Storicità della rivelazione biblica da interpretare?

Punti di vista tratti da



Nota di Lunaria: l'unico motivo per cui mi prendo la briga di pubblicizzare questo librettino usando certi concetti utili è dato dal fatto che contrariamente alle mie aspettative prevenute, l'Autore "ha detto le cose come stanno", laddove doveva dirle. Certamente non ci troviamo di fronte ad un teologo (post)cristiano che demolisce bibbia e cristianesimo, anzi, lo scopo dell'autore è quello di "promuoverlo" portando acqua al suo mulino; e tuttavia apprezzo che non si sia arrampicato sugli specchi ma abbia scritto chiaramente che molte cose del messaggio biblico sono anacronistiche e, anche se non lo dice apertamente, si capisce che non considera "verità letterale da applicare alla realtà" qualsiasi bruttura ci sia scritta nella bibbia.
Considerato che altri suoi "fratellini nella fede" di mia conoscenza sbraitano di "la bibbia ha sempre ragione! non va mai messa in discussione!" anche quando si parla di certe orrende pagine bibliche, è già qualcosa che un cristiano onestamente abbia riconosciuto, anche se con tono molto soft, che "nella bibbia c'è un'inesatta concezione del mondo" e "Non dobbiamo perciò stupirci se Dio e il suo progetto di salvezza sono rappresentati, nei primi e più antichi strati dell'Antico Testamento, in maniera tanto imperfetta e spesso parziale" o ancora "evidentemente ci si rendeva conto che la Bibbia contiene imperfezioni stilistiche, imprecisioni storiche e geografiche e inesattezze scientifiche"
Immagino certi cristianucoli che non esiterebbero a sbraitare contro l'autore di questo libretto (che comunque non è un libro anticristiano, ma un libro scritto da un uomo cristiano che "porta acqua al suo mulino")...
Io "non voglio portare acqua al mulino cristiano", perciò userò le citazioni prese da questo libro per fare un po' di chiarezza sugli aspetti problematici dell'Antico Testamento.


AH, OVVIAMENTE METTERò LE FOTO DELLE PAGINE, PERCHé LO SO GIà CHE QUESTO TIPO DI ARGOMENTO SI TRAGHETTA DIETRO UN CODAZZO DI GENTE CHE POI RAGLIA CHE "NON è VERO NIENTE! TE LO SEI INVENTATO TU! NON HAI MAI LETTO UN LIBRO! BRUTTA IGNORANTE!"
SI PUò PARLARE DI TUTTO, DAGLI INUIT AI CANNIBALI DELLA PAPUA NUOVA GUINEA E VA TUTTO BENE, NESSUNO HA NIENTE DA OBIETTARE O DA DUBITARE, MA SE PARLI DI BIBBIA E DIO, E LO FAI IN MANIERA CRITICA E ARGOMENTATA, ECCO CHE SI SCATENA IL FINIMONDO.
PER CUI, METTO LE FOTO DELLE PAGINE + IL NUMERO DELLA PAGINA, COSì CHI AVESSE QUALCHE DUBBIO ANDRà A CONTROLLARE LEGGENDO DIRETTAMENTE IL LIBRO IN QUESTIONE PER VEDERE CHE "NON è UN MIO PERSONALE DELIRIO" E CHE "IO LEGGO LIBRI PRIMA DI PARLARE DI CRISTIANESIMO".

***


Per i cristiani, Dio si rivela nella storia. Parlare di storicità della rivelazione significa affermare che Dio si rivela "nella parola dell'uomo", per rendersi comprensibile. Tuttavia, il linguaggio umano risente di influenze sociali e culturali e gli autori biblici usarono modelli di pensiero esprimendosi con consuetudini in uso al loro tempo. Immagini marziali di Dio come "Signore degli eserciti\tutto l'esercito dei cieli gli sta attorno" (1 Re 22,19) rivelano una concezione di Dio della guerra e della conquista.
Proprio perché i testi biblici sono "legati al loro tempo", ciò significa che sono pieni di concetti e immagini anacronistiche.
La storicità della rivelazione, quindi, significa che la parola di Dio giunge in forma di linguaggio, mediata però dalla parola umana limitata, influenzata da un tempo e cultura ben definita.

Ma come conciliare l'infallibilità della parola divina con le evidenti inesattezze contenute nella Bibbia? Se la Bibbia è ispirata da Dio, non dovrebbe contenere errori, eppure ne contiene di diversi (per esempio, nel Levitico la lepre viene inclusa fra i ruminanti, Nabucodonosor è ritenuto il re degli Assiri, ma in realtà governava il regno babilonese, e facendo un paragone con la scienza moderna, è evidente che l'Universo e il mondo con tutti gli esseri viventi che lo popolano non può essersi formato in una settimana...)
La Chiesa riesce a risolvere il dilemma citando Tommaso d'Aquino: "Lo Spirito Santo, attraverso gli autori ispirati, ha voluto comunicarci solo le verità necessarie alla nostra salvezza"
(De ver. Q.12, a.2, C)
Le verità rivelate furono consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, e tutti i libri dell'Antico e Nuovo Testamento hanno Dio come autore, che scelse alcuni uomini affinché scrivessero tutte e soltanto quelle cose che egli voleva venissero scritte.
Il concetto di inerranza della Scrittura viene messo in relazione al discorso della verità che Dio fece scrivere per la nostra salvezza ed è questa verità che si trova senza errori, ma nella Bibbia ci sono anche affermazioni storiche, geografiche e scientifiche che non riguardano verità importanti di salvezza e per questo motivo non sono corrette.
Il Concilio specifica che la Bibbia insegna la verità senza errore, ma non si riferisce a fatti scientifici, ma solo a verità salvifiche e soprannaturali importanti per la nostra salvezza. Solo queste sono il contenuto della fede. Le altre informazioni sono "ausiliari", servivano ad esporre con immagini familiari per gli autori antichi le verità salvifiche intorno a Dio.
Per esempio: la verità salvifica è che Dio è il creatore del mondo; le enunciazioni relative a come il mondo si sia formato non sono verità salvifiche e competono alla ricerca scientifica.

(Nota di Lunaria: ovviamente che tale Dio avrebbe potuto, se lo avesse voluto, rivelarsi chiaramente evitando certe schifezze omofobe e misogine oltre che idiozie antiscientifiche non è un punto della questione che i nostri cristianelli affrontano... Peraltro con questo sofisma del "ma anche se nella bibbia c'è un errore, va interpretato!" attualmente i cristianelli più furbetti ridimensionano i conflitti cruenti e feroci che infiammarono per secoli l'Europa, quando gli scienziati e i filosofi dovevano stare ben attenti a quello che dicevano... e se le loro scoperte scientifiche "fossero in linea con quanto diceva la Bibbia"... oggigiorno poi, furbetti come sono, fanno lo stesso giochetto con Maria, dicendo che "ma la chiesa non ha mai detto che la donna dovesse replicare la vita di Maria, quindi restando analfabeta e segregata in casa a fare le faccende domestiche... Maria va imitata per il discorso di fede, di fiducia verso Dio e blablabla", comodo, ADESSO, che la donna non è più solamente moglie e madre segregata in casa, sostenere che "la chiesa ha sempre promosso l'emancipazione femminile!", sperando che nessunA tiri fuori dal cilindro certe paginucole di Tommaso d'Aquino, eh, cara la mia chiesa cattolica?!)
Storicità della rivelazione, per i cristiani, significa anche che tutta la bibbia va interpretata in Cristo e per mezzo di Cristo (e qui ovviamente, il nostro autore non si domanda cosa stia a significare, quando si è donne, che il suddetto Dio si sia rivelato solo ed esclusivamente come maschio...)
Per esempio, il comandamento dato da Gesù "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso" (Lc 10,27) si trova già nell'Antico Testamento (Dt 6,5, Lv 19,18), ma a quel tempo ci si chiedeva "quale fosse il concetto di prossimo": includeva anche lo straniero, il nemico? Per questo nell'Antico Testamento troviamo anche il decreto "Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede" (Es 21,24)
In tempi più tardi, la pena della mutilazione venne sostituita dal risarcimento, una cosa che, come si vede, è un progresso.
Gesù la fa ulteriormente progredire: vieta la vendetta e la ritorsione: solo amando si può rompere il ciclo della violenza e far posto all'amore. (1)
Così facendo, Gesù supera quanto lo aveva preceduto e lo porta a compimento.
"Se voleva farsi comprendere, Dio doveva adattarsi al livello di coscienza a cui era giunto il popolo ebraico."
Non dobbiamo stupirci se il progetto di Dio e lui stesso nei primi "strati" dell'Antico Testamento sono rappresentati in maniera tanto imperfetta e parziale, se non inaccettabile o inquietante (alcune vicende: l'infanticidio contro i figli del nemico, donne cedute come concubine o razziate durante le guerre, tutte cose che non vengono condannate, nel testo biblico); lo stesso Concilio Vaticano II afferma che gli scritti veterotestamentari contengono "cose imperfette e legate al loro tempo."
Per spiegare perché ci siano cose inaccettabili nella Bibbia si è ricorso alla spiegazione della "pedagogia divina": Dio non si rivela chiaramente subito, ma lo fa per gradi, offrendo gradualmente agli esseri umani la capacità di comprendere chi egli sia.

(Nota di Lunaria: ovviamente questa sciocchezza della "pedagogia divina" fa acqua da tutte le parti, e serve a "voler convincerci" che il Dio dell'Antico Testamento e i suoi "seguaci" fossero "buoni e amorevoli" quando è vero il contrario! Basterebbe citare l'orrida storiella del "giusto Lot", come lo chiamano certi cristianucoli sbraitanti, talmente tanto "giusto e retto" che offre le due figlie vergini alla gang di stupratori per evitare che i suddetti stupratori violentino "gli angeli (!) di Javè"; ma si potrebbe citare anche l'incesto delle due figlie di Lot col padre, la povera concubina del Levita fatta a pezzi e poi mandata, pezzo per pezzo!, alle tribù di Israele, lo stesso Dio che uccide il figlioletto di Davide, per punire il padre... non a caso Dawkins dimostrava che il nostro senso etico e morale non lo deriviamo certamente dal testo biblico, considerato cosa contiene! Tra l'altro, la cosa grottesca è che i cristiani integralisti trovano scandalosi i film horror o porno, tanto da volerli censurare, ma non battono ciglio di fronte alla vicenda di Mosè che fa trucidare donne e bambini - anzi, secondo loro Mosè è un esempio di rettitudine e di fede in Dio - quando nel caso del film trattasi di violenza fittizia e recitata, non così quanto rivela la Bibbia, perché si parte dal presupposto che Mosè sia stato un personaggio in carne ed ossa, e quindi quel massacro di donne non vergini e bambini sia realmente accaduto! Non ho mai sentito un cristiano dire che "eh, se prendiamo per veritiera la Bibbia, allora è davvero successa quella vicenda di Mosè che fa sgozzare donne e bambini e questo dimostra che Mosè era uno stragista al pari di Hitler, Stalin ecc.")
In conclusione, per i cristiani l'Antico Testamento va interpretato solo attraverso la persona di Gesù e il suo messaggio
(Nota di Lunaria: bhè certamente... tutto fila liscio come l'olio, fin tanto che però non sbuca fuori una qualche donzella che fa notare che "gesù è un tipo di dio solo maschile" e divinizza solo i maschi  - a ciò aggiungiamo le schifosate dell'apostolo paolo - e le femmine? Che tipo di divinizzazione hanno avuto, eh?!)

Ma nel cristianesimo non sono mancati alcuni cristiani che ritennero di dover rifiutare l'Antico Testamento perché il tipo di Dio rivelato in quei testi è troppo diverso dal Dio rivelato da Gesù Cristo.
Per questo motivo potremmo citare "eretici" come Marcione o i catari, che ritenevano il Dio dell'Antico Testamento una manifestazione di Dio malvagio (a ragion veduta 'sti cristianelli eretici avevano un po' di sale in zucca, almeno per questa faccenda, visto che è evidente che il Dio dell'Antico Testamento è un Dio della guerra e dello sterminio! Nota di Lunaria)
Contrariamente agli "eretici" (*), la Chiesa ha sempre ritenuto validi ambedue i Testamenti. Così, alcuni simbolismi, eventi o profezie nell'ottica cristiana sono "prefigurazioni" di Cristo (Nota di Lunaria: peraltro i cristianelli mariolatri fanno lo stesso giochetto anche per Maria: certe cose tipo la Sapienza o il Cantico dei Cantici vengono riferiti a lei... considerato che erano scopiazzamenti di Ishtar, Maat o tracce del culto di Asherah, poi estromessa dall'ebraismo monolatrico... ma vabbè. Vai a far entrare in quegli zucconi mariolatrici testardi che la Regina dei Cieli nella Bibbia non è Maria, ma ASTARTE\INANNA...)


(*) Nota di Lunaria: uso questo termine tra virgolette perché i suddetti cristiani sono "sbagliati" solo dal punto di vista cattolico, ovviamente, perché differiscono in questo o quest'altro da quello che la chiesa ritenga sia "la verità da credersi pena l'anatema".
Per me i cristianelli sono tutti cristianelli a prescindere dalle etichette che si danno (cattolico, geovista, calvinista, evangelico ecc.) e dalle loro scaramucce (visto che si odiano l'un con l'altro) e sono tutti idolatri di un Dio maschile. Fanno eccezione all'idolatria fallicacristologica (e solo in parte) gruppetti di sciroccati (subito spazzati via da santa madre chiesa) come i Colliridiani o i Guglielmiti che si tenevano, accanto a Gesù, anche un concetto (annacquato) di pseudo Dea in Maria o nello Spirito Santo rivisto come Spiritessa Santa; cose peraltro ridicole neanche desunte dal loro "testo biblico" ma frutto dei loro personali deliri da ex pagani a cui mancava "Mamma Iside" e che non hanno minimamente cambiato la Storia.


FOTO PAGINE, OVVERO LE PROVE










(1) Nota di Lunaria: sì, peccato che questa conclusione così cuoriciosa, che sembra tanto bella, allo stato pratico, quando viene applicata nella realtà, causa omertà e tolleranza, anzi promozione della stessa malvagità: non solo i malvagi sono "scusati dalla vittima" che non deve ricercare "la giustizia umana" ma sperare in quella "celeste", ma vanno persino amati dalle stesse vittime che devono "porgere l'altra guancia".
Per un'analisi minuziosa a questo aspetto del cristianesimo (che gli ingenui credono che sia "tanto bello volersi tutti bene e perdonarsi") vedi questo libro:




Ne riporto alcuni stralci fondamentali:

Queste donne [...] pongono alla nostra attenzione un fatto tanto ignorato quanto insolito: la violenza contro le donne è una realtà anche all'interno della chiesa; si annida nelle strutture ecclesiastiche, nelle comunità di fede e nelle famiglie cristiane.
Tale violenza, inoltre, non solo viene ignorata dalla chiesa ma è anche giustificata dal messaggio che le chiese propagano. In tutto il mondo comincia a farsi strada l'idea che ci sia un nesso tra cristianesimo e la violenza contro le donne.

Esiste una serie di motivi per cui la violenza contro le donne, soprattutto la violenza domestica, è coperta dall'omertà. [...] Molte volte la violenza è vissuta dalla donna come un fatto di cui vergognarsi come se lei stessa ne fosse colpevole. Invece di individuare il vero colpevole, la donna spesso si ritiene meritevole, per esempio, delle percosse ricevute.  

Nota di Lunaria: Uno dei teologi più misogini, Sant'Agostino, era a favore della violenza domestica - che la sua stessa madre, Santa Monica giustificò - ; riporto il pensiero di Sant'Agostino, che trovate qui:



"Quando [Monica, la madre di Agostino] fu in età da marito, venne data a un uomo, che ella servì come suo signore. Allo stesso modo ella sopportava la sua infedeltà coniugale, così che con lui non ebbe mai un alterco per tal motivo. Quando molte donne, pur con mariti più miti, mostravano tracce di percosse sul viso sfigurato e parlandone con le amiche ne attribuivano la colpa ai mariti, Monica vedeva la colpa da parte delle donne che non avevano tenuto a freno la lingua. Ella ricordava loro, come per scherzo ma sul serio, che dal momento della lettura del contratto coniugale esse avrebbero dovuto aver coscienza di essere con ciò diventate serve. E memori della loro condizione non si sarebbero quindi dovute ribellare al loro signore. Le donne che seguirono il suo esempio la ringraziarono, quelle che non lo seguirono continuarono a subire maltrattamenti."

Riporto anche un brano tratto da



 "Le donne credenti di ogni latitudine hanno dovuto ascoltare secoli di prediche sulla Maria obbediente e accogliente, la Maria docile alla volontà di Dio, la Maria silenziosa che non discute anche quando non capisce [...] Il sì supremamente libero di Maria è stato presentato come la sublimazione spirituale di tutti i sì pretesi dalle donne credenti, e non importa che questi consensi fossero assai meno liberi di quello della ragazza di Nazareth. Il sì al matrimonio per essere collocate socialmente, il sì ai rapporti sessuali con il legittimo sposo, il sì alle gravidanze, tutte, sempre e comunque.
Il sì al servizio e alla sottomissione nella gerarchia famigliare.
L'obbedienza naturale al padre, al fratello, al marito. L'obbedienza spirituale al prete. Attraverso la distorta rappresentazione del sì di Maria la Chiesa ha dato a intendere alle mogli e alle figlie che il loro dissenso, il contrasto con l'uomo e in generale ogni tentativo di definirsi come qualcosa di diverso da una risposta affermativa alle richieste del proprio contesto, fossero in contraddizione con il progetto di salvezza di Dio per il mondo. Attraverso la costruzione fittizia di una specie di via del sì alla santità, la struttura patriarcale trovava nella religione cattolica una formidabile alleata per continuare a esigere la muta sudditanza femminile. Il principio maschile del silenzio-assenso veicolato attraverso Maria privava le donne prima della voce, e poi della volontà"


In pieno '900, in questo libretto misogino



ancora si esalta l'obbedienza femminile:

pagina 87: "Maria, donna obbediente": "Chi obbedisce non annulla la sua libertà, ma la esalta."
Pagina 88: "Teresa, per esempio, che è costretta a dire sì a tutte le voglie del marito e non può uscire mai di casa perché lui è geloso, e la sera, quando torna ubriaco e i figli piangono, lei si prende un sacco di botte senza reagire, è una donna repressa, non è una donna obbediente. Il Signore un giorno certamente la compenserà, ma non per la sua virtù, bensì per i patimenti sofferti."
e ancora: pagina 64: "Alleggerisci le pene di tutte le vittime dei soprusi. E conforta il pianto nascosto di tante donne che, nell'intimità della casa, vengono sistematicamente oppresse dalla prepotenza del maschio."
Da notare come NON venga scritto "E il giorno dopo, andate a denunciare la prepotenza del maschio."

"Ancora oggi le chiese continuano a consigliare le donne a sottomettersi con pazienza al marito violento. I pastori e i sacerdoti cui le donne vittime di violenza si rivolgono, adducono i seguenti motivi: che "capo della famiglia è il marito, se gli ubbidisci lui non sarà costretto a ricorrere alla violenza", oppure che "il matrimonio è sacro, e quindi è dovere della moglie far di tutto per mantenere il legame". Altri motivi teologici tirati in ballo per incoraggiare la donna a sopportare i maltrattamenti suggeriscono che gli abusi sono colpa di lei oppure che la sofferenza la avvicinerà a Cristo".

K. Bloomquist dichiara: "Si può considerare la violenza contro le donne un risultato dei costrutti sociali patriarcali i quali definiscono il rapporto tra donne e uomini come relazione di sottomissione e dominio" [...] Per designare le "strutture moltiplicative di dominio, di sfruttamento e di disumanizzazione", la teologa Schüssler Fiorenza ha coniato il termine "Kiriarchia" (la complessa piramide sociale formata da gradi diversi di dominazione e subordinazione).

Con l'idea del Dio Padre/Dio Figlio Maschio, "la religione ha giocato e gioca tutt'ora un ruolo nella formazione di quelle condizioni socioculturali che permettono di esercitare la violenza contro le donne. [...] Tale violenza deriva essenzialmente da fattori culturali, in particolare, dagli effetti dannosi di alcune pratiche tradizionali legate alla religione che perpetuano la condizione di inferiorità accordata alle donne nella famiglia, nel posto di lavoro, nella comunità e nella società. La religione, quindi, ha partecipato alla costruzione della presunta inferiorità della donna.

Vediamo cosa scrive Mary Daly, una delle prime Teologhe a scagliarsi contro il patriarcato del Dio Padre:
"L'immagine biblica e popolare di Dio come di un grande patriarca in cielo che dispensa ricompense e punizioni secondo la sua volontà misteriosa, e, apparentemente arbitraria, ha dominato l'immaginario collettivo per migliaia di anni. Il simbolo del Dio Padre, moltiplicatosi nell'immaginazione e ritenuto credibile dal patriarcato, ha, di conseguenza, reso un servigio a questo tipo di società, facendo apparire giusti ed adeguati i suoi meccanismi per l'oppressione delle donne. Se Dio nel "suo" Cielo è un padre che governa la "sua" gente allora nella "natura" delle cose è conforme al piano divino e all'ordine dell'universo che la società sia dominata dal maschio.
In questo ambito si verifica una mistificazione dei ruoli: il marito che domina la moglie rappresenta lo "stesso" Dio (Nota di  Lunaria: i cristiani integralisti-letteralisti, che considerano il "dare diritti alle donne" opera demoniaca, sostengono proprio così: che l'uomo è la gloria di Dio, la donna non è la gloria di Dio e deve essere obbediente all'uomo, suo capo; a questo si deve aggiungere che alle donne è stato imposto il mito di Maria, come ebbero modo di scrivere la stessa Daly e Rosemary R. Ruether : "La mariologia dominante santifica l'immagine della femmina come principio di ricettività passiva e l'esaltazione del principio di sottomissione: Maria è simbolo della creatura nella sua totale abnegazione e passività nei confronti della divinità maschile.")

"Il cristianesimo è nato all'interno della società patriarcale, quella del giudaismo [...] configurandosi nei termini dell'androcentrismo del patriarcato [...] rispecchiava il contesto in cui nasceva secondo il quale l'essere umano sessuato al maschile era il centro e la misura di tutte le cose [...] Nasceva una teologia che rispecchiava e legittimava le relazioni kiriarcali"
(Nota: si pensi allo stesso concetto teologico di Gesù, della natura ipostatica "Vero Dio/Vero Uomo", ma maschio! Gesù è un salvatore maschile, per gli uomini, il principio fallico del cosmo. Non c'è una Dea, non c'è una Redentrice Femminile, di natura ipostatica femminile! "Vera Dea/Vera Donna")
La sottomissione delle donne: nella società patriarcale il concetto di "femminilità" viene costruito per poter meglio rispondere ai bisogni maschili. Per avere donne facilmente controllabili, il femminile va costruito in termini di docilità. Meno senso di sé ha la donna, quindi, meglio è.
La teologia cristiana ha sempre avuto qualche problema ad ammettere la piena personalità della donna, per non attribuirle la dignità umana, ossia l'imago Dei ("immagine di Dio"). Agostino per esempio opinava che mentre l'uomo da solo era immagine di Dio, la donna da sola non lo era, la diventava solo unita col marito.
Nel 1528 Luis Vives scrive nel suo libro "Educazione della donna cristiana": "Se per tuo difetto o in suo accesso di pazzia alzasse le mani contro di te, pensa che è Dio a castigarti, e che ciò succede a causa dei tuoi peccati [...]" 
In questo brano, riscontriamo alcuni elementi importanti [...] è a causa dei suoi peccati, che la donna viene maltrattata/la donna deve considerare il marito strumento di Dio" (Nota: appunto, Mary Daly scriveva: Ho già suggerito che se Dio è maschio, allora il maschio è Dio. Il divino patriarca castra le donne finquando riesce a continuare a vivere nell'immaginazione umana.)


Elementi dell'Età Patristica della Teologia Cristiana, che ritengono la donna inferiore:
1) La superiorità dell'uomo sulla donna in quanto Adamo fu formato prima.
2) La maggiore colpa della donna nella caduta.
3) La comprensione del peccato in termini sessuali.
4) Le virtù richieste alle donne per produrre la docilità femminile. "In silenzio con ogni sottomissione".


Dio Padre: dobbiamo tenere conto che l'Iddio della teologia kiriarcale (o delle teologie sadiche, cioè quelle teologie che dipingono Dio come un Padre assetato di sangue e sacrificio) è un Dio prettamente maschile. A legittimare il potere del patriarcato vi è un Dio Padre. Per questo Mary Daly scrive: "Il simbolo del Dio Padre, moltiplicatosi nell'immaginazione e ritenuto credibile dal patriarcato, ha, di conseguenza, reso un servigio a questo tipo di società, facendo apparire giusti ed adeguati i suoi meccanismi per l'oppressione delle donne. Se Dio nel "suo" Cielo è un padre che governa la "sua" gente allora nella "natura" delle cose è conforme al piano divino e all'ordine dell'universo che la società sia dominata dal maschio. In questo ambito si verifica una mistificazione dei ruoli: il marito che domina la moglie rappresenta lo "stesso" Dio."
Giovanna, abusata dal padre a 7 anni, a pagina 41 afferma: "mio padre e Dio si assomigliavano". Un terzo delle donne vittime di abusi sessuali confondevano Dio col proprio padre: "Mio padre avrebbe potuto essere Dio", "Anche mio padre voleva essere adorato", "Dio assomigliava a mio padre".
"Porre resistenza agli abusi sessuali è ribellarsi contro Dio stesso/così donne vittime di ogni tipo di violenza domestica spesso interpretano la loro sofferenza come la punizione di un Dio Padre che si identifica col marito. Le studiose concordano che l'immagine di Dio Padre legittima una serie di rapporti di potere che sfociano nella violenza contro le donne: l'effetto del linguaggio del Dio Padre, date le nostre strutture sia della società sia della famiglia, è di legittimare il dominio e le violenze maschili e di inibire la rabbia e protesta legittime delle donne contro tale aggressione. Dio Padre funge da garante dell'autorità paterna nella famiglia patriarcale."
L'esempio di Maria Goretti non fa altro che aumentare il senso di colpa della donna vittima di abusi. Commentano Imbens e Jonker: "La religione obbliga le donne a perdonare i loro stupratori, anche se gli stupratori non hanno mai chiesto perdono".
Il messaggio di amore e perdono diventa un altro tassello del mosaico dei dettami cristiani che mantiene le donne in una posizione subordinata, vulnerabile alla violenza maschile [...] le viene detto di "amare" e di perdonare il nemico aggressore.


Infine riporto stralci interessanti tratti da




"Cristo" è la traslitterazione del termine greco "christos", "unto" [...] "Cristiano", che ovviamente significa "seguace di Cristo", nella tradizione evangelica sta dunque a indicare "seguace di Gesù", secondo un uso che gli Atti degli Apostoli fanno risalire alla comunità di Antiochia. Col passare del tempo l'espressione è poi passata a indicare dapprima una persona qualunque, come nell'inglese "christened", "nominato" o "chiamato", e poi un poveraccio, come nel nostro "povero cristo". Addirittura, lo stesso termine "cretino" deriva da "cristiano" (attraverso il francese "crétin" da "chrétien"), con un uso già attestato dall'Enciclopedia nel 1754: secondo il Pianigiani, "perché cotali individui erano considerati come persone semplici e innocenti, ovvero perché, stupidi e insensati quali sono, sembrano quasi assorti nella contemplazione delle cose celesti".
L'accostamento tra Cristianesimo e cretinismo, apparentemente irriguardoso, è in realtà corroborato dall'interpretazione autentica di Cristo stesso, che nel Discorso della Montagna iniziò l'elenco delle beatitudini con "Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli", usando una formula che ricorre tipicamente anche in Ebraico ("anawim ruach").
In fondo, la critica al Cristianesimo potrebbe dunque ridursi a questo: che essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo. Tale critica, di passaggio, spiegherebbe anche in parte la fortuna del Cristianesimo: perché, come insegna la statistica, metà della popolazione mondiale ha un'intelligenza inferiore alla media(na), ed è dunque nella disposizione di spirito adatta a questa e altre beatitudini.

"Così come, se volessimo dimostrare che il Cristianesimo ha costituito non la molla o le radici del pensiero democratico e scientifico europeo, bensì il freno o le erbacce che ne hanno consistentemente soffocato lo sviluppo (nota di Lunaria: nel caso di Ipazia, più che soffocamento, è stato scannamento) dovremmo turarci il naso e ripercorrerne la storia maleodorante del sangue delle vittime delle Crociate e dei fumi dei roghi dell'Inquisizione.
[...] In fondo, è proprio perché il Cristianesimo in generale, e il Cattolicesimo in particolare, non sono (soltanto) fenomeni spirituali, e interferiscono pesantemente nello svolgimento della vita civile di intere nazioni, che i non credenti possono sempre rivendicare il diritto, e devono a volte accollarsi il dovere, di arginare le loro influenze: soprattutto quando, come oggi, l'anticlericalismo costituisce più una difesa della laicità dello Stato che un attacco alla religione della Chiesa."

"Dopo aver accettato il teorema che il Pentateuco è un collage pasticciato e confuso di opere variegate e ineguali, la Chiesa deriva dunque anche il corollario che esso è, per forza di cose, "umano, troppo umano?" Manco per idea, naturalmente, perché con questo "gran rifiuto" scalzerebbe le ideali fondamenta celesti sulle quali si basa il suo reale edificio terreno. E così la Costituzione Dogmatica del Concilio Ecumenico Vaticano II Dei Verbum ("Della Parola di Dio") che essendo appunto dogmatica enuncia cose che un cattolico non può non accettare, continua a dichiarare:
"La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei Libri Sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità affinché, agendo Egli in essi e per loro mezzo, scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte."
Due perle brillano, in questa dichiarazione. Da un lato, la presenza di una divertente excusatio non petita sulla sanità mentale degli autori materiali della Bibbia, che rivela la preoccupazione per l'accusatio manifesta che chiunque legga la loro opera con spirito critico a volte potrebbe avanzare.
Dall'altro lato, la mancanza di qualunque tentativo di risposta alla più ovvia delle domande: perché mai chi dettava avrebbe voluto che si scrivessero così tante cose, come abbiamo cominciato a notare e continueremo a fare, sono sbagliate scientificamente, contraddittorie logicamente, false storicamente, sciocche umanamente, riprovevoli eticamente, brutte letterariamente e raffazzonate stilisticamente, invece di ispirare semplicemente un'opera corretta, consistente, vera, intelligente, giusta, bella e lineare?
Misteri della fede, anche se nella "Critica della Filosofia Hegeliana" Ludwig Feuerbach ha proposto una possibile e convincente soluzione: che uno dei molti errori del Genesi, il più tragicamente gravido di conseguenze per l'umanità, sia stata un'inversione tra soggetto e oggetto nel versetto "Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza" che andrebbe invece letto "L'uomo creò Dio a sua immagine e somiglianza."

"è precisamente nel soggettivo che le religioni riportano le risposte agli interrogativi sul "da dove", e sul "verso dove", pur pretendendo ciascuna di elevare il proprio personale soggettivo a un impersonale oggettivo! Gli equilibrismi verbali del papa non possono dunque nascondere la realtà dei fatti, che sono: primo, che di religioni sono pieni lo spazio e il tempo, cioè il mondo e la storia: e, secondo, che tutte pretendono di avere il monopolio della verità per sé, a scapito delle altre.
Dunque, finché ci saranno religioni ci saranno guerre di religione, come ci sono sempre state e ci sono. Mentre invece non ci sono guerre di scenza, né ci sono mai state, perché la scienza è una sola: magari non santa, ma certo katholika, nel senso letterale di "universale". Ed è solo alle sue affermazioni, non certo ai dogmi cattolici, che si può sensatamente applicare il motto quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditur, cioè di essere e dover essere credute "sempre, dovunque e da tutti".
Diversamente dalle religioni, la scienza non ha dunque bisogno di rivendicare nessun monopolio della verità: semplicemente, ce l'ha.
E allora, accettiamo una buona volta di dare a Pitagora ciò che è di Pitagora, cioè l'unica oggettività scientifica, e a Cristo ciò che è di Cristo, cioè una delle tante soggettività religiose, evitando comunque di mescolare sacro e profano: cioè le profondità logiche con le superficialità teologiche."


Qui trovate l'analisi ad Eva: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/eva-heba-come-magna-mater.html