Pakistan: le tante etnie, i Kalash e la scena Metal!


I confini naturali del Pakistan si sono formati lungo antiche rotte del commercio e delle invasioni. Ciò ha reso possibile nel tempo il delinearsi di un affascinante caleidoscopio di popoli e lingue. Definire il paese dal punto di vista razziale sembra un'impresa impossibile: si possono riscontrare tratti arabi, mongoli, indiani, persino europei. La suddivisione in province riflette solo in piccola parte le differenze etniche e linguistiche, ma i principali gruppi sono cinque: Panjabi, Pashtun, Sindhi, Mohajir, Baluci.

Nota di Lunaria: infatti noi del Pakistan abbiamo un'immagine un po' preconfezionata e da clichè... ovvero conosciamo solo (e in malo modo) l'etnia dei Pashtun, che effettivamente è quella più tradizionalista e maschilista (i pashtun sono suddivisi in dozzine di tribù e clan e seguono ancora un antico sistema di leggi tribali, il pashtunwali, che si fonda su questi concetti: ospitalità, vendetta, onore e sottomissione). L'immagine della donna pakistana che abbiamo in mente è proprio quella pashtun...


Esiste poi la provincia del Balucistan che ricopre circa il 43% del territorio; la maggior parte della popolazione è costituita da pastori seminomadi e viene distinta in 3 gruppi indigeni: Baluci, Brahui, Pashtun cui vanno aggiunti gli Hazara di linga persiana, discendenti dei Mongoli. L'etnia Brahui sembra discendere dai popoli che diedero vita alla civiltà dell'Indo; si considerano un'élite e non amano essere confusi con i Baluci. Altri due gruppi etnici sono i Sindhi (nella provincia del Sind) e i Panjabi (provincia del Panjab)






E vediamo ora il gruppo più interessante: i Kalash!


Nella valle di Chitral, nell'angolo nord-occidentale del Pakistan vicino alla frontiera con l'Afghanistan, vive l'unica tribù non musulmana nel mare islamico che si estende dalla Turchia al Kashmir, circondata da elevatissime vette e valli coperte da boschi di cedro: i Kalash.
Essi coltivano grano, miglio, mais e lenticchie e allevano capre. Producono vino e raccolgono noci che si trovano in grande quantità.
Nonostante siano un gruppo molto limitato (un censimento ne ha contati circa 4000) questi popoli hanno attratto un gran numero di ricercatori e antropologi incuriositi in modo particolare dal loro scarso interesse per qualsiasi forma di integrazione e acculturazione. I linguisti pensano che i Kalash discendano dalle popolazioni indo-ariane che invasero la regione nel II millennio a.c. La loro pelle è bianca, gli occhi chiari e i capelli ricoprono l'intera gamma dal biondo allo scuro. In epoche passate più volte la loro sopravvivenza è stata messa a rischio soprattutto perché le credenze "pagane" della tribù causavano imbarazzo alle tante popolazioni musulmane vicine. Perciò vennero per molto tempo chiamati Kafir (infedeli) e la terra da loro abitata Kafiristan.

La religione dei Kalash è politeista con un rituale notevolmente complesso: un Dio creatore, Dezau, un pantheon di Dei minori e spiriti, ciascuno con le sue responsabilità, ai quali sono dovuti riti propiziatori (sacrifici di capre, cerimonie presso i santuari a loro dedicati sparsi nelle valli).



La tradizione vuole che i morti non vengano sepolti, ma deposti in sarcofaghi di legno intarsiato e lasciati in superficie. Le donne sono considerate meno "pure" degli uomini e a loro  vengono interdetti anche alcuni santuari considerati "maschili". Durante le mestruazioni o per il parto si ritirano in una casetta detta "bashaleni", in cui i maschi non possono assolutamente entrare.
Le regole che riguardano la purificazione di persone e luoghi sono molto precise e ciascuno è sempre a conoscenza di quando e dove avvengono i rituali. La popolazione vive in gruppi sparsi nelle varie vallate e le loro abitudini e tradizioni variano leggermente da villaggio in villaggio.

Vedi anche l'intervista a Taarma:  https://intervistemetal.blogspot.com/2016/01/taarma-black-metal-dal-balochistan.html

Qui riportavo altre notizie sulle credenze pagane e su aspetti "che quasi nessuno conosce" parlando di Afghanistan: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/11/7-cose-sullafghanistan-che-quasi.html

E musicalmente c'è qualcosa?
Sì dai, rispetto all'Afghanistan, il Pakistan ha anche di più: Metal Archives ci segnala 49 band (anche se molte sono ormai split up) https://www.metal-archives.com/lists/PK
Qui trovate un "riassuntino": 


Il più famoso credo sia Taarma... non fosse altro per il fatto che sono stata io ad intervistarlo! eh eh! ;) e credo di essere stata la prima italiana a mettermi in contatto con lui:
https://intervistemetal.blogspot.com/2016/01/taarma-black-metal-dal-balochistan.html
e che per ringraziarmi mi ha pure mandato, per posta!, in regalo il suo demo:
https://intervistemetal.blogspot.com/2016/02/un-regalo-che-viene-da-lontano.html

E tanto per smontare un altro stereotipo, sì, qualche donna che suonava Metal in Pakistan c'è stata:
https://www.metal-archives.com/artists/Kimmy/83734
Kimmy: suonava la chitarra nei Deviated Tomb. Purtroppo, sembra sia stata vittima di un terremoto nel 2005.


Non sono riuscita a trovarli caricati su youtube, purtroppo! Probabilmente avevano solo My Space. 

Che dire, mi dispiace davvero che questa giovane ragazza che rappresentava davvero un bel modello di emancipazione in un paese tanto travagliato, sia morta durante un terremoto. Tuttavia, è importante far sapere che lei, in un paese ancora così arretrato come il Pakistan (https://it.wikipedia.org/wiki/Condizione_della_donna_in_Pakistan)
era, in qualche modo, riuscita ad emanciparsi da certe consuetudini misogine e patriarcali:
Ragazza, che suonava la chitarra, in un gruppo metal dal Pakistan: è o non è una donna da prendere da esempio? Considerato che qui da noi le donne hanno tutti i diritti, eppure si perdono dietro in idiozie e frivolezze cretine...

AGGIORNAMENTO DEL 20 AGOSTO 2021