Una VERA storia della contraccezione


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Disporre della propria vita: questa è stata la posta in gioco delle lotte condotte, a partire dagli anni '60, per l'uguaglianza civile, la libertà di abortire, la contraccezione e il riconoscimento delle violenze subite dalle donne.
Sotto la spinta dei movimenti di contestazione degli anni Settanta, della riflessione delle Femministe Americane e dei nuovi mezzi di contraccezione, le donne si avviano a mettere in discussione le tradizionali relazioni fra i sessi, i modelli inculcati dall'educazione, e rivendicano il diritto di disporre liberamente del proprio corpo e di scoprire nuovi modelli di vita.
In seguito alle loro pressioni, i governi sono stati costretti a promulgare leggi che cambieranno regole (DICIAMOLO APERTAMENTE! DI STAMPO RELIGIOSO ED ECCLESIASTICO! Nota di Lunaria) che sembravano immutabili da secoli.


Italia: il referendum sul divorzio

In Italia il divorzio è stato a lungo proibito in conseguenza dei Patti Lateranensi firmati nel 1929 da Mussolini e dal cardinale Gasparri, che regolavano le relazioni fra Stato e Chiesa.
Oltre all'affermazione del cattolicesimo come religione di Stato, gli accordi riconoscevano "al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili".
In altri termini, la dissoluzione del vincolo matrimoniale poteva essere decretata soltanto dal Tribunale Ecclesiastico della Sacra Rota, in base a condizioni assai precise e limitate (matrimonio non consumato, mancanza di consenso dei coniugi, regole che di fatto già escludevano i matrimoni con figli).
In un paese che ha conosciuto un intenso fenomeno di emigrazione, le donne si ritrovavano, nelle regioni più povere, con un marito che lavorava lontano - Svizzera, Germania- e ritornava in patria una volta all'anno.
Lasciate sole nelle fattorie e nei paesi, queste "vedove bianche" si dedicavano al lavoro, vincolate all'obbligo della fedeltà, private di una vita personale, legate ineluttabilmente a un uomo che era diventato un estraneo, e che spesso formava una seconda famiglia all'estero. Il peso delle tradizioni condizionava a tal punto le coscienze che un cambiamento sembrava impossibile, e la Chiesa non cessava di incoraggiare le donne alla rassegnazione o di accusare di immoralità quelle che raramente osavano trasgredire alle regole.

La questione del divorzio è stata posta all'inizio degli anni Settanta dai primi Gruppi Femministi, con tanta più forza in quanto nei paesi vicini e in quelli scandinavi era stato introdotto da quasi un secolo. Si susseguono manifestazioni, dibattiti, petizioni, raccolte firme e associazioni: nel corso del 1972 la battaglia coinvolge l'intero Paese.
La Chiesa agita la minaccia della dissoluzione della famiglia e della distruzione della società.
Sulla scia di questa protesta fanno la prima comparsa gli slogan in favore dell'aborto.

La legge che istituisce il divorzio viene infine approvata in dicembre, e subito contestata dai suoi detrattori, che riescono a far indire un referendum per abrogarla.
Organizzazioni Femministe, associazioni e gruppi conducono una compagna tra donne, soprattutto le meno informate, che temono la scomunica o l'abbandono da parte del coniuge.
Il 12 marzo 1974 il popolo italiano, con il 59,26% dei voti, si pronuncia contro l'abrogazione della legge del divorzio, ponendo così il Paese sullo stesso piano delle altre nazioni occidentali. Contrariamente alle attese degli antidivorzisti, le donne - le più interessate al provvedimento - scelgono il libero arbitrio in luogo di quella falsa sicurezza che troppo spesso ha significato un'intera vita di sacrifici e di frustrazioni.

Nota di Lunaria: Per approfondire la schiavitù domestica "di una volta", vedi questo libro: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/la-donna-moglie-e-madre.html


Il voto ebbe una notevole eco in Europa: era la prima volta che in un paese di forte tradizione cattolica, il potere della Chiesa sulla vita privata era sconfessato.

La vera rivoluzione di questa fine secolo è stata la conquista del diritto delle donne di disporre liberamente del proprio corpo, decidendo volontariamente se procreare o no, e in quale momento. In questo senso, la grande battaglia per la contraccezione e l'aborto resta un punto di svolta fondamentale nelle società occidentali.
Si tratti di donne nubili costrette da una gravidanza imprevista che non siano in grado di sostenere, di donne sposate gravate da una famiglia già numerosa, oppure di gravidanze provocate da stupri, il catalogo dei casi drammatici è assai ampio.
Sia la religione cristiana che i pubblici poteri laici hanno per lungo tempo rifiutato di prendere in considerazione la sofferenza di queste donne.
Al contrario, l'immagine della donna madre, ereditata da religioni e tradizioni gettava una luce sinistra su ogni donna che ostentava il proprio rifiuto di procreare, in quanto trasgrediva la legge naturale di continuazione della specie: era ritenuto inconcepibile che la sua libertà facesse ostacolo alle responsabilità che le erano assegnate dalla natura e dalla società.

è proprio a partire dalla rivendicazione delle donne di riappropriarsi del loro corpo, di disporne secondo la loro sola coscienza e volontà, che è stata condotta la lotta per la contraccezione e l'aborto.
All'inizio del XX secolo, il controllo delle nascite rimane ancora un tema tabù nella maggior parte dei Paesi europei e negli Stati Uniti.
Nel 1920 viene votata in Francia una legge che proibisce ogni tipo di propaganda in favore della contraccezione e rende l'aborto un reato.
Nel 1921 viene invece aperto a Londra il primo centro britannico per il controllo delle nascite.
Due anni dopo, Margaret Sanger (1879-1966) fonda a New York un Ufficio di informazione sulla contraccezione, nel 1923, ritenendo che le donne cominceranno ad emergere solo quando si saranno liberate dalle gravidanze indesiderate. Un altro personaggio chiave fu Katherine McCornick, una delle prime donne ad ottenere una laurea in biologia. 


Sanger e Pincus

Nello spazio di tre anni, in tutti gli Stati Uniti ne saranno aperti 250 e nel 1936, la propaganda anticoncezionale viene finalmente legalizzata.
Si dovranno attendere altri vent'anni prima della scoperta che rivoluzionerà la vita delle donne: la pillola anticoncezionale, messa a punto nel 1956 dal dottor Gregory Pincus a Boston, finanziato da Katherine McCornick e incoraggiato da Margaret Sanger, comincia ad essere commercializzata nel 1960 negli Stati Uniti e in seguito in Gran Bretagna. Nello stesso momento, in America emerge la questione dell'aborto, che scatena vivaci dibattiti nei campus e sulla stampa.

Nel 1967 l'aborto viene legalizzato in California, seguita nel 1970 dallo Stato di New York. La polemica assume toni appassionati. Un senatore mostra alla Camera dei rappresentanti un feto conservato sotto vetro.
Gli antiabortisti inviando ogni venerdì una rosa rossa, simbolo di un feto, ai membri del Congresso, continuano la forma di protesta; alcuni fanno irruzione nelle cliniche specializzate terrorizzando le pazienti, uccidendo alcuni medici.
(Nota di Lunaria: appunto: è il terrorismo cristiano americano, di gente tipo Eric Rudolph e i militanti della Christian Identity o del KKK https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/ku-klux-klan-tutta-la-storia-nei.html)


Sì, i brutti musi nella foto sono terroristi e hanno fatto stragi. NO, non sono islamici. NO, non hanno invocato allah akbar. Sì, hanno dedicato la strage "per la gloria del signore Gesù!"

Eric Rudolph. Per giunta ribadiamo che questi personaggini uccidono anche gli omosessuali e "non bianchi".

Nel 1992 la Corte Suprema afferma nuovamente il diritto all'aborto riconoscendo tuttavia ai singoli Stati la facoltà di limitarlo.
Per fronteggiare gli aborti clandestini in Francia, negli anni '70, alcune ginecologhe (Lagroua-Weil-Hallé, Simone Iff) misero in piedi alcuni organismi per la Pianificazione famigliare, per informare le donne sui metodi di contraccezione.
Nel 1956 erano 265 le donne che nel mondo sperimentavano la pillola anticoncezionale, l'Enovid; nel 1980 erano 55 milioni, nel 1990, 113 milioni.
Si può quindi affermare che la pillola è stata uno dei più importanti strumenti con cui le donne si sono riappropriate del loro destino.


Un movimento più radicale, creato nel 1973, il MLAC (Mouvement pour la liberté de l'avortement et pour la contraception) ricorre alla più perfetta illegalità quotidiana dell'aborto secondo il metodo per aspirazione denominato Karman.
Il 5 aprile 1971, 343 donne (scrittrici, giornaliste, attrici) firmano e pubblicano su un settimanale ad alta tiratura un manifesto in cui dichiarano di aver fatto ricorso a pratiche abortive.
L'effetto di protesta e scandalo è forte.

Nel novembre 1971 un evento fa decisamente compiere un passo in avanti: si apre a Bobigny, vicino a Parigi, il processo a una ragazza di 16 anni, Marie Claire Chevalier, accusata di aver abortito con l'aiuto della madre, dopo essere stata violentata.
L'avvocato Gisèle Halimi e il suo gruppo Choisir ("Scegliere") che lotta per l'abrogazione della legge del 1920, si mobilitano per dare al processo la maggiore risonanza possibile.
Le femministe manifestano davanti al Palazzo di Giustizia, i giornalisti si occupano della questione; il ministro della Sanità Simone Veil decide di portare il dibattito in Parlamento; gli oppositori ricorrono all'invettiva e all'insulto, trattando il ministro come una provocatrice di aborti.
Finalmente, il 1° gennaio 1975 viene approvata la legge che porta il suo nome e che prevede il ricorso all'aborto entro 10 settimane e sotto controllo medico.


Simone Veil

Anche in Italia, come in Francia, è stato un processo per aborto clandestino, quello a carico di Gigliola Pierobon, del 5 giugno 1973, che ha fatto precipitare gli eventi; deputati del partito Socialista e poi del Partito Liberale presentano proposte di legge per depenalizzare l'aborto e per la contraccezione.
Papa Paolo VI interviene con l'enciclica Humanae Vitae ribadendo con fermezza la posizione contraria della Chiesa.
Nel 1976 le associazioni femminili (L'Unione delle Donne Italiane, il Movimento di Liberazione delle Donne) organizzano a Roma un'enorme manifestazione.
Ma la Democrazia Cristiana si irrigidisce e per evitare una sconfitta come nel caso del referendum per il divorzio, propone elezioni anticipate. Queste si tengono il 20 giugno 1976 portando alla Camera sessanta donne che avanzano nuovamente la questione sostenuta da manifestazioni popolari, nelle quali emergono slogan come "Donna, Donna, non smettere di lottare: è tutta la vita che deve cambiare".
Il 21 gennaio 1977 la legge viene approvata dalla Camera, per poi essere bocciata dal Senato. Solo nel 1978 verrà approvata definitivamente.

Quasi tutti i Paesi Occidentali hanno conosciuto negli anni '70 un movimento di liberazione delle donne. Contrariamente alle lotte dei decenni precedenti, centrate sull'uguaglianza dei diritti, in modo particolare sul diritto di voto, questo movimento ha cercato di trasformare il modo di pensare delle donne su loro stesse, di cambiare la loro visione del corpo e della propria vita, di mettere in luce in che modo gli uomini hanno modellato non solo la condizione femminile, ma anche la percezione che le donne hanno di se stesse.
è negli Stati Uniti, all'inizio degli anni '60, che il movimento femminista ha lasciato il segno, inserendosi in una linea di continuità con l'impegno delle studentesse che lottavano per il riconoscimento dei diritti civili ai neri, e che, paradossalmente, avevano dovuto scontrarsi con il maschilismo dei loro compagni di militanza.

Nel 1961 il presidente Kennedy crea una Commissione sulla condizione delle donne, il cui rapporto American Women denuncia discriminazioni in materia di stipendi e di impiego, e che nel 1966 darà luogo alla creazione della National Organization of Women (NOW), il cui programma è la lotta contro le discriminazioni. Nel 1963 Betty Friedan pubblica "La mistica della femminilità", https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/la-donna-moglie-e-madre.html
mettendo in luce le mistificazioni di cui sono vittime le donne americane: trasformate dai pubblicitari in spose modello, semplici consumatrici delle merci vendute nei giganteschi centri commerciali, intrappolate fra mura domestiche diventate ormai un "comodo campo di concentramento", esse sono in preda a una infinibile crisi d'identità. 


La congiunzione fra questo disagio e il clima di agitazione politica degli anni Sessanta si concretizzerà nella giornata di sciopero nazionale del 26 agosto 1970, in cui le donne, in tutto il Paese, si rifiutano di dedicarsi ai consueti compiti domestici e coniugali e manifestano per le strade.
L'evento, che conquista un'ampia risonanza sui media, favorisce la nascita dei primi gruppi di discussione e di elaborazione teorica del femminismo.

Le tematiche principali del movimento sono: l'oppressione delle donne in tutte le sue forme sociali, la conoscenza di se stesse al di fuori degli schemi e dei pregiudizi maschili e la creazione di strutture organizzative per rispondere ai nuovi obiettivi e ai nuovi bisogni.
è in questo momento che le donne sviluppano teorie femministe che non pongono più in primo piano la questione dell'uguaglianza con gli uomini, ma il rapporto di oppressione maschio-femmina. Sorgono così diverse tendenze.
Il Femminismo Ugualitario, con Bella Arzug e Betty Friedan, rivendica la partecipazione totale delle donne alla vita politica; per la prima volta una donna di colore, Shirley Chisholm, viene eletta alla Camera dei rappresentanti.
Per esse, la disuguaglianza nella sfera domestica potrà scomparire solo quando le responsabilità famigliari e domestiche saranno divise in parti uguali fra i due componenti della coppia.

La tendenza radicale, invece, si spinge oltre: è l'uomo il nemico principale. Il manifesto SCUM di Valeria Solanas, famosa per aver sparato sull'artista pop Andy Warhol, indica nell'uomo il responsabile di tutti i mali della società patriarcale, in quanto detentore di tutti i poteri.
Le radicali propongono una ridefinizione della sessualità della donna, da sempre ridotta alla sessualità vaginale destinata alla funzione riproduttiva, mentre il vero piacere femminile si esprime nell'orgasmo clitorideo che viene invece represso dagli uomini. (Nota: si pensi a cose come la mutilazione della clitoride in voga nei paesi africani e asiatici https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/infibulazione-e-clitoridectomia.html)
La famiglia è la cellula oppressiva per eccellenza poichè imprigiona la donna nel ruolo di madre e sposa alienandola invece in quanto essere umano autonomo.
Kate Millet e Germaine Greer rappresentano questa corrente radicale, che ostenta talvolta un Lesbismo provocatorio arrivando fino a trattare le femministe eterosessuali come collaboratrici del nemico. (1)


N.B No, non ho letto per integrale questo libro. Di Kate Millet ho letto solo poche frasi su una vecchia antologia. Le frasi che avevo letto parlavano del simbolismo di dio e dell'autorità, ed erano ben scritte. Tuttavia non avendo letto l'opera integrale di Kate Millet non so cos'altro abbia scritto.



"La cultura (maschile) è stata (ed è) parassita, perché si è nutrita dell'energia emotiva delle donne senza dar nulla in cambio" (Shulamith Firestone)
Sul piano dell'azione, le femministe americane, disperse in piccoli gruppi e associazioni più o meno informali, mostrano notevoli doti strategiche. Forti dall'esperienza della tradizionale lotta condotta dalle associazioni negli Stati Uniti, esse conducono un'azione lobbistica sui partiti politici, moltiplicano le pressioni sui tribunali per far applicare le leggi e organizzano iniziative spettacolari: azioni di disturbo durante l'elezione di Miss America ad Atlantic City, ai reggiseni (simbolo d'oppressione) dati alle fiamme in pubblico, all'affissione nelle strade cittadine dei nomi di stupratori non condannati.
Dietro a queste iniziative si muovono associazioni potenti: oltre alla NOW, agisce il NWPC (National Women's Political Caucus), specializzato nella promozione delle donne in politica, la WEAL (Women's Equity Action League), la NBFO (National Black Feminist Organization).

Le Femministe americane hanno attivato reti di comunicazione, mezzi di informazione, centri per conferenze, strutture di accoglienza per donne percosse, servizi di autodifesa, consultori medici, libri per bambini in un'ottica non sessista.
Infine hanno creato società femministe, banche, case editrici, studi legali. Hanno condotto una strenua lotta per diffondere la consapevolezza che il sessismo esiste anche a livello linguistico: i termini "Miss" (signorina) e "Mrs" (signora) sono d'ora in avanti scritti "Ms", con l'intento di eliminare la differenza di status sociale (Giustissimo. Ma cominciamo ad abolire anche l'uso del "dio padre" a favore di "Dia" o "Dio Padre e Madre", quando si parla di religione. Nota di Lunaria).
Ma l'azione delle diverse correnti femministe americane si è concentrata sull'aborto.
Il 22 gennaio 1973 la Corte Suprema negli Stati Uniti ha dichiarato incostituzionale le leggi del Texas e della Georgia che proibivano l'aborto.

Dopo "Il secondo sesso" (1949) di Simone de Beauvoir e "La mistica della femminilità" (1963) di Betty Friedan, 



(Nota: tra le due, giudico Simone de Beauvoir nettamente superiore a Betty Friedan. Si tenga anche presente che Betty Friedan in "La mistica della femminilità" non faceva una critica netta al monoteismo, lo trattava blandamente. Simone de Beauvoir lo analizza nel dettaglio. Anche se la più anticristiana tra tutte fu Mary Daly)

escono "L'eunuco femmina. La donna alla ricerca dell'identità perduta" di Germaine Greer (Nota: altra autrice che non ho mai letto per integrale), e poi ancora, Evelyne Sullerot, Andrée Michel, Marie-Josée Chombart de Lawe, Geneviève Fraisse, Hélène Cixous (che insieme a Marguerite Duras scriverà di "scrittura al femminile"), Evelyne Sullerot, Annie Leclerc, Antoinette Fouque (che fonderà una casa editrice specializzata nella scrittura al femminile); Luce Irigaray e Christiane Olivier elaborano diverse teorie sulla struttura psichica, rispetto a quelle freudiane; alcune cineaste girano film sui problemi delle donne: "L'amour violé" di Yannick Bellon (1977) e "L'une chante, l'autre pas" di Agnès Varda (1976).

Nota di Lunaria: negli ultimi tempi Luce Irigaray si è dirottata verso il "femminismo cristiano"; Ida Magli scrisse quello che è stato (probabilmente) il primo libro italiano di critica "anti-vergine Maria", nel 1989, ma poi ha rinnegato tutto prima di morire. 
Ho recensito Luce Irigaray ma non ho voglia di star qui ad impaginarla 

Video molto interessante sulla donna e la sua liberazione dallo sfruttamento procreativo: https://www.facebook.com/d.repubblica/videos/2612844978784644/


(1) Nota di Lunaria: Negli ultimi tempi il femminismo radicale "americano" (ma non solo) è alquanto anacronistico (o palesemente errato se non ridicolo nelle sue istanze). 

Una critica nel dettaglio ci porterebbe via tempo, mi limito a indicare in sintesi i difetti ideologici:


1) "Non si diventa lesbiche a comando" (come non si diventa eterosessuali a comando). 
Certamente, per certe donne, magari traumatizzate da rapporti sessuali sgradevoli avuti con certi uomini, l'eros tra donne può essere persino una forma di guarigione o liberazione dalle paure e dai traumi, nella riscoperta e ri-appropriazione della sfera erotica e del rapporto con l'altro, e tuttavia non è possibile "convertirsi al lesbismo" perciò pretendere che tutte le donne "che vogliono sfuggire all'oppressione sessista" lo facciano diventando lesbiche è assurdo.
è la stessa idea che hanno i cristiani omofobi, solo che è pensata "all'incontrario"... Mentre i cristiani ritengono che "si possa guarire dall'omosessualità, basta pregare lo spirito santo, gesù cristo e la madonna", quel tipo di femminismo pensa che "basti volere diventare lesbica, per esserlo a tutti gli effetti".
è una sciocchezza; ma comunque, non servirebbe in ugual modo a "proteggersi da violenze", visto che rapporti dannosi di sottomissione e sfruttamento avvengono anche nelle coppie formate dallo stesso sesso e sono causate, a monte, da una mancanza di autostima (di chi subisce le angherie) e da una forma di controllo ossessivo, egoismo, sadismo e megalomania (di chi esercita il dominio sul o sulla partner).


2) Si parte dal presupposto che "tutti gli uomini" siano oppressori, il che non è vero, perché ad esercitare violenza fisica e sessuale sono alcuni uomini (non tutti);
il potere economico e finanziario appartiene ad alcuni uomini (non tutti).
Inoltre le donne (specie negli ultimi dieci anni) hanno via via occupato posizioni di potere in politica, magistratura ecc.
Per cui, è vero che magari quando le analisi alla Kate Millet venivano scritte, pensare a "donne in politica, in magistratura" e ambienti simili era ancora utopistico,
resta il fatto che ora (2019) in questa parte di mondo, le donne hanno occupato quei posti, arrivando ai vertici.
Notiamo anche che NON hanno praticamente ideato nessun "modello di comportamento al femminile" limitandosi a scimmiottare gli uomini di potere (vedi il pessimo modello di "donna di potere" alla margaret Thatcher https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/la-dittatura-classista-thatcheriana.html) quindi comportandosi tali e quali a loro in quanto corruzione politica, incapacità amministrativa ecc. A questo aggiungiamo che le "donne in politica" non sono minimamente interessate ad abbattere l'ideologia gerarchica patriarcale, anzi, ne sono le più entusiaste ancelle
.

3) Le medesime forme di violenza e criminalità le esercitano anche le donne (donne serial killer come le "vedove nere" o "gli angeli della morte", infanticidi, violenze negli asili https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/donne-serial-killer.html).
Per quanto riguarda "sesso, sadismo e pulsione omicida", vero, il numero delle predatrici sessuali è una minoranza, rispetto alla quasi totalità di serial killer sessuali.
Le donne uccidono più per interessi economici ("vedove nere") o motivazioni "compassionali\allucinatorie" ("gli angeli della morte"), gli uomini serial killer sono mossi più dai loro desideri sessuali che non dal desiderio di guadagno. 


Per ulteriori informazioni, vedi questi libri:



4) Ormai negli ultimi anni è stata sdoganata anche la pornografia per donne ("porno rosa") più o meno "soft"


(Fenomeno sul quale scriverò una riflessione più in là)

e persino la prostituzione per donne (dai costosissimi gigolò di lusso ai migranti utilizzati come prostituti in cambio di pochi soldi, ricariche telefoniche o altri beni materiali; vedi anche il fenomeno del turismo sessuale-sentimentale per donne in posti come la Giamaica
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/la-giamaica-che-non-ti-aspetti.html) sicché è un controsenso, ma è pure ipocrita, manifestare contro la pornografia pensata per uomini 
(perché ritenuta "mercificante, misogina, violenta") o contro la prostituzione (intendiamo quella "consensuale da sex workers" e non quella "da racket criminale mafioso") se non si manifesta anche contro quella per le donne (e relativi sex toys e gigolò); 

Vero: c'è un abisso di differenza, per stile, fantasie erotiche e quant'altro, da una cosa così (scritto da un uomo, per gli uomini)


ad una cosa così (scritto da una donna, per le donne)


la differenza, effettivamente, è abissale, ma entrambi, anche se "sono agli antipodi", sono prodotti erotici pensati per titillare fantasie sessuali maschili o femminili. 
Però "non si capisce" perché richieste di roghi e censure si fanno valere solo per il primo tipo di libro, 
e non per il secondo… l'argomento è lo stesso (rapporti sessuali tra uomini e donne) per quanto siano stati descritti in maniera palesemente differente. 

Comunque l'argomento meriterebbe una riflessione più approfondita, lo rimanderò più in là, mettendo a confronto brani tratti da "libri pornografici scritti da uomini" con "libri pornografici scritti da donne", e si vedrebbe all'istante la differenza.

Tra l'altro ripeto che il settore editoriale del "porno rosa" (nei suoi tanti sottogeneri) negli ultimi tempi sta facendo uscire una tonnellata di titoli (io stessa, che pure sono bibliomane, non riuscirei a stare dietro a tutto quello che esce) che hanno invaso biblioteche e librerie. 
Tuttavia, il genere non subisce lo stesso stigma, repressione e ostracismo "sociale" che invece subisce, da sempre, la pornografia pensata per gli uomini. 

Ripeto che, oggettivamente, tutto il merchandise di fenomeni come "Titanic, Twilight, Dark love, le Sfumature" ecc. ecc (inclusi i loro cloni e cloni dei cloni), sono prodotti letterari e cinematografici pensati per titillare le fantasie sessuali e sentimentali delle donne e teen ager "che andranno in fissa con quelle cose"; sono la versione "per femmine" dei porno pensati per uomini (cose con Moana Pozzi e attrici similari). 
Ma perché l'ostracismo sociale colpisce solo i fruitori di pornografia maschile, e non anche, i milioni di prodotti erotici per donne che ormai da qualche decennio, hanno invaso cinema e librerie? 
E qui sto parlando da conoscitrice del genere, eh, quindi conosco bene autrici (da quelle storiche e ancora soft alla Barbara Cartland a quelle più "hot" nostre contemporanee tipo Audrey Carlan) e copertine, nonché trame.

Insomma: un uomo, "se va a comprarsi un porno con Moana" si sente e viene fatto sentire "maniaco, depravato, porco, sporcaccione". (a parte che attualmente il porno lo si visiona su internet nel privato della propria stanzetta e manco più su VHS come una volta: ma vabbè)
Una donna, che va a comprarsi "Calendar Girl" o sbava su Edward di Twilight no, non si sente e non viene fatta sentire maniaca, depravata, porca, sporcacciona. (in genere, tali termini li si rivolge a donne che parlano pubblicamente della loro vita sessuale e hanno avuto più di una relazione, ma è difficile, davvero improbabile, che un qualcuno gridi "sporcacciona!" ad una donna intenta a comprare "Calendar Girl" in libreria)

Ripeto, comunque la riflessione la svilupperò più in là, qui l'ho solo accennata.

Ho già fatto notare che istanze "anti porno", "anti veline", "anti videogame", "anti musica", "anti film", "anti moda", "anti make up" e simili pretese censorie portati avanti con la scusante del "dobbiamo prevenire la violenza contro le donne", sono PRATICAMENTE IDENTICHE a quelle che portano avanti i monoteisti (sono i monoteisti che vogliono la donna coperta, senza make up, che sono contrari alla pornografia, ai videogame, ai film ecc.) 
Tra l'altro è tutto da dimostrare che il porno o l'horror "causino violenza".

Inoltre, critiche al porno per uomini non tengono conto che:

A) La stragrandissima maggioranza dei fruitori sa benissimo cosa è la finzione e la recita e cosa è la realtà. Il materiale pornografico viene "consumato" nel privato della propria abitazione, per masturbarsi o in compagnia del o della partner; finito il rapporto, avuto l'orgasmo è finito anche l'"interesse".
è vero che però esiste la dipendenza da pornografia, ma il discorso delle dipendenze è vasto, si può diventare dipendenti da qualsiasi cosa (persino dallo shopping, dalla cioccolata o dai libri)


B) Esistono centinaia di fantasie sessuali e di relativi sottogeneri porno, il "forced sex", cioè il porno che simula stupri, è solo uno dei tanti sottogeneri e forse neanche il più "venduto e ricercato".
Inoltre "ci si dimentica di dire" che tale genere piace anche a certe donne che hanno le suddette fantasie (e le fantasie sessuali usate per masturbarsi NON DIVENTANO IN AUTOMATICO REALTà e non è detto che chi "fantastica" poi le metta in atto)


C) L'idea del "la sessualità maschile è sadica, predatoria, animalesca" (appunto: da "forced sex") cozza con il fatto che esiste un masochismo maschile (con relative fantasie sessuali tipo Femdom) che non viene mai citato, e questo perché "fa saltare tutto il presupposto"
Qui parlavo della forma più diffusa di violenza che subiscono gli uomini (molto più delle donne)
cioè la violenza economica, il ricatto economico, "mascherata da gioco erotico" ("dominazione finanziaria")
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/guerra-e-stupro.html
Vero, i "cultori appassionati" della suddetta pratica la difendono e fanno notare che è l'uomo in questione che "è ben contento di pagare" perché "si eccita". 
Ed entro certi limiti CONCORDATI DA ENTRAMBI, di per sé non è niente di criminale, se serve effettivamente ad eccitarsi e ad avere piacere sessuale. 
Lo diventa quando però si abusa una persona (incapace di dire di no, per vari motivi) e la si "dissangua totalmente" dal punto di vista finanziario. (https://www.vice.com/it/article/5gnvjx/dominazione-finanziaria-dipendenza-482)
è vero che il tema è ancora tabù e poco studiato (e anche le stesse vittime si vergognano a "parlarne e cercare aiuto")
Per questo motivo invece è importante abbattere il muro di paura, isolamento e di vergogna, se siete vittime di violenza cercate aiuto da associazioni che possono tutelarvi e offrirvi consulenza e supporto. 
Vi metto il link di un centro che è specializzato ad aiutare gli uomini (oltre che le donne)
(http://www.ankyra.eu/it/ankyra-centro-antiviolenza-per-uomini-e-donne.html)
è anche vero che purtroppo non ce ne sono molti di questo tipo di centri (o non sono molto finanziati con aiuti statali o sono poco accessibili ecc.) e ci sarebbe un gran bisogno di aggiungere anche centri pensati per persone non eterosessuali (sia che subiscano violenza omofoba da parte degli eterosessuali, sia che siano vittime di violenza agita dal o dalla loro partner, fenomeno ancora poco noto e studiato, purtroppo) 

5) Non si può lamentarsi di "essere state definite e inscatolate da culture androcentriche" (e lo si è state, basterebbe citare le religioni patriarcali che hanno avuto la spocchia di definire le donne e il ruolo delle donne) se poi si pretende di "definire e inscatolare" gli uomini dicendo loro "cosa dovrebbero fare e dire e sentire sessualmente".

6) Per ultimo: in campo giudiziario ci sono spesso lacune e favoritismi (non solo inerenti il genere, ma anche inerenti l'appartenenza etnica e lo status sociale). Per cui, il sistema della magistratura, del diritto, delle pene, va revisionato alla luce del fatto che:

A) La donna non è "proprietà del marito" e ha diritto ad una sua autonomia economica.
B) Il marito non deve mantenere la moglie (a meno che non lo voglia) perché l'idea che sia l'uomo ad addossarsi tutte le responsabilità economiche, giuridiche ecc. relative alla moglie
è un costrutto patriarcale (e deriva da quei tempi in cui la moglie non era un soggetto giuridico ed era in vigore la potestà maritale e  quindi era l'uomo che si occupava della donna come se lei fosse un'eterna minorata)
C) In caso di divorzio i figli devono vedere entrambi i genitori
(a meno che non ci siano casi evidenti e comprovati di violenza e si renda necessario l'allontanamento coatto di uno o entrambi i genitori)
D) Lo stesso reato, implica pene detentive che siano uguali, sia per gli uomini sia per le donne. Non si può tirare in ballo "la cultura del possesso maschile" per parlare di uomini che uccidono ex mogli o fidanzate o gettano acido in faccia ad una donna, se poi si giustifica con "depressione post partum" le madri infanticide o si dà una pena irrisoria ad una donna che ha sfregiato con l'acido un uomo. 

(ho colto occasione di parlarne qui: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/bangladeshpakistan-donne-sfigurate-con.html)

Però no, eh, lo sbattimento sui testi di giurisprudenza e diritto penale adesso NO,  NON ME LO FACCIO.
Abbiate pazienza, ma non mi interessa diventare avvocato autodidatta. 
A diventare una (manzoniana) "Azzeccagarbugli" in gonnella.

Mi sono limitata a mettere qualche riflessione molto generica, ma adesso non ho alcuna intenzione di mettermi a sudare sette camicie sui libri di diritto (che pure esistono, nelle biblioteche), per cui NO, non tratterò il tema "diritti, pene, legislature, magistratura"

(OK: la mia bibliomania ha un limite ed è precisamente che lo sbattimento sui testi di diritto NO, non me lo faccio)