La Luna: Simbolismo (2)

La Luna, commento di Erich Neumann (prima parte)
 
Nella «Storia ed origine della coscienza» è analizzata una successione di fasi nella quale l’Io si libera dall'inconscio, dalla situazione uroborica iniziale e alla fine del processo si pone come centro della moderna coscienza occidentale, di fronte all'inconscio come sistema psichico separato da sé.
In questa evoluzione che porta alla liberazione dallo strapotere dell'inconscio la simbologia della coscienza è maschile, mentre quella dell'inconscio, come insegnano la mitologia e la simbologia dell'inconscio collettivo, è femminile, in quanto in opposizione all'emancipazione dell'Io.
La fase nella quale la coscienza dell'Io nel suo rapporto con l'inconscio è ancora infantile, cioè relativamente dipendente, viene rappresentata nel mito con l'archetipo della Grande Madre.

Noi indichiamo la costellazione di questa situazione psichica e le sue forme di espressione e proiezione come « matriarcato » e chiamiamo, al contrario, « accento patriarcale » dello sviluppo della coscienza la tendenza dell'Io a liberarsi dall'inconscio e a dominarlo.
II matriarcato ed il patriarcato sono quindi stadi psichici caratterizzati da uno sviluppo differente della coscienza e dell'inconscio, ed in particolare da differenti atteggiamenti dell'uno verso l'altro. Matriarcato perciò non significa solo il dominio dell'archetipo della Grande Madre, ma in generale una situazione psichica totale nella quale l'inconscio (e la femminilità) dominano mentre la coscienza (e la maschilità) non sono ancora pervenute all'autonomia e all'indipendenza. In questo senso uno stadio psichico, una religione, una nevrosi e anche uno stadio dello sviluppo della coscienza possono essere chiamati matriarcali, e patriarcale non significa dominio sociologico dell'uomo, ma piuttosto predominanza di una coscienza maschile alla quale è riuscita la separazione dei sistemi coscienza-inconscio e che si è affermata abbastanza solidamente nella sua opposizione all'inconscio e indipendenza da esso. La donna moderna deve quindi percorrere anch'essa tutti gli stadi dello sviluppo che porta alla formazione della coscienza patriarcale che è tipica e naturale della situazione del conscio occidentale e dominante nella cultura patriarcale. Accanto a questa « coscienza patriarcale » esiste però anche una « coscienza matriarcale » il cui agire è nascosto ma significativo. Essa fa parte di quello strato matriarcale della psiche che è all'origine del primo sviluppo culturale nella preistoria dell'uomo. E' caratteristica della spiritualità femminile — al di là dell'acquisizione della coscienza patriarcale da parte della donna —, ma ha una parte importante anche nella vita dell'uomo. Cioè, dovunque la coscienza non ancora (o non più) patriarcale non si è distaccata dall'inconscio, predomina la « coscienza matriarcale » nella preistoria umana cosi come nella fase ontogeneticamente corrispondente dell'infanzia; nell'uomo, ad es., predomina come influsso più intenso dell'Anima, che rappresenta il lato femminile della sua psicologia, in crisi spirituali e nei processi creativi. La breve rappresentazione dello sviluppo del femminile esposta in altro luogo costituisce il complemento necessario per una comprensione della « coscienza matriarcale » che solo nella forma ad essa propria risalta sullo sfondo di questo sviluppo graduale. E' la coscienza del femminile accordata alla fase uroborica patriarcale che noi indichiamo come « coscienza matriarcale» e che, come l'Io di questo stadio, non è sviluppata con la stessa autosufficienza dell'Io cosciente patriarcale. Ma sia per l'uroboro patriarcale che per la coscienza matriarcale è caratteristico lo stesso simbolo: la luna. Il simbolo lunare è cosi pregno di significati che sembra del tutto impossibile dimostrare la sua attinenza univoca alla femminilità, e infatti si presenta in forma femminile, maschile ed ermafrodita. Nel mito troviamo il sole come compagna femminile della luna e più spesso la luna come compagna del sole.
La fase di luna nuova può essere vista come morte della luna nell'abbraccio del sole, ma anche come morte dell'uomo lunare buono nell'abbraccio della donna solare cattiva; viene anche spiegata come morte del femminile dopo il compimento della nascita o dopo l'abuso sessuale, ma anche come ritorno alla vita della luna affamata ad opera della sorella che la nutre. Quando il sole e la luna sono fratelli, la luna può essere a volte maschile, a volte femminile, e l'allontanarsi e riavvicinarsi reciproco viene interpretato come nostalgia della luna-uomo per la sorella solare o anche come nostalgia del fratello solare per la sorella lunare. Può anche significare la fuga della luna dal sole inseguitore o il desiderio della luna per il sole. La diversità degli aspetti attribuiti alla luna, a volte come maschile rapportato al femminile, a volte come femminile verso il maschile, che si esprime anche nella diversità delle sue fasi (ad es. come falce crescente o calante può essere considerata maschile e come luna piena femminile) porta anche alla concezione, altrettanto diffusa nella mitologia, che la luna sia ermafrodita. Anche se tentiamo di discernere una legge in queste attribuzioni apparentemente arbitrarie, dobbiamo riconoscere dalla mutevolissima simbologia della luna che nessun simbolo è « assoluto », ma che ha un significato solo in quanto immesso in una totalità simbolica più ampia, la quale viene determinata dalla fase della coscienza in cui si presenta ed a cui è associata. Perciò dobbiamo distinguere se la simbologia lunare appartiene ad un mondo matriarcale dominato dal femminile e dall'inconscio, oppure ad un mondo patriarcale, dominato dal maschile e dalla coscienza. E' necessario innanzitutto astrarre dall'opinione per noi corrente che la luna riceve la sua luce dal sole perché astronomicamente la luce della luna in tutte le sue fasi è solo luce solare riflessa. Questa circostanza che compare già con i presocratici greci e viene ancora posta in discussione da Agostino, non è affatto « ovvia ». La più tarda scoperta astronomica della dipendenza della luna dal sole non fa che divenire espressione e simbolo della sottomissione della luna nel mondo patriarcale, nel quale il sole ed il giorno, e con essi la coscienza umana nel suo aspetto maschile, hanno assunto la posizione predominante. In questo mondo la luna è femminile ed il sole maschile e nello stesso tempo la solarità maschile è il principio luminoso e creativo e la lunarità femminile il principio ricettivo della luce e dipendente. Ad es. le molte identificazioni di deità femminili con la luna nell'ellenismo sono anch'esse espressione di questa rivalutazione patriarcale.




Quasi sempre si tratta di sottomissione o associazione di « spose » che vengono dominate dal dio solare. Però nel passato di queste Dee troviamo in abbondanza anche rapporti completamente differenti con la maschilità e con il sole. Per il mondo antico ogni fase lunare è essenziale in quanto manifestazione dell'essere lunare così come le fasi della vita sono manifestazione dell'essere dell'uomo. Su queste fasi lunari viene proiettato l'evolversi delle costellazioni psichiche caratteristiche della donna, o nelle quali la donna sperimenta il suo rapporto con l'uomo. Nel tardo strato patriarcale il sole può essere maschile e la luna femminile; come fratelli possono assumere ambedue i sessi, oppure, come nello stadio matriarcale, valere come maschile; comunque il rapporto sole-luna verrà sempre percepito mitologicamente come un importantissimo evento celeste e sentito soprattutto come rappresentazione simbolica del rapporto fra i sessi. Il tipo di questo rapporto dipende dallo stadio di sviluppo psichico nel quale ha luogo. L'ordinamento patriarcale è l'esatto rovesciamento del precedente ordine matriarcale in cui predominava il femminile. Non importa se nel matriarcato la luna è associata alla notte come deità maschile e ne è figlio — spesso addirittura figlio morente nella fase del novilunio — o se il sole ed il giorno ne sono i nati. In ambedue i casi, la cui diversità non interessa in questa sede, viene sottolineata la dipendenza del maschile dalla maternità feconda del femminile notturno. Come spesso accade in Oriente in questo stadio la luna può possedere caratteri del mondo superiore e vitali e il sole caratteri del mondo sotterraneo e notturni; il principio predominante è però la femminilità che muore nel novilunio e riceve il sole nella morte. La luce nascente dall'abbraccio solare non è generata e neanche donata dal sole, ma solo da lui suscitata ed accesa, poiché per la femminilità matriarcale della luna vale lo stesso che per il legno femminile, il quale per sua natura contiene in sé il fuoco, e l'elemento penetrante maschile lo suscita solamente, ma non lo genera. Cioè nello stadio matriarcale, anche se la luna femminile muore nel novilunio e viene a contatto con il sole in un rapporto di vita e di morte, le fasi lunari vengono intese come fasi dell'essere femminile indipendenti dal sole, ad es. anche come fasi della gravidanza. Infatti una delle tipiche « associazioni » fra luna e femminilità si basa sul crescere e decrescere della luna legato al carattere essenziale della fecondità, a confronto del quale la maschilità non ha nulla di simile da porre. Nello stadio matriarcale il punto focale sta nei fenomeni del cielo notturno; questo stadio rappresenta cioè una psicologia notturna e lunare. Il mondo diurno e solare della coscienza è più sbiadito perché, secondo l'interpretazione psicologica, l'umanità di questo stadio vive ancor più nell'inconscio che nella coscienza e perché non ha ancora completato lo sviluppo che culmina nell'autocoscienza del conscio patriarcale. Sebbene nello stadio antico matriarcale la luna sia maschile, ed in quello successivo patriarcale sia femminile, sostenere che la simbologia maschile della luna è stata poi sostituita da una femminile sarebbe una semplificazione grossolana. Indipendentemente dallo stadio di evoluzione della coscienza ed anche dal fatto che essa sia predominante nella psicologia femminile o in quella maschile, la luna è essenzialmente legata alla femminilità. In ogni caso ne è uno dei simboli centrali, sia che simbolizzi come figura virile le componenti maschili della vita femminile nello stadio matriarcale, sia che in forma femminile simbolizzi le componenti femminili della vita maschile nello stadio patriarcale.

L'inno al dio-luna di Ur esprime forse nella forma più bella la pluralità della natura maschile, femminile ed ermafrodita della luna. Esso dice: « Potente torello con spesse corna, membra perfette con barba color azzurro, pieno di forza e di vigore. Frutto generato da sé stesso, di nobile figura, splendido a guardarsi, della cui opulenza la vista non si può stancare; Grembo materno, generatore del tutto, che ha un asilo luminoso presso le creature viventi; Clemente, misericordioso padre, che tiene nella sua mano la vita di tutta la terra ». « Potente torello con spesse corna, membra perfette, con barba color azzurro, pieno di forza e di vigore ». Questa immagine della luna come toro e fecondatore, come forza fallica e dionisiaca che accresce la vita e si trova, come adolescente amato e uomo, come portatore di piacere e procreatore, nel punto centrale della vita femminile matriarcale, questa immagine appartiene ancora alla fase della
« Grande Madre » ed al suo rituale di fecondità che doveva garantire le necessità elementari dell'umanità, specialmente il cibo. La luna, il cui crescere, decrescere e ritornare fu per l'umanità antica il più impressionante di tutti i fenomeni celesti è Signora sia del periodo celestecosmico, sia del periodo terreno femminile, il cui ritmo di ventotto giorni è analogo al ritmo celeste ed è il corrispondente terreno più visibile di un evento celeste superiore. I campi soggetti alla luna sono svariati e, come vedremo, niente affatto limitati all'ambito psicobiologico. Come simbolo della figura celeste crescente e sempre in mutamento la luna è Signore archetipico delle acque, dell'umidità e della vegetazione, cioè di tutto ciò che vive e cresce. E' il Signore della vita psicobiologica e perciò della femminilità nella sua essenza archetipica, la cui rappresentante umana è la donna terrena. Essendo Signore del mondo psicobiologico, dell'umido e della crescita, essa domina le acque degli abissi, i fiumi, i mari, le sorgenti e i succhi. Questo è il mondo originario dell uroboro nutritore » della preistoria, in cui la vita come nutrimento e fertilità era la meta centrale dell'umanità. La fertilità degli animali selvatici, degli armenti, dei campi e del gruppo umano è il punto centrale di questo mondo che è quindi essenzialmente il mondo della femminilità, di ciò che nutre e partorisce, e cioè il mondo della Grande Madre sul quale predomina la luna. A questa fertilità che l'uomo venerò nella donna come Signora del grembo partoriente e del seno nutritore, del sangue e della crescita, si rivolge fin dagli inizi il rituale della fertilità, come tentativo dell'uomo di influenzare, con l'aiuto della magia, le forze numinose da cui dipende il nutrimento e con esso la vita. Perciò la fertilità dipende in grande misura dall'attività magica del femminile alla quale presiede la luna, in quanto forza transpersonale che la dirige. Incantesimo, magia, ispirazione ed oracolo appartengono quindi sia alla luna che al femminile, il quale è sciamano, sibilla, profetessa e sacerdotessa. Le ricerche di Briffault hanno dimostrato che la luna e la mitologia lunare hanno giocato un ruolo predominante nella storia primordiale dell'umanità, ma, almeno per ciò che stiamo descrivendo, sono altrettanto importanti le sue indicazioni sull'importanza predominante del femminile e sull'associazione ad esso della luna come principio maschile. Come caratteristiche archetipiche maschili della luna possiamo raggruppare le seguenti, diffuse su tutta la terra: la luna è « II Signore delle donne », non è solo il loro amante, ma addirittura il loro vero sposo, accanto al quale l'uomo reale terreno compare soltanto come « co-sposo ». La luna è Signore della vita femminile più intima e vera che inizia con la comparsa delle mestruazioni, l'emorragia mensile. La mestruazione viene causata dalla luna che violenta la donna ed in un certo senso la
« deflora spiritualmente ». La deflorazione spirituale è, come sostiene giustamente la saggezza archetipica dell'inconscio, il momento decisivo nel destino della donna. Con la mestruazione la fanciulla diviene donna, secondo la natura come diciamo noi, ad opera della divinità — della luna — come diceva l'umanità antica. La deflorazione materiale ha così un ruolo subordinato. Presso i popoli primitivi il rapporto sessuale con il quale avviene la deflorazione materiale inizia spesso già nell'infanzia. In molte culture la deflorazione associata alla fuoriuscita di sangue è considerata magicamente pericolosa e perciò sacralmente negativa; per questa ragione viene compiuta con oggetti sacri, da sacerdoti o da stranieri e cioè non da appartenenti al gruppo, che potrebbero essere infettati da questo atto. Solo quando la donna assume nel mondo patriarcale valore di proprietà, o meglio di mezzo per aumentare la proprietà, l'integrità della vergine e con essa la deflorazione materiale assumono valore positivo e indirettamente diventano anche per la donna un avvenimento importante da cui dipende la sua vita futura di donna. In ogni caso la mestruazione, come deflorazione spirituale, determina la vita femminile indipendentemente dalla vantazione o svalutazione che le culture hanno di volta in volta operato. La fecondazione e la fertilità non vengono poste, come sappiamo, in diretto rapporto con l'atto sessuale — e ciò è comprensibile perché le relazioni sessuali iniziano ancor prima che cominci l'epoca della fertilità e durano ancora quando questa è terminata. Matrimoni rimangono sterili, donne non sposate delle quali nessuno crederebbe che possano avere rapporti con uomini, ad es. idiote, malate di mente, deformi, ecc. rimangono incinte. Mentre il rapporto sessuale non è legato con evidenza alla fecondazione, la connessione fra la comparsa delle mestruazioni e la possibilità di fecondazione, cosi come fra l'essere fecondata e l'interrompersi della mestruazione, o la fine delle mestruazioni e la fine della fertilità, è evidente per la mentalità primitiva. Che la luna, Signore della mestruazione e della fertilità, venga considerata come fecondante indica, sul piano psicologico, che il rapporto sessuale con l'uomo reale viene percepito ad un livello diverso da quello della mestruazione, della gravidanza e della nascita. E' tipica dello stadio matriarcale della psicologia femminile una totale o relativa mancanza di rapporto del femminile con il maschile. Il rapporto sessuale non viene vissuto dalla donna come fenomeno individuale, rilevante, riferito all'uomo come individuo. Nella cultura primitiva con la sua generale o temporanea promiscuità sacrale, rintracciabile in molti luoghi anche se non necessariamente corrispondente alla situazione sessuale originaria, il rapporto sessuale viene sperimentato dalla femmina come gioco variabile, effimero, caratterizzato dal piacere. La mancanza di un legame amoroso individuale e la preponderanza della situazione sociale nella scelta del partner matrimoniale dicono che nello stadio matriarcale della psicologia femminile l'esperienza di una sessualità senza oggetto, delle mestruazioni, della gravidanza e della nascita — come anche, più tardi, del rapporto con il bambino — sono legate molto più strettamente con la vita inferiore della donna che non il rapporto con l'uomo reale. La situazione fondamentale di questo stadio, e cioè che il rapporto con la maschilità compare più come fenomeno sociale che spirituale, porta al fatto che (come abbastanza spesso capita nella psicologia delle moderne nevrosi femminili) le esperienze inferiori della femminilità legate alla vita sessuale non sono in rapporto con l'uomo terreno, individuale e non vengono rapportate a lui, ma proiettate lontano, su una figura transpersonale ed impersonale, e vengono vissute come provenienti da essa, e cioè dalla « luna ». Cosi la luna è Signore delle donne in quanto Signore della loro deflorazione inferiore, perché la donna riceve la mestruazione dall'invisibile rapporto notturno con essa. La luna è il fecondante ed il « vero » padre dei figli, ma è anche il Signore dell'estasi e dell'ebbrezza, e quindi Signore dell'anima e del rapimento orgiastico.

Nota di Lunaria: questa idea della Luna maschile è rimasta nell'Induismo: infatti Chandra è il Dio della Luna




In altre parole l'appartenenza della femminilità alla luna è una tipica participation mystique, nasce da un'esperienza inconscia di identità con essa. In ogni esperienza essenziale della sua esistenza la femminilità si riconosce legata alla luna e identica ad essa, dipendente e ad essa congiunta. Il rapporto della femminilità con la luna si rispecchia nel rapporto della luna con la terra e con la vita. Come già ha indicato Bachofen, il fatto che la luna venga considerata come terra celeste e che le Dee terrestri siano per lo più anche Dee lunari, testimonia la diversità degli stadi della psiche femminile che si rispecchia nella terra, nella luna e nel loro rapporto reciproco. Il « mondo sublunare » è, visto da parte maschile e solare, il disprezzato « mondo matriarcale ». Contenuto e simbologia della coscienza matriarcale si basano però in gran parte su questo carattere unitario della femminilità, per la quale il cielo notturno e la terra sono il grande uovo circolare dell'uroboro matriarcale in mezzo al quale si trova la luna, che, come uovo d'argento, rappresenta ad un livello superiore l'uovo oscuro che la circonda, e lo illumina. « Frutto generato da sé stesso » « Grembo materno », generatore del tutto — abbastanza stranamente viene qui usata per la luna una terminologia che appartiene profondamente all'autocoscienza dello stadio matriarcale, in cui la femminilità riconosce e onora sé stessa come origine della vita.
« Grembo materno, generatore del tutto, frutto generato da sé stesso » questa è l'invocazione alla grande Dea della umanità primitiva, la quale è cielo notturno quindi luna, e partorisce quest'ultima in forma maschile. Il rapporto della femminilità con la luna va ben oltre il suo aspetto di fertilità biologica ed anche fallico-ctonica. Abbiamo già sottolineato che la luna è anche Signore dell'incantesimo e della magia della fecondità, ma il suo significato spirituale non si limita al rapporto sacrale selettivo che la femminilità possiede, come profetessa e come sibilla. Parti importanti della cultura primitiva dell'uomo sono create dalla femminilità e dal suo spirito inventivo. Operazioni elementari come la conservazione del fuoco, la preparazione dei cibi e delle bevande inebrianti, la confezione degli abiti, la filatura, la tessitura, la fabbricazione dei vasi ecc. appartengono al dominio originario della femminilità.


In principio queste non sono prestazioni « tecniche » nel senso della coscienza patriarcale, ma piuttosto rituali carichi di significati simbolici. Bisogna piuttosto definirli come misteri originari in quanto si tratta di misteri di un'attività simbolica inconscia, e non ancora di un'attività conoscitiva. Con sbalorditiva coerenza però anche qui l'attività del femminile viene oscurata da quella della luna, poiché questa si presenta come filatrice e tessitrice, Signora della cottura, della fabbricazione dei vasi, dell'intrecciare, come inventrice degli abiti e dell'ornamento del corpo, ed anche in questo si dimostra Signora della vita femminile. A questo punto è facile comprendere, anche se per ora solo superficialmente, il significato della luna che ci interessa di più e cioè il significato spirituale. L'attività spirituale originaria dell'inconscio è il cadere nella sua imprevidibilità « lunatica » cioè lunare; il suo campo più prossimo, al quale appartiene più propriamente è la produttività spirituale non sistematica dell'umanità primitiva e ancor più del femminile. L'ispirazione e l'intuizione sono la espressione del potere spirituale dell'inconscio, del lumen naturae del mondo notturno femminile, nel quale la sua oscurità si illumina improvvisamente per ispirazione. Questo numen viene sperimentato come proiezione sulla luna, simbolo spirituale centrale dell'inconscio legato alla femminilità, nella quale perciò vediamo la figura centrale della « coscienza matriarcale ». Nel linguaggio della psicologia analitica potremmo quindi dire che la luna è il centro archetipico del mondo dello spirito e dell'animus femminile. Ma anche questa definizione non è sufficiente se noi differenziamo ulteriormente il concetto di animus, oltre quanto è stato fatto finora. Noi distinguiamo tre strati del mondo dell'animus (Animus- Welt), i quali sono rapportabili ai tre differenti livelli di sviluppo della psiche femminile, al patriarcato, al matriarcato ed allo strato uroborico. Il mutamento in cui la psiche femminile viene coinvolta durante il suo passaggio dal rifugio nell'uroboro materno al matriarcato e successivamente da questo alla vita nel mondo patriarcale, influenza anche quella struttura parziale della psiche che noi chiamiamo animus, e cioè il lato spirituale maschile della femminilità. Questi differenti livelli si possono riconoscere sia nelle proiezioni collettive del mondo mitico che nelle proiezioni individuali della donna moderna. Lo strato più superficiale e più tardo del mondo dell'animus ha origine nel patriarcato. Questo mondo si manifesta con opinioni e frasi che, ad una osservazione più ravvicinata, si rivelano come patrimonio spirituale maschile e patriarcale. Derivano dal mondo della coscienza e dello spirito maschili che sono per la femminilità impropri ed estranei. In essi si esprime il dominio inferiore del patriarcato sulla femminilità e perciò questo strato animus non appartiene in realtà alla natura femminile, ma piuttosto alla cultura maschile. La più alta forma dell'animus nel mondo patriarcale è lo psicopompo che rappresenta il trapasso allo stadio successivo più profondo, il quale « inizia ». Infatti dietro, o sotto, questo mondo patriarcale dell'animus si trova lo strato dello spirito dell'animus (Animus - Geist-Schicht) con il quale la femminilità è unita in modo primigenio. Noi chiamiamo questo strato uroboro patriarcale. In esso la maschilità è transpersonale e numinosa, ha carattere divino, demonico, e divino-umano, e rappresenta una specie di spirito naturale non razionalizzabile in alcun modo e non prossimo alla coscienza, nel quale invece domina l'elemento emotivo-sensoriale, demonico, musicale, senza parole ed erotico. Dove la femminilità sogna, desidera, fantastica, è immersa nel suo mondo inferiore, è possibile riconoscere questo mondo dell'animus. In esso dominano esseri erranti ed orgiastici, demonici e divinamente amanti, nei quali gli elementi terreno e celeste, super- e sottoumano, amorale ed angelico, sono riuniti in modo totalmente irrazionale. Sarebbe errato considerare solo negativamente la seduzione di questo mondo di foreste, isole e luna, anche se il suo fascino che sottrae alla realtà e ai rapporti reali ha spesso un ruolo pericoloso nelle nevrosi femminili. Questo segreto mondo inferiore è, nonostante tutto, un mondo spirituale e creativo nella vita femminile, e quando si riesce a inserire in essa questo stadio psichico matriarcale col suo mondo di animus, si può giungere ad una notevole attività produttiva. (Non parleremo qui dello strato più profondo uroborico, dell'animus, nel quale la paternità divina e maternità divina sono congiunti).
Prima di tentare una comprensione psicologica più profonda della « coscienza matriarcale » ci permetteremo un
« intermezzo etimologico sulla luna » che ci da la chiave della sua struttura archetipica. L’ aspetto psicologico dell'archetipo risulta essere un punto virtuale di riferimento unitario per l'affinità inferiore di radici che dal punto di vista linguistico sono state sinora considerate assolutamente indipendenti. L'etimologia tenta di separare due radici delle quali l'una è la radice di « Mond », che con « Mond », mensis-Monat (mese), Messen (misurare), appartiene alla radice « ma » ed al sanscrito mas; l'altra invece è la radice sanscrita manas, mens, Mind (mente), ecc. E rappresenta quindi la radice dello « spirito » per eccellenza. Dalla radice-spirito manas cresce un tronco a più diramazioni di significato spirituale: v-svot,, spirito, cuore, anima, coraggio, fervore; pisvoivav, pensare a qualcosa, meditare, desiderare;  avere intenzione, avere in mente; pensare, ed anche essere sprofondato nei pensieri e delirare, da cui deriva "yavw", delirio, ossessione e "pavreia", predizione.  Tutte queste radici-spirito derivano dall'unica radice sanscrita originaria mati-h-pensiero, intenzione. In contrapposizione a questa radice viene posta, senza alcuna ragione, la radice-luna I-ITQV, Mond (luna), mensis- Monat (mese), mas, che appartiene a ma- messen (misurare). Da essa non deriva solamente matra-m- Mass (misura) ma anche "Ijiititi", intelligenza, saggezza, [JnnTieo'Sai, meditare, avere in mente, sognare. Con sorpresa ci accorgiamo che questa radice-luna, che è apparentemente all'opposto della radice-spirito, viene poi ricondotta, esattamente come l'altra, alla radice sanscrita mati-h-Mass (misura), sapere. La radice unitaria archetipica dei significati è quindi lo spirito lunare, che si esprime in tutte queste ramificazioni linguistiche e quindi ci si rivela nella sua essenza e nel suo significato originario. E' un moto emozionale, strettamente legato all'attività dell'inconscio che qui deriva dall'archetipo lunare come spirito lunare. Nella sua manifestazione attiva questo spirito è spirito ardente, coraggio, ira, ossessione e furore; è un manifestarsi che porta alla perdizione, all'automistificazione ed alla menzogna, ma anche alla creazione poetica. Accanto a questa produttività ardente procede però un altro atteggiamento più
« moderato », meditabondo, sognante, in attesa, desideroso, dubbioso, attardantesi, legato ai ricordi ed all'apprendimento e sfociante nella misura, nell'accortezza e nel senno. Abbiamo già parlato dell'« intuizione » come di una attività spirituale originaria dell'inconscio. La comparsa di contenuti spirituali, i quali, con tutti i caratteri dell'evidenza, penetrano nella coscienza e la dominano affascinandola, è probabilmente la forma originaria dell'emergere dello spirito nell'uomo. Mentre in una coscienza che si amplia ed in un lo più forte questo emergere viene introiettato e concepito come una manifestazione inferiore della psiche, all'origine esso si manifesta come espressione sacrale e come messaggio numinoso « dallo esterno » delle Potenze o degli dei. L'Io che sperimenta questi contenuti come provenienti dall'esterno, anche quando li definisce intuizione o ispirazione, assume nella sua posizione ricettiva verso il fenomeno spirituale spontaneo lo stesso atteggiamento che è caratteristico per l'Io della coscienza matriarcale. Anche oggi è vero, come in passato, che l'uomo di notte, quando l'inconscio è più vitale e l'introversione più attiva, recepisce le manifestazioni dello spirito lunare più facilmente che durante il giorno, luminoso. Naturalmente la coscienza matriarcale non è propria solo della donna, ma esiste anche nell'uomo, in forma di coscienza-Anima. Questo è vero particolarmente per l'uomo creatore, ma l'affidarsi alla attività dell'inconscio per le ispirazioni e le idee, ed anche nel funzionamento degli istinti e nell'« afflusso di libido » (Libido-Versorgung) alla coscienza, è generale. A tutto questo presiede la luna e perciò l'attenzione, la concordanza con essa, e cioè il culto dell'astro, sono necessarie. Il primo aspetto del culto lunare è il suo significato come misura del tempo. L'orientamento temporale dell'uomo primitivo è riferito alla luna, da essa deriva in tutta la umanità il computo del mese lunare e poi dell'anno lunare. Il tempo lunare non è il tempo astratto quantitativo della coscienza scientifica patriarcale, ma è qualitativo, cioè muta e nel mutamento assume qualità differenti. Il tempo lunare è periodicamente ritmico, aumenta e diminuisce, è favorevole e sfavorevole. Come un tempo dominante sul cosmo, esso domina la terra, ciò che vive, la femminilità. La luna crescente non è solo una determinazione temporale, ma anche una qualità simbolica del mondo vivente e dell'uomo, esternamente come interiormente, cosi come la luna calante, la luna piena e la luna « nera ». Ci si renderà conto meglio delle figure dei tempi lunari immaginando il loro carattere archetipico come carattere delle grandezze di irradiazione emanate. Queste sono centri di vibrazione, ondulazione, flusso e forza che attraversano il mondo e fanno pulsare dall'interno e dall'esterno la vita psico-biologica. Il tempo lunare determina la vita umana. La luna nuova e la luna piena sono i primissimi periodi di tempi sacri, la luna nera, come vittoria del drago notturno oscuro, il « primo » tipico periodo oscuro e sfortunato. Ma dalla costellazione del tempo lunare cosmico dipende tutto, la semina ed il raccolto, la crescita e la maturazione, e di conseguenza la riuscita ed il fallimento di qualsiasi impresa e attività. Il suo influsso però non si limita alla vita del mondo e della cultura primitivi, ma arriva ad es. fino a tarda epoca in Grecia dove i Lacedemoni non poterono giungere in tempo alla battaglia di Maratona, poiché non era loro permesso combattere nella prima metà del mese; giunge addirittura nella nostra epoca, in cui, come anno santo ed anno festivo basato sulla settimana di sette giorni, ordina e domina ancora la nostra vita con giorni di ferie e di riposo. Dove però la luna e la sua periodicità si manifestano in prevalenza è la femminilità che perciò viene sempre identificata con la luna dalla maschilità. La femminilità non è legata al periodo lunare solo nel mutamento periodico mensile, anche se il suo periodo lunare interiore si è ormai reso indipendente da quello esteriore dell'astro. Tutta la sua « mentalità » è determinata dalla luna ed il tipo della sua spiritualità è caratterizzato dall'archetipo lunare come quintessenza della coscienza matriarcale. Cassirer parla di percezione delle fasi nel concetto mitico del tempo e di tempo biologico-cosmico, senza però approfondire la dipendenza dall'esperienza della luna e la sua connessione con la femminilità. Non solo l'umanità sente periodi sacri e sperimenta il suo essere come un succedersi di fasi, la maggior parte delle quali sono settimine; è importante notare che questa esperienza della luna è anche una categoria fondamentale della coscienza matriarcale e perciò dello spirito femminile. La periodicità lunare con il suo fondo notturno è il simbolo di uno spirito che cresce e si trasforma in corrispondenza con i processi oscuri dell'inconscio. La coscienza lunare, come potrebbe anche essere chiamata la coscienza matriarcale, non è mai disgiunta dall'inconscio, infatti è una fase spirituale dell'inconscio stesso. L'Io della coscienza matriarcale non possiede attività libera e indipendente, ma attende passivamente, regolata dall'impulso spirituale (Geist-Impuls) che l'inconscio le trasmette.
« Favorevole » o « sfavorevole » è un periodo di tempo nel quale l'attività spirituale, dipendente dalla periodicità dell'inconscio, si rivolge verso l'Io, diviene visibile e si manifesta, oppure se ne distoglie, oscura e scompare. Il compito dell'Io al livello della coscienza matriarcale è di attendere e adattarsi ai periodi favorevoli e sfavorevoli, uniformarsi alla luna mutante e stabilire una consonanza, una unanimità con la vibrazione che ne proviene. In altre parole la coscienza matriarcale dipende dallo stato e dall'accordo con l'inconscio. Si può valutare negativamente come instabilità e lunaticità questa dipendenza dalla luna, essa da però un fondo positivo alla coscienza che agisce come cassa di risonanza e rappresenta perciò una particolare caratteristica, altamente positiva, della coscienza matriarcale. Questo carattere di consonanza e accordo ha, nella sua dipendenza dal ritmo, dai periodi di flusso e riflusso, del crescendo e decrescendo, qualcosa di fortemente musicale. Perciò la musica e la danza, con la loro accentuazione ritmica, assumono un ruolo molto importante nell'atteggiamento e nella formazione della coscienza matriarcale e nell'accordo fra lo, femminilità e spirito terrestre che la determina. Il carattere musicale è un aspetto se non proprio generale, almeno prevalente dell'« uroboro patriarcale ». La sua natura esaltante e orgiastica è propria del fascino più profondo e della sublimità dell'essere femminile. L'unione di un sentimento emozionale spinto fino all'annullamento, con l'esperienza spirituale irrazionale dell'armonia, collaborano qui in una legge inferiore invisibile, il rapimento tentatore va dal fascino del suono vocale e del flauto del Pifferaio di Hamein alla musica estatica dei dionisiaci, al potere dissolvente della musica nei rituali orgiastici, all'effetto della musica sulla donna moderna. Se indichiamo la luna come lato spirituale dell'inconscio, aspetto frequente nell'inconscio dell'uomo moderno, è a prima vista incomprensibile che la colleghiamo con la periodicità ed il fenomeno temporale. Ma anche questo contesto è estremamente pieno di significati. Una gran quantità di dati attesta che il sistema psichico inconscio, che noi chiamiamo inconscio collettivo, è, indipendentemente dal sistema conscio, in certi periodi attivo e vivo, in altri inattivo e in stasi, e cioè che possiede una sua periodicità inferiore. Questo fenomeno inizia con l'alternanza di notte e giorno, legata ad un mutamento interno del sistema psicobiologico e ad un mutamento di dominante fra conscio e inconscio. Il sistema psichico ed i rapporti fra i sistemi parziali conscio e inconscio sono quindi sottoposti ad una periodicità psicobiologica tale quale, a volte, è stata elaborata come dottrina dei periodi maschili e femminili. Anche la dipendenza della vita psichica dalla vita di ciascun periodo dell'anno è in correlazione con tutto ciò. La psicologia primaverile e autunnale non agisce solo sul manifestarsi delle psicosi, che si presentano in questi periodi con maggiore frequenza, ma tutta la vita sessuale è in evidente rapporto con la primavera, il cui carattere di « tempo dell'amore » viene confermato dall'alto numero di concepimenti, di delitti sessuali e... suicidi. Poiché però la sessualità è un campo sintomatico centrale della vita psichica, possiamo dedurre da ciò quanto la nostra psiche dipenda da periodi influenzati dal cosmo, probabilmente fino nei minimi particolari della nostra vita. E' perciò assolutamente indifferente che ci immaginiamo questo influsso come guidato da attività ormonale o in qualche altra maniera.
E' noto che gli individui creatori e le loro creazioni sono fortemente caratterizzati dalla periodicità. La sua influenza agisce qui addirittura su gruppi di anni. Se però osserviamo la conformità di sviluppi paralleli nello stesso periodo storico in culture indipendenti l'una dall'altra, conformità osservata obiettivamente, o almeno ritenuta probabile, vediamo che ci sono elementi i quali sembrano attestare che nell'inconscio collettivo preso nel suo insieme si presentano serie analoghe di sviluppo. Colpisce, per fare un solo esempio, che particolari evoluzioni culturali della coscienza nei Sumeri, in Egitto, India, Cina e nell'America Centrale si siano verificate con una contemporaneità che noi, tenendo conto delle migliaia di anni occorse agli sviluppi precedenti, dobbiamo definire totale e che non è spiegabile con altri influssi esterni. Anche prescindendo da qualsiasi spiegazione di questi fatti, è comprensibile che osservazioni ed esperienze di questo tipo abbiano condotto l'umanità a concepire il mondo e il destino come un decorso periodico, come ad esempio i periodi di milioni di anni degli indiani, l'ordine ciclico di Fiatone, ed infine l'« eterno ritorno» di Nietzsche. Vi sono quindi buone ragioni per ritenere che esista una periodicità-guida cosmica e psicobiologica alle cui manifestazioni appartiene, fra le altre, anche l'inconscio collettivo. Una tale periodicità però determina non soltanto il mondo, ma anche la storia dello spirito e costella nella collettività umana, come nei « Grandi Individui » che la rappresentano, contenuti che si impongono sulla produttività dei singoli e del gruppo e la cui elaborazione deve spesso essere compiuta in periodi di tempo che abbracciano generazioni. Per il destino dell'uomo è determinante il tempo in cui egli vive e in quale fase dello sviluppo destinale superiore la sua vita personale è immersa, ma il tempo è il destino, e il suo flusso è ciò che modella l'umanità. L'umanità lo ha sempre sentito e le divinità del destino sono divinità del tempo, ma originariamente soprattutto divinità lunari. Il componente anonimo del gruppo all'inizio non ha tempo e destino propri, ma partecipa al destino e al tempo del Gruppo. Solo col progredire dell'individuazione il destino del singolo si stacca da quello collettivo, seguendo il Grande Individuo che, per primo, ha destino e tempo proprio. Soltanto a questo punto la stagione terrena e cosmica che tutto determina viene trasformata in tempo di individuazione in cui l'« adesso » appartiene ormai definitivamente al singolo, come il suo lo, la sua totalità e il suo destino. Solo nel tempo dell'individuazione la luna diviene luna « inferiore » e la totalità del Sé, ormai sempre più visibile, viene riconosciuta come centro inglobante e nello stesso tempo guida, alla quale in certo senso anche la luna è subordinata. Ma dal punto di vista della coscienza matriarcale manca ancora molto per arrivare a questo stadio finale. In questo saggio ci occupiamo della coscienza matriarcale o lunare agli inizi dello sviluppo della coscienza umana e non del suo ritorno nella psicologia dell'individuazione, il quale, come sempre quando, nello sviluppo normale, ci troviamo di fronte ad un ritorno, è un ritorno ad un livello più alto. il nesso fra tempo, inconscio e spirito lunare fa però parte della natura della coscienza matriarcale più profondamente di quanto non sia emerso finora e solo comprendendo adeguatamente il carattere spirituale dell'archetipo lunare possiamo capire ciò che significa coscienza matriarcale, « spirito femminile ». Il carattere aggressivo e violentante che strappa all'inconscio la personalità nella emozione dell'intuizione, dell'ispirazione e dell'ebbrezza e la porta all'estasi, alla pazzia, alla creazione poetica o alla preveggenza, è una parte dell'attività dello spirito. Al suo opposto corrisponde la dipendenza e l'abbandono della coscienza matriarcale. E' l'abbandono di ogni intuizione ed ispirazione a ciò che emerge dall'inconscio in modo misterioso ed assai poco influenzabile, quando, dove e come vuole. Lo sciamanesimo e le altre manifestazioni simili fino alla profezia sono in questo senso prevalentemente passivi, la loro attività è più un ricevere che non un agire volontario. Il compito precipuo dell'Io è essere pronto a ricevere il contenuto emergente dell'inconscio e porsi in accordo con esso. Poiché però l'autonomia della coscienza di questo emergere è caratteristica di tutti i contenuti inconsci, la luna compare frequentemente come simbolo generale dell'inconscio. Che la luna sia Signora del tempo, e che questo rapporto luna-tempo sia essenzialmente una delle caratteristiche della coscienza matriarcale diviene chiaro solo seguendo il significato temporale della luna oltre l'accadere cosmico-mitologico, fino al suo influsso sulla psicologia individuale. Lo sviluppo della coscienza patriarcale culmina nella relativa liberazione di un sistema conscio differenziato fornito di un certo quantum di libido regolabile, e cioè utilizzabile a piacere come volontà. Noi dobbiamo comprendere il significato di questa forma patriarcale della coscienza, anche se rifiutiamo l'autosuggestione illusoria dell'interpretazione che questa coscienza da di sé come di un sistema assolutamente libero. La coscienza maschile patriarcale è un organo altamente significativo e, come dimostra l'evoluzione della specie uomo, un organo straordinariamente efficace di adattamento e di elaborazione. Uno dei suoi vantaggi consiste nella sua continua capacità reattiva e nella straordinaria rapidità delle sue reazioni e del suo adattamento. Se le reazioni istintuali stimolate dai suoi organi di senso sono pronte, la capacità reattiva dell'uomo moderno è, nella grande specializzazione di questa rapidità istintuale, ancor più elevata. La rapidità di reazione della coscienza viene accresciuta, e qui non possiamo seguirne i particolari, da tutti quei processi che hanno portato al distacco patriarcale dall'inconscio. Troviamo i processi di astrazione con l'aiuto dei quali è possibile spostare ed utilizzare concetti, cosa che nel tipo di pensiero differenziato porta alla manipolazione di astrazioni, quali ad es. i numeri matematici ed i concetti logici, le quali, in senso psicologico, possiedono una quantità massima di non-emozionalità astratta. Mentre la coscienza patriarcale è per natura rapida e oltrepassa i lunghi processi di mutamento e di evoluzione della Natura con l'arbitrio del calcolo sperimentale, la coscienza matriarcale è legata al tempo di crescita della luna. La sua illuminazione ed il suo sapere luminoso sono legati, come la luna, al flusso del tempo ed alla periodicità. Per questa coscienza il tempo deve essere maturo e con esso, come il seme, deve maturare la conoscenza. Nel rito e nel culto dover attendere e attesa sono identici al girare intorno, al circondare. Così, nella splendida favola della strega dei fratelli Grimm, come in molte altre favole, la donna deve attendere finché non sia di nuovo luna piena. Fino a quel momento essa deve girare tacendo attorno al lago, oppure deve filare fino a riempire completamente il fuso. Solo quando il tempo è
« compiuto » emerge la conoscenza come illuminazione.
Ugualmente nei misteri femminili primitivi del cuocere, infornare, lievitare e bruciare, la maturazione, la lievitazione e la trasformazione sono sempre legati ad un periodo di attesa. L'Io della coscienza matriarcale è aduso all'attesa immobile fino a che il tempo sia favorevole, il frutto dell'albero lunare sia maturo come luna piena e cioè finché la conoscenza non venga partorita dall'inconscio. Infatti la luna non è solo Signora della crescita, ma lo è soprattutto in qualità di albero lunare ed albero della vita: 
« Frutto partorito da sé stesso ».