Riforme progressiste e integralismo religioso in Egitto, Turchia, Algeria, Iran, Tunisia, Marocco, India


Info tratte da


N.B: si tenga presente che il libro che ho consultato è datato, quindi alcune cose che sono state scritte non corrispondono più alla realtà attuale (2019).

A fine scritto, comunque, inserisco le prove delle fotografie prese dal corano, prima che qualcuno strilli che la misoginia islamica "non esiste\non è vero niente\è una calunnia inventata da fascisti e da capitalisti americani" (del resto, ho avuto modo di conoscere anche gente che difende Saddam; 
per cui non mi stupisco più di niente...)

La situazione nei paesi islamici

In alcuni paesi, con l'alibi del rispetto della religione, l'elemento femminile viene utilizzato per rafforzare un potere che non è più solo religioso o tradizionale, ma diventa politico, in quanto dallo status delle donne dipende l'evoluzione della società intera.
Dal Marocco all'Indonesia, dal Sudan al Pakistan, dalle antiche repubbliche caucasiche sovietiche all'Arabia, milioni di donne vivono in paesi in cui l'Islam è religione di stato, e in cui la loro condizione personale dipende dalla charia (sharia), la legge coranica e della tradizione islamica.

La donna viene così considerata come un'eterna minorenne, priva di ragione, al limite come un non-soggetto, che bisogna dominare in tutti gli atti della vita.
Fondamentalmente inferiore all'uomo, la donna non possiede alcun tipo di autonomia, è sottomessa all'arbitrio prima del padre, poi del marito.
Il matrimonio è esclusiva competenze del capofamiglia che può dare in sposa la figlia dal momento in cui essa raggiunge l'età matrimoniale, che corrisponde a nove anni lunari.
Ciò significa che il matrimonio di una bambina è non solo autorizzato, ma anche auspicato.



Un detto musulmano afferma: "una delle più grandi felicità per un uomo consiste nel fatto che sua figlia abbia le prime mestruazioni non in casa del padre, ma in quella del marito".
La donna deve obbedienza assoluta al marito: se accusata di adulterio, rischia le frustate e il carcere. La sua testimonianza davanti a un tribunale vale la metà di quella di un uomo.
Vi sono inoltre costumi ancestrali che rafforzano questa condizione di dipendenza: l'obbligo della verginità, che deve essere provata all'indomani delle nozze mettendo in mostra il lenzuolo macchiato di sangue, a costo di terribili conseguenze (che possono arrivare fino all'uccisione della sposa); la reclusione fisica delle donne nell'universo domestico, dal quale escono solo se accompagnate, coperte di un indumento che nasconde corpo e viso, un'usanza che si ritiene possa proteggerle dagli sguardi e dai gesti importuni degli uomini per strada.








Tutti questi elementi, completati dai comportamenti interiorizzati dalle donne nei secoli, hanno fatto di esse dei sotto-soggetti sottomessi ai rischi di una condizione sempre suscettibile di essere sovvertita in base alla sola volontà del marito, che può imporre loro una nuova sposa, ripudiarle, privarle dei figli.

Egitto e Turchia: i primi passi avanti

Nella prima metà del secolo, la presa di coscienza di certe donne progredite ha fatto emergere il problema della loro situazione. Soprattutto in Egitto, a partire dagli anni '20, vi furono Femministe, istruite e militanti, che tentarono di cambiare le cose, dando l'esempio di una vita liberata dalle tradizionali costrizioni.


Ma è in Turchia che sopravvenne il vero cambiamento, con l'ascesa al potere di Kemal Atatürk, il quale era animato da un'implacabile volontà di modernizzare il Paese.


Nell'ambito della separazione fra religione e Stato, laicizzò il matrimonio sul modello europeo, istituì il divorzio su basi paritarie per i due sessi, proibì il velo islamico, incoraggiò la promozione delle donne aprendo loro l'accesso all'istruzione, e nel 1934 accordò loro il diritto di voto.
La carica di primo ministro turco è stata appannaggio di una donna, che ha raggiunto il vertice del potere percorrendo le tappe di una classica carriera del tipo occidentale.


Algeria: un'emancipazione bloccata

Durante la guerra di liberazione che gli algerini hanno condotto contro il potere coloniale francese, le donne hanno pagato a duro prezzo il loro contributo: trasportando le armi dei partigiani, tenendo i collegamenti fra le campagne e i diversi gruppi urbani, in prima fila nelle manifestazioni organizzate dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), molte di esse hanno pagato con la vita atti di eroismo, cadendo vittime della repressione, della tortura, della prigione. 


Alcune sono diventate eroine nazionali come Jamila Bouhired e Djemila Boupacha. 
Nessuna rivendicazione femminista guidava però le loro battaglie: lottavano per l'indipendenza del loro paese.
Nel 1962 l'Algeria ha conquistato l'indipendenza ed è stato instaurato un regime socialista. 

La Costituzione del 1963 proclamava: "Tutti i cittadini di entrambi i sessi hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri", tuttavia ben presto cominciarono ad essere presenti progetti di legge miranti a restringere i diritti delle donne, nonostante le proteste dell'UNFA (Union Nationale des Femmes Algériennes).
In questi testi si afferma che i "rapporti fra i membri della famiglia traggono la loro essenza dai principi dell'Islam" (che vuole quindi la sottomissione delle donne ai mariti).
Le donne organizzarono la propria opposizione ai progetti di legge con petizioni e manifestazioni, mobilitando le dieci donne deputate all'Assemblea nazionale e la sola donna ministro Zohra Ounissi, e promuovendo una campagna di informazione.
Tuttavia, le autorità algerine nel 1984 approvano un Codice, tra i più arretrati: la donna è sottoposta a tutela maschile, la poligamia è permessa, così come il ripudio.


Iran: gli effetti della rivoluzione islamica

La rivoluzione islamica del 1979 in Iran, guidata dall'ayatollah Khomeini, è destinata a cambiare in modo profondo le condizioni della donna nelle terre islamiche.


In precedenza, la politica di modernizzazione autorizzata dalla monarchia dei Pahlévi non aveva ignorato le donne.
Nel 1918 viene istituita la prima scuola pubblica per ragazze. Nel 1937 lo scià abolisce l'obbligo di indossare il chador.
Nel 1963 le donne vengono autorizzate ad accedere all'università e ottengono il diritto di voto. Nel 1967, con la Legge di protezione della famiglia, si riducono gli effetti della poligamia con l'istituzione della necessità del consenso da parte della sposa. Si fissa a 18 anni l'età minima del matrimonio e nel 1977 viene legalizzato anche l'aborto.
Nel 1979 la monarchia è rovesciata e l'ayatollah Khomeini instaura la repubblica islamica. Nel luglio del 1983 diventa obbligatorio portare il velo.
Le pene previste sono severe: si va dalla multa fino a un anno di prigione e soprattutto la bastonatura in pubblico.

Ci sono persino donne che approvano tutto questo: le Sorelle di Zeynab o la Gaschté Zahra si incaricano di sorvegliare le donne, e non si esitano a impiegare getti di acido e aggressioni, persino se una ciocca di capelli fuoriesce dal velo.
(Nota di Lunaria: come oggigiorno fa la brigata femminile dell'isis, che picchia e tortura le donne "ribelli"; ma vedi anche le terroriste arrestate di recente)





Nel 1992, 113.000 donne sono arrestate per non aver portato il velo islamico; si arriva a sfigurarle col rasoio e la lapidazione.

Viene anche favorita una forma di prostituzione: il "matrimonio temporaneo": un uomo può contrarre un "matrimonio" limitato nel tempo (anche un'ora!) pagando una dote ai genitori, per poi ripudiare la "sposa".
Questo "stato islamico" viene preso come modello, tanto che in Algeria si cerca di instaurarlo. 
Si impone l'hijab, si chiudono gli istituti e le scuole femminili.
Nei paesi asiatici, Taslima Nasreen, militante Femminista del Bangladesh, è minacciata di morte per aver osato scrivere in favore della liberazione delle donne musulmane. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/taslima-nasreen.html)

Nota: per approfondimenti, vedi anche questo libro:


 https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/blog-post.html

e questo: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/mona-eltahawy-perche-ci-odiano-gli.html


Per ulteriori approfondimenti sul tema "religioni e misoginia", vedi i due libri di Mary Daly


"L'idea di un salvatore unico di sesso maschile può essere vista come un'ulteriore legittimazione della supremazia del maschio (...) In regime di patriarcato un simbolo maschile sembra proprio il meno indicato ad interpretare il ruolo di liberatore del genere umano dal peccato originale del sessismo. L'immagine stessa è unilaterale per quanto concerne l'identità sessuale, e lo è proprio dal lato sbagliato, perché non contraddice il sessismo e glorifica la mascolinità."

"L'ideologia cristiana presenta una distorsione prodotta dalla gerarchia sessuale e che la convalida, palese non solo nelle dottrine relative a Dio e alla Caduta ma anche in quelle relative a Gesù [...] Una logica conseguenza della liberazione della donna sarà la perdita di credibilità delle formule cristologiche che riflettono ed incoraggiano l'idolatria verso la persona di Gesù [...] Non è tuttora insolito che preti e ministri cristiani, posti di fronte al discorso della liberazione della donna, traggano argomenti a sostegno della supremazia maschile dall'affermazione che Dio "si incarnò" esclusivamente in un maschio. In effetti la stessa tradizione cristologica tende a giustificare tali conclusioni. Il presupposto implicito - e spesso esplicito - presente per tutti questi secoli nella mente dei teologi è che la divinità non poteva degnarsi di "incarnarsi" nel "sesso inferiore" e il "fatto" che "egli" non lo abbia fatto conferma ovviamente la superiorità maschile. Venendo meno il consenso delle donne alla supremazia maschile, questi tradizionali presupposti cominciano a traballare.
(Nota di Lunaria: si vedano Sprenger e Kramer nel "Malleus Maleficarum": "E sia benedetto l'Altissimo che finora ha preservato il sesso maschile da un così grande flagello [la stregoneria]. Egli ha infatti voluto nascere e soffrire per noi in questo sesso, e perciò lo ha privilegiato")


"Ho già osservato che il testo paolino "in Cristo non c'è... maschio né femmina", funziona in questo modo, perché semplicemente e palesemente ignora il fatto che Cristo è un simbolo maschile e perciò a tale livello esclude la femmina."

"Io ritengo che un altro ribaltamento sia l'idea dell'incarnazione redentrice unica nella forma di un salvatore maschio perché questo è precisamente impossibile. Una divinità patriarcale, o suo figlio, non è in grado di salvarci dagli orrori di un mondo patriarcale."

Mi pare significativo concludere con questo commento:

"è ovvio che tutte queste ideologie hanno non solo la funzione di conciliare le donne con il loro ruolo subordinato sostenendo che è inalterabile, ma anche di far credere che esso rappresenti l'appagamento dei loro desideri, o un ideale che è lodevole cercare di raggiungere" (Horney)

Tunisia e Marocco: riforme audaci e atti simbolici


Nel 1947 il sultano del Marocco Mohammed V compie un gesto spettacolare: presenta sua figlia, la principessa Leila Aicha, senza velo e vestita all'europea. Anche il presidente della Tunisia Habib Burghiba, a partire dal 1956, promuove la condizione della donna: nel 1966 afferma: "La donna è un essere umano che ha il diritto alla dignità e al rispetto [...] una società non può essere sana ed equilibrata se la metà del corpo sociale, l'elemento femminile, continua ad essere asservita, sfruttata e umiliata."
Burghiba non esita a scagliarsi contro i fondamentalisti, condanna la pratica della verginità, proibisce il velo (da lui definito "orrendo cencio"), incoraggia le donne ad uscire e a studiare. Introduce la contraccezione e l'aborto, proibisce la poligamia, legalizza il divorzio.
  
Dopo Taslima, e la condizione delle donne in Bangladesh, vittime degli attacchi con l'acido gettato in volto, (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/bangladeshpakistan-donne-sfigurate-con.html) vediamo quella delle donne in India.


Questa enorme nazione, comprendente 25 stati è caratterizzata da un grande coacervo di religioni, con l'induismo, di gran lunga il più diffuso, https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/induismo.html
seguito dall'islam.
Sebbene la Costituzione indiana del 1950 contenga una separazione fra Stato e religione, il complesso sistema delle caste fissano il ruolo delle donne e costituiscono elementi di freno per l'emancipazione femminile.
Non si arriva più ad uccidere le bambine, ma la mortalità infantile resta elevata.
Dopo le caste, che suddividono gli individui in "superiori" e "inferiori", il più grande problema è quello della dote.
La dote è indispensabile per sposarsi, ed è la donna a portarla al marito; questa pratica ha portato un incremento esorbitante degli "incidenti domestici mortali", ovvero uomini che deliberatamente uccidono le mogli, per poter così sposarsi nuovamente, intascandosi una nuova dote!
Nonostante i tentativi fatti dal Governo per abolirla (con una legge del 1967), la pratica della dote esiste tuttora.

Durante la lotta per l'indipendenza, la battaglia delle donne si è identificata con quella nazionalista. Sotto l'influenza di Gandhi, esse hanno partecipato alle manifestazioni, e anche se dal 1952 al 1977, la percentuale di donne che riuscì ad occupare funzioni di Governo passò dal 3,8 % al 7,5 %, nei villaggi, in cui è raccolto l'89% delle donne, le condizioni di vita sono estremamente primitive: acqua non potabile, mancanza di elettricità e fogne, salari da fame.
Ci sono stati però dei miglioramenti, per le donne indiane: nel 1956  è stata riconosciuta loro l'uguaglianza civile e politica; diritto al divorzio e all'eredità, proibizione della poligamia (poco praticata) e matrimonio fra bambini (molto diffuso).
Nel 1972 viene legalizzata l'interruzione della gravidanza, e si istituisce il controllo delle nascite.   


Nota di Lunaria: non si dimentichi il macabro rito del sati, ovvero il rogo della vedova (che può anche essere ragazzina) sulla pira del marito defunto. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/il-sati.html




Conclusioni?

"Se il Femminismo ha perduto la propria influenza, ciò si può spiegare col fatto che la società ha assimilato alcuni suoi valori: la libertà sessuale, l'omosessualità, la libera unione, la scelta della procreazione. è questa forse la sua vera vittoria.
Le conquiste sono ormai acquisite, e le giovani generazioni femminili faticano talvolta a comprendere le lotte e le battaglie di chi le ha precedute."


NOTE:

(1) NOTA DI LUNARIA: ONDE EVITARE LE SOLITE OFFESE, CON ROBA DEL TIPO "NON è VERO NIENTE! è UN TUO DELIRIO, UNA TUA MENZOGNA!" "TASLIMA STA DICENDO IDIOZIE, NON è COSì, NEL CORANO NON SI TROVANO PASSAGGI MISOGINI! è UNA MENZOGNA CHE SI SONO INVENTATI GLI AMERICANI E I FASCISTI!"
METTIAMO UNA PROVA FOTOGRAFICA CHE TESTIMONIA CHE LE COSE STANNO COME LE STA RACCONTANDO TASLIMA, E CHE BASTA APRIRE IL LIBRO IN QUESTIONE PER RENDERSENE SUBITO CONTO:


CI TROVIAMO ALLA SURA IV "DONNE"


PRECISAMENTE AL VERSETTO 34



"Gli uomini hanno sulle donne autorità per la preferenza che il dio ha concesso al maschio sulla femmina e a causa di ciò che essi hanno speso per loro delle sostanze proprie. Le femmine che si rispettano sono sottomesse, gelosamente custodiscono l'onore in assenza del marito in cambio della protezione che il dio ha concesso loro. Temete l'infedeltà di alcune di esse? Ammonitele, relegatele sui loro giacigli in disparte, picchiatele: ma se tornano a miti sentimenti di obbedienza, allora basta, va bene così. Il dio è altissimo e grande in verità"

Specifichiamo che mostrare questo non significa dire che "allora tutti i musulmani picchiano le donne". Certo che no, visto che la violenza è trasversale e riguarda tutti ed essere "cristiani" non significa essere "non violenti" rispetto ai "musulmani" (come si spacciano gli integralisti cristiani, quando vogliono parlare male dei musulmani... guardandosi bene dal fare autocritica, ovviamente... che strano, per i cristiani "maschilismo e violenza contro le donne" sono sempre "roba degli altri"...).
Mostrare la sura IV significa solo mostrare che l'ideologia islamica, al pari di altre ideologie patriarcali, permette la violenza contro le donne come "concessione che il dio in questione ha permesso di poter fare".
Che poi non tutti i musulmani commettano violenza è chiaro.

(2) Nota di Lunaria: per l'islam la moglie "è un campo da arare a cui si può andare a piacimento". Ma stessa identica cosa vale anche per gli altri due monoteismi.
Che le mogli di cristiani integralisti o ebrei ortodossi "abbiano voglia o meno di accoppiarsi e restare incinte" è un problema che non si è mai posto, difatti si chiamava "debito coniugale" e oggigiorno lo si chiama anche "stupro coniugale" perché un marito che obbliga la moglie ad avere un rapporto sessuale quando lei non vuole, facendole male o ricattandola e intimorendola e magari pure per obbligarla a restare incinta a forza si chiama stupratore coniugale ed è diventato reato, per fortuna.

QUI DI SEGUITO METTIAMO LE PROVE, PRIMA CHE QUALCUNO DICA CHE "NON è VERO NIENTE!!!! NON HAI MAI LETTO UN LIBRO!" Si vedano i versetti 222 e 223 



 PER APPROFONDIMENTI SULLO STUPRO CONIUGALE IN AMBITO CRISTIANO, VEDI QUESTO LIBRO:


PERCHé è INUTILE CHE VOI DIFENSORI DELLE "RADICI CRISTIANE" STARNAZZATE DI "ISLAM = VIOLENZA CONTRO LE DONNE! PROTEGGIAMO LE NOSTRE DONNE!"
SPACCIANDOVI PER PALADINI DELLE DONNE,
QUANDO VOI STESSI AVETE UN TESTO SACRO CHE APPROVA LO STUPRO CONIUGALE IN CERTE FRASUCOLE DEL VOSTRO CARO "APOSTOLO PAOLO" O DELL'ANTICO TESTAMENTO.