Bullismo: alcune riflessioni


"Bullismo e Cyberbullismo rappresentano una forma estrema di degenerazione nel comportamento di alcuni bambini e ragazzi. Il bullo è un violento ma spesso dietro questo atteggiamento nasconde una grande fragilità: cerca l'affermazione attraverso l'uso della forza, pensando di compensare in questo modo sentimenti di inferiorità nei confronti degli altri. In una società come quella attuale, dove l'apparire ha più importanza dell'essere, l'amplificazione prodotta dal web e dai social network estremizza questi comportamenti, e la prodezza del bullo si trasforma in uno spettacolo con decine di migliaia di spettatori" (Nota di Lunaria: si pensi a quei video di violenza sessuale, oppure video di rapporti sessuali tra consenzienti, che poi vengono diffusi sui social network all'insaputa della persona o delle persone coinvolte)

Nota di Lunaria: io stessa ho subito (e ancora subisco) insulti e prese in giro che mi vengono gridate dietro anche per strada. In genere, chiunque, uomo o donna, esterni le sue preferenze estetiche musicali (punk, emo, gothic, metal ecc.) può venir insultato e spesso picchiato dai suoi coetanei o anche da gente più grande. In Inghilterra è stata approvata una legge che tutela le persone vittime di aggressioni e violenza a causa del loro aspetto fisico\estetico.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/07/regno-unito-sei-goth-emo-punk-o-metallaro-sei-protetto-dalla-violenza-per-legge/553831/
La legge è stata pensata dopo che una ragazza, Sophie Lancaster, è morta a seguito di un pestaggio (anche il suo ragazzo è stato picchiato, ma è sopravvissuto). 
http://intervistemetal.blogspot.com/2017/06/sophie-lancaster-un-caso-di-razzismo-e.html
I due giovani sono stati aggrediti da due coetanei e sono stati picchiati perché "avevano un look alternativo".





Io, negli anni Novanta, subivo spesso le minacce e gli insulti da parte di gruppettini di "gabber" (ragazzi\ragazze che ascoltavano la musica Hardcore) che prendevano di mira gli appassionati di rock, metal, punk ecc. Tuttavia, specifico che per quanto io abbia subito insulti e sfottò da parte dei ragazzini gabber negli anni Novanta (attualmente non se ne vedono più, e comunque, gli appassionati di musica Hardcore ormai hanno più di 30 anni) NON è VERO che tutti i gabber fossero violenti, drogati o alcoolizzati; due delle mie migliori amiche dell'epoca erano gabber. (https://intervistemetal.blogspot.com/2016/01/we-are-all-slaves-to-rave-unanalisi.html)
 
I primi studi relativi al bullismo e al mobbing risalgono al 1972: pioniere fu lo studioso Heinemann, anche se il termine "mobbing" (assediare, accerchiare, assalire in massa) venne usato anche da Konrad Lorenz, parlando del comportamento delle anatre selvatiche ai danni di un'altra anatra  allo scopo di allontanare il singolo che veniva percepito come minaccia: l'attacco era collettivo. Tuttavia per Lorenz l'aggressività era inevitabile (si accumulava in una certa quantità e andava sfogata; tale teoria è stata chiamata "appetenza") e come la fame comporta l'esigenza di nutrirsi, l'aggressività fa crescere il bisogno di combattere. L'aggressività viene vista come istinto di conservazione e serve a delimitare un territorio o ad individuare il più forte "capofamiglia". Da queste analisi hanno preso spunto anche studiosi come Olweus, estendendo il concetto di mobbing anche agli esseri umani (inclusi i bambini). Tuttavia, rispetto alle primissime analisi (più di trent'anni fa, quindi) attualmente è cambiato anche il modo di aggredire, sia quando gli aggressori sono maschi, sia quando sono femmine (mentre all'epoca dei primi studi, le femmine apparivano sempre come vittime). Una delle caratteristiche più lampanti del bullismo fatto da femmine, rispetto a quello maschile, è che le femmine preferiscono le aggressioni indirette (fare pettegolezzi, calunniare) o isolare un soggetto dal gruppo. Negli ultimi tempi si è studiato il bullismo correlandolo al suicidio giovanile. Si tenga presente però che in molte culture si riteneva che "i maltrattamenti fossero utili" perché servivano a diventare più forti e a crescere. è anche per questo motivo che i "riti di passaggio", in certe culture, prevedevano cruenti maltrattamenti e una volta finiti, i ragazzini che ne erano stati vittime venivano considerati "adulti". (Nota di Lunaria: sì, vedi per esempio il fenomeno delle mutilazioni genitali o di altre pratiche estetiche particolarmente cruente, tanto femminili quanto maschili, in voga nel contesto africano, polinesiano o aborigeno: mutilazioni della clitoride, cucitura delle grandi labbra, peni tagliati a metà, pelle incisa per formare particolare scarificazioni che ricordino la pelle del coccodrillo o altri motivi)


In Italia i primi studi risalgono al 1993, sulla base degli studi fatti dal norvegese Olweus. Mentre nei primi tempi il bullismo avveniva in spazi poco sorvegliati come cortili, corridoi, palestre o all'intervallo, negli ultimi tempi il bullismo è diventato cyberbullismo, e si svolge sul web. Molto spesso gli stessi adulti considerano il bullismo qualcosa di poco conto, come se fosse uno scherzo. Anche il "nonnismo" tipico delle forze armate, indicava dei comportamenti vessatori nei confronti dei "novizi" e veniva percepito come "utile". Adulti che sminuiscono atti di bullismo considerandoli "ragazzate" fanno aumentare l'omertà. Il bullismo si alimenta di paura e la genera a sua volta. Il bullo ha paura di essere considerato inferiore, la vittima ha paura di subire ritorsioni se si ribella; c'è poi la paura degli spettatori, che assistono al fatto, ma hanno paura di essere presi a loro volta di mira. In questo senso, il bullismo non è un fenomeno individuale, ma sociale.

Nota di Lunaria: ci si ricordi che molte aggressioni sono anche omofobe: si prende di mira e si picchia "il frocio, l'effemminato", cioè non solo omosessuali, ma anche eterosessuali che abbiano un look particolare o un tipo di comportamento giudicato "non virile"; vedi, per esempio, le aggressioni subite dai ragazzi emo, giudicati "checche" anche se molti di essi sono eterosessuali, ma, semplicemente, "non si comportano" come la massa dei loro coetanei più superficiali o cinici. Viceversa, una ragazzina corpulenta, che fa sport, che è attiva, viene giudicata "maschiaccio", "lesbica".
(http://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/discriminazioni-giuridiche-contro.html)

I modelli adottati per definire gli altri (anche tramite stereotipi) provengono o dalla famiglia o dall'ambiente circostante\mass media: per esempio, in società molto machiste, i maschi "veri" saranno quelli grandi e grossi, spavaldi, aggressivi; il peggior insulto sarà il termine "gay". In queste società non ci sarà niente di strano se alcuni ragazzi per mettere in mostra la loro virilità e pavoneggiarsi, stabiliranno rapporti di dominazione con ragazzi considerati "meno virili" di loro. Anche tra ragazze c'è competizione (anche se è meno basata sulla forza fisica): la "vera femmina" deve essere carina, vestita alla moda, quella che più piace ai ragazzi (meglio se sono quelli "bulli"). In questo modo, si creano gerarchie maschili e gerarchie femminili. Se per i bulli machisti il peggior insulto è "gay", per le ragazze il peggior insulto sarà "racchia", perché l'aspetto estetico "molto femminile" è il requisito fondamentale per sentirsi parte del gruppo delle femmine. Il bullismo al femminile in genere è poco basato sull'uso della forza fisica (anche se non sono mancati casi di pestaggi) e più incentrato su insulti, ridicolizzazioni, calunnie, "parlare alle spalle" contro un'altra ragazza, che, in questo modo, viene esclusa, ostracizzata, minata nella sua desiderabilità sociale, "fatta fuori" (se considerata una rivale in amore).
Non è da confondere "bullismo" con "vandalismo": il bullismo non implica sempre sfasciare oggetti o luoghi. I bulli maschi quasi sempre vengono visti come "modelli positivi", sono ben inseriti nella società e hanno buone capacità comunicative; vengono spesso visti come punti di riferimento; alcuni bulli sono essi stessi vittime di altri bulli e replicano quanto subito, altri sono bulli con difficoltà economiche-sociali, invidiosi degli altri: possono aggredire qualcuno per ottenere oggetti che non possono permettersi.
In genere, attorno al bullo agiscono anche dei gregari che aiutano il bullo.


Dal punto di vista letterario, quasi tutti ricordano personaggi come Franti,  che, nel romanzo "Cuore" di de Amicis, personifica il perfetto bullo:  "quando uno piange, egli ride\picchia il muratorino perché è piccolo\tormenta Crossi perché ha il braccio morto\schernisce Precossi\Provoca tutti i più deboli di lui e quando fa a pugni, s'inferocisce e tira a far male"



Oppure "Il Signore delle Mosche"



dove un gruppetto di ragazzini sopravvissuti ad un incidente, su un isola deserta, replica una gerarchia e tutti i meccanismi di inclusione ed esclusione dal gruppo, regredendo ad uno stato primitivo. All'autore l'idea per il romanzo venne in seguito all'aver osservato, in una scuola, una rissa in una classe di alunni lasciata senza insegnante. (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/lutopia-sociopoliica-in-orwell-golding.html)


Nota di Lunaria: ma anche "Rosso Malpelo" il personaggio della celebre novella di Verga, che condannato al lavoro minorile nella cava, era diventato violento e cinico, angariava Ranocchio pur essendogli affezionato, a modo suo. (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/07/giovanni-verga-1-i-romanzi-e-vita-dei.html)

Tuttavia, oggi, rispetto a de Amicis e Verga noi sappiamo che il bullismo non sempre è originato dalla miseria e dalla povertà, al contrario. Per questi autori, la miseria causava cattiveria, ma erano ottimisti: eliminare la miseria voleva dire eliminare il fenomeno della violenza. Invece le cose non stanno sempre così.


Qualcuno ricorderà anche il film "La storia infinita": solo a fine film, Sebastian, cavalcando il "Fortunadrago", riesce a mettere in fuga i tre bulletti che lo rinchiudevano nel cassetto dell'immondizia.



 Ma ancora più inquietante è stato l'esperimento, poi diventato film, di Philip Zimbardo, che simulava la vita di una prigione, facendo interpretare il ruolo di carcerieri o di detenuti a dei ragazzi di ceto medio ritenuti i più equilibrati. La mattina del sesto giorno la situazione era già degenerata: i "detenuti" stavano crollando psicologicamente, i "carcerieri" avevano messo in pratica via via comportamenti sempre più sadici.


Il bullismo, quindi, non dipende da tratti specifici della personalità, ma sembra proliferare in contesti dove c'è competizione, legge del più forte, autoaffermazione; le azioni vessatorie vengono spiegate attraverso l'ethos, cioè il sistema di valori di un gruppo: i ragazzi mutuano dagli adulti o dai genitori valori e comportamenti. è stato dimostrato che i bulli sono nati in famiglie dove l'ethos era fondato sull'individualismo e sull'egoismo.

Tendenzialmente ci si riferisce ai maltrattamenti su ragazzini col termine "bullismo" e a forme di violenza e prevaricazione su adulti col termine "mobbing", ma in realtà tra questi fenomeni esiste una contiguità e una continuità.

Mentre il bullo riceve tutta una serie di vantaggi (si sente potente, è stimato, applaudito, può rubare soldi o altro alla vittima) la vittima si sente impotente, odia se stesso perché non sa reagire, si isola oppure può diventare egli stesso un bullo nei confronti di altre vittime più deboli di lui.
Oltre al bullismo omofobo e razziale, negli ultimi tempi si è diffuso anche un bullismo chiamato "happy slapping" che consiste in un attacco a sorpresa, basato su schiaffi, e il tutto viene ripreso con i cellulari; il video viene poi diffuso sul web. Per i giovani, comunque, è fondamentale fare parte di un gruppo di coetanei: condividono lo stesso abbigliamento, musica, passioni; se per un qualche motivo qualcuno non è così, può essere preso di mira. I ragazzi formano aggregazioni sociali e il bambino costruisce la propria identità in base alle esperienze che compie (o subisce). L'identità dei ragazzi è il prodotto della relazione tra l'Io e gli altri; l'identità sociale è la concezione di sé che deriva dalla consapevolezza di essere membro di un gruppo sociale. L'appartenenza al gruppo fa sentire "parte del gruppo" e si contrappone un "noi" ad un "loro". Molto spesso si svalutano gli altri gruppi per valorizzare il proprio. Le categorie di appartenenza ai gruppi (categorizzazione sociale) passano per categorie di appartenenza basate sul genere, età, etnia, posizione sociale, abbigliamento, ecc.


In realtà, già bambini molto piccoli operano discriminazioni: a 3 anni distinguono tra "maschi" e "femmine", a 4 anni distinguono le etnie; tra i 9 e 10 anni sanno discriminare in base alla desiderabilità sociale. A scuola i bambini, infatti, fanno gruppo con quelli che percepiscono più simili a loro; quando gli adolescenti entrano a far parte di un gruppo, se il gruppo in questione è considerato positivamente dalla società, l'autostima di chi ne fa parte ne trae beneficio. Il bullismo può servire, quindi, ad escludere un membro o a sottolineare la sua estraneità dal gruppo. Gli adolescenti hanno paura di non essere al top, di perdere la reputazione, di essere etichettati, di essere esclusi, di essere brutti, di essere rifiutati.

Infine, citiamo uno dei casi più gravi di bullismo femminile: a Manchester, Poppy Bracey (13 anni) si è suicidata perché veniva maltrattata dalle coetanee che la consideravano "troppo bella" e quindi una rivale in amore, per l'interesse dei ragazzi. In Italia, poi, una delle ragazzine assassine più note che è entrata nella storia della cronaca nera è stata Erika (che ha ammazzato la madre e il fratellino,
a Novi Ligure, nel 2001).  [*]

Correlato al bullismo femminile è il fenomeno delle "baby escort", cioè ragazzine che si prostituiscono (in particolar modo offrendosi ad uomini adulti) in cambio di cose come drink in discoteca, ricariche telefoniche, regali costosi.

[*] Sulle donne serial killer vedi:
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/donne-serial-killer.html
tuttavia, l'argomento lo riprenderò prossimamente con più dettagli, aggiungendo anche il fenomeno delle terroriste cecene e delle ecoterroriste.