Rivoluzionarie del Novecento: Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Alexandra Kollontai

Nota: io non condivido il socialismo e il comunismo, come ideologie. Tanto per iniziare, sono androcentriche e hanno portato a dittature (specie il comunismo), poi le trovo imperfette e mancanti oltre che anacronistiche; mi dà anche fastidio chi difende a spada tratta il comunismo (e magari si dichiara antinazista e anti-americanista\anti-capitalista, e li sento tutti i giorni discorsi di "compagni" che negano i crimini del comunismo esattamente come i cattolici negano i crimini dell'inquisizione). Non vedo neanche che liberazione della donna possa portare il comunismo, quando al posto di gesù cristo e maometto, si idolatrano stalin, lenin, che guevara (1)… mah….

Comunque, visto che furono ideologie inventate dagli uomini, ma seguite da molte donne nella Storia, qui riporto tre nomi di rivoluzionarie.

(1) Per giunta sono stati tutti personaggi violenti se non assassini


Qui trovate le rivoluzionarie del Settecento: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/le-prime-attiviste-nel-settecento-le.html
Le grandi rivolte dell'Ottocento: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/ottocento-le-grandi-rivolte-per-i.html
I crimini del comunismo: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/i-crimini-del-comunismo.html

Info tratte da


Dopo aver visto le rivoluzionarie del Settecento, vediamo nello specifico tre celebri rivoluzionarie del Novecento: Rosa Luxemburg, Clara Zetkin e Aleksandra Kollontaj!

Rosa Luxemburg (1871-1919) è la più famosa delle rivoluzionarie. 


Dimostra fin da piccola doti straordinarie, nonostante una malattia che la lascerà zoppa tutta la vita; parla inglese, tedesco, polacco, russo, yiddish. Entra al liceo di Varsavia, poi raggiunge Parigi dove frequenta gli intellettuali rivoluzionari russi e tedeschi. Partecipa alle discussioni teoriche fra rivoluzionari, scrivendo una serie di articoli sulla "Questione Nazionale" (1908, in cui si oppone a Lenin) e sulla "Crisi della socialdemocrazia" (1916).
Nel 1905 viene arrestata; dopo la liberazione, si reca in Finlandia, dove redige "Sciopero di massa, partito e sindacato", in cui sviluppa la sua teoria del predominio delle masse sulle organizzazioni operaie, che è alla base di quello che verrà definito il luxemburghismo, al quale si richiameranno alcuni gruppi di sinistra.
Convinta antimilitarista, si schiera nel 1911 contro l'intervento delle potenze coloniali - e in particolare della Germania - in Marocco, e contro i preparativi della guerra del 1914-18. Condannata a un anno di detenzione nel 1915 per istigazione alla disobbedienza, scrive in carcere "La crisi della democrazia", con lo pseudonimo di Junius. Il primo gennaio 1919 prende parte alla fondazione del Partito comunista tedesco, di cui redige il programma, e alla rivolta degli spartachisti.
Il 15 gennaio 1919 viene uccisa assieme a Karl Liebknecht (membro della rivista e del gruppo Spartakus).



 
Nessuno più di Clara Zetkin ha tentato di conciliare rivoluzione e femminismo nel corso di una lunga vita di militanza. Nata col cognome Eisner in Sassonia, si prepara al mestiere di maestra a Lipsia, dove incontra Ossip Zetkin, un socialista russo. Dopo qualche anno, i due si stabiliranno a Parigi. Non si sposeranno mai "per principio", e vivranno dando lezioni e dedicandosi a piccoli lavori. Clara si avvicina al marxismo e comincia la sua formazione ideologica frequentando i gruppi di rivoluzionari emigrati.


La morte di Zetkin la costringe a ripartire per la Germania.
Qui si dedica alla questione delle donne e al loro inserimento nel sindacato e nel Partito socialdemocratico. Diventata caporedattrice del giornale "Die Gleichheit" ("L'Uguaglianza") opera per far sì che le donne escano dal loro universo domestico e partecipino alla vita sociale.
Alla seconda Conferenza Internazionale delle donne socialiste, che si tiene a Copenhagen l'8 marzo 1910, propone di consacrare questa data alle donne, ottenendo un successo imprevisto: fin dall'anno seguente, cinquantamila donne sfilano per le strade di Berlino, quasi altrettante ad Amburgo e nelle altre città tedesche. Al Congresso di Basilea, la Zetkin pronuncia un vibrante discorso contro la guerra imminente. Nel 1917 si schiera con gli spartachisti. Sconvolta dall'uccisione di Rosa Luxemburg, a cui era molto legata, aderisce al nuovo Partita comunista e nel 1920 viene eletta al Reichstag. Delegata all'Internazionale comunista, incontra Lenin, che la stima. Accolta con entusiasmo in Unione Sovietica, si interessa alla sorte delle donne delle repubbliche musulmane. Morirà a Mosca nel 1933.


Aleksandra Kollontaj, nata in Russia, si sposa giovanissima e compie gli studi a Zurigo, in Inghilterra e a Parigi, dove prende contatto con gli esuli rivoluzionari russi e tedeschi, formandosi nel confronto con le nuove idee. 


Di ritorno in Russia, si separa dal marito e organizza incontri rivolti alle donne per favorire la nascita di organizzazioni specifiche. Perseguitata per la sua attività politica, viaggia in Europa e stati Uniti. Tornata in Russia allo scoppio della rivoluzione, è la prima donna del Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado e diventa commissionario del popolo all'assistenza pubblica nel primo governo bolscevico: emana decreti per la protezione della maternità e dell'infanzia. Leader dell'opposizione operaia, viene nominata ambasciatrice in Svezia dal 1930 al 1945. Bella e colta, subisce critiche per le sue numerose avventure sentimentali.
Oltre ai numerosi scritti politici, pubblica racconti: "L'amore delle api laboriose" (1923), "Un grande amore" (1927).
Le sue teorie anticonformiste sull'emancipazione economica e sessuale della donna provocano scandalo.
Espone il suo pensiero in: "I fondamenti sociali della questione femminile" (1909), "La famiglia e lo Stato comunista" (1918),
"La nuova morale e la classe operaia" (1918), vero e proprio programma per la rivoluzione sessuale.