torci e taglia affinché sappia\che non c'è scampo da noi". Lo spirito che dimora nell'osso esegue la vendetta.
Molte diffuse anche le fatture realizzate inserendo pietre e schegge nelle orme dei nemici.
Come altre culture, anche gli Aborigeni erano convinti che le donne restassero incinte quando degli spiriti-bambini abbandonavano alberi e rocce per entrare nel corpo della donna. Alcune donne per evitare di restare incinte, se passavano in certi luoghi ritenuti infestati dagli spiriti desiderosi di reincarnarsi, fingevano di essere vecchie e si curvavano, sperando di essere lasciate in pace.
Ed, esattamente come altri popoli, anche gli Aborigeni praticavano il totemismo animale o vegetale (in certe culture, si praticava il totemismo anche con gli eventi atmosferici): una persona o un clan avevano una speciale relazione magica, fatta di prescrizioni, usi e divieti, con un tipo ben preciso di animale o di pianta.
Ci sono poi delle cose inspiegabili, legate agli Aborigeni. Per esempio, sembra che alcuni di loro fossero capaci di comunicare per telepatia. Qualcuno ha azzardato che la telepatia fosse diffusa anche presso i Neanderthaliani perché la loro mascella non consentiva un linguaggio articolato. I Papua della Nuova Guinea hanno una memoria prodigiosa e riescono a ricordare con estrema precisione tutti i particolari della navigazione, oltre a percepire il vento e le stelle. Anche gli Aborigeni conoscono con precisione il deserto, sapendosi orientare perfettamente e riescono anche a trovare l'acqua, capendo anche a che profondità scorre! Riescono anche a percepire le vibrazioni degli animali, semplicemente mettendo una mano a terra.
è stato osservato anche un fenomeno, noto come "suicidio psicologico", che colpisce Aborigeni e Maori.
La maggior parte di loro ha un fisico molto resistente, ma se credono di essere stati colpiti da incantesimi, maledizioni o da armi stregate, muoiono in pochissimo tempo, senza nessuna malattia apparente.
Tra l'altro gli Aborigeni hanno un tasso di suicidio molto elevato; il 15% della popolazione carceraria in Australia è formata da Aborigeni. L'ubriachezza, la droga, la disoccupazione, il razzismo sono elementi che portano gli Aborigeni in carcere e quando sono reclusi muoiono.
Nota di Lunaria: riporto anche una storia terrorizzante che si racconta in Namibia
I paesaggi aridi e selvaggi della Namibia vengono spesso utilizzati come "fondali" per diversi film o spot pubblicitari.
Un intero film girato in Namibia è "Demoniaca", basato su un demone della sabbia assassino.
"Alle origini, ai tempi della luce purpurea, il vento del deserto (*) Su-mu-puà era un uomo come noi. Poi, per una maledizione gli spuntarono le ali e cominciò a volare come un uccello. Da quel giorno divenne cacciatore e come un falco volava in cerca delle sue prede rifugiandosi in quegli sperduti angoli del mondo dove la magia ancora sopravvive. Ma essendo stato uomo egli è ancora schiavo delle passioni umane. Il popolo del grande Namib, io e i miei antenati prima di me diamo un nome particolare a quella maledizione che viene dal nulla: la chiamiamo "Demoniaca".
(*) E si ricordino tutte le divinità associate ai venti e alle tempeste: Lilith, Oya, Pazuzu... Tra l'altro Lilith ha ali di uccello ed è accompagnata dalle civette.
si noti la somiglianza con i piedi artigliati e le ali di Pazuzu, "Signore dei demoni del vento violento", anche lui legato al vento: ma perché Lilith ne ha due e Pazuzu quattro? Sarebbe interessante ricercare possibili risposte.
"Io sono
Pazuzu,
figlio di Hanpa,
re dei cattivi spiriti dell'aria,
che sorge dalle montagne sferzate dalla tempesta,
sono proprio io!"
e ancora:
"Colui che rivaleggia con tutti gli altri venti, colui che avanza tuonando con furia di uragano, la cui vista è terribile, colui che governa le regioni del mondo, che devasta le chiare montagne."
Ma è possibile ritrovare leggende di creature maligne anche nel folklore popolare.
"Mentre me ne stavo seduto sulla veranda del Cardboard Box Bar di Windhoek, trangugiando una Windhoek Lager e osservando uno dei migliori tramonti africani, mi capitò di rivedere un amico - uomo dalla spiritualità molto marcata - che era appena ritornato da Oshakati, nell'Owambo. Nessuno di voi aveva tanta voglia di parlare e rimanemmo quindi seduti in silenzio a guardare gli ultimi bagliori del tramonto che si spegnevano lentamente ad ovest. Quando comparvero le prime stelle, presi il coraggio a quattro mani e chiesi al mio amico la sua opinione in merito a un'esperienza che avevo vissuto anni addietro. Era la prima volta che ne parlavo. Dopo quella sera lo avrei fatto ancora, ma allora esitavo per timore di essere scambiato per matto.
A quel tempo guidavo i safari e conducevo quindi una vita normale. Una volta mi trovai ad accompagnare un gruppo dalle dune del Namib sferzate dalle tempeste di sabbia alla relativa calma di Naukluft. Cinque ore più tardi avevamo terminato di piantare le tende a Koedoesrus, all'ombra di antiche acacie e delle cime frastagliate dei monti Naukluft. Dopo cena, i turisti che accompagnavo si ritirarono nelle loro tende e io mi coricai accanto alle ceneri ardenti dei falò, addormentandomi sotto un cielo nero come l'inchiostro punteggiato di stelle. Alcune ore dopo, però, fui svegliato dal rombo di un tuono e mi affrettai quindi a coprirmi con la tela cerata per ripararmi dalla pioggia. Cercai di riaddormentarmi, ma di lì a poco un lampo illuminò le vette circostanti e iniziai a sentire il picchiettio della pioggia sul mio riparo improvvisato. Ora la mia unica preoccupazione era quella di mantenermi il più asciutto possibile, impresa che si rivelò estremamente ardua in quanto il temporale aumentava di intensità. Ben presto realizzai che il mio era uno sforzo inutile: pioveva a catinelle e tutto quello che potevo fare era cercare di ignorare l'umidità che filtrava nel mio sacco a pelo e calcolare le possibilità che avevo di rimanere schiacciato sotto un'acacia colpita da un fulmine. Improvvisamente con la coda dell'occhio captai un movimento nei cespugli. Uno sciacallo, pensai, che spera di trovare qualcosa da mangiare - tendevo ad escludere che un uomo potesse andarsene in giro in una notte come quella. Diedi una rapida occhiata alle tende per assicurarmi che i miei clienti fossero tutti chiusi dentro, al sicuro e all'asciutto, cercando di ignorare il tumulto che si scatenava al di fuori dei loro ripari. Ma ecco di nuovo quel movimento. Guardai in quella direzione e un lampo mi rivelò una figura che sembrava quella di un bambino, vestita di stracci e con un grande bastone nodoso in una mano. Mi chiesi se fosse il caso di chiamare aiuto, ma c'era qualcosa che non quadrava. Mentre la figura si avvicinava i lampi svelavano altri dettagli e, quando giunse a non più di 10 metri da me, un lampo più luminoso degli altri mi mostrò che non si trattava di un bambino bensì di un uomo vecchissimo, piegato in due e paurosamente claudicante. Il viso era coperto di stracci e si trascinava avanti col capo chino, appoggiandosi pesantemente al bastone. A un certo punto alzò lentamente lo sguardo su di me, seduto immobile sotto la pioggia, e mi colpì il fatto che la sua pelle era blu. Poi vidi gli occhi di un penetrante blu elettrico che scintillavano al buio e mi fissavano, carichi d'odio. Ebbi l'impressione di trovarmi di fronte al male in persona e tremai, terrorizzato, tenendo lo sguardo fisso su di lui finché non si girò lentamente allontanandosi nella tempesta. Sparito che fu il vecchio, il tempo cambiò e uno dei più violenti temporali che abbia mai visto si allontanò così come era venuto. Per un bel po' rimasi seduto, bagnato e sconvolto, poi ritornai in me e mi misi ad attizzare il fuoco. Non riuscii più a riaddormentarmi e trascorsi il resto della notte cercando di fare il possibile per asciugarmi.
La veranda ora era immersa nella quiete e nell'oscurità, smorzate appena dalla fioca luce e dal sussurro delle voci provenienti dal bar. "Be', cosa ne pensi?", chiesi. Mentre il mio amico rifletteva sul mio racconto, una donna herero, che era seduta al tavolo vicino e intrecciava i capelli a un'amica, si avvicinò. Era molto nervosa e continuava a guardarsi i piedi e mormorare la parola "Oshilulu".
"Oshilulu?", chiesi. "Sì", disse dopo un momento di esitazione. "Oshilulu è uno spirito maligno conosciuto in tutta l'Africa meridionale sotto diversi nomi: alcuni lo chiamano Tokoloshi", mi disse, "ma è sempre blu", e io dovevo ritenermi molto fortunato che nulla di orribile mi fosse successo in quella notte tempestosa. Ancora oggi quando vedo una tempesta incombere sugli immensi spazi di questo paese, mi chiedo quali malvagità stia escogitando quell'essere, e se mai avrò la sfortuna di rivederlo." (Sam McConnell)
APPROFONDIMENTO
Riporto qui una serie di approfondimenti interessanti sulle Trinità Femminili.
ABORIGENI: LE SORELLE JUNKGOWA
Le Sorelle Junkgowa sono tre Dee marine del pantheon degli Aborigeni.
Rappresentano il Triplice Aspetto della Dea: Fanciulla, Madre, Crone.
Le Sorelle Junkgowa crearono tutte le creature degli oceani e dei fiumi. Per esplorare le acque marine, le Sorelle costruirono una canoa ed iniziarono a navigare, cantando. Formarono anche dei buchi nell'acqua, creando delle sorgenti sacre. Queste "aperture" erano viste come portali per il mondo degli spiriti.
Si crede ancora che le Tre Sorelle navighino sulla loro canoa.
LUNA ED ECATE TRIFORME
Info tratte da
Luna, che prende il suo nome latino dalla luce è l'Una, la sola nelle notti, eppure è la Multiforme fra gli astri. Nelle antiche mitologie, la Luna è generalmente una Triade Femminile. Le tre Graie, dai bellissimi volti, vennero al mondo coi capelli bianchi. Si diceva che fossero vecchie fanciulle simili a cigni e che avessero un unico occhio e un unico dente in comune.
Ecate, la "Lontana", era anch'essa una raffigurazione della Luna, figlia unica (come Persefone) e insieme Trimorfa.
Di essa si raccontava che vagasse di notte con le anime dei morti e avesse la figura di cagna o di lupa
Aveva un sandalo dorato ed un piede sporco di sterco di mulo (come le Empuse)
Le tre Moire (= tre parti) abitavano in una grotta da cui sgorgava acqua bianca; il loro numero corrispondeva alle tre parti della Luna
Orfeo canta le "Moire vestite di bianco". Esse erano le fatali filatrici del filo della vita, le Dee del Destino. Una si chiamava Cloto, la Filatrice, una Lachesi, la Distributrice, una Atropo, l'Inesorabile.
Un'altra triade di Dee Lunari sono le Erinni, dalla pelle nera, le vesti grigie, i capelli di serpenti.
Simili ad esse sono le alate Arpie, gli spiriti rapitori femminili, con l'aspetto di cagne. (Nota di Lunaria: qui l'Autore riporta, come fonte, Kerenyi. Ammetto che non ho letto tutte le analisi mitologiche di questo Autore, comunque credo che sia più diffusa la rappresentazione delle Arpie con volto da donna e corpo da uccello)
Anche le Gorgoni erano tre, ed una sola di esse, Medusa, era mortale. Esse avevano un bel volto, ma capelli di serpenti come le Erinni e pietrificavano chi le guardasse in viso. Perseo recise il collo della Medusa con una falce. Questi demoni lunari erano insieme une e trine, rapitrici e rapite, assassine ed uccise, lupe e capretti, tenebre e latte. Medusa è il volto oscuro, mortale, della luna nuova che è decapitato da una falce, cioè dalla luna nascente.
Dal suo collo balza un cavallo alato, che è il destriero dell'eroe dalla spada d'oro, il salvatore della Luna. La testa della Gorgone, sullo scudo di Atena, è coperta da una pelle di capra (particolare che vedremo più sotto...). Volto lunare coperto dal manto scuro della Luna Nera.
Nota di Lunaria: in realtà alcuni autori ipotizzano che Medusa non sia altro che una Dea denigrata, in età patriarcale
notare come l'espressione di Medusa, con la lingua di fuori, ricordi l'iconografia di Kali
che Dee indù come Nagbai hanno "una coroncina di serpenti" in testa
e gli Etruschi stessi veneravano Phersipnei, la Regina degli Inferi.
Il nome ricorda quello di Persefone, ma Phersipnei ha serpenti nei capelli!
"Le Gorgoni vennero anche scolpite su alcuni templi, sulle facciate o vicino all'ingresso degli edifici, infatti si riteneva che potessero tenere lontano il malocchio. Anche il sangue che zampillò da Medusa da due vene aveva delle valenze positive e negative: il Dio Asclepio lo raccolse, per ridare la vita ai defunti, mentre il sangue raccolto dall'altra vena portava la morte. Una duplicità delle figure delle Gorgoni, oscillanti tra l'aspetto terribile e quello positivo e benefico, è evidente anche nel significato dei nomi, che corrispondono a certi termini greci: "Steno" si collega alla forza, "Euriale" richiama l'idea di un vasto mare; "Medusa" indica "la sovrana", e talora il nome viene usato per indicare "sovrano del mare" al maschile; "Gorgo" era attestato anche come nome di donna."
Medusa, quindi "La Sovrana" dal sangue che poteva guarire, come Angitia, tutto lascia pensare che Medusa, più che mostro mitologico, fosse in realtà un'antica Dea poi "mostrizzata" - del resto sappiamo bene che il cristianesimo e l'ebraismo hanno fatto la stessa cosa con gli Dei degli altri popoli!
In questo libro, così si analizza Medusa:
La Dea Atena, che era la Dea Vergine della Saggezza e dell'Intelligenza, portava anch'essa i simboli del suo aspetto oscuro. La testa di Gorgone era sempre associata a Lei e disegnata sul suo scudo e sull'aegis.
La leggenda narra che Gorgone era Medusa, una donna con serpenti nei capelli e il cui sguardo mortale tramutava gli uomini in pietra. Per il fatto che il suo volto era circondato da serpenti, richiamando l'immagine della vulva, diventò simbolo di sessualità, rigenerazione, creazione, rinnovamento, morte (*). Atena era anche rappresentata da una civetta essendo questa associata alla morte e al potere di rigenerazione. Quindi sia Ecate che Atena possono essere viste come immagini che contengono anche gli altri aspetti delle fasi lunari.
(*) Anche la lingua di Kali simboleggia la vagina e soprattutto la clitoride. Il fatto che in certi templi induisti si intinga la lingua di Kali in una mistura di cuccuma rossa, simboleggia il ciclo mestruale: propriamente Kali è anche simbolo del ciclo mestruale.
Ma c'è di più: la testa di Medusa viene coperta con una pelle di capra. Ora, la capra, era un animale associato alle Dee, specialmente semite:
http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/il-caprone-1-i-veri-significati.html
http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/il-caprone-2-i-veri-significati.html
Bagadjimbiri: sono due Dei fratelli, creatori. Possono essere a forma ofita, e in tal caso, vivono nel cielo come nuvole.
Bahloo: la Dea Yhi (principio solare) si innamorò di lui, ma lui la rifiutò. Ecco perché il Sole "dà la caccia" alla Luna, e non si incontrano mai.
Baiame: un Dio del cielo, signore della morte e della vita, Dio della pioggia e degli sciamani. è sposato con la Dea Birrahgnooloo, e Daramulum è suo figlio. Gli Aborigeni non pronunciano mai il nome di questo Dio in pubblico.
Banaitja: il Dio Creatore.
Barraiya: il Dio Creatore della vagina della Dea Eingana.
Bunjil: Il Dio Supremo. Vive in cielo.
Binbeal: il Dio degli arcobaleni, figlio di Bunjil.
Daramulum: il Dio da una gamba sola, figlio di Baiame e Birrahgnooloo. Dio del cielo, del tempo, degli sciamani. è un Dio della Luna.
Dhakhan: il Dio Serpente, con la coda di pesce.
Appare come un arcobaleno (*)
Jar'Edo Wens: il Dio della conoscenza e della fisicità, associato alla vittoria e alla conoscenza.
Julana: il Dio della Lussuria. è figlio di Njirana
Karora: il Dio Creatore, nato in un lago, che ha generato molti esseri. è poi tornato a dormire.
Kidili: una sorta di primo uomo primordiale, legato alla Luna, che tentò di stuprare alcune donne, agli inizi dei tempi. Wati-kutjara lo ferì, durante una battaglia, e lo castrò con un boomerang. Le donne diventarono le Pleiadi.
Mangar-kunjer-kunja: il Dio Lucertola che ha creato gli esseri umani; trovò alcuni esseri su una collina, ma queste creature erano fuse l'una all'altra; il Dio le separò e fece loro alcuni buchi che divennero bocche, orecchie, nasi, poi insegnò loro l'uso degli strumenti (coltello, lancia, scudo, boomerang e tjurunga) e del fuoco. Infine istituì il matrimonio.
Nogomain: ha creato se stesso dal nulla; è legato alle anime.
Numakulla: sono due Dei del Cielo che hanno creato tutta la vita sulla terra. Dopo divennero lucertole.
Pundjel: il Dio Creatore di tutti gli strumenti usati dagli Aborigeni, inclusi i riti religiosi. è legato anche ai ragazzi, e alla loro ingresso nel mondo degli adulti.
Wollunqua: un Dio Serpente della pioggia e della fertilità, che emerse da un lago che si trova nelle vicinanze delle montagne Murschison.
Wuluwaid: è un Dio della pioggia.
(*) è curioso che questa valenza dell'arcobaleno è presente anche nelle Divinità del Pantheon Afro: Aida Wedo, Yewa e Damballah sono associati all'arcobaleno!
"La Forza e l'Integrazione; come l'arcobaleno, Aida Wedo contiene tutti i colori, generati dalla luce bianca. La Dea gradisce i cibi bianchi, come il latte, il riso, le uova."
In Europa invece abbiamo avuto Iris, la messaggera degli Dei
Magia Nera e creature mostruose in Australia
Info tratte da
Fantasmi e creature mostruose sono una costante in Australia.
Già temuti dagli Aborigeni, vennero anche avvistati dai coloni. Ad est di Boulia (Queensland), è possibile osservare delle luci vaganti, chiamate dagli Aborigeni "Min Min".
Henry Lamond nel 1912 vide avvicinarsi delle luci. Inizialmente pensò ai fari di un automobile, ma poi se le vide venire incontro, per poi svanire gradualmente.
Anche nel 1941 un agente di borsa in viaggio tra Boulia e Warenda, passando accanto ad un cimitero, vide una luminescenza che si alzava da una tomba.
Ancora oggi, questa strada è abbastanza inquietante.
C'è poi Hanging Rock, nello Stato di Victoria. Sembra che alcune persone siano sparite.
Da queste sparizioni si è ispirata Joan Lindsay per il suo romanzo, da cui venne tratto il celebre film di Peter Weir "Picnic ad Hanging Rock"
(Nota di Lunaria: che vidi parecchi anni fa e che mi piacque abbastanza, ma purtroppo non lo possiedo in DVD e dovrei rivederlo).
Ancora oggi, comunque, questi luoghi rocciosi, insieme ad Ayers Rock e Bermagui, sono inquietanti. Si crede che le sparizioni siano operate da misteriose nuvole rosse e per gli Aborigeni questi luoghi sono dei portali tra il nostro mondo e i Grandi Antichi.
L'Australia è famosa anche per l'avvistamento di creature mostruose e tremende che infestano i laghi e la paludi.
Creature come il Noocoonah, il Moha-Moha e il Bunyip divorerebbero gli sfortunati che se li trovano davanti.
Moha-Moha |
Bunyip |
Gli Aborigeni credono anche all'esistenza di un diavolo, il Kootcchie, che porta gravi epidemie.
Gli Aborigeni praticano degli esorcismi, battendo il terreno con una coda impagliata di canguro, affinché la polvere sollevata scacciasse il demone e gli altri spiriti nefasti.
Esiste poi il fenomeno delle "colonne di sabbia" erranti per il deserto, che si crede siano spiriti erranti.
Altre testimonianze parlano di "serpenti pinnati", di 10 o 20 metri di lunghezza, simili ai nostri draghi, che nuotavano lungo le coste dell'Australia. Anche in Nuova Zelanda sono stati avvistati "mostri dal collo lungo". Qualcuno dice di aver visto anche "cavalli marini", lunghi dai 10 ai 30 metri e anguille giganti di trenta metri.
L'Australia è famosa anche per il fenomeno dei "pesci cadenti": durante le piogge, possono cadere migliaia di pesci o di anatre, insieme alla pioggia.
Lo yeti australiano è chiamato Yowie, è alto due metri e mezzo ed è coperto di peli. è stato avvistato tremila volte fino al 1979.
Ovviamente, non possono mancare anche gli avvistamenti di UFO!, anche perché molti miti religiosi degli Aborigeni sembrano parlare di "abitanti dello spazio"; inoltre alcune pitture rupestri dell'Oceania e dell'Australia (ma anche del Sahara) mostrano esseri antropomorfi che indossano una specie di casco spaziale;
altre immagini raffigurano pesci "a raggi X", con lo scheletro in evidenza.
Anche gli Aborigeni, come molti altri popoli, hanno storie che parlano di un diluvio e di giganti che popolavano la Terra.
Gli Aborigeni hanno molte divinità, ma è interessante notare che femminilizzano i monsoni chiamandoli "sorelle Wawilak"; una di queste Dee-monsone è immaginata come una madre che si porta appresso il figlio, mentre l'altra è sempre incinta. Ambedue le sorelle cercano di fermare con la danza e il canto la pioggia che provocano, accoppiandosi con gli uomini.
Fu un serpente a punire le sorelle, divorandone i figli, che poi vennero rigurgitati.
Le Sorelle allora insegnarono agli uomini, nei sogni, i riti per celebrare il percorso iniziatico della morte e della risurrezione. Altre due sorelle, chiamate Djanggawul, erano le Madri della Fertilità.
Anche il Serpente Arcobaleno è una divinità molto importante, un Antenato dell'Età del Sogno, il tempo mitico agli albori della creazione.
Questo Serpente Arcobaleno a volte viene identificato come la Grande Madre, oppure è ritenuto androgino; è considerato il Dio\la Dea della Creazione e della Distruzione, simbolo del Bene e del Male, una divinità che dava colore alle madreperle, al quarzo, al mare, alla notte, al sole, che si riflette in ogni goccia d'acqua. Puniva gli uomini con epidemie ed inondazioni.
Nota di Lunaria: ovviamente esistono molte altre culture che veneravano i serpenti! Ho detto miliardi di volte che nella Bibbia il serpente NON identifica il Diavolo (concetto inesistente nel primigenio pensiero ebraico) ma rappresentava la Dea che si contrapponeva a jahvè. http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-3-il-serpente-dagon-e.html
Anche i Cinesi avevano una Dea Serpente, Nu Wa,
e gli indù associano i serpenti a Shiva, Manasa, Nagbai, Shantadurga e molte altre Dee.
Ogni Aborigeno teme la magia nera. La forma più terribile di magia nera è la Kundela, la magia dell'osso: dopo essere stato coperto con segni particolari, l'osso umano è puntato verso il luogo dove si trova il nemico, poi si dice "Vola veloce attraverso la notte\osso mortale\frantumagli le costole\trapassagli il ventre\e torci e taglia affinché sappia\che non c'è scampo da noi". Lo spirito che dimora nell'osso esegue la vendetta.
Molte diffuse anche le fatture realizzate inserendo pietre e schegge nelle orme dei nemici.
Come altre culture, anche gli Aborigeni erano convinti che le donne restassero incinte quando degli spiriti-bambini abbandonavano alberi e rocce per entrare nel corpo della donna. Alcune donne per evitare di restare incinte, se passavano in certi luoghi ritenuti infestati dagli spiriti desiderosi di reincarnarsi, fingevano di essere vecchie e si curvavano, sperando di essere lasciate in pace.
Ed, esattamente come altri popoli, anche gli Aborigeni praticavano il totemismo animale o vegetale (in certe culture, si praticava il totemismo anche con gli eventi atmosferici): una persona o un clan avevano una speciale relazione magica, fatta di prescrizioni, usi e divieti, con un tipo ben preciso di animale o di pianta.
Ci sono poi delle cose inspiegabili, legate agli Aborigeni. Per esempio, sembra che alcuni di loro fossero capaci di comunicare per telepatia. Qualcuno ha azzardato che la telepatia fosse diffusa anche presso i Neanderthaliani perché la loro mascella non consentiva un linguaggio articolato. I Papua della Nuova Guinea hanno una memoria prodigiosa e riescono a ricordare con estrema precisione tutti i particolari della navigazione, oltre a percepire il vento e le stelle. Anche gli Aborigeni conoscono con precisione il deserto, sapendosi orientare perfettamente e riescono anche a trovare l'acqua, capendo anche a che profondità scorre! Riescono anche a percepire le vibrazioni degli animali, semplicemente mettendo una mano a terra.
è stato osservato anche un fenomeno, noto come "suicidio psicologico", che colpisce Aborigeni e Maori.
La maggior parte di loro ha un fisico molto resistente, ma se credono di essere stati colpiti da incantesimi, maledizioni o da armi stregate, muoiono in pochissimo tempo, senza nessuna malattia apparente.
Tra l'altro gli Aborigeni hanno un tasso di suicidio molto elevato; il 15% della popolazione carceraria in Australia è formata da Aborigeni. L'ubriachezza, la droga, la disoccupazione, il razzismo sono elementi che portano gli Aborigeni in carcere e quando sono reclusi muoiono.
Nota di Lunaria: riporto anche una storia terrorizzante che si racconta in Namibia
I paesaggi aridi e selvaggi della Namibia vengono spesso utilizzati come "fondali" per diversi film o spot pubblicitari.
Un intero film girato in Namibia è "Demoniaca", basato su un demone della sabbia assassino.
"Alle origini, ai tempi della luce purpurea, il vento del deserto (*) Su-mu-puà era un uomo come noi. Poi, per una maledizione gli spuntarono le ali e cominciò a volare come un uccello. Da quel giorno divenne cacciatore e come un falco volava in cerca delle sue prede rifugiandosi in quegli sperduti angoli del mondo dove la magia ancora sopravvive. Ma essendo stato uomo egli è ancora schiavo delle passioni umane. Il popolo del grande Namib, io e i miei antenati prima di me diamo un nome particolare a quella maledizione che viene dal nulla: la chiamiamo "Demoniaca".
(*) E si ricordino tutte le divinità associate ai venti e alle tempeste: Lilith, Oya, Pazuzu... Tra l'altro Lilith ha ali di uccello ed è accompagnata dalle civette.
si noti la somiglianza con i piedi artigliati e le ali di Pazuzu, "Signore dei demoni del vento violento", anche lui legato al vento: ma perché Lilith ne ha due e Pazuzu quattro? Sarebbe interessante ricercare possibili risposte.
"Io sono
Pazuzu,
figlio di Hanpa,
re dei cattivi spiriti dell'aria,
che sorge dalle montagne sferzate dalla tempesta,
sono proprio io!"
e ancora:
"Colui che rivaleggia con tutti gli altri venti, colui che avanza tuonando con furia di uragano, la cui vista è terribile, colui che governa le regioni del mondo, che devasta le chiare montagne."
Ma è possibile ritrovare leggende di creature maligne anche nel folklore popolare.
"Mentre me ne stavo seduto sulla veranda del Cardboard Box Bar di Windhoek, trangugiando una Windhoek Lager e osservando uno dei migliori tramonti africani, mi capitò di rivedere un amico - uomo dalla spiritualità molto marcata - che era appena ritornato da Oshakati, nell'Owambo. Nessuno di voi aveva tanta voglia di parlare e rimanemmo quindi seduti in silenzio a guardare gli ultimi bagliori del tramonto che si spegnevano lentamente ad ovest. Quando comparvero le prime stelle, presi il coraggio a quattro mani e chiesi al mio amico la sua opinione in merito a un'esperienza che avevo vissuto anni addietro. Era la prima volta che ne parlavo. Dopo quella sera lo avrei fatto ancora, ma allora esitavo per timore di essere scambiato per matto.
A quel tempo guidavo i safari e conducevo quindi una vita normale. Una volta mi trovai ad accompagnare un gruppo dalle dune del Namib sferzate dalle tempeste di sabbia alla relativa calma di Naukluft. Cinque ore più tardi avevamo terminato di piantare le tende a Koedoesrus, all'ombra di antiche acacie e delle cime frastagliate dei monti Naukluft. Dopo cena, i turisti che accompagnavo si ritirarono nelle loro tende e io mi coricai accanto alle ceneri ardenti dei falò, addormentandomi sotto un cielo nero come l'inchiostro punteggiato di stelle. Alcune ore dopo, però, fui svegliato dal rombo di un tuono e mi affrettai quindi a coprirmi con la tela cerata per ripararmi dalla pioggia. Cercai di riaddormentarmi, ma di lì a poco un lampo illuminò le vette circostanti e iniziai a sentire il picchiettio della pioggia sul mio riparo improvvisato. Ora la mia unica preoccupazione era quella di mantenermi il più asciutto possibile, impresa che si rivelò estremamente ardua in quanto il temporale aumentava di intensità. Ben presto realizzai che il mio era uno sforzo inutile: pioveva a catinelle e tutto quello che potevo fare era cercare di ignorare l'umidità che filtrava nel mio sacco a pelo e calcolare le possibilità che avevo di rimanere schiacciato sotto un'acacia colpita da un fulmine. Improvvisamente con la coda dell'occhio captai un movimento nei cespugli. Uno sciacallo, pensai, che spera di trovare qualcosa da mangiare - tendevo ad escludere che un uomo potesse andarsene in giro in una notte come quella. Diedi una rapida occhiata alle tende per assicurarmi che i miei clienti fossero tutti chiusi dentro, al sicuro e all'asciutto, cercando di ignorare il tumulto che si scatenava al di fuori dei loro ripari. Ma ecco di nuovo quel movimento. Guardai in quella direzione e un lampo mi rivelò una figura che sembrava quella di un bambino, vestita di stracci e con un grande bastone nodoso in una mano. Mi chiesi se fosse il caso di chiamare aiuto, ma c'era qualcosa che non quadrava. Mentre la figura si avvicinava i lampi svelavano altri dettagli e, quando giunse a non più di 10 metri da me, un lampo più luminoso degli altri mi mostrò che non si trattava di un bambino bensì di un uomo vecchissimo, piegato in due e paurosamente claudicante. Il viso era coperto di stracci e si trascinava avanti col capo chino, appoggiandosi pesantemente al bastone. A un certo punto alzò lentamente lo sguardo su di me, seduto immobile sotto la pioggia, e mi colpì il fatto che la sua pelle era blu. Poi vidi gli occhi di un penetrante blu elettrico che scintillavano al buio e mi fissavano, carichi d'odio. Ebbi l'impressione di trovarmi di fronte al male in persona e tremai, terrorizzato, tenendo lo sguardo fisso su di lui finché non si girò lentamente allontanandosi nella tempesta. Sparito che fu il vecchio, il tempo cambiò e uno dei più violenti temporali che abbia mai visto si allontanò così come era venuto. Per un bel po' rimasi seduto, bagnato e sconvolto, poi ritornai in me e mi misi ad attizzare il fuoco. Non riuscii più a riaddormentarmi e trascorsi il resto della notte cercando di fare il possibile per asciugarmi.
La veranda ora era immersa nella quiete e nell'oscurità, smorzate appena dalla fioca luce e dal sussurro delle voci provenienti dal bar. "Be', cosa ne pensi?", chiesi. Mentre il mio amico rifletteva sul mio racconto, una donna herero, che era seduta al tavolo vicino e intrecciava i capelli a un'amica, si avvicinò. Era molto nervosa e continuava a guardarsi i piedi e mormorare la parola "Oshilulu".
"Oshilulu?", chiesi. "Sì", disse dopo un momento di esitazione. "Oshilulu è uno spirito maligno conosciuto in tutta l'Africa meridionale sotto diversi nomi: alcuni lo chiamano Tokoloshi", mi disse, "ma è sempre blu", e io dovevo ritenermi molto fortunato che nulla di orribile mi fosse successo in quella notte tempestosa. Ancora oggi quando vedo una tempesta incombere sugli immensi spazi di questo paese, mi chiedo quali malvagità stia escogitando quell'essere, e se mai avrò la sfortuna di rivederlo." (Sam McConnell)
APPROFONDIMENTO
Riporto qui una serie di approfondimenti interessanti sulle Trinità Femminili.
ABORIGENI: LE SORELLE JUNKGOWA
Le Sorelle Junkgowa sono tre Dee marine del pantheon degli Aborigeni.
Rappresentano il Triplice Aspetto della Dea: Fanciulla, Madre, Crone.
Le Sorelle Junkgowa crearono tutte le creature degli oceani e dei fiumi. Per esplorare le acque marine, le Sorelle costruirono una canoa ed iniziarono a navigare, cantando. Formarono anche dei buchi nell'acqua, creando delle sorgenti sacre. Queste "aperture" erano viste come portali per il mondo degli spiriti.
Si crede ancora che le Tre Sorelle navighino sulla loro canoa.
APPROFONDIMENTO SUL SERPENTE ARCOBALENO
Il Serpente Arcobaleno Yulungurr, secondo gli Aborigeni, vive in un pozzo sacro chiamato Mirrimina. Secondo il mito aborigeno, le sorelle Waliwag, portatrici di fertilità, davano il nome agli animali e alle piante via via che attraversavano la regione. Sul punto di partorire, la più giovane si fermò presso la laguna dove viveva Yulungurr. Il bambino nacque e la donna, cercando di costruire una culla, inquinò la laguna. Offeso, il Serpente scatenò una tempesta per spaventare le sorelle, che cercarono di calmarlo mettendosi a danzare e a cantare i nomi degli animali. Ma tutto questo fece aumentare la collera del Serpente, che raddoppiò la furia della tempesta fino a che le fanciulle non furono inghiottite.
LUNA ED ECATE TRIFORME
Info tratte da
Luna, che prende il suo nome latino dalla luce è l'Una, la sola nelle notti, eppure è la Multiforme fra gli astri. Nelle antiche mitologie, la Luna è generalmente una Triade Femminile. Le tre Graie, dai bellissimi volti, vennero al mondo coi capelli bianchi. Si diceva che fossero vecchie fanciulle simili a cigni e che avessero un unico occhio e un unico dente in comune.
Ecate, la "Lontana", era anch'essa una raffigurazione della Luna, figlia unica (come Persefone) e insieme Trimorfa.
Di essa si raccontava che vagasse di notte con le anime dei morti e avesse la figura di cagna o di lupa
Aveva un sandalo dorato ed un piede sporco di sterco di mulo (come le Empuse)
Le tre Moire (= tre parti) abitavano in una grotta da cui sgorgava acqua bianca; il loro numero corrispondeva alle tre parti della Luna
Orfeo canta le "Moire vestite di bianco". Esse erano le fatali filatrici del filo della vita, le Dee del Destino. Una si chiamava Cloto, la Filatrice, una Lachesi, la Distributrice, una Atropo, l'Inesorabile.
Un'altra triade di Dee Lunari sono le Erinni, dalla pelle nera, le vesti grigie, i capelli di serpenti.
Simili ad esse sono le alate Arpie, gli spiriti rapitori femminili, con l'aspetto di cagne. (Nota di Lunaria: qui l'Autore riporta, come fonte, Kerenyi. Ammetto che non ho letto tutte le analisi mitologiche di questo Autore, comunque credo che sia più diffusa la rappresentazione delle Arpie con volto da donna e corpo da uccello)
Anche le Gorgoni erano tre, ed una sola di esse, Medusa, era mortale. Esse avevano un bel volto, ma capelli di serpenti come le Erinni e pietrificavano chi le guardasse in viso. Perseo recise il collo della Medusa con una falce. Questi demoni lunari erano insieme une e trine, rapitrici e rapite, assassine ed uccise, lupe e capretti, tenebre e latte. Medusa è il volto oscuro, mortale, della luna nuova che è decapitato da una falce, cioè dalla luna nascente.
Dal suo collo balza un cavallo alato, che è il destriero dell'eroe dalla spada d'oro, il salvatore della Luna. La testa della Gorgone, sullo scudo di Atena, è coperta da una pelle di capra (particolare che vedremo più sotto...). Volto lunare coperto dal manto scuro della Luna Nera.
Nota di Lunaria: in realtà alcuni autori ipotizzano che Medusa non sia altro che una Dea denigrata, in età patriarcale
che Dee indù come Nagbai hanno "una coroncina di serpenti" in testa
e gli Etruschi stessi veneravano Phersipnei, la Regina degli Inferi.
Il nome ricorda quello di Persefone, ma Phersipnei ha serpenti nei capelli!
"Le Gorgoni vennero anche scolpite su alcuni templi, sulle facciate o vicino all'ingresso degli edifici, infatti si riteneva che potessero tenere lontano il malocchio. Anche il sangue che zampillò da Medusa da due vene aveva delle valenze positive e negative: il Dio Asclepio lo raccolse, per ridare la vita ai defunti, mentre il sangue raccolto dall'altra vena portava la morte. Una duplicità delle figure delle Gorgoni, oscillanti tra l'aspetto terribile e quello positivo e benefico, è evidente anche nel significato dei nomi, che corrispondono a certi termini greci: "Steno" si collega alla forza, "Euriale" richiama l'idea di un vasto mare; "Medusa" indica "la sovrana", e talora il nome viene usato per indicare "sovrano del mare" al maschile; "Gorgo" era attestato anche come nome di donna."
Medusa, quindi "La Sovrana" dal sangue che poteva guarire, come Angitia, tutto lascia pensare che Medusa, più che mostro mitologico, fosse in realtà un'antica Dea poi "mostrizzata" - del resto sappiamo bene che il cristianesimo e l'ebraismo hanno fatto la stessa cosa con gli Dei degli altri popoli!
In questo libro, così si analizza Medusa:
La Dea Atena, che era la Dea Vergine della Saggezza e dell'Intelligenza, portava anch'essa i simboli del suo aspetto oscuro. La testa di Gorgone era sempre associata a Lei e disegnata sul suo scudo e sull'aegis.
La leggenda narra che Gorgone era Medusa, una donna con serpenti nei capelli e il cui sguardo mortale tramutava gli uomini in pietra. Per il fatto che il suo volto era circondato da serpenti, richiamando l'immagine della vulva, diventò simbolo di sessualità, rigenerazione, creazione, rinnovamento, morte (*). Atena era anche rappresentata da una civetta essendo questa associata alla morte e al potere di rigenerazione. Quindi sia Ecate che Atena possono essere viste come immagini che contengono anche gli altri aspetti delle fasi lunari.
(*) Anche la lingua di Kali simboleggia la vagina e soprattutto la clitoride. Il fatto che in certi templi induisti si intinga la lingua di Kali in una mistura di cuccuma rossa, simboleggia il ciclo mestruale: propriamente Kali è anche simbolo del ciclo mestruale.
Ma c'è di più: la testa di Medusa viene coperta con una pelle di capra. Ora, la capra, era un animale associato alle Dee, specialmente semite:
http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/il-caprone-1-i-veri-significati.html
http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/il-caprone-2-i-veri-significati.html
In una preghiera alla Dea Luna così le si rivolge l'orante: "O te notturna dalle tre teste... Vergine con lo sguardo da Gorgone"
E ancora: "Accostati a me, Divina Signora, Selene dai Tre Volti... Regina che porti la luce a noi mortali, tu che chiami dalla notte, faccia-di-toro, amante della solitudine... Dea dei crocicchi... sii pietosa con me che t'invoco, ascolta gentile le mie preghiere, tu che regni di notte sovra il mondo intero..."
Dante così descrive con parole soavi la Trinità Lunare:
Quale ne' plenilunii sereni/Trivia ride tra le ninfe etterne/che dipingon lo ciel per tutti i seni...
IL SIMBOLISMO DEL TRE
tratto da
Tre, 3
Il 3, la Molteplicità; il Potere Creativo, la Crescita. Il movimento in avanti che supera la Dualità.
"Tre è il primo numero al quale è stata attribuita la parola Tutto". "La Triade è il numero dell'intero, in quanto contiene un inizio, un centro e una fine" (Aristotele)
Il potere del Tre è universale ed è la Natura tripartita del mondo in quanto Cielo, Terra, Acqua. è l'uomo in quanto corpo, anima e spirito; nascita, vita, morte; inizio, fase intermedia, fine. Passato, presente, futuro. Le tre fasi della Luna.
Innumerevoli sono le Trinità di Dei e poteri:
Le Divinità Lunari Trine e le Dee con Triplice Aspetto sono molto frequenti nelle religioni semitica, greca, celtica, teutonica; spesso sono aspetti o potenzialità diversi di una Divinità.
Il principale simbolo del 3 è il triangolo e tre cerchi o triangoli che si intersecano possono rappresentare l'unità indissolubile delle tre persone di una Trinità
La Triscele siciliana http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/sicilia-storia-curiosita-letteratura.html
non solo ricorda i simboli geometrici celti, ma notate bene: la testa è femminile, con serpenti (Gorgone; ma il serpente rimanda anche al Caduceo) e associata spesso alle spighe.
Nel contesto africano Ashanti, la Dea della Luna è costituita da tre persone: due nere e una bianca; nel contesto pre-islamico Manat era una Dea dal Triplice aspetto rappresentata da Al-Itab (Allat), Al-Uzza, Al-Manat, raffigurate da pietre, steli, colonne aniconiche, oppure da colonne sormontate da colombe.
Nella cultura greca, Ecate è Triplice, come le Dee del destino, le Moire, o le Erinni e le Gorgoni.
Vi sono tre carità, grazie, sirene. Horae, Esperidi, Graie; Cerbero ha tre teste e Scilla una coda da cui sporgono tre teste; la Chimera ha un corpo trimembre: 3, 4 e la loro somma (7) sono sacri a Venere/Afrodite, in quanto regina dei Tre Mondi e dei quattro elementi. Nel simbolismo orfico troviamo la Triade di Essere, Vita, Intelligenza.
Nella mitologia teutonica la Luna è il Destino, e Holda, la Dea Lunare è Trina con le sue due figlie. La Grande Dea, a Cartagine, è rappresentata da tre colonne aniconiche.
APPROFONDIMENTO: LE DEE FILATRICI
tratto da
L'azione del filare viene spesso riferita a una Triade Femminile di esseri soprannaturali (Parche, Moire, Norne) preposti a tessere, filare e infine tagliare i fili che simbolicamente rappresentano la vita dei singoli uomini.
L'attività tipicamente femminile del filare viene inoltre ricollegata alla Luna, le cui fasi principali sono appunto tre: la Luna Piena, la Luna a Falce e la Luna Nuova o Luna detta "Scura", movimento trifasico che ricorda le tre forme di Ecate (Hekate Triformis) .
Nota di Lunaria: sì, il principio cardine della Spiritualità Femminile!
La Fanciulla, la Luna Crescente
La Madre, la Luna Piena
La Matriarca (Crone), la Luna Calante
simbologia presente anche in Ecate.
Anche la tela costituita dai fili dei destini umani viene approntata nel mondo ultraterreno da figure femminili. Inoltre nell'immaginario il fuso è spesso protagonista delle favole, dove è facile ritrovarlo in stretta connessione con la morte e il destino; è questo per esempio il caso della favola "Rosaspina" dei fratelli Grimm.
Nota di Lunaria: Anche questi libri
analizzano i simboli e gli archetipi lunari e femminili nelle favole. In particolare, Miranda Gray ha parlato a lungo del fuso come simbolo del ciclo mestruale, e quindi, della crescita della donna:
Anche la "Bella Addormentata" può essere interpretata così: il Re dimentica di invitare al banchetto indetto per la nascita della figlia, la tredicesima donna saggia del Regno, brutta e poco attraente. Alla festa, ogni donna invitata porta in dono alla bambina un dono e una qualità che le migliori la vita; prima della dodicesima donna, arriva la tredicesima donna, e pronuncia una maledizione: al quindicesimo anno d'età, la bambina si pungerà con un fuso e morirà. La dodicesima donna riesce però a mitigare la profezia: la bambina non morirà, ma cadrà addormentata per 100 anni. La tredicesima donna può rappresentare l'anno lunare e non invitandola, il Re impedisce il ritmo della natura: il prezzo è l'interruzione della crescita, la morte. Durante il quindicesimo anno (a 15 anni spesso le ragazze hanno il primo ciclo) la fanciulla tocca un fuso, cadendo addormentata: ancora una volta la strega/vecchia agisce come Iniziatrice. La fanciulla si è punta, sanguina: ha il ciclo.
Ma il fuso punge, perfora; lo si può riferire al fallo, e quindi alla dolorosa perdita della verginità nella "prima volta" della fanciulla: la lesione intima nelle parti intime, con il sangue perduto, si lega all'idea di fuso che punge il dito. Il fuso è quindi l'elemento che segna il passaggio dall'uscita dalla fanciullezza all'entrata nella vita adulta, con il primo rapporto sessuale; anche il melograno del mito di Persefone ha un significato simile: addentandolo, la fanciulla "solare" Kore accetta l'offerta (sessuale) di Ade e ne diviene la sposa, conoscendo anche una dimensione ctonia.
Tra l'altro, queste stesse figure sono raggruppabili anche per identificare il concetto della nascita e della raccolta del grano (e ricordiamoci che nei tempi antichi era la fertilità dei campi a permettere l'esistenza umana):
Trinità Femminile della Semina:
Kore la Vergine, il Grano Verde
Persefone la Ninfa, la Spiga Matura
Ecate la Vecchia, il grano raccolto,
Demetra, il nome onnicomprensivo
La Luna che muore e ritorna allude alle potenze femminili che governano il destino in un ambito concettuale che ruota attorno all'idea degli Inferi e della rinascita.
Il filare come attività eminentemente femminile (per Divinità o Sacerdotesse) è un'immagine assai diffusa: ricordiamo a tal proposito Ixchel, la Divinità Maya venerata nello Yucatan e detta anche Chac-chel.
Ixchel è infatti una Divinità Lunare raffigurata accanto ad un telaio e, con il nome di Ixcanleom, viene collegata all'immagine del ragno
Nota di Lunaria: anche i Nativi veneravano una Dea Ragno
e non dimentichiamo il mito di Arachne!
Il ragno è venerato anche in Africa: Anansi
Diana, Artemide, Aradia, Ecate, Selene, Cheng'O, Mayari, Kaguya...
attributo delle Sacerdotesse, che portano ancora la falce di Luna!