Medioevo (1) Musiciste e Danzatrici!

Il Medioevo "fantasy" viene trattato da moltissimi gruppi metal, soprattutto Power: se per molto tempo il Black Metal è rimasto fossilizzato su un satanismo grandguignolesco, il Power Metal è ancora più ancorato al clichè dello spadone&dragone; ma anche nella scena Neo Folk o Neoclassical Gothic troviamo tante band che hanno omaggiato il Medioevo, reale o abbellito di fantasy... e in più non dimentichiamo che un "ever green" della moda Gothic è proprio l'abitino di velluto nero con le maniche svasatissime! 


Un aspetto poco noto di quest'epoca così contraddittoria è la condizione della donna musicista e artista. Sì, perché nel Medioevo ne abbiamo avute centinaia di musiciste donne... che purtroppo, però, non si firmavano. E così, non abbiamo i loro nomi, ma solo i resoconti dei bandi cittadini e le miniature coloratissime che raffigurano musiciste, danzatrici, giullaresse.
Ma non solo! In verità le donne nel Medioevo facevano davvero di tutto: dalla birra al lavorare in miniera e c'è persino attestata qualche santa, come Geltrude, che conosceva il Trivio e il Quadrivio; per giunta le donne si occupavano proprio dell'arte della miniatura. 



Il punto dolente è che PURTROPPO non si firmavano. E così oggigiorno sembra che nel Medioevo le donne non facessero niente...







Riporto qui un interessante approfondimento, relativo alla musica; nei prossimi post vedremo la moda del Medioevo e la poesia!

Ballerine e Giullaresse

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Fino al XII secolo la storia della ballerina medievale coincide con la storia della sua condanna. Dall'avvento del cristianesimo, anatemi e divieti da parte di teologi e moralisti rappresentano le sole informazioni che ci sono pervenute.
Il cristianesimo ha nel tempo attribuito al ballo una duplice valenza, positiva e negativa, che si ripercuoterà sulla condizione lavorativa e sociale della ballerina.
Nell'antico testamento, comunque, non si trova una condanna netta al ballo femminile: per esempio, Miriam e la figlia di Iefte ballano, cantano e suonano. (1)






C'è da far notare che però nella bibbia si trova anche la danza femminile di Salomè e sarà soprattutto questa vicenda a venir caricata di un simbolismo nefasto che si ripercuoterà, nei giudizi e nei commenti dei padri della chiesa, anche sulla danza loro contemporanea.



Un certo pregiudizio cristiano contro la danza deriva anche dal fatto che durante le pantomime di epoca pagana le ballerine spesso si spogliavano; nel 691 i canoni del Concilio Trullano condannano la danza scenica "sia fatta da uommini che si comportano turpemente nel danzare sia da donne che incitano gli spettatori a pensieri licenziosi" e nel 1326 il Concilio Romano diffida le donne dall'entrare nelle chiese "ballando verba turpia decantando, choras ducendo, similitudinem paganorum peragendo". In due copie del X secolo della "Psicomachia" di Aurelio Prudenzio, un poemetto allegorico latino, la Lussuria che seduce le Virtù, è rappresentata da una ballerina.
Le prime immagini di ballerine medievali si trovano all'interno di opere religiose del IX secolo: sono miniature che raffigurano fanciulle danzanti e il soggetto più frequente è rappresentato dalla "Danza di Miriam" che nell'Esodo danza in onore di jahvè cantando e suonando uno strumento a percussione.

A differenza dell'età romana dove la danzatrice era tenuta in gran considerazione, la ballerina medioevale era ostracizzata e viveva ai margini della società; frequentava le compagnie girovaghe di attori, giocolieri e saltimbanchi, come compagna di un menestrello o giullare. Queste compagnie di artisti si esibivano nelle piazze, nei mercati, durante le feste o i banchetti. Questi spettacoli comprendevano anche numeri acrobatici.

Ci sono rimaste testimonianze di queste esibizioni: alla corte di Federico II il figlio del re d'Inghilterra Riccardo di Cornovaglia ammirava "due fanciulle saracene dai corpi flessuosi, montate su una sfera al centro di una lastra, che con le braccia creavano diverse figure, suonavano e cantavano, ripiegavano i loro corpi, segnando i diversi modi del ritmo, percuotevano l'un l'altro i cembali sonori e assumevano graziosi atteggiamenti e si rigiravano con prodigiose movenze".
Nella Cappella Palatina di Palermo sono raffigurate ballerine saracene del XII secolo.







Nota di Lunaria: si noti che porta i pantaloni. Esattamente come le donne islamiche di Samarcanda o del Tagikistan



In questo schemino, si possono vedere altri abiti tradizionali femminili, nei paesi islamici, che prevedono i pantaloni


che le donne orientali portassero i pantaloni è rimasto nell'immaginario collettivo per secoli fino alla nostra era; tutte le bambine conoscono Jasmine



Anche se il microtop smanicato e l'ombelico di fuori erano caratteristiche del sari indù e non dei paesi islamici-asiatici, i cui abiti non prevedono scollature e sono di una linea piuttosto rigida



Dagli Annali di Bologna del 1193 sappiamo che le "saltatrici" ricevevano come compenso delle pezze di lino; negli Statuti Comunali del XIII e XIV secolo troviamo menzionate le "zuglarese" o "ioculatrix" insieme ai colleghi "zuglaris" e "ioculatores", associati anche a meretrici, ribaldi o pazzi: si tratta probabilmente di ballerine e teatranti di più basso livello che vivevano ai margini.



Negli statuti dei comuni di Ivrea (1237), Vercelli (1241), Chivasso (1306) leggiamo di punizioni corporali: "è stabilito che se qualche meretrice o ribaldo, giullare o giullaressa, pazzo o mentecatto, maschio o femmina, dirà parole ingiuriose o farà cose sgradite ad un cittadino, sarà lecito picchiarli anche sino all'emissione di sangue senza incorrere in pena o bando a meno che per quei colpi e percosse qualcuno dei soggetti predetti si trovi in pericolo di morte"

Nota di Lunaria: nei tempi antichi, alcune etnie Rom si dedicavano alle attività circensi e si esibivano come saltimbanchi. Era lecito, molte volte, persino ucciderli.
Abbiamo traccia anche di una musicista Romanì (XVIII secolo!):
Panna Czinka.
Per giunta, i grandi musicisti del tempo... riproponevano melodie create proprio dai Rom!
Per approfondimenti, vedi questo post: http://intervistemetal.blogspot.it/2017/11/rom-musica-esoterismo-credenze.html

Con la produzione letteraria del XIII secolo si hanno le prime descrizioni di donne danzanti: nel "Boncompagnus", trattato di retorica di Boncompagno da Signa, il capitolo VIII "De remunerationibus ioculatorum" costituisce una sorta di enciclopedia dello spettacolo: troviamo la descrizione di trovatori, strumentisti, giullari, prestigiatori e ballerini; è usato il termine "Vaghetta" per descrivere "cantante e saltatrice"; Nell'Allegoria alla Giustizia di Giotto si vede bene la coppia maschio-femmina: il saltatore "Saltarello" e la suonatrice "Vaghetta" che nell'immagine suona il tamburello. (2)





Il saper cantare, suonare e danzare era una prerogativa della ballerina medioevale e lo sappiamo leggendo il "Decameron" di Boccaccio: Monna Belcolore riassume proprio queste tre attività; gli altri personaggi femminili come Fiammetta e Lauretta vengono appellate "violista e cantatrice" e "cantatrice e ballerina".

La tradizione letterarie delle ballerine medioevali sul modello di Vaghetta e Monna Belcolore prosegue fino al Rinascimento: troviamo menzionate Nencia di Barberino, descritta da Lorenzo de' Medici, Tonia di Agnolo Firenzuola, Caracosa e Ziralda "ballerina e salterina" di Giacomo Morello. L'elemento che accomuna queste danzatrici è la capacità di girare vorticosamente: Vaghetta "saltat volubiliter et orbiculariter", Nencia "girasi come ruota de mulina", Ziralda, il cui nome deriva da "zirare", girare, ruota così velocemente che "se ti la ziri ella e ella te ziri ti. El mondo ve zira tutti du"

Peraltro, abbiamo anche descrizioni fisiche, che descrivono queste ballerine come "brune, tarchiate", verosimilmente col fisico della contadina abbronzata dal sole e dal corpo robusto; tutto il contrario della ballerina leggera e aggraziata, stereotipo romantico molto successivo.

Si tenga presente che nel "Reggimento e costumi di Donna" di Francesco de Barberino (1264-1348) leggiamo che la fanciulla nobile doveva studiare e suonare "strumenti onesti e belli" come il salterio, la viola, l'arpa. Sconsigliati gli strumenti a fiato (trombe e cornamuse) più adatti a giullari e menestrelli. Peraltro sempre da questa fonte sappiamo che era una donna ad insegnare alle fanciulle a suonare e non un maestro maschile, per evitare "seduzioni amorose".

Danza, canto, disegno, poesia e musica rappresentavano per la donna aristocratica l'insieme dei costumi per i quali era educata sin dalla prima infanzia.

Bene, queste le fonti e fin qui, la Storia.
Le donne nobili conoscevano la musica e la suonavano. Idem dicasi per le donne "non nobili" che diventavano artiste e giocoliere di strada.


Come mai allora non ci sono giunte opere musicali femminili?
Ho una mia ipotesi, che credo alquanto probabile. Non ci sono giunte canzoni e melodie composte da donne solo perché tali composizioni venivano improvvisate sul momento.
Erano gli uomini a trascrivere quanto avevano in mente e probabilmente non improvvisavano, ma si attenevano sempre alla stessa melodia, composta precedentemente, senza variazioni; ma le donne, similmente a certi musicisti jazz, improvvisavano sul momento e nessuno si prendeva la briga di trascrivere quanto la musicista di turno suonasse... finita la festa non restava niente che documentasse che la suonatrice X avesse suonato la tal cosa, improvvisata e inventata sul momento. Peraltro improvvisare e "introdurre variazioni" sul momento è molto più difficile che non mettersi al tavolo, pensare, comporre e avere tutto il tempo di provare la tal melodia. Chiedete ai musicisti jazz! Improvvisare è molto più difficile, perché devi "avere orecchio", conoscere lo strumento alla perfezione e saper variare da uno schema fisso, introducendo, sul momento, innovazioni, "prestando orecchio" a quanto stanno facendo gli altri musicisti.

Per cui, se la mia ipotesi è giusta, erano le donne, quelle tante donne anonime ritratte nelle miniature, a proporre innovazioni musicali su temi già noti all'uditorio o a creare ex novo una melodia, e non gli uomini!, che si limitavano a "eseguire un compitino" già trascritto e fisso.
Finita la festa, però, non restava nulla a testimoniare, perché nessuno si era preso la briga di "documentare" per i posteri, essendo tutti occupati a divertirsi.
Per questo motivo, secondo me, non ci sono giunte composizioni femminili, ma solo quelle firmate da uomini, che "stendevano il compitino prima".

Infine, ricordo una donna del XII secolo che incoraggiò le attività culturali e artistiche: Eleonora d'Aquitania, che approfondirò nei mesi a venire.



P.s E sì, le donne giocavano anche a scacchi. Vedi la miniatura dedicata a Gian Galeazzo Visconti nello'"Offiziolo Visconti".



(1) Stando a questa fonte di Gustave Reese che ho consultato,

il più antico esempio conosciuto di notazione musicale è un inno sumerico della creazione dell'uomo, giunto a noi con parole e musica. è stato rinvenuto su una tavoletta dell'800 a.c ma probabilmente la composizione è persino più antica. Reese prosegue, dicendoci che però la notazione non appare decifrabile e che uno studioso, Sachs, ha concluso che ciascun simbolo della notazione non rappresenta una singola nota ma una breve formula melodica della cui natura non si sa nulla. Non so se qualche studioso sia giunto nel frattempo a decifrare la tavoletta; il libro di Reese è del 1980. Anche qui, a parer mio, come si fa ad escludere che quella musica sumera, quale che sia, non fu creata da una donna, probabilmente sacerdotessa? Del resto la prima poesia della storia dell'umanità che c'è giunta... è stata proprio scritta da una donna!  Enheduanna, sacerdotessa di Inanna!



Curiosamente, sembra proprio che nell'antichità più remota la musica fosse considerata attività più femminile che non maschile: infatti Diodoro Siculo asserisce che gli Egizi non studiavano musica, ritenendola dannosa, perché... rendeva gli uomini effeminati!




Qui sembra di scorgere un indizio che tra le righe ci dica che fare musica, per gli Egizi, "era proprio roba da donne" e un uomo musicista avrebbe rischiato di diventare effemminato!  Difatti abbiamo proprio immagini egizie di musiciste:







Forse simili pregiudizi esistevano anche in India e in Giappone e forse anche qui la musica era affare più da donne che non da uomini; mi viene in mente che le Dee Sarasvati e Benzaiten erano Dee musiciste;





ma non mi vengono in mente divinità maschili famose del pantheon indù e giapponese che suonassero un qualche strumento... Non ho mai visto immagini di Vishnu, Shiva e Ganesha con strumenti musicali mentre in Sarasvati la vina è sempre presente ed è il suo attributo principale, ed è sempre rappresentata così.

Tenete presente che il "disco" con cui si accompagna Cibele, una delle Grandi Dee dell'antichità,



può esser sì il disco solare ma forse anche una sorta di tamburo; tempo fa ho visto uno strumento indù che ricorda proprio visivamente il disco portato da Cibele:



usato in un canto-danza in onore della Dea Chandrahasini



Per giunta gli uomini che diventavano sacerdoti di Cibele dovevano rinunciare al pene (si castravano) e si travestivano da donne.
 https://it.wikipedia.org/wiki/Gallo_(sacerdote)



In India è rimasta una Dea, Bahuchara, che cavalca il gallo



(animale che da noi sarà associato ai culti gnostici con la curiosa figura dell'Anguipede);



ebbene, Bahuchara è la Dea dei transessuali, gli "hijra". Difatti, nel mito, Bahuchara e le sue sorelle vengono attaccate da Bapiya; preferiscono immolarsi tagliandosi il seno piuttosto che difendersi, e Bapiya viene maledetto e a seguito di questa maledizione diviene impotente: la maledizione sarebbe stata tolta solo quando Bapiya avrebbe accettato di adorare Bahuchara vestendosi e comportandosi da donna.
Anche un altro mito relativo a Bahuchara parla di un re senza figli che la pregò per avere un figlio; la Dea lo accontentò ma il figlio nacque impotente. Successivamente divenne sacerdote della Dea, castrandosi e vestendosi da donna. Sembra che questa Dea sia in qualche modo legata all'impotenza maschile o al rinunciare alla propria virilità.

Travestirsi da donne, in alcune religioni e in alcune festività di tali religioni, era pratica obbligatoria per i fedeli maschi: vedi gli africani Gelede, che si travestono da donne incinte usando costumi con grosse pance



e i sacerdoti di Cibele; gli Sciti si travestivano; si può consultare questo libro:



"Gli Enarei, che sono uomini-donna (*), dicono di aver ricevuto l'arte della predizione da Afrodite. Si servono di un pezzetto di corteccia di tiglio; essi lo dividono in tre, lo attorcigliano alle dita, lo svolgono e vaticinano" -

(*) Si pensava che questo popolo fosse un popolo di castrati o impotenti, e quindi non-maschi, e fossero stati maledetti così da Afrodite (a cui avevano saccheggiato un tempio). In realtà, praticando lo sciamanesimo, giravano con abiti femminili: lo sciamanesimo prevede infatti il travestimento: i maschi si vestono da femmine, le femmine da maschi; ma potrebbe anche essere che gli Enarei praticassero una sorta di "cova", ovvero i maschi mimassero e simulassero i parti delle donne per attirare su di sé (e non sulla madre e sul piccino appena nato) gli eventuali malefici dei demoni.

Nota di Lunaria: questi riti per scongiurare i malefici del parto che potevano colpire i bambini sono (erano) presenti anche presso i gitani, anche se non praticavano questa "strana cova" dove i maschi emulassero le partorienti. Per saperne di più, vedi



Si tenga poi presente che nella mitologia Osseta, la donna "proietta l'embrione" nel corpo dell'eroe suo sposo. Di questa strana gravidanza maschile (che poteva anche avere una finalità apotropaica, come si è visto sopra) attestata nelle mitologie, la vicenda più celebre è quella di Zeus che "partorisce" Athena.

e gli Aborigeni pur non evirandosi, simulavano "le mestruazioni maschili": facendo piccoli tagli sul pene, si lasciavano sanguinare immersi nelle acque.

Il cristianesimo riprende questo simbolismo ancestrale nel "sangue di gesù versato per noi, per purificarci dei nostri peccati" nel sacrificio cruento della croce, sviluppando una vera e propra idolatria del sangue:





I cristiani hanno questa stramba idea: che il sangue di cristo "li purifichi"...



of course, deve essere sangue maschile, sangue di cristo. Perché il sangue, ottenuto senza sacrifici cruenti, che è quello femminile delle mestruazioni, no, quello non va bene ai signorini, quello lì era impuro...
Solo il sangue ipostaticamente virile andava bene, per purificarli...

è una virilizzazione in salsa sacrificale del sangue mestruale femminile che viene versato naturalmente, e senza sacrifici cruenti, ovverossia, è l'unica forma di sangue versata senza ferite.

Per approfondire questa tematica del "sangue salvifico", vedi l'ottima Vicki Noble.



Per un approfondimento del vampirismo, il bere sangue, e del cannibalismo o dei banchetti funebri come elementi tipici e simbolici di molte religioni (INCLUSO IL CATTOLICESIMO), vedi questo approfondimento: http://intervistemetal.blogspot.it/2017/12/symphonic-black-metal-e-vampirismo-le.html

Peraltro, lo stesso vale per la figura del "lupo mannaro": è ciò che è rimasto, denigrato, nell'immaginario collettivo, della pratica religiosa ancestrale del "travestirsi da animali" che caratterizzava lo sciamanesimo e i culti totemici. 





vedi qui



Anche il "vampiro" che oggigiorno identifica la nota creatura mostruosa, è il degradamento, a chiave horror, di quello che si faceva nei riti religiosi: bere sangue della vittima immolata, mangiarne le carne. Il cristianesimo soprattutto nella paccottiglia cattolica, è basato su un vampirismo e un cannibalismo simbolico: alle vittime vere, immolate come capri espiatori, ha sostituito "il sacrificio che vale per tutti: gesù, l'agnello", per meglio rimarcare che era "da sacrificare e da mangiare".



Che i popoli confinanti con gli ebrei bevessero sangue dopo i sacrifici lo possiamo ipotizzare perché "bere sangue" viene proibito nella bibbia; perciò è verosimile che alcuni ebrei del tempo bevessero sangue, partecipando ai culti politeisti: da qui il divieto. Non viene proibito il sacrificio umano, quindi la carne immolata, viene semplicemente "annacquato": il maschio è obbligato ancora a immolare la propria carne al dio javè, ma si immola un pezzettino piccolo di questa carne: il prepuzio; probabilmente fin dal principio gli ebrei non sacrificavano donne, ma solo primogeniti maschi, perché solo agli uomini venne richiesto, in seguito, di sacrificare "una parte della propria carne" e javè insiste più di una volta con prescrizioni di olocausto in riferimento al "primogenito" e "primogenitura"; curiosamente però è rimasta traccia del sacrificio della figlia di Iefte, che a javè "viene offerta tutta intera".

Ci sarebbe molto da dire su javè come dio della guerra, e perciò anche dello stupro, ma mi dilungherei nel dover commentare vicende come quella di Mosè e Zippora e l'episodio narrato a Numeri 31... 

Ad ogni modo, per chi volesse approfondire con tutti i dettagli relativamente a "offerta del prepuzio a javè" e "javè dio di guerra e stupro", suggerisco questi libri:



e visto che li reperite GRATIS nelle biblioteche - almeno quelle delle città e non dei paesini sperduti, ma non è detto, visto che comunque esiste il prestito interbibliotecario, non avete scusanti per non leggerli, soprattutto se volete parlare di bibbia.

(2) Nella letteratura italiana il tamburello è denominato "cembalo". Era attributo di Astarte, la famosa Dea della fertilità, e infatti lo troviamo nelle civiltà precristiane sin dal secondo millennio avanti cristo. Strumenti simili al tamburello, anche in forma quadrata o poligonale, erano principalmente strumenti suonati da donne (pensiamo alle sciamane; potete approfondire qui le sciamane coreane http://intervistemetal.blogspot.it/2018/02/corea-sciamanesimo-antiche-divinita-e.html ).

(non a caso i cristiani missionari ed "evangelizzatori" bruciavano i tamburi dei lapponi o degli africani, perché erano strumenti essenziali per evocare gli Dei)


Comunque quando avrò tempo non escludo di riportare anche un approfondimento sui Lapponi e sugli Africani :D ho già tutto pronto, il problema è la chiavetta tre che non mi permette di stare connessa ore e ore per impaginare il tutto... :P

Per questa ragione negli affreschi dei pittori toscani lo strumento è ancora sempre suonato da giovani donne. 


Un esempio di "tamburellista" femminile è la già citata Monna Belcolore del "Decameron". Il tamburello è poi rimasto nella musica popolare del centro e del sud Italia.
Sono propensa a pensare, leggendo la fonte di Francesco de Barberino, che il simbolismo allegorico-sessuale degli strumenti musicali non sfuggisse agli stessi uomini medioevali: infatti il Barberino suggerisce di evitare, per le fanciulle, gli strumenti a fiato come la tromba o il corno, che ha una valenza più fallica, già nella forma; probabilmente vedere una donna "che suonasse un coso lungo e rigido avvicinandolo alla bocca" agli occhi di un uomo medioevale era già un'allusione alla fellatio... anche se curiosamente in questa miniatura "dove sono tutte donne" compare raffigurato:



Più frequentemente, il corno lo troviamo menzionato in riferimento a personaggi virili: il paladino Orlando suona il corno, l'olifante, per chiamare Carlo Magno nel momento dell'imboscata tesa dai Mori a Roncisvalle, e le scene di caccia raffigurano il cacciatore a cavallo che suona il corvo proprio mentre il cane da caccia ha già addentato il cervo; è evidente il simbolismo virile-conquistatore-marziale.














ALTRO APPROFONDIMENTO: LA CASTELLANA

Info tratte da


La moglie del signore feudale, la castellana era la figura femminile più importante nel castello, che ospitava al suo interno anche le famiglie dei cavalieri al seguito del signore e i paggi (figli di altri nobili che si addestravano a diventare cavalieri)
Le gentildonne avevano le dame di compagnia, e al loro servizio cameriere, lavandaie, cucitrici. Tutte le donne però, non importava la classe sociale di appartenenza, imparavano a filare, a tessere e cucire; le dame di classe più elevata imparavano anche l'arte del ricamo con fili preziosi in oro e in argento.

I nobili si sposavano per ragioni dinastiche, avere un erede e un patrimonio. Nonostante non fossero matrimoni d'amore, le coppie risultavano unite.
Durante l'assenza del marito, una castellana si occupava della conduzione della casa e del feudo; intratteneva anche gli ospiti, dirigeva le cucine scegliendo il menù. 
Le nobildonne andavano anche a caccia, ballavano, giocavano a scacchi.

Nei "Racconti di Canterbury" di Geoffrey Chaucer (XIV secolo) si racconta della Dama di Bath, la protagonista della vicenda, che si era sposata varie volte: la dimostrazione che la donna, nel Medioevo, aveva un notevole grado di indipendenza.
Tuttavia, a causa delle pessime condizioni igieniche, il parto era un evento pericoloso, che portava alla morte un gran numero di donne (ma anche di neonati).
Nonostante questo, le famiglie erano numerose. Le nobildonne affidavano i figli alla nutrici, che li allevavano al posto loro.
Le donne sposate portavano il soggolo di lino spesso insieme a un lungo velo, per sottolineare lo status sociale e l'età.

NOTA DI LUNARIA: DATO L'ANDAZZO DI CERTI SOCIAL NETWORK E DEI TONTI CHE LI FREQUENTANO, è MEGLIO METTERE UNA PROVA PER DIMOSTRARE CHE "NON ME LO SONO INVENTATA IO CHE LE NOBILDONNE NEL MEDIOEVO GIOCAVANO A SCACCHI"



















Libri utili da leggere:






E come sottofondo a queste letture :D ...

http://intervistemetal.blogspot.it/2017/05/recensione-ai-blind-guardian-e-al-power.html

http://intervistemetal.blogspot.it/2016/03/i-bei-vecchi-tempi-del-power-metal.html

http://intervistemetal.blogspot.it/2016/02/dalle-nebbie-del-1997.html



Del resto, i defenders sono i nipotini di Francesco Landini, uno dei più famosi compositori medioevali

https://www.youtube.com/watch?v=nHXtzNxzOYs


Chissà che ne direbbe dei Rhapsody of Fire!



Qui trovate altri approfondimenti: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/08/hildegarda-di-bingen-e-trotula.html