Aggiungerò via via gli approfondimenti. Rispetto alla prima serie di scritti focalizzati soprattutto sull'Irlanda, in questi mesi riporterò approfondimenti legati al Piccolo Popolo delle leggende italiane 😃
I lettori più attenti noteranno i classici elementi e simbolismi dei paganesimi che si ripetono per le diverse creature (a tutti gli effetti, sono quanto resta delle antiche divinità pagane delle selve e delle acque)
L'idea che le fate "rapiscano gli uomini per sedurli" (*) riecheggia gli antichi riti di fertilità , le orge sacre e gli Hieros Gamos; così come certe creature dai tratti umanoidi e caprini (o persino, con riferimenti al gallo!) che popolano le selve sono, ovviamente, ricalcati su Pan (e nel contesto italiano, trattasi, probabilmente, di antichissimi Dei Signori degli Animali, delle Selve e protettori dei campi, su modello di Silvano o Priapo, connessi ai culti di fecondità umana e della terra)
(*) Ma ci sono anche "fati" di sesso maschile che rapiscono o addirittura violentano le fanciulle, come vedremo! Anche se nelle leggende compaiono con minor frequenza.
Info tratte da
Le creature fatate vivono dappertutto, anche nelle case.
I loro nomi e caratteristiche variano da paese a paese, ma sono quasi sempre dispettose se non maligne e pericolose.
è soprattutto in Gran Bretagna, Irlanda, Islanda che si crede alla loro esistenza (Nota di Lunaria: in realtà anche il patrimonio folkloristico italiano è ricco di leggende e racconti https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/il-pan-italiano-il-gigiat.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/06/il-piccolo-popolo-in-italia-vaina-janas.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/la-giobia-la-dea-crone-della-lombardia.html)
I folletti benigni sono spiriti domestici che vivono nelle famiglie e che puliscono le case in cambio di piccoli doni in cibo o in denaro.
(Nota di Lunaria: ricordo che da piccola quando i miei parenti mi portavano al parco di Gorla a giocare, io credevo che la piccola grotta che si trova all'interno del parco fosse la "casa delle fate" e spontaneamente lasciavo lì davanti dei mazzetti di fiorellini che avevo raccolto, come regalo per le fate… https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/lo-splendido-parco-durini-di-gorla.html)
Gli gnomi irlandesi sono minuscoli calzolai che hanno ammassato enormi quantità d'oro.
(Nota di Lunaria: il più famoso è il Leprechaun, da cui hanno attinto per una saga horror che se ricordo bene è arrivata a 5 film)
Vedi anche:
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/08/gnomi.html
Alcune creature fatate si prendono cura delle piante, dei raccolti e degli animali (Nota di Lunaria: esattamente come le antiche divinità pagane, preposte alla cura e alla protezione delle selve, degli alberi, dei campi... vedi Diana\Artemide, Silvano, Priapo, Pan...)
Altre sono terribilmente malvagie come i "Berretti Rossi" scozzesi che intingono nel sangue delle loro vittime i loro berretti.
Altri spiriti malvagi appaiono sotto forma di belle donne che poi succhiano il sangue degli uomini che seducono e attirano a danzare con loro (come la Glaistig o la Leanan Sidhe; Jenny Dentiverdi e Peg Powler infestano gli stagni e sono antropofaghe, specialmente attirano i bambini e poi li fanno annegare https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/le-fate-malvage-nel-folklore.html).
Altri prendono forma di cavalli e attirano nell'acqua, annegandoli, gli incauti che sono montati sulla loro groppa, per poi annegarli. (Nota di Lunaria: il Kelpie o il Phooka, per esempio)
Le creature del Piccolo Popolo possono essere alte dai 15 ai 250 cm; alcune sono belle, altre sono deformi.
Nessuno sa cosa siano: alcuni pensano che siano fantasmi, altri ritengono che siano una via di mezzo tra gli esseri umani e gli angeli (Nota di Lunaria: curiosamente anche l'islam crede al Piccolo Popolo: gli Jinn https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/magia-nera-iblis-e-black-metalla-scena.html)
Il piccolo popolo ama riunirsi o persino abitare tutti i luoghi acquatici: le sorgenti, i laghi, i fiumi, i ruscelli di montagna.
Il fiume Dora era ritenuto la residenza degli Arfai, cioè delle fate di sesso maschile, dall'aspetto bellissimo. Vivevano nascosti sotto la superficie delle acque ed erano lavandai; amavano rubare i panni che le fanciulle lavavano al fiume; questi panni venivano poi ritrovati il giorno successivo, bianchi e puliti, stesi su un prato, ad asciugare.
Se però una fanciulla svogliata non aveva voglia di lavare i panni e lasciava di proposito i panni nell'acqua, credendo che sarebbero stati gli Arfai a lavarlo al posto suo, avrebbe ritrovato i panni il giorno successivo ma stesi in un luogo molto difficile da raggiungere, come un albero molto alto o tra i rovi spinosi.
Sembra che gli Arfai rapissero anche le fanciulle, incantandole con la loro voce ammaliante (dal suono simile a quello dell'acqua che scorre): le fanciulle venivano portate nel mondo sotto le acque e avrebbero vissuto felici e serene.
In caso di minaccia (contro di loro o contro le acque) gli Arfai usavano la loro voce in maniera spaventosa, facendola rimbombare come il vento, per far sfuggire il malintenzionato.
LA ROCCIA DELLE FATE, info tratte da
Sono moltissime le leggende sui costruttori di megaliti e sulla loro funzione. (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/stonehenge.html)
"La Francia Preistorica", di E. Carthaillac, 1889, racconta un aneddoto.
"A Essé (Ille-et-Vilaine) si raccontava che, quando esistevano, le fate onoravano dopo la morte chi avesse compiuto qualche buona azione in vita, e che per mettere le sue ceneri al riparo dall'invidia e dai guasti del tempo costruivano grotte indistruttibili.
Lì, si diceva, le fate venivano di notte a parlare con i morti.
Si dice che il loro benefico influsso spargesse sulla contrada un fascino indefinibile, accompagnato dall'abbondanza e dalla prosperità .
Per questo le fate costruirono la roccia che porta il loro nome, e che sorge in mezzo a un campo. Per realizzare l'opera si spartirono il lavoro: alcune restarono dove sarebbe sorto il monumento, prepararono il progetto e cominciarono ad eseguirlo; le altre, pur non abbandonando i consueti lavori di ricamo, andavano nella foresta di Theil, si riempivano il grembiule di pietre e le portavano alle loro compagne operaie. Senonché non calcolarono in anticipo la quantità di materiale necessario alla bisogna: accadde quindi che il monumento terminasse mentre le fate manovali erano ancora per strada cariche di pietre; ma, avvisate che il nuovo materiale era inutile, si sciolsero il grembiule e le lasciarono là dove avevano ricevuto la notizia.
Ora, quando ciò avvenne alcune si trovavano nella landa chiamata Marie, altre nei pressi di Retiers, altre ancora a Richebourg e nella foresta del Theil. Ecco perché in tutti questi posti si trovano pietre della stessa natura e della stessa provenienza di quelle che formano la nostra Roccia delle Fate.
Purtroppo le fate sono scomparse da tempo, ma il monumento è rimasto. Durante la notte, quando fuori soffia la tramontana, dalla Roccia delle Fate si sente venire come un coro di lamenti, e si dice che siano i morti sepolti laggiù a chiamare le fate protettrici, e che questi lamenti continueranno fin quando le benefiche creature non saranno ritornate."
Alcune creature fatate si prendono cura delle piante, dei raccolti e degli animali (Nota di Lunaria: esattamente come le antiche divinità pagane, preposte alla cura e alla protezione delle selve, degli alberi, dei campi... vedi Diana\Artemide, Silvano, Priapo, Pan...)
Altre sono terribilmente malvagie come i "Berretti Rossi" scozzesi che intingono nel sangue delle loro vittime i loro berretti.
Altri spiriti malvagi appaiono sotto forma di belle donne che poi succhiano il sangue degli uomini che seducono e attirano a danzare con loro (come la Glaistig o la Leanan Sidhe; Jenny Dentiverdi e Peg Powler infestano gli stagni e sono antropofaghe, specialmente attirano i bambini e poi li fanno annegare https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/le-fate-malvage-nel-folklore.html).
Altri prendono forma di cavalli e attirano nell'acqua, annegandoli, gli incauti che sono montati sulla loro groppa, per poi annegarli. (Nota di Lunaria: il Kelpie o il Phooka, per esempio)
Le creature del Piccolo Popolo possono essere alte dai 15 ai 250 cm; alcune sono belle, altre sono deformi.
Nessuno sa cosa siano: alcuni pensano che siano fantasmi, altri ritengono che siano una via di mezzo tra gli esseri umani e gli angeli (Nota di Lunaria: curiosamente anche l'islam crede al Piccolo Popolo: gli Jinn https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/magia-nera-iblis-e-black-metalla-scena.html)
Il piccolo popolo ama riunirsi o persino abitare tutti i luoghi acquatici: le sorgenti, i laghi, i fiumi, i ruscelli di montagna.
Il fiume Dora era ritenuto la residenza degli Arfai, cioè delle fate di sesso maschile, dall'aspetto bellissimo. Vivevano nascosti sotto la superficie delle acque ed erano lavandai; amavano rubare i panni che le fanciulle lavavano al fiume; questi panni venivano poi ritrovati il giorno successivo, bianchi e puliti, stesi su un prato, ad asciugare.
Se però una fanciulla svogliata non aveva voglia di lavare i panni e lasciava di proposito i panni nell'acqua, credendo che sarebbero stati gli Arfai a lavarlo al posto suo, avrebbe ritrovato i panni il giorno successivo ma stesi in un luogo molto difficile da raggiungere, come un albero molto alto o tra i rovi spinosi.
Sembra che gli Arfai rapissero anche le fanciulle, incantandole con la loro voce ammaliante (dal suono simile a quello dell'acqua che scorre): le fanciulle venivano portate nel mondo sotto le acque e avrebbero vissuto felici e serene.
In caso di minaccia (contro di loro o contro le acque) gli Arfai usavano la loro voce in maniera spaventosa, facendola rimbombare come il vento, per far sfuggire il malintenzionato.
LA ROCCIA DELLE FATE, info tratte da
Sono moltissime le leggende sui costruttori di megaliti e sulla loro funzione. (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/stonehenge.html)
"La Francia Preistorica", di E. Carthaillac, 1889, racconta un aneddoto.
"A Essé (Ille-et-Vilaine) si raccontava che, quando esistevano, le fate onoravano dopo la morte chi avesse compiuto qualche buona azione in vita, e che per mettere le sue ceneri al riparo dall'invidia e dai guasti del tempo costruivano grotte indistruttibili.
Lì, si diceva, le fate venivano di notte a parlare con i morti.
Si dice che il loro benefico influsso spargesse sulla contrada un fascino indefinibile, accompagnato dall'abbondanza e dalla prosperità .
Per questo le fate costruirono la roccia che porta il loro nome, e che sorge in mezzo a un campo. Per realizzare l'opera si spartirono il lavoro: alcune restarono dove sarebbe sorto il monumento, prepararono il progetto e cominciarono ad eseguirlo; le altre, pur non abbandonando i consueti lavori di ricamo, andavano nella foresta di Theil, si riempivano il grembiule di pietre e le portavano alle loro compagne operaie. Senonché non calcolarono in anticipo la quantità di materiale necessario alla bisogna: accadde quindi che il monumento terminasse mentre le fate manovali erano ancora per strada cariche di pietre; ma, avvisate che il nuovo materiale era inutile, si sciolsero il grembiule e le lasciarono là dove avevano ricevuto la notizia.
Ora, quando ciò avvenne alcune si trovavano nella landa chiamata Marie, altre nei pressi di Retiers, altre ancora a Richebourg e nella foresta del Theil. Ecco perché in tutti questi posti si trovano pietre della stessa natura e della stessa provenienza di quelle che formano la nostra Roccia delle Fate.
Purtroppo le fate sono scomparse da tempo, ma il monumento è rimasto. Durante la notte, quando fuori soffia la tramontana, dalla Roccia delle Fate si sente venire come un coro di lamenti, e si dice che siano i morti sepolti laggiù a chiamare le fate protettrici, e che questi lamenti continueranno fin quando le benefiche creature non saranno ritornate."
I RAPITORI DI FANCIULLE
In Val di Genova (TN) si credeva all'esistenza di una creatura, detto Zampa de Gal, che aveva l'aspetto di un giovane bellissimo, che spiava le fanciulle per sedurle.
Era in tutto e per tutto simile ad un uomo, ma aveva un elemento che dimostrava la sua origine fatata: una mano a forma di zampa di gallo, che non riusciva a trasformare in mano umana.
Anche sulle Alpi Cozie si credeva all'esistenza di un essere che rapiva le belle fanciulle: si racconta che osservasse due sorelle, entrambe bellissime, e che desiderasse portarle via con sé.
La sorella più grande, all'insaputa dei genitori, usciva di casa tutte le sere per andare a danzare col suo innamorato, che l'aspettava di fuori.
Una sera accadde che, appena fu uscita di casa, si avvicinò ad un giovane scambiandolo per il suo innamorato, che la sollevò in aria: la fanciulla capì di essere stata rapita da un essere sovrannaturale e si fece il segno della croce.
La creatura, disgustata, la lasciò cadere, e la fanciulla si sfracellò al suolo.
La sorella era molto diversa: amava andare nei boschi, passeggiando, osservando gli animali.
Una sera, appoggiandosi ad un albero, notò con stupore che l'albero si trasformava in un bel giovane e, preso il suo braccio, si ritrovò a fluttuare sopra il bosco, mentre la luna illuminava la radura... ma anche lo strano essere fatato era circondato da un bagliore che progressivamente avvolse la fanciulla.
La mattina seguente i genitori trovarono il cadavere della figlia maggiore, ma l'altra figlia era sparita e nessuno seppe più che fine avesse fatto.
ALTRO APPROFONDIMENTO, info tratte da
In Francia e in Italia gli Elfi non sono mai stati molto considerati, mentre in Germania e in Inghilterra ci sono tantissime leggende sugli Elfi.
Gli Elfi sono spiriti luminosi, hanno a che vedere con le acque, la bruma e la terra; si pensa che solo gli adolescenti possano vederli.
Gli Orchi avevano aspetto umano, ma erano terrificanti e giganteschi: erano anche antropofagi, andando ghiotti per la carne di bambini, come insegna la fiaba di Pollicino. Sembra che la figura dell'orco derivi da Orco, il dio latino della morte e degli inferi.
Anche i Nani erano particolarmente brutti e pelosi. Erano custodi dei tesori e i Nani che abitavano nelle grotte erano minatori e abili fabbri: secondo le leggende norrene, furono i Nani, con gli Elfi, a fabbricare la lancia magica di Odino.
I Folletti erano piccoli esseri capricciosi e dispettosi; sono noti con vari nomi, in diverse culture: Korrigan, Kérion, Korriket, Korrandon, Mait'jean, Dornegan, Gobelin, Fadet, Petite Fadette, Lechy (nelle lingue slave) Troll (in Norvegia), Alben e molti altri termini.
Taluni abitano nelle tane e nei luoghi deserti (i Poulpikan), altri hanno delle piccole corna non solo sulla testa, ma anche appese alle cinture: le corna li collegano a Cernunnos e agli altri Dei pagani delle selve.
Per gli Slavi, ogni foresta aveva il suo Lechy, che aveva pelle azzurra, barba e capelli lunghi e verdi, piedi come artigli.
I Lechy proteggevano il loro regno boschivo, facendo errare i cacciatori nei boschi; per annullare il sortilegio, bisognava svestirsi e rivestirsi con abiti rimessi al contrario, infilando il piede destro nella scarpa sinistra.
Era anche possibile evocarli, tagliando in cerchio delle betulle, con le punte rivolte verso il centro, per entrare nel cerchio così formato per evocare lo spirito, che sarebbe comparso con aspetto di uomo, pronto ad esaudire i desideri di chi lo aveva evocato, a patto che gli si concedesse l'anima.
I Lechy morivano (temporaneamente) in autunno, quando gli alberi perdevano le foglie: sarebbero rinati con l'arrivo della primavera, con la nascita delle foglie.
Alcuni ritenevano che i Folletti fossero le anime dei morti che non avevano conosciuto gesù cristo.
Per i Germani i Nani erano nati dai vermi che corrodevano il cadavere di Ymir il Gigante, padre dei Giganti.
ALTRO APPROFONDIMENTO tratto da
In Francia e in Italia gli elfi non hanno mai avuto nelle fiabe e nelle leggende una funzione importante quanto in Germania e in Inghilterra. In francese, la parola "elfo" è stata usata solo a partire dal 1842, dopo una breve apparizione nel sedicesimo secolo, indicante le fate della Scozia.
Gli elfi sono spiriti luminosi, così come i fuochi fatui che frequentano i cimiteri. Usciti dalla terra e dalle acque, aleggiano nella bruma e in genere solo gli adolescenti possono scorgerli, come nel "Re degli Ontani" di Goethe.
Il nostro folklore è ricco di una moltitudine di esseri che abitano preferibilmente nel cuore dei boschi. Una volta vi si incontravano anche i draghi, come capitò a San Marcello, vescovo di Parigi, alla fine del IV secolo: catturò un drago nella foresta acquitrinosa della bassa valle della Bièvre e lo portò tenendolo al guinzaglio con la sua stola. Nello stesso secolo, san Liphard liberò da un mostruoso serpente la foresta di Orléans, l'antica Silva Carnuta.
Altrettanto temibili erano gli orchi: avevano aspetto umano ma terrificante, non tanto per la statura e per la voce quanto per l'espressione vorace: non erano mai sazi di carne fresca, specialmente di bambino. Il personaggio della fiaba di Perrault, del quale Pollicino smorza la fame facendogli divorare le sue stesse figlie, ricorda Crono, a sua volta immagine sfigurata e pervertita del padre, diventata una minaccia per i propri figli. L'orco non sarebbe altro che Orco, l'antico dio latino della morte e degli inferi.
La molteplicità dei nomi delle creature silvestri indica che erano molto numerose, anche se una stessa creatura poteva avere diverse denominazioni a seconda della zona; i nani erano pelosi, abitavano le grotte, erano minatori e fabbri e custodi di tesori.
Secondo gli etimologi, la parola "futin", folletto, sarebbe una deformazione di "Neptunus", contaminata dalla parola "Nuit", notte; Nettuno in origine era un dio della Terra e delle sorgenti; solo successivamente divenne un dio marino. In Bretagna i folletti sono chiamati Korrigan, Kérion, Kord, Korriket e in molti altri modi.
I Poulpikan sono quelli che abitano nelle tane in luoghi deserti e bassi (da "poul", bassura, e "pika", scavare), i Korrigan e altri hanno piccole corna, non sempre sulla testa, ma anche appese alla cintura, dove soffiano; ballano al chiaro di luna, abitano i boschi e anche se di piccola statura, sono capaci di spostare le enormi pietre di dolmen e menhir; appare evidente il richiamo alle divinità pagane come Cernunnos.
Le popolazioni di origine germanica, oltre agli elfi e ai nani hanno i coboldi, gli skogara (in Svezia) e i troll (Norvegia), gli alben in Germania; gli slavi li chiamavano lechy (da "less", foresta) e ogni foresta ne aveva uno: pur avendo apparenza umana, ha la pelle azzurra, gli occhi sporgenti, barba lunga e capelli fluenti, di colore verde, le gambe magrissime e gli artigli di un rapace; non ha ombra e cambia continuamente statura; custodisce il suo regno silvestre e quando un cacciatore sconfina, lo fa errare riportandolo allo stesso punto; questo è un tema comune: l'uomo che si smarrisce nel bosco per l'intervento di queste creature. Per sfuggire all'incantesimo del lechy bisogna sedersi su un ceppo, togliersi i vestiti e rimetterli al rovescio senza dimenticare di infilare il piede destro nella scarpa sinistra. Si può anche evocare il lechy tagliando e disponendo in cerchio le betulle (dove il lechy si rifugia) in modo che le punte siano rivolte verso il centro, si entra dentro e si evoca lo spirito, che compare sotto forma umana, pronto a soddisfare un desiderio purché gli si prometta in cambio l'anima.
I lechy, spiriti degli alberi, devono abbandonarli ogni anno quando cominciano a perdere foglie: è una morte temporanea, ma anche loro rinasceranno con le nuove foglie; in questo periodo sono rabbiosi, ed è meglio non incontrarli nel mese di ottobre: li si può sentire mentre percorrono la foresta fischiando, con sogghigni striduli, imitando versi animaleschi.
Le rusalki sono le ninfe delle acque, ma in realtà sono fanciulle annegate che vogliono far subire la stessa sorte a chi passeggia di notte in riva ai fiumi. In estate, abbandonano le acque e si rifugiano in un salice o in una betulla. Al chiaro di luna, si può vederle dondolare sui rami, chiacchierare tra loro, ballare. Per sfuggire alle rusalki basta tenere in mano una foglia di assenzio, che esse detestano. Quando il sole illumina le acque che accolgono le rusalki, si recano nei boschi.
Nei boschi, nei luoghi selvaggi, presso le fontane, all'ombra degli alberi era possibile intravedere donne di bellezza sovrumana. Spesso le si scorgeva intente a ballare in una radura dove sorgevano "cerchi di fate", ovvero anelli formati da certi funghi.
In Bretagna le fate si facevano vedere nei dintorni dei Dolmen, dove si erano rifugiate. In genere, avevano buoni rapporti con gli uomini, ma erano suscettibili e si vendicavano se non si mostrava loro deferenza.
Nelle fate si è voluta vedere la sopravvivenza delle tre Parche romane, cioè delle Moire greche, dee lunari vestite di lino bianco: Cloto, dal fuso della quale nasce il filo della vita, Lachesi, quella che misura il filo con la sua bacchetta e Atropo "quella a cui non si può fuggire" che lo taglia con le sue forbici.
A Roma le tre Parche erano rappresentate nel Foro da tre statue dette "Tre Fate" (Tria Fata): la parola "fata" viene da "fata", plurale di "fatum", "destino"; anche il fuso di Cloto e la bacchetta di Lachesi entrarono nell'immaginario sulle fate; non si immaginano mai con le forbici di Atropo e questo dimostra che le fate sono divinità della vita non della morte. Anche i Galli avevano le "Fatae", e ancor più le "Matres" (Matrones), le antichissime Dee della maternità . Le fate discendono anche dalle "Suleviae", le divinità silvestri misteriose, delle quali era attestato il culto in Dacia, fino alla Gran Bretagna. Le fate sono anche le discendenti delle antiche sacerdotesse dei Galli, le druidesse, e quel poco che sappiamo è preso da Strabone, che parla di una comunità di donne stabilite su un'isola alla foce della Loira, disprezzate dai Romani e poi dai cristiani.