Recensione a "Ronja" (Gaia Junior)


Trama: Figlia di un brigante, nata e cresciuta in un maniero medioevale circondato da una foresta incantata, Ronja è una ragazzina imprevedibile e audace, che si muove senza timore tra creature fatate e i pericoli di una natura selvaggia. Sarà la sua contrastata amicizia con Birk, figlio di un capobrigante rivale, a portare infine la pace e la serenità nella foresta, appianando i contrasti che da anni dividono le bande di Borka e Matteo. Attraverso un'autentica fiaba, piena di poesia, la Lindgren (autrice di "Pippi Calzelunghe") ci parla dunque di valori come l'amicizia e la solidarietà, disegnando il ritratto di una bambina diversa da tutte le altre.

Commento di Lunaria: "Ronja" ("Ronja Rövardotter" il titolo originale), uscito per la collana "Gaia Junior", una serie di libri incentrati su tanti aspetti e problematiche del femminile 
 https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/gaia-junior.html 





poi ristampato anche nei "Miti Junior" è un libro che mi aveva affascinato fin da piccola, anche se all'epoca non lo lessi tutto. Ritrovato qualche giorno fa, sono riuscita a finirlo in tre giorni. 
La vicenda è davvero ben architettata e narrata (una certa ripetizione e sinteticità dei dialoghi tra i personaggi è perdonabile, visto che trattasi di un libro pensato per un target di lettori giovanissimi, praticamente bambini); ci si affeziona ai personaggi, molto singolari e particolari (curiosamente i briganti sono dipinti a tinte quasi umoristiche e infantili, come il "fare i capricci per lavarsi", e quando devono giustificare "come mai rubano" lo fanno rispondendo "rubiamo solo ai ricchi e diamo ai poveri"); notevole anche l'idea di ambientare la vicenda in una sorta di medioevo nordico indefinito (non abbiamo date né età precise, e ci accorgiamo del trascorrere del tempo solo perché all'estate sopraggiunge l'inverno) e l'impronta fantasy è data soprattutto dalle strane creature che popolano il bosco e che di tanto in tanto si fanno vedere: strani gnomi e nani (Culotti, Griginani) e gli ancora più inquietanti Sottoterrestri e Strigi (che ho sempre immaginato immaginandole a mo' di arpie). La tormentata amicizia tra Ronja e Birk avrebbe potuto appesantire la vicenda con allusioni (scontate) a "Giulietta e Romeo", invece l'Autrice sceglie di omettere particolari amorosi, dolciastri e svenevoli, perché la sua Ronja non indugia di certo nello scontato sentimentalismo!, anzi, tratta Birk da pari, senza "metterlo sul piedistallo", senza fare la crocerossina, senza rinunciare a se stessa (modalità di indole e approccio che spesso caratterizzano le nostre relazioni sentimentali con l'altro): dice "no" quando deve dirlo, si arrabbia con lui, esprime la sua rabbia direttamente, lo perdona, e persino, gli salva la vita. Birk, di rimando, pur cresciuto in un ambiente, quello dei briganti, che, nell'immaginario collettivo e del lettore, "fa rima con patriarcale e maschilista",  non tratta Ronja come una sottoposta debole "femminuccia", né la sminuisce. E neppure Ronja viene stigmatizzata, in quanto femmina:

"Ora che la rileggo da adulta, so che questa scena contiene un aprosdoketon, che è un modo da filologa per definire una brusca inversione delle aspettative del lettore. L’inversione non consiste nel fatto che a nascere sia una bambina, ma che il suo genere non faccia differenza. Matteo è un personaggio costruito per essere un’amplificazione di tutto ciò che è tradizionalmente maschile: è fortissimo, burbero, gigantesco e villoso, ma non c’è un solo istante in cui non veda in sua figlia un degno erede, e i suoi puzzolenti briganti fanno altrettanto." (citazione tratta da http://www.softrevolutionzine.org/2015/ronja-astrid-lindgren/)
In tal senso sì, Ronja può anche essere intesa in senso femminista, e dipinge, in senso ancora utopistico, questo mondo alternativo dove maschi e femmine si relazionano in modo paritario, a tu per tu, senza tutte le sovrastrutture psichiche e culturali che caratterizzano il nostro mondo. 
Ronja salva Birk dalla caduta nel precipizio, lui la salva poco dopo, dal canto ammaliante dei Sottoterrestri e quando lei resta immobilizzata in mezzo alla neve, e entrambi si salvano reciprocamente quando, vivendo autonomamente nel bosco, lontani dalle famiglie, vengono attaccate dalle strigi, al fiume. Essere paritari, peraltro, non significa non soffrire (Ronja e Birk piangono eccome, e piange anche il padre di Ronja) e in tal senso questo è l'unico appiglio che il romanzo ha, nei confronti del nostro reale: sì, la vita umana non è mai indenne dalla sofferenza.
Sullo sfondo, il rapporto padre-figlia, che passa prima per la necessità della bambina piccola, di aver bisogno di suo padre, idealizzato, poi dal naturale scontro e distacco, che tutti i figli (e le figlie) hanno nei confronti dei genitori, durante l'adolescenza.
In tal senso, l'affrontare i pericoli del bosco, il rapporto con Birk e la loro sete di autonomia e libertà dai vincoli familiari (vivendo nella grotta, questo Grande Utero Naturale... https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/la-discesa-agli-inferi-la-grotta-e-il.html) che dura, appunto, un'estate (con l'arrivo dell'inverno, Ronja e Birk torneranno al nucleo familiare: ormai le rivalità tra i clan si sono risolte) può anche essere visto, metaforicamente, come il nostro esserci staccati dai genitori, e il nostro ritorno a loro (e spesso, il nostro perdono) quando, una volta adulti, li troviamo invecchiati e deboli, bisognosi di noi. Quando il padre, che pure aveva causato a Ronja un grande trauma ("Non sei più mia figlia/Non ho più una figlia", facendola sentire colpevole e infame per la sua amicizia con Birk), le chiede scusa, piangendo, lei, non più costretta a "dividersi in due", nella scelta tra il padre e Birk, lo perdona.
Da notare come, per tutta la vicenda, non vi siano conflitti tra maschi e femmine. I conflitti nascono piuttosto dall'ambiente naturale ostile (l'implacabile inverno, le strigi cattive...), e in un certo senso l'Autrice si è divertita a invertire la vulgata esegetica: mentre nella Bibbia è il peccato degli esseri umani (ovviamente, misoginisticamente, causato dalla donna...) a pervertire l'ambiente naturale e a renderlo ostile, nel mondo ideato da Astrid Lindgren è il mondo esterno, un Eden selvaggio, di una bellezza sublime e cruenta, ad essere ostile, mentre i rapporti tra i sessi restano tutto sommato idilliaci. Anzi, simbolicamente, quando Birk pensa che "preferirebbe avere Ronja accanto a sé, piuttosto che tutti i coltelli del mondo", sembra abdicare e abiurare un mondo basato sul potere del coltello, della spada, del Fallico patriarcale dominante, così come lo troviamo nei libri di Riane Eisler (vedi, per esempio, "Il calice e la spada" https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/il-calice-e-la-spada-gli-stralci-piu.html).
Per inciso, l'Autrice sembra incentrare la sua critica non tanto sulla dualità maschio/femmina, quanto piuttosto sulla dualità poveri/ricchi e sui primi costretti a derubarli, per sopravvivere. Forse un allusione agli squilibri economici da sempre esistenti e all'utopia di un'uguaglianza sociale? (forse sarebbe davvero più facile e realizzabile l'utopia dell'uguaglianza sessuale che non economica....)  

In definitiva, come molti altri Gaia Junior, "Ronja" mi è piaciuto, è un libro che può essere analizzato da più punti di vista, quello infantile, che resterà limitato alla superficie narrativa, e quello adulto, che ci vedrà dietro allegorie e simbolismi, anche pensando alla propria infanzia e giovinezza. 
Recensione e commento critico consigliato:http://www.softrevolutionzine.org/2015/ronja-astrid-lindgren/

Gli stralci più belli:

La notte in cui nacque Ronja un gran temporale si abbattè sulla montagna. Eh sì, c'erano lampi e tuoni dappertutto e perfino le strambe creature che vagavano nel Bosco Matteo si ripararono strisciando spaventate nelle loro tane e dentro i nascondigli. Soltanto le strigi cattive e selvagge, che amavano la tempesta più di qualsiasi altro tempo, volavano con grida e strepiti intorno al castello dei briganti sul Monte Matteo. Il loro fracasso disturbava Lovisa che giaceva a letto, in attesa di partorire. E Lovisa disse a Matteo: "Manda via le strigi cattive. Voglio un po' di silenzio per sentire la mia canzone!" Perché Lovisa cantava, in attesa di partorire. In quel modo era più facile, diceva, e chissà che il bambino non sarebbe venuto al mondo più allegro di carattere con una canzone per accompagnamento. Matteo prese la sua balestra e lanciò un paio di frecce attraverso la feritoia. "Via, andate via, strigi selvagge", urlò, "Stanotte deve nascere mio figlio! Lo avete capito, arpie della malora?" "Ih Ih! Stanotte deve nascere suo figlio", gridarono quelle, "un figlio del temporale, piccolo e brutto di sicuro, ih, ih!" [...] Matteo piombò dentro di corsa, pazzo di gioia: "Sono diventato padre! State bene a sentire: sono diventato padre!" "Di che cosa?", chiese Zucca-Per dal suo angolo. "Di una figlia di brigante, evviva!", strillò Matteo. "Una figlia di brigante, eccola lì!"
Poi venne la sera. Il sole tramontò e arrivò il crepuscolo. Il crepuscolo in primavera era soltanto una strana oscurità tra gli alberi che non diventava mai né buio né notte. Ma nel bosco cadde il silenzio. Il merlo e il cuculo non si sentivano più. Le piccole volpi s'infilarono nella loro tana, gli scoiattoli e le lepri nei loro rifugi, e la vipera sotto un sasso. Non si sentiva che il verso del gufo in lontananza, ma presto tacque. Sembrava che tutto il bosco dormisse. Invece, piano piano, cominciò a risvegliarsi la vita del crepuscolo. Tutti gli esseri del crepuscolo che là vivevano cominciarono a muoversi. C'era nell'erba tutto uno scricchiolare, uno strisciare, uno sgusciare. I culotti guizzavano tra gli alberi, i pelosi ombrignomi strisciavano tra i massi e i griginani sbucavano a centinaia dai loro nascondigli, sibilando per spaventare chi era sulla loro strada. E giù dalle montagne volteggiavano le strigi selvagge, le più pazze e le più crudeli tra tutti gli esseri del crepuscolo, ed erano nere contro il cielo chiaro di primavera.

Nota: ho scoperto che da questo bel libro è stato tratto anche un film, 


purtroppo non distribuito qui in Italia. Su youtube, comunque, è possibile vedere alcuni trailer, e a giudicare da quelle poche immagini (con paesaggi mozzafiato), posso dire che dovrebbe essere davvero in armonia con il romanzo, senza stravolgimenti. Nel 2017 è uscito anche un cartone, penso per il mercato internazionale.

Ronja e il suo papà, Matteo

La mamma di Ronja, Lovisa

Ronja vede per la prima volta Birk...





I rispettivi clan familiari, divisi da un odio reciproco e il castello del padre di Ronja, diviso a metà, dopo essere stato colpito da un fulmine. Il clan di Birk si è insediato sull'altra sponda




Ronja che salta, per raggiungere l'altra sponda, abitata dal clan di Birk, e salvare il ragazzo, preso in ostaggio dal padre, offrendosi spontaneamente come ostaggio a sua volta


Soli, nella foresta, Ronja e Birk pescano salmoni...







La strige che compare nella versione del cartone animato