Recensione a "Pin: chi c'è in fondo a quella scala..."




Qualche sera fa ho visto "Pin" (che in Italia è passato col titolo più horror di "Pin - Chi c'è in fondo a quella scala?") un film di Sandor Stern che, a dispetto della locandina, è più di ascendenza drammatica, a tratti Thriller.

Il film mi è piaciuto per la storia (tratta da un racconto di Andrew Neiderman), per lo svolgersi della vicenda, per la recitazione dei due protagonisti, fratello e sorella. La storia verte sulla famiglia Linden (un padre medico severo, una madre casalinga ossessionata dall'ordine, e i loro due bambini in crescita, Leon e Ursula) e sul rapporto morboso che sfocerà in follia, che lega il bambino (poi adolescente), Leon (interpretato da David Hewlett), al manichino Pin, che il padre, ventriloquo, usa per comunicare con i bambini che visita nel suo ambulatorio.





Leon si legherà così tanto a Pin da assumerlo come seconda personalità, sviluppando una forma di schizofrenia, che lo porterà a uccidere tutti coloro che si metteranno tra lui e la sorella Ursula (per la quale Leon nutre una passione incestuosa), 









fino al finale tragico (raramente ne ho visti di così toccanti) che non svelo per chi lo volesse vedere.  


La cosa che mi ha colpito - e che si lega anche ai recenti fatti di cronaca, si vedano le esternazioni e le manifestazioni cattoliche omofobe anti-matrimonio gay, è che Leon e Ursula sono proprio vittime della famiglia tradizionale (che certi cattolici ritengono "la chiesa domestica, l'unione tra uomo e donna voluta dal Creatore, la prima cellula della società da tutelare, l'idilliaca manifestazione dell'amore indissolubile, unico luogo dove è consentito l'uso della sessualità..."), vittime di una famiglia opprimente, "voluta dal Creatore", rigidamente formata da uomo e donna (come vuole il diktat cristiano).

è singolare che Leon "si faccia adottare" da Pin, l'unico che lui ritenga sempre dalla sua parte, e che alla morte dei genitori, Leon non versi neanche una lacrima, occupandosi però di portare Pin a casa, per accudirlo, vestirlo, dargli da mangiare, proteggerlo e farsi proteggere...

Un film da vedere, prima di difendere con toni tertullianei degni di un'apologia cattolica la "famiglia tradizionale"...