E dopo aver parlato di omosessualità e delle persecuzioni contro gli omosessuali
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/pierre-seel-e-gli-omosessuale-deportati.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/discriminazioni-giuridiche-contro.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/nazismo-le-vittime-dimenticate.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/omosessualita-ed-omofobia-riflessioni.html
diamo anche spazio a qualche riflessione sulle e delle persone trans (*) in un post che sarà in costante aggiornamento perché raccoglierò e trascriverò via via altri stralci e notizie di cronaca.
(*) Io non sono un'esperta di questioni e dibattiti trans\queer. Ad oggi, ho letto solo un libro ("L'apartheid del sesso" di Martine Rothblatt) che apprezzai molto all'epoca (anche se penso che oggigiorno sia un po' anacronistico, difatti risale ai primi anni Novanta).
Questo "L'aurora delle trans cattive", scritto da una delle più note esponenti del movimento trans italiano (fin dai suoi albori)
https://www.internazionale.it/bloc-notes/daniele-cassandro/2018/04/04/porpora-marcasciano
è il secondo che visiono. Devo dire che mi aveva già fatto un'ottima impressione andando a vedere un paio di video su youtube che ne parlavano.
Frasi come "L'omofobia non esiste" (anche dette da gay o trans collaborativi all'ideologia monoteista)
sono un INSULTO alle vittime (quelle morte e anche i sopravvissuti), quelle tante persone stuprate in "stupri correttivi", picchiate per strada per aver osato dare la mano al loro compagno o per il loro abbigliamento, persone fatte a pezzi (Dwayne Jones https://en.wikipedia.org/wiki/Murder_of_Dwayne_Jones), persone che si danno fuoco per disperazione (Alfredo Ormando http://www.cinziaricci.it/nosilence/archivio008.htm
http://www.wikipink.org/index.php/Alfredo_Ormando) persone a cui viene negato un funerale (https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/san-francisco-trans-si-suicida-a-22-anni-e-la-famiglia-non-reclama-il-corpo-raccolta-fondi-per-funerali_3153011-201802a.shtml) persone a cui viene gettata addosso la benzina in raid punitivi (https://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/stallavena-verona-coppia-gay-benzina-2928631/), persone che vengono insultate da mattina a sera, continuamente, trattate come "pervertiti, sottospecie di umani, peccatori, l'ira di dio è su di voi, dovete essere tutti bruciati" (https://video.repubblica.it/cronaca/congresso-famiglie-verona-gli-omosessuali-vanno-curati-senno-per-loro-c-e-l-inferno/330796/331393
https://www.nonegrindr.it/2019/01/19/kurt-pancheri/
persone segregate in lager e lobotomizzate come avveniva nelle dittature ultracattoliche di estrema destra (Salazar, Ustascia, Germania nazista… https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/27/omocausto-sterminio-dimenticato/187019/)
e nei contesti islamici (Cecenia https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/cecenia-informazioni-utili-sul-regime.html
Brunei https://www.ultimavoce.it/brunei-pena-di-morte-per-omosessuali/)
e psichiatrici (https://www.panorama.it/news/esteri/viaggio-tra-gli-istituti-di-riabilitazione-per-gay/), chi nega queste cose è COMPLICE OMERTOSO degli aguzzini.
Queste vicende succedono non solo perché dei degenerati sadici e strafottenti, dittatoriali e tiranni, pensano di avere il diritto di insultare, picchiare e uccidere chiunque non sia come loro, ma anche perché tanta, troppa gente "tutto intorno" fa finta di niente, non si interessa, sta zitta.
Qui di seguito, qualche link di "ordinaria discriminazione quotidiana contro i gay"
https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/07/21/news/roma_ristorante_offende_coppia_gay_sullo_scontrino_scritte_omofobe-202330530/
http://www.gaynews.it/2018/06/30/san-donato-milanese-17enne-gay-bullizzato-classe-i-froci-devono-bruciare-tutti-dirigente-scolastica-sanzionato-docente/
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/09/13/niente-case-per-i-gay-basta-un-filtro-e-le-possibilita-di-affitto-si-r/39405/
https://www.gay.it/attualita/news/bacio-gay-spiaggia-omofobia
http://www.casertanews.it/attualita/affitto-casa-coppia-gay-sant-arpino.html
https://www.lezpop.it/gay-no-affitto-casa-veronese/
https://www.bitchyf.it/lecce-casa-gay/
Cyberbullismo contro un uomo omosessuale, minacciato da cristiani e gente di estrema destra:
https://www.gaynews.it/primo-piano/item/1191-minacce-luca-paladini-sentinelli-milano-frocio-pederasta-dento-ingoiare-fascisti.html
Omofobia cattolica spacciata per "medicina":
https://gayburg.blogspot.com/search/label/silvana%20de%20mari
N.B: Qui trovate un articolo che vuole essere un punto di partenza per una riflessione spirituale inclusiva di omosessuali e trans: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/politeismowicca-inclusiva-per-la.html
Altro articolo utile per riflettere:
https://www.istitutobeck.com/omofobia-interiorizzata-omosessuale
Trama del libro: Abbracciando un periodo di circa quarant'anni e i suoi profondi cambiamenti socio-politici, Porpora traccia la propria genealogia trans aggiungendo tasselli essenziali alla ricostruzione storica di una cultura spesso relegata al margine. E lo fa da protagonista del percorso collettivo, ancora privo di una lettura condivisa, di chi si è posto consapevolmente nello spazio di confine tra i generi. Con una scrittura "visiva" in grado di rendere in immagini ciò che ha visto e vissuto, Porpora ci accompagna in un mondo popolato di leggendarie trans che hanno dato vita, forma, scena e sceneggiatura a un'esperienza per molti versi più vicina alla dimensione spettacolare o performativa che a quella della vita reale, da cui erano del resto assolutamente escluse. Vivere quella vita presupponeva avere muscoli, calli, scorza dura. L'assenza di riconoscimento e di diritti non poteva che favorire l'illegalità e la prostituzione - fenomeno per molti aspetti con caratteristiche differenti da quelle odierne - diveniva l'asse portante dell'esistenza. Ma proprio questo percorso ha prodotto la capacità di parlare di sé in un tempo in cui esisteva solo lo sprezzante appellativo di "travestito" e nel vocabolario non c'erano ancora parole come transgender o gender variant. Gli aneddoti, i miti, le storie "scandalose" che Porpora racconta con il suo stile ironico e "favoloso" si intrecciano con le riflessioni sulla presa di coscienza collettiva, sulla nascita del MIT (Movimento Identità Trans) e sulla conquista del riconoscimento giuridico con la legge 164 del 1982.
Porpora recupera l'epica trans delle origini per rivendicare il percorso straordinario di persone perseguitate, violentate, ferite nella loro dignità umana, che hanno avuto la forza di incrinare la narrazione dominante che fa della transessualità una dimensione patologica, raccontando un'esperienza di vita unica.
Che rifugge anche i tentativi di normalizzazione dell'epoca postmoderna.
Altri libri dell'Autrice: AntoloGaia (2015), Tra le rose e le viole (2002), Favolose Narranti. Storie di transessuali (2008), Elementi di critica trans (2010)
Uno stralcio, dal retrocopertina:
"Se ti battezzano come disforica è chiaro che disforicamente ti costruisci, se ti definiscono patologica è chiaro che come malata ti muovi, se ti considerano criminale, depravata, degenerata non potevamo essere sante, tantomeno diventarlo, benché oggi tra molte consorelle l'aspirazione più diffusa sembra sia diventata quella di essere o di sentirsi normali. Io sono una persona normale, si precisa, ripetendolo affannosamente a un mondo la cui unica monolitica normalità resta esclusivamente la propria, ma sembra che tutto questo non sia chiaro. Proporrei di farcene una ragione, per vivere più tranquillamente senza affanni da perfezione. Essere non normali lo trovo più agibile, pratico, coerente se di coerenza si può parlare. Eviterei anche la parola diversi, perché essa presuppone l'altro da sé, quello non diverso, quindi uguale, quindi normale. Sarebbe come svilire, privare di senso le tantissime meravigliose creature che negli anni ho incontrato, svuotandole della loro splendente dignità."
Dalla Presentazione
"Gli anni Settanta e tutta la loro favolosità con AntoloGaia, gli Ottanta con L'aurora delle trans cattive: il mio attraversamento del\nel mondo trans. I ricordi a volte lucidi, altre più sfocati, le testimonianze, i documenti, i riferimenti storici e tante, tantissime emozioni che hanno segnato e continuano a segnare la mia vita. Il mondo delle trans cattive, perché tali eravamo considerate e tali ci sentivamo. Lontane e fuori dalle logiche normalizzanti, quel mondo difficile di coloro che hanno aperto brecce fondamentali nel percorso di emancipazione e liberazione. La nostra vita, le nostre azioni, i nostri gesti pagati a caro prezzo perché nulla ci veniva regalato, tantomeno concesso."
Dalla Prefazione
"La storia vissuta e narrata da Porpora è emblematica. Essa si situa infatti sul crinale di una svolta radicale che caratterizza tutta la storia trans in Italia: il passaggio dal contesto di profonda precarietà ma anche di vivace sperimentazione vissuto dalle persone trans - a causa della totale mancanza delle "parole per dirsi e definirsi" - fino alla conquista del riconoscimento istituzionale dell'esperienza trans stessa e la sua successiva medicalizzazione."
"Siamo d'accordo con Sandy Stone: è difficile generare un contro-discorso quando si è programmati per scomparire."
GLI STRALCI Più BELLI
"Provando a mettere insieme i tasselli del mosaico, a riprendere un filo del discorso, "il filo" del discorso, quello favolosamente trans, faccio un'immersione profonda nei miei ricordi e nella fantasia con cui usavo rivestire i miei sogni. Cercavo di decodificarli ma non era semplice, collocavo persone e situazioni in un orizzonte, quello di un bambino prima, di un adolescente poi, tutto in divenire.
Un orizzonte che andava ricostruito poiché la sua linea di confine divideva molto schematicamente il rosa dal celeste, gli unici colori entro i quali si poteva osservare o vedere, collocare persone, situazioni, immagini. In quell'orizzonte piatto erano tante e troppe le cose che mi sfuggivano, che non rientravano in una logica di senso che potesse chiarirmi cosa esattamente stavo osservando, cosa stavo vivendo. Come la madreperla prodotta dall'ostrica per ammorbidire i graffianti granelli di sabbia, i miei pensieri, i sogni, i desideri producevano abbondanti quantità di fantasia necessarie a rivestire quell'orizzonte piatto.
Dalle mie prime visioni di personaggi ed esperienze - poco o affatto decodificabili a oggi - sono passati oltre cinquant'anni, un periodo di tempo in cui sono successe tante cose, alcune belle altre meno, ma su tutto sono prevalse la capacità e la possibilità di riprendere il filo del discorso. La definisco coscienza, coscienza critica, coscienza costruttiva di senso, significato, valore. Una coscienza che pone domande, riflessioni che richiedono interpretazioni, come la madreperla, che produce anticorpi. Gli anticorpi - oggi decisamente più sviluppati - all'inizio del mio lungo cammino erano ancora sperimentali, inefficaci (...) Nascere e crescere in un sistema come quello occidentale o accidentale sarebbe meglio dire, significa vedersi e riferirsi esclusivamente a uomini e donne, liquidando tutte le sfumature, che oggi si chiamano varianze, come scarti. (...) Il primo incontro con una trans, anzi due, fu alla fine degli anni Sessanta (...) nella vecchia Upim di via Duomo (...) una delle pesanti porte a vetro si spalancò come fosse una piuma, sotto la spinta leggiadra di due strane fanciulle che entrando nel magazzino salutarono gli astanti con voce alta e divertita... "Buongiorno... siamo le stelle del varietà" (...) Non esistevano le coordinate per inserire quelle due persone che avevo davanti in un discorso logico, poiché non rientravano nella logica comune, quella socialmente e culturalmente condivisa, non rientravano in un senso e in un significato dei modelli imperanti. Non solo per me che ero bambino, ma per la gran parte della gente che era chiamata a darsi delle risposte che non erano assolutamente scontate. Siccome il registro narrativo non le contemplava, non le nominava, bisognava effettuare un'operazione ardua e semanticamente complicata per inserire quelle due persone, come tante altre, in un quadro di vita da cui erano state storicamente tenute fuori."
"Oltre agli strumenti utili alla comprensione, dal vocabolario comune mancavano e mancano tuttora le parole per dire o per dirsi.
Termini come transessuale, transgender, varianza di genere, "incongruenza", disforia e euforia (...) Se ti battezzano come disforica è chiaro che disforicamente ti costruisci, se ti definiscono patologica è chiaro che come malata ti muovi, se ti considerano criminale, depravata, degenerata non potevamo essere sante, tantomeno diventarlo. (...) Era un mondo materiale, fin troppo materiale a confronto dell'indistinto virtuale contemporaneo, quando il corpo e la sua fisicità mantenevano una particolare centratura, una necessaria essenzialità, nel bene e nel male, perché il corpo, quello trans specialmente, era negato, vietato, perseguitato. Su quel corpo negato, le legittime proprietarie sperimentavano, producevano saperi, conoscenza e liberazione (...) Era corpo produttivo di senso e di significato, era un corpo significante sul quale e col quale si collaudavano sensazionali forme di fisicità, sessualità e sensualità che, uscite dalle gabbie secolari, gioivano favolose. Si ricercava, si sperimentava un nuovo modo di essere corpo, attraverso la riappropriazione del proprio, che smetteva di essere riproduttore di logiche altre ed estranianti, avviando la costruzione di benessere. Stare bene con il proprio corpo. Realizzare, rendere possibile il corpo sognato. Quel corpo che si stava liberando, che si era liberato costruendo transiti possibili, oggi sembra rientrare in gabbie meno visibili ma non per questo meno rigide di controllo.
Oggi, in una comunità trans decuplicata rispetto a prima, sono tante, direi troppe, le persone che, come le termiti, costruiscono muri e fortezze intorno a sé.
Insistendo con enfasi sulla definizione di corpo sbagliato lo medicalizzano, rendendolo patologico. Si tratta di un processo lento e subdolo di ridefinizione e risignificazione di quella fisicità che si era liberata finalmente dai mille legacci.
Tutto il discorso sembra ruotare intorno all'errore da correggere, dimenticando che l'artefice o la causa di quello sbaglio è il sistema.
Lo sbaglio non è fisico ma culturale.
Troppo spesso sento declinare la parola "normale" da coloro che da quella stessa declinazione sono stati storicamente esclusi. Il voler essere normali - che coincide pari pari con l'essere normati - tende a un'integrazione irrealizzabile, almeno nei termini di uomo-donna, e in termini di ruoli che sono sostanzialmente riproduttori del sistema binario rigido esclusivo quale è quello vigente."
"A guardare bene, quello di cui si veniva privati era la vita stessa con i suoi piacere, le sue emozioni, i desideri e riprendersela valeva il prezzo. Comunque andasse si era fuori dai percorsi normali e normati, nulla da perdere per poter prendere tutto quanto possibile.
Dall'altra sponda, quella della triste normalità, si osservava a distanza e si disprezzava quel mondo di pervertiti e degenerati. Siccome il codice dell'ipocrisia borghese è costruito sul "si fa ma non si dice", il bello restava inespresso, è quello a cui molti aspirano, ma che non va detto: il più divertente, gustoso, stuzzicante. Riconoscere come positiva la parte normalmente disprezzata significava riconoscere il marcio, come lo definiscono loro, al proprio interno, nelle famiglie, in ogni ambiente e in ogni ceto. Come spiegare altrimenti la folla di intrepidi avventori che, calate le tenebre, si mettevano in moto alla ricerca smaniosa di piacere, raffinatezze, originalità e novità per meglio sopportare quella straziante noia a cui dovevano sottostare (...) Direi che la vita stessa per una trans era reato, per il solo fatto di esserci."
"Il travestimento era di per sé oltraggio e provocazione (...) era la minigonna il mito e la meta che doveva essere sfoggiata all'aperto, in pubblico, appunto. (...) Il tacco, per noi trans, aggiunse favolosità, sugellando l'entrata in scena.
I miti sopravvivevano, riuscivano a essere indicatori o indicatrici di senso: era il percorso delle pluralità liberanti contrapposte alla singolarità agghiacciante! Tale percorso era spontaneo, appariva abbastanza chiaramente a molte di noi! (...) Riappropriarsi di quanto ci era stato negato senza più rinviare. (...) Vista oggi, la minigonna sembrerebbe un abito come tanti altri a seconda delle indicazioni stilistiche della moda. Prima era invece l'oltraggio delle donne a una morale che le voleva coperte e costumate; mostrare le gambe rientrava nelle fantastiche pratiche di riprendersi il corpo, nonostante certo femminismo l'avesse inserita nel simbolico maschile o nell'immaginario del maschio arrapato in quanto rispondente a esso. Le oltraggiose trans raccolsero l'invito immediatamente, ostentandola come simbolo della loro liberazione."
"Metafora perfetta e calzante, decostruita la parte maschile si ricostruisce quella femminile, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, questo è il movimento! (...) Il senso di libertà e liberazione che dava vestirsi secondo quel desiderio profondo era impagabile. (...) Il trucco sempre più nostro non era leggero, si vedeva e non si vedeva, ma rincarato nella dose diventando esagerazione, riappropriazione. Grazie anche all'urlo punk che arrivava da oltremanica, si osava nelle forme, nei colori, nei modi, nella provocazione. Si ostentava l'ostentabile e questo ci divertiva da matte! (...) Le trans entravano in scena con i colori di guerra, esattamente con tutto l'armamentario che da sempre gli era stato vietato. Del resto l'autogestione e l'autocoscienza servivano esattamente a quello: a essere se stesse."
"è qui obbligatorio un appunto sul vocabolario e su termini quali equivoco, malfamato, squallido, vizio, da me usati che potrebbero apparire stigmatizzanti. L'ordine del discorso - quello contro di noi, per capirsi - li usava abitualmente come sostituti del nostro nome e noi, rispondendo pari pari, ne capovolgevamo ironicamente il senso, in maniera provocatoria."
"Il disconoscimento della propria identità era e resta, per Massimina come per altre, la secondo morte, quella della loro memoria.
Le famiglie, quando esistevano, cercavano di nascondere la vergogna così che funerali, cerimonie, tumulazione avvenivano in gran segreto tra pochi intimi, frettolosamente manomesse nell'estetica per nascondere il percorso di vita. Là dove lo scempio non era compiuto dalle famiglie, ci pensava la burocrazia che, partendo da quanto scritto sul documento, annullava ogni possibile traccia di favolosità. Ne ho viste tante distese nella bara "travestite" da uomini, senza alcuna traccia dei loro sudati percorsi, cancellati con assurda violenza nella sfida finale. Spesso mi vengono in mente volti e storie di tutte quelle che ci hanno lasciato di cui non resta che un vago ricordo, perdute, polverizzate nella nuda terra.
Di loro non si sa più nulla, sospese nel limbo grigio della negazione, da qualche parte nel mondo, in un cimitero, sperdute tra milioni di loculi metropolitani, con vecchie foto, surreali, riconosciute da pochi, sconosciute a se stesse, il nome di nascita stampato sul marmo freddo, chi potrà mai riconoscerle? (...) L'ultima in ordine cronologico è la Franca, morta l'estate scorsa all'età di 56 anni. Dopo decenni di transizione i familiari si sono presi la grande rivincita, apponendo sulla bara la sua foto da militare. è vergognoso come la morale del "rimettere i peccati" o "coprire lo scandalo" operi come grande neutralizzatore di esperienze meravigliose."
"Le tenebre rappresentavano il dionisiaco proibito alle masse, mentre le trans, come sacerdotesse che incarnavano quella dimensione, la gestivano donandola, si fa per dire, a chi la ricercava. Come personaggi mitologici o fiabeschi al sorgere del sole prima che l'incantesimo finisse, le signore si ritiravano nelle selve. Gli archetipi del giorno e della notte apparivano chiari, così come il simbolico a essi associato. (...) La notte era nostra, ci era concessa. La notte era riservata ai non conformi, dimensione conosciuta e riconosciuta: a essa si pensava nell'accezione del proibito, del vietato, dell'insidioso. Quella dimensione si snodava attraverso i non luoghi, contrariamente a oggi soverchiante di luoghi, tutti riconosciuti, riconoscibili e riconducibili alla dimensione commerciale, dove dietro pagamento possono accedere tutti."
"Se allo specchio qualcosa cambia, dentro sono sempre uguale, sia la mattina che mi vesto da uomo, come di sera quando mi vesto da donna. Di giorno non vado in giro vestita da donna, sono cose che si fanno di sera, anzi di notte, quando sei più protetto dalle tenebre. La vita è strana, per molti le tenebre e la notte sono pericolose, insidiose, mentre per gente come me sono una protezione, chissà chi ha ragione! (...) Un conto è quanto vai a battere, lì vendi sesso, quindi devi mostrare, fare l'erotica, cercare di essere piacevole e attraente con questi uomini che ti vogliono in calze a rete, tacchi a spillo e giarrettiere che non sarebbero indicate per andare a fare la spesa alla mattina. Io dentro sono sempre la stessa persona, ma mi vedo diversa, di sera devo recitare, devo entrare in un personaggio, perché sto facendo un lavoro che mi porta a recitare (...) Se penso a tutti gli uomini che vengono con me la notte, che in gran parte sono sposati o fidanzati, comunque insospettabili, gente che con la scusa di scendere a comprare le sigarette o fare due passi per digerire, fa la scappata dalle travestite!"
"In quella dimensione non pensavamo mai e poi mai di poter accedere alla realtà della maggioranza, neanche ce ne fregava nulla. Non so dire se ce ne eravamo fatti una ragione, ma la rincorsa frenetica e sfrenata alla normalizzazione restava lontana ed estranea alle nostre esistente. A torto o a ragione, il perimetro del mondo trans era quello, non si concepiva né si immaginava di andare oltre quegli steccati."
"L'assenza di riconoscimento e di diritti non poteva che favorire un'illegalità diffusa, quasi scontata. (...) tutto quello che facevano le trans era illegale, e se non lo era lo diventava. Era la condizione che poneva e predisponeva al reato (...) Per molti anni si è usato dire "faccio la trans" per dire che ci si prostituiva. Erano talmente sovrapposte e intrecciate le due esperienze che inevitabilmente l'una rimandava all'altra. (...) Nell'esperienza trans la prostituzione era l'asse portante su cui poggiava l'esistenza, intorno alla quale ruotava tutto il resto. La prostituzione era lavoro, vocazione, spettacolo, dramma, mezzo e fine, rito, regola, segno. Era marchio di riconoscimento. Era luogo e tempo, nonostante restasse un non luogo inserito in tempi non riconosciuti. Per una trans l'esistenza senza la prostituzione non era pensabile."
"Era risaputo che le divine favolose, le trans più belle, erano tutte modellate dalla Ovociclina. All'interno della cerchia di amiche trans, filo donne e travestite, si tendeva ad essere favolose, desiderose di gestire, maneggiare e trasformare il nostro corpo, non tralasciando alcun particolare. Gli stili più che le mode si prestavano bene alle nostre tentazioni. Riuscivamo ad adattare il punk, il dark e altre sfumature estetiche alla nostra spasmodica ricerca. Nonostante i nostri guardaroba, l'infinità di trucchi, gioielli e accessori, qualcosa non tornava, o meglio, tornava spesso alla nostra attenzione e nei nostri discorsi: le cure ormonali."
Aggiungo questo approfondimento, tratto da "Travestirsi"
In alcune culture il travestitismo è stato quasi istituzionalizzato come un terzo sesso. Nelle tribù nordamericane del Dakota e della California i "berdaches" sono uomini vestiti da donna che svolgono le funzioni tradizionalmente attribuite al sesso femminile; non è possibile capire quale fosse precisamente l'identità sessuale dei travestiti, se fossero eterosessuali o transessuali latenti, oppure una modalità per utilizzare l'omosessualità come forza sociale. Comunque il loro ruolo era ben integrato; un caso raro rispetto alle altre culture, nelle quali i travestiti sono visti come segno di un cambiamento drammatico e terribile. Nelle religioni primitive gli sciamani, cioè coloro che comunicavano con la divinità durante le cerimonie erano vestiti da donne per rappresentare il grande potere della fertilità e della rinascita divina. L'iniziato era chiamato in sogno a diventare sciamano, a volte la sua vocazione emergeva attraverso il sorgere della follia o di una malattia grave. In ogni caso il futuro sciamano doveva rinascere prima di poter assumere il suo ruolo e per segnare tale rinascita indossava abiti femminili.
La doppia natura, l'androginia, la coesistenza dei due sessi rappresentava uno stato di potere che innalzava l'uomo alla divinità.
L'idea che la sapienza comporti una specie di seconda vista, o vista interiore, è diffusa fra le culture sciamaniche ed è spesso associata con la perdita della vista normale. Nella mitologia greca, Tiresia possedeva una natura sciamanica completa perché era stato sia uomo che donna. [...] In Giappone la possessione sciamanica nelle donne è un fenomeno ancora presente, pur diluito nello Shintoismo. La tendenza allo Sciamanismo Femminile è più forte in Corea, dove tutti gli Sciamani sono donne, tranne una minoranza di uomini che vestono abiti femminili.
Allo sciamano accade di unire simbolicamente i due sessi: il suo costume è ornato di simboli femminili e in certi casi si sforza di imitare il comportamento delle donne. Ma conosciamo esempi di sciamanismo in cui la bisessualità è attestata ritualmente, dunque concretamente: lo sciamano si comporta come una donna, si veste con abiti femminili, talvolta prende persino marito. Questa bisessualità o asessualità rituale è ritenuta essere un segno di spiritualità, di commercio con gli Dei e gli spiriti, e nel contempo una fonte di sacrale potenza (Mircea Eliade)
La valorizzazione dell'androginia originaria, fondamentale dell'essere umano, frequente nei "riti di passaggio", nel corso dei quali il principio femminile viene affermato nel candidato nel momento stesso in cui sta per spogliarsene, è associata da tutte le tradizioni alla conquista di poteri che oltrepassano la condizione comune e perciò la separazione dei sessi. Lo sciamano deriva i suoi doni dall'Albero Cosmico, che per natura è ermafrodito, come lo sono gli Dei creatori, i quali possiedono la sessualità totale e quindi l'integrità di un potere ancora indiviso (Jacques Brosse)
PETIZIONE da firmare: insegnante licenziata perché trans:
https://www.change.org/p/licenziamento-ingiusto-e-scorretto-forse-discriminazione-di-genere
APPROFONDIMENTO: EDUCAZIONE SESSUALE E GENERE
Info tratte da
"Nessuno mi ha mai insegnato come fare sesso protetto. A scuola ho assistito a qualche lezione di educazione sanitaria in cui si trattava anche di preservativi e si accennava a un sacco di malattie spaventose che potevo prendermi facendo la cosa sbagliata con la persona sbagliata, ma nessuno mi ha mai detto cosa fare se non facevo sesso con un ragazzo. Non sapevo assolutamente se dovevo prendere precauzioni e se sì quali. I miei genitori hanno saputo che ero omosessuale quando ero già sessualmente attiva e non credo che abbiano mai preso in considerazione la possibilità di parlare di sesso protetto gay.
Innanzitutto mia madre non voleva che io lo fossi e quindi non poteva certo essere una fonte di informazioni. Ho avuto la fortuna di superare indenne quegli anni di beata ignoranza, ma se avessi saputo come proteggermi le mie decisioni sarebbero state di sicuro diverse e più consapevoli" (Kristin)
Certi genitori sono molto nervosi quando si parla di "parlare di sesso con i figli", nella convinzione errata che se eviteranno l'argomento i figli non faranno sesso. Invece è essenziale parlare di sesso con i figli, per dar loro gli strumenti per capirlo ed evitare rischi, piuttosto che farlo alla cieca.
La maggior parte delle scuole non ha le competenze necessarie per farlo, soprattutto quando si parla di sesso non eterosessuale.
Se vi sentite troppo imbarazzati o è vostro figlio ad esserlo, potete scrivere tutte le spiegazioni e raccomandazioni sul sesso sicuro per mail; l'argomento sesso non deve essere una conferenza tenuta al tavolo, a pranzo!
L'ABC DEL SESSO SICURO
1) Le infezioni sessualmente trasmesse sono analoghe alle malattie sessualmente trasmissibili. Entrambi si riferiscono a malattie che si trasmettono tramite rapporti sessuali vaginali, anali, orali. Non importa chi faccia sesso con chi, ma cosa entra in contatto con cosa.
Ogni pratica comporta rischi: la masturbazione reciproca, la condivisione di sex toys, il sesso orale, anale, vaginale.
Le infezioni sessualmente trasmissibili sono di quattro tipi:
A) infezioni batteriche: clamidia, gonorrea, uretrite non gonococcica, sifilide
B) infezioni virali: herpes simplex virus, papilloma virus, epatite virale, HIV
C) infezioni protozoiche: tricomoniasi
D) infezioni parassitarie: piattole, scabbia
Alcune malattie possono provocare lesioni genitali o tumori.
Si trasmettono attraverso il contatto epidemico, i fluidi corporei, le piaghe infette.
Anche col sesso orale si possono contrarre gonorrea, herpes e altre infezioni del cavo orale. L'anilingus (sesso orale praticato nella zona anale) può incrementare il rischio di epatite e di varie infezioni gastrointestinali.
IL GENERE
Il genere è una tra le questioni più complesse del processo di conoscenza di sé. Alla nascita a ciascuno di noi viene assegnato un genere in base all'apparato genitale. Qualcuno valutando la nostra anatomia ci dichiara maschi o femmine. Crescendo riceviamo continuamente sollecitazioni attinenti al genere che ci è stato attribuito e le facciamo nostro in modo più o meno consapevole. Musica, giornali, programmi televisivi, riviste, giocattoli, moda, pubblicità ci indicano tutti cosa dovrebbe significare essere un uomo o una donna. L'infanzia è colorata di rosa e di azzurro e gli studi mostrano che durante la gravidanza le gestanti parlano alla propria pancia in modo diverso a secondo che aspettino un maschio o una femmina.
Vi sono persone che sono perfettamente a loro agio nel genere assegnato alla nascita, mentre altre sentono di non corrispondergli. L'identità di genere descrive la relazione soggettiva di un individuo con il proprio genere. A questo mondo ognuno di noi si pone domande riguardo al proprio genere, anche se nella maggior parte dei casi questo corrisponde alle aspettative sociali. Forse il genere che vi è stato assegnato vi calza a pennello e in questo caso siete una persona cisgender.
Altre persone potrebbero avere un rapporto diverso col genere che gli è stato attribuito o ritengono che essere stati etichettati in base al proprio apparato genitale non esprima in pieno e con accuratezza la sua identità; possono anche pensare che il loro apparato genitale sia irrilevante rispetto all'identità di genere e che questa si fondi su altri fattori.
Se un figlio si interroga sulla sua identità di genere significa che probabilmente non si riconosce in quella che gli è stata assegnata alla nascita.
Se siete genitori, fate del vostro meglio per sostenerlo. L'esperienza di conoscere se stessi è diversa per ognuno di noi, e interrogarsi su una materia complessa come l'identità di genere può essere più facile se si è circondati da persone disposte all'ascolto.
Per persone transgender può essere stressante sentirsi chiamare con un nome o pronome che non corrisponde alla loro identità. Zak, transessuale di 23 anni, riporta la sua esperienza dicendo che è una sensazione strana vedersi in un certo modo e constatare che il mondo rifiuta di adeguarsi. Descrive la sensazione di sentirsi chiamare con il nome o il pronome sbagliati come una sensazione di rifiuto, dicendo "era come se dicessero "Non mi importa di ciò che mi hai detto o di cosa preferisci. Non starò ad ascoltarti. I tuoi sentimenti non sono importanti".
Zak testimonia che quando le persone usano il suo nome o il pronome corretto si sente davvero un essere umano: "è un piccolo segno di incoraggiamento, un assenso linguistico che significa davvero molto per una persona trans."
Aggiornamenti (febbraio 2020): pdf molto utile da visionare
https://mit-italia.it/wp-content/uploads/2020/02/Piattaforma-MIT_Rev1.pdf
Video consigliato: https://www.facebook.com/mit.italia/videos/3935628773125434/
Scritto illuminante: https://www.facebook.com/Associazione.Libellula/
L'AUTODETERMINAZIONE DEL GENERE COME DIRITTO UMANO
L'autodeterminazione di genere è innanzitutto il nostro strumento per combattere la psichiatrizzazione e la giudiziarizzazione che sono i meccanismi di controllo e repressione dello Stato sui nostri corpi e sulla nostra identità di genere dissidente.
La nostra esperienza identitaria non è accettata perché non " conforme " alle regole binarie e normative di genere e riproduzione, e ciò è possibile spiegarlo a partire dalle chiavi della "biopolitica". Non è un compito complesso il riconoscere che dalle forme di controllo sugli individui, soggettività e corpi nell'ambito delle politiche di "disciplina" (Michel Foucault) che restano soggetti, le persone transgenere e intersessuali e che sono soggetti a pratiche di aggressioni fisiche e psicologiche strutturalmente legittimate. Mettendo le persone trans* come soggetti con pieni diritti, come oggetto di protezione legale e permettendo loro di affermare la loro autodeterminazione di genere, si genera un questionamento sul modo in cui determinate strutture di potere riescono a stabilire e organizzare le relazioni di convivenza dei cittadini transgeneri.
Chi pratica la patologizzazione per conto dello Stato attraverso la diagnosi/cura patologizzante ( meccanismo/dispositivo di potere ) della mente/corpo affinché venga normalizzata e meglio " accettata " in
chiave binaria (maschile/femminile) l'identità transgenere e l'intersessualità corrobora inequivocabilmente alla violazione dei diritti umani. Questa pratica normativa arbitraria è stata già condannata a più riprese da diversi organismi internazionali che si occupano di promuovere la tutela dei diritti umani. Si evince dunque, che insistere in praticare questo tipo di approccio (patologizzante/medicalizzante) è chiaramente e senza ombra di dubbio, una evidente connivenza con questa violazione dei diritti umani.
Concepire l'autodeterminazione come elemento fondamentale nella configurazione legale di un diritto, significa proporre un'altra forma da cui siamo definiti, ci avvicina a una configurazione legale di identità ed espressione di genere che si avvicina all'agenda dei diritti fondamentali dell'Unione Europea mentre sono legalmente garantite, le varie forme e gli itinerari possibili in cui gli esseri umani sono costituiti e definiti oltre i nostri organi genitali esterni. Ci fa anche partecipare alla costruzione di un diritto plurale che è vicino ai bisogni, che decide di abbandonare la politica che ha messo a tacere le voci trans*; perché il collettivo trans* non è omogeneo e quindi non dovrebbe rimanere soggetto ad un modello di identità arcaico e patologizzante/psichiatrizzante per l'esercizio dei loro diritti umani
AGGIORNAMENTO: una vicenda tristissima di transfobia: una giovane trans, morta di leucemia, è stata rifiutata dai familiari e quando è deceduta, hanno pensato di far uscire il necrologio negandole l'identità femminile e chiamandola con termini al maschile
https://www.thesocialpost.it/2020/04/22/vladimir-luxuria-transgender-morta/
https://www.facebook.com/spaziobiancoaids/posts/2754849514637042
https://www.tpi.it/cronaca/alessia-transgender-muore-sola-leucemia-storia-20200419588339/
https://www.gay.it/donne/news/alessia-transgender-morta-leucemia-vladimir-luxuria
https://www.ilfattovesuviano.it/2020/04/alessia-da-pompei-trans-morta-a-30-anni-di-leucemia-abbandonata-dalla-famiglia/
Aggiornamento: qui trovate una riflessione sulla "femme-fobia": https://intervistemetal.blogspot.com/2020/08/la-femme-fobia-si-puo-essere-misogini.html
http://www.wikipink.org/index.php/Alfredo_Ormando) persone a cui viene negato un funerale (https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/san-francisco-trans-si-suicida-a-22-anni-e-la-famiglia-non-reclama-il-corpo-raccolta-fondi-per-funerali_3153011-201802a.shtml) persone a cui viene gettata addosso la benzina in raid punitivi (https://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/stallavena-verona-coppia-gay-benzina-2928631/), persone che vengono insultate da mattina a sera, continuamente, trattate come "pervertiti, sottospecie di umani, peccatori, l'ira di dio è su di voi, dovete essere tutti bruciati" (https://video.repubblica.it/cronaca/congresso-famiglie-verona-gli-omosessuali-vanno-curati-senno-per-loro-c-e-l-inferno/330796/331393
https://www.nonegrindr.it/2019/01/19/kurt-pancheri/
persone segregate in lager e lobotomizzate come avveniva nelle dittature ultracattoliche di estrema destra (Salazar, Ustascia, Germania nazista… https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/27/omocausto-sterminio-dimenticato/187019/)
e nei contesti islamici (Cecenia https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/cecenia-informazioni-utili-sul-regime.html
Brunei https://www.ultimavoce.it/brunei-pena-di-morte-per-omosessuali/)
e psichiatrici (https://www.panorama.it/news/esteri/viaggio-tra-gli-istituti-di-riabilitazione-per-gay/), chi nega queste cose è COMPLICE OMERTOSO degli aguzzini.
Queste vicende succedono non solo perché dei degenerati sadici e strafottenti, dittatoriali e tiranni, pensano di avere il diritto di insultare, picchiare e uccidere chiunque non sia come loro, ma anche perché tanta, troppa gente "tutto intorno" fa finta di niente, non si interessa, sta zitta.
Qui di seguito, qualche link di "ordinaria discriminazione quotidiana contro i gay"
https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/07/21/news/roma_ristorante_offende_coppia_gay_sullo_scontrino_scritte_omofobe-202330530/
http://www.gaynews.it/2018/06/30/san-donato-milanese-17enne-gay-bullizzato-classe-i-froci-devono-bruciare-tutti-dirigente-scolastica-sanzionato-docente/
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/09/13/niente-case-per-i-gay-basta-un-filtro-e-le-possibilita-di-affitto-si-r/39405/
https://www.gay.it/attualita/news/bacio-gay-spiaggia-omofobia
http://www.casertanews.it/attualita/affitto-casa-coppia-gay-sant-arpino.html
https://www.lezpop.it/gay-no-affitto-casa-veronese/
https://www.bitchyf.it/lecce-casa-gay/
Cyberbullismo contro un uomo omosessuale, minacciato da cristiani e gente di estrema destra:
https://www.gaynews.it/primo-piano/item/1191-minacce-luca-paladini-sentinelli-milano-frocio-pederasta-dento-ingoiare-fascisti.html
Omofobia cattolica spacciata per "medicina":
https://gayburg.blogspot.com/search/label/silvana%20de%20mari
N.B: Qui trovate un articolo che vuole essere un punto di partenza per una riflessione spirituale inclusiva di omosessuali e trans: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/politeismowicca-inclusiva-per-la.html
Altro articolo utile per riflettere:
https://www.istitutobeck.com/omofobia-interiorizzata-omosessuale
***
Info tratte da
Porpora recupera l'epica trans delle origini per rivendicare il percorso straordinario di persone perseguitate, violentate, ferite nella loro dignità umana, che hanno avuto la forza di incrinare la narrazione dominante che fa della transessualità una dimensione patologica, raccontando un'esperienza di vita unica.
Che rifugge anche i tentativi di normalizzazione dell'epoca postmoderna.
Altri libri dell'Autrice: AntoloGaia (2015), Tra le rose e le viole (2002), Favolose Narranti. Storie di transessuali (2008), Elementi di critica trans (2010)
Uno stralcio, dal retrocopertina:
"Se ti battezzano come disforica è chiaro che disforicamente ti costruisci, se ti definiscono patologica è chiaro che come malata ti muovi, se ti considerano criminale, depravata, degenerata non potevamo essere sante, tantomeno diventarlo, benché oggi tra molte consorelle l'aspirazione più diffusa sembra sia diventata quella di essere o di sentirsi normali. Io sono una persona normale, si precisa, ripetendolo affannosamente a un mondo la cui unica monolitica normalità resta esclusivamente la propria, ma sembra che tutto questo non sia chiaro. Proporrei di farcene una ragione, per vivere più tranquillamente senza affanni da perfezione. Essere non normali lo trovo più agibile, pratico, coerente se di coerenza si può parlare. Eviterei anche la parola diversi, perché essa presuppone l'altro da sé, quello non diverso, quindi uguale, quindi normale. Sarebbe come svilire, privare di senso le tantissime meravigliose creature che negli anni ho incontrato, svuotandole della loro splendente dignità."
Dalla Presentazione
"Gli anni Settanta e tutta la loro favolosità con AntoloGaia, gli Ottanta con L'aurora delle trans cattive: il mio attraversamento del\nel mondo trans. I ricordi a volte lucidi, altre più sfocati, le testimonianze, i documenti, i riferimenti storici e tante, tantissime emozioni che hanno segnato e continuano a segnare la mia vita. Il mondo delle trans cattive, perché tali eravamo considerate e tali ci sentivamo. Lontane e fuori dalle logiche normalizzanti, quel mondo difficile di coloro che hanno aperto brecce fondamentali nel percorso di emancipazione e liberazione. La nostra vita, le nostre azioni, i nostri gesti pagati a caro prezzo perché nulla ci veniva regalato, tantomeno concesso."
Dalla Prefazione
"La storia vissuta e narrata da Porpora è emblematica. Essa si situa infatti sul crinale di una svolta radicale che caratterizza tutta la storia trans in Italia: il passaggio dal contesto di profonda precarietà ma anche di vivace sperimentazione vissuto dalle persone trans - a causa della totale mancanza delle "parole per dirsi e definirsi" - fino alla conquista del riconoscimento istituzionale dell'esperienza trans stessa e la sua successiva medicalizzazione."
"Siamo d'accordo con Sandy Stone: è difficile generare un contro-discorso quando si è programmati per scomparire."
GLI STRALCI Più BELLI
"Provando a mettere insieme i tasselli del mosaico, a riprendere un filo del discorso, "il filo" del discorso, quello favolosamente trans, faccio un'immersione profonda nei miei ricordi e nella fantasia con cui usavo rivestire i miei sogni. Cercavo di decodificarli ma non era semplice, collocavo persone e situazioni in un orizzonte, quello di un bambino prima, di un adolescente poi, tutto in divenire.
Un orizzonte che andava ricostruito poiché la sua linea di confine divideva molto schematicamente il rosa dal celeste, gli unici colori entro i quali si poteva osservare o vedere, collocare persone, situazioni, immagini. In quell'orizzonte piatto erano tante e troppe le cose che mi sfuggivano, che non rientravano in una logica di senso che potesse chiarirmi cosa esattamente stavo osservando, cosa stavo vivendo. Come la madreperla prodotta dall'ostrica per ammorbidire i graffianti granelli di sabbia, i miei pensieri, i sogni, i desideri producevano abbondanti quantità di fantasia necessarie a rivestire quell'orizzonte piatto.
Dalle mie prime visioni di personaggi ed esperienze - poco o affatto decodificabili a oggi - sono passati oltre cinquant'anni, un periodo di tempo in cui sono successe tante cose, alcune belle altre meno, ma su tutto sono prevalse la capacità e la possibilità di riprendere il filo del discorso. La definisco coscienza, coscienza critica, coscienza costruttiva di senso, significato, valore. Una coscienza che pone domande, riflessioni che richiedono interpretazioni, come la madreperla, che produce anticorpi. Gli anticorpi - oggi decisamente più sviluppati - all'inizio del mio lungo cammino erano ancora sperimentali, inefficaci (...) Nascere e crescere in un sistema come quello occidentale o accidentale sarebbe meglio dire, significa vedersi e riferirsi esclusivamente a uomini e donne, liquidando tutte le sfumature, che oggi si chiamano varianze, come scarti. (...) Il primo incontro con una trans, anzi due, fu alla fine degli anni Sessanta (...) nella vecchia Upim di via Duomo (...) una delle pesanti porte a vetro si spalancò come fosse una piuma, sotto la spinta leggiadra di due strane fanciulle che entrando nel magazzino salutarono gli astanti con voce alta e divertita... "Buongiorno... siamo le stelle del varietà" (...) Non esistevano le coordinate per inserire quelle due persone che avevo davanti in un discorso logico, poiché non rientravano nella logica comune, quella socialmente e culturalmente condivisa, non rientravano in un senso e in un significato dei modelli imperanti. Non solo per me che ero bambino, ma per la gran parte della gente che era chiamata a darsi delle risposte che non erano assolutamente scontate. Siccome il registro narrativo non le contemplava, non le nominava, bisognava effettuare un'operazione ardua e semanticamente complicata per inserire quelle due persone, come tante altre, in un quadro di vita da cui erano state storicamente tenute fuori."
"Oltre agli strumenti utili alla comprensione, dal vocabolario comune mancavano e mancano tuttora le parole per dire o per dirsi.
Termini come transessuale, transgender, varianza di genere, "incongruenza", disforia e euforia (...) Se ti battezzano come disforica è chiaro che disforicamente ti costruisci, se ti definiscono patologica è chiaro che come malata ti muovi, se ti considerano criminale, depravata, degenerata non potevamo essere sante, tantomeno diventarlo. (...) Era un mondo materiale, fin troppo materiale a confronto dell'indistinto virtuale contemporaneo, quando il corpo e la sua fisicità mantenevano una particolare centratura, una necessaria essenzialità, nel bene e nel male, perché il corpo, quello trans specialmente, era negato, vietato, perseguitato. Su quel corpo negato, le legittime proprietarie sperimentavano, producevano saperi, conoscenza e liberazione (...) Era corpo produttivo di senso e di significato, era un corpo significante sul quale e col quale si collaudavano sensazionali forme di fisicità, sessualità e sensualità che, uscite dalle gabbie secolari, gioivano favolose. Si ricercava, si sperimentava un nuovo modo di essere corpo, attraverso la riappropriazione del proprio, che smetteva di essere riproduttore di logiche altre ed estranianti, avviando la costruzione di benessere. Stare bene con il proprio corpo. Realizzare, rendere possibile il corpo sognato. Quel corpo che si stava liberando, che si era liberato costruendo transiti possibili, oggi sembra rientrare in gabbie meno visibili ma non per questo meno rigide di controllo.
Oggi, in una comunità trans decuplicata rispetto a prima, sono tante, direi troppe, le persone che, come le termiti, costruiscono muri e fortezze intorno a sé.
Insistendo con enfasi sulla definizione di corpo sbagliato lo medicalizzano, rendendolo patologico. Si tratta di un processo lento e subdolo di ridefinizione e risignificazione di quella fisicità che si era liberata finalmente dai mille legacci.
Tutto il discorso sembra ruotare intorno all'errore da correggere, dimenticando che l'artefice o la causa di quello sbaglio è il sistema.
Lo sbaglio non è fisico ma culturale.
Troppo spesso sento declinare la parola "normale" da coloro che da quella stessa declinazione sono stati storicamente esclusi. Il voler essere normali - che coincide pari pari con l'essere normati - tende a un'integrazione irrealizzabile, almeno nei termini di uomo-donna, e in termini di ruoli che sono sostanzialmente riproduttori del sistema binario rigido esclusivo quale è quello vigente."
"A guardare bene, quello di cui si veniva privati era la vita stessa con i suoi piacere, le sue emozioni, i desideri e riprendersela valeva il prezzo. Comunque andasse si era fuori dai percorsi normali e normati, nulla da perdere per poter prendere tutto quanto possibile.
Dall'altra sponda, quella della triste normalità, si osservava a distanza e si disprezzava quel mondo di pervertiti e degenerati. Siccome il codice dell'ipocrisia borghese è costruito sul "si fa ma non si dice", il bello restava inespresso, è quello a cui molti aspirano, ma che non va detto: il più divertente, gustoso, stuzzicante. Riconoscere come positiva la parte normalmente disprezzata significava riconoscere il marcio, come lo definiscono loro, al proprio interno, nelle famiglie, in ogni ambiente e in ogni ceto. Come spiegare altrimenti la folla di intrepidi avventori che, calate le tenebre, si mettevano in moto alla ricerca smaniosa di piacere, raffinatezze, originalità e novità per meglio sopportare quella straziante noia a cui dovevano sottostare (...) Direi che la vita stessa per una trans era reato, per il solo fatto di esserci."
"Il travestimento era di per sé oltraggio e provocazione (...) era la minigonna il mito e la meta che doveva essere sfoggiata all'aperto, in pubblico, appunto. (...) Il tacco, per noi trans, aggiunse favolosità, sugellando l'entrata in scena.
I miti sopravvivevano, riuscivano a essere indicatori o indicatrici di senso: era il percorso delle pluralità liberanti contrapposte alla singolarità agghiacciante! Tale percorso era spontaneo, appariva abbastanza chiaramente a molte di noi! (...) Riappropriarsi di quanto ci era stato negato senza più rinviare. (...) Vista oggi, la minigonna sembrerebbe un abito come tanti altri a seconda delle indicazioni stilistiche della moda. Prima era invece l'oltraggio delle donne a una morale che le voleva coperte e costumate; mostrare le gambe rientrava nelle fantastiche pratiche di riprendersi il corpo, nonostante certo femminismo l'avesse inserita nel simbolico maschile o nell'immaginario del maschio arrapato in quanto rispondente a esso. Le oltraggiose trans raccolsero l'invito immediatamente, ostentandola come simbolo della loro liberazione."
"Metafora perfetta e calzante, decostruita la parte maschile si ricostruisce quella femminile, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, questo è il movimento! (...) Il senso di libertà e liberazione che dava vestirsi secondo quel desiderio profondo era impagabile. (...) Il trucco sempre più nostro non era leggero, si vedeva e non si vedeva, ma rincarato nella dose diventando esagerazione, riappropriazione. Grazie anche all'urlo punk che arrivava da oltremanica, si osava nelle forme, nei colori, nei modi, nella provocazione. Si ostentava l'ostentabile e questo ci divertiva da matte! (...) Le trans entravano in scena con i colori di guerra, esattamente con tutto l'armamentario che da sempre gli era stato vietato. Del resto l'autogestione e l'autocoscienza servivano esattamente a quello: a essere se stesse."
"è qui obbligatorio un appunto sul vocabolario e su termini quali equivoco, malfamato, squallido, vizio, da me usati che potrebbero apparire stigmatizzanti. L'ordine del discorso - quello contro di noi, per capirsi - li usava abitualmente come sostituti del nostro nome e noi, rispondendo pari pari, ne capovolgevamo ironicamente il senso, in maniera provocatoria."
"Il disconoscimento della propria identità era e resta, per Massimina come per altre, la secondo morte, quella della loro memoria.
Le famiglie, quando esistevano, cercavano di nascondere la vergogna così che funerali, cerimonie, tumulazione avvenivano in gran segreto tra pochi intimi, frettolosamente manomesse nell'estetica per nascondere il percorso di vita. Là dove lo scempio non era compiuto dalle famiglie, ci pensava la burocrazia che, partendo da quanto scritto sul documento, annullava ogni possibile traccia di favolosità. Ne ho viste tante distese nella bara "travestite" da uomini, senza alcuna traccia dei loro sudati percorsi, cancellati con assurda violenza nella sfida finale. Spesso mi vengono in mente volti e storie di tutte quelle che ci hanno lasciato di cui non resta che un vago ricordo, perdute, polverizzate nella nuda terra.
Di loro non si sa più nulla, sospese nel limbo grigio della negazione, da qualche parte nel mondo, in un cimitero, sperdute tra milioni di loculi metropolitani, con vecchie foto, surreali, riconosciute da pochi, sconosciute a se stesse, il nome di nascita stampato sul marmo freddo, chi potrà mai riconoscerle? (...) L'ultima in ordine cronologico è la Franca, morta l'estate scorsa all'età di 56 anni. Dopo decenni di transizione i familiari si sono presi la grande rivincita, apponendo sulla bara la sua foto da militare. è vergognoso come la morale del "rimettere i peccati" o "coprire lo scandalo" operi come grande neutralizzatore di esperienze meravigliose."
"Le tenebre rappresentavano il dionisiaco proibito alle masse, mentre le trans, come sacerdotesse che incarnavano quella dimensione, la gestivano donandola, si fa per dire, a chi la ricercava. Come personaggi mitologici o fiabeschi al sorgere del sole prima che l'incantesimo finisse, le signore si ritiravano nelle selve. Gli archetipi del giorno e della notte apparivano chiari, così come il simbolico a essi associato. (...) La notte era nostra, ci era concessa. La notte era riservata ai non conformi, dimensione conosciuta e riconosciuta: a essa si pensava nell'accezione del proibito, del vietato, dell'insidioso. Quella dimensione si snodava attraverso i non luoghi, contrariamente a oggi soverchiante di luoghi, tutti riconosciuti, riconoscibili e riconducibili alla dimensione commerciale, dove dietro pagamento possono accedere tutti."
"Se allo specchio qualcosa cambia, dentro sono sempre uguale, sia la mattina che mi vesto da uomo, come di sera quando mi vesto da donna. Di giorno non vado in giro vestita da donna, sono cose che si fanno di sera, anzi di notte, quando sei più protetto dalle tenebre. La vita è strana, per molti le tenebre e la notte sono pericolose, insidiose, mentre per gente come me sono una protezione, chissà chi ha ragione! (...) Un conto è quanto vai a battere, lì vendi sesso, quindi devi mostrare, fare l'erotica, cercare di essere piacevole e attraente con questi uomini che ti vogliono in calze a rete, tacchi a spillo e giarrettiere che non sarebbero indicate per andare a fare la spesa alla mattina. Io dentro sono sempre la stessa persona, ma mi vedo diversa, di sera devo recitare, devo entrare in un personaggio, perché sto facendo un lavoro che mi porta a recitare (...) Se penso a tutti gli uomini che vengono con me la notte, che in gran parte sono sposati o fidanzati, comunque insospettabili, gente che con la scusa di scendere a comprare le sigarette o fare due passi per digerire, fa la scappata dalle travestite!"
"In quella dimensione non pensavamo mai e poi mai di poter accedere alla realtà della maggioranza, neanche ce ne fregava nulla. Non so dire se ce ne eravamo fatti una ragione, ma la rincorsa frenetica e sfrenata alla normalizzazione restava lontana ed estranea alle nostre esistente. A torto o a ragione, il perimetro del mondo trans era quello, non si concepiva né si immaginava di andare oltre quegli steccati."
"L'assenza di riconoscimento e di diritti non poteva che favorire un'illegalità diffusa, quasi scontata. (...) tutto quello che facevano le trans era illegale, e se non lo era lo diventava. Era la condizione che poneva e predisponeva al reato (...) Per molti anni si è usato dire "faccio la trans" per dire che ci si prostituiva. Erano talmente sovrapposte e intrecciate le due esperienze che inevitabilmente l'una rimandava all'altra. (...) Nell'esperienza trans la prostituzione era l'asse portante su cui poggiava l'esistenza, intorno alla quale ruotava tutto il resto. La prostituzione era lavoro, vocazione, spettacolo, dramma, mezzo e fine, rito, regola, segno. Era marchio di riconoscimento. Era luogo e tempo, nonostante restasse un non luogo inserito in tempi non riconosciuti. Per una trans l'esistenza senza la prostituzione non era pensabile."
"Era risaputo che le divine favolose, le trans più belle, erano tutte modellate dalla Ovociclina. All'interno della cerchia di amiche trans, filo donne e travestite, si tendeva ad essere favolose, desiderose di gestire, maneggiare e trasformare il nostro corpo, non tralasciando alcun particolare. Gli stili più che le mode si prestavano bene alle nostre tentazioni. Riuscivamo ad adattare il punk, il dark e altre sfumature estetiche alla nostra spasmodica ricerca. Nonostante i nostri guardaroba, l'infinità di trucchi, gioielli e accessori, qualcosa non tornava, o meglio, tornava spesso alla nostra attenzione e nei nostri discorsi: le cure ormonali."
Aggiungo questo approfondimento, tratto da "Travestirsi"
In alcune culture il travestitismo è stato quasi istituzionalizzato come un terzo sesso. Nelle tribù nordamericane del Dakota e della California i "berdaches" sono uomini vestiti da donna che svolgono le funzioni tradizionalmente attribuite al sesso femminile; non è possibile capire quale fosse precisamente l'identità sessuale dei travestiti, se fossero eterosessuali o transessuali latenti, oppure una modalità per utilizzare l'omosessualità come forza sociale. Comunque il loro ruolo era ben integrato; un caso raro rispetto alle altre culture, nelle quali i travestiti sono visti come segno di un cambiamento drammatico e terribile. Nelle religioni primitive gli sciamani, cioè coloro che comunicavano con la divinità durante le cerimonie erano vestiti da donne per rappresentare il grande potere della fertilità e della rinascita divina. L'iniziato era chiamato in sogno a diventare sciamano, a volte la sua vocazione emergeva attraverso il sorgere della follia o di una malattia grave. In ogni caso il futuro sciamano doveva rinascere prima di poter assumere il suo ruolo e per segnare tale rinascita indossava abiti femminili.
La doppia natura, l'androginia, la coesistenza dei due sessi rappresentava uno stato di potere che innalzava l'uomo alla divinità.
L'idea che la sapienza comporti una specie di seconda vista, o vista interiore, è diffusa fra le culture sciamaniche ed è spesso associata con la perdita della vista normale. Nella mitologia greca, Tiresia possedeva una natura sciamanica completa perché era stato sia uomo che donna. [...] In Giappone la possessione sciamanica nelle donne è un fenomeno ancora presente, pur diluito nello Shintoismo. La tendenza allo Sciamanismo Femminile è più forte in Corea, dove tutti gli Sciamani sono donne, tranne una minoranza di uomini che vestono abiti femminili.
Allo sciamano accade di unire simbolicamente i due sessi: il suo costume è ornato di simboli femminili e in certi casi si sforza di imitare il comportamento delle donne. Ma conosciamo esempi di sciamanismo in cui la bisessualità è attestata ritualmente, dunque concretamente: lo sciamano si comporta come una donna, si veste con abiti femminili, talvolta prende persino marito. Questa bisessualità o asessualità rituale è ritenuta essere un segno di spiritualità, di commercio con gli Dei e gli spiriti, e nel contempo una fonte di sacrale potenza (Mircea Eliade)
La valorizzazione dell'androginia originaria, fondamentale dell'essere umano, frequente nei "riti di passaggio", nel corso dei quali il principio femminile viene affermato nel candidato nel momento stesso in cui sta per spogliarsene, è associata da tutte le tradizioni alla conquista di poteri che oltrepassano la condizione comune e perciò la separazione dei sessi. Lo sciamano deriva i suoi doni dall'Albero Cosmico, che per natura è ermafrodito, come lo sono gli Dei creatori, i quali possiedono la sessualità totale e quindi l'integrità di un potere ancora indiviso (Jacques Brosse)
PETIZIONE da firmare: insegnante licenziata perché trans:
https://www.change.org/p/licenziamento-ingiusto-e-scorretto-forse-discriminazione-di-genere
APPROFONDIMENTO: EDUCAZIONE SESSUALE E GENERE
Info tratte da
"Nessuno mi ha mai insegnato come fare sesso protetto. A scuola ho assistito a qualche lezione di educazione sanitaria in cui si trattava anche di preservativi e si accennava a un sacco di malattie spaventose che potevo prendermi facendo la cosa sbagliata con la persona sbagliata, ma nessuno mi ha mai detto cosa fare se non facevo sesso con un ragazzo. Non sapevo assolutamente se dovevo prendere precauzioni e se sì quali. I miei genitori hanno saputo che ero omosessuale quando ero già sessualmente attiva e non credo che abbiano mai preso in considerazione la possibilità di parlare di sesso protetto gay.
Innanzitutto mia madre non voleva che io lo fossi e quindi non poteva certo essere una fonte di informazioni. Ho avuto la fortuna di superare indenne quegli anni di beata ignoranza, ma se avessi saputo come proteggermi le mie decisioni sarebbero state di sicuro diverse e più consapevoli" (Kristin)
Certi genitori sono molto nervosi quando si parla di "parlare di sesso con i figli", nella convinzione errata che se eviteranno l'argomento i figli non faranno sesso. Invece è essenziale parlare di sesso con i figli, per dar loro gli strumenti per capirlo ed evitare rischi, piuttosto che farlo alla cieca.
La maggior parte delle scuole non ha le competenze necessarie per farlo, soprattutto quando si parla di sesso non eterosessuale.
Se vi sentite troppo imbarazzati o è vostro figlio ad esserlo, potete scrivere tutte le spiegazioni e raccomandazioni sul sesso sicuro per mail; l'argomento sesso non deve essere una conferenza tenuta al tavolo, a pranzo!
L'ABC DEL SESSO SICURO
1) Le infezioni sessualmente trasmesse sono analoghe alle malattie sessualmente trasmissibili. Entrambi si riferiscono a malattie che si trasmettono tramite rapporti sessuali vaginali, anali, orali. Non importa chi faccia sesso con chi, ma cosa entra in contatto con cosa.
Ogni pratica comporta rischi: la masturbazione reciproca, la condivisione di sex toys, il sesso orale, anale, vaginale.
Le infezioni sessualmente trasmissibili sono di quattro tipi:
A) infezioni batteriche: clamidia, gonorrea, uretrite non gonococcica, sifilide
B) infezioni virali: herpes simplex virus, papilloma virus, epatite virale, HIV
C) infezioni protozoiche: tricomoniasi
D) infezioni parassitarie: piattole, scabbia
Alcune malattie possono provocare lesioni genitali o tumori.
Si trasmettono attraverso il contatto epidemico, i fluidi corporei, le piaghe infette.
Anche col sesso orale si possono contrarre gonorrea, herpes e altre infezioni del cavo orale. L'anilingus (sesso orale praticato nella zona anale) può incrementare il rischio di epatite e di varie infezioni gastrointestinali.
IL GENERE
Il genere è una tra le questioni più complesse del processo di conoscenza di sé. Alla nascita a ciascuno di noi viene assegnato un genere in base all'apparato genitale. Qualcuno valutando la nostra anatomia ci dichiara maschi o femmine. Crescendo riceviamo continuamente sollecitazioni attinenti al genere che ci è stato attribuito e le facciamo nostro in modo più o meno consapevole. Musica, giornali, programmi televisivi, riviste, giocattoli, moda, pubblicità ci indicano tutti cosa dovrebbe significare essere un uomo o una donna. L'infanzia è colorata di rosa e di azzurro e gli studi mostrano che durante la gravidanza le gestanti parlano alla propria pancia in modo diverso a secondo che aspettino un maschio o una femmina.
Vi sono persone che sono perfettamente a loro agio nel genere assegnato alla nascita, mentre altre sentono di non corrispondergli. L'identità di genere descrive la relazione soggettiva di un individuo con il proprio genere. A questo mondo ognuno di noi si pone domande riguardo al proprio genere, anche se nella maggior parte dei casi questo corrisponde alle aspettative sociali. Forse il genere che vi è stato assegnato vi calza a pennello e in questo caso siete una persona cisgender.
Altre persone potrebbero avere un rapporto diverso col genere che gli è stato attribuito o ritengono che essere stati etichettati in base al proprio apparato genitale non esprima in pieno e con accuratezza la sua identità; possono anche pensare che il loro apparato genitale sia irrilevante rispetto all'identità di genere e che questa si fondi su altri fattori.
Se un figlio si interroga sulla sua identità di genere significa che probabilmente non si riconosce in quella che gli è stata assegnata alla nascita.
Se siete genitori, fate del vostro meglio per sostenerlo. L'esperienza di conoscere se stessi è diversa per ognuno di noi, e interrogarsi su una materia complessa come l'identità di genere può essere più facile se si è circondati da persone disposte all'ascolto.
Per persone transgender può essere stressante sentirsi chiamare con un nome o pronome che non corrisponde alla loro identità. Zak, transessuale di 23 anni, riporta la sua esperienza dicendo che è una sensazione strana vedersi in un certo modo e constatare che il mondo rifiuta di adeguarsi. Descrive la sensazione di sentirsi chiamare con il nome o il pronome sbagliati come una sensazione di rifiuto, dicendo "era come se dicessero "Non mi importa di ciò che mi hai detto o di cosa preferisci. Non starò ad ascoltarti. I tuoi sentimenti non sono importanti".
Zak testimonia che quando le persone usano il suo nome o il pronome corretto si sente davvero un essere umano: "è un piccolo segno di incoraggiamento, un assenso linguistico che significa davvero molto per una persona trans."
Aggiornamenti (febbraio 2020): pdf molto utile da visionare
https://mit-italia.it/wp-content/uploads/2020/02/Piattaforma-MIT_Rev1.pdf
Video consigliato: https://www.facebook.com/mit.italia/videos/3935628773125434/
Scritto illuminante: https://www.facebook.com/Associazione.Libellula/
L'AUTODETERMINAZIONE DEL GENERE COME DIRITTO UMANO
L'autodeterminazione di genere è innanzitutto il nostro strumento per combattere la psichiatrizzazione e la giudiziarizzazione che sono i meccanismi di controllo e repressione dello Stato sui nostri corpi e sulla nostra identità di genere dissidente.
La nostra esperienza identitaria non è accettata perché non " conforme " alle regole binarie e normative di genere e riproduzione, e ciò è possibile spiegarlo a partire dalle chiavi della "biopolitica". Non è un compito complesso il riconoscere che dalle forme di controllo sugli individui, soggettività e corpi nell'ambito delle politiche di "disciplina" (Michel Foucault) che restano soggetti, le persone transgenere e intersessuali e che sono soggetti a pratiche di aggressioni fisiche e psicologiche strutturalmente legittimate. Mettendo le persone trans* come soggetti con pieni diritti, come oggetto di protezione legale e permettendo loro di affermare la loro autodeterminazione di genere, si genera un questionamento sul modo in cui determinate strutture di potere riescono a stabilire e organizzare le relazioni di convivenza dei cittadini transgeneri.
Chi pratica la patologizzazione per conto dello Stato attraverso la diagnosi/cura patologizzante ( meccanismo/dispositivo di potere ) della mente/corpo affinché venga normalizzata e meglio " accettata " in
chiave binaria (maschile/femminile) l'identità transgenere e l'intersessualità corrobora inequivocabilmente alla violazione dei diritti umani. Questa pratica normativa arbitraria è stata già condannata a più riprese da diversi organismi internazionali che si occupano di promuovere la tutela dei diritti umani. Si evince dunque, che insistere in praticare questo tipo di approccio (patologizzante/medicalizzante) è chiaramente e senza ombra di dubbio, una evidente connivenza con questa violazione dei diritti umani.
Concepire l'autodeterminazione come elemento fondamentale nella configurazione legale di un diritto, significa proporre un'altra forma da cui siamo definiti, ci avvicina a una configurazione legale di identità ed espressione di genere che si avvicina all'agenda dei diritti fondamentali dell'Unione Europea mentre sono legalmente garantite, le varie forme e gli itinerari possibili in cui gli esseri umani sono costituiti e definiti oltre i nostri organi genitali esterni. Ci fa anche partecipare alla costruzione di un diritto plurale che è vicino ai bisogni, che decide di abbandonare la politica che ha messo a tacere le voci trans*; perché il collettivo trans* non è omogeneo e quindi non dovrebbe rimanere soggetto ad un modello di identità arcaico e patologizzante/psichiatrizzante per l'esercizio dei loro diritti umani
AGGIORNAMENTO: una vicenda tristissima di transfobia: una giovane trans, morta di leucemia, è stata rifiutata dai familiari e quando è deceduta, hanno pensato di far uscire il necrologio negandole l'identità femminile e chiamandola con termini al maschile
https://www.thesocialpost.it/2020/04/22/vladimir-luxuria-transgender-morta/
https://www.facebook.com/spaziobiancoaids/posts/2754849514637042
https://www.tpi.it/cronaca/alessia-transgender-muore-sola-leucemia-storia-20200419588339/
https://www.gay.it/donne/news/alessia-transgender-morta-leucemia-vladimir-luxuria
https://www.ilfattovesuviano.it/2020/04/alessia-da-pompei-trans-morta-a-30-anni-di-leucemia-abbandonata-dalla-famiglia/
Aggiornamento: qui trovate una riflessione sulla "femme-fobia": https://intervistemetal.blogspot.com/2020/08/la-femme-fobia-si-puo-essere-misogini.html
Aggiornamento del 13 settembre 2020: un caso di violenza transfobica che ha portato alla morte di una giovane ragazza:
Altra donna trans ammazzata a coltellate (con i giornali che si ostinano ad usare il maschile!) https://www.facebook.com/gruppotrans/photos/a.1007627429358476/3595230483931478/?type=3&theater
Interviste molto interessanti: https://www.msn.com/it-it/video/verissimo/vladimir-luxuria-lintervista-integrale/vi-BB1beJSS?ocid=msedgntp
Altro approfondimento: https://firenze.repubblica.it/cronaca/2021/03/13/news/sandra_alvino_morte_diritti_transessuali_firenze_don_santoro_fortunato_talotta_chiesa-292084185/