Breve introduzione agli strumenti musicali africani e aborigeni


TAMBURO: la voce del Tam-Tam

La musica ha nella cultura africana un ruolo fondamentale.
A differenza degli altri continenti, l'Africa ha donato all'umanità un patrimonio indiscutibile che, oltre ad esprimersi con le proprie peculiarità e specificità, si è amalgamato con altre forme musicali, dando vita a veri e propri generi: dal Jazz al Blues fino all'Afrobeat.
La musica africana per eccellenza è da sempre quella che si basa sul ritmo sonoro e che trova la sua espressione più vivida e primordiale nei "Tam-Tam".
Vi sono tamburi di ogni genere e dimensioni: da piccoli bonghi da tracolla ai tronchi scavati burundesi che pesano alcuni quintali.
Possono essere costituiti da una o più pelli, si suonano con le mani o con batacchi di legno e d'osso.
Vi sono tamburi ottenuti lavorando tronchi e grandi radici: alcuni sono finemente decorati e scolpiti al fine di far assumere allo strumento forme che sono riconducibili ad animali protettori.
I grandi tamburi baulé che possono raggiungere anche i 2 metri, sono completamente scolpiti con figure geometriche o immagini mitologiche e possono anche essere decorati con teschi di antenati, il cui ruolo è quello di favorire, attraverso la musica, il collegamento con l'universo degli spiriti. Il tamburo più diffuso in Africa è il djambé, di circa mezzo metro, che si suona tenendolo inclinato tra le gambe oppure a tracolla.
Un altro strumento è il Mbira un "idiofono pizzicato": è costituito da una tavoletta cava con funzioni di cassa armonica (decorata con vari motivi e simboli) e da lamelle di ferro di lunghezza diversa assicurate da un ponticello; viene suonata con i pollici delle due mani.




Nota di Lunaria: anche presso gli Aborigeni troviamo uno strumento particolare, il Didjeridu, che amplifica i suoni; è ottenuto dal ramo dell'eucalipto svuotato dalle termiti.



Si ottengono così cantilene e formule rituali. Il suono è una sorta di ronzio persistente, vibrante. Il Didjeridu è stato usato anche per forme moderne di musica aborigena tradizionale "contaminata" da influenze elettroniche, trance, e persino classica e metal!
Sentire i Like A Storm!




Gli Aborigeni inoltre ottengono un particolare suono dal Rombo: legato ad una corda, gli si fa acquistare movimento ruotandolo sul suo asse, poi lo si fa roteare nell'aria, dove produce sonorità diverse secondo la velocità e le posizioni.
Si narra che il Rombo, creato dall'Essere Supremo, ne rappresenti la voce.

Tornando al discorso del tamburo e della musica africana, segnalo qualche canzone che mi piace molto!
- Moussa Doumbia "Keleya"
- Africafunk compilation "Wali the afro caravan" e "Oneness of Juju"
- Hugh Masekela "Afro Beat Blues"
- Ofo the Black Company "Allah Wakbarr"
- Afro Panico "Shimbalaya"
- Dizzie Gillespie "Afro" (la prima traccia è incredibile e il battito continuo delle percussioni si fa sentire per tutto il cd, alternato ai virtuosismi degli altri strumenti)




Questo per quanto riguarda esempi che ripropongono le percussioni africane "contaminate" da musiche come Afro Beat, Afro House e Jazz.
Parlando di esempi moderni segnalo gli incredibili (e purtroppo disciolti) D-FE, metal alla primi Korn\Slipknot ma con influenze tribali. Erano rwandesi, ma residenti in Francia, forse; avevano due singer: la donna che alternava clean vocals a growls e il singer maschile (con tanto di face painting "invertito": geniale!)




Gruppo geniale ed innovativo, peccato si siano sciolti e li conoscano in pochi!
Un'altra genialata dei D-FE è che hanno il tipo mascherato con la maschera ricoperta di conchiglie cauri, esattamente come i guerrieri Dogon! Geniale!


Su youtube trovate caricate due canzoni: "Kemite" (da uno dei primi demo);



l'influenza è ancora alla Slipknot, ma la canzone si apre con un intro di tamburi fantastico!, e "Muziki (Toute la musique que j'aime)" con uno stile più libero, molto alla primissimi Korn (ma sempre con un'impronta più pesante).




Inoltre, consiglio i Vodun: suonano uno stoner tribaleggiante a tema voodoo xD (e li ho pure intervistati, eh eh https://intervistemetal.blogspot.com/2014/11/vodun-heavy-afro-soul-psych-band.html)





APPROFONDIMENTO SUL SIMBOLISMO ESOTERICO E RELIGIOSO AFRICANO

ALTARE: Il luogo del sacrificio

I luoghi sacri nel villaggio africano sono considerati una sorta di centro vitale in cui le energie cosmiche si concentrano e possono essere applicate favorevolmente a vantaggio degli uomini devoti. è difficile definire una tipologia, per esempio, degli altari, poiché ogni gruppo ha elaborato soluzioni formali originali.
Comunemente l'origine di questi centri è fatta risalire a particolari eventi mitici, ma il potere va continuamente rinnovato e vivificato attraverso sacrifici praticati sugli altari. Alcuni sono situati in grotte dove vengono anche conservate le maschere rituali, altri in vari punti del villaggio, altri sono "famigliari", mentre quelli più complessi e collettivi sono in pratica una sorta di totem nel quale gli abitanti riconoscono gli antenati da cui discendono. Per esempio tra i Dogon, l'altare buguturu è posto a memoria dell'uccisione di un feroce leone da parte di un giovane guerriero; intorno alla zampa dell'animale venne realizzato l'altare a forma di tronco conico, sulla cui sommità fu posto un palo cilindrico. La struttura dell'altare ricorda, nell'immaginario delle genti del luogo, la forma della zampa del pericoloso animale abbattuto. Vi sono anche altri tipi di altare che contengono i resti degli antenati: sono posti nelle foreste e abbandonati alla vegetazione che, a poco a poco, li avvolgerà nella propria struttura restituendo i resti alla terra.


ARPA: Lo strumento antropomorfo

L'arpa presenta un numero variabile di corde, e in genere è suonata con le dita o l'archetto. La cassa di risonanza è piccola e può essere realizzata con diversi materiali: osso, legno, zucca, corteccia, fino al guscio di tartaruga o la pelle di coccodrillo. Il manico spesso è antropomorfizzato e si ritiene che possa essere considerato la rappresentazione degli antenati cui ci si rivolge attraverso il linguaggio musicale. Le arpe a sette corde mangbetu sono caratterizzate da una struttura che riproduce il corpo femminile, con tanto di scarificazioni rituali di diversa tipologia: dalla cassa armonica si erge il busto che si conclude con la testa, caratterizzata da una folta capigliatura, nella quale si innestano le chiavi per le corde. Tra i Fang e i Mitsogho, l'arpa è il corpo della prima antenata, disumba, e anche per questa prerogativa lo strumento si carica di valenze sacrali fortissime che lo pongono con forza nell'ambito del corredo rituale tribale. Nel Gabon si dice che l'arpa ngombi produca accanto ai suoni delle voci, comprensibili solo all'uomo di magia e provenienti dal fiume in cui hanno dimora gli spiriti. L'arpa ngombi, a differenza di altri strumenti, non ha sesso, ma è espressione di perfezione, e le otto corde, quattro maschili e quattro femminili, sono segno di equilibrio.

ORACOLI AFRICANI: Divinare con le tracce animali

L'interpretazione dei segni casuali da cui trarre indicazioni oracolari, ha una sua tradizione antica, ed è diffusa ampliamente in molte culture. I moti degli astri, le interiora degli animali e tanti altri segni possono essere oggetto di attente interpretazioni sul futuro. Sull'argomento a partire dagli aruspici antichi fino alla tradizione sciamanica ancora attiva in alcune culture, esiste un'ampia bibliografia che può permettere tutta una serie di approfondimenti.
Un originale sistema praticato dai Dogon del Mali coniuga il metodo oracolare, basato sulla casualità, con l'azione magica effettuata con l'ausilio di forme rituali precise. Il mago traccia sulla terra una serie di segni simbolici che rappresentano gli aspetti del caso sottopostogli. Il giorno seguente ritorna sul posto e osserva in che modo i suoi segni sono stati toccati o collegati dalle impronte degli animali selvatici.
Inoltre, tiene conto anche di eventuali legnetti e pietre entrati oppure usciti dal perimetro in cui aveva riprodotto i simboli. Analizzando i risultati dei movimenti dei segni e dei piccoli oggetti, determinati dai fatti del tutto casuali, l'indovino potrà rispondere a tutta una serie di domande, sulla base di una grammatica simbolica accessibile solo agli uomini di magia che l'hanno acquisita per discendenza. Esiste anche il metodo del PIATTO nella divinazione Yoruba (Nigeria). I noccioli di palma con il piatto (opon ifa) rappresentano gli elementi primari per la pratica simbolica che permette di visualizzare il presagio.
Le operazioni sono condotte dal Babalawo ("padre segreto"), depositario della scienza magica e profondo conoscitore dei segni della natura. Il sacerdote che interpreta l'oracolo posiziona il piatto sempre verso Oriente, dove si trova la raffigurazione di uno dei 4 volti posti ai lati dell'oggetto (ogni tavoletta ha almeno un volto, quello che sarà posto ad Oriente). Questa raffigurazione si chiama "edy-ogbe". Se i volti sono 4, partendo da quello collocato a Oriente, troviamo in senso orario: "ewori-medyi", "oyaku-medyi", "odimedyi". Il rito inizia con l'invocazione agli Dei, agli antenati e agli spiriti degli antichi Babalawo, da parte del celebrante; dopo aver posto la domanda, il postulante lancia su una stuoia un cordoncino a cui sono legati otto noccioli di palma divisi in due: dall'orientamento di questi (faccia in su o in giù) traccia segni verticali sulla polvere bianca cosparsa sul vassoio.
L'operazione viene ripetuta più volte, ottenendo così figure costituite da linee, gli oudou, in cui è contenuto il presagio richiesto. Eshu, messaggero di Ife, presiede la divinazione e consiglia i sacrifici richiesti dalla divinità. 

RELIQUIARIO: I reliquiari costituiscono una delle testimonianze più singolari dell'arte rituale africana, poiché amalgamano la funzione eminentemente sacrale a quella estetica. Nel caso dei reliquiari Fang (Gabon) si tratta di opere realizzate con funzioni pratiche: contengono i resti o parti dell'antenato. In genere le sculture propongono teste (che possono avere fino a 3 facce) alle quali è fissato il contenitore delle reliquie.
Generalmente queste realizzazioni sono dominate, anche nelle forme più arcaiche, da una notevole purezza formale che dà vita ad un linguaggio essenziale, molto semplice, quasi sempre privi di motivi decorativi.
Dai reliquiari Fang proviene uno dei capolavori della scultura africana: la cosiddetta "Venere Nera", un'opera straordinaria, caratterizzata da forme armoniosamente bilanciate che si accordano limpidamente alla tenue animazione dei rilievi. La forza del corpo è espressa attraverso soluzioni plastiche caratterizzate da notevole morbidezza, ritmate da un andamento dominato dalla sfericità.
L'equilibrio, la limpidezza delle forme, l'armonia fanno dei reliquiari Fang delle vere opere d'arte.
I reliquiari Kota sono opere in legno e metallo contrassegnate da una linea originalissima, che fa di queste realizzazioni una sorta di unicum dell'arte africana. L'impianto è prevalentemente verticale e si basa su una linea particolare delle gambe, quasi sempre chiuse in una forma romboidale che dona una straordinaria dinamicità alla rappresentazione. Fino ad oggi gli studiosi hanno catalogato circa 5mila tipi di reliquiari Kota, e la maggior parte degli esemplari risale al XIX secolo; sono molto rare invece le opere del XVIII secolo.
Nei reliquiari Fang l'impostazione geometrica della composizione rende queste opere incredibilmente moderne.





TRAMPOLI: I messaggeri dell'aldilà

La tradizione rituale di alcuni gruppi africani (Kono, Dogon...) si avvale, per alcune danze, dei trampoli. Si tratta di strumenti che, nell'immaginario occidentale, sono posti in relazione al circo e all'attività ludica medioevale. In realtà, il simbolismo dei trampoli è
complicato: secondo alcuni rimanderebbe al tema dell'immortalità, simbolicamente espresso con la figura degli uccelli trampolieri, messaggeri dell'aldilà. Uccelli capaci di volare, certo, ma anche di elevarsi sopra gli altri, di stare oltre il luogo degli uomini e della fragilità terrena.
Nella sostanza quindi i trampoli non vanno solo considerati fenomeni da baraccone, ma veri e propri strumenti rituali, oggetti degni di grande attenzione, in certi casi velati da una sorta di sacralità.
Per esempio nell'ambito delle pratiche connesse all'iniziazione dei Cassamanse del Senegal, gli sciamani chiamati "thiakaba", si mascherano da antichi avi e con grandi abiti e trampoli escono dalla foresta lanciando grida destinate a suscitare terrore tra gli astanti. Solo i partecipanti al rito devono mantenere il proprio sangue freddo e riuscire a non fuggire davanti a quegli insoliti e inquietanti personaggi che, con l'ausilio di una maschera, adottano ogni mezzo per costringere i giovani a non superare la prova di coraggio.


Nota di Lunaria: un artista che ha usato i trampoli, per le sue esibizioni, è Marilyn Manson, specialmente quello del periodo tra il 1996 e 2000.



ANTILOPE: L'animale-copricapo per la danza

Le antilopi Bambara (Mali) sono forse gli animali raffigurati nell'arte africana che in misura maggiore sono entrati a far parte dell'iconografia zoomorfa presente in Occidente. In realtà queste straordinarie opere lignee, caratterizzate da una forte stilizzazione formale che ne accentua le linee compositive, sono veri e propri copricapi. Questi vengono fissati su una solida struttura di fibre che il danzatore chiude sotto il mento.
In genere il corpo è ridotto al minimo mentre collo, criniera e corna sono articolati in una struttura dotata di grande dinamicità. Anche in questo caso, come nelle maschere-copricapi, la struttura ha la prerogativa di donare al danzatore un aspetto maestoso, che esalta la sua funzione rituale. In genere le antilopi sono rappresentate in coppia. Il maschio è identificato con la presenza di organi sessuali, criniera traforata e corna ricurve. La femmina invece è spesso accompagnata da un piccolo che trova posto sulla sua schiena. La danza con questi copricapi è effettuata alla fine del lavoro nei campi con funzioni propiziatori: l'antilope, per le prerogative che sono proprie del suo carattere, è guardata con rispetto e considerata una creatura misteriosa, i cui segreti sono celati all'uomo.
Secondo la tradizione Bambara l'antilope portò tra gli uomini le tecniche dell'agricoltura.


DANZA NIMBA: la maschera per la danza

Le maschere copricapo per la Danza Nimba costituiscono una delle testimonianze più affascinanti dell'arte del Baga (Guinea).



In genere si tratta di grandi busti femminili dotati di 4 "gambe" atte a sostenere la maschera sulle spalle dei danzatori, che si alternano nel ballo con frequenza a causa del peso della scultura: fino a 60 kili. Sul corpo dell'uomo è posto un ampio martello di fibre destinato a celarlo completamente: l'insieme danzatore-maschera dà così forma ad un essere spesso alto oltre 2 metri, di aspetto imponente, che accentua il simbolismo del rito.
Nimba è una danza della fertilità, per invocare messi e prole in abbondanza e si effettua in particolare in occasione della semina e del raccolto del riso.
La presenza di grandi seni si riallaccia al simbolismo della fertilità femminile e dei campi, mentre la grande testa, contrassegnata da un naso di notevoli proporzioni, è immagine del bucero, un grosso uccello dal becco enorme collegabile al simbolismo maschile.
La struttura è in genere decorata con motivi geometrici e figure simboliche che hanno la funzione di accenturare le prerogative dell'oggetto e spesso, nelle opere più recenti, lasciano intravedere una chiara volontà di raggiungere, attraverso il ritmo, coinvolgenti risultati estetici.

NOMMO: il culto dell'acqua e del cielo


Un grande studioso della sociologia della religione, Emile Durkheim, aveva indicato che le categorie fondamentali del pensiero hanno origini religiose, e che gli aspetti principali della vita collettiva non erano che aspetti diversi della vita religiosa. Questa tesi trova rispondenze limpide nella cultura africana.
Nommo, Dio del cielo, esprime con chiarezza questo concetto poiché non solo è la grande divinità dell'acqua, ma relaziona gli uomini al divino, mutando espressione in armonia con le necessità dei viventi. Tra i Dogon ritroviamo questa divinità, nelle sue molteplici rappresentazioni, in splendide raffigurazioni che la propongono con le braccia alzate verso il cielo, trasformandola in una sorta di ponte umano tra la terra e il luogo degli antenati.




Le raffigurazioni di Nommo sono molteplici, come sono diversi i materiali utilizzati per la sua rappresentazione: i bronzetti sono attualmente molto ambiti dai collezionisti e alcune di queste opere datano alcuni secoli. Una prerogativa delle raffigurazioni delle divinità e soprattutto degli antenati Dogon, è la posizione delle braccia, che appare slanciata verso l'alto.

APPROFONDIMENTO SUL SERPENTE ARCOBALENO

Il Serpente Arcobaleno Yulungurr, secondo gli Aborigeni, vive in un pozzo sacro chiamato Mirrimina. Secondo il mito aborigeno, le sorelle Waliwag, portatrici di fertilità, davano il nome agli animali e alle piante via via che attraversavano la regione. Sul punto di partorire, la più giovane si fermò presso la laguna dove viveva Yulungurr. Il bambino nacque e la donna, cercando di costruire una culla, inquinò la laguna. Offeso, il Serpente scatenò una tempesta per spaventare le sorelle, che cercarono di calmarlo mettendosi a danzare e a cantare i nomi degli animali. Ma tutto questo fece aumentare la collera del Serpente, che raddoppiò la furia della tempesta fino a che le fanciulle non furono inghiottite.


Sullo stesso argomento, vedi anche:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/estetica-africana-trucco-scarificazioni.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/ntu.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/africa-1-anime-spiriti-e-amuleti.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/totemismo.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/il-dio-mantide-dei-boscimani.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/evocazione-ad-oya.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/voodoo-e-candomble.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/introduzione-allarte-africana-e-allarte.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/il-significato-della-maschera-in-africa.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/introduzione-alla-magia-africana.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/numerologia-in-africa.html