I Longobardi!

Serie di scritti di approfondimento sui Longobardi

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Nel 568 ci fu l'arrivo di un altro popolo germanico, qui in Italia.
Non si trattava del solito esercito barbarico che si accontentava di saccheggiare e distruggere, ma di una vera e propria migrazione di una popolazione che stabilitasi nel nord Italia, lascerà tracce nella vita, nella cultura, nella lingua del territorio occupato, da lì in poi chiamato "Longobardia". Un secolo prima erano usciti dalle loro sedi sull'Elba e si erano trasferiti nella Pannonia dopo aver combattuto contro i Gepidi (altra popolazione di stirpe germanica). Il loro re, Alboino, sposò in secondo nozze Rosmunda, la figlia di Cunigondo, il re dei Gepidi, da lui stesso ucciso.
Una leggenda macabra racconta che la principessa venne obbligata a bere vino dal cranio del padre durante il banchetto di nozze.
La Pannonia era minacciata da Avari, Slavi e Bizantini: non era sicura. Così Alboino si trasferisce in Italia. Attraversa il passo del Predil e si ferma in vetta al monte Matajur.
Dopo aver contemplato la pianura davanti ai suoi occhi, spinge il cavallo al galoppo, seguito dai suoi 200 mila uomini e dai carri che trasportano le donne, i bambini e le masserizie.
I presidi romani del Friuli, del Veneto e dell'Insubria vengono sopraffatti.
Milano e Pavia, città fortificate, cercano di difendersi; i Longobardi si stanziano a gruppi, dove trovano minor resistenza.
La maggior parte si ferma nell'Italia settentrionale, ma alcuni arrivano fino a Spoleto e Benevento.
Già agli inizi del secolo sesto, Narsete, generale bizantino impegnato nella lotta contro i Goti, aveva al suo seguito tremila Longobardi.
Dopo la sconfitta di Totila, Narsete ordina di riaccompagnare i Longobardi nelle loro terre.
Tra le persone locali inizia a diffondersi il terrore, perché i Longobardi avevano fama di popolo di inaudita ferocia; Procopio scriveva che "incendiavano case e chiese, usando violenza a chi vi si rifugiava".
Paolo Diacono così li descriveva: "hanno lunghe barbe mai tocche da ferro, i capelli sono rasi fino alla nuca, sì che dietro sono completamente pelati mentre davanti li dividono in mezzo alla fronte lasciandoli cadere sulle guance, sino all'altezza della bocca. Prima di incominciare una battaglia si tingono i capelli di rosso per segnalare al nemico la loro collera. Invece, nei momenti lieti vi spargono polvere d'oro. Gli abiti sono ampi camici di lino, lunghi fino sotto il ginocchio, trattenuti da strisce di stoffa policroma; raramente coperti di pelli, non conciate ma seccate al sole"; i loro elmi sono adorni di corna di cervi o di bisonti, le armi sono costituite da una pesante spada, uno scudo tondo con umbone, una lunga lancia, un arco ed una faretra. Vengono a contatto con l'acqua solo quando devono attraversare i fiumi così da sembrare proprio "cavalli selvaggi, fetidi e coi garretti fasciati".
Più che non la città preferiscono la campagna dove, scacciati i Romani, si impossessano dei terreni e obbligano i contadini a consegnare, come tributo, un terzo dei loro prodotti.
Intanto, il Vescovo di Milano fugge a Genova, seguito dal clero.
Il loro nome sembra che derivi dalla parola germanica "Langbeardan" ossia "lunga barba", altri pensano che derivi da "Langbart", "lunga lancia".
Il loro re, Alboino, è un capo con un profondo senso dello Stato, sempre attento al benessere del suo popolo. Dopo aver espugnato Pavia, che ha resistito ad un assedio di tre anni, ne fa la capitale del regno. Secondo la tradizione egli viene ucciso da una congiura ordita dalla moglie Rosmunda, che si vendica così del tremendo oltraggio subito nel giorno delle nozze.

Il nuovo re, Autari, figlio di Cefi assume anche il nome di Flavio: questo dimostra che i Longobardi avevano già subito un processo di romanizzazione. Autari riesce a sottomettere lo strapotere dei vari duchi che spadroneggiano nelle città determinando un continuo esodo degli abitanti nelle campagne.
è proprio questo sfollamento che permette agli abitanti dei villaggi di venire a conoscenza del cristianesimo: vengono eretti molti altari dedicati ai santi; probabilmente anche Gorla e Prospiano hanno beneficiato di tutto questo.
Autari sposa Teodolinda, figlia del cattolico Garibaldo, re dei Bavari, assicurandosi un potente alleato contro i Franchi i cui attacchi vennero più volte respinti.





Il matrimonio costituisce un primo passo verso l'avvicinamento al cattolicesimo. Il re è descritto come un giovane "ben proporzionato nella statura, biondo di capelli ed assai bello di aspetto".
Nel 590 i Franchi invadono nuovamente la Longobardia ed assediano Pavia dove i sovrani si sono asserragliati. Molti "duchi" li hanno traditi comprati dall'oro dei Franchi e dei Bizantini.
Nella nostra terra il castrum di Castelseprio (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/castelseprio.html) resiste agli attacchi, proclamando la sua fedeltà ad Autari.
 
Gli invasori, dopo aver vagato in lungo e in largo per la pianura senza riuscire ad aver ragione delle fortificazioni longobarde e della stessa Pavia, fiaccati dalla fame e dalle pessime condizioni meteorologiche, si ritirano sulle loro posizioni. Ma il Re è ammalato gravemente. Muore il 5 settembre del 590.
Poco dopo Teodolinda dà alla luce l'erede: si tratta di una bambina per cui il popolo resta senza un re. D'altra parte la situazione interna è instabile, i duchi aspettano il momento buono per riprendersi la libertà d'azione e il potere. Si impone subito un nuovo matrimonio.
Teodolinda sceglie Agilulfo, duca di Torino, valoroso e bellicoso condottiero già distintosi nella guerra franco-bizantina. Le nozze si celebrano nel novembre del 590. Nel maggio dell'anno seguente, l'assemblea del guerrieri longobardi, convocata a Milano, elegge Agilulfo "rex gentis longobardorum". Durante il suo regno è Milano, più che Pavia, la vera capitale.
Gli anni di governo del nuovo re sono particolarmente difficili. Oltre alla siccità, alle carestie, alle invasioni delle cavallette, anche la peste fa la sua comparsa in molti territori orientali del regno.
Inoltre i soliti grattacapi ducali mettono a dura prova la pazienza del sovrano. Si può comunque dire che le gravi preoccupazioni del re sono lenite dalla dolcezza e dalla saggezza della regina Teodolinda che, tra l'altro, è riuscita a conquistarsi la fiducia e la benevolenza di papa Gregorio Magno, con il quale ha un intenso scambio di corrispondenza.
Nel 602 nasce l'erede Adaloaldo che viene battezzato, secondo il rito cattolico, nella basilica di san Giovanni Battista in Monza.
"Modicia" è divenuta la sede estiva dei sovrani che risiedono in un palazzo fatto costruire, si dice, da Teodorico. Agilulfo muore improvvisamente nel 615 lasciando l'adolescente Adaloaldo sotto la reggenza di Teodolinda.
L'esercito è affidato al duca Sundrarit che ha la sua residenza a Milano.
Di lui si conserva il nome della "curs ducis" divenuto poi "Cordusio".
L'interregno dura circa dieci anni.
Ormai il regno dei Longobardi ha i giorni contati e l'ultimo re, Desiderio, tenta i tutti i modi di salvare il salvabile.
Per assicurarsi l'amicizia dei Franchi concede una figlia in moglie a Carlo, loro re.
Ma il papa Adriano I è particolarmente maldisposto verso di lui e chiama in Italia Carlo che, nel frattempo ha ripudiato
Ermengarda (1). In Val di Susa, l'esercito longobardo, mal guidato, viene travolto.
Desiderio muore prigioniero nel monastero di Corbie, probabilmente nel 776.

Della lunga presenza longobarda rimarranno nella parlata dei nostri villaggi molti vocaboli, anche se il sostrato resterà per sempre di costruzione romana.


Ecco alcune parole di origine longobarda, ricorrenti nel dialetto gorlese:

BARA: mucchio, carico di un carro agricolo (da "bara", lettiga)
BENDA: fasciatura (da "binda", fasciare)
BIOTU: nudo (da "blausz", privo, nudo) [usato anche nel dialetto legnanese; "biotü" per il maschile, "biota" al femminile]
BISA: serpe, insetto (da "bison", correre qua e là, come fanno le serpi)
BULZON: parte della serratura che riceve il chiavistello (da "bolzo", ariete, freccia)
FAZULETU: fazzoletto (da "fazzjo")
GRAMM: cattivo (da "grama", irato, triste)
PALCU: palco (da "palk")
RüDU: letame, spazzatura (da "rud", sporcizia) [usato anche nel dialetto legnanese]
SCAGN: scranno (da "skranna")
SCHIRPA: dote, corredo (da "skairpa")
SCUSSà: grembiule (da "skauz") [usato anche nel dialetto legnanese]
STAMBERGA: locanda (da "stain", pietra, e "berga", alloggio)
STRACCU: stanco (da "strak", teso, tirato) [usato anche nel dialetto legnanese]
TANFU: tanfo (da "thamp", cattivo odore)
TRUSSON: urto (da "stauzzan", urtare, colpire)
TRAPULA: laccio, trappola (da "trappa", tenaglia)
ZAZZARA: ciuffo di capelli (da "zazza")

Altre parole di origine longobarda sono: CARAGNà ("piangere", usato anche nel dialetto legnanese) LIFROCU (anche "difrocu", persona stupida, sciocco, idiota) MAGOLCIU, STURNì
Nomi propri: Aldo, Manfredo, Raimondo, Corrado, Anselmo, Bruno, Goffredo, Rinaldo, Cristina, Emelda, Gisa, Edgarda

ALTRO APPROFONDIMENTO: LA NASCITA DELLE PIEVI

Sappiamo che il livello economico dell'età romana raggiunse la massima floridezza nei primi due secoli dell'Impero: il lungo periodo di pace, l'amministrazione degli imperatori, l'allargamento della rete stradale, lo sviluppo della navigazione fluviale e marittima, l'aumento della popolazione, il fervore del commercio e dell'agricoltura, l'unità di moneta sono tutte cause dello splendore dell'epoca.
Ma per Roma l'ora del declino fu segnata dalla prevalenza della casta militare, favorita nelle sue mire dalla rottura dell'equilibrio nei rapporti tra Senato ed esercito, e da un certo dilagante disordine amministrativo. Nei primi anni del III secolo la grande crisi si profila: impera la monarchia assoluta di tipo militare. Contemporaneamente, i Barbari premono ai confini dell'Impero. Anche i tentativi di Diocleziano, la divisione del territorio imperiale in quattro parti, la riforma amministrativa, la riorganizzazione dell'esercito, il nuovo sistema di tassazione aggravato per gli agricoltori, il calmiere sui prezzi, non si rivelano provvedimenti atti a frenare i gravi disordine del tempo.
In mezzo a questo caos, si fa più feroce la persecuzione contro i cristiani (come quella del 303, sotto Diocleziano)

Il fatto che il cristianesimo si espandesse così velocemente stupiva i Romani; Plinio scriveva "L'epidemia di questa deleteria superstizione è andata diffondendosi non solo negli agglomerati urbani, ma anche per i villaggi e nelle campagne."
E nonostante le persecuzioni (per esempio quelle di Diocleziano), con l'editto di Costantino, il cristianesimo ottiene potere e privilegi, e settant'anni dopo, diventa la religione dominante dell'Impero.
Comunque, nonostante l'Editto con il quale, nel 355, vengono proibiti i culti politeisti, il paganesimo permane ancora per molto tempo, soprattutto nelle campagne, dove i contadini sono più attaccati alle antiche tradizioni pagane dei loro padri.
Da testimonianze di autori cristiani come Agostino e Gaudenzio, sappiamo che i ricchi possidenti cristiani si disinteressavano completamente del paganesimo che persisteva nelle campagne.

E poi, in questo periodo, imperversano anche le eresie, come l'arianesimo, osteggiate, per esempio, da S. Ambrogio.
Quando nel V secolo i barbari (Visigoti, Unni, Vandali, Eruli) invadono l'Italia, saccheggiano Milano e Roma e pongono fine all'Impero d'Occidente, i cittadini, per sfuggire alle orde bellicose, cercano riparo nelle campagne.
Questo affluire massiccio porta alla necessità, per i vescovi, di delegare alcuni presbiteri a celebrare la messa nei piccoli centri, mentre prima era inconcepibile farlo lontano dalle grandi città in cui risiedevano i vescovi: è così che nascono le pievi e scompaiono gli ultimi riti pagani.
Anche l'arianesimo, sebbene sia la setta a cui appartiene lo stesso re ostrogoto Teodorico (V-VI secolo) in Italia non riesce ad avere il sopravvento sulla dottrina cattolica.

Con l'arrivo dei Longobardi (568) alcuni elementi della società italiana romano-cristiana vengono trascurati o soppressi dall'insensibilità dei popoli germanici:
"I Longobardi erano un popolo soprattutto guerriero, che non conosceva o comunque non apprezzava i modi di vita e la civiltà degli insediamenti urbani. La loro organizzazione statuale era assai primitiva ed era fondata sulle formazioni militari di base, le "fare"... il re era emanazione dell'assemblea di guerrieri e quindi dei duchi loro capi; ma la sua autorità era limitata e comunque condizionata dalla volontà dei duchi... Questa organizzazione di guerrieri, specie in quella parte della vecchia Liguria che da loro prese il nome di Lombardia, si sovrappone all'antica organizzazione e alla popolazione romana; la civiltà e i costumi romani, specie delle classi elevate dei centri urbani, furono sommersi... Le cose mutarono meno nelle campagne, dove i contadini continuarono a lavorare e a vivere secondo i propri costumi, essendo solo costretti a cedere ai nuovi padroni, i guerrieri longobardi, un terzo del prodotto del loro lavoro, cioè all'incirca quello che davano prima ai padroni romani i lavoratori non liberi" (Grilli)

Nei primi cinquant'anni della loro dominazione, i Longobardi, come testimonia Paolo Diacono - opprimono senza discriminazione le genti assoggettate: è il periodo più oscuro del Medio Evo. (*)
Nella seconda fase del regno longobardo, la società romana è più tutelata, i Longobardi si convertono al cristianesimo, grazie all'opera di Teodolinda, le arti e le lettere sono riscoperte e rivalutate.


(*) "Conquistarono e sottomisero buona parte dell'Italia... saccheggiando, uccidendo i preti, distruggendo le città, stremando gli abitanti" (Paolo Diacono "Storia dei Longobardi")


(1) Per leggere l'Ermengarda del Manzoni: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/gorla-minore-foto-depoca-dei-contadini.html

APPROFONDIMENTO: IL COSTUME FEMMINILE AL TEMPO DEI LONGOBARDI E FRANCHI

Il periodo dal Basso Impero all'Alto Medioevo aveva portato le donne a vestirsi e ornarsi con ricchezza e col desiderio di apparire, tipico delle donne barbariche.
In questo periodo erano diffuse vesti trapunte d'oro, trucchi e tinture per capelli.
Già allora le italiane scure di capelli volevano apparire bionde come le nordiche dei Longobardi e dei Franchi.
Anche l'influsso bizantino era molto forte: sopra la tunica dalmatica, le donne indossavano la "cyclas", una specie di mantello, decorata con strisce di porpora.
Le donne longobarde usavano portare una camicia lunga di lino, sostenevano il seno con una fascia molto larga e portavano le trecce corte annodate dietro la nuca dopo il taglio tradizionale dei capelli che caratterizzava il rito del matrimonio; prima del matrimonio i capelli erano tenuti lunghissimi, sciolti sulle spalle.
Con i Franchi si diffuse il costume di indossare un mantello che scendeva dal capo e copriva anche la tunica, che era lunga fino a terra.
La biancheria intima era trattata con zafferano proveniente dall'Oriente ed era color crema.
Si indossavano anche cinture allo scopo di mettere in risalto la vita sottile e la rotondità dei fianchi.
C'erano anche dame nobili che indossavano pellicce corte di agnello o di ermellino, anche se proprio in questo periodo le fonti ci testimoniano che si esortavano le donne ad indossare mantelli che coprissero le forme del corpo.


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 APPROFONDIMENTO: LE REGINE CATTOLICHE

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Nota di Lunaria: questo libro merita una recensione a parte; 
ha diversi difetti (è stato scritto da una studiosa cristiana). Suggerisco di leggerlo perché è una miniera di informazioni sul Medioevo (specialmente quello prima del 1200) e tuttavia contiene delle inesattezze parlando di "teologia cristiana e donna", che ho evidenziato qui: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/la-donna-al-tempo-delle-cattedrali-un.html

Clotilde fu la sposa di Clodoveo, re dei Franchi Salii, che occupano gran parte della Gallia del Nord. Clotilde era nipote di Gondebaldo, re dei Burgundi.
A informare Clodoveo della grazia e della bellezza di Clotilde sono i messi del re; senza aspettare, Clodoveo la fa chiedere in moglie a Gondebaldo.




A vederla, il re rimase incantato e la sposò, benchè avesse già un figlio (Thierry) avuto da una concubina.
Clotilde proviene dai territori degli Elvezi, è di famiglia regale. I suoi genitori regnano sulla Burgundia (la futura Borgogna).
Tutti gli storici hanno messo in rilievo il ruolo fondamentale da lei avuto nell'ottenere dal marito pagano la conversione alla fede cristiana.
Il battesimo di Clodoveo rimane la prima pietra miliare della storia francese.


Un'altra regina analoga a Clotilde è Teodolinda. In Italia, sposa il re longobardo Agilulfo e riesce a far battezzare il figlio Adaloaldo.



In Spagna, il duca di Toledo, Leovigildo, restaura l'autorità regia e sposa nel 573 la cattolica Teodosia, che lo converte al cattolicesimo.
Teodosia era sorella di tre vescovi: Leandro, Fulgenzio e Isidoro di Siviglia.


Nel 597 Berta di Kent farà battezzare il re Etelberto in Inghilterra.

Già che ci sono aggiungo anche:



Uno studioso, osservando come l'introduzione del cattolicesimo in Italia, Gallia, Inghilterra e Spagna fosse stata opera di regine, commentava "Il mistero della Trinità ha dunque un fascino sulle donne?"
Con queste parole si riassume l'ingresso delle donne nella storia nel momento in cui si sviluppa la fede cristiana e lo zelo che esse manifestano nel radicarla.


Per approfondimenti: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/monza-la-citta-della-regina-teodolinda.html

Qui abbiamo visto le dittatrici cristiane: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/regine-crudeli-e-sanguinarie-galla.html