Esoterismo (16) L'Appeso nei Tarocchi e il Dondolio Rituale



Dodicesimo Arcano: L'Appeso (o l'Impiccato)



L'Appeso suggerisce, secondo Waite, "la possibilità di un grande risveglio" ed il fatto che dopo il Sacro Mistero della Morte 


vi è un Glorioso Mistero della Resurrezione. La morte è l'ingresso nella vita: non solo quella del più alto mondo dello spirito dopo la liberazione dal legame corporeo, ma anche la vita in questo mondo perché il nuovo essere umano è il risultato della "morte" del fallo nell'eiaculazione [Nota di Lunaria: ovviamente questa è una visione totalmente androcentrica].

L'Appeso penzola libero da una forca, la testa in giù, appeso per il piede sinistro con due sacche d'oro strette nelle mani e sul viso un'espressione di compiaciuta serenità.

è la passione soddisfatta, il completamento di un processo, e il 12 è il numero della completezza perché sin dai tempi più antichi gli anni e i giorni erano divisi in 12 parti: idea che venne rafforzata anche dal fatto che cristo scelse 12 discepoli.

La lettera ebraica corrispondente all'Appeso è Mem (*) [ https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-2-alfabeto-e-spirito.html ] che il Sepher Yetzirah collega all'acqua. L'acqua è il sangue della terra, apportatrice di vita, in base all'antica credenza che tutte le cose derivassero inizialmente da essa, e che di acqua fosse sostanziato il caos da quale si formò il mondo. L'acqua indica anche la profondità della mente umana, e uguale significato hanno il serpente e lo scorpione, che vivono in luoghi oscuri e nascosti. Nel processo simboleggiato dall'Appeso il mago annega nei flutti della sua intima essenza. Il falso io che viene così distrutto è l'intera struttura superiore dell'aspetto, gli atteggiamenti, i gusti, le abitudini mentali ed emotive acquisite, che ingabbiano l'uomo interiore. In un rovesciamento di valori (l'Appeso pende a testa in giù dal suo patibolo) questa struttura è ribaltata e frammentata per liberare le acque più profonde. Queste acque sono fertili. Trasportano il seme della vita nuova, di qualcosa entro il mago stesso che è potenzialmente il suo vero io.
 

(*) In realtà è associato a Lamed, che ha forma di serpentello


Qui riporto un'altra analisi che avevo preso da altri libri














La Carta numero 12 (XII) è l'Appeso.

Vediamo un uomo che pende da una trave, fra due pilastri che in alcune versioni, sembrano dei rami; potrebbero essere accostate alle Colonne del Tempio di Salomone o a un riferimento massonico. Il disegno comunque suggerisce l'idea di patibolo e ha valore di monito. Le mani dell'uomo sono legate dietro la schiena (non può scegliere, si offre completamente come dono di sé), mentre il piede è legato da una pesante corda. In alcune versioni di Tarocchi, l'uomo è appeso in modo tale che il viso sia quasi a contatto con il terreno: i capelli che ricadono verso il basso, come se fossero radici. In genere sono colorati di azzurro (ricettività spirituale) o giallo (rimandano al Sole e alla Luna, a livello grafico).
I bottoni dell'abito possono rimandare alle Sephiroth. Gli occhi sono aperti, consapevoli di quello che gli succede. è in una situazione di stasi o di transizione; l'iniziativa che prima era attiva (il Bagatto) ora è passiva: la calma momentanea è un preludio all'azione?

Significato divinatorio: vita in bilico, mutamento, passività, apatia, noia, abbandono, rinuncia; stato di accumulo, sosta, reclusione; misticismo, idealismo, spirito di sacrificio: in senso esteso, rappresenta quelle divinità incarnate che si sono immolate: il dono di se stessi, mentre i rami tagliati vengono a simboleggiare gli apostoli. Può indicare la necessità di lottare per raggiungere la meta che tuttavia non sarà raggiunta. Può rappresentare nuove esperienze, se confrontato con le carte successive. Ad ogni modo, per essere interpretato va messo in correlazione con le carte che precedono e seguono (se sono a loro volta positive e negative), per capire se il sacrificio andrà a buon fine.

Se la carta capita capovolta (da verificare con le carte successive): mancanza di spirito e di sacrificio. Rifiuto di compiere lo sforzo necessario. Sacrifici inutili. Continuo commiserarsi senza prendere decisioni.

In alcune versioni di Tarocchi, le tasche sono a forma di Luna: una riceve, l'altra dà, una è attiva, l'altra passiva. La corda doppia, può rimandare a un simbolo fallico, o alla vagina, se la si guarda da destra; il tallone dell'uomo ha un simbolo circolare, con un piccolo triangolo al suo interno: è un simbolo dello spirito. Se sono raffigurate delle goccioline che sembrano trasudare dai rami, significano sensi di colpa o peccati anche immaginari.
Secondo alcuni, la posizione dell'Appeso (le gambe incrociate sono simili a quelle dell'Imperatore) non è di passività, ma anzi, è una preparazione per l'accumulo di energia, che egli sta raccogliendo dentro di sé. è la forza del sacrificio, della rinuncia, dell'abnegazione; può agire sulle cose a distanza.
Un'altra concezione, lo raffigura come un traditore, che da se stesso si punisce: sacrificio ed espiazione; Può rappresentare una sorta di Giuda, e in certe versioni, compare con due borse piene di denaro. Lo si può accostare anche al misticismo yoga o degli sciamani.

è associato alla Lettera Ebraica Lamed.

A livello professionale, indica vita d'ascesi.
 

Abbinamenti Positivi:
L'Appeso + Il Bagatto = il sacrificio porterà al successo. Se dopo capitano Arcani Minori di Coppe: successo in Amore; Bastoni: successo lavorativo; Denari: successo negli investimenti.

Appeso + Arcano XIII (Morte) = potrebbe rappresentare un cambiamento esplosivo, a livello creativo/spirituale.

Abbinamenti negativi:
L'Appeso + La Torre = totale fallimento.

Arcano XIII (Morte) + L'Appeso = totale stasi, frustrazione.

Altro approfondimento tratto da



L'Appeso, chiamato in alcuni casi "Il Pipistrello", era rappresentato dai pittori medioevali come una figura androgina appesa per i piedi a un ramo d'albero. Forse vi è stato appeso per castigo. Molto più probabilmente egli stesso si è appeso per penitenza. Il soggetto dell'Appeso suggerisce una deliberata rinuncia alle proprie energie. è un umile mistico, persuaso di essere niente. La sua passività lo rende disponibile alle forze che agiscono intorno e su di lui. L'Appeso resta inattivo nel corpo affinché il suo spirito possa liberarsi. Non è propriamente un essere di questa terra, perché ne è stato separato. La realtà materiale è discosta da lui, ed egli vive in un sogno, appeso a una misteriosa entità celeste. L'Appeso vi si tiene aggrappato perché, da saggio, ha compreso il valore del sacrificio. E il suo misticismo è estremo. Non prosegue alcuna salvezza personale, bensì il totale oblio di sé, perché la devozione pura non prevede alcuna ricompensa. Nei Tarocchi, l'Appeso non desidera conquistare il cielo. La sua testa è rivolta verso la terra. E così le sue meditazioni. Egli si prefigge il bene altrui, la redenzione degli umani vittime dei propri egoismi. è il simbolo dell'ascetismo perfetto e dell'abnegazione.

Riporto l'approfondimento sui riti di Impiccagione, tratto da:




L'uso delle statuine appese ai rami degli alberi da frutto era corrente in Grecia e a Creta. Nella maggior parte dei casi esse raffiguravano Arianna. Poiché questo appunto fu in origine la figlia di Minosse: una Dea minoica primitiva, uno spirito della vegetazione, dell'albero. Il suo nome, Arianna, o meglio Ariagne, tradotto di solito come "la più sacra" sarebbe reso molto meglio con "l'intatta", "l'intoccabile". La vergine Arianna pagò a caro prezzo il fatto di non essere più tale perché il volubile Teseo l'abbandonò a Nasso. Fu poi consolata da Dioniso (*)

(*) OVIDIO: "Bacco e Arianna". Brano tratto dall'Antologia di Scrittori Latini a cura di Marchesi e Campagna (Casa Editrice Giuseppe Principato, 1967)

Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, era partita dalla terra natale seguendo Teseo, ch'essa aveva aiutato a uscire dal labirinto, dopo aver ucciso il Minotauro; ma nell'isola di Nasso, l'eroe ateniese abbandonò la fanciulla mentre era immersa nel sonno. Il poeta descrive la sventurata eroina, appena desta dal sonno, che va stordita e pazza per quell'isola sconosciuta; e dallo stordimento, appena sente l'orribile realtà dell'abbandono e del tradimento, passa all'urlo, all'invettiva vana e disperata lanciata per i flutti impassabili e sordi. E finalmente viene il grido angoscioso e disperato: "Che ne sarà di me?" mentre intorno incombe un mostruoso silenzio di solitudine marina. "Che ne sarà di me?" ripete disperatamente Arianna. Ed ecco subitaneo, assordante, lo scoppio del corteo bacchico, che rimbomba frenetico per tutta la spiaggia.
Arianna viene quindi portata via dal Dio e assunta in cielo tra le costellazioni boreali.

Sopra le ignote arene errava Arianna, impazzita, dove l'ondata batte la sponda dell'isola Dia.
Desta dal sonno, un velo di tunica intorno le svola: e nudi i piedi e sciolte le bionde chiome.
"Teseo crudele!" ai flutti, che non udivano, urlava: e un gran pianto rigava le tenere guance innocenti.
Gridava e piangeva: ma il grido e il pianto le davano grazia; il pianto non aveva alterato il volto suo bello.
Battea, battea con le palme il morbidissimo seno. "Lo spergiuro è fuggito", diceva, "E di me che sarà?"
Diceva "E di me che sarà?" Ah! Scoppia per tutta la spiaggia un suon di cembali e timpani percossi da mani furenti.
Ella cade atterrita; né più profferisce parola. Esangue era il suo corpo come corpo di morta.
Eccole, le Baccanti, cosparsi i capelli sul dorso: eccoli, i lievi Satiri, che in folla precedono il Dio.
Oh sul curvo asinello ecco il vecchio ecco l'ebbro Sileno, che barcolla e si aggrappa alla criniera, e via dietro alle Baccanti: ed esse via scappano e tornano, e quello da' da' con la canna alla bestia, il cavaliere maldestro, finché fa un capitombolo giù dall'orecchiuto asinello.
Gridano i satiri: "O Padre, su, levati levati, su!"
Eccolo il Dio! Dal carro che avea coronato di grappoli, il dio le tigri aggiogate guidava con redini d'oro.
Teseo, calore, voce, tutto perdè la fanciulla; tre volte ella tenta la fuga, tre volte il terrore la inchioda.
Rabbrividì tremando, come al vento la sterile spiga, come le canne lievi nell'acquosa palude.
Il Dio le parla: "Io vengo amore più fido al tuo amore. Non temere: di Bacco sarai, Arianna, la sposa. Io t'offro il cielo; dal cielo più volte alla nave smarrita, darà fulgente stella, la Gnosia Corona la via."
Disse, e balzò dal cocchio, perchè non temesse le tigri, la sua fanciulla. E il lido cedeva di sotto ai suoi passi.
La portò via serrata fra le sue braccia; era vano ogni contrasto. Un Dio facilmente può tutto.
Si leva ora il canto: "Imeneo". Risuona ora il grido "Evoè!"

***

Gnosis in ignotis amens errabat harenis,
qua brevis aequoreis Dia feritur aquis;
utque erat e somno tunica velata recincta,
nuda pedem, croceas inreligata comas,
Thesea crudelem surdas clamabat ad undas
indigno teneras imbre rigante genas.
Clamabat flebatque simul; sed utrumque decebat:
non facta est lacrimis turpior illa suis.
Iamque iterum tundens mollissima pectora palmis
"Perfidus ille abit! Quid mihi fiet?" ait.
"Qui mihi fiet?" ait: sonuerunt cymbala toto
litore et attonita tympana pulsa manu.
Excidit illa metu rupitque novissima verba;
nullus in exanimi corpore sanguis erat.
Ecce Mimallonides sparsis in terga capillis,
ecce leves Satyri, praevia turba Dei,
Ebrius ecce senex: pando Silenus asello
Vix sedet et pressas continet arte iubas;
dum sequitur Bacchas, Bacchae fugiuntque petuntque,
quadrupedem ferula dum malus urget eques,
in caput aurito cecidit delapsus asello:
clamarunt Satyri "Surge age, surge Pater!"
Iam Deus in curru, quem summum texerat uvis,
tigribus adiunctis aurea lora dabat:
et color et Theseuset vox abiere puellae
terque fugam petit terque retenta metu est;
horruit, ut sterilis agitat quas ventus aristas,
ut levis in madida canna palude tremit.
Cui Deus "en, adsum tibi cura fidelior", inquit,
"Pone metum: Bacchi, Gnosias, uxor eris!
Munus habe caelum: caelo spectabere sidus;
saepe reges dubiam Cressa Corona ratem."
Dixit, et e curru, ne tigres illa timeret,
deesilit: inposito cessit harena pede:
inplicitamque sinu (neque enim pugnare valebat)
abstulit: in facili est omnia posse Deo.
Pars "Hymenaee" canunt, pars clamant Euhion, "Euhoe!"
 

In seguito all'abbandono, pare che si sia impiccata.
L'impiccagione di Arianna a Cipro ricorda quella di Erigone a Icaria, ma con l'impiccagione pose fine ai suoi giorni anche sua sorella Fedra, la "Brillante", dopo essere stata respinta dal figliastro Ippolito. E Fedra a volte viene rappresentata su un'altalena (Erigone, figlia di Icario, era nota come colei che apriva le Aiorie, durante le quali venivano appese bambole e maschere, agli alberi, per assicurare la fecondità, mentre fanciulle in piedi, su una stretta piattaforma appesa ai rami, si dondolavano. Così si dice sia nata l'altalena. La simulazione del dondolio dovrebbe rappresentare l'orgasmo femminile. Il dondolio è un atto rituale che viene praticato ancora in India) 


Krishna e Radha




In Arcadia esisteva un culto di Artemide Apankoméne, o di Artemide Kondylits, "l'Impiccata", "la Strangolata"
(Nota di Lunaria: vedi il collegamento con i Tarocchi: L'Appeso, il Dodicesimo Arcano, che rappresenta il sacrificio di sé, le Divinità incarnate che si sono immolate: il dono di se stessi)

Artemide, la vergine che con le sue compagne frequenta le foreste selvagge, era anch'essa una divinità dell'albero, cui erano consacrati il noce, il cedro e l'abete rosso.

Che cosa possono significare tutte queste impiccagioni, di cui il dondolio rituale o le bambole appese ai rami non sono che surrogati?
L'impiego dell'altalena era associato al rinnovamento della vegetazione, le bambole stimolavano l'accrescimento degli alberi,
e molti Dei si sacrificano impiccandosi: Dioniso-Zagreo, Odino.
(Nota di Lunaria: anche il cristo si appende al legno e reclina il capo anche se non viene impiccato; comunque, nella storiella evangelica, è Giuda ad impiccarsi)
Il sacrificio di sé è il dono totale, e, nei casi citati, si trattava di provocare l'avvio della vegetazione.
Della fede arcaica negli effetti fecondatori e rigeneratori dell'impiccagione esiste un'antica traccia: si credeva che la mandragora crescesse sotto il patibolo, dal seme degli impiccati.

(https://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/la-mandragora.html)

Secondo il mito di Arianna, ella muore, impiccata a Cipro (o bruciata da Artemide, su istigazione di Dioniso, in certe versioni): era necessario che Arianna morisse per diventare immortale e potersi unire al Dio che a sua volta, come tutte le divinità della vegetazione, è un Dio che muore e resuscita.

(Nota di Lunaria: Nella fantasia cristiana, spesso cristo è rappresentato crocifisso all'albero della conoscenza del bene e del male, descritto in Genesi)